Archivio del Tag ‘Antonio Di Pietro’
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Serve un Partito d’Azione, contro la Coalizione del Colle
Qualcuno deve aver fatto credere al Colle più alto che in Italia sia già stato introdotto il (semi) presidenzialismo alla francese, visto che Giorgio Napolitano si comporta ormai quotidianamente come se agenda, priorità, orientamenti dell’attività di governo fossero in suo potere. Del resto, quando si cominciano ad accampare pretese di “prerogative” inesistenti (vedi accuse alla Procura di Palermo), è facile che venga la bulimia, se il coro partitocratico e massmediatico intona il “Te Deum” anziché pronunciare l’altolà che logica e buon senso vorrebbero. Perciò succede questo: da qualche giorno Roma è tappezzata di manifesti del “Popolo della libertà” di Berlusconi e Alemanno, che “sparano” il presidenzialismo come cosa fatta, precisando che l’approvazione è solo del Senato in un corpo tipografico più pudibondo.
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Amici delle Fabbriche, scordatevi il vostro vecchio Nichi
Ebbene, Nichi Vendola “diviene ciò che è” e mette ai margini il pur cauto Di Pietro, che ancora ha il coraggio di invocare un fantasioso connubio tra sviluppo e solidarietà, negato nei fatti da trent’anni di capitalismo globale. Sel veleggia, come prevedibile, verso un centro-centro-sinistra che ambirebbe – addirittura! – a farsi alternativa al sistema, mirando all’ampliamento dei diritti, soprattutto civili. Questo nobile intento giustifica, per il Nichi visionario, persino l’alleanza con Pd e Udc. Queste poche righe sono rivolte ai tanti ragazzi delle “Fabbriche di Nichi” che, in buona fede, hanno dato il loro tempo in questi anni per sostenere un’idea di cambiamento dal basso, con il triste e prevedibile esito di alimentare l’ego smisurato del loro leader.
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Vendola si suicida col Pd? L’alternativa per l’Italia ringrazia
Un autogol pazzesco, tanto da mettere in subbuglio la base del partito – costretta a difendersi l’indifendibile – e a soqquadro gli esistenti equilibri politici nel centrosinistra. Da Napoli, Luigi De Magistris non si capacita di tale svolta e lo invita a ritornare sui suoi passi, intanto ad Antonio Di Pietro non pare vero e in una conferenza stampa organizzata d’urgenza si candida a premier di una sinistra alternativa alle destre, a Monti, al liberismo. A cui molto probabilmente confluiranno Federazione della Sinistra, Verdi, il soggetto Alba, la Fiom, la lista dei “sindaci” e soprattutto pezzi di società civile. A questo punto c’è una sola domanda da farsi: Nichi Vendola farà autocritica o il legame a filo doppio col Pd – e l’idea di governare – è più forte di qualsiasi cosa?
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Elezioni: il Pd bara e Napolitano vuole Monti al Quirinale
Attenti al Pd: finge di volere una riforma elettorale democratica, ma in realtà si augura che tutto rimanga com’è. Obiettivo: vincere, di stretta misura, con la “legge-porcata”. Il che potrebbe intralciare i piani di Giorgio Napolitano: che spera che non ci sia nessun vero vincitore, in modo da riuscire a portare al Quirinale nientemeno che Mario Monti. E’ l’analisi che Aldo Giannuli affida al suo blog, ragionando sulla cronaca semi-balneare delle grandi manovre in corso: Bersani minaccia tuoni e fulmini se il Pdl, Casini e la Lega vanno ad un voto di maggioranza sulla legge elettorale, tagliandolo fuori. E avrebbe anche ragione, se non fosse per qualche precedente: fu proprio il Pci-Pds, a partire dallo storico referendum Segni del ’93 sul sistema maggioritario, a teorizzare che il cambio di legge elettorale non fosse coperto da garanzie speciali. Da allora si è aperta la strada alle riforme costituzionali di parte, rese ancor più facili dal meccanismo maggioritario: dunque, secondo Giannuli, prima ancora che la destra berlusconiana, all’origine dei nostri guai c’è il Pds.
