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Il caso Attali: credito, per finanziare i viaggi dei migranti

Scritto il 17/7/18 • nella Categoria: segnalazioni Condividi Tweet

Conosciuto come l’eminenza grigia della politica francese dai tempi di Mitterand e noto per il suo ultraeuropeismo, Jacques Attali è l’uomo che ha scoperto Macron, presentandolo al presidente Hollande del quale è diventato consigliere. A lui viene attribuita la paternità di una frase molto esplicativa sul sentimento elitarista: «Ma cosa crede, la plebaglia europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?». Meno nota è invece un’altra affermazione dell’illustre economista, professore, finanziere e a lungo consigliere di fiducia dell’Eliseo: «La forma di egoismo più intelligente è l’altruismo». La filantropia, questo vezzo umanitarista che sembra contagiare gli uomini di maggiore successo, non ha risparmiato Jacques Attali, che nel 1998 fonda l’associazione no-profit Planet Finance. Certo, il nome tradisce un po’ da subito quello che dovrebbe essere il fine umanitario di questa organizzazione che opera in 60 paesi e offre servizi e consulenze di tipo finanziario, microfinanza per l’esattezza. Finita nell’occhio del ciclone per il trattamento economico “schiavistico” riservato agli stagisti cui si richiedevano requisiti di prim’ordine, la società cambia nome e diventa Positive Planet, evocando nel nome la positività del modello economico di cui si fa portatrice.
Tra i suoi obiettivi ci sono “l’inclusione economica, sociale e ambientale in tutto il mondo in modo sostenibile ed equo”. Come? Rendendo possibile l’accesso ai servizi finanziari da parte dei paesi più poveri. La sua mission è infatti quella di “combattere la povertà attraverso lo sviluppo della microfinanza”. Per realizzarla si serve di otto unità specializzate, compresa un’agenzia di rating di microfinanza. L’organizzazione è così efficiente da aver ricevuto un premio per l’80esima migliore Ong del mondo secondo il “Global Journal” nel 2013. Nello stesso anno ha realizzato un fatturato (chiffre d’affaires) di 2 milioni e 251.000 euro. Gli organi societari annoverano nomi di grande peso sul piano politico ed economico mondiale. Da Jacques Delors al ministro degli affari esteri dell’Oman, passando per partner di colossi della consulenza come Ernst & Young e Bain, fino al presidente di Microsoft International. Dulcis in fundo, il cofondatore di questa ramificatissima Ong è il bengalese Muhammad Yunus, il padre del microcredito moderno. Grazie all’appoggio di illustri sostenitori, come i Clinton e Bill Gates e con il sostegno della stessa Banca Mondiale, nei primi anni Ottanta creò in Bangladesh la Grameen Bank, un istituto finanziario che concedeva denaro alle persone più indigenti, impossibilitate ad avere accesso al credito.
Come già riscontrato in uno studio condotto sulla Cambogia, in cui analizzando la frequenza e le modalità di emigrazione della popolazione è emersa una correlazione diretta tra espansione del microcredito e aumento dei flussi migratori verso l’estero, anche qui i prestiti concessi si tramutarono in un incentivo all’emigrazione per la popolazione locale. Il Bangladesh è infatti paese di origine di circa un decimo dei migranti che ogni anno arrivano in Italia (oltre 10 mila nel solo 2017). Ed è proprio qui che è nato il business dei cosiddetti “migration loans”, i prestiti per finanziare i viaggi dei migranti, gestiti dalla Brac (Bangladesh Rural Advancement Commitee), leader nel settore e la più grande Ong al mondo, che opera anche in Asia e in Africa. Una commistione molto fruttuosa quella tra Ong, migranti e finanza, un vaso di Pandora ancora da scoperchiare del tutto e che ci riserverà incredibili sorprese.
(Ilaria Bifarini, “Ong, finanza e migranti: il caso Jacques Attali”, dal blog di Ilaria Bifarini del 27 giugno 2018).

Conosciuto come l’eminenza grigia della politica francese dai tempi di Mitterand e noto per il suo ultraeuropeismo, Jacques Attali è l’uomo che ha scoperto Macron, presentandolo al presidente Hollande del quale è diventato consigliere. A lui viene attribuita la paternità di una frase molto esplicativa sul sentimento elitarista: «Ma cosa crede, la plebaglia europea: che l’euro l’abbiamo creato per la loro felicità?». Meno nota è invece un’altra affermazione dell’illustre economista, professore, finanziere e a lungo consigliere di fiducia dell’Eliseo: «La forma di egoismo più intelligente è l’altruismo». La filantropia, questo vezzo umanitarista che sembra contagiare gli uomini di maggiore successo, non ha risparmiato Jacques Attali, che nel 1998 fonda l’associazione no-profit Planet Finance. Certo, il nome tradisce un po’ da subito quello che dovrebbe essere il fine umanitario di questa organizzazione che opera in 60 paesi e offre servizi e consulenze di tipo finanziario, microfinanza per l’esattezza. Finita nell’occhio del ciclone per il trattamento economico “schiavistico” riservato agli stagisti cui si richiedevano requisiti di prim’ordine, la società cambia nome e diventa Positive Planet, evocando nel nome la positività del modello economico di cui si fa portatrice.

