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Sapelli: Brexit, l’Ue verso l’abisso. E la Germania ci stupirà

Scritto il 20/11/18 • nella Categoria: idee Condividi Tweet

Ancora Brexit: è una disgregazione che pare non finire mai. Il governo inglese entra in una crisi profonda, che secondo lo storico dell’ecomomia Giulio Sapelli esprime bene quello che sta lentamente minando le basi socio-politiche dell’Europa, e da cui forse il Regno Unito non ha fatto in tempo a salvarsi. La deflazione secolare, scrive Sapelli sul “Sussidiario”, va di pari passo con la disgregazione delle subculture politiche europee, e ciò conduce all’emersione dei “cacicchi”, i capetti che già esistevano nei partiti, ma «erano messi in sonno dalla pesantezza dei legami territoriali e dal modello “rank and file” dell’organizzazione della partecipazione politica di massa». Ora quest’ultima ha trasformato il suo volto «per la digitalizzazione crescente delle relazioni virtuali», e così «l’angoscia politica si condensa non più nella ribellione oppure nell’astensione di massa, ma nell’emersione – appunto – dei capi politici solitari, alveolari». Sapelli li chiama “caciqui” citando Joacquin Costa, studioso dell’oligarchia spagnola di inizio Novecento. Ciò che caratterizza il “cacicco”, avverte Sapelli, è la lotta di tutti contro tutti, la battaglia in solitudine con pochi fedeli.
Ora anche nel Regno Unito, continua Sapelli, la lotta è tra “Re nani”, che combattono da soli l’un contro l’altro armati: “Siamo ancora troppo succubi dell’Unione Europea, dobbiamo difendere i nostri territori”, gridano. E via di seguito, con le cantilene che conosciamo bene e che sono l’essenza del “nazionalismo dei poveri” e delle borghesie nazionali, opposte alle borghesie “vendidore”, mercantiliste. Di fronte a questo fenomeno, l’Europa «non tenta di costruire una via di uscita», aprendo le porte al dialogo, ma al contrario «si veste invece come una Erinni sempre in battaglia e scrive una bozza di trattato “in deroga”, ossia dà vita a un nuovo trattato di centinaia di pagine che ancor più infiamma gli animi dei “brexiters” e scalda il cuore degli scopritori delle ataviche virtù». Il tutto «mentre la crisi economica europea e mondiale avanza», e Mario Draghi «interpreta bene le paure nordamericane per una crisi europea senza fine». Infatti, la fine del Quantitative easing e il rialzo dei tassi, attesi invariati almeno fino a tutta l’estate 2019 – dice Draghi – potrebbero essere rimessi in discussione già a partire da dicembre a causa di un aumento meno mercato dei prezzi rispetto alle aspettative.
«L’inflazione nell’Eurozona continua a oscillare intorno all’1% e deve ancora mostrare una tendenza al rialzo convincente», aggiunge Draghi. E quindi, deduce Sapelli, l’addio al Qe è rimandato. Il consiglio della Bce ha anche notato che «le incertezze sono aumentate». Solo a dicembre, con le nuove previsioni disponibili, la banca centrale sarà «in grado di fare una piena valutazione». Per Sapelli, si tratta di segnali assai chiari. Sul “Financial Times” il responsabile del centro studi della Deutsche Bank, David Folkerts-Landau, invoca «con parole inconsuete» una sorta di