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Pd al capolinea: espulsa Carla Mattioli, pasionaria No-Tav
Vent’anni di trasparente buongoverno hanno fatto di Avigliana un modello di Comune virtuoso? Forse anche troppo virtuoso, per la nomenklatura “bulgara” del Pd torinese che ha infine espulso dal partito l’ex sindaco Carla Mattioli, colpevole di aver resistito con successo al pressing della lista civica rivale, promossa sottobanco da Pd e Pdl per strappare ai No-Tav la cittadina più importante della valle di Susa. Elezioni al cardiopalma: da una parte “Grande Avigliana”, capitanata da Aristide Sada – sostenuto da Fassino e Bersani oltre che dai berlusconiani – e dall’altra Angelo Patrizio, erede di Carla Mattioli, sotto le insegne di “Avigliana Città Aperta”. Missione compiuta: ma a due mesi dal trionfo di Patrizio è scattata la vendetta del Pd, contro Carla Mattioli nonché l’assessore Andrea Archinà e l’ex vicesindaco Arnaldo Reviglio, altro co-fondatore del Pd valsusino.
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Anche Landini nel Rigor Montis del Pd, il Partito Defunto?
Barack Obama ci ha fatto la lezione: ha detto che noi europei siamo cattivi, troppo austeri. E’ bene che diamo avvio alla crescita e quindi apriamoci, facciamo come la Federal Reserve: stampiamo anche noi gli euro. Non si sa bene che gioco è, ma la cosa importante da rilevare è che nessuno, dico nessuno, si è messo a ridere. Come quando il nostro Marchionne dichiarò che avrebbe prodotto 6 nuovi milioni di automobili – e nessuno rise, neanche la Camusso. E ora Obama: lui parla, gli altri stanno a sentire e dicono: vuoi vedere che avrà pure ragione? Eppure: Lehman Brothers non l’abbiamo fatta noi, l’hanno fatta loro – prima crescere e poi fallire. I derivati li hanno inventati loro, e così i subprime. E così le centinaia di trilioni che hanno inventato, e che hanno invaso il nostro mercato, creando le crisi dei debiti sovrani. Facciamo ammenda? Vediamo se avrà voglia di fare ammenda anche la Merkel.
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Esodati, dramma sociale: anche l’Inps smentisce la Fornero
Gli esodati? Sono 390.000, anche se il governo ne tutela solo 65.000. La guerra dei numeri che si combatte sulla pelle dei lavoratori registra l’ennesimo colpo di scena, grazie alle cifre fornite dall’Inps. La massa reale delle persone che potrebbero aver diritto ad andare in pensione sulla base delle vecchie regole, secondo il decreto “Salva-Italia” e il “Milleproroghe”, emerge infatti in modo incontrovertibile dalla relazione che l’istituto di previdenza sociale ha inviato al ministero del Lavoro prima della firma del decreto che ha fissato in appena 65.000 il numero dei salvaguardati. A conti fatti, l’Inps mette nero su bianco un buco normativo su almeno 330.000 lavoratori, ora certificato anche nei numeri: la stragrande maggioranza degli esodati non potrà quindi accedere alla pensione, a differenza della minoranza tutelata dalla Fornero.
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Brancaccio: e la sinistra sarebbe capace di archiviare l’euro?
Al di là delle rettifiche e delle smentite, Beppe Grillo e Silvio Berlusconi non stanno affatto scherzando. Le loro ormai numerose esternazioni contro la moneta unica hanno una logica: misurare di volta in volta la dinamica dei consensi intorno alla opzione di un’uscita dell’Italia dalla zona euro. I riscontri in effetti sembrano difficilmente equivocabili: da mesi cresce il numero dei cittadini che guarderebbe con favore l’opzione di un ritorno alla moneta nazionale. Non appare dunque molto tempestiva la presa di posizione dell’economista Giacomo Vaciago e dei vari opinionisti che ancora si ostinano a liquidare le proposte di uscita dall’euro con delle battute irridenti. Vaciago sa che il rischio di uno sfascio dell’Unione monetaria europea è concreto, e tra l’altro può evincersi dall’andamento stesso degli spreads. Il tempo in cui si poteva ridurlo al rango di mera boutade è dunque passato da un pezzo.
