Archivio del Tag ‘Bruce Springsteen’
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La fine del mondo, per Severgnini: se Trump viene rieletto
«Se Donald Trump viene rieletto, significa che l’America ha perso la sua speciale innocenza, quella che in tanti ammiravamo, e ha fatto la sua fortuna. Quella che sbuca nei discorsi di Barack Obama e nelle canzoni di Bruce Springsteen, ma era presente anche nell’intuizione di Ronald Reagan o nel decoro coraggioso di John McCain». Parole che Beppe Severgnini, giornalista famosissimo per acuminati bestseller come “Interismi”, ovvero “Il piacere di essere neroazzurri”, ha pubblicato il 1° novembre 2020 sul “Corriere della Sera”, giornale di cui era vicedirettore un certo Federico Fubini, che lo scorso anno ha ammesso di aver nascosto la strage dei bambini in Grecia, provocata dall’austerity, per non compromettere il prestigio dell’Unione Europea. Dalla Luna, o dal pianeta remoto dal quale Severgnini scrive, la Terra è così semplicisticamente infantile da apparire bianca o nera, senza gradazioni cromatiche: i buoni di qua, i cattivi di là. O meglio, il cattivo è uno solo: l’Uomo Nero. Un mostro orribile, che «ha dimostrato la sua inadeguatezza – politica, economica, culturale, morale, psicologica – a ricoprire un ruolo tanto importante».Dalla galassia da cui scrive Severgnini, però, a colpire davvero sono i buoni, presentati come i testimonial di una virtù teoricamente incompatibile con la politica: l’innocenza. Il primo è Barack Obama, Premio Nobel alle Buone Intenzioni: l’uomo che il lunedì firmava ordini di morte, esecuzioni remote affidate ai missili montati sui droni. Obama, il “primo presidente nero” che in otto anni non ha fatto niente per riformare la polizia americana, sradicandone i comportamenti razzisti. E’ il “commander in chief” che nel 2011 ha rivendicato l’uccisione di un anziano, in Pakistan, sostenendo – di fronte al mondo – che si trattasse di Osama Bin Laden: la salma crivellata di colpi, trasportata su una portaerei e poi inabissata in mare, lontano dagli occhi e dai fotografi, dopo un (inesistente) “rito islamico”. L’innocente Obama, il buono: quello che ha scatenato focolai di guerra in mezzo mondo, assediato la Russia e gestito il golpe colorato in Ucraina, innescato le ambigue primavere arabe, promosso l’assassinio di Gheddafi. Sempre lui, Obama, è l’uomo che ha spedito in Siria l’altro grande innocente citato da Severgnini, quel John McCain il cui «decoro coraggioso» evidentemente traspare dalle foto che lo ritraggono in compagnia dei futuri tagliagole dell’Isis, incluso il tristemente famoso Al-Baghdadi, rilasciato poco prima dal centro di detenzione americano per jihadisti.Ai tempi del turbo-neoliberista Ronald Reagan – altro innocente, avvistato dal pianeta di Severgnini – i dissidenti dell’Unione Sovietica guardavano ancora all’America come porto sicuro; all’epoca dell’innocente Obama, invece, un ragazzo di nome Edward Snowden ha dovuto scappare in Russia, dopo aver rivelato lo spionaggio orwelliano di massa eseguito dalla più vasta agenzia statunitense di intelligence, la Nsa. Strana innocenza, quella che si nasconde nella caccia all’uomo. Ma dev’essere proprio difettosa, la visuale, dal pianeta di Severgnini, se è vero che – parlando di America e di musica pop – si vede benissimo la purezza di Bruce Springsteen ma non quella, ancora più lucida, del suo maestro riconosciuto, Bob Dylan, decano di tutti gli aedi contemporanei e autore del brano-monumento (”Murder Most Foul”) in cui si rappresenta precisamente la mitica “perdita dell’innocenza”, il 22 novembre 1963, con lo scioccante omicidio di John Fizgerald Kennedy, macellato a Dallas sotto il naso dell’apparato di sicurezza più efficiente del pianeta. Analogo spettacolo – l’innocenza massacrata in mondovisione, al cospetto di autorità distratte – quando vennero giù le Torri Gemelle: ma non c’è pericolo che le colonne di fumo, insieme al puzzo della menzogna, potessero essere individuate dal telescopio del nerazzurro Servergnini.Dovettero arrossire, i custodi dell’innocenza, quando Colin