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Magaldi: a casa, con Renzi, tutti i dirigenti dell’ipocrita Pd

Scritto il 06/3/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

E dire che l’aveva avvertito: Matteo, cambia politica o vai a sbattere. Oggi, a previsione regolarmente avveratasi, Gioele Magaldi rilancia: se Renzi va a casa, dopo essersi sottomesso ai diktat dell’oligarchia di Bruxelles, dovrebbe dimettersi l’intero gruppo dirigente del Pd. Non si salva nessuno, hanno tutti tradito qualsiasi idea di giustizia sociale: «Il sedicente centrosinistra italiano egemonizzato dal Pd ha rinnegato l’anima stessa del socialismo liberale keynesiano, calpestata dall’ordoliberismo dell’Ue, il brutale mercantilismo degli opposti nazionalismi competitivi su cui si fonda la Disunione Europea». Con buona pace dei recenti deliri di Emma Bonino, giustamente punita – insieme a Renzi – dagli elettori italiani, stanchi della finzione falso-europeista del rigore “teologico” imposto come dogma. E a proposito: c’è da sperare che Luigi Di Maio e Matteo Salvini, «vincitori relativi» del 4 marzo, non deludano chi li ha appena votati. Guai se dimenticano che l’Italia non può continuare a stare in Europa in questo modo, subendo qualsiasi decisione «presa a tavolino da Macron, dalla Merkel e dai loro satelliti nord-europei». Deve rialzarsi in piedi, l’Italia, e dire la sua per mettere fine a questa pseudo-Europa antidemocratica, «concepita come il Sacro Romano Impero di Carlo Magno, con i tecnocrati al posto dei vassalli feudali».
Le elezioni? Tutto come previsto: il grande sconfitto è Renzi, che ha solo finto di alzare la voce con l’Ue. L’altro perdente annunciato è Berlusconi, «quindi esce sconfitto quell’auspucio, caldeggiato anche da ambienti sovranazionali, che è stato uno dei moventi di questa legge elettorale». Sipario sul “Renzusconi”, cioè sulle larghe intese «convergenti verso questa melassa centrista infeconda che ha caratterizzato anche le passate legislature, da Monti in poi: esecutivi che hanno fatto tutti lo stesso mestiere, a quanto pare inviso agli italiani, che questa volta hanno dato una bella bastonata a questa prospettiva». Così Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, ai microfoni di “Colors Radio” il giorno dopo il voto. Una tornata ricca di conferme: «Come immaginato, nessuno ha vinto davvero: grandi exploit da Salvini e dai 5 Stelle, ma nessuno di loro ha i numeri per governare da solo». Terza previsione azzeccata: «Nulla sarà più come prima», ma siamo piombati in una palude: «E le paludi sono feconde, come il concime». Mattarella darà la precedenza al centrodestra, la coalizione meglio piazzata, o ai 5 Stelle primo partito? Un’alleanza tra grillini e Pd de-renzizzato «sarebbe un abbraccio singolare, dopo che il Pd ha demonizzato i 5 Stelle come fossero gli Unni». Eppure, «questa alleanza potrebbe vedere il favore di Mattarella, ed è quella verso cui si è mosso Di Maio». Per contro, escludere i 5 Stelle, cioè i più votati in assoluto, «sarebbe una beffa: impensabile, ai tempi della Prima Repubblica».
Per Magaldi «cambieranno molte cose di giorno in giorno: ciò che oggi appare improbabile potrebbe mutare prospettiva, oltre questo scenario così ostico». Emergeranno soluzioni «difficili da concepire con gli schemi di prima del voto». Alla fine, «sulle difficoltà politiche prevarranno le possibilità numeriche». Molto dipenderà dal presidente della Repubblica: nel 2013, Napolitano dette a Bersani solo un incarico esplorativo ufficioso. «Constatando l’eccezionalità della situazione», aggiunge Magaldi, «anziché lasciare tutto all’interno nel Palazzo», il Quirinale potrebbe passare la palla al Parlamento, «per vedere chi ci sta, sulla base di un programma, a formare un governo». Certo, la “palude” è infida. Ma almeno, il voto ha stabilito una tendenza: ha reso chiaro «quello che gli italiani non vogliono». Ovvero: «C’è il desiderio di affrancarsi da un corso politico: direi che l’ingloriosa storia della Seconda Repubblica finisce qui». C’è da rivalutare semmai la tanto vilipesa Prima Repubblica, «in cui un paese in ginocchio dopo la guerra, dopo la sconfitta della barbarie nazifascista, in pochi decenni era diventato una grande potenza industriale». Ma c’era un paradigma vigente – la spesa pubblica strategica, chiave del successo storico del “made in Italy”: paradigma abbattuto dal ‘92 in poi. «E questi signori, che sono venuti a raccontarci le “magnifiche sorti e progressive” che con la Seconda Repubblica si sarebbero avverate in Italia e in Europa, oggi escono di scena», sintetizza Magaldi. «Compaiono altri attori, dalle prospettive incerte».
Un voto “utile”, comunque, a ramazzare via gli orpelli polverosi. Come “Liberi e Uguali”, che Magaldi definisce «una follia pianificata». E spiega: «Solo l’immaginazione malsana e l’assenza di senso della realtà e lungimiranza di Bersani e D’Alema, Civati e Speranza, poteva immaginare che Grasso potesse essere il portavoce carismatico e ricco di appeal per un elettorato di sinistra critico verso il Pd». Se in Grasso e Bersani prevale l’ipocrisia, nel dirsi “di sinistra” sottoscrivendo il protocollo dell’euro-austerity, in Emma Bonino versione 2018 ha invece stravinto il delirio: «Sconcertante, la Bonino, nel venirci a proporre “più Europa”. Un messaggio thatcheriano: lo statista come il buon padre di famiglia che deve preoccuparsi di ripagare i debiti, come se il debito pubblico fosse il debito privato, che va ripagato perché c’è la cambiale che scade». In una macroeconomia, cioè in un sistema economico complesso, il debito pubblico – insieme all’inflazione, agli investimenti a deficit – è uno dei fattori da maneggiare con oculatezza, «sapendo che uno Stato con sovranità monetaria gestisce le cose non come una famiglia privata (che non può stampare i soldi in cantina): uno Stato più fare deficit per aumentare il Pil e diminuire così, anziché coi tagli alla sanità, il rapporto malsano tra debito e Pil».
Da Emma Bonino abbiamo sentito assurdità mostruose: bloccare la spesa pubblica per i prossimi due anni, alzare l’Iva. «Questo è un paese martoriato dalle tasse, dove i consumi sono crollati e c’è l’esigenza di far circolare moneta e tenere più bassa la pressione fiscale», puntualizza Magaldi. «Soltanto dei pazzi potrebbero pensare di tagliare ancora la spesa e aumentare ulteriormente le tasse». E in campagna elettorale questo delirio ha avuto libero corso, «complice anche un linguaggio mediatico alterato». Già, infatti: «A che livello è scesa la comunicazione giornalistica, in Italia? Rappresenta le cose per come non sono. E’ lo stesso giornalismo che aveva fatto credere a Mario Monti di avere un consenso maggioritario nel paese, nel 2013, quando i giornaloni titolavano che finalmente l’Italia eta governata da illuminati professori. Monti e la Fornero ci sono stati proposti come sacerdoti del “vero” economico, per settimane, da quell’altro bel tomo di Giovanni Floris». Oltre al vecchio ceto politico, insiste Magaldi, «dovremmo rottamare un ceto mediatico corporativo, con giornalisti che si intervistano a vicenda, elevando la figura del giornalista a grande intellettuale e politologo – ma spesso è gente che non conosce nemmeno i rudimenti della storia patria, non parliamo dell’economia internazionale».
