Fu il nord a sdoganare la mafia, con l’Unità d’Italia
Si festeggia l’Unità d’Italia, ma la storia del Risorgimento va riscritta da cima a fondo: «Per forza, se vogliamo cominciare, almeno dopo 150 anni, a unire questo Paese, in cui il popolo viene ritenuto bambino, immaturo, incapace di sopportare la verità sul Risorgimento, su Portella delle Ginestre, sulla strategia della tensione, sugli anni di piombo, sulla nascita delle fortune di Berlusconi. Un Paese che racconta menzogne sulla sua nascita e vive mentendo a se stesso. Quelle menzogne lo stanno dividendo; forse, in modo irreparabile». Reduce dal grande successo del bestseller “Terroni”, il giornalista Pino Aprile fa un’analisi impietosa dell’Italia, intervistato dalla scrittrice Lara Cardella.
Meridione, uguale mafie: le cosche hanno attecchito al Sud perché mancava lo Stato o, al contrario, proprio grazie al nuovo Stato unitario? Aprile non ha dubbi: «Le mafie sono figlie e alleate di questo Stato. Sono state usate per favorire la conquista del Sud e continuano ad esserlo per tenerlo oppresso. Lo diceva già Salvemini, quasi un secolo fa». E poi, aggiunge Aprile alludendo a Vittorio Mangano, lo “stalliere” di Arcore, «siamo l’unico Paese al mondo dove il capo del governo elegge a suo eroe un mafioso pluriomicida». Battute a parte, l’amara realtà dice che il Giappone si è risollevato in cinquant’anni dopo la catastrofe dell’atomica, mentre il Mezzogiorno d’Italia è ancora sottoviluppato dopo 150 anni.
«Il Sud non rinasce – sostiene Aprile – perché colonia interna di una economia che della divisione Nord-Sud si nutre, da essa è nata, su di essa si regge. Una politica che va avanti da un secolo e mezzo, con la condanna del Sud a una dote infrastrutturale tanto inferiore a quella del resto del Paese; con le Ferrovie che investono e costruiscono solo al Nord (ma anche con i soldi del Sud), dove si spendono cifre da scandalo mondiale per l’alta velocità mentre un capoluogo di Provincia, Matera, attende ancora la stazione ferroviaria; si tagliano linee (ci sono mille chilometri di ferrovia in meno, rispetto a prima della seconda guerra mondiale) e ci vogliono 16 ore e mezzo per fare 400 chilometri. E così per le autostrade, le strade, i porti, le scuole, le università».
Pino Aprile non è tenero con la Lega Nord, il cui fortissimo consenso ritiene dipenda «dall’egoismo e dalla paura di perdere il proprio livello di vita, dalla convinzione che il Sud rubi ricchezza al Nord (è vero il contrario)», ma anche «dall’infezione razzista» che secondo Aprile è stata «avviata scientemente da Bossi e complici», ansiosi di «trovare un nemico per fare politica», svanita la minaccia sovietica. Nonostante i pericoli denunciati, lo scrittore mostra fiducia nella conoscenza della «vera storia comune»: una rilettura onesta dell’origine dell’Italia potrebbe «mettere in crisi i pregiudizi» e promuovere una politica fondata «su valori universali, non tribali e razzisti».
Il Meridione, insiste Lara Cardella, si sente sempre inferiore. Perché? «Perché ha perso: è stato invaso, ha preso le armi ma è stato sconfitto, ha cercato la vera unità e la parità nell’ideale del Paese unico», come Liborio Romano e i garibaldini meridionali. Tutti loro hanno perso, dice Pino Aprile: «Il primo morì di crepacuore quando scoprì che il Sud che aveva consegnato a Garibaldi veniva trattato da terra conquistata, da preda, e i secondi, dopo essere stati usati, furono dimessi d’autorità, con la liquidazione di 31 scudi, uno più di Giuda; il Sud ha cercato di costruire un Paese unico ed equo con la sapienza e la politica dei Giustino Fortunato, che morì disilluso».
