Archivio del Tag ‘antichità’
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1439: perché la Cina cedette a Firenze la via dell’America?
In cambio di che cosa, esattamente, i cinesi “cedettero” alla famiglia Medici l’accesso all’America, nel 1439? Se lo domanda Nicola Bizzi, nella trasmissione web-streaming “Il Sentiero di Atlantide”, sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”, di Gianluca Lamberti. Cioè: la Cina e l’America a Firenze, mezzo secolo prima dell’impresa ufficiale di Cristoforo Colombo? Sembra una storia surreale. Ma del resto, c’è qualcosa di più surreale del Green Pass e del regime di segregazione cui è sottoposta l’Italia, da quasi due anni, in virtù della più grande “pandemia di asintomatici” della storia dell’umanità? Sicché, il Celeste Impero avrebbe consegnato alla Firenze medicea le chiavi del continente americano? E ricevendo quale contropartita? «Evidentemente era qualcosa di enorme, che però non è mai trapelato». Un altro ricercatore italiano – Riccardo Magnani – si spinge addirittura a capovolgere il quadro: non sarebbe stata Firenze a mettere le mani sull’America, ma (al contrario) era il continente americano a candidarsi a guidare l’Europa. Come? Insediando a Firenze nientemeno che un esponente della famiglia reale incaica: Lorenzo il Magnifico.
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Rumor: restiamo uomini, non subiamo questa dittatura
Negli ultimi decenni, l’Europa è stata effettivamente unita, anche se non sul piano politico. Cos’è avvenuto, dagli anni ‘70 in poi? Il piano europeista iniziale, sia quello dei fondatori nascosti (occulti), sia quello dei realizzatori ufficiali, è stato considerevolmente modificato. Lo stesso politologo Giorgio Galli, che ha scritto insieme a me e a Loris Bagnara il libro “L’altra Europa”, ha offerto una serie di opinioni per interpretare le variazioni di percorso, svolte da quella “struttura interna” dell’Unione, negli ultimi tratti del secolo scorso e nei primi di quello attuale. Io stesso non ho mai smesso di pormi domande, ben sapendo che ci troviamo a che fare con qualcosa di molto elusivo, e a mio parere anche pericoloso, per la civiltà odierna. Sintetizzo: il piano politico di riorganizzazione dell’Occidente, che è la parte centrale della Struttura descritta da Maurice Schumann, sembra aver subito uno spostamento. Vi sono molti motivi per ritenere che quel piano sia stato revisionato, dopo che ha prevalso, nella Struttura, quel cosiddetto Contingente Americano. Il riferimento non è alla nazione statunitense, ma ai fautori dei liberismo.Il liberismo proviene da una certa mentalità anglosassone: è piuttosto aggressivo, pervasivo. Questo ha ampliato e anche trasformato il progetto originario, realizzandone uno più vasto, che chiamerei “l’occidentalizzazione del mondo”. Un obiettivo raggiunto utilizzando il fattore dell’accentramento economico. Il progetto unionista autentico, che mirava solo all’area del Mediterraneo e voleva riprodurre una situazione arcaica, ha fatto un salto di livello: ha abbandonato l’Unione a se stessa. Attualmente non si rivolge più alle nazioni o alla politica: le scavalca, facendo leva espressamente sugli organismi finanziari globali. Il traguardo finale sembra essere una sorta di dittatura planetaria, condotta anche mediante computer “intelligenti”. In questa visione, gli Stati perdono influenza, e ne acquistano invece i super-Stati trasversali, ossia le alleanze capitalistiche mondiali. E’ quel processo che è stato chiamato Quarta Rivoluzione Industriale: consiste nel ridimensionamento della vita politica e sociale, nella centralizzazione del controllo del potere, nello svuotamento della mediazione politica e dei partiti.Il considetto Contingente Americano, nella Struttura segreta di cui Maurice Schumann parlò a mio padre (un network che deterrebbe il potere in modo ininterrotto, da qualcosa come 12.500 anni), ha realizzato l’occidentalizzazione del mondo, ha utilizzato l’accentramento economico. L’ultimo obiettivo sarà realizzare un nuovo modello tecnologico centralizzato. Questa rivoluzione è realmente in corso, da decenni. Di fatto, la personalità di noi uomini è stata ampiamente limitata, negli ultimi decenni: dalla robotica e dall’accettazione passiva che ha livellato sia la conoscenza, sia l’espressione in termini umani. La globalizzazione economica sta ridisegnando il pianeta, e sta prendendo le redini della civiltà. E’ da temere una profonda disumanizzazione, contraria all’etica sociale per com’era uscita dalle Costituzioni moderne, che avevano come scopo l’umanesimo. Questa globalizzazione potrebbe consegnarci una società disgregata e una mera parvenza di democrazia, al servizio del grande capitale che governa il mondo, e non certo dell’uomo comune, dell’espressione umana.Questo è veramente il più grave pericolo che l’umanità abbia incontrato. Ed è ancora più subdolo, perché si presenta con la parvenza del benessere e della sicurezza. E’ un momento di passaggio, in cui le persone dovrebbero stare attente. Sta succedendo qualcosa, dietro le nostre spalle, che non ci piacerà, domani. A me non piace neanche adesso. L’unica cosa che abbiamo è la mente, la nostra intelligenza: non buttiamola via. Ragioniamo con la nostra mente, e seguiamo l’istinto profondo che la natura ci ha dato: quello di capire ciò che accade, e interrogarci. Noi siamo uomini perché ci interroghiamo, perché siamo curiosi di capire. Se la massa perde questa facoltà, per correre dietro allo stipendio, siamo veramente finiti. Se invece rimaniamo attivi, con la nostra intelligenza, non potremo rimproverarci, domani, di essere stati lì a subire passivamente. Siamo uomini proprio perché non subiamo.(Paolo Rumor, dichiarazioni rilasciate il 16 luglio 2021 nella trasmissione “L’altra Europa: organizzazioni segrete antiche”, con Loris Bagnara, sul canale YouTube “Facciamo Finta Che”, di Gianluca Lamberti).Negli ultimi decenni, l’Europa è stata effettivamente unita, anche se non sul piano politico. Cos’è avvenuto, dagli anni ‘70 in poi? Il piano europeista iniziale, sia quello dei fondatori nascosti (occulti), sia quello dei realizzatori ufficiali, è stato considerevolmente modificato. Lo stesso politologo Giorgio Galli, che ha scritto insieme a me e a Loris Bagnara il libro “L’altra Europa”, ha offerto una serie di opinioni per interpretare le variazioni di percorso, svolte da quella “struttura interna” dell’Unione, negli ultimi tratti del secolo scorso e nei primi di quello attuale. Io stesso non ho mai smesso di pormi domande, ben sapendo che ci troviamo a che fare con qualcosa di molto elusivo, e a mio parere anche pericoloso, per la civiltà odierna. Sintetizzo: il piano politico di riorganizzazione dell’Occidente, che è la parte centrale della Struttura descritta da Maurice Schumann, sembra aver subito uno spostamento. Vi sono molti motivi per ritenere che quel piano sia stato revisionato, dopo che ha prevalso, nella Struttura, quel cosiddetto Contingente Americano. Il riferimento non è alla nazione statunitense, ma ai fautori dei liberismo.
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Sugli Ufo, mezze verità. Cosa sta arrivando, dallo spazio?
Perché sono così irrisorie, le attesissime rivelazioni sugli Ufo da parte degli Usa, che pure ora ammettono l’esistenza del fenomeno dopo decenni di silenzi e bugie? Se lo domanda lo storico Nicola Bizzi, appassionato studioso di archeologia e mitologia. Bizzi avanza un’ipotesi: stanno forse per ammettere l’alleanza terrestre con una “razza” aliena? Temono infatti che nel 2024 tutto diverrebbe di dominio pubblico, nel caso dallo spazio giungessero ben altri alieni? Per la precisione, potrebbero essere in arrivo i nostri antichi, veri “creatori”: nel caso, potrebbero liberare l’umanità dal giogo schiavistico imposto dagli attuali dominatori extraterrestri, quelli che da millenni pilotano i poteri terreni e condizionano le menti attraverso le religioni? Tesi che Bizzi rilancia, in un appassionante excursus tra storia e giornalismo d’inchiesta, ufologia e antropologia, conquiste scientifiche e tecnologiche, miti dell’antichità, fantascienza e conoscenze di oggi. La paura del ritorno degli alieni “buoni” ha forse motivato anche l’attuale crisi planetaria, scatenata in termini di Great Reset per il controllo della popolazione? E’ in corso addirittura una guerra inter-planetaria, che sta per approdare sulla Terra? E dunque: siamo sul punto si scoprire, definitivamente, che la stessa umanità ha davvero origini aliene, finora risolutamente negate?E’ stato calcolato che, se la nostra civiltà dovesse collassare, tutti i manufatti umani – inclusi gli edifici in cemento armato – verrebbero letteralmente disgregati dalla vegetazione. Fra 1-2 milioni anni non resterebbe più niente, dell’attuale ciclo di civiltà terrestre, se non uno strato di carbonio e metalli pesanti. Uno strato dello spessore di appena alcuni centimetri, diffuso in modo uniforme in tutto il mondo. Sarebbe il residuo dell’interazione dell’attuale umanità con il nostro pianeta. Ma uno strato simile esiste già, in tutto il mondo: viene chiamato Limite Kt e risale alla fine dell’Era Mesozoica, cioè al periodo che vide la scomparsa dei grandi dinosauri, circa 65 milioni di anni fa. Potrebbe significare che 65 milioni di anni esisteva una civiltà, non sappiamo se umana o di altra natura, di cui resta solo quel misero strato di carbonio e metalli pesanti. Questo è inquietante, ma la dice lunga su come non sappiamo niente, del vero passato del nostro mondo, dove la comparsa dell’uomo non è ancora stata spiegata: la nostra possibile origine aliena viene dibattuta dagli scienziati solo a porte chiuse, perché metterebbe in crisi qualsiasi teoria finora sviluppata sulla nostra genesi.Io ho trovato ridicoli i recenti annunci, da parte degli Usa, di ipotetiche rivelazioni sugli Ufo. Hanno semplicemente confermato quello che aveva appena ammesso la marina statunitense, ovvero che lo spazio aereo viene costantemente violato da velivoli di varia natura, che le autorità (ufficialmente) sostengono di non essere in grado di verificare e classificare. E’ la scoperta dell’acqua calda, ma senza sincerità: sanno benissimo che molti velivoli attraversano i cieli, con il pieno consenso degli apparati militari e della politica americana. Consenso, poi, è una parola grossa: perché gli intrusi, in realtà, fanno quello che vogliono. Negli anni ‘50 e ‘60, l’Unione Sovietica apriva il fuoco, contro gli “oggetti volanti non identificati”; ha smesso di farlo quando certi velivoli, rispondendo al fuoco, hanno raso al suolo le basi militari sovietiche. E così, alla fine, con gli alieni sono scesi a patti anche loro. Notevole l’ipocrisia: sanno benissimo che questi velivoli scorrazzano impunemente dove vogliono. Ora si sono decisi a confermarci ufficialmente che esistono, però tacciono completamente sui retroscena della questione.Con alcune civiltà aliene, gli Stati Uniti hanno stipulato veri e propri trattati già ai tempi di Eisenhower. E’ tutto documentato: ne ha parlato a lungo, nei suoi libri, il colonnello Philip Corso, che negli ultimi anni della sua vita ha deciso di vuotare il sacco. Il colonnello Corso aveva altissimi incarichi, strettamente segreti: si occupava proprio dell’interazione con queste civiltà non terrestri. Un’interazione che, in passato, aveva riguardato altre nazioni: la Germania di Hitler era stata a sua volta in contatto con alcune civiltà aliene, che – non sappiamo in cambio di che cosa – le avevano trasferito tecnologie avanzate (che nella Seconda Guerra Mondiale sono poi state impiegate solo in minima parte, dato che quelle applicazioni erano ancora in fase di sperimentazione). Poi è toccato agli Stati Uniti: hanno concesso basi terrestri e libertà di sorvolo, ricevendo in cambio alcune “gocce” di tecnologia. Secondo alcune interpretazioni, che ritengo verosimili, il recente balzo tecnologico globale (dal transistor al microchip, fino quindi all’informatica e alla telefonia) sarebbe in buona parte il prodotto di “retroingegneria aliena”, incluso l’impiego del grafene, materiale magnetico ora rilevato nei “vaccini genici” anti-Covid.Le missioni lunari della Nasa (poi proseguite in silenzio) all’epoca delle missioni Apollo erano state finanziate da una grande compagnia di telecomunicazioni, la At&T, dopo che sulla Luna, oltre alle basi spaziali aliene attualmente in funzione, erano state individuate basi molto antiche: strutture in rovina, coperte da enormi cupole trasparenti, costruite con un materiale che alla At&T interessava molto. Ed è grazie a questo materiale, prelevato nel contesto delle missioni Apollo, che è stata realizzata su scala globale la fibra ottica. Teniamo conto del fatto che le forze armate di potenze come Usa, Russia e Cina sono trent’anni avanti, rispetto alla società civile: le super-tecnologie di cui dispongono le rilasciano a noi civili solo quando ormai, per loro, sono diventate obsolete. Una dinamica che la fantascienza ha anticipato, mostrando tecnologie strabilianti che poi, decenni dopo, sono diventate di uso comune. Ma il problema di fondo è un altro: non possono ammettere che con civiltà aliene sono stati stipulati trattati, taciuti all’opinione pubblica. Perché allora, proprio adesso, si ufficializzano determinate ammissioni, come quella sulla reale esistenza degli Ufo?Secondo alcune interpretazioni, questo è dovuto a un fatto: negli ultimi anni, a violare lo spazio