Archivio del Tag ‘autoritarismo’
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No al Green Pass: un italiano su due diserta le elezioni
886.837Votare? No, grazie. Non è più una crepa, ma una voragine: «Quando si vota in città importanti e c’è un astensionismo intorno al 50% – ammette Giorgia Meloni – non è una crisi della politica, ma della democrazia». Solo il 54,69% degli aventi diritto ha preso parte alle elezioni comunali del 3-4 ottobre: un elettore su due è rimasto lontano dalle urne. Record negativi a Milano e Napoli, dove ha votato rispettivamente il 47,69% e il 47,18% degli aventi diritto. A ruota Torino (48,07%) e Roma (48,83%). Il sapore è quello di una diserzione generale: un atto di sfiducia pesantissimo, di fronte a quanto sta accadendo nel paese. E’ come se un italiano su due avesse bocciato il sistema politico che continua a recitare la farsa di una crisi fondata sulla disinformazione e sul ricatto. Una sciagura che erode libertà e diritti, lesionando la democrazia nata nel 1945. L’avvertimento è tacito, ma esplicito: se pensate di continuare su questa strada, lungo il vicolo cieco della coercizione, sappiate che non vi seguiremo.Numeri impietosi: sono rimasti a casa 6 milioni di cittadini, sui 12 chiamati a votare. Bilancio ancora più increscioso, se si pensa che il voto per amministrative, fino a ieri, era sempre rimasto al riparo dallo “sciopero bianco” degli astensionisti. Stavolta è diverso: a imporsi è il messaggio di chi rifiuta il Green Pass, e quindi i grandi partiti – tutti - sostanzialmente complici di un regime anomalo, passato dal mitico “andrà tutto bene” (epoca Conte) all’attuale Tso imposto da Draghi («Se non ti vaccini, muori»). Maschere di cartone: due facce della stessa medaglia, impegnate in una recita sinistra. Quella a cui si sta gradualmente opponendo la coscienza civile del paese, come dimostrano episodi eloquenti come la coraggiosa denuncia di Nunzia Alessandra Schilirò, vicequestore di Roma, secondo cui «il Green Pass è incostituzionale oltre che inutile, sul piano sanitario».La risposta? «Stare fermi», come raccomandato dall’alchimista Michele Giovagnoli: non partecipare, disertare, scioperare. E magari ritirare i bambini dalle aule, dando vita alle “scuole parentali” di cui si sta letteralmente riempiendo il paese, mentre autorevoli docenti universitari rinunciano a insegnare, rifiutando di sottoporsi alla vessazione. Primo risultato: le urne semi-deserte. Il caso di Torino fotografa bene il fenomeno: un tempo metropoli e oggi abitata da meno di 900.000 persone, la prima capitale d’Italia ha registrato il voto di appena 331.000 cittadini. Il candidato del cosiddetto centrosinistra, in pole position per diventare sindaco, è stato votato da appena 140.000 torinesi. Se i politologi potranno divertirsi a rilevare il crollo dei 5 Stelle, cioè la scuderia del sindaco uscente (meno di 30.000 voti, appena il 9%), non consola il magro bottino degli outsider.Da Paragone al valoroso Ugo Mattei fino agli attivisti del Movimento 3V, passando per “comunisti” vari (compresi quelli di Rizzo e di “Potere al Popolo”), non arrivano a racimolare – messi insieme – neppure un 10% dei consensi. E’ come se fossero stati punite anche le voci “contro”, per aver comunque voluto partecipare al vecchio gioco delle urne, pur sapendo che sarebbe stato largamente dominato dalle forze che – a Roma e nelle Regioni – puntellano la nuova modalità orwelliana di potere, sorretta dai fantasmi che siedono in Parlamento, facendo dell’Italia l’esempio di autoritarismo che oggi imbarazza il resto d’Europa. Mezzo paese è inquieto, e lo sta letteralmente mettendo per iscritto. Con anche la firma di Antonio Nicolosi, segretario generale dell’Unarma: per la più antica associazione sindacale dei carabinieri, «il Green Pass è inaccettabile».E’ vero che le amministrative servono a coinvolgere il cittadino solo nel governo della sua città. Ma – data la situazione di oggi, con almeno 15 milioni di italiani decisi a resistere all’abuso – probabilmente è parsa di cattivo gusto, l’omissione (in campagna elettorale) del tema sta costringendo le famiglie a subire misure inaudite, presentate sulla base della più spregiudicata mistificazione della realtà. “Io resto a casa” era lo slogan del gregge spaventato da Conte, in stile cinese, nel 2020: oggi invece rischia di trasformarsi in un incubo, per i partiti impegnati nelle speculazioni post-elettorali e nelle astruse trame quirinalizie. Facciano pure, non sono più affar nostro: è quello che sembra dire un italiano su due, nel drammatico autunno 2021 che sta facendo emergere un’altra Italia, non più disposta a farsi prendere in giro dai tanti cantastorie del potere.Votare? No, grazie. Non è più una crepa, ma una voragine: «Quando si vota in città importanti e c’è un astensionismo intorno al 50% – ammette Giorgia Meloni – non è una crisi della politica, ma della democrazia». Solo il 54,69% degli aventi diritto ha preso parte alle elezioni comunali del 3-4 ottobre: un elettore su due è rimasto lontano dalle urne. Record negativi a Milano e Napoli, dove ha votato rispettivamente il 47,69% e il 47,18% degli aventi diritto. A ruota Torino (48,07%) e Roma (48,83%). Il sapore è quello di una diserzione generale: un atto di sfiducia pesantissimo, di fronte a quanto sta accadendo nel paese. E’ come se un italiano su due avesse bocciato il sistema politico che continua a recitare la farsa di una crisi fondata sulla disinformazione e sul ricatto. Una sciagura che erode libertà e diritti, lesionando la democrazia nata nel 1945. L’avvertimento è tacito, ma esplicito: se pensate di continuare su questa strada, lungo il vicolo cieco della coercizione, sappiate che non vi seguiremo.
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Roma ha paura della rivoluzione di Michele Giovagnoli?
Di cosa ha paura, il governo che prende a sprangate in faccia gli italiani, trattandoli come animali d’allevamento? Le piazze ribollono, contro l’incombente dittatura sanitaria. Ma forse gli slogan furenti sono più facili, da tollerare, rispetto ai messaggi realmente rivoluzionari: forse anche perché il sentimento della rabbia può essere “nutriente”, per chi esercita il dominio, quasi quanto l’altrui sofferenza, l’altrui dolore. Un male in questo caso inferto a milioni di persone mentendo a tutti, cioè raccontando ancora la fiaba di un’emergenza artificiale, per avere l’alibi che porti a quello che fin dall’inizio era il vero obiettivo, la digitalizzazione totale di massa imposta per decreto. Il sogno di Davos: l’obbedienza universale definitiva, per via cibernetica, pensata per una popolazione post-umana (che l’Istat prevede in forte declino demografico, immaginando un’Italia dimezzata e ridotta a una nazione di appena 32 milioni di persone).Se gli esperti di proiezioni statistiche parlano di “denatalità”, la sensazione è che le fauci di un mostro siano ormai spalancate, pronte – dal 15 ottobre 2021 – ad azzannare chiunque, in nome di imprecisate divinità, proprio nell’anno in cui Bergoglio ha reso omaggio in Iraq alla piramide di Ur, simbolo del culto mesopotamico degli Anunnaki, i signori delle stelle che secondo Zecharia Sitchin discesero dal pianeta Nibiru. Tornando coi piedi per terra: nell’ottobre del 1931 il regime fascista richiese il giuramento di fedeltà ai professori universitari. Soltanto in 14 (nella storiografia ufficiale se ne indicano 12) rifiutarono di subire l’imposizione. Oggi appartiene a tutt’altro contesto, la motivazione di chi si oppone alla coercizione di sapore totalitario varata dal governo Draghi. E’ un diktat che fa a pugni con la Costituzione italiana e con le stesse direttive dell’Unione Europea, che proibiscono di discriminare i cittadini intenzionati a non sottoporsi all’inoculo del siero sperimentale, l’intruglio presentato come farmaco “vaccinale” progettato per inibire la sindrome Covid e frenare la diffusione virale del morbo.In televisione, voci come quelle di Mario Giordano e Carlo Freccero (in tandem con Barbara Palombelli) hanno cominciato a smontare la farsa che tiene in ostaggio l’Occidente da un anno e mezzo, mentre il resto del mondo se ne va liberando e gran parte dell’Europa – dalla Gran Bretagna alla Spagna, passando il Nord Europa e l’Est Europeo – non intende seguire l’Italia nella sua pericolosa follia. Le cifre sono lapidarie: in Inghilterra, 9 malati su 10 sono stati “vaccinati” (fonte: il ministero della sanità britannico). Analogo il bilancio di Israele: gli ospedali sono pieni di pazienti Covid, reduci anche da tre dosi di siero. Eppure, secondo Bergoglio, sottoporsi all’inoculo sarebbe “un atto d’amore”. E per Draghi, addirittura, sottrarsi all’iniezione equivale a commettere omicidio. Testualmente: «Se non ti vaccini, ti ammali e muori. E fai morire anche gli altri». E’ vero il contrario: secondo l’Ema, sono ormai 24.000 le morti sospette e direttamente correlabili all’inoculo, senza contare i 2 milioni di europei costretti a ricorrere a cure sanitarie dopo l’iniezione.Il cosiddetto vaccino-Covid non protegge nessuno: né chi lo ha assunto, né le persone che vengono in contatto con i “vaccinati”, che possono restare contagiosi. Nonostante questo, il governo Draghi vara l’obbligo vaccinale mascherato, grazie al ricatto del Green Pass, infliggendo alla popolazione italiana la più grande confisca delle libertà personali e degli stessi diritti umani. A motivare la ribellione morale di tanti milioni di cittadini è proprio la piena consapevolezza dell’abuso fondato sulla menzogna, commesso dopo aver negato, oscurato e criminalizzato le terapie che consentono di trattare il Covid come qualsiasi altra malattia. Il fatto che solo per questa patologia venga messo in piedi un regime che non ha precedenti, nella storia degli ultimi settant’anni, annulla di per sé il valore di qualunque possibile intervento l’esecutivo possa promuovere, per ridare fiato all’economia dopo il blackout del 2020, che è stato un vero e proprio colpo di grazia dopo decenni di rapina neoliberista ed eurocratica, orchestrata da strateghi come lo stesso Draghi.Se la politica è clinicamente morta e i reggenti (tutti quanti, da Confindustria ai sindacati) si accodano alle direttive autoritarie del governo zootecnico, c’è chi tiene duro e continua a marciare “in direzione ostinata e contraria”, per citare l’anarchico Fabrizio De André. Tra questi, spicca la figura atipica di Michele Giovagnoli, alchimista, di professione formatore. Già all’inizio del 2020 aveva fiutato il Grande Freddo in arrivo, e negli ultimi due mesi si è messo in marcia, visitando le principali piazze italiane, per il suo “Agorà d’amore”. Incontri entusiasmanti, rincuoranti, seguiti (sul web) da decine di migliaia di persone. “Il santone dell’amore”, lo ha prontamente ribattezzato il “Resto del Carlino”, canzonandolo per l’esposizione del simbolo della sua campagna: il cuore. Messaggio esplicito: se si archivia la sterile protesta e, semplicemente, si abbandona il campo in nome dei valori umani più autentici, si aiuta a far nascere una comunità alternativa e non più solo di nicchia, con le sue scuole parentali ormai affollate di alunni e insegnanti decisi a stare alla larga dalla scuola pubblica, trasformata in reclusorio per bambini.In altre parole: disertare, per sottrarsi a ogni ricatto e restare liberi. Fa paura, tutto questo? Sembrerebbe di sì, se è vero che il 25 settembre le autorità di Roma hanno negato a Giovagnoli il permesso di incontrare i suoi supporter in piazza Campo dei Fiori, ai piedi della statua di Giordano Bruno. Un modo come un altro per impedirgli di parlare, da quel luogo simbolico. Corsi e ricorsi: il 17 febbraio 1600 fu messa la mordacchia, a Filippo Bruno da Nola, già frate Giordano, in modo che non potesse rivolgere neppure un estremo saluto alla folla che si era radunata per assistere alla sua morte. Dava così fastidio, l’idea che Giovagnoli potesse richiamare direttamente il sacrificio di Giordano Bruno e la sua titanica fermezza nel rifiutare l’abiura? Giovagnoli omaggia i tanti italiani che stanno pagando di persona per sottrarsi al ricatto. Come Andrea Camperio Ciani, sociologo di fama internazionale, che ha lasciato un presidio culturale prestigioso come l’Università di Padova.Non certo una città a caso, ricorda Michele, in un video girato a tarda ora dopo aver dovuto abbandonare Roma: come dimenticare il padovano Palazzo della Ragione, realizzato da Pietro D’Abano con il contributo di personaggi come Giotto e Dante? Concepirono un meraviglioso zodiaco vivente, per insegnare a leggere le energie dell’universo (la cui divulgazione portò Giordano Bruno sul rogo). Tre secoli prima, il Palazzo della Ragione – ispirato all’antico Calendario Tebaico Egizio – era costato la vita anche a Pietro d’Abano: arrestato, torturato, ucciso, processato e infamato anche da morto (la salma, riesumata per essere bruciata). «Sono tanti, oggi, gli eroi che si stanno muovendo al nostro fianco», dice l’alchimista Michele. Tra questi il dottor Riccardo Szumski, medico e sindaco di Santa Lucia di Piave, Treviso: per aggirare vaccino-Covid e Green Pass ha trasferito il suo ufficio in piazza, allestendo un gazebo.Onore anche al maestro Stefano Leoni, docente e vicedirettore del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino: «Si è dimesso da vicedirettore, ma non da docente: continuerà a insegnare online per non abbandonare i suoi ragazzi». Ha tanti volti, l’Italia libera che sta sorgendo in questi giorni: centinaia di insegnanti rifiutano di tornare in una scuola dell’orrore, trasformata in carcere. Francesca Del Santo, professoressa di biologia a Sacile (Pordenone) ha scelto di restare a casa. «Pensate agli ex allevi di questi insegnanti, a come saranno fieri di loro: non si sono comportati come i cantanti italiani, gli idoli dei ragazzi, che oggi se ne stanno ben zitti, tutti quanti, di fronte a quello che sta succedendo». E’ un’Italia degna, quella che si va disvelando giorno per giorno: come nel caso di Fabrizio Masucci, presidente e direttore del Museo Cappella Sansevero di Napoli, che ospita il “Cristo velato” di Giuseppe Sanmartino. Anche Masucci ha fatto la sua scelta: dimissioni.