Powell agitò la sua fialetta di profumo alle Nazioni Unite, o quando le televisioni mostrarono i poveri cormorani inzuppati di petrolio e il pianto della falsa infermiera (in realtà, figlia dell’ambasciatore del Kuwait), in lacrime per la strage dei neonati – mai avvenuta – da parte dei brutali soldati di Saddam. Veri e propri orchi sanguinari: dipinti come untermenschen, sotto-uomini hitleriani, né più né meno come oggi viene presentato il presidente uscente degli Stati Uniti d’America, l’uomo che non si è piegato al “China-virus” e che ha trascorso quattro anni – da vero malvagio qual è – a ritirare truppe, evitare provocazioni, rinunciare a guerre, disinnescare crisi grottesche come quella con la Corea del Nord. «Se Donald Trump viene rieletto, vuol dire che gli Usa hanno scelto di voltare le spalle al pianeta», scrive l’interista astronautico, a cui è riuscita indigesta l’evidente antipatia dell’Uomo Nero per i kapò di Bruxelles, i loro mandanti e la loro sicurezza-colabrodo, in un’Europa trasformata in purgatorio eterno, dove – proprio adesso, guardacaso – si sono rifatti avanti (in Francia, in Austria) i manovali dell’orrore che, qualche anno fa, avevano strettissime relazioni con i gentiluomini siriani e iracheni coi quali si intratteneva amabilmente l’innocente McCain. Bella lezione astronomica, quella impartita ai poveri terrestri: i Trump e i Biden passano, i Severgnini invece restano.(Giorgio Cattaneo, “La fine del mondo, per Servergnini: se Trump viene rieletto”, dal blog del Movimento Roosevelt del 3 novembre 2020).«Se Donald Trump viene rieletto, significa che l’America ha perso la sua speciale innocenza, quella che in tanti ammiravamo, e ha fatto la sua fortuna. Quella che sbuca nei discorsi di Barack Obama e nelle canzoni di Bruce Springsteen, ma era presente anche nell’intuizione di Ronald Reagan o nel decoro coraggioso di John McCain». Parole che Beppe Severgnini, giornalista famosissimo per acuminati bestseller come “Interismi”, ovvero “Il piacere di essere neroazzurri”, ha pubblicato il 1° novembre 2020 sul “Corriere della Sera”, giornale di cui era vicedirettore un certo Federico Fubini, che lo scorso anno ha ammesso di aver nascosto la strage dei bambini in Grecia, provocata dall’austerity, per non compromettere il prestigio dell’Unione Europea. Dalla Luna, o dal pianeta remoto dal quale Severgnini scrive, la Terra è così semplicisticamente infantile da apparire bianca o nera, senza gradazioni cromatiche: i buoni di qua, i cattivi di là. O meglio, il cattivo è uno solo: l’Uomo Nero. Un mostro orribile, che «ha dimostrato la sua inadeguatezza – politica, economica, culturale, morale, psicologica – a ricoprire un ruolo tanto importante».
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Pino Aprile: truccati gli archivi, nascosto il genocidio del Sud
Come nasce la storiografia italiana? Nasce con un atto del 1830 da un piccolo, ristrettissimo gruppetto – parliamo di 2-3 famiglie: nessuno di loro aveva mai scritto o insegnato storia. Persone di buona cultura, normalmente di ambiente cattolico molto tradizionalista, alla De Maistre; individui nobili, possidenti terrieri, di strettissima osservanza sabauda. Le regole sono: vanno distrutti tutti i documenti che gettano ombre sulla dinastia. Quelli che non vengono distrutti devono essere classificati e collocati in un archivio segreto, inviolabile. Un’altra parte deve finire in archivi controllati da loro. Quella mostrata dev’essere una piccola parte. Saranno gli archivisti a scegliere a chi far vedere i documenti, controllando (in corso d’opera) come li usano. E chi poi scriverà di quei documenti dovrà prima sottoporre ai controllori l’elaborato, in modo che si decida se potrà essere pubblicato oppure no. Tutto questo è documentato dall’Istituto Studi Storici del Risorgimento (la massima autorità, il professor Umberto Levra, già docente all’università di Torino e presidente dell’associazione dei docenti di storia risorgimentale). Viene documentato come il Re in persona, per “aggiustare” la storia, strappasse documenti e lettere dei suoi familiari.
