Archivio del Tag ‘Border Nighs’
-
Carpeoro: Olanda criminale come l’Ue, deruba gli italiani
Con le manovre per la procedura d’infrazione procede il piano contro l’Italia, concepito per abbattere il governo gialloverde e insediare Mario Draghi al posto di Giuseppe Conte, con l’incarico di schiacciare il nostro paese sotto il peso di un’austerity mostruosa. Lo sostiene Gianfranco Carpeoro, il primo – giorni fa – a ventilare l’avvento di Draghi a Palazzo Chigi, dopo che a fine ottobre avrà dovuto lasciare la presidenza della Bce. Ma a determinare l’eventuale caduta del governo Conte – aggiunge Carpeoro, in diretta web-streaming du YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nighs” – non sarà tanto la procedura d’infrazione, quanto la crescita esplosiva (e opportunamente pilotata) dello spread. «E questa sarebbe l’Europa?», si domanda Carpeoro, spazientito. «Non c’è un’ombra di solidarietà tra i paesi Ue: e i primi a pretendere che all’Italia sia inflitta la massima dose di rigore sono proprio i paesi come l’Olanda, che in questi anni si sono distinti per scorrettezza». Peggio: «L’Olanda ha introdotto un legislazione fiscale che non esito a definire criminale, attirando le nostre maggiori aziende e sottraendo in tal mondo risorse preziose all’Italia. A livello europeo è possibile dover essere governati, di fatto, da dei veri e propri criminali?».Avvocato e saggista, Carpeoro si è distinto per la sua denuncia contro la massoneria di potere, di stampo reazionario e neo-feudale: un’élite che usa la finanza come clava, e all’occorrenza anche il terrorismo (strategia della tensione) per giustificare la continua, progressiva erosione della democrazia con l’alibi della sicurezza. Europeista convinto, Carpeoro accusa di anti-europeismo sostanziale i protagonisti della Disunione Europea, che da Bruxelles e Francoforte impongono al continente il diktat neoliberale. L’ultimo grande argine a questa deriva, secondo Carpeoro, è stato il premier socialista svedese Olof Palme, assassinato a Stoccolma nel 1986 alla vigilia dei grandi eventi che, dopo il crollo del Muro di Berlino, avrebbero spianato la strada all’attuale tecnocrazia Ue. Risultato: «Siamo nelle mani di gente come Jean-Claude Juncker, che si vanta impunemente della ricchezza del suo paese, il Lussemburgo», dimenticando di dire che il Granducato è stato per decenni uno Stato-canaglia, «un paradiso fiscale che si è arricchito a spese di altri paesi europei, a cominciare dall’Italia».Inglorioso primato, ora passato all’Olanda: dopo la Fiat, anche Mediaset ha annunciato il trasferimento della domiciliazione fiscale, migrando verso i lidi olandesi. Si segnala anche l’attivismo del Biscione, impegnato in acquisizioni a tutto campo, in Europa, nel settore televisivo. Per Carpeoro, è la prova del fatto che l’anziano Berlusconi voglia «mettere al riparo il suo patrimonio, per difenderlo dall’assalto che – dopo la sua morte – dovranno subire i suoi figli». Copione classico, da anni: lo sport più in voga, in Europa (inaugurato dal club del Britannia, incluso Draghi) è il saccheggio del Belpaese. Carpeoro è disgustato: «Ma che razza di Europa è mai questa? Qui si lasciano emigrare le industrie nella parte orientale dell’Ue, dove si permette che gli operai vengano pagati pochissimo, e poi non si fa niente per evitare che i migranti africani finiscano per fare concorrenza, al ribasso, agli operai italiani. Se però qualcuno – come Salvini – si permettere di dire che l’immigrazione incontrollata è folle, e che quantomeno i migranti dovrebbero essere distribuiti anche negli altri paesi europei, gli si dà subito del fascista. E mai nessuno, in Italia, che denunci i criminali olandesi», a cui l’Unione Europea consente di attuale questa loro “pirateria fiscale” a spese dell’Italia, in barba a qualsiasi idea di collaborazione europea, o almeno di rispetto delle regole più elementari.Con le manovre per la procedura d’infrazione procede il piano contro l’Italia, concepito per abbattere il governo gialloverde e insediare Mario Draghi al posto di Giuseppe Conte, con l’incarico di schiacciare il nostro paese sotto il peso di un’austerity mostruosa. Lo sostiene Gianfranco Carpeoro, il primo – giorni fa – a ventilare l’avvento di Draghi a Palazzo Chigi, dopo che a fine ottobre avrà dovuto lasciare la presidenza della Bce. Ma a determinare l’eventuale caduta del governo Conte – aggiunge Carpeoro, in diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nighs” – non sarà tanto la procedura d’infrazione, quanto la crescita esplosiva (e opportunamente pilotata) dello spread. «E questa sarebbe l’Europa?», si domanda Carpeoro, spazientito. «Non c’è un’ombra di solidarietà tra i paesi Ue: e i primi a pretendere che all’Italia sia inflitta la massima dose di rigore sono proprio i paesi come l’Olanda, che in questi anni si sono distinti per scorrettezza». Peggio: «L’Olanda ha introdotto un legislazione fiscale che non esito a definire criminale, attirando le nostre maggiori aziende e sottraendo in tal mondo risorse preziose all’Italia. A livello europeo è possibile dover essere governati, di fatto, da dei veri e propri criminali?».
