Ferrero: l’Europa dei ricchi prepara un massacro sociale
L’Europa che ci aspetta? Un inferno, infuocato dall’imminente «secessione dei ricchi», preoccupati di proteggersi da milioni di precari impoveriti, ormai in bilico sul baratro dell’indigenza. Paolo Ferrero, leader di Rifondazione comunista, firma una diagnosi allarmata: Bruxelles si prepara ad infliggere a tutti «un massacro sociale senza precedenti», per tentare di uscire dalla spirale insidiosa del debito pubblico. Ma, anziché delineare misure equilibrate di rilancio, pensa a tagli drammatici, orizzontali. E’ quanto si deduce, perlomeno, dalle proposte che il 29 ottobre la Commissione Europea presenterà per rafforzare il Patto di Stabilità e la governance economica dell’Unione.
Misure «draconiane», insomma, verso i paesi che non rispettino i parametri di Maastricht. Nel caso di sforamenti di bilancio, si prevede di penalizzare i trasgressori con un durissimo sistema di sanzioni automatiche. Concretamente, l’Italia, che ha un debito pubblico pari al 117% del Pil (contro un massimo del 60% previsto dagli accordi di Maastricht) sarà obbligata a ottenere avanzi primari di bilancio pari al 4% annuo per un periodo che può durare tra i quindici e i vent’anni. «Tradotto in italiano – osserva Ferrero, dalle colonne di “Liberazione” – significa che le leggi finanziarie fino al 2025/2030, qualunque sarà il colore del governo, dovranno prevedere un avanzo primario di almeno 60-65 miliardi di euro all’anno. In concreto, un massacro sociale di dimensioni bibliche e lo sprofondamento dell’Italia in una crisi economica destinata a generalizzare non solo la precarietà ma la povertà».
Preoccupazioni condivise dallo stesso quotidiano della Confindustria, “Il Sole 24 Ore”, che parla apertamente della «insostenibilità politico-economica di un patto draconiano che rischia di ammazzare il malato invece di guarirlo». Qualche anno fa, il Patto di Stabilità venne definito “stupido”, troppo rigido. «Adesso la Commissione Europea si appresta a peggiorarlo drasticamente, rendendolo ancora più stupido. Dobbiamo dedurne che siamo governati a livello europeo da una massa di deficienti? E’ molto probabile che vi siano anche quelli – commenta sarcastico il segretario comunista – ma il punto decisivo è che l’Europa è governata da una cricca di liberisti integralisti, che stanno instaurando una dittatura della borghesia, fregandosene completamente dei drammatici effetti sociali che avranno le loro politiche».
Chi sono i governanti di questa Europa? «Oscuri burocrati? No. Sono l’insieme dei governi europei che nominano la Commissione europea. Il punto è proprio questo», insiste Ferrero: «I diversi governi – di centrodestra come di centrosinistra – stanno decidendo a livello europeo una linea di politica economica che produrrà effetti negativi enormi su ogni singolo paese ed in particolare su coloro che sono più indebitati a livello statale». Non a caso, in Spagna, il 29 settembre ci sarà uno sciopero generale contro la politica sociale del governo Zapatero, che è deflattiva, restringe il mercato e aumenta la disoccupazione. Una politica «identica a quella che in Europa, dopo la crisi del ’29, portò alla vittoria del nazismo».
L’idea che guida i governi europei, accusa Ferrero, è molto semplice: abbassare il costo del lavoro in modo selettivo – producendo una enorme differenziazione salariale tra i diversi paesi europei – al fine di rendere più competitiva una parte dell’Europa sui mercati internazionali. Per il leader di Rifondazione, questa politica non ha alcuna possibilità di ottenere i risultati che si propone per una semplice ragione: «Se tutti, dalla Cina agli Stati Uniti, all’Europa, pensano di uscire dalla crisi aumentando le esportazioni, chi mai comprerà tutte quelle merci? I marziani?».
Allarme rosso, dunque: la politica economica europea «non serve ad uscire dalla crisi» ma, al contrario, «produrrà un impoverimento selettivo e una forte gerarchizzazione tra le classi sociali, tra le nazioni e tra le diverse aree di ogni paese». Il diktat europeo, continua Ferrero, non obbligherà solo i governi italiani, per vent’anni, a fare politiche economiche di continuo taglio della spesa sociale. Tra l’offensiva antisindacale della Confindustria e il federalismo fiscale all’italiana, si va verso un’effettiva spaccatura del paese: «I tagli di bilancio a cui ci obbligherebbe l’Europa sono infatti destinati ad aggravare pesantemente le contraddizioni sociali e – sull’esempio Belga – le spinte secessioniste».