aereo (degli Usa e di altre nazioni) sarebbero state anche componenti nuove. Quando gli Usa sostengono di non essere in grado di verificare l’identità degli intrusi, probabilmente non mentono: sapendo benissimo quali sono i loro alleati, sanno anche che – da qualche tempo – nuove civiltà (che non conoscono, e con cui non hanno nessun accordo) vanno e vengono, a spasso nei nostri cieli. Sarebbe stata questa nuova presenza, di fatto, a mettere in allarme le civiltà aliene già presenti qui, alcune da molto tempo, altre da epoche più recenti: temono l’arrivo di altre forze, che potrebbero essere loro ostili? L’allarme coinvolgerebbe le stesse forze armate americane, se è vero che – a loro volta – non sanno a chi appartengano alcuni dei velivoli che sorvolano il loro spazio. Sonde orbitali come la Soho, che monitorano il Sole, da circa tre anni stanno rilevando l’arrivo di enormi astronavi, che sfrutterebbero una sorta di “portale dimensionale”.Si tratta di astronavi gigantesche, che appaiono dal nulla in prossimità del Sole e si dirigono poi verso il sistema solare esterno, passando quindi vicino alla Terra, a Venere e a Marte, in direzione di Giove e Saturno. Non so dire di cosa si tratti, ovviamente. Ma so che c’è grande fermento, anche in ambienti d’intelligence. C’è chi teme che possa essere prossimo (addirittura si parla del 2024) il ritorno in forze, nel sistema solare, di determinate civiltà aliene che sarebbero state costrette a lasciare la Terra alcuni millenni fa. La loro partenza sarebbe stato l’esito di una guerra, combattuta attorno a 21.000 anni fa, cioè verso il 19.000 avanti Cristo. Quella guerra – estesa anche su altri sistemi stellari – avrebbe visto sconfitte determinate civiltà aliene che erano presenti sul nostro pianeta. Secondo certe fonti, questa civiltà avrebbe avuto caratteristiche umanoidi e avrebbe contribuito alla manipolazione genetica dei nostri “antenati” primati, quindi alla creazione di una parte di umanità. Questa civiltà starebbe dunque tornando, e andrebbe a scompaginare lo status quo attuale, su cui c’è stato sempre il massimo segreto.Pare ad esempio che la Nasa sia soltanto uno specchietto per le allodole, per distrarre l’opinione pubblica. Un hacker molto coraggioso, lo scozzese Gary McKinnock, violando i siti della Nasa, del Pentagono e di alcune agenzie dell’intelligence militare Usa, vent’anni fa riuscì a scoprire l’esistenza di quella che viene definita “flotta spaziale segreta”, di fatto ammessa, a suo tempo (di proposito o meno, non si sa) dallo stesso Ronald Reagan, che in televisione disse che le astronavi Usa era in grado di trasportare fino a 300 persone, quando lo Space Shuttle si limitava a 4-5 astronauti. Già prima della creazione dell’attuale Space Force finalmente ufficializzata da Trump, a gestire i programmi spaziali segreti (con fondi neri, pressoché illimitati) è sempre stata la marina militare Usa: e le navi spaziali scoperte da McKinnock erano classificate Usss, con la tripla S (Unites States Space Ship). Questa “flotta spaziale segreta” avrebbe realizzato basi permanenti sulla Luna e, dalla fine degli anni ‘70, altre basi anche su Marte, su alcuni asteroidi orbitanti nel sistema solare e addirittura su alcuni satelliti di Giove.Tempo fa sono circolate immagini che mostrerebbero una delle basi presenti su Marte: edifici che sembrano chiaramente terrestri, in quanto circondati da enormi distese di pannelli solari (tecnologia energetica che si può considerare “antiquata”, dunque nostra). Già negli anni ‘80 sarebbe stata varata l’operazione Uomo della Luna: tutte operazioni molto oltre il top secret (”cosmic secret”, oserei dire). Chiaramente, certe flotte utilizzano una tecnologia molto avanzata, di stretto appannaggio militare. Forze armate votate al silenzio? Non sorprende: il segreto protegge regolarmente molti aspetti delle “missioni di pace” terrestri, oltre alle missioni “coperte”. Tanti soldati morti vengono archiviati come vittime di incidenti, per non ammettere l’esistenza di operazioni clandestine, fuori dalle regole d’ingaggio. Figuriamoci se possono ammettere operazioni nello spazio, su altri pianeti del sistema solare.Tornando a noi: sono attendibili, le voci che parlano di un ritorno non preventivato di forze che sarebbero state costrette a lasciare la Terra 20 millenni fa? Se questo ritorno fosse reale, magari previsto proprio per il 2024, potrebbe essere una delle tante ragioni dell’improvvisa accelerazione imposta a certi piani di “nuovo ordine mondiale”, in termini di controllo sociale. La verità è che, sulla Terra, c’è un potere (anche politico, oltre che economico) che esula davvero da quello che noi, normalmente, conosciamo come “la politica”. E’ vero che l’agenda politica è sempre stata dettata da organizzazioni sovranazionali che controllano i governi e l’economia del pianeta; ma a quanto pare esiste ben altro, al di sopra. Molti se lo domandano: cosa c’è, ai vertici della piramide del potere? Ebbene: ci sono anche delle realtà non umane.Alcune informazioni, comunque, non circolano solo in ambito ufologico: sono diffuse anche a livello di intelligence, presso agenzie governative statunitensi, britanniche, israeliane e anche di alcuni paesi asiatici. Se è vero che questa presenza esiste, e che parecchie nazioni avrebbero accordi con diverse, distinte “razze” aliene stabilmente stanziate sul nostro pianeta, queste presenze sarebbero qui per mero interesse. La Francia, ad esempio, avrebbe accordi politici con alcune di queste “razze” (una, sopra le altre), mentre gli israeliani a loro volta avrebbero accordi con una “razza”, molto particolare: un’intesa che avrebbe motivi storici, perché l’alleanza sarebbe già stata stretta in passato. Gli Stati Uniti, poi, avrebbero accordi con almeno tre di queste “razze” aliene. Secondo gli ufologi, poi, anche la Turchia avrebbe proprie truppe nello spazio, però nell’ambito della flotta spaziale americana (i turchi non avrebbero una propria flotta).Qui però dobbiamo sfatare una visione secondo me fuorviante e molto perniciosa: anche in ambito ufologico ed “esopolitico” si tende a umanizzare certe civiltà aliene, perché noi siamo sempre portati a ragionare in un’ottica umana, antropocentrica, e a rapportare secondo il nostro punto di vista tutto quello che immaginiamo. Noi riteniamo – secondo me, sbagliando in pieno – che una civiltà capace di viaggiare nello spazio, infinitamente più avanzata di noi sul piano tecnologico, debba per forza essere evoluta anche da un punto di vista etico. Questa è una grande idiozia, che nasce da un ragionamento prettamente umano. In modo idilliaco, new age, tendiamo a considerare benevole certe civiltà aliene, solo perché molto avanzate. Ma chi ci autorizza a pensare che queste civiltà siano davvero benevole? Se avessero veramente a cuore le nostre sorti, intanto interagirebbero direttamente con l’intera umanità, e lo farebbero da tempo. E invece no: da millenni, si limitano a controllare i nostri governi, a manipolare la coscienza dei terrestri: pare che certe civiltà abbiano creato a tavolino anche determinate religioni monoteistiche, per far sì che l’umanità non si ponesse domande e restasse sempre soggiogata. E questo avverrebbe da epoche incredibilmente remote.Ho parlato spesso delle tracce della presenza aliena nel passato, attraverso reperti archeologici, raffigurazioni, testi antichi. Sappiamo che autori come Zecharia Sitchin hanno interpretato alla lettera certe tavolette sumere, da cui traspare una vera e propria civiltà aliena all’origine della civiltà sumerica. Del resto, i Sumeri ci parlano proprio della “creazione” dell’uomo. E dobbiamo essere consapevoli del fatto che buona parte di ciò che è contenuto nella Bibbia è di derivazione mesopotamica, dunque sumerica. I Sumeri parlano della “creazione”, a opera degli Annunaki, di una parte dell’umanità: una certa umanità, nella quale si identificavano. E chi erano, i “creatori” Annunaki? I Sumeri li definiscono dèi: una schiera di dèi, provenienti da un pianeta da loro chiamato Nibiru, che in sumero-accadico significa “colui che attraversa”. Per i Sumeri, in possesso di elevatissime cognizioni astronomiche, Nibiru ha un’orbita ellittica lunghissima, che lo porterebbe a intersecare il sistema solare interno (il nostro) ogni 3.600 anni.Negli ultimi decenni sono stati scoperti numerosi pianeti trans-plutoniani, con orbita effettivamente ellittica, ospitati nella vastissima Fascia di Kuiper: e Nibiru (non ancora identificato, ufficialmente), sarebbe uno di questi; ritengo però inverosimile che la ipotetica patria degli Anunnaki possa davvero ospitare la vita, restando lontanissima dal Sole per periodi di tremila anni, a meno che ad essere abitato non sia il suo sottosuolo. Resta il fatto che – stando sempre alle tavolette sumere – gli Anunna avrebbero creato la “loro” umanità per mere esigenze lavorative. Erano interessati all’oro, metallo che era necessario per renderli longevi, e quindi erano attratti dai giacimenti auriferi terrestri. Per l’estrazione mineraria, secondo la tradizione mitologica sumera, si servirono inizialmente degli Igigi: una sorta di dèi minori, cugini sfortunati degli Anunnaki. Poi gli Igigi si sarebbero ribellati, rifiutando lo sfruttamento cui erano sottoposti, e allora gli Anunna avrebbero “creato” una certa umanità, attorno a 200.000 anni fa, per rimpiazzare gli Igigi (non certo per altruismo: servivano minatori e operai per lavori pesanti).Curiosamente, l’Homo Sapiens appare proprio attorno ai 200.000 anni fa. E nessun paleontologo (darwiniano o di altra scuola) è in grado di spiegare l’improvviso, incredibile balzo evolutivo rappresentato dal Sapiens. La natura terrestre è molto lenta: la nascita di nuove specie, per gli scienziati, richiederebbe centinaia di migliaia di anni (se non milioni di anni). Balzi evolutivi come quello del Sapiens non sono concepibili, a livello scientifico, se non in termini di almeno mezzo milione di anni, e solo per apportare minime variazioni. Invece il Sapiens è comparso di colpo, 200.000 anni fa, con una massa cerebrale quasi doppia rispetto a quella dell’Homo Erectus. Tra le due specie, gli anelli di congiunzione non sono mai stati trovati. Al contrario: reperti fossili mostrano che, 200.000 anni fa, l’Homo Erectus era sul punto di estinguersi, dopo aver abitato la Terra per milioni di anni. Non è credibile, che sia proprio una specie in declino ad evolvere, di colpo, raddoppiando le dimensioni del proprio cranio.Nell’illuminante libro “Resi umani”, scritto da Mauro Biglino con il biologo molecolare Pietro Buffa, si sostiene che tutte le evidenze portino a pensare al ruolo di “attori terzi”, nella creazione di una consistente parte dell’umanità. Altro elemento inspiegabile è la nascita del Cro-Magnon, che appare in maniera repentina e misteriosa, soprattutto in Europa, attorno a 35-40.000 anni fa. Di fatto è un ramo del Sapiens incredibilmente evoluto, con una elevatissima intelligenza, che nasce già formato, con una propria civiltà che di fatto pare sorgere dal nulla. Non mancano le corrispondenze storico-mitologiche: all’epoca dell’origine del Sapiens, che secondo la mitologia sumerica fu originato dagli Anunna per lavorare nelle miniere, appartengono i resti di un’enorme città, in Sudafrica, vicino alle grandi miniere d’oro del paese africano. Una seconda umanità, poi – secondo la tradizione mitologica eleusina – sarebbe stata originata dai figli del titano Giapeto: Atlante, Menezio, Prometeo ed Epimeteo.I testi eleusini (tradizionali, non storici) descrivono i Titani come i “creatori” dell’umanità di tipo mediterraneo, cioè occidentale, poi definita – secondo me impropriamente – caucasica. Secondo quei testi, questa nuova “creazione” sarebbe avvenuta attorno ai 35-40.000 anni fa: datazione che collima perfettamente con la nascita del Cro-Magnon, che alcuni testi identificano come “l’uomo di Atlantide”, civiltà sorta in Atlantide e da lì poi diramatasi nelle Americhe e in Europa, partendo dal Mediterraneo, inclusi quindi il Nordafrica e il Vicino Oriente. Quindi avremmo avuto due distinte “creazioni”: e chi ci dice che non siano state molte di più? In realtà, noi non conosciamo niente, del nostro passato. Secondo alcune interpretazioni, tutti i rami dell’attuale umanità oggi presenti sulla Terra sarebbero il frutto di varie interazioni (genetiche) operate da “attori terzi”, alieni, in epoche storiche anche diverse.Il sequenziamento del genoma umano è stato compiuto solo negli anni ‘90. Il Dna è composto da due “eliche”, una delle quali è definita Dna-spazzatura: semplicemente, non ci dicono che cos’è. Secondo alcuni scienziati, conterrebbe la nostra effettiva memoria genetica. Io non ho competenze, al riguardo: certo, l’interpretazione è molto suggestiva. Il solo fatto che lo definiscano “spazzatura” perché non ne vogliono spiegare la funzione, be’, la dice lunga. Quindi, non meravigliamoci se certi temi sono sempre stati secretati: se già è difficile, per il potere costituito, ammettere l’esistenza di civiltà aliene dotate di tecnologie tali da permetter loro di scorrazzare nel nostro sistema solare, frequentando anche la Terra, potete immaginare quanto sia difficile riconoscere che l’attuale umanità sia frutto di diverse e molteplici ibridazioni genetiche con civiltà aliene. Questo sconvolgerebbe tutti i paradigmi della scienza, della storia, dell’archeologia. Non mi meraviglia, quindi, che certe questioni vengano affrontate