Archivio del Tag ‘Cambogia’
-
L’avvocato del diavolo: chi piazza bombe pone questioni
È morto a 88 anni Jacques Vergès, una delle figure più controverse di Francia. Nato in Thailandia da padre francese e madre vietnamita, crebbe sull’isola di Reuniòn. Esponente della resistenza anti-nazista accanto a De Gaulle, divenne avvocato, approdò al comunismo maoista, strinse amicizia con Pol Pot e si distinse nell’impegno a favore dell’anticolonialismo. Dal ‘70 al ‘78 disparve nel nulla senza che mai alcuno sia riuscito a sapere dove fosse vissuto nei cosiddetti “anni misteriosi”. Ricomparso sulla scena civile legò la sua fama all’attività forense in difesa di noti criminali. Iniziò col terrorista libanese Georges Ibrahim Abdallah e con l’ex capo della Gestapo Klaus Barbie, conosciuto anche come “il macellaio di Lione”.
-
Il vero peso dell’Italia, occultato dai padrini dell’euro
Opinion maker come Eugenio Scalfari e Giovanni Floris fanno operazioni di «spudorato terrorismo», perché «spaventavano il pubblico dicendo che, fuori dall’euro, l’Italia avrebbe perso qualsiasi peso economico» e hanno usato espressioni come «finiremmo come il Marocco, o l’Egitto, quei posti lì». Sorvolando sul «retrogusto razzistoide» di frasi di quel genere, che possono far presa «solo su chi ha una totale ignoranza della realtà economica del nostro tempo, e in particolare sul peso specifico del nostro paese nel contesto internazionale», Claudio Martini ricorda che l’Italia «è un paese molto importante, ma sopratutto molto ricco». Peccato che, nell’immaginario collettivo di tanti italiani, il nostro paese resta «una provincia piccola e marginale», che presto sarà «scalzata dalla Thailandia», e che comunque «non può reggere il peso dell’avanzata dei paesi emergenti», quindi deve “fare gruppo” con i cugini europei per resistere alla preoccupante ascesa dei “negri”, membri dell’ex “terzo mondo”. «Corollario: se si esce dall’esclusivo club euro si finisce come il Nord Africa».
-
Sfida alla Cina, le portaerei Usa traslocano nel Pacifico
Alleanza Atlantica da museo: un pezzo di storia, secolo scorso. A Monaco, durante la “Conferenza internazionale sulla sicurezza” di febbraio, il vicepresidente statunitense Joe Biden ha indicato i due obiettivi strategici a breve termine per il suo paese. Uno, l’Iran, per bloccarne «l’illecito e destabilizzante programma nucleare». Due, lo spostamento strategico dell’interesse statunitense dall’Atlantico al Pacifico, divenuto nuovo baricentro geopolitico. Provando a tradurre: cari lontani cugini europei, le grane del bacino mediterraneo e mediorientali sono ormai tutte vostre. Avete la Nato, sotto il nostro comando, ma soldi e armi ora toccano a voi. Esempio? Libia e Mali, dove noi vi diamo satelliti e, al massimo, qualche drone assassino per i lavori più sporchi. In Siria in realtà stiamo facendo qualche cosa in più, ma solo per giocare di sponda contro l’Iran. Perché sia chiaro, direbbe Biden o lo stesso Obama: tutto ciò che minaccia Israele resta “cosa nostra”. Chiarito ciò, il resto sono affari vostri.
-
Sinistra? C’è un equivoco: oggi è solo un sistema di potere
Esistono alcune persone che soffrono quando usi in termini poco simpatici la parola “sinistra”. Dicono, con toni assai vari – Pol Pot fu un delinquente, Lenin sbagliò tutto, D’Alema ha fatto la guerra, Vendola è un venduto, “Il Manifesto” è un salotto di borghesi buoni, la Cgil è una burocrazia che fa gli interessi dei padroni, le Brigate Rosse sono pazzi delinquenti… ma La Sinistra è cosa buona. Evidentemente siamo davanti a un caso di attaccamento affettivo a una parola. Li capisco: personalmente, sono attaccato alla parola lonfo (che, come è noto, non vaterca né gluisce, e molto raramente barigatta), e non saranno certi i fatti a farmi cambiare idea. Invece, per me “La Sinistra” è quella che vedo realmente, non è un principio metafisico. E quella italiana del 2012 non è quella italiana del 1912, come non è quella indiana di oggi, né quella turca.