Altra mistificazione: gli apostoli della Costituzione “più bella del mondo” che si professano nemici della massoneria – Di Maio in primis – dimenticando il massone conclamato Meuccio Ruini, presidente della “Commissione dei 75” incaricata di redigerne il testo (e il capo di gabinetto di Ruini era il grande economista Federico Caffè, insigne keynesiano). «Se vuole governare l’Italia – dichiara Magaldi – Di Maio dovrà affrancarsi dalle proprie fobie e immaturità illiberali e anticostituzionali. Nella lista di possibili ministri che ha presentato ci si richiama a John Maynard Keynes, altro notorio massone al pari di Franklin Delano Roosevelt: colonne portanti del mondo post-bellico, cioè di ciò che ha consentito il ritorno della libertà in Europa e nel mondo. Quindi merita riconoscenza quella corrente maggioritaria di massoneria che ha prima costruito e poi difeso le società aperte, liberali, parlamentarizzate e democratiche». Sono verità storiche che per Magaldi vanno finalmente acquisite, se si vuole fronteggiare davvero questa Disunione Europea «in cui vige il mercantilismo più spudorato da parte della Germania».
Mercantilismo: dottrina econonica (superata dal libero mercato) secondo cui la ricchezza della nazione sta nel surplus di esportazioni. «La Germania ha violato anche i pessimi trattati vigenti, che pur essendo pessimi non consentirebbero il mercantilismo», insiste Magaldi. «Siamo al di là del pessimo: abbiamo una costruzione europea non democratica, nata dalla Dichiarazione Schuman scritta dall’ex progressista Jean Monnet convertito all’idea economicistica dell’Europa, sulle idee di Kalergi, ideatore di una costruzione quasi neo-feudale dell’Europa», a imitazione del feudalesimo carolingio. E’ un’Europa pericolosa, «fondata su un’idea di sfiducia verso la democrazia e verso la politica». Orrore: «O il potere spetta al popolo sovrano, oppure spetta a sedicenti illuminati – poco importa che utilizzino strumenti finanziari, diplomatici, militari, religiosi o mediatici. O il popolo è sovrano, o è sovrano qualcun altro», aggiunge Magaldi. «Dovremmo avere un Parlamento Europeo che rappresenta il popolo sovrano, con una potestà legislativa piena, con facoltà di fiduciare o sfiduciare un esecutivio europeo reale, al posto di questa barzotta Commissione Europea. Juncker e Tajani? Figure stucchevoli, a cui non lascerei gestire neppure un condominio, e invece sono ai vertici. Dovremmo avere un dipartimento del Tesoro e buoni del Tesoro europei che taglino alla radice qualunque cataclisma da spread, vero o presunto». Di Maio e Salvini presentati come antieuropeisti? Errore: «I veri antieuropeisti sono quelli che oggi infestano le cancellerie europee e gli organi tecnocratici di questa Unione Europea». Ma i neo-vincitori sapranno cambiare passo, verso Bruxelles?
«Non vorrei che le istanze euro-critiche del Movimento 5 Stelle si andassero appannando, nel percorso politico che si avvia con queste consultazioni», dice Magaldi. «Mi piacerebbe che tutti gli schieramenti in Parlamento avessero un nuovo modo di guardare all’Europa». C’è anche un problema di legittima rappresentanza delle istanze nazionali: «L’Italia è un grande contraente dell’Ue e dell’Eurozona, eppure ha visto sfumare anche un riconoscimento simbolico come l’attribuzione dell’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco. E’ finita in farsa, l’Italia è stata defraudata anche di questa piccola cosa. E il peggio è che si è vista la latitanza delle istituzioni italiane nel far valere le ragioni del nostro paese». Disunione Europea, appunto: «Un equilibrio di cancellerie, che perseguono scopi nazionali mascherati da un’impalcatura burocratica. Spero che tutti – non solo i vincitori relativi di queste elezioni – ripensino il modo in cui l’Italia deve stare in Europa». L’Italia? «Deve essere più autorevole: non lo è stata affatto quando è venuto il tecnocrate Mario Monti, inviato direttamente dai salotti buoni europei. L’elemento più sublime della sua narrazione era che dovessimo fare quel che ci diceva “l’Europa”, perché l’avevamo interiorizzato. Uno scenario da Grande Fratello orwelliano: abdicare al proprio libero pensiero critico e fare qualcosa che viene imposto da altri, perché eseguire senza discutere è cosa buona e giusta».
Nei fatti, alla “teologia” dell’Ue si è sottomesso anche Renzi, che ora trasforma in farsa le sue dimissioni, dopo aver corso a capofitto verso la disfatta. «Sarebbe passato quasi per eroe – dice Magaldi – se solo avesse avuto il coraggio di inserire nel fatale referendum almeno il pareggio di bilancio in Costuzione, lasciando esprimere gli italiani». L’obbligo costituzionale del bilancio in pareggio, afferma Magaldi, «riporta il sedicente centrosinistra egemonizzato dal Pd alla destra storica di Quintino Sella, che conseguì il pareggio di bilancio nella seconda metà dell’800, quando al governo c’era il liberismo storico più bieco e spietato, che mandava Bava Beccaris a massacrare contadini, operai e povera gente che manifestava contro la tassa sul macinato e per le condizioni sociali allora davvero inique». Attenzione: su un tema come il pareggio di bilancio, di importanza capitale per la vita di tutti, non c’è stato uno straccio di dibattito mediatico: «Questo è un paese che parla a reti unificate solo di questioni irrisorie, mentre quando si votata il pareggio di bilancio gli eletti in Parlamento hanno agito come soldatini obbedienti, senza nessuna eccezione». Dov’era, il Pd? In aula, a votare: uso obbedir tacendo. «Via Renzi, il nuovo che avanza sarebbe Gentiloni, che ha fatto un governo renziano in linea con quelli di Monti e Letta? E gli altri che stanno nel Pd? Quando mai hanno levato la loro voce per proporre una traiettoria diversa? Sono tutti responsabili di questa bastosta. E’ una classe politica, quella del Pd, che deve andare a casa».
Vale anche per l’Europa, aggiunge Magaldi: il Pd sta nell’alleanza dei socialisti democratici, e in tutta Europa «i socialisti sono chiaramente in regressione perché non hanno nessuna proposta socialista». Magaldi si definisce liberalsocialista: «L’elemento socialista ci deve essere: è la capacità di costruire un contesto di giustizia e mobilità sociale, in cui lo Stato abbia un ruolo dinamico e complementare a quello del libero mercato (e dove ci sia davvero libero mercato, senza monopoli, oligopoli e conflitti d’interesse)». Tutto ciò è mancato: poi qualcuno si lamenta se “la sinistra” è in estinzione. «E poi c’è il grande rimosso: John Maynard Keynes. Oggi, in tanti dicono che vogliono riscoprirlo: li aspettiamo al varco». L’eventuale Pd post-renziano? Può avere un senso solo a una condizione: che si dimetta, insieme a Renzi, chiunque abbia avuto un ruolo dirigente. «E se si deve eleggere un nuovo segretario, lo si faccia con un dibattito corale e democratico molto ampio, molto lungo e molto doloroso», perché la sincerità è una medicina amara. Sempre che ne valga la pena, di salvare il Pd: i tempi stanno cambiando velocemente. E Magaldi (promotore dell’ipotesi Pdp, Partito Democratico Progressista) è fra quanti pensano che forse sia il caso di «costruire qualcosa di nuovo, da offrire a un paese vistosamente lacerato».

