Lupi nella nebbia: Usa-Kosovo, l’impero dell’eroina
Il Kosovo? Un narco-Stato, dove l’ex Uck – nata come esercito di liberazione anti-serbo e ora alleata con la ‘ndrangheta calabrese – si trova al centro di un network criminale internazionale, sotto la tacita protezione degli Usa. L’eroina arriva dall’Afghanistan e, una volta a Pristina, viene smistata sul mercato europeo. L’eroina e non solo quella: i clan mafiosi al governo del Kosovo campano anche di altri business pericolosi, armi e persino traffico di organi. Lo denuncia il primo libro-inchiesta pubblicato in Italia a 10 anni dalla “liberazione” del Kosovo: un’indagine giornalistica esemplare, che illumina una realtà sconvolgente, che le autorità fingono di ignorare.
«La nostra inchiesta – afferma Giuseppe Ciulla, autore del reportage insieme a Vittorio Romano – prova come per 10 anni l’amministrazione dell’Onu in Kosovo ha prodotto solo miseria e povertà, legittimando inoltre una classe dirigente legata a doppio filo alla criminalità organizzata: lo provano rapporti segreti di Intelligence, che abbiamo scoperto e deciso di pubblicare». Giornalisti freelance e collaboratori di svariate trasmissioni della Rai, Ciulla e Romano hanno scavato sotto la superficie dell’ufficialità, scoprendo verità imbarazzanti. «La mafia vuole la nebbia, come i lupi»: la frase, pronunciata da un poliziotto di Mitrovica, fotografa la situazione: è proprio la “nebbia” dell’indeterminatezza quella nella quale si muovono i “lupi”, i nuovi signori del Kosovo: sono gangster internazionali contro cui l’Onu è impotente, perché godono della protezione americana.
Il libro parte dal 1999, con l’intervento della Nato e i 78 giorni di bombardamento sulla Serbia per “liberare” quella che, per Belgrado, era solo una provincia meridionale dell’ex Jugoslavia. Col ritiro delle truppe serbe si insedia l’Onu, che ristabilisce l’ordine, ricostruisce strade, governa la giustizia e, con la forza di 14.000 soldati, amministra una regione grande quanto l’Abruzzo. Dieci anni, nei quali le Nazioni Unite – con funzioni di polizia militare – hanno provato, in teoria, a debellare la più grande piaga del Kosovo: il crimine organizzato. Risultato? «Tutti gli attuali leader del Kosovo sono dei mafiosi, appartengono a dei clan che trafficano in eroina, in organi addirittura», dice Romano. Secondo un rapporto citato nel libro, l’ex premier Ramush Haradinaj è il più importante trafficante di eroina del Paese.
C’è un’enorme scia di sangue che sotto l’amministrazione Onu ha coinvolto tutta la politica kosovara: sono morti tutti i testimoni dei processi contro Ramush Haradinaj ma anche contro altri esponenti. Un pentito, Nazim Blaca, già alle dipendenze dei servizi segreti del partito del premier Hashim Thaçi, si è auto-accusato di 17 omicidi politici: attentati, bombe e agguati mirati, sotto gli occhi dell’Onu e della Nato. Dopo anni di «gestione ultra-fallimentare», l’Onu ha formalmente ceduto il controllo alla missione europea Eulex, composta da 2.000 operatori, tra giudici e poliziotti, con il compito di debellare i clan. Due anni dopo il bilancio è magro: una sola inchiesta, sui ministri dei trasporti, già pressoché arenata.
«Chi ha provato a fare indagini serie è stato bloccato dalle Nazioni Unite», dice un rapporto dell’Osce, che denuncia «pressioni fortissime» da parte dei vertici Onu: non solo nei confronti dei giudici locali, ma anche degli stessi magistrati delle Nazioni Unite incaricati, in teoria, si investigare sul crimine organizzato. «In particolare – spiega Ciulla – venivano bloccate le indagini sensibili, a carico dei più importanti politici kosovari, dal primo ministro in giù». Un esempio? Sami Lushtaku, già combattente Uck e poi sindaco di Skenderaj, villaggio dell’area di Mitrovica. Prima del 1999, per gli Usa, era nella “black list” dei terroristi. Ma visto che Washington aveva bisogno di alleati per l’operazione di terra, hanno riabilitato l’Uck.
Problema: la milizia kosovara si autofinanziava attraverso la vendita di eroina, armi e organi. «Questa pratica – afferma Ciulla – è continuata anche una volta che il Kosovo è stato “liberato” attaverso l’intervento della Nato». Così, l’ex sindaco Sami Lushtaku ora «gira impunemente, minaccia di morte i giudici e nessuno lo arresta». Vengono ordinate delle perquisizioni, «ogni volta bloccate dagli alti vertici delle Nazioni Unite». Per la popolazione albanese del Kosovo, gli ex combattenti restano eroi: «Per noi prima viene Dio, ma subito dopo l’Uck», dicono gli albanesi commossi davanti alle tombe di Meje, dove il 27 aprile 1999 i serbi trucidarono centinaia di civili innocenti. «Il nostro non è un libro contro gli albanesi – dicono Ciulla e Romano – ma semmai contro l’Occidente, che si è affidato alla peggiore criminalità kosovara».
La domanda di fondo è: perché? «Perché per 10 anni l’Onu ha chiuso gli occhi di fronte al crimine organizzato kosovaro e perché ha messo i boss al potere?». I due reporter dicono di non avere «una risposta sicura al 100%», ma un’idea se la sono fatta: il “numero due” delle Nazioni Unite, spiegano, è sempre stato un americano, col potere di bloccare le inchieste. «Nel libro pubblichiamo e-mail che dovevano restare riservate: rivelano le pressioni dei “numeri due” dell’Onu in Kosovo per bloccare i processi». In questo momento, proprio il Kosovo ospita una delle più grandi basi militari americane fuori dai confini. «Non sappiamo cosa facciano dentro questa base, non ci si può avvicinare». Però un dato è certo: «E’ stato fatto un accordo con la parte peggiore degli assassini mafiosi, trafficanti di eroina. Li abbiamo messi al potere in cambio di qualcosa».
(Il libro: Giuseppe Ciulla e Vittorio Romano, “Lupi nella nebbia – Kosovo: l’Onu ostaggio di mafie e Usa”, JacaBook, 151 pagine, 14 euro).
ma voi tutti questi informazioni li avete presi dai serbi siccurmente!perche il mondo dice tutt’altro ,per la guerra di kossovo sa pure un bambino cosa era la causa della guerra cioe pulizia etnica , volevano far sparire i kossovari dall kossovo ,per tutto l’oro che ce in kossovo e per l’oddio che hanno da seccoli verso i kossovari di etnia albanese , cmq appogiare serbia vuol dire appogiare il terrore e il razzismo io ho letto il vostro libro pero ci sono un sacco di cose che avete scritto senza senso ,avete scrito cose che sono provato cn le prove cosa che contradiscie il vostro libro e pcmq il fatto che premieer thaci sto anno e il candidato per i nobel dimostra tutto alteo di quella che avete scrito voi contradiscono il vostro lih