«Sono persone che tengono la schiena diritta», dice Giovagnoli, «e ricordano a tutti cos’è davvero l’umanità». Applausi anche «ai docenti dell’Alto Adige che si sono dimessi o si sono fatti sospendere, per tener fede alla loro dignità: grazie a tutti loro, questo tempo finirà». Un messaggio diretto, rivolto ai “disertori”: «Tornerete di fronte ai vostri ragazzi e sarete riconosciuti come quelli che hanno saputo resistere, uomini e donne, tutti pronti a immolarsi per essere fedeli a una causa più alta». Dagli insegnanti alla sterminata lista dei medici, intimiditi e vessati: come Massimo Citro, «fermissimo nelle sue convinzioni nonostante le insolenze subite in televisione: un atteggiamento, il suo, che rivela la stessa fermezza dimostrata da Luc Montagnier». Per inciso: il tour di Michele Giovagnoli è interamente dedicato al dottor Giuseppe De Donno, martire italiano delle cure per il Covid.“Un altro mondo è possibile”, era lo slogan dei No-Global che a furono letteralmente fatti a pezzi nelle strade di Genova, vent’anni fa. Sembrava l’ultimo rigurgito, fuori tempo massimo, del fuoco innescato nel Sessantotto. «Il potere aveva davvero paura di quei ragazzi», ha dichiarato Wayne Madsen, già dirigente dell’intelligence Usa: «Nel 2001 le multinazionali avevano il terrore di un movimento così trasversale e universale, deciso a contestare il tipo di globalizzazione che si andava costruendo». Di lì a poco crollarono le Torri Gemelle, segnando l’agenda del ventennio: guerre, terrorismo, austerity finanziaria. Poi è arrivato il morbo di Wuhan, a chiudere il cerchio. Mezza Europa è determinata a uscire dall’incubo, nel quale paesi come l’India e la Russia non sono mai neppure entrati. Sotto tiro restano Usa e Canada, Australia, Nuova Zelanda e Francia, mentre l’Italia politica (annichilita, azzerata) sottoscrive il delirio inaugurato da Conte e ora reso permanente da Draghi.In questi mesi, Michele Giovagnoli ha riscaldato cuori e contribuito a contenere lo smarrimento di decine di migliaia di persone, tradite dal governo. Che fare? Semplice: restare fermi, immobili, di fronte alle intimidazioni. E cominciare a disertare ristoranti, cinema, manifestazioni. Il Green Pass? No, grazie. Dovremo rinunciare a molti aspetti piacevoli della vita? Sì, ma temporaneamente. Perché – dice Michele – se saremo abbastanza numeri (e lo siamo, a quanto pare) il governo non potrà permettersi il costo anche economico di una diserzione di massa. Comunque la si veda, la politica della paura e della coercizione (che collega Conte a Draghi, senza soluzione di continuità) sta rendendo palese la natura di una certa declinazione del potere, facendo scoprire definitivamente “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Non è per niente allettante, il mondo che stanno apparecchiando. E francamente, non lo era neppure prima che l’abisso si spalancasse.«Noi siamo quelli “sbagliati”», ammette Giovagnoli. «Quelli che vorrebbero utilizzare il cuore, come strumento fondamentale: per questo ci hanno sempre canzonato, fino a emarginarci». Le rivolte studentesche di mezzo secolo fa? «Forse erano troppo in anticipo, sui tempi». Però avevano inaugurato un certo risveglio delle coscienze. «Ora ci hanno sottoposti a una magia potente, quella della paura. Ma così hanno gettato la maschera, mostrando il loro vero volto: non sono qui per fare il nostro bene». Il divorzio sociale è ormai una realtà: è incalcolabile, la quota di cittadini che non si fidano più dei media, dei partiti e delle istituzioni. Sullo strumento della politica, Giovagnoli non scommette più: non c’è più tempo, dice. Le cose ci stanno crollando addosso alla velocità della luce. Non c’è altro da fare, insiste: restare fermi, non aderire a quanto ci viene proposto. «La nostra passività può riuscire addirittura devastante, per chi ha cattive intenzioni: lo dimostra la storia di Gandhi». Tempi durissimi, in arrivo: «Ci sarà un prezzo da pagare, certo. Ma ricordiamocelo: liberi siamo arrivati, su questa Terra, e liberi torneremo a casa».Di cosa ha paura, il governo che prende a sprangate in faccia gli italiani, trattandoli come animali d’allevamento? Le piazze ribollono, contro l’incombente dittatura sanitaria. Ma forse gli slogan furenti sono più facili, da tollerare, rispetto ai messaggi realmente rivoluzionari: forse anche perché il sentimento della rabbia può essere “nutriente”, per chi esercita il dominio, quasi quanto l’altrui sofferenza, l’altrui dolore? Un male in questo caso inferto a milioni di persone mentendo a tutti, cioè raccontando ancora la fiaba di un’emergenza artificiale, per avere l’alibi che porti a quello che fin dall’inizio era il vero obiettivo, la digitalizzazione totale di massa imposta per decreto. Il sogno di Davos: l’obbedienza universale definitiva, per via cibernetica, pensata per una popolazione post-democratica (che l’Istat prevede in forte declino demografico, immaginando un’Italia dimezzata e ridotta a una nazione di appena 32 milioni di persone).
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Draghistan, il regime del ricatto: nessuno peggio di noi
Chi è che dà di matto sul Covid, Mario Draghi o Zoran Milanović? Quest’ultimo nome non appare mai, nei media italiani, chiusi nella loro bolla provinciale. Figuriamoci se lo pronunciano i parlamentari, i governanti, prigionieri di questa bolla e pronti a imprigionarvi tutti gli italiani. Milanović è semplicemente il presidente della Croazia, un paese membro dell’Unione Europea, della Nato, del Consiglio d’Europa. E’ un esponente storico del Partito Socialista Europeo, lo stesso di tanti illustri colleghi di questo Parlamento schiacciato dai decreti. Ebbene, il 10 settembre scorso, il signor Milanović ci ha spiegato in modo chiaro quanto di più antitetico si possa immaginare, rispetto al Green Pass nostrano. Pur in un discorso in cui valorizza l’opportunità del vaccino, infatti, il presidente croato dice, testualmente: «Il delirio dei media per il Covid-19 è eccessivo. Dovremmo conoscere lo scopo di tutto questo delirio. Se qualcuno mi dice che l’obiettivo è sradicare completamente il coronavirus, gli dirò che è una follia: è impossibile. Ciò che conta ora è l’adeguamento e la ripresa della vita normale». E aggiunge: «E’ folle sostenere la cultura ossessiva della sicurezza».Sottolineo: la cultura ossessiva della sicurezza. Dice ancora Milanović: «Nessuno può essere assolutamente sicuro e protetto, non c’è vita senza il rischio di malattie». Puntando sui media, Milanović aggiunge: «Quel che fanno equivale a seminare il panico. E sono gli unici a farlo, dall’inizio della pandemia. Semplicemente, non esiste una sicurezza assoluta che escluda ogni possibilità di ammalarsi. Le persone sviluppano migliaia di malattie più gravi, mentre da un anno e mezzo commentiamo soltanto il Covid. Da mesi sento solo pareri senza senso». E chiude così: «Basta, tormentare la gente chiedendo ossessivamente di vaccinarsi a chi non vuole». Molti di voi, chiusi nella bolla tutta italiana della paura, la bolla esclusivamente italiana della paura, si chiederanno: ma è diventato matto, questo presidente? Non è mica saggio come i nostri capi, che ci dicono che dobbiamo avere tanta paura, “paurissima”. E’ stato proprio Draghi, infatti a dire: «Non ti vaccini? Ti ammali e muori, oppure fai morire gli altri. Non ti vaccini, contagi, così lui e lei muoiono». Sembra una vecchia gag.E mentre sillabava questa paura primordiale della morte, senza distinzioni tra gli anziani che rischiano e i ragazzini che non rischiano nulla, ha giustificato il Green Pass più rigido del pianeta, il lasciapassare più opprimente e illogico, la limitazione più vasta e senza precedenti, in tutto l’Occidente, delle libertà personali, del lavoro, della scuola, dell’università, del viaggio. Non contenti, Draghi e gli altri suoi profeti della paura hanno esteso sempre di più un sistema di estorsione, quella che Milanović avrebbe chiamato “cultura ossessiva della sicurezza”. Allora ripeto la domanda, ma stavolta per tutti i paesi europei e tutti i governi del continente: chi è il folle, sul Covid, Mario Draghi o Zoran Milanović? Be’, questo referendum europeo è stato già fatto. Nessun paese si sogna di chiedere, alle persone sane, le cose che chiede – anzi, impone – il governo Draghi. Nessun governo fomenta la paura per far dimenticare, nel mentre, i regali miliardari che i tecnocrati di Draghi fanno agli oligarchi che si mangiano le autostrade e le banche.Nessun governo europeo si è voluto spingere dove si spinge il governo italiano, e nessuno ha gestito le cose in modo peggiore: tutti hanno sostanzialmente meno contagi e meno morti. Forse perché trattano le persone come cittadini, non come sudditi. E forse credono nella normale persuasione, non nel bullismo. Noi de “L’Alternativa” vediamo, già ora, 46 alternative: gli altri 46 membri del Consiglio d’Europa fanno meglio. Il governo Draghi ha ingabbiato, unico al mondo, un’intera Repubblica nata libera, trasformandola in un sistema che ha trasformato ogni casa in una dogana, ogni ufficio in una frontiera, ogni scuola in un check point, ogni aula in un confine, ogni piazza in una succursale della questura, ogni mensa in una segregazione. Mentre i cittadini di mezzo mondo vengono liberati dalle restrizioni, i sudditi del Draghistan sono gravati ogni settimana di nuovi ricatti. E quest’ultimo decreto è l’apoteosi dei ricatti, perché oltre ai cittadini ricatta il “tempio della democrazia”, il Parlamento, che non può più discutere né correggere nulla, bombardato dai voti di fiducia.Viene promessa una cosa impossibile, l’immunità di gregge, mentre quello che si vuole davvero – coi voti di fiducia a raffica, sulla riforma della giustizia – è l’impunità di gregge. Vogliono mettere mano al bilancio dello Stato con la riorganizzazione del Recovery Plan, per consegnare i piani miliardari a degli avventurieri che cianciano di transizioni ecologiche e sanitarie per creare le condizioni della loro impunità, se qualche giudice vorrà mettere becco nelle loro scorribande. Ecco perché a Draghi, e a tutta questa maggioranza irresponsabile, non serve un paese che si riprende davvero: serve un paese impaurito, un paese esausto. Serve un popolo che, per non cadere nell’indigenza, deve credere e obbedire – combattere no, quello mai. Il governo Draghi vuole un popolo passivo che accetti di avere una libertà a rate, che non discuta mai questo stato di emergenza interminabile, mentre altrove è già terminato. Vuole educare una generazione di giovani a essere pronta a terze e quarte dosi, in cambio di briciole di libertà.Se ne parla con una leggerezza che fa venire i brividi: nessun principio di prudenza. Ministri che non saprebbero distinguere un virus da un paracarro sono già certi che tutto sarà sicuro anche per i bambini. Senza nessun criterio scientifico estendono il Green Pass per i vaccinati da 9 a 12 mesi: neanche i pubblicitari della Pfizer sono così spudorati. E almeno, loro fanno il mestiere. Vorrei chiedere a Speranza: ma lei che mestiere fa, signor ministro, oltre a fare il Ministro della Paura? Non sa che contagiamo anche da vaccinati? E allora non ha senso, il Green Pass. In tutta Europa i tamponi sono praticamente gratis: lo volete riconoscere, questo? Si trovano a ogni angolo di strada, e non si assilla la gente. Perciò le adesioni ai vaccini avvengono nel rispetto della dignità umana. Invece, qui in Italia i prezzi dei tamponi sono il paradiso degli speculatori sanitari, oltre ogni giustificazione economica o scientifica. È un ricatto politico da estorsori ed eversori, particolarmente odioso verso i poveri. Ed è anche una forma di austerity mascherata, che dà al governo l’immenso potere di sacrificare interi settori economici. Qualcuno, ai piani alti – con banche compiacenti – comprerà le aziende fallite a prezzo vile.C’è un problema-democrazia: sentiamo una marea di personalità che “scomunicano” con furore ogni forma di dissenso. Quel che proponiamo è un ritorno alla scienza, alla razionalità, al buon senso. Basta, con questo maccartismo fuori tempo. L’Italia ha meno dell’1% della popolazione mondiale, ma crede fortemente che, anche per il rimanente 99% dell’umanità, la questione Covid sia affrontata negli stessi modi, con le stesse “virustar” a dominare gli schermi. Vi diamo una notizia: fuori dalla bolla-Italia, esiste un mondo intero “Burioni free”. Un mondo che ha sì cambiato, com’è giusto, la propria profilassi, ma fa meno drammi: e fa stare meglio la gente. E non si sogna di manomettere le libertà con un Green Pass che può prestarsi a ogni abuso. Ogni tanto l’Italia vuole sperimentare l’originalità di nuove misure autoritarie, con il plauso di un sistema dei media che ormai “vuole i colonnelli”, impedendo al popolo di conoscere le libertà godute da altri paesi. E finisce per sperimentare le solite vecchie catastrofi. Non andrà tutto bene: noi non daremo il Green Pass al governo della catastrofe. Ora più che mai occorre che costruiamo l’Alternativa alla catastrofe.(Pino Cabras, “Noi siamo l’alternativa a questo governo della catastrofe”, discorso pronunciato in una conferenza alla Camera il 22 settembre 2021. Eletto deputato coi 5 Stelle e poi fuoriuscito dal gruppo grillino, Cabras – storico collaboratore di Giulietto Chiesa – è l’animatore del neonato movimento “L’Alternativa c’è”).Chi è che dà di matto sul Covid, Mario Draghi o Zoran Milanović? Quest’ultimo nome non appare mai, nei media italiani, chiusi nella loro bolla provinciale. Figuriamoci se lo pronunciano i parlamentari, i governanti, prigionieri di questa bolla e pronti a imprigionarvi tutti gli italiani. Milanović è semplicemente il presidente della Croazia, un paese membro dell’Unione Europea, della Nato, del Consiglio d’Europa. E’ un esponente storico del Partito Socialista Europeo, lo stesso di tanti illustri colleghi di questo Parlamento schiacciato dai decreti. Ebbene, il 10 settembre scorso, il signor Milanović ci ha spiegato in modo chiaro quanto di più antitetico si possa immaginare, rispetto al Green Pass nostrano. Pur in un discorso in cui valorizza l’opportunità del vaccino, infatti, il presidente croato dice, testualmente: «Il delirio dei media per il Covid-19 è eccessivo. Dovremmo conoscere lo scopo di tutto questo delirio. Se qualcuno mi dice che l’obiettivo è sradicare completamente il coronavirus, gli dirò che è una follia: è impossibile. Ciò che conta ora è l’adeguamento e la ripresa della vita normale». E aggiunge: «E’ folle sostenere la cultura ossessiva della sicurezza».