-
Carpeoro: ciclisti morti, dal doping le droghe per i terroristi
Oggi ciclisti, domani terroristi. Sono loro, i kamikaze, gli “utilizzatori finali” delle nuove droghe che vengono fatte testare agli sportivi. Se si rifiutano, come Marco Pantani, vengono eliminati: in modo che a nessuno venga più in mente di disobbedire. Lo afferma l’avvocato Gianfranco Carpeoro, autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, all’indomani dell’improvvisa morte, per incidente stradale, dell’ennesimo campione, Michele Scarponi, vincitore del Giro d’Italia nel 2011. «Lo sport è l’oppio dei popoli, come la religione», premette Carpeoro. Ma oltre a essere «un’arma di distrazione massa», lo sport è anche un immenso laboratorio di sperimentazione, «per valutare l’effetto delle nuove droghe», destinate all’ambito militare e in particolare alla manovalanza terroristica. «Per questo», aggiunge Carpeoro, «il doping suscita enormi interessi, da parte dei servizi segreti. E coinvolge sicuramente anche le case farmaceutiche: negli ultimi vent’anni, il numero di nuove droghe ha superato quello dei nuovi medicinali. E’ evidente che dietro al doping operano grandi strutture industriali». Carpeoro punta il dito contro l’Astana, la squadra di Scarponi, che porta il nome della capitale del Kazakhstan, metropoli asiatica nota per l’affascinante urbanistica “esoterica”. «Quella è un’area massonica, dominata da un paio di Ur-Lodges come la “Three Eyes”». Massoneria, intelligence e Big Pharma? «Certo: il doping è una “specialità” del potere. Parte dallo sport e arriva fino al terrorismo».Mentre sui giornali si piange la scomparsa dello sfortunato Scarponi, Carpeoro – in un collegamento YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nighs” – si sofferma sull’Astana, la società kazaka «sempre nell’occhio del ciclone, continuamente nei guai per doping». Clamoroso il caso dell’americano Lance Armstrong, quello dello spagnolo Alberto Contador e, più ancora, quello del direttore della squadra, l’ex ciclista Aleksandr Vinokurov, squalificato ripetutamente sempre per uso di sostanze dopanti. L’Astana, che porta il nome della città «che è frutto di un imponente progetto massonico», in ambito sportivo «fa investimenti che nessun’altra struttura mondiale fa». Investimenti e stranezze: «Solo quest’anno il primo capitano, Fabio Aru, si è fatto male in circostanze dubbie. Il suo posto è stato preso da Michele Scarponi. che è morto in un incidente d’auto, travolto da un furgone». Cosa c’è dietro questo spasmodico interesse per la ricerca di prestazioni “strabilianti”? «Il potere, senza ombra di dubbio». Per anni, continua Carpeoro, il ciclismo è stato dominato da Lance Armstrong, statunitense, che poi arrivò a indossare anche la maglia dell’Astana: «Tutti avevano il sospetto che si dopasse, ma si è saputo che si dopava davvero solo dopo il suo ritiro. Armstrong era il grande rivale di Pantani, solo che Pantani l’hanno messo in croce, e lui no. Poi lo scandalo Armstrong alla fine è scoppiato. Gli hanno tolto i titoli, d’accordo, ma solo dopo l’addio alle corse: intanto la sua strada l’aveva fatta».Il potere, continua Carpeoro, ha bisogno di personaggi come Armstrong perché sono «la copertura di tutta una serie di altre attività». In altre parole, «riempi le pagine sportive di quello che vuoi, degli eroi che ti scegli. E intanto li usi come copertura di una ricerca nell’ambito del doping, stupefacenti e droghe: ricerca che poi interessa fortemente soprattutto i servizi segreti, perché puoi “allevare” terroristi solo se li droghi bene». Insiste Carpeoro: «C’è una ricerca, nell’ambito del doping, che viene fatta tramite lo sport. Nel ciclismo si favorisce la diffusione di nuove droghe allo scopo di testarle». Si tratta di un mondo irrimediabilmente inquinato: «La gente non lo sa, ma i ciclisti vengono drogati dall’età di 16-17 anni, quando gareggiano nelle corse quasi dilettantistiche. Molti ragazzi si sono ritirati dal ciclismo a 15-16 anni perché si sono trovati davanti la siringa, o l’autotrasfusione». Realtà imbarazzanti, di cui non si parla: «Non emergono nel calcio perché non ci sono i controlli. Nelle partite internazionali, di coppa, le squadre straniere corrono più di quelle italiane, perché negli altri