esclusivamente tra addetti ai lavori, in congressi nei quali gli scienziati sono vincolati al silenzio.In realtà, noi non sappiamo niente: non sappiamo da quanto tempo esista, l’umanità. Sappiamo solo quello che la paleontologia ammette. Ma Esiodo, ne “Le opere e i giorni”, ci dice che la nostra è la Quinta Umanità: ne sarebbero quindi esistite altre quattro. Umanità diverse dalla nostra, che in epoche precedenti avrebbero vissuto sul nostro pianeta con le loro civiltà e il loro ciclo evolutivo. Che siano esistite umanità diverse dalla nostra lo testimonia anche la scoperta di numerosissimi scheletri di giganti: affiorati in Sardegna, negli Usa, in Nordafrica, nel Medio Oriente. Giganti alti anche tre metri e mezzo: lasciano presumere l’esistenza di un ramo collaterale dell’umanità, oggi apparentemente scomparso. Era un ramo collaterale anche il Neanderthal: è stato ormai dimostrato che non c’è nessuna correlazione tra il Neanderthal, il Sapiens e il Cro-Magnon. Non c’è nessuna discendenza diretta. Fino agli anni ‘50 si ipotizzava che il Sapiens derivasse dal Neanderthal, e invece no: erano simili e vissuti contemporaneamente, ma in modo distinto. Probabilmente il Neanderthal non si è neppure estinto: è stato assimilato dal Sapiens e dal Cro-Magnon.Volendo prendere Esiodo alla lettera, in un’epoca remotissima potrebbero essere esistiti altri cicli evolutivi, e le prove ci sono. All’interno di miniere di carbone, in strati geologici risalenti al Carbonifero (300 milioni di anni fa) sono stati scoperti manufatti di origine intelligente, tra cui una campana d’argento con misteriose decorazioni; e poi oggetti lavorati, utensili, un crogiolo per la fusione dei metalli, e addirittura una catena d’oro. Chi li ha realizzati? Non lo sappiamo. Di certo è stata una civiltà intelligente, attorno a 300 milioni di anni fa, quindi più antica di quella che sarebbe testimoniata dallo strato di carbonio e metalli pesanti che i geologi chiamano Limite Kt, risalente a 65 milioni di anni fa. Dunque: non sappiamo praticamente niente, del nostro vero passato. E questo ci autorizza a porci infinite domande. Tra queste, anche quella che rimbalza in questo periodo: avremo una vera e propria “disclosure”, sul ruolo alieno nelle nostre origini e sul potere che forze aliene esercitano al di sopra dei governi terrestri? Secondo me sì: e la stanno facendo gradualmente, a tappe controllate, perché ritengono che non sia più rimandabile.Già da anni, soprattutto attraverso il cinema di Hollywood, stanno preparando l’opinione pubblica all’incontro con la realtà aliena. Bisogna vedere in quale direzione andrà, questa “disclosure”, perché non possono dire tutto: non potranno mai ammettere che l’umanità discende da svariate, differenti ibridazioni. Non potranno mai ammettere di averci preso in giro per millenni, di averci sottomessi con la piena complicità di civiltà aliene che hanno sempre fatto quello che hanno voluto, qui. Secondo me c’è un motivo, per il quale oggi si stanno decifendo a fare certe rivelazioni: probabilmente, dallo spazio, sta arrivando qualcosa di nuovo, di imprevisto. Qualcosa che potrebbe anche rappresentare una vera liberazione, per il genere umano: perché, se è vero che stanno tornando i nostri “creatori” (o almeno, i “creatori” di una buona parte dell’umanità), questo andrà a scompaginare tutto. E tra uno, due o tre anni, potrebbero addirittura ammettere di avere contatti con una civiltà aliena. Potrebbero anche fingere che questa civiltà sia appena arrivata, mentre magari è qui da millenni.Così, potrebbero presentare questi alieni come dei benevoli benefattori del genere umano: potrebbero cioè dire che ci concedono tecnologia, risorse scientifiche e mediche, per poi dirci – dopo qualche mese – che in realtà sono venuti qui per metterci in guardia, perché un’altra civiltà, sempre proveniente dallo spazio profondo (una civiltà ostile, però) vorrebbe invadere la Terra, e quindi loro sarebbero qui per proteggerci. E chissà, potrebbero usare noi terrestri come carne da cannone, nello scontro con i nostri veri “creatori”, che magari sono in arrivo proprio per liberarci. Questo è uno scenario particolare, al quale mi piace pensare: lo ritengo plausibile. Alcuni dei “creatori” in arrivo potrebbero essere già qui, in una sorta di missione di intelligence, per capire che aria tira, sulla Terra. Non solo avrebbero sul terreno delle loro avanguardie, ma addirittura (già dalla fine degli anni ‘90, secondo certe fonti) sarebbe in atto una nuova guerra, nello spazio. Questa guerra sarebbe arrivata nel nostro sistema solare da diversi anni: dapprima nel sistema solare esterno, mentre oggi sarebbe arrivata a Marte. Quindi la guerra potrebbe avvicinarsi presto anche alla Terra: me lo riferiscono alcune fonti, che si dichiarano ben informate.(Nicola Bizzi, dichiarazioni rilasciate nella trasmissione “Sdm Confini Esopolitiche”, luglio 2021, sul canale YouTube “Radioascolto live”. Editore di Aurora Boreale, appartenente alla tradizione misterica eleusina, Bizzi è tra le voci italiane che oggi si sforzano di interpretare la crisi che stiamo vivendo, mettendola in relazione con le conoscenze e le potenti suggestioni del passato più remoto).Perché sono così irrisorie, le attesissime rivelazioni sugli Ufo da parte degli Usa, che pure ora ammettono l’esistenza del fenomeno dopo decenni di silenzi e bugie? Se lo domanda lo storico Nicola Bizzi, appassionato studioso di archeologia e mitologia. Bizzi avanza un’ipotesi: stanno forse per ammettere l’alleanza terrestre con una “razza” aliena? Temono che tutto diverrebbe di dominio pubblico, nel caso dallo spazio entro il 2024 giungessero ben altri alieni? Per la precisione, potrebbero essere in arrivo i nostri antichi, veri “creatori”: nel caso, potrebbero liberare l’umanità dal giogo schiavistico imposto dagli attuali dominatori extraterrestri, quelli che da millenni pilotano i poteri terreni e condizionano le menti attraverso le religioni? Tesi che Bizzi rilancia, in un appassionante excursus tra storia e giornalismo d’inchiesta, ufologia e antropologia, conquiste scientifiche e tecnologiche, miti dell’antichità, fantascienza e conoscenze di oggi. La paura del ritorno degli alieni “buoni” ha forse motivato anche l’attuale crisi planetaria, scatenata in termini di Great Reset per il controllo della popolazione? Sarebbe in corso addirittura una guerra inter-planetaria, in procinto di approdare sulla Terra? E dunque: siamo sul punto di scoprire, definitivamente, che la stessa umanità ha davvero origini aliene, finora risolutamente negate?
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Biglino: Ufo ieri e oggi, il Truman Show dura da secoli
Riguardo al dossier Ufo (o Uap, come si dice oggi) sappiamo che il prossimo 25 giugno non tutto sarà reso pubblico: ci sarà comunque un capitolo che rimarrà “classificato”, quindi ci saranno delle cose che non ci diranno. Intanto, quello che sta avvenendo è già di una importanza fondamentale. Siamo davvero di fronte a uno spartiacque: fino a ieri ci si poteva domandare se “credere” o meno, all’esistenza di oggetti volanti non identificati, e la risposta “sì, ci credo” veniva accolta con un certo sarcasmo, perché gli avvistamenti degli Ufo venivano tutti apparentemente spiegati, anche con una certa faciloneria. Adesso non è più così: oggi, le fonti ufficiali ci dicono che questi oggetti volanti restano “non spiegati”: non si sa come facciano a muoversi nel cielo in quel modo, e non risultano appartenere a flotte terrestri. Ufficialmente, le cose che al momento si sanno sono queste: esistono, ma non sappiamo cosa sono, non sappiamo come funzionano e non sappiamo da dove arrivano.Ora che è assodato che questi oggetti esistano, le domande sono necessariamente altre. Che cosa sono? Chi li fabbrica? Chi li fa funzionare così, cioè in un modo che sembra violare le leggi della fisica? Tutte le facili spiegazioni di ieri vanno cestinate, se è vero degli Ufo non è chiaro niente. Restiamo dunque con la mente aperta, nell’attesa (e nella speranza) di saperne di più. Questo fenomeno però riguarda anche il passato: e se prima certi racconti contenuti nei testi antichi potevano essere derubricati con estrema facilità a racconti leggendari, miti, favole e invenzioni, adesso – a maggior ragione – abbiamo il diritto di domandarci se fossero veridici, quei racconti, visto che ormai “sappiamo” che quegli oggetti esistono. Finora, quei racconti dell’antichità venivano spiegati con un termine elegante: “paradossografia”. Cioè un canone letterario, destinato a indicare i fenomeni prodigiosi, fuori dall’ordinario. Il termine è stato usato in modo improprio: definire “paradossografico” un racconto significava classificarlo “falso”, facendolo diventare una favola.La definizione filologica di “paradossografia” si riferisce invece a “racconti che destano stupore, che suscitano meraviglia”: non a racconti “falsi”. Le favole di Esopo, con tutti quegli animali che parlano, non sono “racconti paradossografici”: sono favole, tant’è che nessuno si meraviglia nel leggere che la volpe e il corvo parlano (sappiamo che sono favole, un canone letteraro diverso). “Paradossografico”, semmai, è raccontare che esiste un pinguino rosa: ed è un racconto “paradossografico” autentico, perché poi si è scoperta una intera colonia, nella Georgia del Sud, con una livrea che ricorda il colore della pelle umana. Ecco un racconto “paradossografico”: quel pinguino desta meraviglia, ma esiste davvero. E se sfogliamo i classici, ci troviamo di fronte a situazioni simili. Nel libro “La guerra giudaica”, lo storico ebreo-romano Giuseppe Flavio offre il seguente racconto “paradossografico”, parlando degli anni in cui i Romani stavano arrivando a Gerusalemme: «Apparve una visione miracolosa, cui si stenterebbe a prestar fede», e infatti «potrebbe apparire una favola, se non avesse da una parte il sostegno dei testimoni oculari, e dall’altra la conferma delle sventure che seguirono».Quello che segue è un racconto che desta una tale meraviglia, che quasi non ci si può credere: però ha dei testimoni. Questa è la “paradossografia”. «Prima che il sole tramontasse – scrive Giuseppe Flavio – si videro in cielo, su tutta la regione, carri da guerra e schiere di armati che sbucavano dalle nuvole e circondavano le città». Lo stesso evento è riferito dallo storico romano Tacito, nelle sue “Historiae”: «Si videro nel cielo scontrarsi eserciti, rosseggiare spade, e il tempio risplendere di subitanei bagliori. Le porte del santuario si spalancarono d’un tratto, e una voce sovrumana esclamò che gli dèi fuggivano». Lo stesso Giuseppe Favio ci informa che i sacerdoti, entranti nella parte interna del tempio per celebrarvi i consueti riti, «riferirono di aver prima sentito una scossa e un colpo, e poi un insieme di voci che dicevano: da questo luogo, noi ce ne andiamo». Pare quindi di assistere alla partenza delle cosiddette divinità, che lasciano quel territorio quando arrivano i Romani, accompagnati (ipotizziamo) dalle loro divinità: una sorta di passaggio di consegne.Restando tra i testi antichi, nella sua “Naturalis Historia”, Plino il Vecchio ci racconta che, al tempo delle Guerre Cimbriche, accadde questo: «Clangore d’armi e squilli di tromba furono uditi nel cielo». Nel terzo consolato di Mario, «quelli di Amelia a Todi scorsero armi nel cielo scontrarsi fra loro, venendo da oriente e occidente, e furono sconfitte quelle che venivano da occidente». Aggiunge Plinio: «Che persino il cielo si infiammi non ha nulla di stupefacente, e in effetti lo si è visto spesso». Sono tutti racconti “paradossografici”. Ce n’è un’intera raccolta in un volume, “Il libro dei prodigi” (cioè il “Liber prodigiorum” di Giulio Ossequente), che offre un’esposizione ampia di eventi prodigiosi che vanno dal 190 all’11 avanti Cristo. Secondo la curatrice, docente universitaria, non ci sono dubbi sul fatto che, alla base, ci sia la monumentale opera di opera di Tito Livio: il confronto con l’originale liviano «permette di giungere alla conclusione che i fatti prodigiosi siano tratti direttamente dalla fonte», cioè il maggiore storico romano, autore di “Ab Urbe condita”.Riprendendo quindi ciò che aveva scritto Tito Livio, Giulio Ossequente riporta diversi fatti prodigiosi. Nel 166 avanti Cristo, per esempio, «a Cassino il sole fu visto per alcune ore della notte», e possiamo immaginare che cosa potesse essere. «Nel 163, a Formia, furono visti durante il giorno due soli, e il cielo si infiammò». Nel 154 avanti Cristo, «furono viste armi volteggiare in cielo», come nel caso dell’evento citato da Plinio il Vecchio. Ancora: nel 147 avanti Cristo, «di notte il cielo fu visto infiammarsi». Potrebbero anche essere fenomeni naturali, ci mancherebbe. Però dobbiamo anche prendere atto, per esempio, che nel 134 avanti Cristo «di notte, ad Amiterno, fu visto il sole, e la sua luce durò a lungo». Sempre in ordine cronologico: «Nel 122 avanti Cristo, in Gallia, furono visti tre soli e tre lune». Anche Plinio, nelle sue “Storie”, parla di tre lune: esattamente lo stesso fenomeno. Nell’antichità, gli avvistamenti sono veramente tantissimi, proprio come quelli odierni (che oggi siamo ufficialmente “autorizzati” a considerare veri: non possiamo più tentare di spiegarli con troppa faciloneria).Nel 106 avanti Cristo, a Roma, «fu udito un fragore in cielo e furono visti cadere dall’alto astri», e sempre in pieno giorno «fu visto un bagliore che attraversava il cielo», scrive Ossequente, citando Tito Livio. Ancora: «A Todi e Armeria furono viste armi combattere in cielo da oriente e da occidente, ed essere sconfitte da occidente». E’ lo stesso episodio citato da Plino il Vecchio, nella sua “Storia naturale”. Ancora: «Nel territorio di Bolsena, una fiamma si sollevò da terra e fu vista toccare il cielo» (chissà cos’era partito, quel giorno, da Bolsena: forse non lo sapremo mai, ma certo si trattò di un prodigio). «A Tarquinia, nel 100 avanti Cristo, al tramonto, un oggetto rotondo simile a uno scudo fu visto attraversare il cielo da occidente a oriente, e si udì anche un frastuono di armi sotterranee». Sfogliando sempre le pagine di Ossequente: nel territorio dei Vestini, cioè nel Sannio, «in una tenuta di campagna piovvero pietre, e in cielo apparve un bagliore e tutto il cielo sembrò infiammarsi».Di nuovo a Bolsena: nel 93 avanti Cristo, «all’alba una fiamma fu vista risplendere in cielo: dopo essersi raccolta in un punto, la fiamma mostrò una bocca del colore del ferro, il cielo sembrò aprirsi e colonne di fuoco apparvero attraverso questa fenditura». Nel 92 avanti Cristo, a Fiesole, «in cielo fu visto un fascio di luce». Nel 91, ancora in Toscana, all’alba, «una sfera di fuoco apparve con grande fragore». Nella regione di Spoleto, «una sfera di fuoco del colore dell’oro cadde a terra e, divenuta più grande, fu vista essere trasportata da terra verso oriente, e coprì la grandezza del sole». Nella Bibbia, Zaccaria vede arrivare un Efà volante (una sfera) in cui, una volta a terra, si apre uno sportello mostrando al suo interno una donna. Poi arrivano in volo altri due esseri femminili, e questo oggetto viene preso e aviotrasportato verso oriente fino alla Terra di Shinar, cioè la Terra di Sumer, dove – dice la Bibbia – gli stanno costruendo una piattaforma. Un evento molto simile a quello ambientato in Umbria.