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Bizzi: aiuti Usa, ma solo se l’Italia torna alla democrazia?
Riuscirà Matteo Salvini a inceppare il programma sempre più spaventosamente repressivo del governo Draghi, magari costringendo Mattarella a mettere in piedi un Draghi-bis, dal respiro cortissimo in attesa delle elezioni anticipate e necessariamente limitato alla sola materia economica, quindi senza più l’autorità per imporre restrizioni legate alla campagna vaccinale? Se lo domanda Nicola Bizzi nella trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi” (di seguito, gli estratti testuali) interrogandosi sull’improvviso irrigidimento dell’ex capo della Bce: sembrava dovesse accingersi ad allentare la stretta, e invece ha evocato addirittura l’introduzione dell’obbligo vaccinale. Alludendo a fonti di intelligence, Bizzi (che vede nell’azione di Draghi l’ombra del Vaticano) riferisce di uno scontro che sarebbe avvenuto tra Palazzo Chigi e potenti entità finanziarie Usa, legate al Quantum Financial System, di cui si sa ancora pochissimo: il nuovo sistema di credito, vincolato al valore dell’oro, taglierebbe le unghie alla finanza speculativa. Ebbene: l’Italia avrebbe (per ora) rifiutato cospicui aiuti, visto che gli americani – secondo Bizzi – avrebbero preteso, in cambio, il ritorno alla democrazia e allo Stato di diritto, smantellando cioè l’intera narrativa Covid e i relativi decreti autoritari.
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Bandiera rossa e Rothschild: dai Kazari al Pc cinese
E’ noto che ci sono anche i Rothschild, nella storica strategia di penetrazione in Occidente del potere cinese, ispiratore delle politiche planatarie di lockdown basate sulla presunta emergenza sanitaria, che in realtà non esiste (politiche autoritarie, che in Europa sono fieramente contrastate dalla Svezia). Faccio notare l’origine kazara di certi gruppi di potere e di certe ideologie, fortemente totalitarie. Il colore di riferimento di tutti i partiti comunisti è sempre stato il rosso. (I Kazari, popolazione di origine ariana ma di idioma turco, si erano insediati nelle steppe del sud-est russo a partire dal VII secolo; pur non avendo nulla a che vedere con gli ebrei biblici, palestinesi, nel medioevo si convertirono improvvisamente all’ebraismo, ndr). Curiosamente, i baroni Rothschild – in tedesco, letteralmente, “scudo rosso” – ereditarono quel nome dall’emblema araldico di Shabbatai Zevi, un riformatore ebraico, padre dello Chassidismo, corrente che si diffuse nel XVII secolo nell’area orientale, nella zona del Volga “bulgaro” (che era l’area originaria dei Kazari), oltre che nell’Impero Ottomano.Poi, Sahhabai Zevi fu costretto dal Sultano ottomano a convertirsi all’Islam; ma la sua fu una falsa conversione, solo di facciata. Sicché, i suoi seguaci entrarono in clandestinità, soprattutto nell’area turca, mentre in Occidente si radicarono. In Germania ottennero anche un titolo nobiliare, nel momento in cui un editto imperiale asburgico permise anche agli ebrei di acquisire un titolo aristocratico. Nacquero così i baroni Rothschild: nel loro simbolo c’era proprio lo scudo rosso di Shabbatai Zevi, che era stato l’iniziatore di questo filone moderno di mistica ebraica. I Rothschild nascono proprio da lì. Ed è per quello – tra l’altro – che in Turchia è così tanto radicata la massoneria, che storicamente è stata il contenitore dell’influsso “ashkenazita” nell’area turca: per questo è su sfondo rosso, la mezzaluna bianca della bandiera nazionale turca (nell’Impero Ottomano era verde). Il colore rosso – anziché quello verde, tradizionale dell’Islam – è stato assunto dalla Turchia moderna dopo il golpe di Ataturk.Sempre per questo motivo, sono sempre state rosse le bandiere dei partiti comunisti, i quali (soprattutto in Russia, ma poi anche in Cina) sono stati finanziati dai Rothschild e da una costellazione di famiglie bancarie ebraiche, dai Warburg a quella della Jp Morgan, tutti satelliti dell’impero Rothschild (che è rosso, come il colore della stessa bandiera cinese). Dietro ai simboli, quindi, c’è il marchio di fabbrica di chi ha “macinato il grano”. Restando ai simboli: chi è oggi il principale agente politico del Partito Comunista Cinese, in Italia? E’ il Movimento 5 Stelle, che proprio con Conte era riuscito a fare storici accordi sulla Via della Seta, anche contrariando l’Unione Europea, proprio prima che partisse l’Operazione Corona. Forse, questo è anche uno dei motivi per cui, poi, gli Stati Uniti sono riusciti a far cascare il governo Conte. E comunque, sulla sua bandiera, il Partito Comunista Cinese ha 5 stelle gialle; guardacaso, le ha anche il Movimento 5 Stelle: che è la testa di ponte, l’ariete con cui il Pcc è entrato nella politica italiana.(Matt Martini, dichiarazioni rilasciate nella trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi” il 12 agosto 2012, su YouTube).E’ noto che ci sono anche i Rothschild, nella storica strategia di penetrazione in Occidente del potere cinese, ispiratore delle politiche plan4tarie di lockdown basate sulla presunta emergenza sanitaria, che in realtà non esiste (politiche autoritarie, in Europa fieramente contrastate dalla Svezia). Faccio notare l’origine kazara di certi gruppi di potere e di certe ideologie, fortemente totalitarie. Il colore di riferimento di tutti i partiti comunisti è sempre stato il rosso. (I Kazari, popolazione di origine ariana ma di idioma turco, si erano insediati nelle steppe del sud-est russo a partire dal VII secolo; pur non avendo nulla a che vedere con gli ebrei biblici, palestinesi, nel medioevo si convertirono improvvisamente all’ebraismo, ndr). Curiosamente, i baroni Rothschild – in tedesco, letteralmente, “scudo rosso” – ereditarono quel nome dall’emblema araldico di Shabbatai Zevi, un riformatore ebraico, padre dello Chassidismo, corrente che si diffuse nel XVII secolo nell’area orientale, nella zona del Volga “bulgaro” (che era l’area originaria dei Kazari), oltre che nell’Impero Ottomano.
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Fine del mondo: perché proprio adesso, e proprio a noi?