paesi i controlli antidoping non ci sono. Il calcio, rispetto al doping, è ancora più coinvolto, rispetto al ciclismo. Da noi ci sono i controlli: quanto affidabili? Non lo so».In Italia, lo scandalo doping ogni tanto esplode nel ciclismo. La vittima più illustre? Il campione più amato, Marco Pantani. «Il problema è che Pantani si rifiutò di stare al gioco», sostiene Carpeoro. Prima la qualifica-farsa, poi le voci sul ruolo della camorra, e infine lo strano “suicidio”, con il sospetto di una macabra messinscena. Carpeoro non ha dubbi: «Pantani è stato fatto fuori con la pena del contrappasso: non si era voluto prestare a tutto quello che girava attorno al doping, e così la droga è stata utilizzata per farlo fuori. E’ una cosa così chiara, di una nitidezza spaventosa. Pantani non si drogava, aveva rifiutato anche l’Epo, al tempo in cui l’eritropoietina non era ancora proibita. Per uccidere Pantani – spiega Carpeoro – occorreva usare la droga, perché bisognava che il messaggio fosse forte e chiaro, a tutti gli altri ciclisti che avessero osato anch’essi rifiutare di doparsi». Guai a chi non si sottopone all’auto-trasfusione, alle iniezioni: è troppo importante, per “loro”, la sperimentazione offerta dallo sport, sulla pelle dei campioni. “Loro” chi? «Sempre gli stessi. In altre parole, il potere, di cui emerge la natura paramassonica e anche terroristica, dietro a sigle come Al-Qaeda e Isis».La tesi: nessuno, se non è super-drogato, si trasforma in soldato-kamikaze, capace di eseguire docilmente ordini mostruosi. Ecco a cosa servirebbe, tra le altre cose, la super-ricerca farmaceutica che, sottotraccia, affiora ogni tanto nel mondo dello sport, alla voce doping. Ma il vertice della filiera è a monte, molto lontano dai campi di calcio o dai circuiti ciclistici. «Quando tu devi fare del terrorismo, come ha fatto Bush, fai una Ur-Lodge nella quale metti dentro Bin Laden, Al-Baghdadi», sottolinea Carpero, secondo cui – come rivelato da Gioele Magaldi nel libro “Massoni” – sia il leader di Al-Qaeda che quello dell’Isis sono stati affiliati alla superloggia “Hathor Pentalpha” fondata da Bush padre, mettendo insieme anche personaggi come Blair, Erdogan e Sarkozy, tutti funzionali a piani di guerra puntualmente innescati dal terrorismo “fatto in casa”. «E’ una forte operazione internazionale», ribadisce Carpeoro, nella quale è coinvolto anche lo sport, tramite il doping, dato che i campioni fanno da cavia per testare le nuove sostanze stupefacenti prodotte in laboratori. Farmaceutici? «Ovvio: come si può pensare che in una ricerca così vasta e sistematica non siano presenti anche le case farmaceutiche? Magari, il loro coinvolgimento è un “obolo”, da pagare per la loro impunità su altri versanti».Oggi i ciclisti, domani i terroristi. Sono loro, i kamikaze, gli “utilizzatori finali” delle nuove droghe che vengono fatte testare agli sportivi. Se si rifiutano, come Marco Pantani, vengono eliminati: in modo che a nessuno venga più in mente di disobbedire. Lo afferma l’avvocato Gianfranco Carpeoro, autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, all’indomani dell’improvvisa morte, per incidente stradale, dell’ennesimo campione, Michele Scarponi, vincitore del Giro d’Italia nel 2011. «Lo sport è l’oppio dei popoli, come la religione», premette Carpeoro. Ma oltre a essere «un’arma di distrazione massa», lo sport è anche un immenso laboratorio di sperimentazione, «per valutare l’effetto delle nuove droghe», destinate all’ambito militare e in particolare alla manovalanza terroristica. «Per questo», aggiunge Carpeoro, «il doping suscita enormi interessi, da parte dei servizi segreti. E coinvolge sicuramente anche le case farmaceutiche: negli ultimi vent’anni, il numero di nuove droghe ha superato quello dei nuovi medicinali. E’ evidente che dietro al doping operano grandi strutture industriali». Carpeoro punta il dito contro l’Astana, la squadra di Scarponi, che porta il nome della capitale del Kazakhstan, città asiatica nota per l’affascinante urbanistica “esoterica”. «Quella è un’area massonica, dominata da un paio di Ur-Lodges come la “Three Eyes”». Massoneria, intelligence e Big Pharma? «Certo: il doping è una “specialità” del potere. Parte dallo sport e arriva fino al terrorismo».