-
Energia e clima: il futuro è sporco, nero come il carbone
Il futuro è sporco: nero come il carbone che alimenta le centrali di oggi e, soprattutto, quelle di domani. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia, “la domanda di carbone nel mondo crescerà del 21% entro il 2035”. Sono già più di mille i nuovi impianti in arrivo: bruciando il buon vecchio combustibile fossile, immetteranno in atmosfera una quantità di gas serra pari a quelle dell’intera Cina, ormai il più grande inquinatore del pianeta. Catastrofe climatica assicurata, avverte il World Resources Institute, ma l’allarme cade nel vuoto: l’importante, per i super-produttori, è garantirsi energia a basso costo. Proprio la Repubblica Popolare, insieme all’India, ospiterà più di tre quarti di questi nuovi impianti. I due giganti asiatici però non sono soli: fra i 10 principali importatori e utilizzatori di carbone restano anche nazioni europee “virtuose” come la Germania, il Regno Unito e, nonostante la forte vocazione nuclearista, la Francia.
-
Addio Liberia, foresta vergine svenduta alle multinazionali
Un quarto del territorio nazionale e il 40% delle aree boschive: è ciò che la Liberia, polmone verde africano, ha ceduto a compagnie private. Il tutto solo negli ultimi due anni. A rivelare queste cifre da record è il rapporto “Signing their Lives away”. Che, inoltre, denuncia i pesanti effetti dello sfruttamento delle foreste vergini da parte delle multinazionali che se ne sono impossessate. Pronte, avverte lo studio, a sfruttarne il legname lasciando alle comunità locali «meno dell’1% del suo valore». Ma non è tutto: gran parte di queste terre sono state vendute con scappatoie legali che, permettendo di evadere le tasse, hanno creato enormi voragini nelle casse statali liberiane. Ora, però, la presidente della Repubblica e Premio Nobel per la pace Ellen Johnson Sirleaf, ha sospeso il capo dell’Autorità per lo sviluppo forestale ed avviato un’indagine indipendente.
-
Nazisti bianchi: grazie a loro, ormai la verità è fuorilegge
Un parlamento di camerieri sta portandoci via la Costituzione a colpi di maggioranze bulgare. Camerieri di chi? Dei “proprietari universali”, quelli che – Giulio Tremonti dice – stanno pian piano portandoci in un “nazismo bianco”. Chissà poi perché bianco. Forse perché di carta; carta come il denaro che creano; carta come i nostri risparmi; carta perché lo possono bruciare quando fa loro comodo. Camera e Senato stanno votando l’introduzione del pareggio in bilancio nella Costituzione italiana. La maggioranza dei due terzi è assicurata dall’inesistenza dell’opposizione. L’inesistenza dell’opposizione conferma che il parlamento è fatto di camerieri. Il circolo è chiuso.
-
L’Indonesia brucia la foresta vergine, l’Italia ringrazia
Legno di acacia per l’industria delle cartiere e palma da olio per ricavarne biocarburanti. Per far posto a queste colture redditizie, l’Indonesia ha già distrutto due terzi della sua foresta pluviale, santuario naturale dell’Unesco. Un business per le grandi compagnie, incoraggiate dai maggiori clienti, come l’Italia. Migliaia di incendi dolosi: un saccheggio a mano armata, grazie alla corruzione dei governanti, mentre la popolazione locale è in fuga. Si tratta di una calamità con risvolti anche climatici, come ha denunciato il congresso mondiale delle foreste svoltosi a Buenos Aires sotto l’egida della Fao.
-
Addio a Teresa Strada, presidente di Emergency
«La serenità consapevole con la quale è andata incontro alla conclusione del suo tempo ha espresso la determinazione e il coraggio che rappresentano la verità della nostra azione in un’attività che ha dato senso alla sua e alla nostra esistenza». Emergency ha annunciato così la morte della sua presidente, Teresa Sarti Strada, che si è spenta a 63 anni nella sua casa di Milano. Ad assisterla il marito Gino, con il quale nel ‘94 aveva fondato l’organizzazione che cura le vittime civili delle guerre, e la figlia Cecilia. Qualche ora prima era stata trasferita dalla struttura sanitaria torinese che l’aveva in cura per una malattia che l’affliggeva da due anni.