benevolenza, da parte dell’Ue, nei confronti dell’Italia: una nazione, dice, con un avanzo primario sempre attivo, una forza nel risparmio privato assai notevole e una situazione industriale tra le più invidiabili. «Evidentemente – annota Sapelli – il peso della crisi profonda in cui versa Deutsche Bank ispira le parole del capo dell’ufficio studi, che invia un messaggio chiaro ed eloquente ai falchi nazionalisti ordoliberisti polacchi e dell’Europa centrale, che non vedono l’ora di contendersi il primato di co-attori nella lotta che si sta scatenando nel sistema europeo nel tramonto del potere condizionante prevalente tedesco».
Un tramonto che, secondo Sapelli, rischia di lasciare l’Europa senza un ancoraggio preciso. E se Berlino non è allegra, non ride nemmeno Parigi: «Anche la stella di Macron decade, e la pulsione imperiale della Francia – come hanno dimostrato le vicende libiche, che devono essere lette in stretta congiunzione con quelle europee – la trascinerà sempre più verso il dominio africano anziché nel cuore del suo destino europeo, che non può che essere antitedesco per una coazione a ripetere che è anche la salvezza dell’Europa, impedendo in tal modo un solo dominatore». Le conseguenze? Le abbiamo appena viste, dice Sapelli: ordoliberismo e deflazione. La Brexit? E’ un evento tragico, «che avviene tuttavia senza una tragedia che si rappresenti per quello che è: una catastrofe». Prevale invece «uno sbadiglio, il non assumersi tutte le responsabilità, un non cogliere il dramma di un abbandono definitivo dell’Europa da parte della patria culturale dell’umana libertà, della common law». Secondo Sapelli, «non si può continuare a far finta di niente e considerare la vicenda Brexit un incidente della storia», quando invece «è una vera e propria rivelazione della storia europea e dei limiti che ha qualsivoglia sua tentazione federalista o funzionalista come quella che le élites tecnocratiche hanno perseguito nell’ultimo mezzo secolo».
E’ sempre lui, il Novecento, «quel secolo che non finisce mai». E’ alle spalle, «e che ora si chiude con il distacco della nazione più civile del globo terracqueo». Se sfidate, la tradizione e la storia si ribellano, sostiene Sapelli, citando Edmund Burke, umanista britannico del Settecento. «E dinanzi a tale ribellione che ricorda l’Ira dei miti, che, come dice la Bibbia, quando si rivela è terribile, dinanzi a tutto ciò la Commissione Europea si accanisce sull’Italia e discute di quanti errori si sarebbero fatti consentendo a essa un grado di “flessibilità” troppo elevato, emanando una condanna dei governi precedenti e non solo dell’attuale esecutivo italiano». Secondo Sapelli «non hanno fatto i conti – i Commissari vassalli — con la paura che sta invadendo l’Imperatore tedesco, che fa parlare ora i suoi banchieri e che forse si prepara a una mossa imprevista, per difender certo il suo impero, ma anche l’Europa, o meglio ciò che dell’Europa rimarrà dopo il dominio del neofiti dell’ordoliberismo che riescono a far peggio dei loro capi». In altre parole: «La crisi tedesca si avvicina, e allora si comprenderà veramente sul crinale di quale abisso siamo giunti. E la Germania ci stupirà».

