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Maggiani: senza referendum, perché dico no al nucleare all’italiana

Scritto il 10/3/09 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

«Se la democrazia fosse ancora la pratica concreta della volontà popolare, logica vorrebbe che prima che il mio governo prendesse impegni, io fossi chiamato a esprimermi nuovamente, libero di aver cambiato opinione o di riconfermare la mia vecchia». Lo scrive Maurizio Maggiani sul Secolo XIX, a proposito del possibile ritorno al nucleare dopo il referendum di vent’anni fa.

«Non è questo l’unico caso di disprezzo della volontà popolare», continua Maggiani: «Molte importanti riforme politiche sono state attuate in direzione esattamente opposta alle decisioni espresse dai cittadini» per il finanziamento pubblico dei partiti, i sistemi elettorali, e così via. «È molto difficile stabilire quando in questo Paese il popolo sia sovrano e quando no», aggiunge lo scrittore. «Probabilmente, oggi come oggi, al popolo non interessa neppure più tanto essere sovrano, sulla scia di una lunga tradizione di rinuncia alla sovranità».

«Oggi – continua Maggiani - so che ho detto no al nucleare non avendo adeguate informazioni al riguardo, ma vivendo una fortissima pressione esercitata dal recente disastro di Chernobyl, e dall’idea stessa di “nucleare”. Come dimenticare, in anni in cui giravano alcune decine di migliaia di bombe atomiche, che l’energia atomica non fu realizzata per fornire all’umanità energia illimitata, ma per distruggere il nemico a costo di distruggere il mondo intero? Energia atomica era innanzitutto “l’atomica”, l’orrore più grande inventato dall’umanità».

Il nodo, insiste Maggiani, è  l’informazione. «Vent’anni fa non ce n’era abbastanza», gli stessi fautori  fautori del nucleare sostenevano «posizioni fortemente ideologiche» e «dicevano un sacco di palesi bugie». Chernobyl, ricorda lo scrittore, fu il più tragico, ma non l’unico incidente di quell’epoca; nel mondo se ne contarono almeno 6, di varia intensità, e c’erano buone ragioni per sospettare che molti altri incidenti fossero stati coperti da segreto militare.

Da allora sono cambiate molte cose. La tecnica si è evoluta, è molto più difficile nascondere le cose, abbiamo molta più fame di energia no-carbonio. Ma siamo più informati? Ci sono state messe a disposizione congrue informazioni per decidere oggi con maggiore cognizione di causa? «No, non credo», conclude Maggiani: si continuano a sollecitare pulsioni emotive. «Se fossimo un Paese virtuoso come la Germania, la Svezia e, pare, prossimamente gli Usa, potremmo ragionevolmente pensare di produrre entro 20 anni il 25% del nostro fabbisogno da fonti rinnovabili».

In realtà, «si continuano a farfugliare slogan» e a raccontare frottole. «Non è vero, ad esempio, che l’energia atomica sia economica, è invece cara; è un investimento strategico che si ammortizza in decenni, se tutto va bene». Quanto ai rischi, «non è vero che non ce ne siano più»; ce ne saranno sempre meno, di fronte ad una conduzione esemplare, come informa la stampa estera specializzata, alla quale la maggioranza degli italiani ho ha accesso.

«Se fossi chiamato, e non lo sarò, a decidere sul futuro energetico nucleare del mio Paese voterei ancora no», avverte Maggiani. «Non perché sia ancora contrario per ragioni di principio, cosa che non è più, ma in base alle informazioni che ho e quelle che non ho. Tutto quello che so è che il nucleare è un impegno strategico che si proietta decenni nel futuro e pretende serietà e affidabilità che nessun governo ha intenzione di garantirmi, cosa di cui ho ampia esperienza».

«So che, differentemente da tutti gli altri Paesi avanzati, il mio non investe nulla e non promuove in nessun modo, ma penalizza se possibile, la ricerca e l’applicazione delle fonti rinnovabili di energia», denuncia lo scrittore. «E tutti, ma proprio tutti, compresa dunque la Cina, i Paesi che sono impegnati nel nucleare investono altrettante risorse anche in questo settore altrettanto e ancor di più strategico».

«Gli enormi costi del nucleare finirò per pagarli io come contribuente, anche se mi si assicura del contrario», afferma Maggiani. «E alla fine sarò destinato a finanziare i guadagni di qualche grande impresa e non il mio benessere energetico; visto che – vuoi scommetterci? – qualche grosso problema finirà per frapporsi in corso d’opera a una soddisfacente realizzazione degli ambiziosi programmi».

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Tag: atomiche, Chernobyl, Cina, energia, Francia, Germania, Il Secolo XIX, Italia, Maurizio Maggiani, nucleare, referendum, Russia, Svezia, Urss, Usa

1 Commento

  1. annamaria
    30 ottobre 2009 • 22:40

    Vorrei che si dicesse NO al ritorno del nucleare, con forza, con rabbia , manifestando e firmando x fermare questa avanzata di vecchi con idee vecchie!!! Io vivo nel paese del sole e col twermico ho l’acqua calda tutta l’estate e oltre . Mi farò tra qualche mese anche il fotovoltaico perchè è democratico anche se è poco incentivato !!!! Nel paese del sud pontino dove vivi una società straniera ha fatto un impianto fotovoltaico come investimento altro che le banche ……

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