Rita Pani: ci riteniamo merda, ecco perché ci calpestano
E quando l’atto sarà compiuto, Napolitano si dimetterà per raggiunti limiti di età: «E a noi non resterà nulla, nemmeno un orto di guerra». Grido di dolore firmato da Rita Pani, “scrittrice comunista” con alle spalle diversi romanzi, all’indomani della rielezione del presidente uscente. «Non è un delirio di onnipotenza, è il mio schifo che detta», premette l’autrice, perché il 20 aprile 2013 «è stata scritta la pagina più patetica della non-politica italiana», vergata a più mani da molti autori. «Io vorrei tenere per me le ultime righe, quelle che nessuno ha voluto leggere se non pochi sconclusionati come me». Sono le righe «che narrano dell’ultima labile occasione che il tempo ci consegna, e che temo non riusciremo a cogliere nemmeno questa volta». Ovvero: «Il bisogno di sinistra, e la possibilità di averla, anche per coloro i quali nemmeno sanno di avere a cuore questa speranza, continuando a confonderla con qualcosa che a sinistra non ci sarà mai».
«Fossi qualcuno», aggiunge Rita Pani in un intervento sul blog “R-esistenza Infinita”, ripreso da “Informare per Resistere”, «ora farei appello alle ultime briciole sane di questa società, dagli intellettuali agli operai, da chi ancora riesce a campare a chi si vorrebbe sparare: riprendiamoci la sinistra». Problema: la società polverizzata dal neoliberismo ha disintegrato qualsiasi possibilità di aggregazione consapevole. Rita Pani prende a prestito la celebre battuta di Alberto Sordi nel “Marchese del Grillo”, aggiornandola così: «Ma io so’ io, e quindi non sono un cazzo. Il resto che potrei aggiungere, sarebbe solo nausea ridondante». Innamorata dei poeti russi e francesi, appassionata di jazz e agricoltura, Rita Pani gestisce anche il suo “blog comunista” su “L’Espresso”. «So che a volte mi si guarda con quel mezzo sorriso che si dedica pietosamente, o teneramente, ai puri, ma non mi importa, perché so anche che la vera utopia che mi pervade non è il fatto di continuare a dichiararmi ostinatamente comunista, ma altresì quella di continuare a sperare in un moto d’orgoglio di ogni singolo cittadino italiano».
Speranza ora «mortificata all’indicibile spettacolo di questa Repubblica devastata». Perché «non ci sarà nessuna ribellione, nulla andrà oltre le grida internettiane e lo strepitar di mouse, e peggio ancora il rifugiarsi tra le fila di altri imbonitori, quelli che ci sono e quelli che verranno». Lo diremo mille volte ancora che la misura si è passata, che il limite è superato, e ci basterà averlo detto per sentirci meglio, attivi e partecipanti: «Abbiamo bisogno di una battaglia da combattere, e ci armiamo non appena se ne trova una facile da fare: firma l’appello, Rodotà presidente! E una volta premuto il tasto invio, tronfi torniamo alla vita». Amarezza: «E’ troppo tardi per me, per lasciare questo paese, per sparire, per trovare un luogo nel quale sentirmi in pace con la fatica di vivere in maniera dignitosa».
«Ci vorrebbe la rivolta popolare, quella vera, quella di strada», aggiunge Rita sul blog dell’“Espresso”: «L’invasione pacifica delle piazze di un gregge veramente libero, che non ha bisogno di pastori, che non è attratto da un comizio-spettacolo gratuito dell’uomo venuto dalla televisione, che arriva a nuoto e se ne va in barca a vela». Ovvero: «Ci vorremmo noi, seduti per terra davanti al Parlamento, incatenati l’uno all’altro, irremovibili, o con un cartello al collo: “Se vuoi spostarmi da qua, abbi il coraggio di spararmi”». Quel che ci tradisce, aggiunge la scrittrice, è la bassa concezione che abbiamo di noi stessi: «L’Italia cambierà il giorno in cui smetteremo di pensare a noi stessi come se fossimo merda, e troveremo il coraggio di rivendicare la nostra identità di popolo: noi siamo il popolo, e al regime serviva farcelo scordare». Le chiamate alla “guerra”? Svuotate dalla routine: «Son riusciti a svilire anche i termini Rivoluzione, Protesta, Manifestazione». Ammazziamoli tutti, gridavano in piazza. Benissimo: «Che farà questo popolo tra qualche mese, quando si troverà davanti ai bancomat fuori servizio? La domanda è retorica, e la risposta dentro di me, dice: nulla. Saremo già stanchi di non aver combattuto tutte le non-guerre e le non-rivoluzioni. Null’altro da dire, è troppo lo sconforto».
Anche lei mi cade nell’errore di denigrare Grillo che forse ha raccolto la parte più vera della sinistra che lei va ricercando. E’ questo che non riesco a capire, perchè invece di denigrare questo signore non gli viene dato supporto, non si alimenta con l’apporto di tutti i veri di sinistra per cavalcare il momento e creare veramente un cambiamento in questo sistema. Siamo merda perchè ci buttiamo addosso merda l’un l’altro. Questo è ancora più sconfortante. Ci facciamo la guerra fra poveri e il regime parassitario ci campa e ci sguazza. La vera sinistra passa sotto il nuovo nome del Movimento Cinque Stelle. Io sono stato apolitico e schifato fino a ieri da questo ambiente ma ora questo ex comico è sceso tra la gente, tra gli operai, tra le famiglie in difficoltà. E’ trascinante, ha acceso l’entusiasmo, ha idee sane e sensate. Perchè denigrarlo e denigrarsi? Perchè le sue idee sono quelle della sinistra ormai scomparsa, quindi che ci importa se vengono da un ex comico? Sono propositi sani in quest’Italia marcia, non possiamo bocciare le idee buone di qualcun altro solo perchè le ha proposte lui e non il Pd. Dobbiamo salvaguardare le idee, finchè saremo pieni d’orgoglio e non ci daremo una mano resteremo merda perchè siamo merda dentro.
al tempo
AL TEMPO
ci ritengono m e r d a e non ci riteniamo m e r d a
ANDIAMOCI PIANO, OK PSEUDO MANCINI RADICAL CHIC PRO EURO E PRO NATO???
lelamedispadaccinonero.blogspot.it
rita pano una che inneggia alla violenza di strada . ma vai a lavorare tu e tutti i finti comunisti