Ancora Brexit: è una disgregazione che pare non finire mai. Il governo inglese entra in una crisi profonda, che secondo lo storico dell’ecomomia Giulio Sapelli esprime bene quello che sta lentamente minando le basi socio-politiche dell’Europa, e da cui forse il Regno Unito non ha fatto in tempo a salvarsi. La deflazione secolare, scrive Sapelli sul “Sussidiario”, va di pari passo con la disgregazione delle subculture politiche europee, e ciò conduce all’emersione dei “cacicchi”, i capetti che già esistevano nei partiti, ma «erano messi in sonno dalla pesantezza dei legami territoriali e dal modello “rank and file” dell’organizzazione della partecipazione politica di massa». Ora quest’ultima ha trasformato il suo volto «per la digitalizzazione crescente delle relazioni virtuali», e così «l’angoscia politica si condensa non più nella ribellione oppure nell’astensione di massa, ma nell’emersione – appunto – dei capi politici solitari, alveolari». Sapelli li chiama “caciqui” citando Joacquin Costa, studioso dell’oligarchia spagnola di inizio Novecento. Ciò che caratterizza il “cacicco”, avverte Sapelli, è la lotta di tutti contro tutti, la battaglia in solitudine con pochi fedeli.

Ora anche nel Regno Unito, continua Sapelli, la lotta è tra “Re nani”, che combattono da soli l’un contro l’altro armati: “Siamo ancora troppo succubi dell’Unione Europea, dobbiamo difendere i nostri territori”, gridano. E via di seguito, con le cantilene Junckerche conosciamo bene e che sono l’essenza del “nazionalismo dei poveri” e delle borghesie nazionali, opposte alle borghesie “vendidore”, mercantiliste. Di fronte a questo fenomeno, l’Europa «non tenta di costruire una via di uscita», aprendo le porte al dialogo, ma al contrario «si veste invece come una Erinni sempre in battaglia e scrive una bozza di trattato “in deroga”, ossia dà vita a un nuovo trattato di centinaia di pagine che ancor più infiamma gli animi dei “brexiters” e scalda il cuore degli scopritori delle ataviche virtù». Il tutto «mentre la crisi economica europea e mondiale avanza», e Mario Draghi «interpreta bene le paure nordamericane per una crisi europea senza fine». Infatti, la fine del Quantitative easing e il rialzo dei tassi, attesi invariati almeno fino a tutta l’estate 2019 – dice Draghi – potrebbero essere rimessi in discussione già a partire da dicembre a causa di un aumento meno mercato dei prezzi rispetto alle aspettative.

«L’inflazione nell’Eurozona continua a oscillare intorno all’1% e deve ancora mostrare una tendenza al rialzo convincente», aggiunge Draghi. E quindi, deduce Sapelli, l’addio al Qe è rimandato. Il consiglio della Bce ha anche notato che «le incertezze sono aumentate». Solo a dicembre, con le nuove previsioni disponibili, la banca centrale sarà «in grado di fare una piena valutazione». Per Sapelli, si tratta di segnali assai chiari. Sul “Financial Times” il responsabile del centro studi della Deutsche Bank, David Folkerts-Landau, invoca «con parole inconsuete» una sorta di benevolenza, da parte dell’Ue, nei confronti dell’Italia: una nazione, dice, con un avanzo primario sempre attivo, una forza nel risparmio privato assai notevole e una situazione industriale tra le più invidiabili. «Evidentemente – annota Sapelli – il peso della crisi profonda in cui versa Deutsche Bank ispira le parole del capo dell’ufficio studi, che invia un messaggio chiaro ed eloquente ai falchi nazionalisti Theresa Mayordoliberisti polacchi e dell’Europa centrale, che non vedono l’ora di contendersi il primato di co-attori nella lotta che si sta scatenando nel sistema europeo nel tramonto del potere condizionante prevalente tedesco».

Un tramonto che, secondo Sapelli, rischia di lasciare l’Europa senza un ancoraggio preciso. E se Berlino non è allegra, non ride nemmeno Parigi: «Anche la stella di Macron decade, e la pulsione imperiale della Francia – come hanno dimostrato le vicende libiche, che devono essere lette in stretta congiunzione con quelle europee – la trascinerà sempre più verso il dominio africano anziché nel cuore del suo destino europeo, che non può che essere antitedesco per una coazione a ripetere che è anche la salvezza dell’Europa, impedendo in tal modo un solo dominatore». Le conseguenze? Le abbiamo appena viste, dice Sapelli: ordoliberismo e deflazione. La Brexit? E’ un evento tragico, «che avviene tuttavia senza una tragedia che si rappresenti per quello che è: una catastrofe». Prevale invece «uno sbadiglio, il non assumersi tutte le responsabilità, un non cogliere il dramma di un abbandono definitivo dell’Europa da parte della patria culturale dell’umana libertà, della common law». Giulio SapelliSecondo Sapelli, «non si può continuare a far finta di niente e considerare la vicenda Brexit un incidente della storia», quando invece «è una vera e propria rivelazione della storia europea e dei limiti che ha qualsivoglia sua tentazione federalista o funzionalista come quella che le élites tecnocratiche hanno perseguito nell’ultimo mezzo secolo».

E’ sempre lui, il Novecento, «quel secolo che non finisce mai». E’ alle spalle, «e che ora si chiude con il distacco della nazione più civile del globo terracqueo». Se sfidate, la tradizione e la storia si ribellano, sostiene Sapelli, citando Edmund Burke, umanista britannico del Settecento. «E dinanzi a tale ribellione che ricorda l’Ira dei miti, che, come dice la Bibbia, quando si rivela è terribile, dinanzi a tutto ciò la Commissione Europea si accanisce sull’Italia e discute di quanti errori si sarebbero fatti consentendo a essa un grado di “flessibilità” troppo elevato, emanando una condanna dei governi precedenti e non solo dell’attuale esecutivo italiano». Secondo Sapelli «non hanno fatto i conti – i Commissari vassalli — con la paura che sta invadendo l’Imperatore tedesco, che fa parlare ora i suoi banchieri e che forse si prepara a una mossa imprevista, per difender certo il suo impero, ma anche l’Europa, o meglio ciò che dell’Europa rimarrà dopo il dominio del neofiti dell’ordoliberismo che riescono a far peggio dei loro capi». In altre parole: «La crisi tedesca si avvicina, e allora si comprenderà veramente sul crinale di quale abisso siamo giunti. E la Germania ci stupirà».