E dire che l’aveva avvertito: Matteo, cambia politica o vai a sbattere. Oggi, a previsione regolarmente avveratasi, Gioele Magaldi rilancia: se Renzi va a casa, dopo essersi sottomesso ai diktat dell’oligarchia di Bruxelles, dovrebbe dimettersi l’intero gruppo dirigente del Pd. Non si salva nessuno, hanno tutti tradito qualsiasi idea di giustizia sociale. Il pareggio di bilancio? Lo fece Quintino Sella, all’epoca in cui la destra mandava Bava Beccaris a sparare sulla folla. «Il sedicente centrosinistra italiano egemonizzato dal Pd ha rinnegato l’anima stessa del socialismo liberale keynesiano, calpestata dall’ordoliberismo dell’Ue, il brutale mercantilismo degli opposti nazionalismi competitivi su cui si fonda la Disunione Europea». Con buona pace dei recenti deliri di Emma Bonino, giustamente punita – insieme a Renzi – dagli elettori italiani, stanchi della finzione falso-europeista del rigore “teologico” imposto come dogma. E a proposito: c’è da sperare che Luigi Di Maio e Matteo Salvini, «vincitori relativi» del 4 marzo, non deludano chi li ha appena votati. Guai se dimenticano che l’Italia non può continuare a stare in Europa in questo modo, subendo qualsiasi decisione «presa a tavolino da Macron, dalla Merkel e dai loro satelliti nord-europei». Deve rialzarsi in piedi, l’Italia, e dire la sua per mettere fine a questa pseudo-Europa antidemocratica, «concepita come il Sacro Romano Impero di Carlo Magno, con i tecnocrati al posto dei vassalli feudali».

Le elezioni? Tutto come previsto: il grande sconfitto è Renzi, che ha solo finto di alzare la voce con l’Ue. L’altro perdente annunciato è Berlusconi, «quindi esce sconfitto quell’auspicio, caldeggiato anche da ambienti sovranazionali, che è stato uno Gioele Magaldidei moventi di questa legge elettorale». Sipario sul “Renzusconi”, cioè sulle larghe intese «convergenti verso questa melassa centrista infeconda che ha caratterizzato anche le passate legislature, da Monti in poi: esecutivi che hanno fatto tutti lo stesso mestiere, a quanto pare inviso agli italiani, che questa volta hanno dato una bella bastonata a questa prospettiva». Così Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, ai microfoni di “Colors Radio” il giorno dopo il voto. Una tornata ricca di conferme: «Come immaginato, nessuno ha vinto davvero: grandi exploit da Salvini e dai 5 Stelle, ma nessuno di loro ha i numeri per governare da solo». Terza previsione azzeccata: «Nulla sarà più come prima», ma siamo piombati in una palude: «E le paludi sono feconde, come il concime». Mattarella darà la precedenza al centrodestra, la coalizione meglio piazzata, o ai 5 Stelle primo partito? Un’alleanza tra grillini e Pd de-renzizzato «sarebbe un abbraccio singolare, dopo che il Pd ha demonizzato i 5 Stelle come fossero gli Unni». Eppure, «questa alleanza potrebbe vedere il favore di Mattarella, ed è quella verso cui si è mosso Di Maio». Per contro, escludere i 5 Stelle, cioè i più votati in assoluto, «sarebbe una beffa: impensabile, ai tempi della Prima Repubblica».

Per Magaldi «cambieranno molte cose di giorno in giorno: ciò che oggi appare improbabile potrebbe mutare prospettiva, oltre questo scenario così ostico». Emergeranno soluzioni «difficili da concepire con gli schemi di prima del voto». Alla fine, «sulle difficoltà politiche prevarranno le possibilità numeriche». Molto dipenderà dal presidente della Repubblica: nel 2013, Napolitano dette a Bersani solo un incarico esplorativo ufficioso. «Constatando l’eccezionalità della situazione», aggiunge Magaldi, «anziché lasciare tutto all’interno nel Palazzo», il Quirinale potrebbe passare la palla al Parlamento, «per vedere chi ci sta, sulla base di un programma, a formare un governo». Certo, la “palude” è infida. Ma almeno, il voto ha stabilito una tendenza: ha reso chiaro «quello che gli italiani non vogliono». Ovvero: «C’è il desiderio di affrancarsi da un corso politico: direi che l’ingloriosa storia della Seconda Repubblica finisce qui». C’è da rivalutare semmai la tanto vilipesa Prima Repubblica, «in cui un paese in ginocchio dopo la guerra, dopo la sconfitta della barbarie nazifascista, in pochi decenni era diventato una grande potenza industriale». Ma c’era un paradigma vigente – la spesa pubblica strategica, chiave del successo storico del “made in Italy”: paradigma abbattuto dal ‘92 in poi. «E questi signori, che sono venuti a raccontarci le “magnifiche sorti eEmma Boninoprogressive” che con la Seconda Repubblica si sarebbero avverate in Italia e in Europa, oggi escono di scena», sintetizza Magaldi. «Compaiono altri attori, dalle prospettive incerte».

Un voto “utile”, comunque, a ramazzare via gli orpelli polverosi. Come “Liberi e Uguali”, che Magaldi definisce «una follia pianificata». E spiega: «Solo l’immaginazione malsana e l’assenza di senso della realtà e lungimiranza di Bersani e D’Alema, Civati e Speranza, poteva immaginare che Grasso potesse essere il portavoce carismatico e ricco di appeal per un elettorato di sinistra critico verso il Pd». Se in Grasso e Bersani prevale l’ipocrisia, nel dirsi “di sinistra” sottoscrivendo il protocollo dell’euro-austerity, in Emma Bonino versione 2018 ha invece stravinto il delirio: «Sconcertante, la Bonino, nel venirci a proporre “più Europa”. Un messaggio thatcheriano: lo statista come il buon padre di famiglia che deve preoccuparsi di ripagare i debiti, come se il debito pubblico fosse il debito privato, che va ripagato perché c’è la cambiale che scade». In una macroeconomia, cioè in un sistema economico complesso, il debito pubblico – insieme all’inflazione, agli investimenti a deficit – è uno dei fattori da maneggiare con oculatezza, «sapendo che uno Stato con sovranità monetaria gestisce le cose non come una famiglia privata (che non può stampare i soldi in cantina): uno Stato più fare deficit per aumentare il Pil e diminuire così, anziché coi tagli alla sanità, il rapporto malsano tra debito e Pil».

