Per l’economia della truffa, l’ultima spiaggia è sempre la penultima
«Una delle cose più comiche di questa società dello spettacolo è il vedere sfilare sugli schermi tv, una dietro l’altra, le facce impudenti di coloro che hanno prosperato creando la catastrofe per tutti noi, accuratamente nascondendoci quello che stavano facendo, o coprendo. Parlo di banchieri, “centrali” e meno centrali, ma anche di giornalisti, commentatori, di pagine economiche e di prime pagine. Tutti lautamente retribuiti per non dire quello che sapevano, o che avevano l’obbligo professionale almeno di supporre». Lo scrive Giulietto Chiesa su “Galatea European Magazine”, in un lungo servizio sulle responsabilità dei media riguardo alla crisi economica (”Per l’economia della truffa, l’ultima spiaggia è sempre la penultima”).
Comico, aspettarsi prognosi da coloro che le hanno sbagliate tutte. «Equivalente a fare la coda, quando si prende la polmonite, per farsi visitare dal macellaio, ovvero, a prestare la chiave di casa al ladro», ironizza Chiesa. «È quello che fanno ogni giorno le più importanti istituzioni finanziarie mondiali. Per sentire il polso della crisi consultano quelle stesse agenzie di rating che, letteralmente, non ne hanno azzeccata una».
«Non avendo detto la verità prima, non la dicono neanche adesso», dice Chiesa, accusando gli esperti di economia. «Anzi, fanno a gara tra loro per dire due cose, entrambe false. La prima consiste nel mantra “io l’avevo detto”. La seconda – peggiore – consiste nel pronosticare i tempi della crisi. Quanto durerà? Chi dice un anno, e poi “ci sarà la ripresa”. I più onesti, e i meno ottusi – e sono pochini – ormai ammettono che sarà una lunga sofferenza. Ma il termine lungo, per gente che ha vissuto gli ultimi vent’anni “a trimestre” non può andare più in là di due anni».
Siamo già oltre lo scenario della Grande Depressione del ‘29? «Nessuna delle suddette facce disquisisce: troppi trimestri in là». Ora, a buoi usciti dalla stalla, gli esperti «sciorinano i loro pronostici edulcorati, dimenticando di ricordare, per esempio, che alla vigilia del crack del 1929 l’America era il più grande creditore netto del pianeta, mentre nel 2009 è diventato il più grande debitore mondiale». E dimenticano anche che «allora il dollaro era ancora “una delle monete”, mentre ora è “la moneta” di riferimento mondiale e, se cade questa, non ci saranno argini per lo tsunami planetario».
Nel lungo editoriale, Chiesa passa in rassegna le principali fonti d’informazione. «Rieccoli al capezzale nostro a spiegarci, con il solito sussiego, come mai la banca che ci avevano consigliato di scegliere è fallita. Lo sappiamo da soli che è fallita. Il loro mestiere era quello di dirci in anticipo quante probabilità c’erano che fallisse». Inoltre, «si sono pure fatti pagare dai truffatori per raccontarci frottole». A seguire, una sconfortante serie di citazioni, pubblicate anche sul sito www.giuliettochiesa.it.