Dopo la sconfitta, la fuga: l’estrema scelta del vinto. Subito dopo l’Unità d’Italia «emigrarono, per la prima volta nella storia del Mezzogiorno, in 20 milioni: il Sud è una terra vinta e il Nord esercita la razzia del vincitore». Curioso, annota la Cardella, che «i leghisti più razzisti» siano quasi sempre meridionali emigrati o loro figli. «L’emigrato – risponde Aprile – deve scegliere fra la sua identità di sconfitto e perdente (che abbandona, andandosene) e quella del vincitore, forte, rassicurante: passa dall’altra parte. E deve sottolineare questo distacco da quel che era, frapponendo la maggiore distanza possibile fra quel che ritiene di essere diventato e quel che non vuole essere più».
Pino Aprile confessa di aver sempre guardato alla Lega Nord con preoccupazione: «Mi ha fatto paura da subito. Non ho mai pensato che fosse un fenomeno folcloristico, ma non pensavo che crescesse tanto. I greci dicevano che gli dei fanno impazzire quelli che vogliono perdere. Questo paese ha perso la testa. E l’anima. Diventa sempre più brutto, in mano a un pugno di razzisti, mafiosi e loro mignotte». E chi sono i “terroni” oggi? «I vinti», risponde Aprile senza esitazioni. «E quelli che potranno riportare il Paese alla ragione, insieme ai non-leghisti e ai leghisti per ignoranza, disposti a mutare il loro agire, dopo aver saputo come stanno davvero le cose».
I migliori del Nord, profetizza lo scrittore, aiuteranno i meridionali a sconfiggere la mafia («ricordo che il meridionalismo nacque settentrionale, specie lombardo»), mentre i migliori del Sud «aiuteranno i settentrionali a liberarsi del razzismo e dell’economia nordica collusa con la mafia», come le cronache recenti ormai dimostrano in modo drammatico. «Ho un nipote – conclude Aprile – e mi rifiuto di pensare che debba vivere in un’Italia peggiore di quella che tocca alla mia generazione. Per colpa nostra» (info: www.megachipdue.info).
150 anni dall’unità d’Italia in pratica tre sole generazioni ..i nostri bisnonni hanno preso parte a questo grande evento..chi a favore chi contro..chi a favore per una Repubblica chi a favore purtroppo per i re..che quest’ultimi hanno solo fatto morire MILIONI di persone nelle due Guerre Mondiali e distruzione..ma non solo nelle due guerre anche prima..come nel sacco “moti” di Genova contraria ad i regnanti..dove furono mandati a bombardare stuprare uccidere bambini donne..rapinare..saccheggiare Chiese le truppe dei BERSAGLIERI del Generale La Marmora che Genova ricorda,( tali documenti di viltà sono presso l’Archivio di Stato di Biella oltre che a Genova ) Il Comune di Genova ha messo una una targa a ricordo del 1849 su quanto Genova dovette subire dai Bersaglieri Sabaudi..la targa del sacco di Genova è posta in Piazza Corvetto a fronte della statua di vittorio emanuele secondo nel 2008 dove si può leggere:
NELL’APRILE 1849 LE TRUPPE DEL RE DI SARDEGNA VITTORIO EMANUELE II AL COMANDO DEL GENERALE
ALFONSO LA MARMORA SOTTOPOSERO L’INERME POPOLAZIONE GENOVESE A SACCHEGGI BOMBARDAMENTI
E CRUDELI VIOLENZE PROVOCANDO LA MORTE DI MOLTI PACIFICI CITTADINI AGGIUNGENDO COSì ALLA FORZATA ANNESSIONE DELLA REPUBBLICA DI GENOVA AL REGNO DI SARDEGNA DEL 1814 UN ULTERIORE
MOTIVO DI BIASIMO AFFINCHè CIò CHE è STATO TROPPO A LUNGO RIMOSSO NON VENGA DIMENTICATO.
“Il Comune di Genova pose”
Ora in Italia ha vinto la Repubblica..in fin dei conti i Genovesi hanno vinto sui piemontesi sabaudi..ed i re finiti per sempre ..EVVIVA la REPUBBLICA ! Morando
Morando
Posso riassumere il pensiero su quello che dice Pino Aprile con una sola parola ” Demenziale “
non è che puoi lanciare il sasso e nascondere la mano. su,prova ad argomentare la tua opinione,se ne hai effettivamente una.