Il grande dolore non viene nemmeno dal potere, ma dal vicino di casa: pensa davvero che tu sia una specie di squilibrato, un mitomane, un esibizionista presuntuoso, un originalone. Non solo non approva il tuo ostinato diniego, di fronte alle imposizioni sempre più surreali e illogiche, soffocanti e dispotiche, ma prova nei tuoi confronti anche una sorta di sordo risentimento, che potrebbe persino sfociare in ostracismo aperto non appena il direttore d’orchestra dovesse alzare nuovamente il volume della sirena d’allarme, facendo correre i topolini a rintanarsi, pieni di paura per la loro sorte (e di veleno, per chi rifiuta di sottomettersi). C’è chi la chiama “speciazione”: è il bivio evolutivo terminale tra due umanità differenti, diverse nel sentire e nell’agire, che il Dominio riesce a separare irrimediabilmente, rompendo tutti i ponti del dialogo e della reciproca, amichevole comprensione. Altra tristezza: insieme alla Francia, l’Italia è l’altro paese europeo che ha imboccato la strada della coercizione violenta.C’è da piangere, appena ci si mette ad ascoltare medici indipendenti, scienziati e liberi ricercatori: non una, di tutte le misure imposte a partire dalla primavera 2020, ha mai avuto il minimo significato, in termini di contenimento di un problema sanitario. Tutto ha avuto sempre un altro sapore: quello della vessazione, dell’arbitrio autoritario, e con un’estetica sinistramente affine a quella dei totalitarismi del Novecento. Tutto vi si è piegato: la burocrazia sanitaria, la medicina ufficiale, la politica, l’industria, il sistema mediatico, il mondo culturale e quello dello spettacolo. Pochissime le voci dissonanti, immediatamente bollate come eretiche e colpite senza pietà: con l’irrisione, la censura, la denuncia e la radiazione, l’esilio, l’esecrazione pubblica. Chi avrebbe mai potuto pensare, seriamente, anche solo un paio d’anni fa, che i presunti non-dormienti avrebbero dovuto far ricorso a parafrasi e sinonimi, sui celebrati social, evitando le parole “Covid” e “vaccino” per non incorrere nell’immediata ghigliottina del censore?Di fronte a questo, è come se l’intera categoria della politica – la politica democratica occidentale, larvatamente affacciatasi alla fine del 1700, poi cresciuta nell’800 e infine fiorita nel “secolo breve”, sia pure con i drammatici contraccolpi delle dittature e delle guerre mondiali – fosse giunta a uno stadio terminale, alla fine di un ciclo storico, riguardo alla sua reale possibilità di riflettere l’umano, nella sua libera vita sociale. La devastazione è antropologica: quando si corre a subire un inoculo di materiale imprecisato, per obbedire a un ordine che si racconta impartito allo scopo di prevenire un malanno curabilissimo in modo ordinario, forse siamo arrivati oltre il civile e il consueto, oltre l’orizzonte conosciuto del ragionevole, del plausibile. Se poi si accetta di subire un simile ricatto per andare in pizzeria o in palestra, o allo stadio, la verità diventa esplosiva: un conto è sottoporsi a un’angheria inquietante per salvare in modo drammatico il proprio stipendio (all’ospedale, a scuola); un altro è apprestarsi anche a strisciare a terra, se richiesti, solo per poter continuare a frequentare un bar, una trattoria, con gli amici di sempre.Il trionfo del Dominio sull’umanità dormiente è totale, apocalittico: lo testimonia splendidamente la vile improntitudine degli imbecilli, i mentalmente devastati, che arrivano ad accusare i renitenti di avere “paura del vaccino”, mostrando così di detestare la loro residua libertà. Gonfi di livore, indifferenti alle notizie verificabili (e alle morti eccellenti, come quella di Giuseppe De Donno), i più miseri utilizzano con disinvoltura quella parola nobile, nella storia della medicina, come se la pozione-Covid fosse davvero un vaccino. Ma soprattutto: dopo un anno e mezzo di eccellenti terapie domiciliari, i poveretti preferiscono fingere di credere (o magari credere davvero, sinceramente) all’obbligatoria necessità di una profilassi di massa, assolutamente fondamentale, per arginare il terribile contagio di un ipotetico virus (mai isolato in laboratorio) la cui letalità è stata definita quasi irrisoria dai più eminenti epidemiologi del pianeta, rigorosamente messi fuori dalla porta (come i luminari della Great Barrington Declaration, pionieri della lotta contro una minaccia ben più temibile, l’Ebola).E’ durata meno di 24 ore, sul web, l’esposizione del filmato in cui il professor Stefano Scoglio (candidato nel 2018 al Nobel per la Medicina) spiegava come lo stesso virus Hiv fosse poco più che immaginario, frutto di un semplice “sequenziamento”, anziché di un “isolamento” biologico vero e proprio. Scoglio era intervenuto alla trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, dopo aver firmato un prezioso contributo nell’esemplare libro-denuncia “Operazione Corona”, edito da Aurora Boreale e curato da Nicola Bizzi e Matt Martini. In particolare, Martini – chimico farmaceutico, esperto in modellazione cellulare – insiste sul punto: persino gli Usa, attraverso il Cdc, hanno ammesso che l’ipotetico virus responsabile della sindrome Covid (quella sì, reale) non è mai stato isolato, in nessuna sede scientifica. Nonostante ciò, una parte dell’informazione – di ogni specie: mainstream, “gatekeeper” e reporter in buona fede – già sta raccontando del “virus manipolato”, sfuggito al laboratorio di Wuhan o addirittura diffuso intenzionalmente dai perfidi cinesi, con i loro complici occidentali.Se poi l’inventore del test Pcr raccomanda di non superare i 20-22 “cicli di amplificazione” del campione biologico, e invece i sanitari sottopongono il tampone anche a 45 “amplificazioni” (andando così a pescare tracce molecolari di virus antichi, residui di influenze stagionali del passato, contrabbandati per Covid), ecco che la “pandemia di asintomatici” supera di gran lunga la follia, entrando in quella che alcuni configurano come una dittatura in piena regola. Una tirannide che manipola la verità per suscitare allarme e imporre comportamenti normalmente inaccettabili, puntando a revocare – per sempre – i diritti umani e le libertà a cui la popolazione (occidentale) era abituata. Vero: davamo per scontati i nostri lussuosi privilegi, frutto in realtà di una precisa “finestra” storica, quella in cui si affermò – faticosamente e sanguinosamente – il tipo di regime politico chiamato democrazia. Un sistema che ovviamente non è il paradiso, ma è decisamente meno peggiore di qualsiasi altro possibile regime.A cosa doveva servire, l’infarto della democrazia? A pervenire infine al Green New Deal, cioè il Grande Reset imposto in modo fraudolento con l’alibi bugiardo dell’emergenza climatica, venduta anch’essa come dogma religioso da un clan di scienziati reclutati dall’Onu e pagati a peso d’oro per fare dichiarazioni a comando? Dove ci vorrebbero portare, i tagliatori seriali di alberi che dal 2019 hanno raso al suolo i parchi pubblici italiani per impedire alle fronde – come documentato dal governo britannico – di ostacolare la trasmissione delle onde 5G, la cui innocuità non è ancora stata dimostrata? Come tutti sanno, un semplice indizio non costituisce una prova; una somma di inidizi, invece, forse sì. Tutto punta verso l’essere umano, o meglio: il corpo umano. Secondo alcuni teorici, siamo di fronte alla cosiddetta biopolitica: archiviato il Giuramento di Ippocrate, dopo aver chiesto agli stessi medici di abdicare alla loro missione, è il nostro organismo – corpo e mente – il vero target della grande operazione in corso, che manifesta la sua intenzione di violare l’integrità dell’habeas corpus, il più sacro dei diritti della persona.Niente di nuovissimo, peraltro: la nostra civiltà proviene da millenni di dispotismo brutale, nudo e crudo. E i lampi migliori della gloriosa democrazia occidentale novecentesca, di marca anglosassone, secondo il memoriale di Giacomo Rumor (pubblicato dal figlio, Paolo Rumor, nel libro “L’altra Europa), provenivano dal cosiddetto “contingente americano”, che l’esoterista e gollista francese Maurice Schumann faceva discendere anch’esso dalla fantomatica Struttura che reggerebbe il mondo ininterrottamente, indossando le maschere più svariate (imperi, religioni) da qualcosa come 12.000 anni. Fantascienza? Fino a ieri, lo erano anche gli Ufo: oggi invece li sdogana il Pentagono, ribattezzandoli Uap, mentre il generale israeliano Haim Eshed parla di basi extraterresti e di alleanze spaziali, tra umani e non, nell’ambito di una Federazione Galattica. E alcuni illustri massoni, improvvisamente loquaci, parlano di storici accordi nel dopoguerra tra la dirigenza degli Usa e imprecisate entità aliene, per la governance condivisa del pianeta.Come sperare di raccontarlo, tutto questo, ai poveri ipnotizzati che – in pieno agosto – vanno ancora in giro, all’aperto, con quella ridicola pezzuola sul volto? Sono la prova vivente del pieno successo del Dominio: aveva ragione, l’ipotetico grande regista, nel ritenere che la gran parte dei sudditi avrebbe creduto proprio a tutto. Come dargli torto, del resto? Siamo riusciti a credere che un solitario fanatico saudita abbia potuto mettere in ginocchio gli Stati Uniti agendo da una grotta afghana, fino a beffare le difese della superpotenza, grazie a un manipolo di pecorai e talebani. Siamo riusciti a credere che due piccoli aerei di linea potessero abbattere due mostri d’acciaio come le Torri Gemelle, per la cui eventuale demolizione controllata era stato reputato (dal Comune di New York) che l’unica soluzione potesse essere il ricorso a mini-atomiche, da collocare in appositi vani predisposti nelle fondamenta. Abbiamo anche creduto che potesse essere autentico, tra le macerie di Ground Zero, il ritrovamento “fortunoso” dei passaporti dei misteriosi, feroci attentatori.Aveva visto giusto Giulietto Chiesa: da quel Rubicone non sarebbe stato facile, tornare indietro. Convalidando una falsità così mostruosa, avremmo finito per credere a qualsiasi frottola. E infatti: abbiamo steso il tappeto rosso al signor Mario Monti, venuto a disastrare l’economia nazionale per produrre crisi e afflizione sociale, dopo aver creduto che il debito pubblico fosse davvero un dramma, e che la Bce fosse una specie di forziere con capacità limitate, da cui la necessità di risparmiare – in modo oculato e parsimonioso, “come un buon padre di famiglia” – il tesoretto dell’euro-moneta, appannaggio di cosche finanziarie privatissime. In parallelo, era sorta la prima contro-narrazione, in Italia splendidamente interpretata da un lottatore come Paolo Barnard, vero pioniere in una trincea che poi si è affollata di illustri compagni di strada, dal sociologo Luciano Gallino all’eurocrate pentito Paolo Savona. E noi dov’eravamo? Al solito posto, davanti al televisore: ipnotizzati dalla finta guerriglia tra pseudo-destra e pseudo-sinistra; un film (comico) aperto dalla Berlusconimachia e proseguito, in un crescendo irresistibile, fino all’epica disfida tra Savini e le Sardine.E ora eccoci qui, dopo un anno e mezzo, ancora a contare “casi” e “contagi”, dentro la narrazione del Grande Male che falcia lo zero-virgola della popolazione mondiale e da noi minaccia gli ottantenni, ma solo a patto che vengano abbandonati per giorni a marcire a casa, da soli, senza cure, in modo che poi possano davvero arrivare all’ospedale fuori tempo massimo, alle prese con problemi respiratori e la compromissione funzionale di vari organi. Eccoci qui, a sputare in faccia a chi non la pensa come noi: a chiamare “no-vax” i renitenti alla follia, a definire “negazionisti” i poveretti che si ostinano inutilmente a pretendere spiegazioni. Siamo maestri, nell’arte della manipolazione spicciola: arriviamo tranquillamente a insultare i dissidenti e a deridere chi dà voce agli incubi, chiamando “complottista” chi vede una cospirazione in atto.Naturalmente ci sono, i visionari: ma difficilmente continuerebbero a esistere, se dall’alto giungessero informazioni precise, corrette e trasparenti. Dall’alto invece piovono solo bugie, insieme alle minacce (ogni giorno più inquietanti); ma noi facciamo finta che i “cospirazionisti” siano dei malati di mente, dei mentecatti in vena di protagonismo, anche se – cent’anni fa – un personaggio come Rudolf Steiner, per primo, aveva profetizzato l’avvento di “vaccini” specialissimi, in grado di “separare il corpo dall’anima”, depotenziando l’emotività. Il chimico Corrado Malanga la chiama “zombizzazione”, osservando il dilagare di persone ormai inebetite dalla paura, rassegnate a non pensare più. Nella sua visione spiritualistica di matrice steineriana, Fausto Carotenuto (già analista d’intelligence) sostiene che l’attacco in corso sia frutto di apprensione: come se il Dominio temesse un grande risveglio, e sapesse di avere le ore contate. Un altro esponente della cultura alternativa italiana, l’alchimista Michele Giovagnoli, preferisce sforzarsi di guardare al bicchiere mezzo pieno: un cittadino su tre si sta letteralmente sottraendo alle grottesche imposizioni quotidiane.Questo stesso blog, che ha ormai esaurito la sua missione (fornire informazioni e analisi non facilmente rintracciabili, dieci anni fa) ormai ha acquisito la piena consapevolezza della fine di un ciclo, e la completa inutilità dell’insistere su determinati temi. E’ vano indugiare nella narrazione politologica, visto che da un lato la maggioranza resta sorda a ogni richiamo alla ragione, e dall’altro la minoranza dispone finalmente di strumenti più adeguati per misurare la realtà. Tra le convinzioni raggiunte, c’è anche la seguente: è perfettamente inutile scommettere ancora sulle possibilità di redenzione della politica, nel momento in cui è irrimediabilmente mutata la stessa antropologia della platea. Per contro, è proprio la brutalità della crescente coercizione ad accelerare l’evoluzione dell’umanità trainante, che giustamente diffida di ogni forma associativa convenzionale, partiti e movimenti, avendo compreso l’essenziale valore della vicinanza tra esseri umani, non più mediata da alcuna struttura, e la necessità di procedere nell’espressione virtualmente contagiosa di onde benefiche, di narrazioni parallele orientate non al presente, ma al futuro prossimo.Il Novecento, severissimo maestro, ha mostrato come può essere facile manipolare milioni di individui, fino a scatenare le peggiori carneficine (mondiali) dell’era industriale. Ha anche allevato schiere di avanguardisti coraggiosi, pronti a rischiare la propria vita pur di resistere alla tirannia. Primo Levi, uno dei massimi scrittori contemporanei, ha spiegato quanto sia sempre invisibile, all’inizio, il recinto che viene silenziosamente steso, giorno per giorno, allo scopo di intrappolare le vittime senza allarmarle. Finestra di Overton, o Teoria della Rana Bollita: la differenza, rispetto a ieri, è che oggi il pentolone è planetario. E vorrà pur dire qualcosa, nei giorni in cui i militari statunitensi pubblicano le prove dei loro incontri ravvicinati con i simpatici Uap. E noi, qui, nel frattempo che si fa? Ce ne stiamo quieti, in attesa dell’Alieno Buono che ci verrà a salvare, come l’Extraterrestre della canzone di Finardi? Ci allineiamo “in fila per tre”, come chiede il governo e come cantava Edoardo Bennato? Continuiamo a credere a Babbo Natale, cioè al Telegiornale, o seguitiamo a torturarci con le atrocità quotidiane che i medici-coraggio denunciano, da ormai un anno?Cari amici, viene da dire, io tolgo il disturbo: qui non resto un attimo di più; perché mi sento soffocare, in questo grappolo di narrazioni e contro-narrazioni. Quello è davvero il nocciolo della questione: in base a decisioni prese chissà quando, qualcuno ha stabilito che – dai primi mesi del 2020 – non si dovesse più parlare d’altro. Il mondo andava semplicemente fermato, rintronato, ipnotizzato, piegato. Non tutto il mondo, in realtà: l’Occidente. Paesi-continente come la Russia e India, per esempio, non si sono lasciati sottomettere. Esiste sempre, una quota considerevole di renitenti: anche se oggi può sembrare difficile accettarlo, la cosiddetta “fine della storia” resta un mito, una suggestione ideologica. Un caposaldo della strategia militare, in ogni tempo, è questo: mai accettare di combattere una battaglia nelle modalità indicate dallo sfidante, che ha scelto il giorno e il luogo. E’ un vantaggio che, per l’aggressore, rappresenta un regalo clamoroso. La domanda di fondo, però, resta inevasa: perché è capitato proprio a noi, oggi, di vivere l’incubo di una tempesta come questa?La grande amarezza non viene nemmeno dal potere, ma è provocata dal vicino di casa: pensa davvero che tu sia una specie di squilibrato, un mitomane, un esibizionista presuntuoso? Non solo non approva il tuo ostinato diniego, di fronte alle imposizioni sempre più surreali e illogiche, soffocanti e dispotiche, ma prova nei tuoi confronti anche una sorta di sordo risentimento, che potrebbe persino sfociare in ostracismo aperto non appena il direttore d’orchestra dovesse alzare nuovamente il volume della sirena d’allarme, facendo correre i topolini a rintanarsi, pieni di paura per la loro sorte (e di veleno, per chi rifiuta di sottomettersi). C’è chi la chiama “speciazione”: è il bivio evolutivo tra due umanità differenti, diverse nel sentire e nell’agire, che il Dominio riesce a separare irrimediabilmente, rompendo tutti i ponti del dialogo e della reciproca, amichevole comprensione. Ulteriore tristezza: insieme alla Francia, l’Italia è l’altro paese europeo che ha imboccato la strada della coercizione violenta.
