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Allegri, l’Italia è in sfacelo ma gli italiani non ancora

Scritto il 01/1/11 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

Non spaventatevi per il domani, l’italiano non teme nulla. Il debito pubblico da 1.900 miliardi, la disoccupazione al 14 per cento reale, un debito privato di 20.000 euro per famiglia, milioni di precari, mezzo milione di cassintegrati che diventeranno disoccupati nel 2011 con l’esaurimento dei fondi per la cassa integrazione, le banche che falliscono come il Banco Emiliano Romagnolo non possono preoccuparlo. Se ci sarà un crack i mezzi per pagarlo ci sono tutti e sono i suoi. Il patrimonio degli italiani, esclusi gli immobili, che valgono sempre meno, è di 4.300 miliardi. Nel 2011 arriveremo a 2.000 miliardi di euro di debito pubblico. Possiamo pagarli senza problemi con i nostri depositi e i nostri conti correnti e in più ci rimarrà qualcosa in tasca.

Obama ci invidia, ha scritto il Sole24 Ore, il giornale della Confindustria che prende i finanziamenti pubblici senza vergognarsi. Gli americani infatti non Beppe Grillohanno i nostri risparmi, che non sono più solo nostri, ma anche di Tremorti per il quale il debito pubblico e i patrimoni privati sono la stessa cosa e se ne vanta in tutta Europa. I nostri ragazzi nelle piazze non protestano solo contro la legge Gelmini, ma contro il furto del loro futuro. Non avranno la sicurezza di un lavoro, di una casa, di una famiglia e neppure di una pensione quando avranno compiuto i 70 anni. Niente. Quando una generazione si accorge di non avere più nulla da perdere ha due scelte: o fa la rivoluzione o emigra.

Qualche milione di ragazzi e ragazze italiani ha già scelto l’emigrazione in questi anni, in Europa siamo la prima nazione per nuovi emigranti, noi, non i Paesi dell’Est o dell’Africa. La differenza tra noi e gli altri è che non usiamo ancora i barconi, ma possiamo permetterci il treno o l’aereo. Abbiamo esportato all’estero milioni di laureati, formati con i sacrifici delle famiglie e i soldi dello Stato, e importato milioni di muratori a basso costo.  L’Italia è cementificata dalle Alpi a Capo Passero, ma ogni anno riescono a costruire ancora, dalle spiagge della Sardegna ai centri cittadini dove si costruiscono appartamenti sopra gli edifici già esistenti, si fanno i rialzi…

Un Paese che ospiterà l’Expo 2015 dedicato a “Nutrire il Pianeta”, lo celebrerà con la costruzione di centinaia di migliaia di metri cubi di cemento e la speculazione immobiliare dei pochi terreni ancora non fabbricati intorno a Milano. L’Italia sta scomparendo sotto il cemento dove vengono riciclati i soldi delle mafie, della Camorra, della ‘Ndrangheta, degli evasori totali graziati dallo Scudo Fiscale. L’Italia sta scomparendo come l’Amazzonia. La buona notizia è il crollo dell’edilizia, entro il 2011 ci saranno studenti protesta290.000 occupati in meno con minori investimenti nel settore di circa 30 miliardi rispetto al 2008.

A Milano e a Roma ci sono decine di migliaia di alloggi vuoti, intere città fantasma all’interno delle città, per cosa costruiamo ancora? Il mattone rappresenta metà del  patrimonio degli italiani. Metà! Una cifra incredibile, inconcepibile. Negli ultimi dieci anni il Pil dell’Italia è cresciuto meno rispetto a tutti i Paesi della Terra tranne Haiti. Siamo 179esimi su 180 nazioni. L’agricoltura ha perso quote di mercato, l’industria è in crisi nera. Ci siamo giocati l’innovazione con l’Olivetti, Italtel, Telecom Italia, Telespazio, la distruzione del settore informatico. L’unico settore che è cresciuto è stato quello dell’edilizia che ora sta franando.

Siamo diventati una nazione di manovali. C’è però un settore che non ha avuto mai flessioni, in cui chi ha operato ha ottenuto il successo personale, stipendi e benefit superiori a qualunque altro Stato del mondo. È il settore della politica che dispone di un miliardo di euro di finanziamenti pubblici, nonostante un referendum li abbia aboliti, con 20.000 euro al mese di stipendio per dipendente, auto blu, apparizioni televisive come delle star del cinema, pensione dopo dopo due anni e mezzo e l’assoluta impunità giudiziaria come è avvenuto per Berlusconi, Cosentino, Cuffaro, Dell’Utri. Il Palazzo affonderà, su questo non ci sono dubbi. Se avverrà in modo traumatico, con gli elicotteri, o con una lenta agonia non lo so. So che quando ci guarderemo indietro e vedremo questi leader ci chiederemo come abbiamo fatto a avere un Veltroni, un Fassino, un Gasparri, un Cicchitto o  un La Russa a governare il Paese. Ci vergogneremo e non avremo spiegazioni per i nostri nipoti.

(Begge Grillo, estratti da “Messaggio di fine anno 2010 di Beppe Grillo”, dal blog www.beppegrillo.it).

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Tag: Beppe Grillo, cemento, debito, disoccupazione, economia, futuro, Italia, mafia, politica, studenti

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