Agenda-suicidio, da rottamare: anche Fassina boccia Monti
L’agenda Monti? Da rottamare. Lo afferma Stefano Fassina, responsabile economico del Pd. Se il governo tecnico voluto da Napolitano e sostenuto da Bersani ha aiutato l’Italia a uscire dall’imbarazzo internazionale del crepuscolo berlusconiano, dopo quasi un anno di emergenza conviene guardare in faccia alla realtà: nessuna delle soluzioni prospettate da Monti sta funzionando, perché il rigore e i tagli mortificano l’economia senza nessuna speranza. «Come correttamente riflesso dagli spread sui titoli decennali dei Piigs – sostiene Fassina – i rischi di rottura della moneta unica e di disgregazione europea sono sempre più elevati». Perché? «Per scelte politiche inadeguate ad affrontare il problema di fondo dell’euro: le divergenze di competitività tra le sue aree», troppo disomogenee, come sapevano bene, «fin dall’inizio», i padri fondatori dell’euro.
Una strada senza uscita, e per molte ragioni. Primo, «perché non è vero che l’economia si autoregola una volta eliminato l’intervento pubblico, considerato irrimediabilmente nocivo». Secondo, «perché i paesi periferici, inebriati dalla finanza facile in arrivo dai paesi “core” a coprire i deficit di bilancia commerciale, rinviavano, chi più chi meno, le riforme e gli investimenti innovativi pubblici e privati», limitandosi a «flessibilizzare e ridurre il costo del lavoro». Infine, aggiunge Fassina nel suo intervento pubblicato il 9 ottobre sul “Foglio”, perché i paesi leader (Germania in primis), oltre a importanti riforme strutturali e investimenti innovativi, «percorrevano la strada mercantilista della “svalutazione interna”», come dimostra la sorte dei salari tedeschi, che hanno perso 7 punti percentuali dal 1999 al 2008.
In sintesi, aggiunge Fassina, il collasso dell’equilibrio globale nel 2008 mette a nudo un’unione monetaria «in fortissima, insostenibile tensione interna». Un’unione sopravvissuta per un decennio solo in quanto piattaforma di trasferimento alimentata dai canali privati del credito bancario. «A differenza di quanto ripete la cronaca ufficiale, il debito esplosivo lo accumulano le famiglie e le imprese, non i bilanci pubblici. La Grecia è un caso isolato». Irremovibile, nel frattempo, la «rigidità ideologica di larga parte delle tecnocrazie», atteggiamento iper-corporativo che «ha portato a generalizzare all’Eurozona la via mercantilista della Germania». E si tratta di un mercantilismo non basato su un patto solidale tra capitale e lavoro, ma «drammaticamente sbilanciato verso la svalutazione del lavoro, date le debolezze istituzionali ed economiche dei Paesi interessati».
Per la Germania, nel primo decennio dell’euro il sistema ha funzionato: le economie periferiche si indebitavano grazie al finanziamento facile delle banche tedesche e francesi. Resta invece un’illusione, secondo Fassina, di fra crescere l’export europeo verso l’esterno, perché l’Europa di per sé è una delle aree economiche più rilevanti del pianeta, inoltre i Brics devieranno dal loro «sentiero di sviluppo» e, soprattutto, il colosso Usa – per vent’anni «consumatore globale di ultima istanza», è ora impegnato ad assorbire l’enorme debito esterno. «In sintesi, la rotta mercantilista seguita nell’Eurozona è insostenibile: genera inevitabilmente recessione, disoccupazione, aumento del debito pubblico, aggravamento degli squilibri macroeconomici tra le aree della moneta unica».
«I risultati conseguiti sono inequivocabili, e le previsioni ufficiali pure», scrive Fassina sul “Foglio”. «La spirale regressiva è tanto più soffocante quanto più intensamente sono applicati i memorandum della troika». L’ultima previsione di “crescita” potenziale, aggiunge l’economista del Pd, diventa ancora più misera in relazione a quanto previsto l’anno prima e scende a valori negativi. «Le speranze di ripresa collocate dal Presidente del Consiglio nel primo trimestre del 2013 sono, purtroppo, infondate». Quale domanda dovrebbe “tirare” l’inversione di tendenza? «I consumi delle famiglie subiranno un’ulteriore flessione a causa della maggiore disoccupazione e dell’esaurimento di parte delle indennità di disoccupazione, dei tagli al welfare nazionale e locale, dell’aumento regressivo di prezzi, tasse e tariffe, delle minori disponibilità di risparmio». Idem le imprese, con gli investimenti «imbrigliati dalle tristi aspettative di domanda».
Il bilancio pubblico, aggiunge Fassina, accentuerà il suo impatto regressivo: l’insieme delle manovre di finanza pubblica approvate nel biennio alle nostre spalle implica ulteriori 25 miliardi tra tagli e maggiori imposte per il 2013. E le esportazioni? Un miraggio, perché «ciascuna economia europea e extraeuropea prova a scaricare sul vicino o sul lontano la sua speranza di maggiore produzione». Più che correzioni di rotta, Fassina auspica una rivoluzione: «Oggi, nell’Eurozona va archiviata la via mercantilista e allargata la prospettiva dello sviluppo sostenibile». Ovvero: investimenti “green” finanziati con euro-bond, riforma del credito, lotta all’evasione e ai paradisi fiscali, sostegno agli standard retributivi e ristrutturazione condivisa dei maxi-debiti come quello greco. «Deve rafforzarsi la consapevolezza che siamo su una strada di austerità auto-distruttiva», insiste Fassina. «Va sgonfiato il credo ideologico nelle riforme strutturali».
Benissimo riformare istituzioni e partiti, legalità e giustizia, pubbliche amministrazioni, fisco e regolazione dei mercati, purché si comprenda l’urgenza di «riavviare i motori dell’economia in un quadro di domanda aggregata in contrazione». Parola d’ordine: invertire la tendenza, a cominciare dalla svalutazione del lavoro, «confermata ancora una volta, dopo la tentata incursione contro l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, nell’impianto suggerito dal governo Monti alle parti sociali sotto forma di intervento per la produttività». Redistribuzione più equilibrata del reddito: non solo «per equità», ma anche «per rianimare i consumi interni europei». Insomma: da cestinare completamente l’intero lavoro del governo Monti, sostiene Fassina, facendo infuriare mezzo Pd.
L’IPOCRISIA REGNA SOVRANA…
TUTTI A LECCARE IL OLUC DEL MASSONE, APPROVANO LE SUE ETADREM E POI LE CRITICANO…
OLUCNAF TUTTI VOI EUROPEISTI
Per competere nel sistema globale, secondo le teorie neo-liberiste, è necessario ridurre i diritti dei cittadini ed i servizi essenziali. Ma non è possibile in ogni caso competere con chi utilizza mano d’opera semischiavizzata, non riconosce i diritti fondamentali e non rispetta l’ambiente. Quindi i sacrifici imposti dai tecnocrati non impediranno il fallimento, ma semplicemente lo rimandano. Fassina sembra accorgersi del fallimento del governo Monti: meglio tardi che mai, ma Bersani che ne pensa? Speriamo che si sveglino una buona volta, perché non si sono accorti che stanno affilando la lama della ghigliottina che li decapiterà. O pensano che i tecnocrati li risparmieranno, una volta legittimati dalle prossime elezioni?