Einaudi rifiuta Saramago: “Diffama Berlusconi”
Ampia risonanza, in Italia e non solo, sta suscitando la decisione di Einaudi di non pubblicare l’ultimo libro del grande scrittore José Saramago, “Il quaderno”, nel quale il premio Nobel portoghese, abitualmente pubblicato in Italia dallo Struzzo, formula giudizi brutali sul premier Silvio Berlusconi, cui si riconduce la proprietà dell’Einaudi. L’editrice si difende: non pubblicherà il libro non perché anti-berlusconiano, ma perché semplicemente diffamatorio, a prescindere dall’identità del politico preso di mira da Saramago. Che comunque in Italia sarà ugualmente pubblicato: dall’altra editrice torinese, Bollati Boringhieri, che dichiara di non temere querele.
«Visto che sono pubblicato in Italia da Einaudi, di proprietà di Berlusconi, gli avrò fatto guadagnare qualche soldo», scrive Saramago nel suo ultimo libro, già uscito in Portogallo e Spagna con il titolo “Il quaderno”. Ebbene no, scrive Mario Baudino su “La Stampa”: la previsione dell’ottantaseienne Nobel per la letteratura questa volta è sbagliata. «Einaudi non guadagnerà né perderà una lira, perché non pubblicherà. Rifiutato».
«Non c’è stato nemmeno un tentativo di “censura”, non sono state esercitate pressioni, non si è neppure discusso se cambiare questa o quella pagina», afferma Baudino. «Semplicemente, spiegano dalla casa editrice, sarebbe stato imbarazzante dover magari rispondere in tribunale di frasi come “nella terra della mafia e della camorra che importanza può avere il fatto provato che il primo ministro sia un delinquente?”».
Il libro nasce dal blog dello scrittore, nel quale Saramago paragona Berlusconi e Catilina schierandosi con Paolo Flores D’Arcais e Andrea Camilleri, che sul quotidiano spagnolo “El Pais” hanno auspicato una «catarsi collettiva che risvegli il civico agire nella parte migliore della società italiana», sostenendo apertamente Antonio Di Pietro nell’attuale contesa politica.
«Saramago usa la sciabola, e non solo per quanto riguarda l’Italia», scrive Baudino, che rileva come non sempre lo scrittore portoghese centri il bersaglio, e cita «un indignato articolo sull’influenza suina ripreso col copia e incolla dal “Guardian” e finito – a sua firma – anche su “Repubblica”. Sul blog si è poi scusato – aggiunge Baudino - ammettendo il pasticcio».
La pagina su Berlusconi poteva rappresentare un problema molto più serio, spiega allo stesso Baudino l’agente di Saramago, Jordi Roca: «L’ho fatto notare agli editori interessati, perché noi non abbiamo le competenze per valutarne l’impatto legale in Italia». Il libro, aggiunge Roca, sarà pubblicato un po’ dovunque, dalla Germania all’Inghilterra, ma «all’estero la situazione è ovviamente diversa».
Secondo il suo agente, lo scrittore è perplesso e deluso: «Si chiede se sia veramente questa la ragione del rifiuto. Può darsi che semplicemente il libro all’Einaudi non sia piaciuto. Gli piacerebbe se ne discutesse». Non si parla però di rottura con la casa editrice: «Dobbiamo vedere. Il nuovo romanzo non è ancora pronto: prima deve uscire in Portogallo; poi decideremo. Però è stato molto contento che altri editori italiani abbiano manifestato tanto interesse».
Dal canto suo, l’Einaudi si affida a un comunicato. «Si tratta di una questione che abbiamo affrontato direttamente con José Saramago, all’insegna della grande amicizia e stima che c’è da molti anni fra la casa editrice e uno dei suoi autori più rappresentativi», precisa. Lo Struzzo spiega di aver deciso di rinunciare alla pubblicazione di ”O caderno” perché, fra molte altre cose, in esso si dice che Berlusconi è “un delinquente”. «Si tratti di lui o di qualsiasi altro esponente politico, di qualsiasi parte o partito, l’Einaudi si ritiene libera nella critica ma rifiuta di far sua un’accusa che qualsiasi giudizio condannerebbe».