«A Rodi, in un accampamento – scrive ancora Ossequente – un corpo di grandi dimensioni cadde dal cielo. Una figura dall’aspetto di Iside fu vista colpire con il fulmine una macchina da assedio. Fu sentita una grande risata, senza vedere di chi fosse». Nel 63 avanti Cristo, a Pompei, «una fiaccola ardente si estese in lunghezza verso il cielo a partire da occidente» (e in nota, si riportano conferme di fenomeni celesti date addirittura da Cicerone). Questo, per darvi un’idea della vastità di testimonianze su questi avvistamenti, anche nel mondo classico, di cui si tende a non parlare (salvo invocare la “paradossografia”, trentando con questo di far intendere che quei racconti fossero necessariamente inventati). Ora non è più così: adesso possiamo “fare finta” che quei fenomeni fossero reali. Nel 44 avanti Cristo, a Roma, «brillarono tre soli, e intorno al sole più basso una corona come di spighe sfavillò, assumendo la forma di un disco, e in seguito – ritornato il sole a un’unica orbita – per molti mesi vi fu una pallida luce». E così via.Come vedete, anche nel mondo degli storici romani – Tito Livio, Plinio, Tacito – i racconti dei prodigi sono numerosissimi. Torniamo quindi ai ragionamenti che oggi, finalmente, siamo “autorizzati” a fare: ci dicono che questi fenomeni esistono, ma ci dicono anche che non ne sanno nulla. Siamo di fronte a due possibilità. La prima: è vero, che non ne sanno nulla. Se è così, vuol dire che c’è qualcuno che ne sa più di loro: più degli americani, più dei cinesi, più dei russi. Qualcuno che – non sappiamo dove, né come – fabbrica quelle “cose” lì, le fa volare, e fa compiere a quelle “cose” delle manovre che il resto dell’umanità dice di non saper fare. Poi c’è una seconda possibilità: e cioè che questa affermazione (”non sappiamo cosa siano”) sia falsa. Cioè: la possibilità che loro sappiano. Il 25 giugno, un capitolo del dossier Ufo-Uap resterà comunque chiuso, inaccessibile al pubblico. Quindi siamo autorizzati a pensare che la loro affermazione (”non ne sappiamo nulla”) non sia sincera, cioè che loro ne sappiano molto di più.E allora viene da pensare che viviamo all’interno di una specie di Truman Show: ci raccontano solo ciò che vogliono. E ci raccontano da sempre solo ciò che vogliono, anche sulla storia dell’umanità: lo fanno per tenerci rinchiusi dentro precisi recinti, all’interno dei quali vengono distribuite delle verità. Ovvero: i “pastori” (non a caso le religioni usano questo termine) dicono a noi, “pecorelle”, quale erba dobbiamo brucare, tenendo la testa bassa e accontentandoci di quell’erba lì, perché altra non ce ne danno. Se ci accorgiamo di questo, ci rendiamo conto di essere dentro un Truman Show. E come nel film, alla fine – dopo questa tempesta di informazioni che ci viene data – anche noi potremmo arrivare a toccare la parete di questo grande teatro, nel quale siamo tenuti. Potremmo cominciare a salire i gradini della consapevolezza, che conducono verso quella porta di fronte alla quale anche noi – nel momento in cui scopriamo che, ancora una volta, non ci stanno dicendo il vero, e ci tengono nascosta la storia e l’attualità delle vicende che riguardano l’umanità – a quel punto, chissà, magari anche noi apriremo gli occhi: faremo anche noi il nostro bell’inchino, apriremo quella porta e usciremo finalmente da questo teatro, nel quale ci fanno vivere da secoli.(Mauro Biglino, estratti dal video “Dal Pentagono a Tito Livio e oltre”, pubblicato il 12 giugno 2021 sul canale YouTube “Il vero Mauro Biglino”).Riguardo al dossier Ufo (o Uap, come si dice oggi) sappiamo che il prossimo 25 giugno non tutto sarà reso pubblico: ci sarà comunque un capitolo che rimarrà “classificato”, quindi ci saranno delle cose che non ci diranno. Intanto, quello che sta avvenendo è già di una importanza fondamentale. Siamo davvero di fronte a uno spartiacque: fino a ieri ci si poteva domandare se “credere” o meno, all’esistenza di oggetti volanti non identificati, e la risposta “sì, ci credo” veniva accolta con un certo sarcasmo, perché gli avvistamenti degli Ufo venivano tutti apparentemente spiegati, anche con una certa faciloneria. Adesso non è più così: oggi, le fonti ufficiali ci dicono che questi oggetti volanti restano “non spiegati”: non si sa come facciano a muoversi nel cielo in quel modo, e non risultano appartenere a flotte terrestri. Ufficialmente, le cose che al momento si sanno sono queste: esistono, ma non sappiamo cosa sono, non sappiamo come funzionano e non sappiamo da dove arrivano.
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Vietato parlare dell’Oro degli Dei: YouTube oscura Bizzi
E’ durata appena due giorni la possibilità di ascoltare la ricostruzione offerta da Nicola Bizzi sul misterioso “oro degli dèi”, che collegherebbe recenti scoperte in Iraq e in Romania alla Casa dell’Oro, cioè il tempio egizio di Hathor sul Sinai, dove Mosè – secondo la Bibbia – avrebbe trasformato il famoso Vitello d’Oro in finissima polvere bianca, per poi darla in pasto al suo popolo. Una polvere impalpabile, che ricorda il “pane della vita” celebrato in tante iscrizioni egizie, con i faraoni raffigurati nell’atto di ricevere dalle divinità quella strana sostanza, capace – secondo la tradizione – di allungare di moltissimo la durata dell’esistenza. La notizia? Dal 28 aprile non è più possibile guardare il video, immesso il 25 aprile sul canale YouTube “Facciamo finta che”, di Luca Lamberti, dedicato alle voci eterodosse che indagano sul passato anche alla luce delle incongruenze del presente, dando spazio a personaggi ormai popolari (da Biglino a Malanga) e alle scoperte dell’archeologia non ufficiale, che destabilizzano la storiografia convenzionale. Tutti i video realizzati da Lamberti sono scomparsi: il canale YouTube è stato svuotato. “Colpa” del filmato con Bizzi?Storico e fondatore delle Edizioni Aurora Boreale, Bizzi ha richiamato l’importanza della tradizione dei Misteri Eleusini, che alludono a una particolare fondazione dell’umanità legata ai Titani e alla civiltà di Atlantide, che l’ufficialità non riconosce ancora. Nel corso del filmato “La Pietra Filosofale e l’Oro Monoatomico”, Bizzi mette in relazione la Bibbia e l’Egitto dei faraoni a recenti ritrovamenti archeologici. Sui Monti Bucegi, in Romania, nel 2003 sono state scoperte enormi cavità sotterranee con dispositivi ad alta tecnologia. «Sulla scoperta è calato il silenzio – racconta Bizzi – su pressione degli Usa, che si sono accorti che le grotte rumene sono “gemelle” di quelle da loro scoperte durante l’invasione dell’Iraq». Al centro del “giallo” ci sarebbe il cosiddetto “oro monoatomico”, ricavabile dall’oro comune mediante sconosciuti procedimenti che, anziché fondere il metallo, lo polverizzano. Un elisir di lunga vita, sorgente dell’eterna giovinezza? O magari la “pietra filosofale” degli alchimisti? Insomma: un segreto strettamente custodito, nei millenni, e che anche oggi si vorrebbe mantenere sigillato, al punto da oscurare i video che ne parlano?L’analisi di Bizzi parte dalle scoperte archeologiche dell’inglese William Flinders Petrie, che sul Sinai – dove Mosè tramutò in polvere l’oro del Vitello – scoprì sull’altura di Sarabit al-Khadim un gigantesco tempio, pieno di quella polvere bianca e di attrezzature per la metallurgia: la Casa dell’Oro. Una sorta di “fabbrica” dell’epoca, ininterrottamente attiva per 1.500 anni, a partire dal 2600 avanti Cristo. Cos’era, quella polvere? Aveva davvero proprietà prodigiose? E poi: la tecnica di polverizzazione dell’oro era stata importata sulla Terra dalle divinità antiche, che oggi si tende a far coincidere con le presenze aliene di cui si parla con sempre maggiore insistenza? Nell’autunno 2019, la Us Navy ha ammesso ufficialmente l’esistenza degli Ufo. Un anno dopo, il generale Haim Eshed (per trent’anni a capo della sicurezza aerospaziale di Israele) ha dichiarato che gli umani sono stabilmente in contatto con extraterrestri, nell’ambito di un’alleanza chiamata Federazione Galattica.E ora, John Ratcliffe – capo della direzione nazionale dell’intelligence, nell’amministrazione Trump – ha annunciato che il 1° giugno 2021 sarà pubblicata un’enorme quantità di immagini, sugli Ufo, provenienti da aerei e satelliti militari. La strana compresenza di elementi antichi (templi) e attrezzature avveniristiche è esattamente il punto di domanda su cui Nicola Bizzi articola le sue osservazioni: alta tecnologia di origine ignota sarebbe stata rilevata sia in Iraq che in Romania, sempre in relazione a quella stranissima trasformazione dell’oro. Meccanica quantistica? Alchimia? Lo stesso Mosè, sottolinea Bizzi, era descritto come grande alchimista. Di quella misteriosa trasmutazione parla Ireneo Filalete, alchimista britannico del XVII secolo, studiato da Newton, Locke e Leibniz: la polvere bianca ottenuta dall’oro sarebbe esattamente la mitica “pietra filosofale”. «Per queste ricerche – aggiunge Bizzi – dobbiamo molto a un autore inglese da poco scomparso, Sir Lawrence Gardner». Di quella famosa polvere, Gardner parla ne “L’ombra di Salomone”, e prima ancora nel saggio “I segreti dell’Arca perduta”.«Lo studioso collega direttamente il Sinai (cioè quello che poteva avvenire in quella “Casa dell’Oro”, il Tempio di Hathor) alle conoscenze alchemiche di Mosè: lo riteneva in grado di alterare la materia, secondo un’antica sapienza». Di nuovo: quelle conoscenze provenivano da mondi non terrestri? «Certi grandi personaggi del passato – Archimede, Ipparco, Tolomeo – che la moderna cultura derivante dal razionalismo illuministico settecentesco considera asetticamente “scienziati”, in realtà erano tutti grandi iniziati», osserva Bizzi: «Attraverso le scuole misteriche, avevano appreso i segreti che provenivano da un’antichità remota: e sicuramente questo è avvenuto anche per Mosè, un personaggio molto misterioso e presentato in genere soltanto come leader religioso, senza mai soffermarsi sulla sua possibile, vera identità». Interrogativi che, a quanto pare, sono bastati a svuotare brutalmente il canale YouTube di Gianluca Lamberti. Alla faccia di chi – come il Cicap e i tanti “debunker” che dominano il mainstream – ancora ridicolizza certe tesi: se si tratta di amenità innocue e persino ridicole, perché imporre una censura così perentoria e medievale?(Su “Facciamo finta che” è ancora presente il link di accesso al video oscurato).E’ durata appena due giorni la possibilità di ascoltare la ricostruzione offerta da Nicola Bizzi sul misterioso “oro degli dèi”, che collegherebbe recenti scoperte in Iraq e in Romania alla Casa dell’Oro, cioè il tempio egizio di Hathor sul Sinai, dove Mosè – secondo la Bibbia – avrebbe trasformato il famoso Vitello d’Oro in finissima polvere bianca, per poi darla in pasto al suo popolo. Una polvere impalpabile, che ricorda il “pane della vita” celebrato in tante iscrizioni egizie, con i faraoni raffigurati nell’atto di ricevere dalle divinità quella strana sostanza, capace – secondo la tradizione – di allungare di moltissimo la durata dell’esistenza. La notizia? Dal 28 aprile non è più possibile guardare il video, immesso il 25 aprile sul canale YouTube “Facciamo finta che”, di Gianluca Lamberti, dedicato alle voci eterodosse che indagano sul passato anche alla luce delle incongruenze del presente, dando spazio a personaggi ormai popolari (da Biglino a Malanga) e alle scoperte dell’archeologia non ufficiale, che destabilizzano la storiografia convenzionale. Tutti i video realizzati da Lamberti sono scomparsi: il canale YouTube è stato svuotato. “Colpa” del filmato con Bizzi?