Da Emma Bonino abbiamo sentito assurdità mostruose: bloccare la spesa pubblica per i prossimi due anni, alzare l’Iva. «Questo è un paese martoriato dalle tasse, dove i consumi sono crollati e c’è l’esigenza di far circolare moneta e tenere più bassa la pressione fiscale», puntualizza Magaldi. «Soltanto dei pazzi potrebbero pensare di tagliare ancora la spesa e aumentare ulteriormente le tasse». E in campagna elettorale questo delirio ha avuto libero corso, «complice anche un linguaggio mediatico alterato». Già, infatti: «A che livello è scesa la comunicazione giornalistica, in Italia? Rappresenta le cose per come non sono. E’ lo stesso giornalismo che aveva fatto credere a Mario Monti di avere un consenso maggioritario nel paese, nel 2013, quando i giornaloni titolavano che finalmente l’Italia eta governata da illuminati professori. Monti e la Fornero ci sono stati proposti come sacerdoti del “vero” economico, per settimane, da quell’altro bel tomo di Giovanni Floris». Oltre al vecchio ceto politico, insiste Magaldi, «dovremmo rottamare un ceto mediatico corporativo, con giornalisti che si Di Maio e Salviniintervistano a vicenda, elevando la figura del giornalista a grande intellettuale e politologo – ma spesso è gente che non conosce nemmeno i rudimenti della storia patria, non parliamo dell’economia internazionale».

Altra mistificazione: gli apostoli della Costituzione “più bella del mondo” che si professano nemici della massoneria – Di Maio in primis – dimenticando il massone conclamato Meuccio Ruini, presidente della “Commissione dei 75” incaricata di redigerne il testo (e il capo di gabinetto di Ruini era il grande economista Federico Caffè, insigne keynesiano). «Se vuole governare l’Italia – dichiara Magaldi – Di Maio dovrà affrancarsi dalle proprie fobie e immaturità illiberali e anticostituzionali. Nella lista di possibili ministri che ha presentato ci si richiama a John Maynard Keynes, altro notorio massone al pari di Franklin Delano Roosevelt: colonne portanti del mondo post-bellico, cioè di ciò che ha consentito il ritorno della libertà in Europa e nel mondo. Quindi merita riconoscenza quella corrente maggioritaria di massoneria che ha prima costruito e poi difeso le società aperte, liberali, parlamentarizzate e democratiche». Sono verità storiche che per Magaldi vanno finalmente acquisite, se si vuole fronteggiare davvero questa Disunione Europea «in cui vige il mercantilismo più spudorato da parte della Germania».

Mercantilismo: dottrina econonica (superata dal libero mercato) secondo cui la ricchezza della nazione sta nel surplus di esportazioni. «La Germania ha violato anche i pessimi trattati vigenti, che pur essendo pessimi non consentirebbero il mercantilismo», insiste Magaldi. «Siamo al di là del pessimo: abbiamo una costruzione europea non democratica, nata dalla Dichiarazione Schuman scritta dall’ex progressista Jean Monnet convertito all’idea economicistica dell’Europa, sulle idee di Kalergi, ideatore di una costruzione quasi neo-feudale dell’Europa», a imitazione del feudalesimo carolingio. E’ un’Europa pericolosa, «fondata su un’idea di sfiducia verso la democrazia e verso la politica». Orrore: «O il potere spetta al popolo sovrano, oppure spetta a sedicenti illuminati – poco importa che utilizzino strumenti finanziari, diplomatici, militari, religiosi o mediatici. O il popolo è sovrano, o è sovrano qualcun altro», aggiunge Magaldi. «Dovremmo avere un Parlamento Europeo che rappresenta il popolo sovrano, con una potestà legislativa piena, con facoltà di fiduciare o sfiduciare un esecutivio europeo reale, al posto di questa barzotta Commissione Europea. Juncker e Tajani? Figure stucchevoli, a cui non lascerei gestire neppure un condominio, e invece sono ai vertici. Dovremmo avere un dipartimento del Tesoro e buoni del Tesoro europei che taglino alla radice qualunque cataclisma da spread, vero o presunto». Di Maio e Salvini presentati come antieuropeisti? Juncker e TajaniErrore: «I veri antieuropeisti sono quelli che oggi infestano le cancellerie europee e gli organi tecnocratici di questa Unione Europea». Ma i neo-vincitori sapranno cambiare passo, verso Bruxelles?

«Non vorrei che le istanze euro-critiche del Movimento 5 Stelle si andassero appannando, nel percorso politico che si avvia con queste consultazioni», dice Magaldi. «Mi piacerebbe che tutti gli schieramenti in Parlamento avessero un nuovo modo di guardare all’Europa». C’è anche un problema di legittima rappresentanza delle istanze nazionali: «L’Italia è un grande contraente dell’Ue e dell’Eurozona, eppure ha visto sfumare anche un riconoscimento simbolico come l’attribuzione dell’Ema, l’Agenzia Europea del Farmaco. E’ finita in farsa, l’Italia è stata defraudata anche di questa piccola cosa. E il peggio è che si è vista la latitanza delle istituzioni italiane nel far valere le ragioni del nostro paese». Disunione Europea, appunto: «Un equilibrio di cancellerie, che perseguono scopi nazionali mascherati da un’impalcatura burocratica. Spero che tutti – non solo i vincitori relativi di queste elezioni – ripensino il modo in cui l’Italia deve stare in Europa». L’Italia? «Deve essere più autorevole: non lo è stata affatto quando è venuto il tecnocrate Mario Monti, inviato direttamente dai salotti buoni europei. L’elemento più sublime della sua narrazione era che dovessimo fare quel che ci diceva “l’Europa”, perché l’avevamo interiorizzato. Uno scenario da Grande Fratello orwelliano: abdicare al proprio libero pensiero critico e fare qualcosa che viene imposto da altri, perché eseguire senza discutere è cosa buona e giusta».

Nei fatti, alla “teologia” dell’Ue si è sottomesso anche Renzi, che ora trasforma in farsa le sue dimissioni, dopo aver corso a capofitto verso la disfatta. «Sarebbe passato quasi per eroe – dice Magaldi – se solo avesse avuto il coraggio di inserire nel fatale referendum almeno il pareggio di bilancio in Costituzione, lasciando esprimere gli italiani». L’obbligo costituzionale del bilancio in pareggio, afferma Magaldi, «riporta il sedicente centrosinistra egemonizzato dal Pd alla destra storica di Quintino Sella, che conseguì il pareggio di bilancio nella seconda metà dell’800, quando al governo c’era il liberismo storico più bieco e spietato, che mandava Bava Beccaris a massacrare contadini, operai e povera gente che manifestava contro la tassa sul macinato e per le condizioni sociali allora davvero inique». Attenzione: su un tema come il pareggio di bilancio, di importanza capitale per la vita di tutti, non c’è stato uno straccio di dibattito mediatico: «Questo è un paese che parla a reti unificate solo di questioni irrisorie, mentre passa sotto silenzio la votazione del pareggio di bilancio: e gli eletti in Parlamento hanno agito come soldatini obbedienti, senza nessuna eccezione». Dov’era, il Pd? In aula, a votare: uso obbedir tacendo. «Via Renzi, il nuovo che avanza Renzisarebbe Gentiloni, che ha fatto un governo renziano in linea con quelli di Monti e Letta? E gli altri che stanno nel Pd? Quando mai hanno levato la loro voce per proporre una traiettoria diversa? Sono tutti responsabili di questa bastosta. E’ una classe politica, quella del Pd, che deve andare a casa».