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Il fu Marco Travaglio e la fine di trent’anni di non-politica
A quale vero potere risponde, Mario Draghi? E verso dove sta cercando di portare l’Europa, attraverso la storica riconversione dell’Italia, da colonia politica di secondo piano a possibile primattore sullo scacchiere europeo e internazionale? Domande sospese, all’interno del tempo breve (anzi, brevissimo) imposto dalla super-crisi che si racconta sia stata innescata da una pandemia di origine virale. Un’emergenza esplosa proprio nel momento in cui stava per spezzarsi lo schema di dominio del capitalismo globalizzato dal neoliberismo, deciso a fare della Cina la manifattura del mondo, e a ridurre l’Europa – separata dal Grande Est – a una succursale atlantica azzoppata dalle recessioni finanziarie artificiali (austerity) e dal dumping sociale e occupazionale rappresentato dall’immigrazione di massa, proveniente da un’Africa predata sanguinosamente dagli stessi strateghi dell’esodo, mascherati da profeti buonisti della religione dell’accoglienza umanitaria.Nel deprimente panorama politico italiano, che il “nuovo” Draghi ha messo letteralmente in freezer commissariando il presente e il futuro del paese, spicca la parabola piuttosto imbarazzante di Marco Travaglio, ottimo polemista, acclamato in televisione (e anche nei teatri) quando vestiva i panni di gladiatore dell’antiberlusconismo. Giorgio Bocca, mai tenero col Cavaliere, si rammaricava della visione ristretta di Travaglio, limitata al solo profilo giudiziario degli eventi; lo riteneva incapace di una vera lettura storico-sociologica, prerogativa del giornalismo autentico (che ai tempi di Bocca ancora esisteva). Altri, come l’ispido Paolo Barnard, hanno accusato Travaglio di essere un sostanziale “gatekeeper”, un finto oppositore funzionale all’establishment – come del resto lo stesso Beppe Grillo. Altri ancora, infine, hanno notato l’ortodossia neoliberista del “Fatto Quotidiano” (a lungo incarnata da Stefano Feltri, ospite del Bilderberg), imputando al giornale anche una visione ultra-atlantista in politica estera e l’assenza di coraggio nel valutare le imprese degli Usa, spesso poco edificanti, specie nel loro opaco rapporto con i terrorismi recenti.Non deve stupire, in fondo, il fatto che oggi Travaglio rischi di sfiorare il patetico, nella sua difesa postuma dell’infimo Giuseppe Conte, arrivando persino a insultare l’ex sodale Grillo, ormai in rotta di collisione con il detronizzato, imbarazzante “avvocato del popolo”. Un’intera fetta di elettorato italiano, infatti, ha finto di scambiare per un vero pericolo il modesto Salvini: e agendo unicamente contro Salvini ha preteso di fare di Conte una figura politica reale, tridimensionale, come se Conte esprimesse davvero un pensiero, una linea, un’idea di paese. Esauritosi lo slancio dell’effimero Salvini, ecco che anche Conte è finito nel nulla da cui era sbucato, lasciando il suo paladino Travaglio con in mano un pugno di mosche. Pare sia bastata una telefonata con Grillo, il mandante originario dell’ectoplasma-Conte, per consentire a Draghi di mettere in cassaforte la riforma Cartabia della giustizia, osteggiata da Travaglio e da Conte ma non da Grillo, che ha impiegato cinque minuti a indurre i pentastellati ad ammainare anche la loro ultima bandiera, quella giustizialista.Proprio l’Italia forcaiola aveva fatto la fortuna di Travaglio, poi di Grillo, e prima ancora della Lega Nord. La caccia al nemico: era il riflesso psicologico all’origine della rottamazione della Prima Repubblica, imposta in realtà dal sommo potere atlantico. Era piena di difetti, l’Italia di Craxi e Andreotti, e probabilmente non avrebbe superato l’esame della storia: una volta caduta l’Unione Sovietica, avrebbe perso comunque la sua ragion d’essere. Ma il disastro neoliberale – imposto dalle altissime sfere – in Italia è stato declinato in modo straccione, con un tifo calcistico tra falsa destra e falsa sinistra, allineate entrambe al medesimo copione finto-europeista imposto dai poteri superiori. Nulla che il giornalismo (non solo di Travaglio) abbia saputo registrare, preferendo appiattirsi – come la stessa politica, del resto – sulla semplicissima fabbricazione del nemico apparente, l’Uomo Nero che è causa di ogni sciagura, il Male da abbattere in un orizzonte narrativo più metafisico che politico, in una sostanziale parodia della verità.E’ questo il palcoscenico sul quale si sono alternati, in modo spesso caricaturale, personaggi come Berlusconi e Renzi, le stesse controfigure del Pd, il finto rivoluzionario Grillo, il finto statista Conte. L’Italia ha assaggiato il morso del grande potere con l’autoritarismo privatizzatore e spietatamente antipopolare dell’oligarca Romano Prodi, braccio armato del potere cinese, e oggi si ritrova completamente alla mercé di un Mario Draghi che, un tempo partner di Prodi nella strategia di demolizione del paese, ormai opera in tutt’altra direzione, cioè verso un potenziale recupero di sovranità almeno economica. Ridotti a fantasmi, i partiti stanno a guardare (rendendo insopportabile, nauseante, lo spettacolo della sub-politica italiana). Sta a guardare la stessa stampa, che Draghi lo osannava già ieri, quando – con il suo “pilota automatico” – condannava il paese a subire la concorrenza sleale della Germania. In tutto questo, Marco Travaglio sembra diventato minuscolo: si limita a fare le pulci a un governo che detesta, solo perché è sostenuto da Salvini ed è costato la poltrona al diletto “Giuseppi”.E se Travaglio sembra auto-candidarsi a un declino malinconico, non è che i colleghi stiano molto meglio: tanto per cambiare si spellano le mani per applaudire Draghi, brillando nell’arte minore del servilismo, e senza neppure osare mettere in discussione, almeno giornalisticamente, la brutalità della campagna “vaccinale” anti-Covid, basata su profilassi geniche ancora solo sperimentali, sostanzialmente imposte aderendo alla falsa narrazione della pandemia come catastrofe irreparabile, e continuando incredibilmente a fingere che le terapie domiciliari non esistano. Nemmeno Travaglio, del resto, “vede” il problema: preferisce restare nel piccolo cortile delle liti tra comari, gli scandalosi diktat di Grillo e i mormorii dell’impresentabile Conte. L’elettorato non sembra essere da meno: non pretende soluzioni, si accontenta dell’abbattimento periodico e rituale del “puzzone” di turno. E’ come se la politica – intesa come scienza del costruire, secondo progetti – fosse stata “spenta” trent’anni fa. L’agonia terminale ha richiamato in servizio il “nuovo” Draghi, che però agisce in solitaria, bypassando il Parlamento: il suo Recovery è stato esaminato a Bruxelles, non certo in aula. Lo stato d’emergenza non è solo di oggi e non è soltanto sanitario: e Draghi lo rende semplicemente evidente, anche se Travaglio e colleghi non paiono essersene accorti.A quale vero potere risponde, Mario Draghi? E verso dove sta cercando di portare l’Europa, attraverso la storica riconversione dell’Italia, da colonia politica di secondo piano a possibile primattore sullo scacchiere europeo e internazionale? Domande sospese, all’interno del tempo breve (anzi, brevissimo) imposto dalla super-crisi che si racconta sia stata innescata da una pandemia di origine virale. Un’emergenza esplosa proprio nel momento in cui stava per spezzarsi lo schema di dominio del capitalismo globalizzato dal neoliberismo, deciso a fare della Cina la manifattura del mondo. Corollario: ridurre l’Europa – separata dal Grande Est – a una succursale atlantica azzoppata dalle recessioni finanziarie artificiali (austerity) e dal dumping sociale e occupazionale rappresentato dall’immigrazione di massa, proveniente da un’Africa predata sanguinosamente dagli stessi strateghi dell’esodo, mascherati da profeti buonisti della religione dell’accoglienza umanitaria.
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Censura annullata: riecco il video MrTv sulle cure precoci
Una buona notizia: YouTube si è rimangiata la censura e ha pubblicato il video sulle terapie domiciliari per il Covid, che aveva bannato prima ancora che venisse messo online. «Lo avevamo appena caricato sul canale, e ci era subito arrivato l’altolà, con minacce precise: un secondo “incidente” ci sarebbe costato la sospensione del canale per una settimana, e una terza contestazione avrebbe comportato addirittura la chiusura del canale», afferma Roberto Hechich, una delle anime di “MrTv”, la web-tv del Movimento Roosevelt. Pietra dello scandalo, la diretta della manifestazione dell’8 maggio a Roma, promossa da Erich Grimaldi con medici e infermieri per rivendicare il diritto alla cure precoci. In piazza, per “MrTv”, la giornalista “rooseveltiana” Monica Soldano. Vietato anche solo parlare di cure vere e proprie, ben oltre il ridicolo protocollo ancora in vigore, che si limita alla Tachipirina e alla “vigile attesa”? Per inciso: proprio il mancato riconoscimento dell’esistenza delle (ormai tante) terapie efficaci – ricorda Massimo Mazzucco in un recente video-reportage – ha consentito di arrivare all’autorizzazione d’emergenza per i vaccini, che lo stesso governo Draghi considera l’unica soluzione per uscire dalla crisi-Covid.E com’è che la censura è stata sconfitta, nel caso del video oscurato preventivamente? «Più che YouTube – spiega Hechich – abbiamo accusato direttamente il governo e in particolare il ministero della sanità, per aver chiesto ai media – già nel 2020 – di ridurre o addirittura eliminare le notizie sgradite». Hechich ringrazia i cittadini che hanno sottoscritto la petizione che il Movimento Roosevelt ha inoltrato all’Agcom, anche attraverso una raccolta di firme su “Change.org”. «La situazione si è poi sbloccata di fronte alla seconda protesta rivolta a YouTube da un nostro attivista, Marco Ludovico: video finalmente pubblicato, con tante scuse da parte di YouTube». Si domanda lo stesso Ludovico: «Perché vengono prese di mira proprio le idee? Se attraggono tanta attenzione, forse non sono così inutili e così ininfluenti, come troppe volte si tende lasciar credere». E poi: «Se esprimo un’opinione (giusta o sbagliata) questo non dovrebbe essere così pericoloso, specie se sono gli stessi grandi media ad aver cambiato idea su tutto, in merito al Covid, nell’arco di appena un anno». E questo, per Marco Ludovico, «dimostra che una verità assoluta non esiste, neppure sul Covid».Roberto Hechich invoca il ritorno all’educazione civica, fin dalla più tenera età: «Bisogna abituare le persone a pensare con la propria testa, a ricostruire l’origine di una notizia e a capire la differenza tra una fake news (una notizia falsa) e una notizia vera». Per Hechich, se è abbastanza facile riconoscere una bufala, è più complicato riconoscere «le notizie più insidiose, cioè quelle manipolate, in parte vere e in parte no». E attenzione: «Proprio la censura preventiva, su idee e interpretazioni come quelle che noi diffondiamo, non fa altro che disabituare le persone a distinguere tra una notizia manipolata e una semplice, legittima interpretazione». Marco Moiso, altro esponente di primo piano del Movimento Roosevelt, condanna la deriva autoritaria (con censure a tappeto sui social) introdotta con la gestione emergenziale del Covid: «Un fortissima stretta, senza precedenti, alla libertà di espressione». Moiso fa notare che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, cui si ispirano i “rooseveltiani”, fu scritta praticamente in contemporanea con la Costituzione italiana nell’immediato dopoguerra, nel momento storico dell’uscita dalle dittature.«Tutti hanno diritto a manifestare liberamente il proprio pensiero, e la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure: così recita l’articolo 21 della Carta costituzionale italiana». Ancora più esplicito l’articolo 19 della dichiarazione universale promossa all’Onu da Eleanor Roosevelt: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione, incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo». Moiso rivolge un appello politico agli «amici di una sedicente sinistra, che spesso pretende di parlare da un pulpito di presunta superiorità morale o culturale». Ovvero: «La libertà di esprimere le proprie idee è anche libertà di dire cazzate, incluse le fake news». Tradotto: «La libertà va garantita sempre, a prescindere dal contenuto», sottolinea Moiso. «Vuol dire lasciar parlare proprio tutti: persino chi dice cose antitetiche anche al sistema di diritti nel quale vive la società occidentale».Questo, secondo Moiso, è il grande vizio di oggi: «Il dibattito è polarizzato tra persone convinte di esprimere posizioni nel bene dell’interesse collettivo e posizioni ritenute non legittime. Quindi, chi pensa di essere nel giusto si considera legittimato a censurare chi voglia diffondere un’idea difforme, rispetto a quella del mainstream dominante». Lo stesso Moiso cita l’insigne linguista Noam Chomsky, considerato uno dei massimi referenti politico-culturali del vero progressismo mondiale: è facile parlare di libertà di espressione laddove le persone dicono quello in cui crediamo noi, dice Chomsky; ma se siamo onesti con noi stessi, aggiunge, dobbiamo concludere che non siamo molto lontani dall’Urss o dal nazismo, se arriviamo a censurare, come non legittime, le opinioni che non condividiamo. La storia degli ultimi 15 mesi, che ha sprofondato anche l’Italia in una palude di autoritarismo “sanitario”, è figlia di una lunga torsione post-democratica, collaudata sul terreno dell’economia (con la “religione” del neoliberismo), ora approdata al tema della salute, con la nuovissima “religione” del Covid, che penalizza le terapie per lanciare i vaccini (zittendo anche i sanitari, e le voci come quella di “MrTv”).Una buona notizia: YouTube si è rimangiata la censura e ha pubblicato il video sulle terapie domiciliari per il Covid, che aveva bannato prima ancora che venisse messo online. «Lo avevamo appena caricato sul canale, e ci era subito arrivato l’altolà, con minacce precise: un secondo “incidente” ci sarebbe costato la sospensione del canale per una settimana, e una terza contestazione avrebbe comportato addirittura la chiusura del canale», afferma Roberto Hechich, una delle anime di “MrTv”, la web-tv del Movimento Roosevelt. Pietra dello scandalo, la diretta della manifestazione dell’8 maggio a Roma, promossa da Erich Grimaldi con medici e infermieri per rivendicare il diritto alla cure precoci. In piazza, per “MrTv”, la giornalista “rooseveltiana” Monica Soldano. Vietato anche solo parlare di cure vere e proprie, ben oltre il ridicolo protocollo ancora in vigore, che si limita alla Tachipirina e alla “vigile attesa”? Per inciso: proprio il mancato riconoscimento dell’esistenza delle (ormai tante) terapie efficaci – ricorda Massimo Mazzucco in un recente video-reportage – ha consentito di arrivare all’autorizzazione d’emergenza per i vaccini, che lo stesso governo Draghi considera l’unica soluzione per uscire dalla crisi-Covid.