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La Cina è sovrana nella moneta: per questo vincerà sempre
Canton, Shanghai, guardatele, fanno sembrare Ny e Chicago robetta da Sant’Arcangelo di Romagna o Urbino. Si tratta di città che, si badi bene, solo pochi anni or sono erano accumuli di baracche e qualche palazzaccio di cemento. Poi tutti sapete che la Cina nel tempo in cui Usain Bolt corre i 100 metri è diventata la seconda economia del pianeta. Come ho detto e scritto fino ad annoiare me stesso, nulla, neppure un granello di libero mercato che gli idioti come Boldrin, Giannino e Padoan predicano ancora qui – tipo patetici manichini zombie dimenticati sul set di “Thriller” di Michael Jackson nel 1982 – nulla, dicevo, di libero mercato ha sostenuto un’esplosione, inimmaginabile nella storia dell’economia, come quella cinese. Dietro c’è, chiaro e semplice, uno Stato sovrano nella moneta che ha detto ai mercati: “Hey, siamo qui, abbiamo Renminbi con cui ripagarvi all’infinito, li stampiamo noi! Pagheremo poco i lavoratori ma fino a un certo punto, perché poi Pechino li proteggerà sempre (e poi hanno 3.000 miliardi di dollari in valuta estera, se proprio volete stare tranquilli, ma anche se no, non importerebbe)”.Tutto andava bene, per forza. Ma poi ci fu un crollo, in Cina. E indovinate, ma indovinate! quando il crollo è avvenuto? Quando il cosiddetto libero mercato ha infettato la Cina dalla porta di servizio. Ecco la storia. I soliti speculatori privati, cinesi e stranieri, attirati dal Tesoro di Atlantide cinese, si sono messi a prendere in prestito somme immense da finanziatori illegali chiamati “underground margin lenders” su cui Pechino non poteva avere controllo. Tutti ’sti soldi sporchi sono finiti a gonfiare le solite “bolle di Borsa o immobiliari” (stessa storia degli Usa 2000-2007, del Portogallo, dell’Irlanda, della Spagna, dell’Islanda…), e nel 2015 Pechino e tutto l’apparato comunista fino alla Banca Centrale della Cina (Boc) si ritrovano con uno tsunami che non avevano previsto. Crolla la Borsa, nel nord-est del paese sono comparse intere città grandi come Milano con milioni di palazzi costruiti dai privati speculatori e totalmente deserti, banche con insegne grandi come cartelloni di Bruce Springsteen ma dove mai si sedette un singolo impiegato, aeroporti con 14 piste di decollo e intere divisioni dei vigili del fuoco ma dove mai è decollato o decollerà un singolo aereo.Vi chiederete, ma se un governo centrale con moneta sovrana ha potere di fuoco infinito, allora perché Pechino non è intervenuto a finanziare questa Hiroshima creata da ’sti investitori illegali? E non li ha arrestati e ficcati nelle notoriamente non carine carceri cinesi? La risposta è che il governo cinese non è scemo, fa la Mmt. Lui, Pechino, non spreca valuta e tempo per rimediare alla disoccupazione causata dai ladroni del libero mercato. Ha preso la gran parte dei cittadini allora turlupinati dal libero mercato e li ha messi a lavorare nei lavori di Stato. Cioè immense imprese statali che producono e vendono, eccome se vendono. Naturalmente se andate a vedere cosa scrivevano “Bloomberg”, la “Bbc”, il “Wall Street Journal”, o “Reuters”, fra il 2015 e il 2016, ohhh!, ecco: “Il debito pubblico cinese che finanzia la disoccupazione è esploso e porterà Armageddon alla Cina!”. E’ successo per caso? No, no, no. Dai, non perdiamo tempo, la Mmt in questi dettagli non sbaglia mai, la Cina non sbaglia, non sono Giuliano Amato (conato). Non è successo un cazzo. La Cina è ancora lì e anzi…Pechino ha sniffato l’aria al volo, e nel giro di pochi mesi l’immenso apparato comunista ha saputo decidere ciò che per il pollitalici polli di Palazzo Chigi avrebbe richiesto forse un secolo? O due? Pechino in poche settimane ha di nuovo aperto le borse della Boc e ha rifinanziato, attenti, quello che è il più massiccio spostamento d’investimenti della storia umana, cioè dalla fabbrica o dal cantiere che furono la prima ondata di salvezza statale, li ha spostati nella high tech, nella Ai, nei semiconduttori, nei materiali come gli