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17 Commenti

  1. Roberto
    20 novembre 2018 • 06:38

    Quanti oracoli e sapientoni.

    Ma nessuno che ammette che il sistema è ed é sempre stato un sistema che si basa sull’arricchire pochi e mai lo era stato come ora.

    Un sistema che vive di ullusioni e inquinamento fino ad arrivare ai software truccati per vendere ciminiere di auto che inquinano.

    Un sistema in cui le perdite sono pubbliche in ogni caso e a ogni costo e i profitti privati e per pochi.

    Un sistema fatto di clientelismi, favoritismi e, spesso incapaci inadeguati ai ruoli che si ricoprono.

    Un sistema che vede adirittura banche blasonate coninvolte con cartelli della droga messicane nel ripulire soldi sporchi.

    E potrei continuare.

    E ora abbiamo intere classi di OPINIONISTI DI PROFESSIONE che invece di lavorare come tutti hanno capito che é meglio farsi mantenere mentre si diffondono perle di saggezza sterili.

    Ma andate a lavorare va CHE AVETE ROTTO LE @@.

  2. Monia De Moniax
    20 novembre 2018 • 07:01

    Bravissimo Roberto ! Molto molto più bravo di me…che in modo confuso ho pensato le stesse cose…
    Rassegna Stampa in tv rai 1 e 3. I menestrelli ammerda che che ci vomitano notizie achazzo da mane a sera, oggi, verso le H 06:00 hanno fatto passare lo “spread” dai 322 scritti ai 324 orali nel giro di 2 minuti. Chi ci dice che, mentendo sullo spread, non siano gli untori del terrorismo ueordoliberista di giovè? In ogni caso, NON possiamo PERMETTERE che la Nostra Nazione, non voglio dire Patria ché sembra un trans, venga minacciata e terrorizzata dal gioco d’azzardo quale è la “borsa”, una bisca infame, una mortifera “slot machine”, un gioco delle re carte cravattaro, assai peggiore delle vannamarchiate televisive ! Sarà vero che Salvini si voglia rimettere con il somariere cavalcato da tajanì con l’accento sulla i solo perché GIUSTAMENTE il M5S pensa che i “termoincneritori” esistenti sono più che sufficienti e preferiscano investire i NOSTRI SOLDI sulle Persone anziché sui cattedralineldesertari industrialetti del Nord? Allora NON E? intelligente ! La Dignità Nazionale ci indica la Strada: resistere all’eu.capestro. Se non siamo “caporali” quqquaraqua è il Nostro Momento ! Urge una lunga nuotata nella REALTA’ o affoghiamo nella SPECULAZIONE il tanto vituperato gioco d’azzardo che ha rovinato MIGLIAIA di famiglie in Italia ed altrove….REALTA’ REALTA’ REALTA’.

  3. Gio rgio
    20 novembre 2018 • 07:38

    Se Sapelli giunge alla conclusione che la perfida Albione sia il faro della civiltà: “«e che ora si chiude con il distacco della nazione più civile del globo terracqueo». devo dedurre che non sia mai stato nell’Union Jack, diversamente potrebbe propormi un esempio, dico uno, di cosa intenda come civiltà dei britannici.
    Forse io non ci vedrò bene ma non ne ho visto alcuno in tutto il regno di Elisabetta II e non mi riferisco solo alle Isole ma a tutto il Commonwealth. E’ forse l’attuale sindaco di Londra esempio di civiltà? Ma mi faccia il piacere!!!!!!!

