Archivio del Tag ‘Burisma Holdings’
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Sarà la Warren l’anti-Trump: è manipolabile dal Deep State
Anche se lo slogan di questo blog è “tracciamo scenari, non facciamo previsioni”, ogni tanto vale la pena provarci. Le rare volte che lo abbiamo fatto è andata bene, e dunque il rischio di fare una figuraccia vale la pena rischiarlo anche stavolta. E’ mia convinzione che il prossimo candidato del Partito Democratico alle presidenziali americani non sarà Joe Biden, ma Elizabeth Warren, nota femminista dell’altà società statunitense in grado di seppellire due mariti e di insegnare legge in diverse università americane, ma anche di passare alla storia come esperta di questioni finanziarie. Il motivo per il quale credo più nella Warren che in Biden molti di voi lo avranno intuito. In queste ore Joe Biden è stato incastrato in uno scandalo che ha travolto il figlio, e che sta travolgendo anche il principale (finora) candidato democratico. La ditta Biden and son’s l’avrebbe fatta davvero grossa, e val la pena riassumere il fattaccio in poche righe per chi non si fosse ancora affaticato a leggere i giornali. Il figlio del candidato democratico Joe, il giovane Hunter Biden, entrò nel consiglio d’amministrazione della Burisma Holdings, la principale compagnia ucraina di commercailizzazione del gas con uno stipendio di 50.000 dollari al mese (dico, 50.000 dollari).Il figlio di Biden venne scelto nonostante non parlasse la lingua e non avesse particolari esperienze nel campo energetico. Inoltre, pare che Biden senior abbia fatto pressione sugli ucraini per favorire indirettamente questo rapporto contrattuale del figlio. Insomma, con ’sto scandalo a mio avviso Biden è già fuori, e la nuova sfida a Trump verrà lanciata dalla Warren. Ma già mi fischiano le orecchie e immagino che molti diranno che la mia previsione ora la stanno facendo in tanti perchè la Warren, da outsider, è andata avanti nei sondaggi a scapito di Biden e del vecchio Sanders, e che tutti sanno oggi dell’Ucrainagate. Mi piace vincere facile? Ok, ma ad ogni buon conto, bene sarebbe capire perchè i media si stanno spostando verso la signora dell’Oklahoma. Oppure: perchè è capitata ’sta tegola sulla testa di Biden? E qui conviene tracciare uno scenario, ancora una volta, e non una previsione. Cosa sarebbe accaduto con Biden candidato ufficiale, vincitore su Trump e dunque presidente degli Stati Uniti d’America?Pochi in Italia sanno o ricordano che Biden è stato il vicepresidente sotto la presidenza Obama. In quell’occasione, Biden promosse il ritiro dall’Iraq e si oppose fermamente al blitz che portò all’uccisione di Bin Laden. Inoltre, Biden non fa parte del clan Clinton. Affermazione che non si può fare con tanta leggerezza, invece, per la Warren. La professoressa di giurisprudenza di Harvard, infatti, viene considerata molto più debole e controllabile di Biden. Dopo un primo sostegno a Sanders alle precedenti presidenziali, la Warren ha poi sostenuto Hillary Clinton in diversi comizi e per molto tempo si parlò nel 2016 di un suo possibile inserimento nel ‘ticket’ come candidata vicepresidente di Hillary. Il Deep State americano preferisce qualcuno che fa molto di testa sua, e che si è già opposto alla Cia nel caso Bin Laden, o un soggetto politico che possa replicare la linea guerrafondaia dei Clinton? Se i media si schierano massicciamente con lei, Trump potrebbe trovarsi in enormi difficoltà alle presidenziali del 2020 perchè avrà di fronte una clintoniana “presentabile” e non un simil-Trump di “centrosinistra” come Biden.