Si assisterebbe a un processo davvero paradossale: e lo Struzzo non nasconde «il non trascurabile dettaglio che l’Einaudi è di proprietà di Berlusconi». Sarebbe allora «grottesco» che la casa editrice «si facesse convocare in giudizio per diffamazione dalla sua proprietà con la certezza di venire condannata». Non lo si pretende da nessuna azienda, da nessun quotidiano, da nessun periodico, indipendentemente dalle parti politiche in gioco, aggiunge l’editrice torinese. «Lo si chiede di tanto in tanto all’Einaudi. Ne prendiamo atto».
Sembra di leggere un filo di irritazione, rileva Baudino, soprattutto in quel «di tanto in tanto», che potrebbe riferirsi a episodi recenti. «Il premio Nobel – scrive Dino Messina sul “Corriere della Sera” – non sa che altre opere di critica a Berlusconi sono state rifiutate da Einaudi, dalle poesie politiche postume di Giovanni Raboni al “Duca di Mantova” di Franco Cordelli, sino al “Corpo del Capo” di Marco Belpoliti, che l’autore ha preferito pubblicare da Guanda».
«Belpoliti, che è un autorevole consulente Einaudi – racconta Baudino su “La Stampa” - ammise di aver cambiato sigla editoriale perché in via Biancamano gli avevano chiesto di vedere il libro finito prima di firmare il contratto, cosa per lui non abituale, dati i rapporti con la casa editrice». Secca la replica di Ernesto Franco, direttore dell’Einaudi: «Belpoliti, libero e prolifico, è libero di pubblicare dove vuole». Lo stesso vale per Saramago.
Il “Quaderno” del grande scrittore portoghese uscirà per Bollati Boringhieri, a fine anno, dove il comitato scientifico «non si è fatto problemi», scrive Baudino. «Saramago è un autore che esercita una critica esplicita e radicale», osserva il filosofo Giacomo Marramao, che per Bollati si è occupato del libro. «È una delle grandi voci eretiche del nostro tempo. La si può condividere o meno, ma è impossibile mettere in discussione il coraggio della parola. E poi nel “Quaderno” non parla solo di Berlusconi: il suo è un discorso molto più ampio, dedicato al nostro presente, non un pamphlet politico».
Bollati – domanda sempre Baudino – sta dunque preparandosi la difesa per un eventuale tribunale? «Guardi che Saramago ha spesso destato forti polemiche», risponde Marramao. «Pensi a quella sulla religione, quando scrisse “Il Vangelo secondo Gesù”. La sua è un’invettiva, certo. Un’alta invettiva. Dobbiamo riabituarci all’invettiva».
A differenza dell’Einaudi, la Bollati Boringhieri dichiara di non temere querele: «Le parole sono lì per essere contestate, ma non rinchiudiamoci nello spazio giudiziario», dice ancora Marramao. «Come dice il mio amico Beniamino Placido, si querela solo chi ti accusa di aver sgozzato un vecchietto a Torino nel giorno e nell’ora esatti in cui ti trovavi in Australia».
Libertà degli autori, libertà degli editori. La questione resta ovviamente molto controversa. «E’ uno struzzo, quello di Einaudi, che non ha mai messo la testa sotto la sabbia», scrisse Norberto Bobbio. E se l’oppositore antifascista Saramago riuscì a scampare per miracolo alle galere portoghesi del dittatore Salazar, oggi il giovane italiano Roberto Saviano vive blindato per aver osato sfidare la camorra. E il suo bestseller, “Gomorra”, è pubblicato dalla Mondadori, ammiraglia editoriale italiana, di proprietà di Silvio Berlusconi.