-
“Ma Trump voleva solo appalti, non diventare presidente”
Il più grosso problema di Donald Trump? Essere diventato presidente degli Stati Uniti: mai più pensava di essere eletto, né tantomeno ci teneva. «Il suo obiettivo era un altro: ottenere appalti per le sue aziende, nella posizione privilegiata di grande sconfitto». Lo sostiene l’avvocato Gianfranco Carpeoro, giornalista e scrittore, autore del recente saggio “Dalla massoneria al terrorismo”. «E’ la verità: Trump sperava solo di ottenere appalti una volta che fosse stata eletta Hillary Clinton. Che poi non è stata eletta soprattutto per un incidente di percorso a due settimane dal traguardo: la fuga di notizie sulle sue condizioni di salute. E gli americani, con il loro culto dell’efficienza, mai avrebbero eletto una presidente malata». Ed è così che “The Donald” si è ritrovato alla Casa Bianca, forse anche anche suo malgrado. Ma perché si era candidato? «Perché persino l’élite non avrebbe più tollerato alla Casa Bianca un altro esponente della famiglia Bush, specie dopo le notizie sul ruolo di quella famiglia nell’11 Settembre e nella nascita dell’Isis. Trump è stato candidato tra i repubblicani proprio per quello, per tagliare la strada a Jeb Bush».Affermazioni clamorose, che Carpeoro affida alla diretta web-streaming con Fabio Frabetti di “Border Nighs” il 29 gennaio. Sul tappeto, le roboanti iniziative del neo-presidente in materia di immigrazione. «Il Muro alla frontiera col Messico? Pochi lo dicono, ma quel muro esiste già: lo eresse Bill Clinton. Trump si è solo ripromesso di completarlo». In altre parole: cambiano gli orchestrali, non lo spartito. «Per il potere è indifferente il pullman su cui salire». L’annuncio del trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme? «Non è un fatto epocale, come si pretende: Gerusalemme è già sotto il pieno controllo ebraico». Nel suo saggio sul rapporto fra massoneria e terrorismo, lo stesso Carpeoro racconta che, a Yalta, «due massoni e mezzo», cioè Roosevelt e Churchill, più Stalin, «negando la nascita di uno Stato palestinese accanto a quello ebraico stabilirono, già nel 1945, che in Medio Oriente la guerra sarebbe durata per sempre: questo era l’interesse del grande potere, che non ammette deroghe». La riprova? «Chiunque si sia opposto, scommettendo sulla pace, ha fatto una brutta fine: Arafat, Hussein di Giordania e lo stesso Rabin, ucciso da estremisti ebraici».Morale: «Non aspettiamo chissà cosa, da Trump. Il neoeletto vedrà il da farsi, volta per volta». Secondo Carpeoro, “The Donald” è alla Casa Bianca essenzialmente per via della defaillance di Hillary. Ed era stato candidato per opporsi, anche con l’aiuto inatteso della super-massoneria “progressista”, al pericoloso Jeb Bush, che Gioele Magaldi (nel libro “Massoni, società a responsabilità illimitata”) riconduce alla filiera della Ur-Lodge “Hathor Pentalpha”, creata da George Bush (padre) nel 1980, dopo la sconfitta subita per mano di Reagan alle primarie repubblicane. Magaldi la definisce «loggia del sangue e della vendetta», descrivendola come un circolo esclusivo e sanguinario, responsabile della strategia della tensione a livello internazionale, con il contributo di personaggi come George W. Bush, Nicolas Sarkozy, Tony Blair, Recep Tayyip Erdogan. «Quanto sta emergendo sul ruolo della “Hathor Pentalpha” in relazione al caso Bin Laden e all’Isis – afferma Carpeoro – ha motivato il sostegno a Trump per fermare Jeb Bush». E ora che Trump è alla Casa Bianca? Niente paura, conclude Carpeoro: «Come presidente non potrà più auto-assegnarsi appalti, ma li riceverà da Putin in Russia. E Trump contraccambierà, concedendo appalti a Putin in America».Il più grosso problema di Donald Trump? Essere diventato presidente degli Stati Uniti: mai più pensava di essere eletto, né tantomeno ci teneva. «Il suo obiettivo era un altro: ottenere appalti per le sue aziende, nella posizione privilegiata di grande sconfitto». Lo sostiene l’avvocato Gianfranco Carpeoro, giornalista e scrittore, autore del recente saggio “Dalla massoneria al terrorismo”. «E’ la verità: Trump sperava solo di ottenere appalti una volta che fosse stata eletta Hillary Clinton. Che poi non è stata eletta soprattutto per un incidente di percorso a due settimane dal traguardo: la fuga di notizie sulle sue condizioni di salute. E gli americani, con il loro culto dell’efficienza, mai avrebbero eletto una presidente malata». Ed è così che “The Donald” si è ritrovato alla Casa Bianca, forse anche anche suo malgrado. Ma perché si era candidato? «Perché persino l’élite non avrebbe più tollerato alla Casa Bianca un altro esponente della famiglia Bush, specie dopo le notizie sul ruolo di quella famiglia nell’11 Settembre e nella nascita dell’Isis. Trump è stato candidato tra i repubblicani proprio per quello, per tagliare la strada a Jeb Bush».
-
Carpeoro: è tutto ipocrita, dal referendum alla Costituzione
Noi viviamo di ipocrisia, non ragioniamo laicamente. Questo è un referendum ipocrita, fatto su una legge ipocrita, da un capo del governo ipocrita, con un’opposizione ipocrita. E uno perché si deve prestare a tutta questa ipocrisia, se tanto sa che dopo non cambia niente? Se passa il Sì verremmo assoggettati all’Europa? Caspita, e ce ne accorgiamo adesso? Tutti gli accordi europei sono passati senza farceli votare. Ed è questa riforma che ci sottomette all’Europa? Ma come ragionano, costoro? Non capiscono la grevità di questo sistema di potere. E si fanno coinvolgere in futili battaglie dalle quali si accorgeranno che non raccoglieranno nulla. Ove dovesse vincere il No, com’è che saremmo liberi dalle burocrazie europee, bancarie e finanziarie? Non succederà, finché non si mette in discussione il paradigma. E la fase iniziale del paradigma è la selezione della classe dirigente, che non può continuare a essere svolta così. Ma per arrivare a questo obiettivo bisogna fare una mezza rivoluzione – nonviolenta, ma una mezza rivoluzione. Forse una rivoluzione intera, perché con i mezzi democratici non è più consentito mettere in discussione questo sistema.Ti è consentito urlare nelle piazze, e poi arrivi anche tu a una fettina di potere, ti eleggi cinque sindaci, venti parlamentari, ma tu sei costretto a essere come gli altri – sei costretto, non puoi scegliere. Oggi, dire che uno è anti-sistema è diventato quasi un’offesa. Per me no: per me, dire che uno è anti-sistema non è un’offesa. Quale effetto e che peso hanno avuto gli ultimi 12-15 referendum che si sono fatti in Italia? Non serve cambiare le leggi, se non si cambia la burocrazia di questo paese. Puoi cambiare il sindaco, ma non il segretario generale. Non è strano che la Raggi, a Roma, si sia presa un personaggio come Marra, cioè esattamente il burocrate che c’era prima? Se non cambi il paradigma, tu puoi cambiare Costituzione e Titolo V, ma le regole sono vuote, senza le persone che poi le devono interpretare e applicare. Le regole possono anche essere buone, se le persone che le devono gestire sono positive. Non vi è nulla di più mobile di una regola, di una legge: la interpreti come vuoi.L’immunità parlamentare: perché nasce? Perché Mussolini gli onorevoli li aveva quasi incarcerati, per non farsi fare opposizione. Così si è fatta la legge sull’immunità, per fare in modo che il parlamentare non fosse attaccabile. Peccato che poi l’immunità parlamentare, che avrebbe dovuto servire soprattutto per reati d’opinione, è stata usata per coprire la corruzione e la mafia, perché i parlamentari che abbiamo eletto sono dei mascalzoni. Quindi, risolvere il problema alla radice significa trovare le formule per non eleggere dei mascalzoni – e non invece togliere l’immunità parlamentare. In che modo questo paese