Londra, immigrato gay rischia il patibolo se rimpatriato in Iraq
Le autorità britanniche sono in procinto di rimpatriare un gay iracheno, nonostante in Iraq l’omosessualità sia punibile con la morte. Lo denuncia l’organizzazione “Iraqi Lgbt”, secondo cui sono sette gli omosessuali iracheni attualmente a rischio di deportazione in Iraq, uno dei nove paesi al mondo in cui i gay possono essere condannati alla pena capitale. L’Agenzia di Frontiera britannica, afferma “Iraqui Lgbt”, avrebbe consigliato all’uomo di condurre le proprie relazioni affettive “con riservatezza”, una volta rientrato in patria.
«Nonostante nel settembre 2007 due gay iracheni richiedenti asilo siano stati autorizzati a restare nel Regno Unito, fonti vicine all’uomo spiegano che per le autorità britanniche la sua azione legale risalirebbe a troppo tempo indietro per poter beneficiare della nuova legislazione che regola la materia, introdotta nel 2007», spiega l’associazione italiana “Nessuno tocchi Caino” che si batte contro la pena di morte nel mondo.
L’omosessualità è punibile in Iraq con la pena di morte dal 2001, quando il governo di allora, capeggiato da Saddam Hussein, emendò il codice penale. La mossa rientrò probabilmente nel tentativo, da parte dell’ex dittatore, di ottenere il sostegno dei settori islamici più intransigenti. Per “Iraqi Lgbt” sono più di 430 i gay uccisi in Iraq dal 2003; circa 40 i giovani omosessuali che attualmente trovano rifugio in alcune case della capitale irachena, Baghdad (info: www.nessunotocchicaino.it).
DEAD PENALTY FOR IRAQUI GAYS IN UK - The UK authorities are going to repatriate an Iraqui gay, even if in Iraq the homosexuality is considered like a crime, punished by dead penalty. Info: www.nessunotocchicaino.it.