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Politica e morti viventi: ma l’Italia non si lascerà seppellire
Di ritorno da Londra, dove con Padellaro, Meletti e Monteverdi abbiamo incontrato centinaia di italiani, quasi tutti giovanissimi, “fuggiti” in Inghilterra da un paese che li trattava da stranieri in patria, mi rimbomba nelle orecchie la domanda che ogni anno questi ragazzi ci pongono: «Quando potremo tornare a casa?». Quest’anno, per la prima volta, ci siamo sentiti di rispondere che, forse, quel momento è meno lontano di quanto possa sembrare. Anzi, se per chi cerca un lavoro l’Italia è ancora terra ostile e campo minato, per chi vuol fare politica l’Italia è il posto giusto. Adesso. Se non ora, quando? C’è il Movimento 5 Stelle, che sta piantando bandierine nel deserto lasciato dai partiti di destra e di sinistra. Ci sono vagiti di liste civiche che sull’onda grillina inevitabilmente, anzi necessariamente dovranno sorgere nei prossimi mesi per non lasciare senza rappresentanza i tanti cittadini (ormai la metà del corpo elettorale) che non la trovano più nelle vecchie e vuote sigle.
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Legge elettorale: la nuova “porcata” della Banda dei Tre
Il diavolo sta nei dettagli: non è detto che una nuova legge elettorale veda la luce in tempo per le prossime politiche, ma intanto si sono già messi d’accordo sulle linee fondamentali e chiamarlo “inciucio” è perfino riduttivo. Bersani, Casini e Alfano esibiscono l’aria soddisfatta del gatto col sorcio in bocca, scrive Paolo Flores D’Arcais: peccato che la loro preda siamo noi elettori, cornuti e mazziati. Dopo la “porcata” di Calderoli, sembrava impossibile fare ancora peggio, e invece la nostra “banda dei tre” sembra intenzionata a riuscirci: il modello elettorale delineato da Pd, Pdl e Udc «riesce a mettere insieme, in fatto di scippo ed espropriazione della volontà dei cittadini, il meglio (cioè il peggio) dei diversi sistemi esistenti». Possibile che in Italia sia proibito votare per il meglio? Verrà mai il giorno in cui in Parlamento siedano intellettuali come Camilleri?
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Mafia, segreti e verità sepolte. Travaglio: fate schifo
Ma interessa ancora a qualcuno sapere perché vent’anni fa è morto Paolo Borsellino con gli uomini di scorta? Sapere perché l’anno seguente sono morte 5 persone e 29 sono rimaste ferite nell’attentato di via dei Georgofili a Firenze, altre 5 sono morte e altre 10 sono rimaste ferite in via Palestro a Milano, altre 17 sono rimaste ferite a Roma davanti alle basiliche? Interessa a qualcuno tutto ciò, a parte un pugno di pm, giornalisti e cittadini irriducibili? Oppure la verità su quell’orrendo biennio è una questione privata fra la mafia e i parenti dei morti ammazzati? È questa, al di là delle dotte e tartufesche disquisizioni sul concorso esterno in associazione mafiosa, la domanda che non trova risposta nel dibattito (si fa per dire) seguìto alla sentenza di Cassazione su Marcello Dell’Utri e alle parole a vanvera di un sostituto Pg. O meglio, una risposta la trova: non interessa a nessuno.
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Per favore, basta menzogne: se l’Italia diventa No-Tav
No-Tav di tutto il mondo unitevi: mentre in migliaia sfilavano nel centro di Roma dopo l’incredibile “niet” di Mario Monti, che si rifiuta di aprire un dialogo con la valle di Susa, manifestanti mobilitati contro la sordità del potere che vuole imporre la Torino-Lione senza dare spiegazioni hanno trasformato il 3 marzo in una giornata anche internazionale di protesta. Oltre al fash-mob dei valsusini che hanno beffato la sorveglianza e aperto a sorpresa, per mezz’ora, il casello autostradale di Avigliana, abolendo il pedaggio e distribuendo agli automobilisti volantini con scritto “Oggi paga Monti”, i No-Tav italiani hanno manifestato a Perugia, Catania, Imperia, Mantova, Pisa, Pesaro, Sestri Levante e Trieste. Ma anche all’estero: a Parigi, a Dublino e a San Sebastian nei Paesi Baschi, a Londra sotto il consolato italiano, a Ginevra davanti alla sede Onu e persino a Budapest con un presidio musicale vicino all’ambasciata.