Cacciari: ignorare Berlusconi, fra 3 anni va a casa
«Smettiamola di parlare di lui, tanto Berlusconi fra tre anni va a casa: è pacifico, è assodato». Così l’ex sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, nella registrazione di “Otto e Mezzo” in onda il 2 aprile su “La7”. Alla richiesta di Lilli Gruber di spiegare come mai abbia questa certezza, Cacciari risponde: «Altrimenti come interpretare le cose che sono successe quest’anno? Non sono né un dietrologo né un complottista, ma è chiaro ed evidente che un fotografo non sta per un anno intero a 200 metri dalla villa del premier, con Putin, così».
Feste e minorenni, escort e ricatti, foto rubate: impossibile non vedere una “regia”, suggerisce Cacciari, dietro le ultime disavventure di Berlusconi: «E’ ovvio che c’è chi pensa che Berlusconi, finita questa legislatura, non possa fare più il premier, né tantomeno il presidente della Repubblica». A maggior ragione, accusa Cacciari, è assurdo insistere nell’attaccarlo frontalmente, di fatto rafforzandolo, visto che Berlusconi è bravissimo a inscenare la parte del grande assediato, vittima di attacchi concentrici.
«Se fossi un parlamentare – taglia corto Cacciari – farei la proposta di legge per cui Berlusconi è impunibile: qualunque cosa faccia, qualunque televisione abbia e qualunque reato commetta. Berlusconi è intoccabile, fuori discussione: non si deve più parlare di lui». Fintanto che il centrosinistra sarà «incantato e abbagliato da Berlusconi», prigioniero di «questo incantesimo», perderà tempo e non discuterà delle cose reali. «Un partito incantato da Berlusconi o che si fa attrarre e sedurre da coloro che sono incantati da lui – sostiene il filosofo – è un partito che non sarà mai riformatore, né in questo paese né in nessun’altra parte del mondo».
«Per quanto ancora dovrò predicare?», si esaspera Cacciari. «Quante volte è necessario essere sconfitti, nella vita?». Il filosofo cita l’occasione mancata già negli anni ’80, quando «con alcuni grandi amici, tra cui l’attuale presidente della Repubblica», tentò di fare del Pci-Pds una forza riformatrice, non giustizialista. «Oggi, dopo tanti anni, il Pd non ha idee né una strategia: non si sa che vuole rifare l’Ulivo», cioè un’alleanza anti-Berlusconi, o puntare invece a un nuovo rapporto con una società che fatica a leggere: «La sinistra ragiona ancora per classi, per uffici e fabbriche, per blocchi di elettorato: non ha ancora capito che ormai conta l’individuo, che è solo coi suoi bisogni in una società che cambia di continuo, dove si affacciano 40.000 nuove professioni».
Veltroni sembrò essere il traghettatore tanto atteso: «Ma si illuse di poter vincere le elezioni dopo il disastro del governo Prodi, non capì che si trattava dell’inizio di una lunga marcia: che si è interrotta, non per mancanza di idee ma per incapacità di tradurle sul piano organizzativo e locale». Capacità che non manca alla Lega Nord, ora padrona del Nord: «Se il radicamento territoriale ha dato alla Lega uno zoccolo del 20%, la Lega è arrivata al 35% grazie alle politiche razziste e xenofobe che sfruttano la paura. Ma persino dove alle regionali la Lega ha vinto col 60, 70% dei voti – a Montebelluna, Portogruaro – alle comunali ha perso: perché gli stessi cittadini che hanno votato Zaia, al Comune hanno scelto persone di cui si fidano, vicine ai loro bisogni».
E’ esattamente da lì, dagli enti locali, che il centrosinistra deve ripartire: il futuro ricomincia dai Chiamparino, dai Renzi, da sindaci come quelli di Torino e Firenze, dai Comuni dove i leader locali hanno dimostrato coi fatti di saper dialogare con l’elettorato che poi, alle regionali, per ora vota a destra, perché non vede alternative. «Non si tratta di fare accordi con la Lega, l’Udc o il Pdl, si tratta di interpretare le domande del loro elettorato e ricominciare, dopo 15 anni, a imparare a leggere la società italiana. Smettendo di parlare di Berlusconi: che, come appare del tutto evidente, fra tre anni andrà a casa».
Per farsi bella, ormai la Gruber intervista porci e cani addirittura me