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Vaccini, o niente libertà: perché vivere nella menzogna
Vivere nella menzogna quotidiana? Accade da sempre nelle dittature, di qualsiasi colore: la verità ufficiale è lontanissima da quella che i cittadini assaggiano, dal mattino alla sera, toccando con mano il fatto che non è affatto vero che un giorno “spezzeremo le reni alla Grecia”, o che “il partito, cioè il popolo”, lavori incessamente per la felicità di tutti. Provoca un leggero sconforto scoprire che le mitiche Riaperture del governo Draghi alle soglie dell’estate 2021 siano ancora più timide, deludenti e tardive di quelle concesse dalla graziosa signoria del Ceffo col Ciuffo, nel fatidico maggio 2020, quando il paese – ancora frastornato dal carosello delle bare di Bergamo – era appena uscito dall’ecatombe, aggravata dalle inaudite negligenze dei gestori dell’emergenza: il piano pandemico rimasto in un cassetto, le autopsie proibite, le terapie ospedaliere sbagliate, le misure di prevenzione e profilassi disincentivate. E poi le cure salva-vita: rapidamente scoperte e subito negate, in omaggio al grandioso copione della paura.Come ricorda l’esemplare reportage di Massimo Mazzucco sulle terapie “proibite”, sistematicamente boicottate dalla burocrazia sanitaria (per poter raccontare che non c’era alternativa al vaccino, che in presenza di farmaci efficaci non si sarebbe mai potuto autorizzare in tempi così brevi), l’aver privato migliaia di pazienti della possibilità di venir guariti in pochi giorni ne ha dilatato le sofferenze, e in molti casi ne ha probabilmente causato addirittura la morte. Tachipirina e vigile attesa? Il fatto che non si tratti di uno scherzo, o di un brutto sogno, lo conferma la permanenza – sulla sua poltrona – dello stesso ministro che per un anno intero ha remato contro la guarigione, con ogni mezzo, dando quasi l’impressione di divertirsi a opprimere la popolazione, soffocandola a colpi di divieti insensati. L’intera narrazione panica, prescritta a livello mondiale dalla Compagnia della Buona Morte – distanziamento e mascherine, lockdown e zone rosse – oggi emerge in tutta la sua maleodorante consistenza: una frode mostruosa, dolosamente riversata sulla nuda verità della strage.La truffa dei tamponi, la guerra all’idrossiclorochina basata sull’imbroglio: esalano miasmi irrespirabili, tra le macerie dell’impostura internazionale che nel 2020 scelse proprio l’Italia di Giuseppe Conte come paese ideale, per fare da apripista e sprofondare nel fango l’intero Occidente democratico. Nel mirino, le nazioni ancora dotate di libertà di voto e di parola, sia pure sapientemente pilotate da ombrose oligarchie in grado di decretare successi e fallimenti, crisi e catastrofi, ascese e cadute di questo o quel partito, anche attraverso la soffocante narrazione falsificata del Telegiornale Unico, megafono perfetto della Verità Unica della Scienza, vero e proprio mostriciattolo grottesco, utile per testare l’estinzione dell’opinione pubblica fondata sul pensiero critico. Nuova terribile religione, quella dello scientismo prezzolato, comparsa per la prima volta, nella storia moderna, con l’intenzione di restare qui a presidiare saldamente l’oggi e il domani, con i suoi dogmi da straccioni della conoscenza e la sua vocazione totalitaria, tendenzialmente terroristica.Nel 2020 seriva un valletto, per dirigere il coro e imporre tutto questo: era perfetto, l’infimo Conte venuto dal nulla, per ottenere l’impossibile a colpi di decreti, emanati col favore delle tenebre. Serviva un grande paese come l’Italia per dimostrare al resto dell’Europa che l’impensabile sarebbe stato praticabile, e che sarebbe stato addirittura agevole sospendere libertà e democrazia senza suscitare rivolte, e nemmeno proteste, vomitando una narrazione bugiarda destinata a produrre paura e rassegnazione, fino a trasformare i cittadini in pecorelle. Da qualche mese, alla guida dell’esecutivo non c’è più nessun valletto: l’attuale capo del governo – insediato improvvisamente in base a logiche imperscrutabili, attraverso un’operazione di palazzo – ha l’aria di muoversi come uno statista, anche sul piano internazionale, riuscendo a pronunciarsi sulla filosofia della governance europea e sulle spinose faccende del Mediterraneo. Utilizza il suo intatto prestigio per farsi ascoltare, riuscendovi, nel tentativo di sfrattare gradualmente l’autoritarismo per fare posto finalmente all’autorevolezza.Il salto è abissale, tra il piccolo valletto e il grande tecnocrate: voce ferma, anziché striduli annunci di promesse ridicole, mai mantenute, nell’ammorbante zona grigia infestata di figure impresentabili che adesso, una alla volta, il nuovo capo sta allontanando dal potere. La sensazione netta è che qualcuno, lassù, abbia giocato il tutto per tutto – puntando proprio sull’Italia massacrata dai mandanti di Conte – per provare a ribaltare il tavolo, cambiando prospettiva, nella speranza di invertire le sorti della guerra vera: quella contro il grande nemico, i signori dell’austerity, di cui la cosiddetta pandemia (la sua gestione tirannica) è solo l’ultimo capolavoro, il peggiore di tutti, dopo i golpe e gli attentati, le rivoluzioni colorate, la colonizzazione universale della scuola, dell’editoria, dei media, fino ad arrivare ai recentissimi terrorismi, quello finanziario e quello stragistico, in una cornice di conflitti scandalosamente attivi, permanenti, a disegnare un orizzonte di degrado e sofferenza spacciato per inevitabile, orrenda normalità.La morte lenta del pensiero politico, si dice, ha preceduto tutte le altre morti degli ultimi decenni, fino a piegare l’Occidente: se il paradigma-Covid doveva servire a metterlo in ginocchio definitamente, cominciando proprio dall’Italia, non si può fare a meno di notare che, sempre dal nostro paese, impegnando uno dei suoi pesi massimi, una parte del grande potere (quella non complice, rispetto all’Operazione Corona) abbia inteso affarmare l’intenzione di muovere guerra, alla lunga guerra contro i popoli condotta dall’oligarchia neoliberale. Queste, in teoria, le premesse sottostanti all’avvento governativo dell’ex capo della Bce, alle prese con una missione virtualmente epocale: rimediare al disastro provocato dalla banda-Covid, annullando i veri obiettivi dell’operazione. Che erano chiari: colpire l’economia in modo mortale, con i lockdown, e spezzare la resistenza democratica della società, terrorizzandola e sottoponendola a vessazioni medievali, per la prima volta imposte nell’era postmoderna.Viene da domandarsi per quali linee strategiche intenda muoversi, l’ipotetico Piano-B, e a quale prezzo, con quali potenti partner (non ancora pienamente manifesti, dietro le ambigue parole d’ordine come la “resilienza”, la palingenesi ultra-digitale del mondo post-industriale e per nulla piacevole che affiora dalle visioni offerte a Davos). Mentre ancora si finge di combattere il Covid con le restrizioni, non è nidito l’orizzonte nel quale si configurerà il Grande Reset, nella versione che Mario Draghi sembra apprestarsi a recitare. Non è chiaro a quali condizioni si vorrebbe traghettare l’Italia nel post-coronavirus, verso quale nuova organizzazione sociale, sia pure alimentata dalla nuova linfa di chi sembra deciso a chiudere per sempre l’oscura stagione del rigore, attraverso cui poche mani sapienti hanno riconfigurato l’identità stessa della società occidentale, togliendole il sorriso e la voglia di metter su famiglia. Di che pasta sia fatto, quel potere, lo dimostra oggi la barbarie di una Germania in cui Angela Merkel autorizza la polizia a entrare nelle case, senza un mandato, criminalizzando i sudditi come potenziali untori pandemici.L’unica sgradevole evidenza, per ora, riguarda il cedimento alla somma menzogna dei vaccini, spacciati come unico possibile elisir per riconquistare la perduta libertà, a fronte di una patologia facilissimamente curabile con svariate terapie dall’effetto praticamente immediato. Al fatale inoculo messianico, spiega Mazzucco, si doveva arrivare ad ogni costo, negando l’evidenza e mortificando i successi dei migliori medici. Se ora il vaccino diventa il lasciapassare ricattatorio per tornare in possesso dei propri diritti, la genuflessione pubblica alla falsa religione scientista – così come l’accondiscendenza di fronte alle bugie sanitarie alla base delle perduranti restrizioni – ha l’aria di essere un rischioso pedaggio, concordato: lo scotto da pagare per provare a uscire dalla Grande Guerra. L’ingiustizia sociale della politica in vigore – vaccini, o niente riaperture – offre la misura, probabilmente, delle difficoltà dell’impresa, data l’estrema pericolosità di un nemico che, nell’ultimo mezzo secolo, ha conquistato ogni spazio e piegato qualunque resistenza per affermare il suo progetto di dominio.Vivere nella menzogna quotidiana? Accade da sempre nelle dittature, di qualsiasi colore: la verità ufficiale è lontanissima da quella che i cittadini assaggiano, dal mattino alla sera, toccando con mano il fatto che non è affatto vero che un giorno “spezzeremo le reni alla Grecia”, o che “il partito, cioè il popolo”, lavori incessantemente per la felicità di tutti. Provoca un leggero sconforto scoprire che le mitiche Riaperture del governo Draghi alle soglie dell’estate 2021 siano ancora più timide, deludenti e tardive di quelle concesse dalla graziosa signoria del Ceffo col Ciuffo, nel fatidico maggio 2020, quando il paese – ancora frastornato dal carosello delle bare di Bergamo – era appena uscito dall’ecatombe, aggravata dalle inaudite negligenze dei gestori dell’emergenza: il piano pandemico rimasto in un cassetto, le autopsie proibite, le terapie ospedaliere sbagliate, le misure di prevenzione e profilassi disincentivate. E poi le cure salva-vita: rapidamente scoperte e subito negate, in omaggio al grandioso copione della paura.