Oleds e i Cobots. E, indovinate? Gli stipendi reali in Cina nel 2106-2017 sono cresciuti del 7% e l’inflazione è allo 0,8%. In Italia sono cresciuti dello 0,3% e l’inflazione è all’1,40%, quasi il doppio della Cina. Certo, la Cina non è il paradiso del lavoro. Interi settori industriali cinesi hanno dovuto chiudere quando l’Europa è collassata sotto il peso dell’economicidio dell’euro, trascinandosi dietro tutto l’Est europeo, che anch’esso come la Ue comprava dalla Cina. Ma un interessante studio della “Bbc” ci dimostra che anche nei casi peggiori, dove i lavoratori cinesi furono costretti dalle crisi occidentali a tornare alle campagne perché licenziati, essi hanno avuto una sopravvivenza familiare degna, inimmaginabile in Italia o in Germania. E sapete perché? Di nuovo: le aziende cinesi arrivano anche nelle province più sperdute, e con prestiti garantiti dalla Boc statale, investono anche sui piccolissimi contadini.Ecco come. Essendo le province più arretrate della Cina, ehm, arretrate, i lavoratori che vi ritornano perché licenziati dalle mega-industrie delle mega-città, possono fiorire semplicemente portando il loro ‘know how’ fra le campagne e in villaggi di mondi sperduti. Creano mini-aziende, esportano mini-tecnologia in edilizia o manifatturiero, ma sono pagati con soldi stampati dalla Boc, mica da Fata Turchina (ditelo a un licenziato delle ceramiche di Faenza se questo gli è possibile, fare mattonelle a Conselice da solo). Ora vi dico una cosa, che non so quanti di voi possano capire, perché bisogna aver girato gli slums del Centro America, dell’Africa, della Siria, come feci io quando potevo, per capirlo. Uno dei fenomeni più abietti della povertà umana è proprio la migrazione dalle campagne alle città, sempre finita appunto in immensi slums di atroce degrado. In Cina il fenomeno è esattamente l’opposto. La migrazione campagnola cinese nelle città, dati della Fao e di Oxfam, ha prodotto in maggioranza (non tutta, ovvio) la più grande esplosione di ricchezza sia per le aziende che per i lavoratori mai vista al mondo. Invece i 130 milioni di pakistani, gli 80 milioni di etiopi, i 901 milioni di indiani ed eserciti di contadini siriani, hanno solo trovato miserie inimmaginabili nella loro città. Perché?La risposta: perché nessuno dei governi sopraccitati – Pakistan, Etiopia, India, Siria – ha mai capito la Mmt, e nessuno di loro ha mai, come la Cina, abbracciato il fantasma (sbraitato in Occidente) del deficit di bilancio per aiutare il loro poveri. La Cina, e la Boc, sì, invece lo hanno fatto. Poi, per carità, Pechino non è retta da Gesù Bambino, per nulla, ma almeno sull’economia sta manovrando da Dio in terra, poche balle, e ora ancora meglio… Siamo sempre con uno Stato a moneta sovrana, la Cina, ok? Può stamparla e investire dove gli pare. Questo Stato – ovvio, sempre la Cina – ha propri esportatori privati, e in genere questi hanno sempre bussato alle porte di Usa e Ue. L’Ue oggi è putrefatta, e gli Usa fanno la retorica Trump del “basta comprare cinese”. Xi-Jinping, leader supremo di Pechino, lo aveva capito da anni, e cosa ha fatto? Ecco: ha sborsato moneta di Stato sovrana e riserve in dollari per rendere sufficientemente ricche le nazioni attorno alla Cina – Laos, Thailandia, Cambogia, Birmania e Australia – affinché queste poi divenissero mercati che comprano cose cinesi. Semplice. Lo Stato usa la sua moneta, che crea dal nulla, per favorire il suo settore privato, di cittadini e aziende (Barnard lo diceva a “La Gabbia”, sul sito, in conferenze, eccetera).Lo hanno per caso fatto quei nazi-tonti della Merkel con la Grecia, col Portogallo o con altri paesi? No, hanno fatto il contrario e ora l’economia tedesca si contrae così, leggete Eurostat: «Il rischio di finire in miseria è aumentato per i lavoratori in 7 Stati Ue su 10. Peggio dell’Italia fa solo la Germania. Tra i lavoratori tedeschi il medesimo rischio è aumentato di oltre 5 punti percentuali». Ma di più! Il Premio Nobel della Pace Aung San Suu Kyi, birmana dissidente e detenuta per decenni, oggi guida il suo paese come ministro