Vale anche per l’Europa, aggiunge Magaldi: il Pd sta nell’alleanza dei socialisti democratici, e in tutta Europa «i socialisti sono chiaramente in regressione perché non hanno nessuna proposta socialista». Magaldi si definisce liberalsocialista: «L’elemento socialista ci deve essere: è la capacità di costruire un contesto di giustizia e mobilità sociale, in cui lo Stato abbia un ruolo dinamico e complementare a quello del libero mercato (e dove ci sia davvero libero mercato, senza monopoli, oligopoli e conflitti d’interesse)». Tutto ciò è mancato: poi qualcuno si lamenta se “la sinistra” è in estinzione. «E poi c’è il grande rimosso: John Maynard Keynes. Oggi, in tanti dicono che vogliono riscoprirlo: li aspettiamo al varco». L’eventuale Pd post-renziano? Può avere un senso solo a una condizione: che si dimetta, insieme a Renzi, chiunque abbia avuto un ruolo dirigente. «E se si deve eleggere un nuovo segretario, lo si faccia con un dibattito corale e democratico molto ampio, molto lungo e molto doloroso», perché la sincerità è una medicina amara. Sempre che ne valga la pena, di salvare il Pd: i tempi stanno cambiando velocemente. E Magaldi (promotore dell’ipotesi Pdp, Partito Democratico Progressista) è fra quanti pensano che forse è il caso di «costruire qualcosa di nuovo, da offrire a un paese vistosamente lacerato».

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19 Commenti

  1. paolo
    6 marzo 2018 • 15:03

    Perchè non Marx allora? Perchè insistere su Keynes quando il ruolo delle cosidette democrazie liberali è di per se quello di rappresentare le classi medio alte lasciando i ceti popolari in cattività? La democrazia è un’utopia corrispondente a quella del comunismo. Ma la democrazia liberale non ha nulla a che vedere con quella diretta. E la democrazia rappresentativa è quella di cui stiamo vedendo i risultati anche in Italia. In un certo senso stiamo sperimentando una degenerazione del keynesismo. E’ tutto relativo. Siamo d’accordo che occorrerebbero classi dirigenti nuove, un’ informazione nuova che dia la capacità alla gente di crescere culturalmente e di orientarsi instaurando una coscienza critica tale da ricondurre il cittadino-consumatore a un diritto di cittadinanza consapevole. Invece abbiamo imboccato una direzione totalmente opposta e quasi irreversibile, da grande fratello perchè questo prevede il copione. Improbabile che Salvini e Di Maio cambino lo stato di cose attuale e nell’interessse di chi? L’italia è un’appendice della UE in secondo luogo. Ma in primo luogo degli USA. Magaldi queste cose le sa o nella massoneria illuminata si parla d’altro?

  2. Monia De Moniax
    6 marzo 2018 • 19:59

    Gli Italiani si sono SOVRANAMENTE espressi nel Voto di domenica 4 marzo 2018. Hanno scelto M5S primo e Lega secondo.
    Nessuno può inciuciare, tantomeno dei governari, parlamentari e presidenti della Repubblica decaduti in mera amministrazione ordinaria, come gli amministratori di condominio non rieletti. Teniamo SEMPRE a mente che Noi e solo Noi siamo il Popolo Sovrano e che il Nostro Voto è tuttora DECISIVO come deve essere. Altrimenti faremo lo sciopero del Contribuente, Consumatore, Cittadino, in una parola “Popolo” con relativi boicottaggi. Quello dell’obbligo furbo della bustina biodegradabile solo al 40% è fallito. Ci si orienta sulle confezioni in CARTA trasparente alleggerita. Matteo primultimo da svelcrare con lo stacca tutto. Laurinaemminabeatrixina esautorate. EAVRDC. A Junkèr diamo una damigiana di vino al bisolfito e SS Benedetti.
    La Parakulona comandi a casa sua. L’€ ci hanno costretti a compralo, l’abbiamo pagato. E nostro. Riprendiamoci le Nostre Vite ed il Nostro Destino. Che Natura si porti tutti i malfattori nel triangolo delle Bermude o al CERN del Gransasso.

  3. Giorgio
    6 marzo 2018 • 20:01

    Continuo a rigirare il mio passaporto per rilevare l’inghippo ma non ci riesco.
    Un’azienda specializzata mi ha fornito un documento che attesta che la mia genealogia è da almeno 42 generazioni presente nel suolo della Serenissima, ma quando sento parlare Magaldi ed altri di italiani di qui ed italiani di la, a che italiani si riferisce?
    Dal momento che appartengo a quel 32% del corpo elettorale che o non si è presentato al seggio e se lo ha fatto è stato solo per invalidare la sua tessera elettorale, oppure ha annullato il proprio voto o lo ha presentato bianco se non nullo.
    Il restante 68% è diviso a spanne in 3 terzi e cioè 22 per il PD, il 23 per il M5stalle ed un 23 per il cdx, tutti questi vengono definiti italiani, ed i primi più sopra cosa sono?

  4. &&&
    6 marzo 2018 • 18:50

    questo paolo non sono io…perché in altri blog e qualche volta qua mi son firmato anche con Paolo

  5. &&&
    6 marzo 2018 • 19:15

    Premessa: io sono un estimatore di Marx (ma anche un anticomunista e non di sinistra …e non è una contraddizione )

    Keynes diceva: non perdete tempo a leggere Marx nella migliore delle ipotesi non serve a nulla.(io aggiungo: e nella peggiore è una tragedia…storia del comunismo reale docet ;-)

    Cosa vuol dire Keynesismo degenerato ???

    I programmi di certe formazioni politiche che si propongono in vesti Keynesiane non mi sembrano come sostanza dei programmi degeneri di Keynes (ad esempio il programma del MR è decisamente e genuinamente Keynesiano )..un altro esempio di una parte politica non certamente amata dal MR …il programma di Casa Pound: è genuinamente anzi quasi “rigorosamente” Keynesiano dal punto di vista economico…posto che Keynes non era certamente fascista …ma non era neanche quello genuinamente “de sinistra” come opportunisticamente lo includono certe sinistre : era un “liberale” ed amava definirsi liberale…molto particolare come liberale ma lo era…e si distingueva notevolmente nelle vedute da Marx e dalla sinistra Marxista.