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Bizzi: Cro-Magnon, l’Uomo di Atlantide venuto dalle stelle
Chi siamo? Da dove veniamo? Sono domande che ci interpellano da sempre. «La maggior parte dell’umanità è predisposta alla sottomissione: gente inconsapevole, gestita completamente». Lo scrive in un libro il biologo Giovanni Cianti, in una considerazione erroneamente attribuita a Carlos Castaneda. «Chi ha capito, ha capito: non ha bisogno di consigli. Chi non ha capito, non capirà mai. Io non biasimo queste persone», scrive Cianti: «Sono strutturate per vivere, e basta: mangiare, bere, respirare, partorire, lavorare, guardare la televisione e mangiare la pizza il sabato sera, andare a vedere una partita. Il mondo, per loro, finisce lì: non sono in grado di percepire altro. C’è invece un piccolissimo gruppo di esseri umani, che possono essere definiti “difetti di fabbricazione”. Sono sfuggiti al “controllo qualità” della linea di produzione. Sono pochi, sono eretici e sono guerrieri». Mi piace molto, questa frase, forse perché anch’io sento di appartenere a questa minoranza. Ma non è solo questione di rifiutare i dogmi, le imposizioni, e di sentirsi guerrieri. E’ anche una questione di sensibilità. Si tratta di porsi domande, di chiedersi sempre il perché delle cose.
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Trovato l’Eldorado, ma è in pericolo: un film per salvarlo
Che bello, se a salvare l’Eldorado fosse la città di Firenze. Magari con l’aiuto di Mick Jagger, leggendario frontman dei Rolling Stones, notoriamente vicino alla causa degli indios peruviani. Idea: creare un docu-film, per raccontare questa storia. Che bello, allora, poter coinvolgere un attore come Colin Firth (Premio Oscar). E magari il grande regista Werner Herzog, autore dell’indimenticabile “Fitzcarraldo”, girato proprio nella selva andina dove, dopo l’infame tradimento di Pizarro e l’omicidio di Atahualpa, i reduci indigeni nascosero l’Indio Dorado, cioè la statua del dio Viracocha. Da qui la leggenda dell’El Dorado, il mitico paese d’oro, cercato invano per mezzo millennio. A fine 2012, a segnare un punto preciso sulla mappa del Perù è stato un outsider come Riccardo Magnani, bocconiano ed esperto di finanza, da qualche anno alla ribalta per i suoi studi – da autodidatta, ma rivoluzionari – su Leonardo e il Rinascimento. Da Firenze all’impero andino, è un attimo: «La verità è sotto i nostri occhi: basta decidersi a guardarla». Così, puoi arrivare a scoprire persino l’Eldorado. Salvo vedere che è in pericolo: miniere e taglialegna potrebbero decretare la fine degli ultimi superstiti Inca della terribile Conquista.Tutto parte dalla prima, clamorosa scoperta di Magnani. Una notizia che l’ufficialità fatica ancora a digerire: l’America era nel cuore della signoria medicea mezzo prima della decanta “scoperta dell’America”, attribuita al presunto Cristoforo Colombo, che secondo Magnani non è mai nemmeno esistito. E’ vero, detta così sembra una favola: ma i libri del ricercatore italiano sono lì a smentirlo, a colpi di prove e documentazioni. Un vortice di rivelazioni: «Lorenzo il Magnifico era un meticcio, nelle sue vene scorreva sangue reale Inca». Era il frutto dell’unione tra fiorentini ed esponenti della famiglia imperiale incaica («qualcosa che lo avvicina a Ludovico il Moro, campione della famiglia milanese Sforza, alleata dei Medici»). Sul “desco da parto”, prezioso manufatto celebrativo per la nascita di Lorenzo – dipinto dal fratello di Masaccio – compare la “mascapaicha”, caratteristico copricapo con tre penne che rappresenta la massima dignità regale e sacerdotale dell’Inca.Più tardi, alla morte dell’imperatore Pachacutec, Piero il Gottoso (padre di Lorenzo) incaricò Benozzo Gozzoli di affrescare la Cappella dei Magi a Palazzo Medici Riccardi, residenza medicea prima di Palazzo Vecchio: il dipinto raffigura il capostipite Cosimo de’ Medici (”pater patriae” della discendenza fiorentina) con in testa la “mascapaicha” dell’Inca. Era il 1459: all’ipotetica spedizione dell’ipotetico Colombo mancava ancora mezzo secolo. Com’è che i simboli del potere Inca erano già a Firenze, a ornare il capo dei signori della città? «Dobbiamo tutti trovare il coraggio di fare un passo indietro, e ammettere che troppe volte abbiamo preso un abbaglio nell’interpretare la storia», dice Magnani, ben conscio dell’ostracismo che ostacola i suoi studi, per ora sdegnosamente ignorati da storici dell’arte, medievisti e archeologi. Come si permette, il Magnani, di intromettersi in faccende che devono restare appannaggio della casta accademica degli addetti ai lavori?Vecchia storia: una volta che sei “inciampato” in una verità inimmaginabile, non riesci più a tornare indietro. Ovvio che l’America fosse conosciuta da sempre, fin dall’antichità. Meno scontato, invece, scoprire quanto l’Italia (la città di Dante, in particolare) fosse coinvolta con il popolo dell’Eldorado. Vuoi vedere che quel connubio tra Firenze e Cuzco, transoceanico e clandestino, poteva gettare nel panico il potere vaticano? «Le piazze rinascimentali italiane riproducono fedelmente le piazze cerimoniali andine, progettate per il culto del sole». Qualcuno a Roma ha temuto che la religione cristiana potesse essere soppiantata? Ecco allora il possibile movente, per un’idea destinata a fare storia: “fabbricare” la fake news di Colombo per poter finalmente ufficializzare l’esistenza dell’America, onde conquistarla – e per inciso, sterminare gli alleati americani di Firenze e delle altre potenti signorie italiane, prima che potessero riportare in Europa il culto solare?Era un culto antichissimo e diffuso in tutto il pianeta, soppresso dal cristianesimo e poi reintrodotto di soppiatto proprio a Firenze dal sommo filosofo bizantino Giorgio Gemisto Pletone, di fede eleusina, “padrino” segreto dell’operazione rinascimentale medicea che avrebbe poi “allevato” il giovane, fenomenale Leonardo. Affascinante, d’accordo: ma l’Eldorado? In termini leggendari, la storia della mitica città rivestita d’oro risale ai racconti dei conquistadores spagnoli. Il giornalista tedesco Karl Brugger, misteriosamente assassinato negli anni ’80, lo reinterpretò sotto forma di città sotterranea. Riccardo Magnani invece l’Eldorado lo ha scovato meno di dieci anni fa, nella selva andina del Regno del Paititi: il suo cuore segreto sarebbe rappresentato dalla cittadella dove Inkarri – vessato dai coloni di Pizarro – si sarebbe rifugiato, insieme al suo popolo. Da allora, quella popolazione vive nel più completo isolamento.All’individuazione del favoloso Paititi, Riccardo Magnani è arrivato a fine 2012, seguendo in percorso meno convenzionale: le stelle. Per la precisione, «il triangolo estivo della costellazione del Cigno». E’ uno dei fenomeni astronomici che l’uomo ha seguito fin dall’antichità, perché lo si immagina correlato al benessere. «Ho pensato che questo asterismo potesse essere replicato in alcuni siti megalitici del Sudamerica», spiega Magnani, in un video con Eleonora Fani. Il triangolo del Cigno «lo tiene in mano lo stesso Salvator Mundi, in un dipinto di incerta paternità che alcuni attribuiscono allo stesso Leonardo, e compare anche in un’altra opera, sicuramente leonardesca, come il Cartone di Sant’Anna». E qui – per collegare l’Italia al Perù – entra in gioco Google Earth: se un primo vertice del Triangolo del Cigno lo si adagia sulle Linee di Nazca, e un secondo sulla grande città precolombiana di Tiahuanaco, il terzo vertice svela la posizione del virtuale Eldorado: la Huaca del Sol, struttura cerimoniale quadrata, per il culto solare, situata proprio al centro dell’impenetrabile Paititi.Vista dall’alto, sottolinea Magnani, la Huaca del Sol presenta al suo interno un cerchio, un rettangolo e una linea retta. «Il cerchio fa pensare all’orologio solare di Cuzco, all’interno dell’analoga Huaca del Sol presente nell’antica capitale Inca, che secondo la leggenda sarebbe stata creata – incluse le piramidi a gradoni – a immagine e somiglianza del Paititi». Le immagini dal satellite sono eloquenti: in una vasta area amazzonica attorno all’ipotetica Huaca del Sol, appena localizzata in mezzo alla selva, compaiono ben visibili anche le piramidi. Altra scoperta: la piazza cerimoniale amazzonica è «perfettamente allineata, sull’asse dell’eclittica solare», con analoghe strutture anche lontanissime: a ovest l’Isola di Pasqua, mentre a est il sito megalitico di Rego Grande in Brasile, i megaliti africani dei Dogon in Mali, il sito di Giza in Egitto, Göbekli Tepe in Turchia e infine Xian in Cina. «Tutti siti perfettamente allineati: quindi, Paititi rientra nella storia generale dell’umanità: non è certo limitato alla storia andina».Riccardo Magnani non indossa i panni del probabilissimo scopritore del mitico Eldorado: «Della scoperta non me ne importa niente: io voglio salvare loro, gli “indios incontattati”, che oggi sono in pericolo di vita». Dall’intuizione di Magnani, negli ultimi 8 anni la selva peruviana è stata battuta da esploratori e avventurieri a caccia di tesori: «Uno è stato arrestato, due sono tornati indietro con le pive nel sacco», racconta lo studioso. «Sono passibili del reato di omicidio colposo: mettono a rischio vite, per il miraggio di un effimero successo personale». Ma c’è di peggio: «L’area del Paititi è minacciata dalle nuovissime attività di estrazione mineraria. E a seguire i minatori c’è uno stuolo di taglialegna abusivi, attratti dai boschi di mogano rosso». Risultato: uno scempio. E una fuga degli indigeni verso il Brasile, come confermato dalle autorità carioca che preservano l’integrità delle popolazioni amazzoniche. Quello che si prefigua, in altre parole, è un genocidio silenzioso.Un dramma: le autorità peruviane sono restie a riconoscere lo status di “nativi” agli eredi degli Incas, perché a quel punto scatterebbe la protezione integrale del territorio (e addio concessioni mineriarie, addio deforestazione). «La situazione è drammatica», conferma Magnani, che già a fine 2012 ha contattato personalmente le autorità di Lima. «Sono stato convocato