seleziona la sua classe dirigente? Stirpe familiare, potere economico, funzionalità ai sistemi di potere sovranazionali: questi sono gli elementi per cui Monti diventa presidente del Consiglio e Renzi fa quello che fa. Dice che si dimette, se perde il referendum? Il presidente della Repubblica è già pronto a chiedergli di non lasciare l’Italia senza governo; Renzi resterà, magari ottenendo dai suoi padroni europei qualche piccola concessione di facciata.Noi dovremmo rivedere radicalmente queste modalità di selezione della classe dirigente, ma non lo facciamo. E in nessun modo ci insospettisce e ci allarma il fatto che i vertici dei 5 Stelle siano abituali frequentatori di consolati e di sistemi dei servizi segreti americani: lo consideriamo un fatto normale. Ma, finché avremo questo tipo di selezione della classe dirigente, qualunque legge fai, qualunque modifica della Costituzione, non ha effetto. Qualcuno mi dice: eh, ma potrebbe non esserci più democrazia, in caso di vittoria del Sì al referendum. Ah sì? E dov’è la democrazia, in Italia? Abbiamo taroccato le elezioni, compresi i 5 Stelle a Palermo. Di quale ipocrisia ci stiamo nutrendo? Noi non abbiamo una mentalità democratica. Noi riteniamo sacra una Costituzione che è stata fatta dopo un referendum, e che ha messo fuori legge quelli che l’avevano perso, il referendum, cioè i monarchici. Noi abbiamo una Costituzione che non consente al popolo di metterla in discussione.Se il regime è stato scelto con un referendum, perché quella stessa Costituzione dice che non si può tornare indietro? Se il popolo cambia idea, si deve poter tornare indietro. Altro che “la più bella del mondo”: quella Costituzione è nata antidemocratica. E’ nata su un grave attentato alla democrazia: chi ha vinto il referendum ha messo fuori legge chi l’ha perso. I Savoia si erano macchiati di gravi crimini? E allora non lo fai, il referendum. Così li si è legittimati. Li si doveva processare subito, senza fare nessun referendum. Noi siamo ipocriti, dobbiamo sempre mettere la foglia di fico sulla vergogna. Le responsabilità sono sempre individuali. Tutti sanno che il ramo legittimo della monarchia italiana sarebbe quello degli Aosta, non quello dei Savoia. E, fino a prova contraria, Amedeo d’Aosta aveva pure fatto il partigiano. Beninteso: io non sono un monarchico, sono un socialista. Ma perché delegittimare, come facciamo ancora adesso, una forma, quella della monarchia costituzionale, che governa mezza Europa? Svezia, Inghilterra, Belgio, Spagna. Già, perché?(Gianfranco Carpeoro, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nighs” durante la diretta streaming “Carpeoro risponde”, su YouTube il 20 novembre 2016).Noi viviamo di ipocrisia, non ragioniamo laicamente. Questo è un referendum ipocrita, fatto su una legge ipocrita, da un capo del governo ipocrita, con un’opposizione ipocrita. E uno perché si deve prestare a tutta questa ipocrisia, se tanto sa che dopo non cambia niente? Se passa il Sì verremmo assoggettati all’Europa? Caspita, e ce ne accorgiamo adesso? Tutti gli accordi europei sono passati senza farceli votare. Ed è questa riforma che ci sottomette all’Europa? Ma come ragionano, costoro? Non capiscono la grevità di questo sistema di potere. E si fanno coinvolgere in futili battaglie dalle quali si accorgeranno che non raccoglieranno nulla. Ove dovesse vincere il No, com’è che saremmo liberi dalle burocrazie europee, bancarie e finanziarie? Non succederà, finché non si mette in discussione il paradigma. E la fase iniziale del paradigma è la selezione della classe dirigente, che non può continuare a essere svolta così. Ma per arrivare a questo obiettivo bisogna fare una mezza rivoluzione – nonviolenta, ma una mezza rivoluzione. Forse una rivoluzione intera, perché con i mezzi democratici non è più consentito mettere in discussione questo sistema.