nella transizione alla democrazia, e con chi colloquia? Con la moneta sovrana della Cina (be’, magari, Aung, un’occhiata ai diritti umani in Cina, una come te poteva darla…). Ma sapete, i diritti umani senza investimenti e salari sono aria fritta. Credo che Aung faccia bene. Poi la Cina di Mr. Xi “con lo Stato non si scherza un cazzo” Jinping, l’altro giorno ha beccato uno speculatore cinese, un Soros con occhi a mandorla, e ha visto che lucrava troppo. Si chiama Yao Zhenhua, era il padrone di un gigante assicurativo privato cinese chiamato Baoneng. Lo ha preso per il colletto e gli ha letteralmente detto: “Ciccio, tu lucri troppo sui nostri cittadini, ora per 10 anni tu non lavori più. Passi lunghi e ben distesi, ciccio”. E Yao, coda fra le gambe, è in ferie per 10 anni e sta muto. Fine. Ecco cosa può fare una moneta sovrana anche in una zona geoglobale che fino a ieri era letteralmente alla fame, a mangiare radici, ma oggi è la seconda economia del mondo. Domani sarà la prima, con moneta sovrana. Noi Ue? Dai… rileggete tutto.(Paolo Barnard, “La Cina, magari”, dal blog di Barnard del 9 aprile 2017).Canton, Shanghai, guardatele, fanno sembrare Ny e Chicago robetta da Sant’Arcangelo di Romagna o Urbino. Si tratta di città che, si badi bene, solo pochi anni or sono erano accumuli di baracche e qualche palazzaccio di cemento. Poi tutti sapete che la Cina nel tempo in cui Usain Bolt corre i 100 metri è diventata la seconda economia del pianeta. Come ho detto e scritto fino ad annoiare me stesso, nulla, neppure un granello di libero mercato che gli idioti come Boldrin, Giannino e Padoan predicano ancora qui – tipo patetici manichini zombie dimenticati sul set di “Thriller” di Michael Jackson nel 1982 – nulla, dicevo, di libero mercato ha sostenuto un’esplosione, inimmaginabile nella storia dell’economia, come quella cinese. Dietro c’è, chiaro e semplice, uno Stato sovrano nella moneta che ha detto ai mercati: “Hey, siamo qui, abbiamo Renminbi con cui ripagarvi all’infinito, li stampiamo noi! Pagheremo poco i lavoratori ma fino a un certo punto, perché poi Pechino li proteggerà sempre (e poi hanno 3.000 miliardi di dollari in valuta estera, se proprio volete stare tranquilli, ma anche se no, non importerebbe)”.
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Roger Waters: vergogna-apartheid, boicottiamo Israele
In occasione dei recenti Promenade Concerts alla Royal Albert Hall di Londra, il virtuoso violinista e violista inglese Nigel Kennedy ha accennato al fatto che Israele è uno Stato che pratica l’apartheid. Voi penserete che non ci sia nulla di strano, finché la baronessa Deech (nata Fraenkel) ha contestato il fatto che Israele sia uno Stato di apartheid e ha avuto la meglio sulla Bbc nel censurare l’esibizione di Kennedy, rimuovendo la sua dichiarazione. Nonostante la baronessa Deech non abbia prodotto uno straccio di prova per sostenere la sua dichiarazione, l’apolitica Bbc, che probabilmente agisce solo su comando della baronessa Deech, si è improvvisamente comportata alla 1984. Bene!! È tempo che mi faccia avanti, insieme a mio fratello Nigel Kennedy, com’è giusto che sia. A proposito Nigel: grande rispetto, amico. Qui di seguito una lettera modificata l’ultima volta a luglio.
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Bob Dylan, un disco di Natale per sfamare i poveri
A ferragosto, la polizia del New Jersey lo aveva fermato per strada, scambiandolo per un vecchio vagabondo. «Sono Bob Dylan», ha spiegato, ma gli agenti non gli hanno creduto e l’hanno scortato all’albergo dove aveva lasciato i documenti. Ai poveri, comunque, Dylan stava pensando: si intitola “Christmas in the Heart”, Natale nel cuore, il disco natalizio che la Columbia Records lancerà il 13 ottobre. Babbo Natale d’eccezione, il menestrello di Duluth devolverà i proventi in beneficenza: le royalties andranno all’organizzazione “Feeding America”, che conta di utilizzarle per nutrire 1,4 milioni di famiglie indigenti, almeno durante le festività natalizie. «E’ una tragedia che la gente vada ancora a letto affamata»