dall’ambasciatore peruviano, a Roma, e poi il suo governo ha tenuto una riunione ministeriale». Ma niente da fare: «Tutto è stato lasciato cadere, perché oggi dei “nativi incontattati” non importa niente a nessuno: il problema è che sono la nostra storia, la nostra memoria». Sono in pericolo: «A sterminarli basterebbe il dono innocente di una t-shirt, il semplice virus del raffreddore basterebbe a scatenare un’epidemia micidiale». Il rischio è altissimo: «Ormai, cantieri e boscaioli illegali sono a 10 chilometri dai villaggi». In Perù, c’è chi si batte per i nativi: «E l’altra cattiva notizia, infatti, è che – dall’inizio di quest’anno – già 9 attivisti peruviani sono stati assassinati».Da qui l’idea del film: un documentario, che racconti questa vicenda sbalorditiva. Stanno per essere annientati gli ultimi discendenti dell’Inca che strinse un patto con l’Italia, ben prima del 1492, quando dell’America non si poteva ancora parlare. Magnani ha lanciato un appello per raccogliere fondi. Causale: “Salviamo El Indio Dorado”. Incoraggiante, l’avvio dell’operazione: «Sono già arrivate tante sottoscrizioni, anche cospicue. Cosa di cui ringrazio tutti profondamente. Siamo circa al 20% del budget necessario. Gireremo qualcosa a Firenze, ma soprattutto faremo costose riprese in Perù. Riprese aeree, per mostrare dall’alto le rovine di Paititi, i villaggi attorno, gli ultimi indios e la pericolosità dei contatti a cui sono esposti, oggi: nel fiume è stata rilevata la presenza velenosa di mercurio». Magnani ha le idee chiare: «Prima di chiedere, bisogna dare. E’ tempo di coraggio, di etica: fare qualcosa per stare bene tutti insieme, non a scapito di qualcun altro». Lui ha già avuto molto, da questa storia: ha scoperto l’America a Firenze, fino ad arrivare all’Eldorado. E ora ha voglia di “restituire”, aiutando. Mettersi a scavare, nel Paititi, alla ricerca di chissà cosa? Follia: in fondo, il vero Eldorado sono loro. Gli “indios incontattati”, gli eredi dell’Inca amico dell’Italia.(A chi volesse concorrere alla realizzazione del documentario, Magnani offre due testi inediti, in Pdf, con l’intera ricostruzione della vicenda. Ecco gli estremi per la donazione: IBAN IT93 V036 4601 6005 2635 2030 294, BIC NTSBITM1XXX, Banca N26, c/c Intestato a: Riccardo Magnani, Causale: Salviamo El Indio Dorado. Si chiede gentilmente di inviare una e-mail a paititi2013@gmail.com, con allegata la ricevuta della donazione; così sarà possibile spedire una e-mail di ringraziamento con le istruzioni per scaricare i Pdf realizzati appositamente per tutti i partecipanti all’iniziativa. Per avere ulteriori info: paititi2013@gmail.com. Sito del progetto: www.paititi2013.com. Nel 2020, Magnani ha pubblicato “Ceci n’est pas Leonardo”, sottotitolo “Quello che non vi dicono su Leonardo da Vinci e il Rinascimento Italiano”).Che bello, se a salvare l’Eldorado fosse la città di Firenze. Magari con l’aiuto di Mick Jagger, leggendario frontman dei Rolling Stones, notoriamente vicino alla causa degli indios peruviani. Idea: creare un docu-film, per raccontare questa storia. Che bello, allora, poter coinvolgere un attore come Colin Firth (Premio Oscar). E magari il grande regista Werner Herzog, autore dell’indimenticabile “Fitzcarraldo”, girato proprio nella selva andina dove, dopo l’infame tradimento di Pizarro e l’omicidio di Atahualpa, i reduci indigeni nascosero l’Indio Dorado, cioè la statua del dio Viracocha. Da qui la leggenda dell’El Dorado, il mitico paese d’oro, cercato invano per mezzo millennio. A fine 2012, a segnare un punto preciso sulla mappa del Perù è stato un outsider come Riccardo Magnani, bocconiano ed esperto di finanza, da qualche anno alla ribalta per i suoi studi – da autodidatta, ma rivoluzionari – su Leonardo e il Rinascimento. Da Firenze all’impero andino, è un attimo: «La verità è sotto i nostri occhi: basta decidersi a guardarla». Così, puoi arrivare a scoprire persino l’Eldorado. Salvo vedere che è in pericolo: miniere e taglialegna potrebbero decretare la fine degli ultimi superstiti Inca della terribile Conquista.
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Bizzi: la Sfinge e il Leone, in Egitto il sigillo di Atlantide
La civiltà Ennosigea, che ci viene descritta dai testi misterici di provenienza eleusina, era di tipo matriarcale: comandavano le donne, c’erano regine guerriere che detenevano il potere. Era impensabile che ci fosse un re maschio: finché una regina non dava alla luce una femmina, non c’era l’erede. Questa società aveva una religione fondata sul culto degli antichi dèi Titani: divinità che avrebbero creato l’uomo, attraverso l’azione di quattro di esse. Atlante, Menezio, Prometeo ed Epimeteo sarebbero stati i creatori dell’umanità, o almeno di una parte dell’umanità (quella occidentale). La civiltà Ennosigea, che venerava quegli dèi Titani, era basata essenzialmente sul ricordo di un tempo mitico, come lo Zep Tepi egizio. Era il ricordo di qualcosa che c’era stato prima. I testi misterici fanno iniziare questa civiltà attorno al 19.000 avanti Cristo. Inizia sostalmente da zero: dalle caverne, dalle palafitte. Ma la cosa inquietante è che ci viene narrato che la civiltà ricominciò da zero dopo una distruzione: non la distruzione di Atlantide del 9600 avanti Cristo, ma qualcosa che sarebbe avvenuto 10.000 anni prima.E’ qualcosa che, anche in questo caso (come il cataclisma di origine cometaria che avrebbe innalzato i mari sommergendo Atlantide) sarebbe avvenuto in tutto il mondo: la tradizione greca, con Esiodo, la chiama Titanomachia. Un’epica guerra tra divinità: da una parte i Titani, che all’epoca (in una sorta di Età dell’Oro) vivevano fianco a fianco con gli esseri umani, e dall’altra nuove divinità venute dall’esterno, esseri che la tradizione misterica considera come usurpatori. Queste nuove divinità avrebbero dichiarato guerra ai Titani, e li avrebbero sconfitti. La guerra avrebbe comportato la distruzione completa di buona parte del mondo. Ed è in questo contesto che si parla dell’inabissamento del continente di Mu, che si trovava nel Pacifico. Qui si parla di armi di distruzione di massa, dal potenziale incalcolabile: dunque, quello del 19.000 avanti Cristo non sarebbe stato un cataclisma, dovuto alla caduta dei frammenti di una cometa. Si parla invece di una guerra, combattuta con armi terribili. Una guerra che poi si ritrova anche nei testi indiani: il Mahabharata e il Ramayana sono densi di notizie, riguardo a questo conflitto. Si parla di armi sconvolgenti: se si prendono i testi alla lettera, non troviamo differenze rispetto agli effetti di Hiroshima e Nagasaki.L’intera religiosità della civiltà Ennosigea (o “atlantidea”) era legata a quell’antica stirpe di dèi, i Titani, che erano i loro padri. Gli Ennosigei vivevano nel ricordo della presenza dei Titani, sulla Terra, e mantennero la religione dei Titani, la tradizione religiosa legata a queste particolari divinità, rifiutando l’imposizione del culto dei cosiddetti nuovi dèi, che poi nella tradizione mediterranea assunsero la denominazione di “olimpici” (cambiando nome, in altre parti del mondo). Quindi: sulla Terra accade qualcosa di terribile, circa ventimila anni fa, che annientò una civiltà relativamente avanzata e pose repentinamente termine a una mitica Età dell’Oro, in cui uomini e dèi vivevano fianco a fianco, in pace e in armonia. La civiltà atlantidea – chiamiamola così – nel ricordo di quella tradizione dichiarava guerra e attaccava i popoli che si erano asserviti al culto dei nuovi déi. E’ vero che questa civiltà venne unificata dalla nazione Ennosigea, basata nel Nord Atlantico, ma poi arrivò a conquistare tutto il Mediterraneo. Nei testi si menziona una conquista dell’Egitto già precedente: la civiltà della “nazione atlantidea” avrebbe colonizzato l’Egitto attorno al 13.000 avanti Cristo.Sempre in questi testi misterici si parla poi anche di una probabile interpretazione della Sfinge. La civiltà Ennosigea, che avrebbe dapprima unificato l’intera isola-continente di En e poi dominato il bacino mediterraneo, arrivò a conquistare l’Europa sotto una particolare dinastia, il cui nome era Fania, e il cui emblema era un leone. Non a caso, in origine, la Sfinge della piana di Giza aveva una testa leonina, poi erosa o addirittura crollata, e infine risagomata con le sembianze di un successivo faraone. Moltissimi indizi, quindi, attestano il fatto che buona parte dei monumenti egizi più antichi siano stati realizzati da questa civiltà, e che quindi buona parte della mitologia e della tradizione dell’antico Egitto sia di matrice atlantidea. Questo spiegherebbe anche perché Solone abbia acquisito proprio in Egitto, dai sacerdoti che le avevano conservate, determinate informazioni su Atlantide, poi riprese da Platone nel Crizia e nel Timeo.(Nicola Bizzi, “Atlantide e le antiche civiltà”: affermazioni rilasciate nella trasmissione web-radio “Forme d’Onda”, poi ripresa da “Anubi Radio” anche su YouTube).La civiltà Ennosigea, che ci viene descritta dai testi misterici di provenienza eleusina, era di tipo matriarcale: comandavano le donne, c’erano regine guerriere che detenevano il potere. Era impensabile che ci fosse un re maschio: finché una regina non dava alla luce una femmina, non c’era l’erede. Questa società aveva una religione fondata sul culto degli antichi dèi Titani: divinità che avrebbero creato l’uomo, attraverso l’azione di quattro di esse. Atlante, Menezio, Prometeo ed Epimeteo sarebbero stati i creatori dell’umanità, o almeno di una parte dell’umanità (quella occidentale). La civiltà Ennosigea, che venerava quegli dèi Titani, era basata essenzialmente sul ricordo di un tempo mitico, come lo Zep Tepi egizio. Era il ricordo di qualcosa che c’era stato prima. I testi misterici fanno iniziare questa civiltà attorno al 19.000 avanti Cristo. Inizia sostalmente da zero: dalle caverne, dalle palafitte. Ma la cosa inquietante è che ci viene narrato che la civiltà ricominciò da zero dopo una distruzione: non la distruzione di Atlantide del 9600 avanti Cristo, ma qualcosa che sarebbe avvenuto 10.000 anni prima.
