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Ostaggi dell’euro: debito e crisi, quello che non ci dicono

Scritto il 22/12/11 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Tagli, aumenti di tasse, licenziamenti e privatizzazioni dei servizi pubblici sono ormai la quotidianità per la nostra realtà locale come quella nazionale. Ma perché siamo arrivati a questo punto? Quasi nessuno risponde a questa domanda. Ed ecco ciò che viene taciuto dal panorama informativo nazionale, che rappresenta il vero problema dei nostri tempi. E’ fondamentale sapere che l’Italia e gli altri paesi che hanno aderito all’euro hanno perso la propria sovranità monetaria. Ovvero: non hanno più la possibilità di emettere moneta, in quanto la Bce – la banca centrale europea – è l’unica banca centrale al mondo che emette denaro per prestarlo unicamente agli investitori internazionali, come le grandi banche private.

Ed è proprio da queste banche che i paesi dell’Eurozona, come il nostro, devono prendere in prestito il denaro per finanziare i servizi pubblici. Soldi euroche vanno poi restituiti con gli interessi, che oggi si aggirano intorno al 6%, rappresentato dal tasso di rendimento del titoli di Stato come Btp e Bot. Facendo un esempio, se per ogni 100 euro presi in prestito lo Stato deve restituirne 106, quei 6 euro in più li deve necessariamente prendere dalle tasche dei cittadini, aumentando le tasse e tagliando i servizi. Esattamente ciò che sta avvenendo in questi giorni. Ed è quello che avverrà nei prossimi anni, se non ci sarà un ritorno a una moneta sovrana.

Gli Stati a moneta sovrana non hanno l’impellente problema del debito pubblico, proprio per i motivi sopra esposti. Il Giappone, per esempio, ha il debito pubblico più alto del mondo – il doppio di quello dell’Italia – ma non è uno Stato a rischio fallimento e l’inflazione è solo dello 0,4%. Altro caso, l’Argentina: che fino alla crisi del 2001 non aveva sovranità monetaria perché la moneta nazionale, il Peso, era scambiata in rapporto fisso “uno a uno” col dollaro americano. Dopo la crisi, il governo di Buenos Aires decise di riappropriarsi della sovranità monetaria, sganciando la propria moneta dal dollaro. E oggi il paese sudamericano sta crescendo, da una decina d’anni, alla media del +9% del Pil.

(Testo del servizio televisivo sulle vere ragioni della crisi, trasmesso da “Tele Toscana Nord” il 15 dicembre 2011).

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Tag: Argentina, banche, Bce, Buenos Aires, crescita, crisi, debito pubblico, democrazia, denaro, diritti, disinformazione, dollaro, economia, euro, fallimento, finanza, Giappone, interessi, licenziamenti, media, mercati, pil, privatizzazioni, sovranità, tagli, tasse, welfare

6 Commenti

  1. Antonio
    21 aprile 2012 • 22:27

    “Ed è proprio da queste banche che i paesi dell’Eurozona, come il nostro, devono prendere in prestito il denaro per finanziare i servizi pubblici.”? Il denaro per finanziare i servizi pubblici dovrebbe provenire dai tributi ordinari, non dai prestiti! E il debito del Giappone è per il 90% nelle mani di investitori giapponesi, al contrario del nostro che per il 60% è in mani straniere, è questo il problema! Non raccontate barzellette!

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