Il rischio è concreto, si chiama guerra tra poveri, mentre i ricchi sono in fuga e la democrazia intanto evapora. Alternative? «Conflitto di classe, sociale, ambientale e territoriale nella costruzione dell’alternativa», per la quale, aggiunge Ferrero punzecchiando Vendola, «non bastano i pannicelli caldi o le poesie». Per rovesciare questa politiche europee e nazionali, sostiene il leader di Rifondazione, occorre un salto di qualità su più livelli: fermare Berlusconi, costringere l’Europa a cambiare politica e rianimare la sinistra italiana «fuori dall’Ulivo», alleata del Pd in chiave anti-Cavaliere ma autonoma, perché «solo una sinistra europea coerentemente antiliberista può costruire una alternativa organica alle attuali politiche europee»
La Federazione della Sinistra, di cui Rifondazione fa parte, aderisce alla manifestazione del 16 ottobre, che non sarà appoggiata né dalla Cisl né dalla Uil. «Dobbiamo farla diventare una grande manifestazione di popolo contro le politiche del governo, di Confindustria e dell’Unione Europea». E’ evidente, aggiunge Ferrero, che la cacciata di Berlusconi non risolverà certo tutti i problemi, creati da due nemici insidiosi: il capitale finanziario e il dogma della globalizzazione neoliberista, che «porta a trasformare l’Europa in una gigantesca gabbia produttrice di guerre tra i poveri». Per costruire un’Europa diversa – sociale, egualitaria, democratica e rispettosa dell’ambiente – secondo Ferrero occorre innanzitutto contrastare un sistema spietato, che «impone la libera circolazione dei capitali e delle merci ma impedisce la libera circolazione delle persone» (info: www.liberazione.it).
Sta giungendo il momento della grande rivoluzione. Il mondo dei minus abens deve rivoltarsi e morire con un’arma in mano e no di fame.
Obiettivo primario tutti i politici e i ladri di professione che si arricchiscono rubando alle nazioni ricche di prodotti e povere di cultura.
L’incendio è prossimo e se pur vecchio,parteciperò con il massimo dell’impegno.
E’ ora di cianciare meno e agire di più specie i dissolti comunisti e socialisti affezionati solo alle buste paga personali.
La situazione Italiana è molto al limite.
Viviamo sul filo di una guerra civile latente.
Le cose vanno cambiate prima che sia troppo tardi, e per farlo non basta continuare a sparare a zero su Berlusconi o chi per esso (in 15 anni mi sembra che sia servito a poco, anzi).
Bisogna che cambi la mentalità di noi tutti cittadini:
PRESUPPOSTI:
Lo Stato appartiene a tutta la comunità ed è bene comune di tutti
Esistono dei Diritti fondamentali ed una Costituzione della Repubblica Italiana.
CONSEGUENZE:
Difendiamo i nostri diritti con i denti e finiamola di farci corrompere dai ricatti e dalle minacce del potere.
Mattiamo da parte gli interessi personali e particolaristici ed uniamoci per lottare insieme per i nostri diritti.
Concludo constatando che paradossalmente in questo paese ci si lamenta tutti, e tutti per i medesimi motivi: parrebbe che l’Italia sia costituita da 60milioni di cittadini incazzati a forza di subire ingiustizie ed angherie e da una oligarchia dominante di ladri/politici/mafiosi composta da poche centinai di migliaia di persone.
Bhe allora, o in molti si predica bene e si razzola male, oppure siamo una mandria di senza midollo corrotti dalla paura, ed in entrambi i casi risultiamo dei gran fessi incapaci di farsi rispettare e dunque ci meritiamo tutto questo.
Personalmente la mia famiglia ed io ne abbiamo subite di tutti i colori, in maniera sufficiente per constatare che in questo paese Stato e Mafia sono due realtà che spesso coincidono da un punto di vista ‘ontologico’.
Ed abbiamo lottato non solo per sopravvivere ma anche per ottenere Giustizia. Se tutti si lottasse strenuamente per lo stesso obbiettivo oggi le cose andrebbero meglio.