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“Bergoglio, presepe alieno: Gesù ’svitabile’ e figure pagane”
«Orribile, fa piangere». Oppure: «Questa bruttezza incarna perfettamente la decadenza di una certa cattolicità in parole ed opere». Sono alcuni tra i (tantissimi) commenti che, sulla pagina Facebook di “Vatican News”, hanno accolto il presepe allestito in piazza San Pietro, edizione 2020. Lo segnala lo storico dell’arte Andrea Cionci, in un articolo su “Libero”. «Dimenticatevi, infatti, il viso dolce della Madonna, il tenero, luminoso incarnato del Bambin Gesù, la dolcezza paterna di San Giuseppe e la devota meraviglia dei pastori. Forse, per la prima volta, in mezzo al colonnato del Bernini non è stato allestito un presepe figurativo, classico, bensì un’opera brutalmente postmoderna e neanche troppo recente, dato che risale agli anni 1965-’75». Anche se per certa critica sarebbe un capolavoro, «a molti fedeli appare come un vero incubo», scrive Cionci. «Certamente non è “per tutti” e siamo molto lontani da quell’idea di bello assoluto e oggettivo che ha animato per 2000 anni l’arte cristiano-cattolica (a parte gli ultimi decenni)». Compaioni infatti «il Bambin Gesù “avvitabile”, l’angelo con le “alette di raffreddamento”, il guerriero cornuto (sapientemente oscurato dalle telecamere vaticane durante la diretta), le atticciate e villose figure animalesche, le barbe assiro-babilonesi dei Magi, il cosmonauta alla “Alien”».Tante le figure totemiche, «più simili ad arcaiche matrioske che non a personaggi di un presepe». L’opera, ricorda Cionci, venne realizzata in ceramica da alunni e docenti dell’allora Istituto d’arte “Grue” di Castelli (Teramo), oggi liceo artistico statale. La realizzazione, in precedenza, era già stata eposta a Roma, a Gerusalemme e a Tel Aviv. E’ composta da 54 grandi statue, tra cui figurano anche un islamico, un rabbino ebreo, un astronauta e persino un boia (in riferimento alla pena di morte), ma solo alcune di queste figure sono ora state riproposte per il presepe vaticano. Nessun elemento paesaggistico, sottolinea Cionci: niente grotta, né alberi o ruscelli. «Solo i Moloch piantati sulla moquette rossa, sotto un traliccio di vetro e acciaio a protezione dalla pioggia, con un inquietante neon zigzagato sullo sfondo che vorrebbe suggerire il profilo di un monte, ma che pare più un fulmine corrusco». In questa scelta, secondo l’analista, «si riconoscono tutti i temi del pontificato di Bergoglio: innanzitutto, il pesante modernismo e la rottura drastica con la tradizione».Nonostante i rimandi al linguaggio ancestrale abruzzese, del territorio in questo presepe «non c’è niente del candore, della bontà di cuore, del cattolicesimo profondissimo della terra d’Abruzzo, regione stracolma di splendidi esempi di arte sacra». Non c’è nemmeno «nulla di riconoscibile come italiano, europeo od occidentale». Il territorio, continua Cionci, filtra semmai nelle eredità stilistiche dei mascheroni degli antichi e feroci Sanniti, progenitori degli abruzzesi, che avevano una religione panteista, animista, feticista e magica: «Il loro mondo era popolato di spiriti misteriosi e temibili, con cui era necessario instaurare buone relazioni. Un po’ come per la Pachamama, dea della fertilità andina molto di moda, che richiedeva sacrifici animali per donare ricche messi». Aggiunge l’esperto: «I dichiarati rimandi alla scultura greca, egizia e sumerica dei personaggi fanno pensare al metodo storico-critico liberale di interpretazione della Scrittura. Questo approccio ai sacri testi, che prese il sopravvento dopo il Concilio Vaticano II, ha infatti la tendenza a smitizzare tutto ciò che è soprannaturale, nella fede cattolica».«I dogmi, i miracoli e gli interventi divini vengono assimilati ai residui di culti pagani preesistenti, quasi sempre mesopotamici». Ancora: i personaggi di altre fedi, come l’islamico e l’ebreo (presenti nella collezione, ma non esposti) rievocano «il sincretismo e l’ossessivo dialogo interreligioso». E il boia? «Si riferiva al dibattito dell’epoca sulla pena di morte, che Bergoglio ha recentemente fatto cancellare dal Catechismo, pur trascurando le situazioni straordinarie del tempo di guerra e delle carceri insicure». L’anno di nascita del presepe monumentale di Castelli, poi, è il 1965: lo stesso della conclusione del Concilio Vaticano II, «dopo il quale il modernismo – già scomunicato da San Pio X – prese piede grazie al teologo gesuita Karl Rahner». Per Cionci, in definitiva, la scelta di quest’opera sembra «un chiaro omaggio a quella tappa della storia della Chiesa che oggi viene messa sotto accusa da più parti, e che secondo Paolo VI aveva avuto luogo in anni in cui era stata aperta la porta al “fumo di Satana”, da molti individuato come la massoneria ecclesiastica».«Orribile, fa piangere». Oppure: «Questa bruttezza incarna perfettamente la decadenza di una certa cattolicità in parole ed opere». Sono alcuni tra i (tantissimi) commenti che, sulla pagina Facebook di “Vatican News”, hanno accolto il presepe allestito in piazza San Pietro, edizione 2020. Lo segnala lo storico dell’arte Andrea Cionci, in un articolo su “Libero“. «Dimenticatevi, infatti, il viso dolce della Madonna, il tenero, luminoso incarnato del Bambin Gesù, la dolcezza paterna di San Giuseppe e la devota meraviglia dei pastori. Forse, per la prima volta, in mezzo al colonnato del Bernini non è stato allestito un presepe figurativo, classico, bensì un’opera brutalmente postmoderna e neanche troppo recente, dato che risale agli anni 1965-’75». Anche se per certa critica sarebbe un capolavoro, «a molti fedeli appare come un vero incubo», scrive Cionci. «Certamente non è “per tutti” e siamo molto lontani da quell’idea di bello assoluto e oggettivo che ha animato per 2000 anni l’arte cristiano-cattolica (a parte gli ultimi decenni)». Compaioni infatti «il Bambin Gesù “avvitabile”, l’angelo con le “alette di raffreddamento”, il guerriero cornuto (sapientemente oscurato dalle telecamere vaticane durante la diretta), le atticciate e villose figure animalesche, le barbe assiro-babilonesi dei Magi, il cosmonauta alla “Alien”».
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Eshed, Israele e alieni. Biglino: pure i teologi parlano di Ufo
Qualcuno si stupisce, che il generale Haim Eshed, già a capo del programma spaziale israeliano, abbia parlato della collaborazione con gli alieni? A prescindere da come si possano valutare le affermazioni del professor Eshed, Mauro Biglino – autore di 14 saggi sull’analisi della Bibbia partendo dalla sua rilettura letterale – ricorda anche il famoso “brief” in cui la Cia avrebbe relazionato Reagan sui contatti con extraterrestri. Quello che invece sorprende, sottolinea Biglino in un video pubblicato il 12 dicembre, è la posizione di molti teologi, su questo tema. Il reverendo Barry Downing, pastore presbiteriano laureato anche in fisica, non ha dubbi: «Scrive che la religione mosaica è stata fondata dagli Elohim, che non sono “Dio”: sono invididui in carne e ossa, che – dice – viaggiavano su macchine volanti». Scrive Downing: «Mi sembra strano, che gli insegnanti della religione cristiana ignorino la presenza degli Ufo», presenti a suo dire anche nella Bibbia. «I leader religiosi come possono ignorare tutto questo?». Secondo lui, gli Elohim sono ancora qui e ci stanno controllando: e questa convinzione – sottolinea Biglino – è perfettamente in linea con l’ipotesi di intelligenze superiori e dominanti: un’élite nascosta, che starebbe controllando l’umanità.Da Hans Küng in giù, sintetizza Biglino, sono tanti i teologi cattolici che credono nell’esistenza di intelligenze superiori, provenienti da mondi non terrestri. Uno di loro, il professor Armin Kreiner, docente di teologia all’università di Monaco di Baviera, ha condotto un’analisi molto penetrante dei rapporti tra ufologia e Chiesa. «Chi è convinto che un uomo crocifisso sia ritornato in vita dopo tre giorni – scrive Kreiner – non dovrebbe storcere il naso troppo velocemente, a proposito di uomini che credono negli Ufo e negli extraterrestri, o che sono convinti di averli incontrati». Ovviamente non esistono certezze, ammette il teologo: ma se ignorassimo il tema delle intelligenze extraterrestri – sostiene – allora dovremmo anche “archiviare” «l’intero complesso delle questioni teologiche, poiché effettivamente noi non sappiamo se Dio esista». Lo stesso Kreiner riconosce che la la funzione dei «miti religiosi» è quella di «diffondere un’aura di soprannaturale, per conferire un’origine e un’autorità sovrumana». Offrire una prospettiva di salvezza, redenzione e immortalità: «Essenzialmente è questa, la funzione dei miti e delle religioni tradizionali, a cui si ricollegano direttamente anche le religioni degli Ufo».Non sorprende, aggiunge Kreiner, che i messaggi delle religioni degli Ufo siano sfaccettati e contraddittori. «In questo, le religioni tradizionali dell’umanità non sono diverse: anche i loro messaggi si contraddicono reciprocamente». Per il teologo tedesco, «c’è un punto assolutamente decisivo, su cui la fede cristiana e quella negli Ufo sono sulla stessa barca». Ovvero: «Entrambe dipendono dall’affidabilità di testimoni oculari». Afferma Kreiner: valutare come inaffidabili i racconti sugli Ufo e invece affidabili quelli su Gesù «significa adottare due pesi e due misure». Se invece il problema lo si osserva in modo imparziale, aggiunge, si deve ammettere che «l’esistenza di rapimenti da parte di Ufo è un dato meglio testimoniato, rispetto ad ogni altro evento storico a cui la tradizione cristiana (o anche di altre religioni) può richiamarsi». Escludere gli Ufo, quindi, vorrebbe dire «essere ciechi da un occhio». Biglino conferma che la Bibbia è affollata di oggetti volanti. «Si possono intuire tante cose – dice – se si fa finta che che i testi antichi raccontino eventi realmente accaduti».«Se invece si dice gli autori antichi scrivevano in codice (”quando scrivevano una cosa, in realtà ne volevano dire un’altra”), o si arriva a sostenere che i testi antichi sarebbero solo favole, allora – aggiunge Biglino – ci si priva della possibilità di capire: cioè di individuare il filo rosso che collega tutto, nella storia del controllo della conoscenza». A proposito di “Great Reset”, lo stesso Biglino ricorda le recenti denunce di monsignor Carlo Maria Viganò nonché l’espressione “Grande Opera”, con la quale secondo Paolo Rumor (autore de “L’altra Europa”) un’élite occulta – in campo da almeno 12.000 anni – intenderebbe il controllo dell’evoluzione dell’umanità, mediante l’influenza delle società segrete di cui parlò lo stesso Rudolf Steiner. La teoria del controllo “zootecnico” non è certo di oggi, aggiunge Biglino, citando il vescovo Eusebio di Cesarea (Padre della Chiesa) che attraverso il greco Filone di Byblos rivaluta gli scritti del sacerdote fenicio Sanchuniaton, vissuto nel 1.200 avanti Cristo: «Già nell’antichità si sottolinea come le antiche caste sacerdotali tenessero nascoste le conoscenze reali coprendole con l’allegoria, la metafora e la simbologia, e inventando la categoria del mistero, per tenere i popoli all’oscuro delle verità che potrebbero mettere in discussione tutto».Eusebio scrive che Sanchuniaton «riconosce come divinità non il Dio supremo né degli dei celesti», bensì «semplici individui mortali, maschi e femmine, non di costumi talmente incorrotti da dover essere accolti per la loro virtù o imitati per la loro saggezza, ma ricolmi di malvagità di perversioni di ogni genere». Nei suoi testi, Biglino ha sottolineato molti tratti non entusiasmanti della figura biblica di Yahweh: un leader che appare dispotico e violento, pronto allo sterminio. Si parla di bambine da riservare al “dio”, che fa sacrificare i primogeniti e mercifica la vita degli uomini di cui si considerava “proprietario”. Da un lato, riassume Biglino, «i testi antichi non portano alla possibilità di elaborare il concetto di un Dio spirituale». In compenso, tendiamo ancora a rifiutare come un tabù l’eventuale ingerenza aliena di cui ha appena parlato anche il generale israeliano Eshed. Ma cosa ne pensano, i teologi, della “domiciliazione” del Dio spirituale nelle cosiddette Sacre Scritture? Nel 2016, Biglino ha avuto un appassionante confronto con importanti esponenti religiosi. «Non è possibile parlare di una evidenza, rispetto alle nostre conoscenze su Dio: il credere in Dio sarebbe un assioma», ha detto Ariel Di Porto, rabbino capo della Comunità Ebraica di Torino.«Non posso dimostrare la fonte certa della conoscenza; ma se volete, c’è la fiducia che in quelle scritture sia risuonata veramente la voce di Dio», ha aggiunto l’insigne biblista valdese Daniele Garrone: «Non c’è nulla di divino, in quel libro». Alludendo ai cattolici, definiti «i miei cugini fondamentalisti», Garrone ha affermato: «Pensano di rendere un servizio a Dio divinizzando le Scritture», e invece «fanno una idolatria della carta». Netta anche la chiosa di Ermis Segatti, teologo universitario cattolico: «Bisogna togliere la certezza su Dio: perché, se noi avessimo certezza di Dio, Dio non sarebbe (saremmo noi)». Nel suo ultimo video, Biglino chiama in causa anche il professor Luigi Moraldi: un grande esegeta, citato dagli esperti. Nell’edizione dei manoscritti di Qumran (Utet), Moraldi menziona i rumorosi Cherubini che si muovono nella “dimora di Dio” e nei suoi “accampamenti”. Cherubini che poi cessano di emettere rumore e brezza, quando si posano e smettono di “funzionare”. In quelle pagine si parla anche di “carri celesti”. E in una nota, Moraldi dice che al capitolo 24 del Libro Ebraico di Enoch si parla di ben 23 specie di “carri divini”. «Io faccio finta che i testi antichi abbiano un fondo di verità», ribadisce Biglino. «Quello di Enoch non è un libro canonico per i cattolici romani, ma lo è per i cristiani copti: se fossimo copti, quindi, dovremmo credere che nella dimora del capo degli Elohim ci sono 23 tipi diversi di “carri”».“Carri celesti” e accampamenti di Dio? «Qualcuno dirà: ma il Libro di Enoch è un testo apocrifo». Niente paura: analoghe conferme vengono dai testi canonici. Nel capitolo 32 della Genesi, Giacobbe e Labano giurano di rispettare i reciproci confini. E si dice che la tutela del giuramento è garantita da un lato dagli Elohim di Abramo, e dall’altro dagli Elohim di Nahor («altro ramo della famiglia di Abramo, rimasto in Mesopotamia»). A Giacobbe si fanno incontro “gli angeli degli Elohim”, cioè in ebraico i Malachim: i portaordini, i guatrdiani, i controllori. «Giacobbe, al vederli, esclamò: questo è l’accampamento degli Elohim! E chiamò quel luogo Machanaim», che significa “due accampamenti”. Il più impottante commentatore ebreo di tutti i tempi, Rashi – continua Biglino – dice che in quel punto Giacobbe vide i due accampamenti che tutelavano lo stesso confine dalle due parti. «Si può essere più chiari di così?». Dalle esternazioni del genarale Eshed al leggendario “brief” della Cia con Reagan, rieccoci a parlare del ruolo degli alieni nelle nostre vicende: «Se per caso fosse vero, sarebbe totalmente in linea con la Bibbia», ribadisce Biglino. «Se leggiamo quei testi con mente aperta, dobbiamo sempre aspettarci delle entusiasmanti sorprese».Qualcuno si stupisce, che il generale Haim Eshed, già a capo del programma spaziale israeliano, abbia parlato della collaborazione con gli alieni? A prescindere da come si possano valutare le affermazioni del professor Eshed, Mauro Biglino – autore di 14 saggi sull’analisi della Bibbia partendo dalla sua rilettura letterale – ricorda anche il famoso “brief” in cui la Cia avrebbe relazionato Reagan sui contatti con extraterrestri. Quello che invece sorprende, sottolinea Biglino in un video pubblicato il 12 dicembre, è la posizione di molti teologi, su questo tema. Il reverendo Barry Downing, pastore presbiteriano laureato anche in fisica, non ha dubbi: «Scrive che la religione mosaica è stata fondata dagli Elohim, che non sono “Dio”: sono invididui in carne e ossa, che – dice – viaggiavano su macchine volanti». Scrive Downing: «Mi sembra strano, che gli insegnanti della religione cristiana ignorino la presenza degli Ufo», presenti a suo dire anche nella Bibbia. «I leader religiosi come possono ignorare tutto questo?». Secondo lui, gli Elohim sono ancora qui e ci stanno controllando: e questa convinzione – sottolinea Biglino – è perfettamente in linea con l’ipotesi di intelligenze superiori e dominanti: un’élite nascosta, che starebbe controllando l’umanità.