    I geni che hanno sempre unito i popoli sono andati contro la filosofia popolare che recita: “non si può fare di tutta l’erba un fascio” dimostrando così la loro insussistenza di sensibilità ed intelligenza, si può aggiungere altro?

  4. Gio rgio
    20 novembre 2018 • 07:49

    Non sono d’accordo né con Roberto né con Monia, conserva un qualche senso sparare sul mucchio?
    Anche voi due fate di ogni erba un fascio.

  5. Primadellesabbie
    20 novembre 2018 • 09:49

    In ogni realtà, quando si dispone di sole persone mediocri, é buona regola stare fermi, lasciare tutto come sta e giace, con i pregi e i difetti che ci sono, perché qualsiasi cambiamento nasconde una serie di rischi legati alla bassezza umana, sempre sorprendente, da sommare a quelli consueti.

    Il dopoguerra aveva prodotto qualche leader politico di spessore, scomparsi quelli tutto il sistema ha iniziato il declino, nascosto e mascherato dai vari boom economici che si sono susseguiti (e dai problemi nelle relazioni sociali che hanno portato con sé), finché la politica si é dissolta ed é rimasta solo la parte contabile dell’economia.

    Godiamoci l’Europa dei ragionieri!

  6. Renato Idoni
    20 novembre 2018 • 10:47

    Una Unione Europea costruita sull’economia era un fallimento ab origine, troppe differenze tra le economie nazionali, che oltre tutto fanno riferimento ad un passato coloniale che, nonostante le apparenze, prosegue. Troppa la voglia di eliminare un paese che nonostante i problemi, disturbava le economie dominanti d’europa, ovviamente occorrevano dei servi per condurre il paese nell’unione, l’illusione che potesse funzionare un Europa costruita su un progetto (Delors-Prodi) mostra oggi i suoi limiti, l’Italia ha rinunciato per anni ad una ECONOMIA, il saccheggio dei LANZICHENECCHI che oggi viene perpetrato sulle economie mediterranee ne e’ la dimostrazione, l’inghilterra con la brexit si e’ chiamata fuori, ovviamente dopo aver condotto NOI idioti nell’europa del fallimento, qui ognuno ha pensato per se, mai stata un Europa Unita, solo una dominazione Bancaria, meglio FINANZIARIA, con la City a far da giudice ed una RELIGIONE ECONOMICA che portava automaticamente all’eresia, ma anche al ROGO PUBBLICO come per la GRECIA, oggi l’imbecillita’ di una classe di EUROCRATI arretrati culturalmente e pezzenti in termini morali ed etici, ci porta all’annichilamento dell’UNIONE ed al FALLIMENTO delle economie, una FEDERAZIONE era auspicabile, UNIRE implica sempre una forma di colonialismo, esercitato dai territori a piu ricchi che sottraggono risorse monetarie ai piu’ deboli, questo era l’EURO ed e’ l’EURO, COLONIALISMO IMPERIALE, un’Europa nata sulle peggiori basi lasciate dal 1800 ad oggi, non puo’ che FALLIRE.

  7. TheTruthSeeker
    20 novembre 2018 • 10:58

    “Nessuna pena per lo UK: ha voluto gabbare tutti, ma ha esagerato”

    19 novembre 2018

    Gli esperti stanno studiando in dettaglio i cavilli dell’accordo. Uno degli elementi più scottanti per Londra è lo status sui generis dell’Irlanda del Nord che continuerà ad osservare i requisiti dell’UE per conservare una frontiera privilegiata con la Repubblica irlandese. Inoltre, altro punto dolente è il fatto che la Gran Bretagna continuerà ad essere obbligata a pagare delle quote nel bilancio dell’UE nonostante non potrà più formalmente prendere decisioni riguardo ad esso.

    Tuttavia Londra non ha possibilità di fare marcia indietro e non è un caso che Teresa May abbia dichiarato di fronte al Parlamento di negare categoricamente un secondo referendum sulla Brexit. Questo potrebbe sembrare strano dato che il malcontento nella società britannica è elevato e che, secondo i sondaggi, al momento gli euro-ottimisti avrebbero molte più possibilità di vittoria.

    Questo involontariamente riporta alle numerose e recenti previsioni secondo cui il partito al potere, che sosteneva l’adesione del Paese dell’UE, probabilmente ignorerà i risultati del referendum.

