Un altro errore, e lo tsunami (quello vero) travolgerà Grillo
Grillo che “sale al Colle”? Già questo dice molte cose: la prima è che la Seconda Repubblica è finita, la seconda è che la classe politica è stata demolita. Pensate soltanto a cosa significa, per l’attuale presidente della Repubblica, ricevere al Quirinale Beppe Grillo. Pensate quale boccone deve ingoiare: ma lo sta ingoiando – lui e tutto il Palazzo intero. E’ un vero e proprio sommovimento politico che si affaccia dentro le istituzioni. Non c’è bisogno di fare profezie, è chiarissima la situazione: non c’è nessuna maggioranza per governare il paese, bisognerà inventare qualche trucco semplicemente per traghettare l’Italia verso una nuova tornata elettorale. Cioè a dire: quanto tempo sarà necessario per fare le nuove elezioni, e con quale legge elettorale. Ma attenzione, la macchina del potere non è una tigre di carta: due-tre mosse sbagliate possono decidere tutto, e per una lunga fase a venire.
Ho detto che avevo fiducia nell’onestà di Grillo, perché avevo fiducia nell’ondata di risveglio popolare che ha saputo suscitare e interpretare: un’ondata genuina, arrabbiata, inedita, democratica. Vorrei ora fare appello all’intelligenza di Beppe Grillo, perché così non può procedere a lungo. Ho già espresso il mio disgusto – parola pertinente – verso quel plotoncino di intellettuali di sinistra che lo invitano a dare la fiducia a Bersani. Io non gliela darei, e quindi suggerisco a Grillo di non dargliela – ma credo che ci abbia già pensato lui: non gliela darà. Ma il problema non è qui. Il problema è che la macchina che ha portato il “Movimento 5 Stelle” alla vittoria non può funzionare, senza seri ritocchi alla gestione della vittoria. Quello che è servito per la “spallata” non funziona, quando è il momento di sedersi al comando. Ed è inutile fingere: i primi ad accorgersene sono i 163 deputati e senatori che siedono ora a Montecitorio e a Palazzo Madama. Loro già lo vedono che “uno non vale uno”: regola che non vale già più. Peggio ancora quando quell’uno – o due – dimostrano, ai primi colpi, di non sapere o non poter dare gli ordini giusti.
E’ un intoppo fortuito quello che alla prima votazione, quella per la presidenza del Senato, si sia registrata una spaccatura all’interno del “Movimento 5 Stelle”e dei suoi parlamentari? Se Grillo pensa che sia un caso, si sbaglia. Questo è solo l’inizio: ad ogni passo, su ogni questione, lo stesso problema apparirà e riapparirà, e in modo lacerante. Non si possono avere due, tre situazioni come questa, una dietro l’altra – e sono evidentemente dietro l’angolo. Aggiungo: presentarsi esclusivamente come controllori degli altri – a “contare le caramelle” – dopo essere divenuti il primo partito italiano, oppure giocare di rimessa dopo essere divenuti protagonisti, è una ritirata sostanziale. Pensare che la gente non se ne accorga è un errore: la gente comincia ad accorgersene. Stia attento, Grillo: gli oltre 8 milioni che lo hanno votato non sono militanti del “Movimento 5 Stelle”, non hanno firmato nessun accordo. Sono degli elettori, sono lavoratori che vogliono risposte per le loro vite e il loro futuro.
Se 19 milioni di italiani hanno cambiato partito, significa che la crisi ha accentuato la mobilità dei sentimenti e degli orientamenti di masse immense, e questo vale anche per Beppe Grillo: se sbaglierà valutazioni essenziali a più riprese, anche lui potrà pagare un prezzo, e pensare che questa onda vada avanti comunque è un’illusione. Dall’alto del Colle, non ci si può più limitare a esigere – cosa sacrosanta – un netto stop alle spese della politica: fermarsi qui equivale a vigilare sul portamonete, e non vedere gli autocarri pieni di soldi che fuggono. Una sola tangente pagata e incassata nel settore dell’energia – una sola – vale dieci volte le spese complessive del Palazzo. Ci limitiamo a dire che bisogna dimezzare gli stipendi dei parlamentari? Ma questa è una briscola, una mollica di pane.
