LIBRE

associazione di idee
  • idee
  • LIBRE friends
  • LIBRE news
  • Recensioni
  • segnalazioni

Macedonia: fabbrica fake news, intasca 10.000 euro al mese

Scritto il 07/5/17 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Ha festeggiato i 18 anni, quattro mesi fa, con una festa sontuosa nella sua città natale e ha dichiarato alla “Nbc News” che «senza il presidente eletto Donald Trump non sarebbe stato possibile». Ma che c’entra? Dimitri, il nome è di fantasia perché ha chiesto l’anonimato al giornalista che l’ha intervistato, è uno dei tanti adolescenti-smanettoni che si sono arricchiti durante la campagna elettorale americana. Di giorno va a scuola e di notte ‘sforna’ bufale in inglese. Nel piccolo paesino di Veles, in Macedonia, esistono delle vere e proprie ‘fabbriche’ di fake news: ogni giorno producono notizie false, ma scritte in modo tale da risultare vere a chi le legge sui social network e sui siti d’informazione. Come queste tre notizie, scritte da Dimitri e pubblicate su “Huffingtonpolitics.com”, la versione fake del HuffingtonPost: “Lo stilista di Michelle Obama si rifiuta di vestire Melania Trump”, “La regina Elisabetta ha invitato Trump”, l’attore George Lopez “promette di lasciare gli Usa a causa della vittoria di Trump”).
Come si è arricchito spacciando notizie false? In due modi. Scrivendo notizie false e vendendole ai siti d’informazione degli Stati Uniti e pubblicandole anche su siti, come “Usa Daily News 24”, per poi postarle su Facebook. Più clic si riceve più si guadagna (un centesimo per clic) grazie alle pubblicità di Google inserite nel sito. I soldi arrivano direttamente nel suo account Google AdSense, che solo nel mese di settembre ha visto un + 7.500 euro. Un sito che, come si può vedere, ha una bella grafica e sembra, a tutti gli effetti un sito web americano, in realtà è nato ed è stato registrato a Veles, come altri 200 che garantiscono tanti soldi ad almeno sei ‘squadre’ che sfornano fake news in questa cittadina di 55mila abitanti, diventata la miniera d’oro delle bufale sul web. Dimitri ha raccontato di aver guadagnato almeno 56mila euro negli ultimi sei mesi, superando di gran lunga il reddito dei genitori e di molte altre famiglie della sua città, dove il salario medio annuo è di 4.500 euro. La sua principale fonte di denaro? I sostenitori e gli elettori del presidente eletto Donald Trump che, inevitabilmente, hanno messo “Mi Piace” e condiviso sui social le tante notizie negative scritte ad arte su Hillary Clinton.
«Ho scritto, in inglese logicamente, gran parte delle bufale sullo scandalo delle email che ha investito la Clinton, e sulla sua (probabile) malattia, e per questo non adatta come presidente degli Usa”, ha dichiarato Dimitri all’emittente americana. Perché proprio Veles è la fabbrica delle bufale? Quasi un quarto dei macedoni è attualmente disoccupato, un tasso di circa cinque volte superiore a quello negli Stati Uniti. Poi la maggior parte dei ragazzi parla correntemente l’inglese. Chi produce notizie false guadagna talmente tanti soldi da poterli investire comprando case e appartamenti, fondando aziende e acquistando automobili costose. E, come accade in ogni parte del mondo, ora questi ragazzi sono diventati anche “più belli” agli occhi delle ragazze. «Non è un’attività criminale», ha affermato il sindaco della città, «perché», ha concluso, «tutto il denaro guadagnato dagli adolescenti viene tassato regolarmente».
(Luigi Garofalo, “Fake news, ha guadagnato 56mila euro in 6 mesi ‘fabbricando’ bufale. La storia di un 18enne macedone”, da “Key4Biz” del 18 gennaio 2017. Diretto da Raffaele Barberio, “Key4Biz” è un newsmagazine sulla “digital economy”, con aggiornamenti quotidiani sul mondo del web).

Ha festeggiato i 18 anni, quattro mesi fa, con una festa sontuosa nella sua città natale e ha dichiarato alla “Nbc News” che «senza il presidente eletto Donald Trump non sarebbe stato possibile». Ma che c’entra? Dimitri, il nome è di fantasia perché ha chiesto l’anonimato al giornalista che l’ha intervistato, è uno dei tanti adolescenti-smanettoni che si sono arricchiti durante la campagna elettorale americana. Di giorno va a scuola e di notte ‘sforna’ bufale in inglese. Nel piccolo paesino di Veles, in Macedonia, esistono delle vere e proprie ‘fabbriche’ di fake news: ogni giorno producono notizie false, ma scritte in modo tale da risultare vere a chi le legge sui social network e sui siti d’informazione. Come queste tre notizie, scritte da Dimitri e pubblicate su “Huffingtonpolitics.com”, la versione fake del HuffingtonPost: “Lo stilista di Michelle Obama si rifiuta di vestire Melania Trump”, “La regina Elisabetta ha invitato Trump”, l’attore George Lopez “promette di lasciare gli Usa a causa della vittoria di Trump”).