    Marx vedeva nel capitalismo un mostro da odiare e distruggere o comunque profettizzava che il capitalismo tende ad autoimplodere per sua natura (ed io per certi versi in relazione ad un certo “capitalismo selvaggio” di natura liberista Darwiana sono tendenzialmente d’accordo )

    Keynes concepiva il capitalismo come un qualcosa di buono .e le sue teorie (che hanno funzionato benissimo per un trentennio ..il cosidetto dagli economisti definito il Trentennio Felice che va dal dopoguerra dopo gli accordi di Bretton Woods sino alla fine degli anni ottanta )…poi subentro la crisi , l’imbottigliamento ..i Capitalisti Selvaggi ..stilarono quel testo di cui ho parlato “Crisis of Democracy” testo /manifesto della distruzione del modello economico sociale Keynes…per sostituirlo con il capitalismo neoliberista selvaggio e darwiano che conosciamo adesso ..anzi adesso siamo nella fase del capitalismo finanziario selvaggio…che porterà ad una tragica e dolorosa implosione/esplosione (ci aspettano tempi duri ) .

    Nei sistemi europei attuali non c’è un Keynes degenere perché è una fase di transizione al perfetto ordoneoliberismo di stampo germanico..(i lavori di distruzione sono in corso ) …Keynes è stato ucciso definitivamente con l’introduzione nelle Costituzioni del Pareggio di Bilancio.

    domanda: Quale sarebbe il Keynesismo degenere ??? a che Keynesismo si riferisce ?

    Il programma Keynesiano esposto dal MR è ottimo (puramente Keynesiano ..con aggiunte MMT che lo rendono anche migliore )

    Perché Marx: dal punto di vista delle analisi del sistema capitalista Marx è stato una pietra miliare (ottimo ) anche se in relazione con quel periodo storico (prima industrializzazione inglese della metà dell’ottocento ) ..ma le analisi di fondo son valide ancora oggi (certe cose da lui teorizzate si stanno per certi versi verificando adesso ..) …ma dal punto di vista delle “soluzioni” è stato un disastro totale in tutti i sensi. Mi spieghi perché dovremo riconsiderare Marx come “soluzione” economico /sociale /programmatica——->>> non basta il tragico disastro ove il marxismo è stato applicato nelle sue varie forme?…

    Per salvare il nostro sistema (per quanto riguarda l’Italia e l’eurozona ) l’unica soluzione fattibile e credibile è Keynes : cioè un capitalismo dal volto umano che poi alla fine finisce per non essere neanche più capitalismo.(vedasi le considerazioni dell’ottimo Galloni che parla di un nuovo fenomeno italiano di cui nessuno parla: imprese che lavorano e stanno in piedi con grossi sacrifici senza far profitti..imprenditori che mantengono l’impresa senza sostanziali classiche remunerazioni cioè : ” il profitto” …un sistema che sta in piedi con questa filosofia non è capitalista ..sta superando il capitalismo..perché il capitalismo è tale se è basato sul “profitto ” (da notare: sono circa 3milioni e mezzo le imprese che stanno in piedi senza profitto ..ed è per questo che l’Italia alla faccia dei tedeschi ancora non è crollata..) Il resto è tragedia .

  6. &&&
    6 marzo 2018 • 21:31

    e noo…c’è un imprecisione.

    Il primo partito è “La Coalizione di Centro Destra ” perché si è presentata separatamente ma in un “tuttuno”…quindi ha di gran lunga molti più seggi del m5s (credo un 40 seggi in più se non erro poi controllo )..il secondo è il M5s…(ed il primo come partito ). Ma il ragionamento va applicato in senso di “blocco”…ed i Blocchi son tre: 1)Centrodestra (Lega+Fratelli d’Italia + FI) …2)Movimento 5S 3) PD….e poi seguono i partitini.

    Quindi il vincitore è la La Coalizione ..con più seggi poi il M5stelle.

    Altre considerazioni..: Il Presidente Mattarella…deve partir da queste premesse…e cercar di dare la Presidenza a chi è più vicino numericamente in seggi alla maggioranza del 40 % di voti cioè alla Coalizione. Poi se la coalizione non trova alleati o persone che passano dalla sua parte (cambiacasacche per dirla in breve ) ed il M5s ..trova alleati…allora lo deve dare al M5s.

    MA I VINCITORI SONO “LA COALIZIONE” …

    Altro: il M5s ha espresso la parte più debole del paese…economicamente il SUD
    la la Coalizione (L+FdI+FI) che è un UNICA formazione politica e va considerata tale perché ha un programma condiviso sul quale hanno votato a maggioranza gli italiani…esprime la parte più forte è produttiva del paese..quella industrializzata e produttiva…che traina tutto il paese …quindi il POTERE.. va dato tendenzialmente per i motivi prima espressi al CENTRO DESTRA…è la logica conseguente, non si scappa. (io sono sardo quindi non lo dico per “nordismo” faccio parte di quella parte geografica economicamente debole ). Cosi funziona in politica.

    SOLO SE LA COALIZIONE DI CENTRO DESTRA NON TROVA ALLEATI …ALLORA VA DATO IL POTERE AL M5S.

    Ma stiamo scherzando: i vincitori numerici (40 seggi in più ) e più vicini al numero per governare (il 40 % ) ed espressione geografica dell’ Italia industrializzata e trainante economicamente tutto il resto della penisola …che vien messa da parte….e scavalcata…no no…non funziona cosi. Mattarella deve valutare tutto….”ponderando” tutto la situazione…

  7. Anita
    6 marzo 2018 • 21:38

    Chi non partecipa alle elezioni…senza che nessuno glie lo abbia proibito…cioè avendo il diritto riconosciuto di poter esercitare…e non va a votare…non contano nulla per loro stessa scelta: decidono gli altri per loro. Siete nulla per scelta. Dovete subire e accettare cio che gli altri decidono: è questa la vostra scelta….

    In democrazia se poi non vi sentite rappresentati da nessuna forza politica…dovete impegnarvi formare una Entità Politica e presentarvi alle elezioni…con le vostre argomentazioni.

    Funziona cosi in tutte le democrazie del mondo.

    Voi non contate per vostra scelta. E non ha colpa nessuno.

    Saluti

  8. Bruno
    7 marzo 2018 • 05:28

    L’astensione e’ un diritto legittimo, ma allo stesso tempo esplicitamente si accettano le decisioni fatte da altri. Il voto e’ una delle poche cose in cui il singolo individuo puo’ partecipare e fare la differenza. Personalmente considero il voto non solo un diritto ma anche un obbligo di assumersi le proprie responsabilita’ nella gestione della cosa pubblica.

    L’astensione puo’ avere un significato quando c’e’ un quorum da raggiungere e l’astensione e’ intesa a impedire tale raggiungimento, cosa non contemplata in caso di elezioni.

  9. roberto
    6 marzo 2018 • 22:24

    In linea teorica verissimo quello che scrive ma c’è un’altra chiave di lettura a proposito dell’astensione. Personalmente,astenendomi, ho detto al potere che non mi faccio ingannare dalle sue manfrine e dalle sue fiction.

