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“Progressisti” alle europee: Laura Boldrini, una garanzia

Scritto il 03/9/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

«Le prossime elezioni europee saranno una sfida tra due visioni del mondo. Che ne dite, se per sfidare la destra, i partiti progressisti rinunciassero ai propri simboli per dare vita a una lista unitaria nel segno dell’apertura e dell’innovazione?». Lei, Laura Boldrini, ha già pronto l’hashtag: #ListaUnitariaEuropea. A vederla così, l’ex presidente della Camera – politicamente defunta da tempo, e ora miracolosamente riportata in vita solo grazie al provvidenziale attivismo dell’Uomo Nero, cioè Matteo Salvini – fa venire in mente, ai progressisti (quelli veri, lontani anni luce dal Pd e dai suoi cespugli già appassiti) che in fondo è proprio vero, le prossime elezioni europee saranno realmente “una sfida tra due visioni del mondo”. E se sarà in campo anche lei, Laura Boldrini, per i progressisti sarà facilissimo scegliere: non certo tra “la destra” e “la sinistra”, categorie tragicamente archiviate dal pensiero unico della Seconda Repubblica, ma – appunto – tra oligarchia e democrazia, privatizzazioni e welfare, autoritarismo economico e diritti sociali, Disunione Europea e sovranità nazionale (non solo italiana, anche degli altri paesi europei che dovevano essere partner, e invece sono diventati spietati concorrenti grazie al feroce mercantilismo dell’establishment, che si rifugia sempre – per coprire i propri misfatti – nel cosmetico “politically correct” di cui è campionessa la signora Boldrini).
Per un progressista italiano – un sincero democratico – avere di fronte Laura Boldrini alle prossime elezioni europee sarebbe magnifico: un perfetto replay del funesto referendum costato la vita, politicamente, a Matteo Renzi, altro campione (scorrettissimo) del “politicamente corretto”. Che ghiotta occasione, per milioni di elettori: se molti di loro non saranno ancora pienamente convinti dall’ibrida alleanza gialloverde, a chiarir loro le idee provvederebbe all’istante Laura Boldrini, icona perfetta di tutto quello che in Italia ha smesso di funzionare – ma nel modo più subdolo, cioè evitando di farlo sapere agli italiani. L’erosione dei diritti del lavoro, la flessibilità del precariato, i tagli sanguinosi al welfare e alle pensioni, i ticket della sanità privatizzata. E in generale, tutto il paese regalato – a fette, a trance, a tonnellate – a imprenditori affamati di profitto, a capitali franco-tedeschi, a consorterie paramassoniche di origine atlantica che poi magari evitano di spendere soldi nella manutenzione dei beni ottenuti in omaggio, fino al punto da lasciar crollare – con morti e feriti – anche i viadotti autostradali. Chi c’era, a Palazzo Chigi, mentre tutto questo accadeva? Romano Prodi, Massimo D’Alema, Giuliano Amato. Un’ombra di autocritica, dal centrosinistra? Non pervenuta. In compenso, riecco Laura Boldrini.
Resuscita, la Boldrini – e con lei Martina e i gregari del Pd e dintorni, comparse di cui si stenta a ricordare i nomi – solo grazie al furore mediatico che si abbatte su Salvini, il quale insiste nel bloccare gli sbarchi dei migranti per mettere in difficoltà gli strozzini europei dell’Italia, per niente sicuro che il suo governo gialloverde riesca, in autunno, a disobbedire all’eterno diktat di Bruxelles riuscendo a finanziare almeno in parte la riduzione delle tasse, la riforma della legge Fornero, l’istituzione dello sbandierato reddito di cittadinanza. Tutte cose che suonano estremamente democratiche, persino “di sinistra” per usare l’obsoleto lessico boldriniano, visto che si tratterebbe che lasciare più soldi in tasca agli italiani. Ma appunto, non se ne parla: deve morire (sotto l’accusa di xenofobia) il primo governo che lavora per gli italiani, non a caso temuto e detestato dai poteri che tifano per Laura Boldrini e contro il popolo italiano. Che dire, ad esempio, del campione dei diritti umani Emmanuel Macron, devoto amico di Papa Bergoglio? E che dire del venerabile Günther Oettinger, secondo cui saranno “i mercati” a insegnare agli italiani come votare? A proposito: è stato proprio Oettinger a proporre a Strasburgo il disegno di legge che avrebbe imbavagliato il web, pochi mesi dopo la martellante campagna finanziata dalla stessa Boldrini contro le “fake news” della Rete. Che ticket formidabile, Boldrini-Oettinger: un invito a nozze, per gli elettori progressisti impegnati a scegliere, nella primavera 2019, tra “due visioni del mondo”.
Così come oggi Laura Boldrini non esisterebbe neppure più, senza Matteo Salvini, è una vera fortuna che l’ex presidente della Camera sia ancora in campo, in vista delle prossime europee: la sua candidatura avrà il potere, prodigioso, di motivare gli incerti. Tutto diventerà lampante: gli elettori avranno un’occasione d’oro per bocciare sonoramente, una volta per tutte, partiti e politicanti sedicenti progressisti, che hanno letteralmente assassinato ogni residua istanza progressista in Italia, ogni barlume di residuale democrazia. Sono gli infidi maggiordomi del rigore, i sacerdoti dell’austerity, i cavalieri del Fiscal Compact. Sono i farisaici notai del pareggio di bilancio inflitto all’Italia come una micidiale piaga biblica, da cui il paese non si è ancora ripreso – né potrà farlo, come noto, senza una robusta, radicale, rivoluzionaria sterzata. Una mareggiata, a livello europeo, con centinaia di milioni di elettori disposti a inviare a Bruxelles l’ultimo avvertimento: o si straccia il Trattato di Maastricht, che affida ai banchieri della Bce il governo del continente, o l’Europa salta per aria. Servirà un plebiscito, come quello che mandò a casa Renzi. E quindi servirà – più che mai – Laura Boldrini, a ricordare agli italiani come votare, per mandare finalmente a casa tutti gli Oettinger, i ladri, i bari e i professori del “politically correct” che ancora fanno la morale all’Italia, dopo averla razziata e affondata per conto dei soliti, potenti padroni stranieri.