(Massimo Bordin, “Sarà la Warren a sfidare Trump”, dal blog “Micidial” del 29 settembre 2019).Anche se lo slogan di questo blog è “tracciamo scenari, non facciamo previsioni”, ogni tanto vale la pena provarci. Le rare volte che lo abbiamo fatto è andata bene, e dunque il rischio di fare una figuraccia vale la pena rischiarlo anche stavolta. E’ mia convinzione che il prossimo candidato del Partito Democratico alle presidenziali americani non sarà Joe Biden, ma Elizabeth Warren, nota femminista dell’altà società statunitense in grado di seppellire due mariti e di insegnare legge in diverse università americane, ma anche di passare alla storia come esperta di questioni finanziarie. Il motivo per il quale credo più nella Warren che in Biden molti di voi lo avranno intuito. In queste ore Joe Biden è stato incastrato in uno scandalo che ha travolto il figlio, e che sta travolgendo anche il principale (finora) candidato democratico. La ditta Biden and son’s l’avrebbe fatta davvero grossa, e val la pena riassumere il fattaccio in poche righe per chi non si fosse ancora affaticato a leggere i giornali. Il figlio del candidato democratico Joe, il giovane Hunter Biden, entrò nel consiglio d’amministrazione della Burisma Holdings, la principale compagnia ucraina di commercailizzazione del gas con uno stipendio di 50.000 dollari al mese (dico, 50.000 dollari).
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Donbass: via i russi, a cannonate, per far posto alla Shell
Programmata a tavolino, la pulizia etnica nel Donbass, per sfrattare la popolazione e far posto agli 80-140.000 pozzi di estrazione del gas di scisto, “prenotati” già nel gennaio 2013 dalla Shell grazie all’accordo firmato con l’allora presidente ucraino Viktor Yanukovich. Secondo Olga Četverikova, la Royal Dutch Shell sta semplicemente attendendo l’esecusione del programma – cioè la strage nell’Est Ucraina – per poter mettere le mani sul sottosuolo, per la precisione i ricchissimi giacimenti di Yuzosk, al confine delle regioni di Donetsk e Kharkov nella zona petrolifera del Dnepr-Donets. Questo il motivo per cui avanza spedita la pulizia contro russi e russofoni, cioè gli abitanti delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, dove vengono rasi al suolo interi quartieri con missili Grad senza che nessuna autorità internazionale intervenga. Liberare il terreno per l’estrazione del gas di scisto: questo il vero motivo delle violentissime operazioni belliche scatenate dal regime golpista insediato dagli Usa nella capitale ucraina.Con la Shell, ricorda la Četverikova in un post tradotto da “Come Don Chisciotte”, l’Ucraina ha firmato un contratto agevolato della durata di 50 anni, con obbligo di proroga. Oggi, la compagnia petrolifera che l’inizio dello sfruttamento del giacimento è previsto «dopo la de-escalation del conflitto e la stabilizzazione della situazione», cioè quando sarà stata sterminata o cacciata di casa a cannonate la popolazione che vive nell’area del giacimento. Un territorio immenso, che si espande su 7.886 chilometri quadrati, che comprende la città di Slavyansk (situata al centro del giacimento), Izyum, una grossa parte di Kramatorsk, così come centinaia di piccoli insediamenti: Krasnyj Liman, Seversk, Yasnogorka, Kamyševka. Sempre secondo l’accordo, «gli abitanti che risiedono su questo territorio, come da contratto, devono vendere la proprietà della loro terra». In caso di rifiuto, la terra «verrà loro tolta con la forza a favore di Shell». E tutte le spese della società per l’“appropriazione del territorio” verranno risarcite dallo Stato ucraino con il ricavato dell’estrazione del gas. Per questo, Kiev è tenuta a garantire il rispetto di tutte le clausole, imponendole alle autorità locali.Oltre alla Shell, a dividersi la torta ci sono la Eurogas Ucraina (di proprietà della britannica Mc Callan Oil & Gas, a sua volta acquistata dalla statunitense Euro Gas) e la Burisma Holdings, nella quale Hunter Biden, figlio del vicepresidente americano