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Vilipendio, Toscano: la libertà sta diventando un reato?
«Eravamo cresciuti sapendo che la libertà di pensiero e di espressione era sacra: unico strumento certo, in grado di distinguere la civiltà dalla barbarie, la democrazia dalla dittatura». Così, Francesco Toscano (coordinatore di “Ancora Italia”, con Diego Fusaro) commenta su “Visione Tv” quelli che gli paiono segnali inquietanti, come l’indagine per “vilipendio all’onore e al prestigio del Capo dello Stato”, scattata nei confronti di personaggi come il progessor Marco Gervasoni, docente universitario in Molise, nonché il direttore di “Imola Oggi”, Armando Manocchia, e la giornalista Francesca Totolo. Vilipendio? «E’ un reato di origine monarchica», ricorda il saggista Enzo Pennetta, «pensato per il Re e poi rinforzato nel 1930 – dal Codice Rocco – in un periodo in cui Mussolini si preoccupava di “blindare” la sua stessa autorità». Altri tempi, dice Pennetta, quando presidenti come Leone e Cossiga accettavano critiche anche pesanti. «Poi le cose sono cambiate, con Napolitano». Ora, i media mainstream sparano nel mucchio: associano al professor Gervasoni anche ipotesi di reato come l’istigazione a delinquere, accostandolo a imprecisate frange estremistiche.«L’unico reato per cui sono indagato è vilipendio al presidente della Repubblica a mezzo social, su Twitter», precisa Gervasoni all’agenzia “AdnKronos”. «La cosa curiosa è che il mio profilo è pubblico: tutti possono andare a vedere cosa ho scritto, quindi non so perché ci sia stato bisogno di cercare altre prove scaricando tutti i miei materiali e portando via due pc». Il professore definisce «molto corretti, gentili e attenti» i carabinieri del Ros, senza nascondere il proprio stupore nel ricevere la visita mattuta di uomini che «normalmente si occupano di Totò Riina e dei jihadisti». Gervasoni ammette di aver apertamente biasimato Mattarella: «Però erano tweet di critica politica, assolutamente non minacce. E se diventa vilipendio la critica politica, allora vuol dire che siamo in regimi di altro tipo: fa effetto». Aggiunge lo storico: «Avevo 21.000 follower, e l’account mi è stato sequestrato: in questo modo la mia libertà di espressione è stata fortemente limitata». In ogni caso, aggiunge: «Io sono tranquillo: non troveranno nei miei dispositivi nessun contatto con ambienti eversivi. E i tweet sono pubblici, quindi non vedo che elementi di novità possano emergere dalle indagini, se non a mio discarico».Da storico, Marco Gervasoni evoca una sorta di “guerra” interna alla magistratura italiana (scossa dal caso Palamara e ora anche dal dossier sulla Loggia Ungheria). «Non è la prima volta che qualcuno viene indagato per vilipendio, è successo anche recentemente, ma si sta alzando il tiro colpendo figure più note e collocate in una certa area politica», afferma il professore, che charisce: «Io non sono di estrema destra: sono vicino a Fratelli d’Italia, quindi non ho nulla a che vedere con l’estremismo». Protesta il docente, sempre parlando con l’agenzia di stampa: «Alcuni giornali hanno sbattuto il mostro in prima pagina, scrivendo anche cose false: che sarei indagato per istigazione alla violenza o associazione per delinquere, e perfino che sarei antisemita: ma uno degli ultimi post che avevo fatto era pro-Israele». Secondo Gervasoni, c’è il tentativo di «deviare su altri problemi» la critica legittima alla gestione dell’emergenza Covid, e ci sarebbe anche il desiderio «di zittire, di impaurire: perché, com’è successo a me, può accadere ad altri. E quindi, prima di scrivere qualcosa contro il Capo dello Stato, la prossima volta ci si penserà due volte, anche perché si tratta di un reato che comporta in teoria fino a 5 anni di carcere».Poi c’è la questione politica che investe i partiti: «Sui social possono istigare alla violenza contro la Meloni e contro Salvini, e non succede niente. E’ vero che loro non sono il capo dello Stato, ma nessun magistrato se ne occupa. E invece si occupano della critica politica al presidente della Repubblica, come quella avanzata dal sottoscritto e dalla giornalista Francesca Totolo, ad esempio». Gervasoni intravede una deriva liberticida, in Italia e in tutti i paesi occidentali, che ora «sta interessando anche media e social, che fino a poco tempo fa erano uno strumento di libertà individuale e adesso sono censurati, sia dai propri ‘editori’ sia dalla magistratura». Verità e diritti a senso unico? L’economista Ilaria Bifarini, autrice del bestseller “Il Grande Reset”, è stata minacciata in modo esplicito: «So dove vivi, sei avvertita», recitava il messaggio ricevuto tempo fa, corredato con la foto di un coltello insanguinato. «Le minacce di morte valgono solo se rivolte a chi è allineato al potere?», si è domandata la vittima, che si rammarica che non abbia avuto alcun seguito la denuncia immediatamente presentata alla Polizia Postale.Francesco Toscano si fa portavoce delle inquietudini di una parte del paese: siamo ancora in una piena democrazia, o chi esprime dissenso politico deve cominciare a preoccuparsi? «Gli occidentali hanno passato gli ultimi trent’anni a fare la morale ai restanti paesi del mondo, nel nome di una supposta supremazia valoriale, garantita proprio dal rispetto dei diritti umani e della dignità della persona», ricorda Toscano. «I fautori dell’atlantismo più acritico hanno benedetto i continui bombardamenti “umanitari” in danno di paesi considerati oscurantisti e violenti, guidati da satrapi che godono nel sottomettere uomini ridotti al rango di sudditi». Adesso, però, «finita l’euforia attorno al mito della globalizzazione dei diritti», ecco che «scopriamo amaramente che le dittature ce le abbiamo in casa». Ovvero: «Coprifuoco, restrizioni, certificati per vivere e viaggiare, repressione del dissenso e divieto di manifestare (valido solo per gli oppositori politici) scandiscono una realtà divenuta improvvisamente pericolosa. Nel silenzio di una società intontita da un clima di emergenza permanente, stiamo scivolando verso una nuova forma di autoritarismo».Un clima come quello che stiamo vivendo oggi è purtroppo “nuovo”, ammette – sempre su “Visione Tv” – il prestigioso vaticanista Aldo Maria Valli: «Questa cappa di conformismo oggi è allarmante, perché è quasi inavvertita dall’opinione pubblica: e sappiamo che le dittature più pericolose sono proprio quelle “morbide”, nelle quali si casca con tutte le scarpe senza quasi averne la cognizione, e da un giorno all’altro ci si ritrova schiavi, senza nemmeno sapere come sia avvenuto». Aggiunge lo stesso Toscano: «Ho l’impressione che si stia scivolando verso un regime, dati i segni che si manifestano: attacco alla libertà di parola e di espressione, utilizzo della forza pubblica per reprimere condotte costituzionalmente tutelate, misure come il coprifuoco, demonizzazione dell’avversario politico (al quale viene impedito di manifestare». Paradossale, per Toscano, la lettura pubblica dell’emergenza sanitaria: «Il mainstream vuole per forza dividere il campo tra chi nega l’esistenza del virus e chi invece legittima l’adozione di misure assolutamente sproporzionate, rispetto al reale pericolo». Tutti i regimi, anche quelli del passato, chiosa Toscano, cavalcano sempre un problema, vero o presunto: «Lo ingigantiscono, per attuare una dittatura politica che viene legittimata proprio dalla strumentalizzazione del problema. Mi domando: dire questo, oggi, sta diventando un reato?».«Eravamo cresciuti sapendo che la libertà di pensiero e di espressione era sacra: unico strumento certo, in grado di distinguere la civiltà dalla barbarie, la democrazia dalla dittatura». Così, Francesco Toscano (coordinatore di “Ancora Italia”, con Diego Fusaro) commenta su “Visione Tv” quelli che gli paiono segnali inquietanti, come l’indagine per “vilipendio all’onore e al prestigio del Capo dello Stato”, scattata nei confronti di personaggi come il professor Marco Gervasoni, docente universitario in Molise, nonché il direttore di “Imola Oggi”, Armando Manocchia, e la giornalista Francesca Totolo. Vilipendio? «E’ un reato di origine monarchica», ricorda il saggista Enzo Pennetta, «pensato per il Re e poi rinforzato nel 1930 – dal Codice Rocco – in un periodo in cui Mussolini si preoccupava di “blindare” la sua stessa autorità». Altri tempi, dice Pennetta, quando presidenti come Leone e Cossiga accettavano critiche anche pesanti. «Poi le cose sono cambiate, con Napolitano». Ora, i media mainstream sparano nel mucchio: associano al professor Gervasoni anche ipotesi di reato come l’istigazione a delinquere, accostandolo a imprecisate frange estremistiche.
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Magaldi: chi vi multa rischia di pagarvi 15.000 euro
«Serve una rivoluzione silenziosa: disobbedire in massa a tutte le restrizioni imposte con decreti scritti da mentecatti, in aperta violazione della Costituzione». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, avverte le forze dell’ordine: è lo stesso Supu (sindacato unitario personale in uniforme) a spiegare ai suoi iscritti che sono passibili di denuncia, se comminano sanzioni sulla base di norme incostituzionali come l’obbligo di portare la mascherina all’aperto. «Attraverso gli avvocati del suo servizio di Sostegno Legale – annuncia Magaldi – il Movimento Roosevelt, che ha assistito moltissimi italiani colpiti da sanzioni nel periodo del lockdown, sta ora valutando la possibilità di rivalersi sugli agenti che comminassero ulteriori sanzioni, inclusa quella per violazione del coprifuoco: i verbalizzatori ne risponderebbero personalmente in sede civile, con richiesta di risarcimenti pecuniari». Il Supu è esplicito: si rischia la condanna a sborsare 15.000 euro, più le spese processuali.Citando la gerarchia delle leggi, e qindi la debolezza dei Dpcm (che non hanno forza di legge), il Supu ricorda che gli ufficiali e gli agenti di pubblica sicurezza, nell’atto di emettere un verbale nei confronti dei cittadini sprovvisti di mascherina, commettono una serie di reati: istigazione a commettere delitti (articolo 414 del codice penale) e violenza privata (articolo 610), nonché procurato allarme (658), abuso di autorità (608) e attentato ai diritti politici del cittadino (articolo 294). Il sindacato di polizia cita anche l’articolo 28 della Costituzione, mettendo in guardia gli agendi dal contestare il mancato uso della mascherina: «Potreste essere perseguiti individualmente, sia penalmente e civilmente». A conferma di questo – scriveva il Supu, già nel settembre scorso – esistono già «sentenze di giudici di pace che hanno annnullato i vostri verbali». Idem il coprifuoco: «Il base alla Costituzione – sottolinea Magaldi – il coprifuoco può essere imposto solo in caso di guerra: eventuali sanzioni per la sua eventuale violazione, quindi, saranno immancabilmente annullate».Nel frattempo, però, lo stato d’emergenza (con i suoi decreti “illegali”) sta letteralmente devastando interi settori dell’economia italiana. «E’ inaudito che moltissimi alberghi siano ancora chiusi, a Roma, una delle maggiori mete turistiche al mondo, per colpa di restrizioni folli. Ed è altrettanto demenziale – aggiunge Magaldi – che possano restare aperti solo i ristoranti con dehors». Dal leader “rooseveltiano”, un appello accorato agli esercenti: «Riaprite tutto, perché la vostra disobbedienza onora la Costituzione. Se vi multano, non temete: il verbale finirà cestinato. Piuttosto: denunciate chi vi sanziona e chiedetegli i danni, così recupererete almeno un po’ dei soldi che avete perso, nell’ultimo anno». Magaldi non scherza: «Sto istigando chi mi ascolta a violare le disposizioni, ne sono consapevole. E so quello che dico: non è legittimo imporre vessazioni come il coprifuoco, che la Costituzione ammette solo in caso di guerra».Magaldi rivendica con orgoglio le violazioni commesse sabato 1° maggio a Roma, in occasione della Festa del Lavoro: «Come largamente annunciato a mezzo stampa, noi del Movimento Roosevelt ci siamo riuniti e quindi assembrati nel pomeriggio, poi abbiamo cenato al ristorante (al chiuso) e infine abbiamo infranto il coprifuoco, passeggiando a Campo dei Fiori verso mezzanotte, sotto la statua di Giordano Bruno, come già avevamo fatto lo scorso 17 febbraio, quando i giornali tentarono di presentarci come disobbedienti clandestini colti sul fatto, nonostante avessimo preannunciato l’iniziativa». Allora, la polizia aveva almeno identificato i presenti. «Stavolta invece non s’è proprio vista: era presente nella piazza un’ora prima, ma non più al nostro arrivo. Eppure, a poca distanza, era costante il passaggio di pattuglie: non possono non averci visti. Nel caso – ribadisce Magaldi – confermo tutte le infrazioni da noi commesse, nuovamente alla luce del sole: restiamo a disposizione, per qualunque chiarimento».Insiste Magaldi: perché la polizia non è intervenuta? «Non sarà che questo coprifuoco è essenzialmente una buffonata? Non sarà che viene rispettato solo in virtù della paura immotivata di troppi cittadini, trasformatisi in “pecoroni” e proprio per questo vessati da norme surreali, che sarebbero spazzate via da una disobbedienza diffusa?». Il presidente del Movimento Roosevelt rileva anche l’atteggiamento civile e cordiale dimostrato dai poliziotti che l’indomani, domenica 2 maggio, sono intervenuti in un parco della capitale, dove gli attivisti “rooseveltiani” (con tanto di bandiere) si erano dati appuntamento, per un pic-nic e una partita a pallone. «Gli agenti ci hanno spiegato che era stata loro segnalata una manifestazione politica non autorizzata», racconta Magaldi. «Mi domando chi abbia potuto fare una simile segnalazione: magari qualcuno vicino a Virginia Raggi oppure a Roberto Speranza, due cialtroni che hanno osato invitare gli italiani alla delazione, come ai tempi del nazismo e della Stasi comunista nella Germania Est».Magaldi elogia gli agenti intervenuti: preso atto che non era in corso nessuna manifestazione, si sono complimentati con il Movimento Roosevelt per il suo impegno nella difesa dei diritti democratici. «Alla fine ci siamo anche stretti la mano, come si fa tra uomini: evitando cioè di toccarci coi gomiti, in modo grottesco, come forse farebbe solo un orango». Pur apprezzando gli allentamenti varati da Draghi già il 26 aprile, Magaldi però stigmatizza «l’arrendevolezza con cui Draghi ha lasciato al ministero della sanità (che è putrescente, da cima a fondo) anche la gestione di questa fase di riaperture, troppo prudenti». E lancia un’accusa: «Esperti di statistica confermano che sono infondati i numeri dell’emergenza, sulla base dei quali in questi mesi si sono decise le sorti di milioni di persone, che hanno visto distruggere le loro speranze di una vita serena e lavorativamente attiva». Ai ristoratori, un appello: «Riaprite tutti, anche a cena, senza più temere sanzioni: e vedrete che i gestori del panico saranno travolti, da una disobbedienza basata sul rispetto della Costituzione».«Serve una rivoluzione silenziosa: disobbedire in massa a tutte le restrizioni imposte con decreti scritti da mentecatti, in aperta violazione della Costituzione». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, avverte le forze dell’ordine: è lo stesso Supu (sindacato unitario personale in uniforme) a spiegare ai suoi iscritti che sono passibili di denuncia, se comminano sanzioni sulla base di norme incostituzionali come l’obbligo di portare la mascherina all’aperto. «Attraverso gli avvocati del suo servizio di Sostegno Legale – annuncia Magaldi – il Movimento Roosevelt, che ha assistito moltissimi italiani colpiti da sanzioni nel periodo del lockdown, sta ora valutando la possibilità di rivalersi sugli agenti che comminassero ulteriori sanzioni, inclusa quella per violazione del coprifuoco: i verbalizzatori ne risponderebbero personalmente in sede civile, con richiesta di risarcimenti pecuniari». Il Supu è esplicito: si rischia la condanna a sborsare 15.000 euro, più le spese processuali.