    Proseguimento:

    https://it.sputniknews.com/politica/201811196814551-Nessuna-pena-per-lo-UK-ha-voluto-gabbare-tutti-ma-ha-esagerato/

    In breve, fare gestire un accordo importante da chi voleva lo status quo vigente in precedenza non porta quasi mai un cambio di passo davvero sostanziale.

  8. TheTruthSeeker
    20 novembre 2018 • 11:23

    “La Brexit? E’ un evento tragico, «che avviene tuttavia senza una tragedia che si rappresenti per quello che è: una catastrofe». Prevale invece «uno sbadiglio, il non assumersi tutte le responsabilità, un non cogliere il dramma di un abbandono definitivo dell’Europa da parte della patria culturale dell’umana libertà, della common law». “, Giulio Sapelli, economista.

    A occhi molto meno atlantisti e più che badano al sodo la Brexit ha invece tutte le sembianze di una forma di “MOMENTO POLANYI” in versione britannica.

    IL SOVRANISMO E IL MOMENTO POLANYI di Roberto Pecchioli.

    16 novembre 2018

    http://www.accademianuovaitalia.it/index.php/cultura-e-filosofia/filosofia/6997-momento-polanyi-e-sovranismo

    In breve, quando oltre alla turbo finanza della City anche la UE rompe le palle al popolo britannico e allora il popolo britannico si ribella, gabbato in casa propria già una volta dalle elites britanniche, gabbato una seconda volta fuori casa dalle elites della UEE e allora appunto poi il popolo britannico si è rotto le palle e la maggior parte di loro ha votato per il “Leave”, ora invece a quanto pare, con questo accordo che non fa gli interessi di coloro che avevano votato “Leave”, le elites britanniche vogliono gabbare il popolo britannico per la terza volta.

    NB “Momento Polanyi”, la reazione della società, delle comunità, dei popoli e degli Stati al predominio asfissiante del mercato cosiddetto “autoregolato”.

  9. TheTruthSeeker
    20 novembre 2018 • 11:36

    Integrazione al post precedente.

    Perché una società neoliberista non può sopravvivere.

    Torniamo ancora una volta a occuparci dell’approccio teorico all’ideologia neoliberista. T.J. Coles, ricercatore presso il Cognition Institute dell’Università di Plymouth ( UK ) e autore di diversi libri, tra cui Human Wrongs (2018, Iff Books), in questa analisi critica sostiene, sulla base di una serie di studi socio-psicologici, che le politiche neoliberiste portano alla distruzione della società e hanno come risultato una situazione di caos ed anarchia diffusi, da cui solo pochi possono trarre vantaggio, ma che in ultima istanza porta all’autodistruzione della civiltà così come la conosciamo. In questo contesto, l’inversione di tendenza che si afferma con sempre più forza a livello globale è incoraggiante. Tuttavia è necessario conoscere e capire i fenomeni attuali per poter combattere il declino sociale dell’egoismo e utilitarismo di politiche di austerità ultra-liberiste.

    T.J. Coles, 25 ottobre 2018

    Proseguimento

    http://vocidallestero.it/2018/11/02/perche-una-societa-neoliberista-non-puo-sopravvivere/

  10. Enrico
    20 novembre 2018 • 16:52

    Gentile admin di Libre idee,
    chiedo chi ha scritto questo post: http://www.libreidee.org/2018/11/sapelli-brexit-lue-verso-labisso-e-la-germania-ci-stupira/
    e cosa intendeva ottenere scrivendo “la Germania vi stupirà”, visto che a quanto ho letto proprio da altri articoli di questo blog, pare abbia falsificato i bilanci tedeschi coprendo un deficit del 287% … che è qualcosa di MOSTRUOSO rispetto all’Italia.
    Chiedo spiegazioni!

    grazie.

    Enrico

  11. Enrico
    20 novembre 2018 • 17:00

    “Un’Unione Europea costruita su una MONTAGNA DI BALLE sarebbe crollata comunque anche senza bisogno di far saltare la Deutsche Bank a colpi di derivati fin troppo rischiosi anche per lo stesso CEO!
    senza contare che, solo per gli utenti più svegli, nel film “THe Big Short” c’è un punto – alla fine – con una frase molto chiara… che mi spaventa parecchio….