«Le prossime elezioni europee saranno una sfida tra due visioni del mondo. Che ne dite, se per sfidare la destra, i partiti progressisti rinunciassero ai propri simboli per dare vita a una lista unitaria nel segno dell’apertura e dell’innovazione?». Lei, Laura Boldrini, ha già pronto l’hashtag: #ListaUnitariaEuropea. A vederla così, l’ex presidente della Camera – politicamente defunta da tempo, e ora miracolosamente riportata in vita solo grazie al provvidenziale attivismo dell’Uomo Nero, cioè Matteo Salvini – fa venire in mente, ai progressisti (quelli veri, lontani anni luce dal Pd e dai suoi cespugli già appassiti) che in fondo è proprio vero, le prossime elezioni europee saranno realmente “una sfida tra due visioni del mondo”. E se sarà in campo anche lei, Laura Boldrini, per i progressisti sarà facilissimo scegliere: non certo tra “la destra” e “la sinistra”, categorie tragicamente archiviate dal pensiero unico della Seconda Repubblica, ma – appunto – tra oligarchia e democrazia, privatizzazioni e welfare, autoritarismo economico e diritti sociali, Disunione Europea e sovranità nazionale (non solo italiana, anche degli altri paesi europei che dovevano essere partner, e invece sono diventati spietati concorrenti grazie al feroce mercantilismo dell’establishment, che si rifugia sempre – per coprire i propri misfatti – nel cosmetico “politically correct” di cui è campionessa la signora Boldrini).

Per un progressista italiano – un sincero democratico – avere di fronte Laura Boldrini alle prossime elezioni europee sarebbe magnifico: un perfetto replay del funesto referendum costato la vita, politicamente, a Matteo Renzi, altro campione Laura Boldrini(scorrettissimo) del “politicamente corretto”. Che ghiotta occasione, per milioni di elettori: se molti di loro non saranno ancora pienamente convinti dall’ibrida alleanza gialloverde, a chiarir loro le idee provvederebbe all’istante Laura Boldrini, icona perfetta di tutto quello che in Italia ha smesso di funzionare – ma nel modo più subdolo, cioè evitando di farlo sapere agli italiani. L’erosione dei diritti del lavoro, la flessibilità del precariato, i tagli sanguinosi al welfare e alle pensioni, i ticket della sanità privatizzata. E in generale, tutto il paese regalato – a fette, a trance, a tonnellate – a imprenditori affamati di profitto, a capitali franco-tedeschi, a consorterie paramassoniche di origine atlantica che poi magari evitano di spendere soldi nella manutenzione dei beni ottenuti in omaggio, fino al punto da lasciar crollare – con morti e feriti – anche i viadotti autostradali. Chi c’era, a Palazzo Chigi, mentre tutto questo accadeva? Romano Prodi, Massimo D’Alema, Giuliano Amato. Un’ombra di autocritica, dal centrosinistra? Non pervenuta. In compenso, riecco Laura Boldrini.