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Magaldi: coprifuoco illegale, il governo non può imporlo
Giustizia e libertà, in nome della democrazia italiana. Gioele Magaldi sfida il governo Draghi, i giornalisti e gli stessi poliziotti: il Movimento Roosevelt, da lui presieduto, violerà il coprifuoco la sera di sabato 1° Maggio, Festa del Lavoro, con una nuova “passeggiata disobbediente” a Campo dei Fiori, nel cuore di Roma, ai piedi della statua di Giordano Bruno, simbolo di resistenza contro l’oppressione. Magaldi ricorda che, lo scorso 27 febbraio – nel corso di un’analoga iniziativa – i militanti furono identificati dalla polizia e maltrattati dalla stampa, che li definì “negazionisti”, sulla base di una “velina” dell’ufficio stampa della Questura di Roma. «Ora chiediamo ai giornali – e in primis alla Questura – di pubblicare una rettifica a norma di legge: noi non neghiamo affatto il Covid. E invitiamo i giornalisti a venire a Campo dei Fiori per prendere nota delle ragioni della nostra richiesta nonviolenta, civile e democratica, di rispettare la Costituzione, che proibisce al governo di istituire un coprifuoco in tempo di pace».Non solo: «Insieme agli avvocati del servizio di Sostegno Legale del Movimento Roosevelt, stiamo valutando la possibilità di richiedere un risarcimento danni agli agenti di polizia che dovessero verbalizzarci: in base al Codice di Norimberga, infatti, non potrebbero eseguire disposizioni incostituzionali». Magaldi rende pubblico il programma della giornata, invitando poliziotti e giornalisti a far visita ai militanti: il Movimento Roosevelt si riunirà in assemblea già nel pomeriggio, alle ore 14.30, nel locale “L’Habituè” di via dei Gordiani, 22. «Quindi ci assembreremo, e nello stesso locale poi ceneremo (anche al chiuso) prima di raggiungere Campo dei Fiori alle ore 22.45, violando pertanto il coprifuoco». Trasparente la motivazione: «Ben lungi dal negare che il Covid possa essere pericoloso, contestiamo radicalmente le scandalose politiche autoritarie introdotte per la gestione della pandemia: restrizioni catastrofiche, in quanto inefficaci verso il Covid e gravemente liberticide».Magaldi cita il caso dello studente ventunenne di Camerino, Marco Dialuce, che è riuscito a far “assolvere” un amico, sanzionato per violazione del coprifuoco: «Uno studente del secondo anno di giurisprudenza ha più coscienza giuridica degli esimi esperti che hanno sin qui malgovernato la gestione politico-sanitaria dell’emergenza». Il presidente “rooseveltiano” menziona anche il tribunale di Reggio Emilia, che ha appena respinto la legittimità giuridica del coprifuoco: come affermato dal Gup, Dario De Luca, la Costituzione (articolo 13) non ammette l’imposizione del coprifuoco, in tempo di pace, nemmeno in presenza di un’emergenza sanitaria: un simile “obbligo di permanenza domiciliare” può essere imposto solo a singoli cittadini, e unicamente da un magistrato. «In nessun caso il coprifuoco può essere imposto da un governo», sottolinea Gioele Magaldi: «Certo non lo si può imporre con un Dpcm, e nemmeno con un decreto legge».Pur riconoscendo che Mario Draghi ha rinunciato a un vero e proprio lockdown, anticipando timidamente alcune riaperture al 26 aprile, Magaldi però avverte: «Draghi rischia di essere travolto dalla continuità sostanziale col governo Conte-bis nella gestione delle politiche sanitarie, incluse le annesse restrizioni liberticide. Rischia così di veder pregiudicate le sue chance di andare al Quirinale, ma anche di veder appannato il suo buon nome, la fiducia che il popolo italiano aveva in lui: perché ci vorrà molto tempo, per vedere un rilancio dell’economia, specie se la politica sanitaria continuerà a essere così devastante, dal punto di vista sociale». Ribadisce Magaldi: «Noi non neghiamo affatto l’esistenza del Covid, né che questo virus possa provocare danni gravi. Riteniamo piuttosto che ci sta stata una strage di Stato, come spiegato nel bel libro di Giorgianni e Bacco, perché il virus non è stato ben curato, i protocolli di cura sono ancora tragicamente sbagliati e si sono commesse innumerevoli nefandezze, mentre alcuni vili affaristi lucravano con la compravendita di mascherine e quant’altro, in danno dell’erario e della collettività, approfittando come sciacalli della situazione».Magaldi denuncia la perdurante assenza di un protocollo basato sulle cure domiciliari precoci, decisive per abbattere il numero dei ricoveri: «Il fatto che sia aberrante che ci si limiti tuttora a prescrivere Tachipirina e “vigile attesa” non è più una semplice opinione medica; di fronte alle evidenze ormai emerse diventa un atto criminale, criminogeno: procurata strage, vorrei dire. Se si continua così, i pazienti li costringi a ricoverarsi quando ormai si sono aggravati». Nel mirino, Roberto Speranza: «Il ministero della sanità credo richieda un intervento capillare della magistratura: il fatto che nei protocolli si parli ancora di paracetamolo e “vigile attesa” – insiste Magaldi – è uno sberleffo sonoro a tutti i morti, a tutte le persone gravemente colpite dal Covid. Credo sia il caso di procedere con qualche denuncia: visionando i protocolli, prendo atto di una serie di cose che sono insopportabili».«Non ci sono soltanto le falsificazioni avallate dal ministro Speranza e dal suo capo di gabinetto, che hanno coinvolto Ranieri Guerra e lo stesso Silvio Brusaferro, attuale direttore dell’Iss, ma c’è un ministero che va rovesciato come un calzino: serve l’intervento della magistratura», ribadisce il presidente del Movimento Roosevelt. «Mario Draghi potrebbe evitare di ritrovarsi in questa situazione, rifilando un bel calcio nel culo (felpato, elegante quanto si voglia) a Roberto Speranza e a gran parte dei dirigenti della sanità italiana». Al nuovo premier, Magaldi non fa sconti: «Il 25 aprile, Draghi ha detto che nulla può essere anteposto alla libertà. Suona beffarda, questa affermazione, perché invece noi alla libertà abbiamo anteposto una presunta salute pubblica, insieme a meccanismi di manipolazione psicologica collettiva: il coprifuoco non ha alcun fondamento, nello sforzo per contenere il virus, mentre sta devastando la vita del paese e compromettendo le prenotazioni per l’imminente stagione turistica».Magaldi invita i ristoratori a violare le restrizioni, e i cittadini a uscire di casa la sera, dimostrando di essere consapevoli del valore della libertà e della democrazia. «I ristoratori faranno bene a rimanere aperti, e la gente farà bene a infischiarsene del coprifuoco: così agisce un popolo maturo, affermando con la sua azione il proprio “no” alle vessazioni anticostituzionali». La vera partita, avverte Magaldi, è quella che si giocherà in autunno, con l’eventuale recrudescenza di questo virus, reale o enfatizzata dai media e da una contabilità discutibile. «Non possiamo rischiare di tornare a chiudere l’Italia. La risposta? Iniziare a passeggiare dopo le 22, e pretendere prevenzione sanitaria e protocolli di cura finalmente efficaci. Tra le misure più urgenti, il potenziamento dei trasporti pubblici: si impedisce l’assembramento al bar, ma poi ci si continua ad assiepare tranquillamente in metropolitana».Aggiunge Magaldi: «Se siamo ancora sottoposti al coprifuoco, comunque, è anche colpa dei cittadini, che non hanno protestato abbastanza. La democrazia e la libertà hanno sempre un prezzo: cerchiamo di meritarcele, iniziando a disobbedire». Magaldi annuncia «azioni giuridiche mirate» e propugna «azioni popolari, di piazza», spiegando: «Se riusciamo a convincere i legislatori che “non c’è più trippa per gatti”, potranno anche discettare di nuove pandemie, ma l’interesse a fomentarle verrà meno. Se invece i cittadini continueranno a comportarsi come pecore che attendono che il buon pastore, graziosamente, dispensi libertà (o magari la limiti), allora non andremo da nessuna parte». Ancora: «Invece di soffiare sul fuoco del terrorismo psicologico, puntando solo alla sopravvivenza biologica, si ponga finalmente l’accento sui valori non negoziabili, come quella libertà di cui parlava Draghi il 25 aprile». Ai giornalisti, Magaldi rivolge un invito: «Una volta tanto, si mettano al servizio dei valori democratici». E un appello, infine, agli operatori della pubblica sicurezza, in un clima sociale dove l’insofferenza sta ormai crescendo a vista d’occhio: «Invito le forze dell’ordine a riflettere: valutino se per caso non stiano operando in modo incostituzionale».Giustizia e libertà, in nome della democrazia italiana. Gioele Magaldi sfida il governo Draghi, i giornalisti e gli stessi poliziotti: il Movimento Roosevelt, da lui presieduto, violerà il coprifuoco la sera di sabato 1° Maggio, Festa del Lavoro, con una nuova “passeggiata disobbediente” a Campo dei Fiori, nel cuore di Roma, ai piedi della statua di Giordano Bruno, simbolo di resistenza contro l’oppressione. Magaldi ricorda che, lo scorso 17 febbraio – nel corso di un’analoga iniziativa – i militanti furono identificati dalla polizia e maltrattati dalla stampa, che li definì “negazionisti”, sulla base di una “velina” dell’ufficio stampa della Questura di Roma. «Ora chiediamo ai giornali – e in primis alla Questura – di pubblicare una rettifica a norma di legge: noi non neghiamo affatto il Covid. E invitiamo i giornalisti a venire a Campo dei Fiori per prendere nota delle ragioni della nostra richiesta nonviolenta, civile e democratica, di rispettare la Costituzione, che proibisce al governo di istituire un coprifuoco in tempo di pace».