    “nel 2015, several large banks began selling billions in something called a “bespoke tranche opportunity”. Wich, according to Bloomberg News, is just another name for a CDO!”

    BUT NOONE IS PAYING ATTENTION!

    The Big Short: https://www.youtube.com/watch?v=Bu2wNKlVRzE

  12. SALVATORE
    20 novembre 2018 • 17:22

    https://www.facebook.com/photo.php?fbid=2246701632020718&set=pb.100000427103784.-2207520000.1542730904.&type=3&size=940%2C899

  13. TheTruthSeeker
    20 novembre 2018 • 17:23

    @Enrico

    L’ ha scritto Giulio Sapelli:

    https://www.ilsussidiario.net/news/economia-e-finanza/2018/11/17/scenario-sapelli-con-larrivo-della-crisi-la-germania-ci-stupira/1808020/

    A parte questa indicazione del riferimento originario, l’articolo in questione sembra essere funzionale all’articolo immediatamente successivo:

    Magaldi: Pd senza idee progressiste, non lo salverà Minniti Libreidee

    in particolare sembra essere funzionale alla sua conclusione:

    “Ci vorrebbe un partito progressista – non il Pd di Minniti e Renzi, Martina e Zingaretti. Neoliberismo e privatizzazioni? Dominio dell’élite imposto a suon di dogmi da un soggetto che ci si ostina a chiamare “l’Europa”? Oggi, ripete Magaldi, la prima cosa che dovrebbe fare l’Italia è questa: proporre una Costituzione Europea democratica, con un governo europeo finalmente eletto dall’Europarlamento votato dagli elettori. Lontano anni luce da idee come queste, restano i Lothar e gli Zingaretti a contendersi i rottami del fu Pd.”, Gioele Magaldi.

    Insomma, Sapelli scongiura la disunione europea e Magaldi subito dopo ripropone la sua idea di nuova unione europea, quindi pericolo scongiurato, mission accomplished!

    NB già in precedenza ho scritto dei post sulle ragioni per le quali fior di economisti ritengono non possibile in alcun modo che la nuova unione europea come quella suggerita da Magaldi possa funzionare, se ho tempo li ripropongo, ma comunque basterebbe solo riportare i risultati di uno studio essenziale fatto in passato che arriva alle stesse conclusioni intuitive di tanta gente a digiuno di macroeconomia ma dotata di buon senso comune.

  14. Gio rgio
    20 novembre 2018 • 17:57

    Enrico, scorre mai il sole 24h?
    I lurchi non taroccano solamente il controllo dei fumi di scarico delle automobili ma praticamente tutto.
    Tanto le dovevo.

  15. Roberto
    20 novembre 2018 • 18:41

    Rimango dell’idea che oggi non essendoci lavoro si cerca di fare rendere IL NULLA.

    IL NULLA di idee, IL NULLA dei numeri dei mercati, IL NULLA è come un cane che si morde la coda… un po’ di movimento lo crea, un po’ di polvere che annebbia la vista dei partecipanti anche, un po’ di rumore…ma la sostanza non cambia.

    Esattamente come i mercati su migliaia di titoli fan girare la GIOSTRA senza andare da nessuna parte…

    Il prezzo rimane quello per anni e lustri, qualche movimento seppur falso riesce a portare via soldi ai gonzi, le commissioni e le tasse fanno il resto…il cane continua a rincorrersi la coda. Poi ogni tanto scatta una richiesta fondi, un ADC, un delisting… una cordata di capitani coraggiosi che brucia miliardi pubblici… mentre il cane si rincorre la coda… in fondo si crea lavoro DAL NULLA. Scarseggiando il lavoro vero immagino sarà sempre più realtà IL NULLA.

  16. aiccor
    20 novembre 2018 • 19:34

    ENRICO, COSA VUOLE DIRE BESPOKE?

  17. Gio rgio
    20 novembre 2018 • 20:08

    aiccor, mi meraviglio di lei! Come fa a non conosce il dzongkha.
    Se si vuole partecipare alla vita del blog non basta conoscere l’italiano.

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