Scacco al potere, grazie alla Strategia della Lumaca
Partiti? No, grazie. Il sistema non è riformabile. E’ “impazzito”, perché presuppone una crescita infinita, mentre le risorse sono finite. «Non è sufficiente conquistare il potere per cambiare il mondo: abbandoniamo questa illusione». Rassegnarsi, allora? No, tutt’altro. Cambiare è possibile, a patto che si rinunci al potere. Grazie alla “Strategia della Lumaca”, ovvero: attuare subito il cambiamento, anziché delegarlo e, quindi, restare ad attenderlo. E’ la nuova sfida, tutta francese, lanciata dall’Adoc, l’associazione degli “obiettori alla crescita”, protagonista della campagna “Europe-Décroissance”.
Visto che la società della crescita «accumula drammaticamente tutte le crisi» (energetica, ambientale, sociale, economica, culturale, politica), in un mondo «divenuto inumano» e dominato dal dèmone del “fare sempre di più”, perché non opporvi un’altra coerenza, altrettanto radicale? Ovvero: «Uscire subito dal capitalismo e da ogni sorta di
produttivismo». Alternative? «Alcune già esistenti, altre da creare». Chiariscono i firmatari del manifesto, come Christoph Dupas e Thierry Brulavoine: «Noi non vogliamo un altro sviluppo, un’altra crescita, un altro consumo, un altro produttivismo. Noi vogliamo uscire dalla religione della crescita che aumenta le disuguaglianze, che divora le risorse, che distrugge la biodiversità, che confisca la dignità umana».
Anche se una crescita infinita in un mondo finito fosse possibile, una crescita infinita rimarrebbe assurda, ribadiscono i fautori della piattaforma politica appena uscita dall’assemblea costitutiva di Beaugency, basata su un’idea pragmatica, immediatamente praticabile: «Di fronte alla strategia classica di una necessaria conquista del potere per
cambiare la società, noi opponiamo la radicalità e la coerenza di una “Strategia della Lumaca”. Sarà la “Stratégie de l’Escargot” ad aprire una nuova pista verso un futuro di «emancipazione, benessere e felicità, individuale e collettiva»?
La Decrescita, avvertono gli obiettori francesi, non dev’essere solo l’obiettivo, ma anche un metodo: «Una strategia di rottura, non di accompagnamento». Prima rinuncia, l’illusione del cambiamento per via tradizionale, riformatrice o rivoluzionaria: «Noi non vogliamo conquistare il potere, ma agire contro le dominazioni, indebolendo i poteri». Senza tuttavia isolarsi in un mondo virtuale, ma partecipando attivamente all’azione politica nella dimensione sociale: manifestazioni, petizioni, campagne, sostegno critico a candidati che incoraggiano sperimentazioni ecologiche e politiche.
Parole d’ordine: ri-politicizzare la società per ri-socializzare la politica, attivando i contro-poteri civici e le “uto-piste” (in francese, “uto-pistes”) per non ridurre l’opposizione a pura testimonianza resistenziale. «Se non basta resistere, ma occorre anche presentare una piattaforma che faccia iniziare localmente il globale – spiegano i sostenitori della piattaforma di Beaugency – noi proponiamo una Decrescita serena e conviviale, basata sulla ri-localizzazione: abitare, muoversi, fabbricare, distribuire, scambiare, decidere». Queste, per gli “obiettori alla crescita”, sono «le sole piste sensate per ritrovare il controllo dei nostri usi, dell’organizzazione del nostro territorio e per riappropriarci dei nostri modi di vita e condividere i beni pubblici».
Il programma della rivoluzione prevede: monete locali e altri sistemi di scambio “non speculativi”, una “dotazione incondizionata di autonomia” sancendo la fine del lavoro imposto, nonché un “reddito massimo autorizzato” e servizi pubblici gratuiti così come gli usi socialmente utili ed ecologicamente responsabili. E ancora: uso gratuito dell’acqua, della terra e «di tutte le risorse di prima necessità». Ecco un modo per uscire dalla società del consumismo, della concentrazione e dello scempio energetico, dal nucleare all’automobile.
«Dobbiamo anche rinunciare al culto della tecnologia, che impone una società degli schermi e dei beni al posto di una società dei legami, quelli della solidarietà, attraverso la cooperazione e la condivisione», dicono gli obiettori francesi, che si propongono di «emancipare l’educazione e le culture dai modelli della competizione e della concorrenza». La “Strategia della Lumaca” culmina con «la messa all’opera della democrazia», ovvero: arrestare i condizionamenti mediatici e pubblicitari, operare scelte collettive sull’economia, ri-localizzare i controlli democratici e creare «salvaguardie contro il potere», ossia mandati elettorali brevi e non cumulabili (info: www.adoc-france.org).