Joe Biden, è da poco diventato uno dei membri del consiglio direttivo. Vero obiettivo della “operazione antiterrorismo”, cioè la carneficina del Donbass, è «stabilire il pieno controllo delle regioni di Donetsk e Lugansk», scrive Olga Četverikova. Missione: «La totale “bonifica” della sua superficie totale per avviare, senza intoppi, il lavoro di estrazione dello “shale gas”: sul territorio, “ripulito” dalla popolazione, è prevista l’installazione di 80-140 mila pozzi)». Ciò significa «la distruzione della terra seminabile, la demolizione di impianti industriali, di edifici residenziali, di luoghi di culto, per il mantenimento delle infrastrutture del gas». Altra preda di guerra, le fertilissime “terre nere”, di cui l’Ucraina possiede il 27% del patrimonio mondiale: «In tempo di pace sarebbe difficile realizzare tutto ciò, ma la guerra copre tutto».Kiev punta dunque a «ottenere una brusca riduzione del numero della popolazione locale, e lasciare sul territorio dei giacimenti solo le persone necessarie per i lavori di estrazione del gas». I sindaci insediati dal governo golpista ucraino già promettono nuovi posti di lavoro, al posto del lavoro perso in seguito alla distruzione delle industrie. Per cui, «sopprimere la resistenza degli abitanti di Donetsk e Lugansk e ristabilire il controllo sul territorio» consentirà presto di «tagliar fuori la Russia da gran parte del mercato europeo del gas». Carte scoperte dall’autunno 2014: il segretario Nato, Rasmussen, il 20 giugno a Londra ha accusato Mosca di aver complottato per interrompere la produzione di gas di scisto, mentre già il 1° maggio al Congresso Usa è stato proposto un progetto di legge “prevenzione delle aggressioni dalla Russia – 2014”. «Proprio il desiderio di mantenere il controllo da parte delle grandi corporazioni transnazionali sui giacimenti petroliferi del Dnepr-Donets ha portato alla guerra contro il popolo di Donetsk e Lugansk, una guerra di sterminio», accusa la Četverikova.«Il massacro di civili e il clima di paura che costringe le persone a lasciare la loro patria per diventare profughi sono stati i principali strumenti per attuare gli interessi delle multinazionali, per le quali il potere installatosi a Kiev dopo il colpo di Stato è solo un abbellimento per coprire la grande pulizia etnica della popolazione russa e russofona del Donbass». In un drammatico video-messaggio diffuso il 4 luglio, il presidente della regione Donetsk, Igor Strelkov, è stato chiarissimo: «Se la Russia non otterrà un cessate il fuoco, o se non inizierà un’operazione di pace, Slavyansk con la sua popolazione di oltre 30.000 abitanti sarà distrutta in una settimana, al massimo due». Come da contratto con la Shell, nel silenzio totale dell’Europa e del resto del mondo.Programmata a tavolino, la pulizia etnica nel Donbass, per sfrattare la popolazione e far posto agli 80-140.000 pozzi di estrazione del gas di scisto, “prenotati” già nel gennaio 2013 dalla Shell grazie all’accordo firmato con l’allora presidente ucraino Viktor Yanukovich. Secondo Olga Četverikova, la Royal Dutch Shell sta semplicemente attendendo l’esecusione del programma – cioè la strage nell’Est Ucraina – per poter mettere le mani sul sottosuolo, per la precisione i ricchissimi giacimenti di Yuzosk, al confine delle regioni di Donetsk e Kharkov nella zona petrolifera del Dnepr-Donets. Questo il motivo per cui avanza spedita la pulizia contro russi e russofoni, cioè gli abitanti delle repubbliche di Donetsk e Lugansk, dove vengono rasi al suolo interi quartieri con missili Grad senza che nessuna autorità internazionale intervenga. Liberare il terreno per l’estrazione del gas di scisto: questo il vero motivo delle violentissime operazioni belliche scatenate dal regime golpista insediato dagli Usa nella capitale ucraina.