Come si è arricchito spacciando notizie false? In due modi. Scrivendo notizie false e vendendole ai siti d’informazione degli Stati Uniti e pubblicandole anche su siti, come “Usa Daily News 24”, per poi postarle su Facebook. Più clic si riceve più si Fake newsguadagna (un centesimo per clic) grazie alle pubblicità di Google inserite nel sito. I soldi arrivano direttamente nel suo account Google AdSense, che solo nel mese di settembre ha visto un + 7.500 euro. Un sito che, come si può vedere, ha una bella grafica e sembra, a tutti gli effetti un sito web americano, in realtà è nato ed è stato registrato a Veles, come altri 200 che garantiscono tanti soldi ad almeno sei ‘squadre’ che sfornano fake news in questa cittadina di 55mila abitanti, diventata la miniera d’oro delle bufale sul web. Dimitri ha raccontato di aver guadagnato almeno 56mila euro negli ultimi sei mesi, superando di gran lunga il reddito dei genitori e di molte altre famiglie della sua città, dove il salario medio annuo è di 4.500 euro. La sua principale fonte di denaro? I sostenitori e gli elettori del presidente eletto Donald Trump che, inevitabilmente, hanno messo “Mi Piace” e condiviso sui social le tante notizie negative scritte ad arte su Hillary Clinton.

«Ho scritto, in inglese logicamente, gran parte delle bufale sullo scandalo delle email che ha investito la Clinton, e sulla sua (probabile) malattia, e per questo non adatta come presidente degli Usa”, ha dichiarato Dimitri all’emittente americana. Perché proprio Veles è la fabbrica delle bufale? Quasi un quarto dei macedoni è attualmente disoccupato, un tasso di circa cinque volte superiore a quello negli Stati Uniti. Poi la maggior parte dei ragazzi parla correntemente l’inglese. Chi produce notizie false guadagna talmente tanti soldi da poterli investire comprando case e appartamenti, fondando aziende e acquistando automobili costose. E, come accade in ogni parte del mondo, ora questi ragazzi sono diventati anche “più belli” agli occhi delle ragazze. «Non è un’attività criminale», ha affermato il sindaco della città, «perché», ha concluso, «tutto il denaro guadagnato dagli adolescenti viene tassato regolarmente».

(Luigi Garofalo, “Fake news, ha guadagnato 56mila euro in 6 mesi ‘fabbricando’ bufale. La storia di un 18enne macedone”, da “Key4Biz” del 18 gennaio 2017. Diretto da Raffaele Barberio, “Key4Biz” è un newsmagazine sulla “digital economy”, con aggiornamenti quotidiani sul mondo del web).

Articoli collegati

  • Gilioli: tutti i nemici della libertà di stampa (inclusi noi, pigri)
  • Padroni di tutto, anche dei giornali: chi crede alle loro news?
  • Web, 10 milioni di voci libere: ecco perché il Ddl Gambaro
  • Tagliare i viveri ai blog scomodi, la prima vittima è ByoBlu
  • Zuckerberg ammette: Facebook, falso un profilo su dieci
Tag: account, adolescenti, Adsense, auto, aziende, bufale, casa, crimini, denaro, disinformazione, disoccupazione, Donald Trump, economia, elezioni, Elisabetta d'Inghilterra, email, emailgate, Facebook, fake news, famiglie, Google, Gorge Lopez, Hillary Clinton, Huffington Post, Huffingtonpolitics, Inghilterra, Key4Biz, Luigi Garofalo, lusso, Macedonia, mainstream, media, Melania Trump, Michelle Obama, Nbc, Nbc News, presidenziali, pubblicità, Raffaele Barberio, redditi, regina Elisabetta, salari, scandali, scuola, smanettoni, social media, social network, Stati Uniti, tasse, Usa, Usa Daily News 24, Veles, web

7 Commenti

  1. antonio
    7 maggio 2017 • 06:22

    fake.

    Replica
    • dario erjavec
      7 maggio 2017 • 09:04

      E’ vero. Figurarsi se gli hacker della Clinton non lo facevano fupri in 35 secondi netti…. :D

      Replica
    • glab
      7 maggio 2017 • 12:34

      concordo! …

      Replica
  2. Giorgio
    7 maggio 2017 • 06:57

    Tutte sono fake-news se non hanno riscontro nella realtà, quindi qualsiasi cosa si legga dovrà rimanere sub judice, perciò ha ragione antonio fintantoché questa notizia non verrà confermata dalla vita.

    Replica
  3. glab
    7 maggio 2017 • 12:01

    fake news pure questa?! … ma và in macedonia, và.

    Replica
  4. Rolmas
    7 maggio 2017 • 23:53

    E’ una fake. Per guadagnare quei soldi lì ci vogliono enormi quantità di visitatori. Google non paga in base alle visite, ma in base ai click che i visitatori fanno sulla pubblicità. Fake.

    Replica
  5. glab
    8 maggio 2017 • 00:15

    e tutti sti guadagni ha ancora la voglia di raccontarceli? … mah … io non ci penserei nemmeno un pò, non per disprezzo ma perchè sarei occupato a fare altro.

    Replica

Commenta

Elimina Risposta

Libri

UNA VALLE IN FONDO AL VENTO

Articoli collegati

    Gilioli: tutti i nemici della libertà di stampa (inclusi noi, pigri)
    Padroni di tutto, anche dei giornali: chi crede alle loro news?
    Web, 10 milioni di voci libere: ecco perché il Ddl Gambaro
    Tagliare i viveri ai blog scomodi, la prima vittima è ByoBlu
    Zuckerberg ammette: Facebook, falso un profilo su dieci
Condividi Libre
Follow @libreidee
Sottoscrivi il feed Libre  Feed via FeedBurner

Pagine

  • Blind Wine
  • Chi siamo
  • Contatti
  • Siberian Criminal Style
  • UNA VALLE IN FONDO AL VENTO

Archivi

Link

  • BLIND WINE
  • Cadavre Exquis
  • Centro Studi Ambientali
  • Hammam Torino
  • Il Cambiamento
  • Libre scrl
  • Movimento per la Decrescita Felice
  • Neuma
  • Nicolai Lilin
  • Penelope va alla guerra
  • Rete del Caffè Sospeso
  • Rialto Sant’Ambrogio
  • Rubamatic
  • Shake edizioni
  • TYC
© 2018 LIBRE • Realizzato con da Libre sc