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Teotihuacan: un ‘circuito elettronico’ costruito 2000 anni fa
Visto dall’alto, sembra la copia perfetta di un moderno circuito elettronico, come quelli che fanno funzionare i computer. Solo che, al posto dei chip, sorgono piramidi. E l’asse principale attorno a cui si snoda il “circuito” non è in silicio, ma in pietra: è il Viale dei Morti. Stiamo parlando di Teotihuacan, uno dei maggiori misteri su cui l’archeologia contemporanea si interroga, senza trovare risposte precise. Il centro – enorme – sorge a 35 miglia da Città del Messico. Apparteneva a una antica civiltà, particolarmente evoluta, di cui conosciamo ancora poco. Lo ricorda Mauro Biglino, in un appunto pubblicato sul sito di UnoEditori. «Con i suoi grandiosi templi a piramide, Teotihuacan era una delle più grandi città del mondo antico: al suo apice, si calcola che ospitasse oltre 130.000 abitanti». Vivevano in edifici a più piani, capaci di accogliere diversi nuclei familiari. Tanto per cambiare, gli edifici hanno un orientamento stellare: sembrano riprodurre gli astri che compongono la Cintura di Orione. Chi fondò quel monumentale centro urbano? E poi: come si spiega la presenza di un minerale come la mica, che all’epoca poteva essere estratto – secondo gli studiosi – solo da miniere presenti in Brasile, a tremila miglia di distanza?La città fu abitata fino al VII-VIII secolo dopo Cristo, riassume Biglino, notissimo al pubblico per i suoi bestseller che propongono una rivalutazione realistica dell’antichità, basata sulla rilettura letterale della Bibbia. Depurato dalle interpretazioni tradizionali (teologiche e simbologiche), il vasto corpus testuale dell’Antico Testamento – in lingua ebraica – sembra rivelare essenzialmente la comparsa sulla Terra di individui misteriosi, che la Bibbia chiama Elohim, che avrebbero dato origine all’homo sapiens mediante clonazione, ibridando il loro Dna con quello dei primitivi ominidi. La materia è controversa, come la stessa teoria della paleostranutica. Per contro, saggi come “Scoperte archeologiche non autorizzate”, di Marco Pizzuti, testimoniano l’imbarazzo dell’archeologia ufficiale di fronte a rinvenimenti non spiegabili sulla base delle conoscenze accettate. Da parte sua, Biglino si limita a segnalare che l’interpretazione teologica della Bibbia è basata su traduzioni erronee, e il più delle volte deliberatamente inesatte, con termini letteralmente “inventati” per accreditare la tesi secondo cui l’Antico Testamento comproverebbe l’esistenza di un’entità trascendente, di cui nel testo però non esiste la minima traccia.Nel caso in cui la Bibbia («che non parla di Dio», assicura Biglino) fosse consonante con altri analoghi racconti coevi, come quelli sumeri, che descrivono la calata dal cielo di esseri superiori, potenti e tecnologicamente avanzati, vale la pena soffermarsi su un enigma come quello di Teotihuacan: da dove venivano le consoscenze evolutissime che, duemila anni fa, permisero la costruzione di un simile capolavoro? A colpire, innanzitutto, è il suo nome, di origine azteca. Diversi i possibili significati, secondo gli archeologi: “luogo dove vengono creati gli dei”, oppure “luogo dove nascono gli dei”, o anche “luogo di coloro che hanno la via degli dei”. All’apice del suo prestigio, tra i 150 e il 450 dopo Cristo, Teotihuacan arrivò ad essere uno dei più grandi centri urbani delle Americhe precolombiane. Purtroppo non si hanno notizie certe: né sulla sua fondazione, né sui suoi originari costruttori. «Nonostante le maestose evidenze archeologiche, sappiamo ben poco molto: Teotihuacan è ancora avvolta nel mistero», scrive Biglino. «Quel che è certo, però, è che questo popolo doveva possedere approfondite conoscenze di astronomia, architettura e urbanistica».Lo dimostra l’imponenza degli edifici che corredano il sito archeologico: «La Piramide del Sole è il secondo edificio a struttura piramidale più grande delle Americhe, inferiore solo alla Piramide di Cholula». La piramide fu costruita in due fasi. La prima parte fu edificata verso il 100 dopo Cristo; la seconda fase, risalente all’inizio del III secolo, portò il sito alle dimensioni finali che conosciamo oggi (225 metri di lato e 75 di altezza), facendone la terza piramide più grande del mondo, anche se ben più bassa della Grande Piramide di Cheope a Giza (146 metri). «Terminata la struttura, i costruttori dipinsero murales dai brillanti colori, rappresentanti giaguari, stelle, serpenti a sonagli e altri simboli della cosmologia mesoamericana». Teotihuacan, aggiunge Biglino, fu un importante centro religioso: il culto praticato era molto simile a quelli di altre civiltà centroamericane (Aztechi, Zapotechi e Maya). Si adoravano il Serpente Piumato e Chaac, il dio della pioggia. E come in altre culture contigue, si praticavano sacrifici umani.A impressionare gli studiosi è la progettazione di Teotihuacan: «Induce a pensare che i costruttori fossero a conoscenza non solo delle necessarie tecniche architettoniche, ma anche di scienze matematiche e astronomiche». I ricercatori, inoltre, hanno trovato numerose e notevoli somiglianze con le grandi piramidi d’Egitto: «In entrambi i casi la disposizione delle piramidi pare riprodurre l’allineamento delle stelle che compongono la “cintura” della costellazione di Orione». La stessa disposizione geografica è un ottimo esempio di pianificazione urbana, sottolinea Biglino: «L’orientamento degli edifici segue un criterio simbolico. Il reticolato urbano è allineato con precisione a 15,5° nord-est, mentre il Viale dei Morti sembra puntare verso il Cerro Gordo, che a sua volta si trova a nord della Piramide della Luna. Gli elementi strutturali fondamentali sono il grande viale centrale (il Viale dei Morti, appunto) sui cui lati sorgono la grande Piramide del Sole, la Piramide della Luna, diverse piattaforme e la cosiddetta Cittadella, che comprende il Tempio del Serpente Piumato».E non è tutto, perché l’aspetto più sorprendente di Teotihuacan – scrive ancora Biglino – è dato dalla straordinaria somiglianza tra la disposizione dell’intero complesso e i moderni chip dei processori dei computer: «Un vero e proprio circuito, che può essere identificato come tale solo vedendolo dall’alto». Domanda inevitabile: «Il posizionamento rispondeva forse a precise esigenze funzionali?». In altre parole: più che di religione, è il caso di parlare di tecnologia? O di una “religione tecnologica” antichissima, di cui sono perse le tracce nella notte dei tempi? «Siamo naturalmente nel mondo delle ipotesi», precisa Biglino, a scanso di equivoci. Certo, le domande tuttora senza risposta sono davvero moltissime. Una di queste, ad esempio, sorge di fronte alla scoperta del largo uso della mica, minerale che è incorporato in numerose strutture e che si trova in giacimenti brasiliani, a migliaia di chilometri di distanza. Attenzione: nel sito di Teotihuacan, la mica è presente in tutti gli edifici, nei complessi residenziali, nei templi e lungo le strade. «Il suo utilizzo, però – spiega Biglino – non aveva motivi estetici». Quindi, conclude lo studioso, «è probabile che questo minerale avesse altre funzioni ben precise». Torna in mente, per forza, la pianta di Teotihuacan vista dall’alto: è davvero la copia perfetta di un circuito elettronico.Visto dall’alto, sembra la copia perfetta di un moderno circuito elettronico, come quelli che fanno funzionare i computer. Solo che, al posto dei chip, sorgono piramidi. E l’asse principale attorno a cui si snoda il “circuito” non è in silicio, ma in pietra: è il Viale dei Morti. Stiamo parlando di Teotihuacan, uno dei maggiori misteri su cui l’archeologia contemporanea si interroga, senza trovare risposte precise. Il centro – enorme – sorge a 35 miglia da Città del Messico. Apparteneva a una antica civiltà, particolarmente evoluta, di cui conosciamo ancora poco. Lo ricorda Mauro Biglino, in un appunto pubblicato sul sito di UnoEditori. «Con i suoi grandiosi templi a piramide, Teotihuacan era una delle più grandi città del mondo antico: al suo apice, si calcola che ospitasse oltre 130.000 abitanti». Vivevano in edifici a più piani, capaci di accogliere diversi nuclei familiari. Tanto per cambiare, gli edifici hanno un orientamento stellare: sembrano riprodurre gli astri che compongono la Cintura di Orione. Chi fondò quel monumentale centro urbano? E poi: come si spiega la presenza di un minerale come la mica, che all’epoca poteva essere estratto – secondo gli studiosi – solo da miniere presenti in Brasile, a tremila miglia di distanza?
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Il terrorismo Covid è un’iniziazione inconscia per l’umanità
Il canale video “Truthstream” ha recentemente pubblicato un interessante video che spiega come la crisi del coronavirus e il modo in cui le autorità la affrontano, hanno tutte le caratteristiche di un iniziazione rituale. Nel 2018 i creatori di Truthstream Media avevano già pubblicato un video che mostrava come la società di oggi stia passando attraverso un’iniziazione inconscia (”Does Society Realize It Is Being Initiated?”). Nei video vennero discussi alcuni fatti particolari, che in questo scritto cercherò di sintetizzare. Quando si sente parlare di iniziazione rituale, si pensa generalmente a delle società segrete come la massoneria. Spesso non ci si rende conto che il simbolismo occulto di tali società lo si può trovare in tanti ambiti della società. Per esempio, la piramide e “l’occhio onniveggente” si trovano sulla banconota da un dollaro, nel grande sigillo degli Stati Uniti e sull’edificio della Corte Suprema in Israele. L’architettura del Campidoglio americano mostra ciò che realmente è, un tempio. Anche il suo interno, con i suoi oggetti d’arte e i murales, è una vetrina di simbolismo occulto. Le cerimonie pubbliche sono spesso intervallate da atti simbolici. La cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici 2012 a Londra è stata un macabro spettacolo, con un tema notevole, un’epidemia da virus.