Resuscita, la Boldrini – e con lei Martina e i gregari del Pd e dintorni, comparse di cui si stenta a ricordare i nomi – solo grazie al furore mediatico che si abbatte su Salvini, il quale insiste nel bloccare gli sbarchi dei migranti per mettere in difficoltà gli strozzini europei dell’Italia, per niente sicuro che il suo governo gialloverde riesca, in autunno, a disobbedire all’eterno diktat di Bruxelles riuscendo a finanziare almeno in parte la riduzione delle tasse, la riforma della legge Fornero, l’istituzione dello sbandierato reddito di cittadinanza. Tutte cose che suonano estremamente democratiche, persino “di sinistra” per usare l’obsoleto lessico boldriniano, visto che si tratterebbe che lasciare più soldi in tasca agli italiani. Ma appunto, non se ne parla: deve morire (sotto l’accusa di xenofobia) il primo governo che lavora per gli italiani, non a caso temuto e detestato dai poteri che tifano per Laura Boldrini e contro il popolo italiano. Che dire, ad esempio, del campione dei diritti umani Emmanuel Macron, devoto amico di Papa Bergoglio? E che dire del venerabile Günther Oettinger, secondo cui saranno “i mercati” a insegnare agli italiani come votare? A proposito: è stato proprio Oettinger a proporre a Strasburgo il disegno di legge che avrebbe imbavagliato il web, pochi mesi dopo la martellante campagna finanziata dalla stessa Boldrini contro le “fake news” Oettingerdella Rete. Che ticket formidabile, Boldrini-Oettinger: un invito a nozze, per gli elettori progressisti impegnati a scegliere, nella primavera 2019, tra “due visioni del mondo”.

Così come oggi Laura Boldrini non esisterebbe neppure più, senza Matteo Salvini, è una vera fortuna che l’ex presidente della Camera sia ancora in campo, in vista delle prossime europee: la sua candidatura avrà il potere, prodigioso, di motivare gli incerti. Tutto diventerà lampante: gli elettori avranno un’occasione d’oro per bocciare sonoramente, una volta per tutte, partiti e politicanti sedicenti progressisti, che hanno letteralmente assassinato ogni residua istanza progressista in Italia, ogni barlume di residuale democrazia. Sono gli infidi maggiordomi del rigore, i sacerdoti dell’austerity, i cavalieri del Fiscal Compact. Sono i farisaici notai del pareggio di bilancio inflitto all’Italia come una micidiale piaga biblica, da cui il paese non si è ancora ripreso – né potrà farlo, come noto, senza una robusta, radicale, rivoluzionaria sterzata. Una mareggiata, a livello europeo, con centinaia di milioni di elettori disposti a inviare a Bruxelles l’ultimo avvertimento: o si straccia il Trattato di Maastricht, che affida ai banchieri della Bce il governo del continente, o l’Europa salta per aria. Servirà un plebiscito, come quello che mandò a casa Renzi. E quindi servirà – più che mai – Laura Boldrini, a ricordare agli italiani come votare, per mandare finalmente a casa tutti gli Oettinger, i ladri, i bari e i professori del “politically correct” che ancora fanno la morale all’Italia, dopo averla razziata e affondata per conto dei soliti, potenti padroni stranieri.

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Tag: #ListaUnitariaEuropea, Atlantia, austerity, autocritica, autoritarismo, autostrade, Autostrade per l'Italia, banche, Bari, bavaglio, Bce, Benetton, Bibbia, Bruxelles, Camera, centrosinistra, concorrenza, cosmetica, Costituzione, crollo, democrazia, destra, diktat, diritti, diritti sociali, diritti umani, disastro, disinformazione, Disunione Europea, dogma, economia, elettori, elezioni europee, élite, Elsa Fornero, Emmanuel Macron, establishment, Europa, europee, fake news, ferocia, fiscal compact, flat tax, flessibilità, Francia, Genova, Germania, Giuliano Amato, governance, governo gialloverde, Gunther Oettinger, hashtag, ideologia, infrastrutture, italiani, Jorge Mario Bergoglio, ladri, Laura Boldrini, lavoro, Lega, Legge Fornero, Leu, Liberi e Uguali, M5S, maggiordomi, mainstream, manutenzione, massacro sociale, Massimo D'Alema, massoneria, Matteo Renzi, Matteo Salvini, Maurizio Martina, media, mercantilismo, mercati, migranti, misfatti, mondo, morale, movimento 5 stelle, nazione, neoliberismo, oligarchia, padroni, Palazzo Chigi, Papa Francesco, paramassoneria, pareggio di bilancio, Parlamento Europeo, partiti, paura, Pd, pensiero unico, pensioni, plebiscito, politica, politically correct, potere, precari, privatizzazioni, profitto, progressisti, rapina, reddito di cittadinanza, referendum, religione, Rete, rigore, rivoluzione, Romano Prodi, sangue, sanità, sbarchi, Seconda Repubblica, simboli, sinistra, sociale, soldi, sovranità, stranieri, Strasburgo, tagli, tasse, teologia, ticket, Trattato di Maastricht, Twitter, Ue, Unione Europea, Uomo Nero, Usa, usura, Vaticano, viadotto Morandi, visione, web, welfare, xenofobia

9 Commenti

  1. redfifer
    3 settembre 2018 • 11:28

    Che dovrebbe fare la Boldrini? Motivare gli incerti? Quali incerti, per caso quelli che volevano andare a votare ma visto chi si presenta rimarranno sicuramente a casa, pur di non trovarsi deflorati alle prossime elezioni? Mi sa proprio di SI!