Tra i suoi obiettivi ci sono “l’inclusione economica, sociale e ambientale in tutto il mondo in modo sostenibile ed equo”. Come? Rendendo possibile l’accesso ai servizi finanziari da parte dei paesi più poveri. La sua mission è infatti quella di “combattere la Jacques Attalipovertà attraverso lo sviluppo della microfinanza”. Per realizzarla si serve di otto unità specializzate, compresa un’agenzia di rating di microfinanza. L’organizzazione è così efficiente da aver ricevuto un premio per l’80esima migliore Ong del mondo secondo il “Global Journal” nel 2013. Nello stesso anno ha realizzato un fatturato (chiffre d’affaires) di 2 milioni e 251.000 euro. Gli organi societari annoverano nomi di grande peso sul piano politico ed economico mondiale. Da Jacques Delors al ministro degli affari esteri dell’Oman, passando per partner di colossi della consulenza come Ernst & Young e Bain, fino al presidente di Microsoft International. Dulcis in fundo, il cofondatore di questa ramificatissima Ong è il bengalese Muhammad Yunus, il padre del microcredito moderno. Grazie all’appoggio di illustri sostenitori, come i Clinton e Bill Gates e con il sostegno della stessa Banca Mondiale, nei primi anni Ottanta creò in Bangladesh la Grameen Bank, un istituto finanziario che concedeva denaro alle persone più indigenti, impossibilitate ad avere accesso al credito.

Come già riscontrato in uno studio condotto sulla Cambogia, in cui analizzando la frequenza e le modalità di emigrazione della popolazione è emersa una correlazione diretta tra espansione del microcredito e aumento dei flussi migratori verso l’estero, Positive Planet Forum, Attali a San Patrignano con Letizia Morattianche qui i prestiti concessi si tramutarono in un incentivo all’emigrazione per la popolazione locale. Il Bangladesh è infatti paese di origine di circa un decimo dei migranti che ogni anno arrivano in Italia (oltre 10 mila nel solo 2017). Ed è proprio qui che è nato il business dei cosiddetti “migration loans”, i prestiti per finanziare i viaggi dei migranti, gestiti dalla Brac (Bangladesh Rural Advancement Commitee), leader nel settore e la più grande Ong al mondo, che opera anche in Asia e in Africa. Una commistione molto fruttuosa quella tra Ong, migranti e finanza, un vaso di Pandora ancora da scoperchiare del tutto e che ci riserverà incredibili sorprese.

(Ilaria Bifarini, “Ong, finanza e migranti: il caso Jacques Attali”, dal blog di Ilaria Bifarini del 27 giugno 2018).

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6 Commenti

  1. Primadellesabbie
    17 luglio 2018 • 06:08

    L’ambiguità é un’arma potente, e pare indiscutibile che la sua utilizzazione, facendo apparire le cose, di volta in volta, dal lato più opportuno, sia la materia sulla quale si concentra principalmente l’impegno degli spin doctors, questi contemporanei ‘Macchiavelli dei poveri’, scatenati dal potere anacronistico che ci assedia con la regia di lugubri Attali, a forza di investire l’opinione pubblica con le loro subdole arti, hanno ottenuto di costringerla da attesa, esitante protagonista a disillusa spettatrice, a rifugiarsi nella ridotta più sguarnita e defilata in balia di angosce dimenticate, facile preda di mestatori di ogni risma.

  2. Diciamolo
    17 luglio 2018 • 07:57

    Diciamolo che Jacques Attali è ebreo, come pure George Soros e Carlo De Benedetti immigrazionisti della prima ora, diciamolo anche che sui canali mainstream gli immigrazionisti più presenti e fanatici sono ebrei come Roberto Saviano, Gad Lerner e David Parenzo, ecc…, come mai i canali mainstream non dicono mai niente sull’origine particolare di questa gente molto immigrazionista?

    Misteri della cabala, misteri guideo americani, misteri dei giornalisti lecchini….

  3. Gio rgio
    18 luglio 2018 • 19:00

    La notizia è datata, comunque ripetere giova.

  4. Wubbì
    17 luglio 2018 • 08:36

    Appunto , diciamolo

    ai vertici di tutte le forme in cui il mondialismo si è manifestato ( mondialismo inteso nel senso di collettivizzare la società in schiavi a vantaggio di un èlite privilegiata , in pratica versione evoluta del comunismo ) ci sono sempre loro.

    Con un distinguo però , che è bene non sottovalutare per non cadere in ulteriori trappole olocaustiche il termine “ebreo”.

    L’antico ebraismo è stato distrutto da Merenptah 1300 anni prima di Cristo , chi si è impossessato della loro religione e ne ha fatto una dottrina per arrivare a dominare l’umanita è un ceppo di (xxxxxx) originari di quello che oggi è l’attuale Kazakistan , che per semplificare si identificano e vengono identificati come sionisti.

  5. Diciamolo
    17 luglio 2018 • 08:52

    La risposta in dollaroni fruscianti.

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    By Michael Wilner

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    The US-Israel Security Assistance Authorization Act of 2018 authorizes a memorandum of understanding negotiated in 2016 between the two governments which will provide Israel with $38 billion in military aid between 2019 and 2028.

    http://www.informationclearinghouse.info/49836.htm

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