Il fatto è che i 163 non hanno un programma organico di governo. Non sarò io a sollevare scandalo per questo: come diceva Friedrich Dürrenmatt, «quando un ordine apparente finisce, si crea comunque disordine». E’ inevitabile che fosse così, è intrinseco alla situazione; è intrinseco a Grillo, al mondo in cui si è arrivati a questa crisi. Ma bisogna saperlo: non ci si può fare illusioni e pensare che questa situazione si possa protrarre. Senza una guida politica autorevole, saggia, che dia fiducia a milioni di persone, anche ben oltre quelle che hanno votato per il “Movimento 5 Stelle”, Beppe Grillo romperà lui stesso la macchina che ha costruito. Questo significa che “uno vale uno” non è più una buona regola: e infatti già non funziona. Io credo che Grillo debba presentare in fretta un governo-ombra, lo chiami come vuole. Ovvio che non può essere un’accolita di yesman: se li vuole buoni, dovrà sapere che devono avere la schiena dritta e che non si piegheranno a degli ordini – altri maggiordomi, del resto, non servono all’Italia e neanche a Beppe Grillo. Se pensa che farà da solo, allora vorrà dire che è prigioniero di un’illusione. Vorrà dire che, salito sulla cresta dell’onda, non vede lo tsunami – quello vero, non le schiumette italiane – che sta arrivando.
(Giulietto Chiesa, “Grillo cambi la macchina che ha costruito”, testo del video-editoriale apparso su “Megachip” il 21 marzo 2013).
PER ME DOVREBBE ACCORDARSI CON BERSANI SU ALCUNE COSE URGENTI COME LA LEGGE ANTICORRUZIONE,CONFLITTO D’INTERESSI,RIDUZIONE DEI PARLAMENTARI,RIDUZIONE DELLO STIPENDIO DEGLI STESSI,ACQUA PUBBLICA,ENERGIA CONTROLLATA DALLO STATO,REINTRODUZIONE DELL’EQUO CANONE,EDILIZIA PUBBLICA IN MODO DA CALMIERARE GLI AFFITTI(CON L’ABOZIONE DELL’EQUO CANONE ANNO TAGLIATO IN DUE GLI STIPENDI DEGLI OPERAI). QUESTO TANTO PER INIZIARE,BISOGNA POI VEDERE SE GLI ALTRI CI STANNO
Non si può conciliare il diavolo con l’acqua santa e quindi mettere d’accordo i No TAV con i grossi gruppi che si apprestano a realizzare opere da decine di miliardi. Questi gruppi, così come i tanti monopolisti di fatto nei settori della finanza, delle assicurazioni, dell’energia, delle telecomunicazioni, dei trasporti, dell’informazione, costituiscono il sistema di potere che regge i partiti tradizionali, PD in testa. I partiti assicurano a questi gruppi il mantenimento dello status quo ed i gruppi “sostengono” i partiti stessi con una sostanziale non belligeranza, comode poltrone per contigui e parenti e così via. Chiedere al PD di accettare il programma dei grillini è come chiedere a qualcuno di scavarsi la fossa, perché è chiaro che così facendo il partito stesso crollerà. Quindi l’accordo M5S – PD è impossibile. Tuttavia bisogna pensare che non tutti quelli che hanno votato M5S hanno una precisa cognizione di tutto ciò e quindi potrebbero non capire questo rifiuto ad ogni accordo. Grillo ed i suoi dovranno pertanto valutare attentamente se è proficuo continuare con l’atteggiamento scelto, oppure scendere a qualche compromesso e cominciare a raccogliere qulche frutto che porti ad iniziare a scardinare il perverso sistema di potere esistente.