  2. TheTruthSeeker
    3 settembre 2018 • 11:40

    “Dobbiamo aprirci al futuro”, di Laura Boldrini.

    “..L’immigrazione va regolata, gestita, non subita. Ma non va neppure vissuta come una minaccia. Abitiamo un mondo globale, in cui circolano liberamente i capitali, le merci e le informazioni. I migranti sono l’elemento umano della globalizzazione, l’avanguardia del mondo futuro. Presto sarà normale nascere in un Paese, crescere in un altro, lavorare in un altro ancora. Non dobbiamo avere paura di questo. Dobbiamo aprirci al futuro. Siamo ancora un Paese provinciale. Gli italiani parlano poco le lingue. I media trascurano quanto accade all’estero. Invece dobbiamo occuparcene. Perché ci riguarda. Perché le decisioni si prendono sempre meno dentro i confini nazionali e sempre più in Europa e negli organismi multilaterali.“

    Commento: si faccia aprire lei dagli extracomunitari musulmani e lo faccia non solo a parole ma anche con i fatti in prima persona, la maggior parte del popolo italiano non lo farà mai nè a parole e nè con i fatti perché nell’inconscio colletivo storico del popolo italiano c’è un rifiuto totale di tutto ciò che è musulmano e nero e che anche gli assomiglia, insomma, la dominazione araba in una parte della penisola italiana ci fu secoli addietro e la liberazione costò lacrime e sangue e quindi a chi piace masochisticamente farsi dominare da gente del genere che nulla ha a che spartire con il popolo italiano vada a vivere da quelle parti e non rompa mai più i coglioni, altrimenti prima o poi un Benito salta fuori e stavolta sarà subito molto più violento perché dalla sua avrà fin dall’inizio un popolo davvero furente.

  3. Primadellesabbie
    3 settembre 2018 • 12:16

    Mah!

    Non ne sono convinto, “La qualunque” é sempre in agguato ed il trionfalismo prematuro non promette niente di buono. Tutti hanno la tendenza a vedersi al centro del mondo (e a varare il ‘loro’ main stream).

    Non mi sembra difficile rovesciare la tendenza, specie se il governo attuale persevera nel non fare nulla per liberarci dalle mille assurdità ed imposizioni arbitrarie quotidiane (perché un italiano deve pagare la TV nella bolletta dell’elettricità, perché ha l’obbligo di intrattenere un rapporto, costoso e frustrante, con una banca, ecc. ecc. ecc.), tenendoci sospesi ai grandi problemi che chissà se potranno mai essere affrontati.

    Siete sicuri che la Boldrini sia tanto vituperata? Quante volte (ad es.), con una predichetta diramata con tempismo, i preti hanno modificato all’ultimo momento l’esito delle elezioni.

    E la rozzezza utile a conservare la fedeltà di un determinato elettorato, e la protervia a voler imporre un film clamorosamente taroccato non giocano certo a favore nei tempi lunghi (persino Goebbels faceva qualche riflessione prima delle sparate).

  4. Wubbì
    3 settembre 2018 • 12:57

    Ci sono due possibilità : o chi ha scritto questo articolo ha voluto deliberatamente prendere per il culo chi lo avesse letto oppure è uno scherzo.

    Non voglio nemmeno lontanamente pensare che credesse in ciò che ha scritto … a tutto c’è un limite

  5. Gio rgio
    3 settembre 2018 • 18:46

    Come si possa ancora ospitare certi personaggi per me è incomprensibile, dovrebbero essere stati consegnati definitivamente all’oblio. Solo a vederli in foto mi promuovono conati.

  6. Drup
    4 settembre 2018 • 21:06

    Che formidabile ticket! La Boldrini porta la sua Lista Unitaria Europea (LUE) e Oettinger porta la sua birra (Oettinger Bier). Come far di tutto per essere totalmente stracciati ed avere il pretesto di poter dire che i popoli europei (in particolare gli Italiani) sono tutti ignoranti poiché fanno vincere i populisti. Preghiamo affinché la Boldrini rimanga il più possibile in politica e porti presto all’estinzione la Sinistra accoglionista e globalista.

  7. TheTruthSeeker
    3 settembre 2018 • 12:55

    Integrazione di carattere storico.

    “Gli arabi in Sicilia e nel Sud Italia”

    https://cronologia.leonardo.it/storia/anno827a.htm

  8. Wubbì
    3 settembre 2018 • 14:11

    Fretta cattiva consigliera … in realtà è molto ironico … sorry

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