  10. Giorgio
    7 marzo 2018 • 05:56

    Come ha elaborato questa conclusione, Anita?
    A quale testo sacro si è ispirata? In ciò assecondata da Bruno più sotto.
    Voi siete limitati intellettualmente perché incapaci di elaborare altre soluzioni, o voto o morte.
    Il sottoscritto invece molto tempo addietro ha avanzato una proposta alternativa al suffragio universale che ottiene l’unico risultato di opprimere e stressare una parte della popolazione, quella che non si trova in maggioranza ma dove sta scritto che quest’ultima sia dalla parte della ragione? Solo sul pallottoliere.
    Metaforicamente supponiamo che in un pollaio s’indicano votazioni democratiche su chi deve essere eliminato perché non produttore di uova, il risultato è scontato, bella democrazia!!!
    Io reputo che tutte le forze politiche rappresentate dai partiti attualmente presenti nello scenario parlamentare siano vissuti da persone carenti di acetilcotina conseguentemente incapaci di ampliare i propri orizzonti cognitivi.

  11. Anita
    6 marzo 2018 • 22:33

    Si ma il Giorgio diceva altro: cioè parlava di contare politicamente in quanto non votante. Io ho risposto che la sua voce non conta. Poi se ha deciso di esprimere una protesta semplicemente non votando , libero di farlo: ma non conta per sua scelta . Per “contare” bisogna seguire l’iter da me descritto. Diversamente deve adattarsi a ciò che altri decidono e fanno. Funziona cosi in tutto il mondo democratico.

  12. Anita
    7 marzo 2018 • 07:17

    Presenti quella sua “proposta” , si organizzi, convinca e riesca a portarla nella giusta sede istituzionale poi cerchi di convincere i votanti che è valida. Dopodiché la sottoponga al voto. Funziona cosi ovunque.

    Non mi ricordo chi ma qua stesso ho letto l’esempio del “sistema condominio”. Ecco calza benissimo come esempio: è libero di andarci o non andarci..ma se non ci va , le decisioni prese a maggioranza dagli altri saranno coercitive anche per chi non ha partecipato e non ha dato delega ad altri.

    Se decidono che bisogna far una certa spesa per certi lavori o non so cosa: lei dovrà metter la sua quota..piaccia o non piaccia. La democrazia a livello nazionale funziona allo stesso modo . Non si è trovato sinora un modo diverso e più efficace.

    E’ vero che è un sistema soggetto ad imbrogli, influenze, lobbysmo e che spesso non vien mantenuta la parola..ma questo è il riflesso della doppiezza umana. Doppiezza insita nell’uomo che si manifesta in tutti i frangenti dell’esistenza sociale , a maggior ragione nella politica che induce più di altri frangenti alla manipolazione disonesta.

    Eppure nonostante questi noti e dolorosi handicap , al momento non si è saputo o voluto elaborare un sistema migliore.

    Di fatto nei sistemi democratici conosciuti da noi comunque..la qualità della vita e del progresso al netto di tutti gli aspetti negativi è di gran lunga migliore di qualsiasi altro sistema sociale /politico presente e passato (monarchie , dittature, teocrazie , regimi vari dispotici ).

    La democrazia implica costante e continuo “impegno” dei cittadini, se questo viene a mancare , la doppiezza e la disonestà avanza e deteriora il sistema democratico tramite voto.

    Tutti i cittadini dovrebbero conoscere perfettamente la Costituzione e il sistema di voto, e l’educazione civica dovrebbe essere materia importante nelle scuole ed insegnata obbligatoriamente sin dalle elementari, in modo che i cittadini conoscano bene “il sistema” e siano interessati nel senso di controllo e gestione di chi ha il potere.

    In sintesi: tenere sempre il fiato sul collo ai politici eletti. Cosa che gli italiani non fanno e non fanno neanche altrove: da qui la furberia/tentazione/tradimento /disattesa delle aspettative / dei politici .

    Il non recarsi al voto come protesta , tranne alcuni specifici casi, è una cosa che non ha ne arte ne parte e favorisce solitamente proprio i politici disonesti. Il non votare è un voto al peggio.

  13. Anita
    7 marzo 2018 • 07:37

    Sono perfettamente d’accordo.

    Se non erro un interlocutore (&&&) criticava con argomenti che condivido il non voto /astensione, però poi teorizzava in senso positivo una sorta di “astensione attiva organizzata”, cioè diceva che se non si va alle urna per protesta ma organizzati politicamente in senso attivo , allora l’astensione di massa politicamente organizzata diventava un fattore positivo e interessante come arma di lotta al sistema corrotto.

    Mi dispiace , con tutto il rispetto, condivido tutto ciò che ha scritto in senso critico sull’astensione, ma questa nuova teoria sull’astensione politicamente attiva non la condivido affatto: mi sembra una cosa pericolosissima.

    Se non piace il quadro politico, si ci organizza e si presenta una nuova formazione politica cercando di convincere gli elettori. Altrimenti si distrugge la democrazia a danno di tutti.

  14. Giorgio
    7 marzo 2018 • 07:59

    Due punti della sua analisi li condivido, Anita, il primo quando sostiene che: “… non si è … voluto elaborare un sistema migliore.”, il secondo quando afferma: “Tutti i cittadini dovrebbero conoscere perfettamente la Costituzione e il sistema di voto, e l’educazione civica dovrebbe essere materia importante nelle scuole ed insegnata obbligatoriamente sin dalle elementari, in modo che i cittadini conoscano bene “il sistema” e siano interessati nel senso di controllo e gestione di chi ha il potere.”
    Quanto alla mia proposta l’ho avanzata anche in questa sede anni addietro, era circa il 2008 mica ieri, deve considerare che uno fa per uno.
    Come ho accennato sono per l’abolizione del suffragio universale. L’INPS sostiene che ci sono circa 136 tipologie di lavori, arti, professioni, quindi all’interno di ognuna di queste si nominerà un rappresentante che andrà in parlamento per svolgere la sua temporanea funzione legislativa/governativa per un impegno della durata massima di 4 anni senza tuttavia non offrire alla propria categoria la possibilità di sostituirlo anticipatamente se tenuto dalla stessa non all’altezza del proprio ruolo.
    Il rappresentante verrà retribuito in base alla sua personale dichiarazione dei redditi e sarà spesato durante il suo soggiorno a Roma. Quindi anziché 945 parlamentari se ne avranno 136, le sembra poco?
    Chi potrà lamentarsi di non essere stato degnamente rappresentato?
    Attualmente in parlamento esiste un’eccessiva pletora di avvocati che ritengo licenziati dagli atenei italiani in fattucchieria, ecco spiegato l’andazzo italiano, è come eleggere a direttore dietetico un pasticciere, le sembra una decisione avveduta?

  15. Giorgio
    7 marzo 2018 • 08:04

    Questo suo contro-commento, Anita, dimostra quanto poco lei conosca i regolamenti camerali, eppure precedentemente ha esortato all’obbligo di studiare Educazione Civica.

  16. &&&
    7 marzo 2018 • 17:00

    Si è vero …ho detto che il NON VOTO ATTIVO (e non passivo si badi bene….) può essere un ottimo strumento di lotta perché se c’è una scadenza elettorale..si presenta una formazione politica come tutte le altre (con lo stesso iter , firme , con il simbolo che so: “Partito dell’Astensione ” ) quindi in quanto regolare partito ha diritto alla visibilità mediatica al suo spazio televisivo etc etc..e quindi si fanno comizi ovunque come tutte le altre formazioni politiche…con un piccolo particolare: fa campagna politica ove invita tutti gli elettori a NON VOTARE a non recarsi neanche alle urne…ad NON VOTARE neanche il “Partito dell’Astensione” e quindi nella campagna elettorale si denuncia con dovizia di particolari il motivo per cui non bisogna votare …in modo che arrivi ovunque…e se questo riesce a convincere , per esempio…e a raccogliere consensi…se l’astensione elettorale è forte …crolla lo status quo partitico del momento , un parlamento con magari una maggioranza fatta di un complessivo di votanti del 20 % non ha forza propulsiva ..non ha senso : è delegittimato in partenza. Crollerebbe il sistema corrente e forzerebbe tutti ad indirizzarsi diversamente, a riformarsi. Ma ho aggiunto anche che una cosa del genere si potrebbe fare come “extrema ratzio ” cioè quando è evidente che il sistema non funziona più …dopodiché se non c’è il ricambio radicale …non resta che la rivoluzione dolorosa: cioè la rivolta (cosa che non bisogna mai augurarsi e bisogna cercar di evitare: trattasi di sangue che scorre ) …

    Oppure un altro modo è quello consigliato da alcuni: lasciar vuoti i seggi parlamentari non rappresentati dal voto: se ci son che so un 40 % di astenuti..il 40% dei seggi parlamentari deve restar vuoto…i parlamentari eletti devono veder ogni giorno il vuoto di quei seggi ed interrogarsi il perché..e il popolo idem deve ricordarsi che ci son 40 % di seggi vuoti…cioè che “” c’è qualcosa che seriamente non va”"………….l’assurdo invece è che tot% di votanti non votano …ma i seggi vengono riempiti tutti come se avessero votato tutti: non risponde al concetto di corretta democrazia.
    Sono invece totalmente contrario al Non Voto Passivo …perché mi sembra una scemenza bella e buona. (poco o niente efficace …anzi talvolta per non dire sempre ..pratica gradita alle parti politiche peggiori: il PD avrebbe gioito se ci fosse una maggiore astensione…perché delegittima tutto e nel delegittimare tutto il PD appare meno delegittimato di quel che sembra e magari anche con una porzione di percentuale in più ).

    A me non sembra che quel da me prima detto distrugga la democrazia: la fa apparire cosi comè è nelle sue potenzialità. Non la distrugge..da la possibilità a chi non ne puo più ,di organizzarsi per azzerare istituzionalmente attraverso campagna elettorale quella parte di malcontento che non vien rappresentato magari da un andazzo politico multipartitico ormai corrotto e ineficace…ed ovviamente andrebbe messo in atto quando è evidente che causa “marcio” le elezioni non producono cambiamento : allora dovrebbe scattare l’opzione del Non Voto Attivo…che se funziona costringere ad azzerare le classi politiche ed a far presentare nuovi soggetti con magari altre regole.

  17. roberto
    7 marzo 2018 • 10:41

    Sempre vero, teoricamente. Ma il sottoscritto è convinto che la democrazia sia finta, che maggioranza e opposizione siano le facce della stessa medaglia, che la legge elettorale sia il primo strumento per inficiare la volontà del popolo etc etc tec. E’ la mia opinione. Cmq tra pochi giorni la prossima e solita manfrina aprirà gli occhi a molti, almeno spero. I politici (tutti) sono solo i maggiordomi di qualcuno che sta nel’ombra. Il criminale Churchill scrisse a fine guerra che l’Italia non avrebbe mai avuto una sovranità. Basta andare a leggere e c’è dell’altro, naturalmente. Evidentemente i fatti del passato non insegnano nulla. Il referendum monarchia-repubblica fu truccato. Le elezioni del 1948 anche.
    buona giornata.

  18. Anita
    7 marzo 2018 • 12:49

    è vero: io ho letto i libri di Fasanella (non ho finito tutti i capitoli ma la “sostanza ” a sbalzi la ho letta ). Ove dice che l’Italia da sempre è sotto il controllo degli Inglesi.

    Tuttavia spazi per agire ce ne sono..e comunque con il non votare chi ci controlla trova il modo per controllarci ancor di più.

    Si adattano come l’acqua che scorre nelle insenature ad ogni situazione : la osservano e poi si comportano di conseguenza. Eppure insisto che spazi ce ne sono : anche per reagire elettoralmente.

    Ma non sono invincibile come erroneamente si lascia intendere , specie in un certo humus cosiddetto “complottista” un malato .

    Il rapporto fra Stati e fra potenze non è mai un rapporto di “amicizia” come si fa credere nel linguaggio di cortesia diplomatico e nelle relazioni /accordi tra Stati .

    Il rapporto fra Stati è “sempre” un rapporto di forza e di interesse camuffato con l’abito esteriore dell’amicizia , quindi rapporto che implica la sottomissione , noi abbiamo perso la guerra e quindi i vincitori ci tengono da sempre in una condizione di libertà “vigilata”..cioè siamo liberi ma poi nelle decisioni geopolitiche e decisioni strategiche “sostanziali ” e fondamentali decidono loro o “inducono” a decisioni a loro consoni.

    Ma poi con il tempo e con le opportunità tra i rapporti internazionali tutto questo può mutare..e bisogna servirsi di quel “margine” di libertà , che c’è, perché non la possono togliere del tutto, q per divincolarsi ed creare nuovi assetti e alleanze.

    Esempio: l’Italia non ha nessun interesse a far l’embargo alla Russia e neanche la Germania, eppure siamo costretti a farlo . Altro esempio: l’Italia non ha nessun interesse a ad andare in Nigeria per gli interessi dei Francesi , eppure lo abbiamo dovuto fare. Altro esempio: l’Italia non aveva nessun interesse a far la guerra alla Libia, eppure lo abbiamo dovuto fare. Funziona cosi. Ma poi con la circostanza buona a volte si coglie l’opportunità di divincolarci dal giogo. La guerra la abbiamo voluta noi e la abbiamo persa (seconda guerra mondiale ).

    Certa sudditanza è conseguente.

    E quindi Lei pensa che non andando a votare chi ci domina smette di farlo ?

    Bisogna stare al gioco e, stando dentro il sistema, cercar di divincolarsi . Funziona cosi . Non è vero che non ci son spazi di manovra, ce ne sono, ma bisogna lottare sempre e costantemente.

    Compito del singolo, della famiglia, della comunità a diversi livelli e del Paese come Nazione.

  19. roberto
    7 marzo 2018 • 16:08

    Mattei era nel sistema e Moro anche. Non si sono svincolati da nulla se non dalla propria vita (mi scuso per l’apparente cinismo). Credo che potremmo continuare a discutere per molto tempo, gentile signora. Ma siccome i presupposti sono diversi, non andremo da nessuna parte.
    Con simpatia.

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