Archivio del Tag ‘carità’
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Dietro alle “lacrime napolitane”, i boss del vero potere
Il governo Letta è andato a gambe all’aria. L’annuncio, con le dimissioni dei ministri Pdl, è arrivato un sabato di settembre e subito è partito il coro greco degli italiani, abituati al pianto a comando. Un governo sciapo, inconsistente, immobile. Perché piangere? Guardi Letta, imbronciato come un bimbo cui sia stato rotto il trenino e pensi, quest’uomo conosce la coerenza? Il 24 giugno 2012, intervistato da Arturo Celletti di “Avvenire”, s’era scagliato contro Berlusconi e Di Pietro parlandone come di «un male per l’Italia» e, della crisi, come «ossigeno per le forze antisistema», tanto da augurarsi un «grande progetto per il paese» sotto forma di «offerta politica capace di attrarre e convincere: noi, Casini e Vendola. Funzionerebbe. Avrebbe appeal europeo. Avrebbe forza». Sappiamo com’è andata a finire. E ancora, il 26 giugno, intervistato da Teresa Bartoli del quotidiano “Il Mattino” di Napoli, eccitato dall’idea di un patto per arginare il populismo incarnato da Berlusconi, Di Pietro e Grillo: «La questione chiave è l’esclusione del populismo.
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Berlusconi affondato perché voleva portaci fuori dall’euro
Comincio a pensare che la Bce non sia una banca centrale, ma la vera sede del governo italiano, visto le sempre maggiori conferme che giungono in tal senso. L’ultima, a dir poco inquietante, è contenuta nel nuovo libro dell’ex membro del consiglio esecutivo dell’Eurotower, Lorenzo Bini Smaghi, “Morire di austerity”. Ovvero, nell’ottobre-novembre 2011 Silvio Berlusconi stava seriamente ponendo in essere un piano per far uscire l’Italia dall’euro, ragione che portò al suo immediato allontanamento da Palazzo Chigi per volontà dei “gendarmi” dell’Eurozona. A seguito, «nel 2011 l’Italia aveva formulato dei piani per uscire dall’euro» (Ambrose Evans-Pritchard, blogs.telegraph.co.uk). Nello specifico, il Cavaliere avrebbe discusso del ritiro italiano dalla moneta unica durante meeting privati con altri governanti europei, con ogni probabilità Angela Merkel e Nicolas Sarkozy.
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Noi, oppressi dal debito: gli schiavi di Roma stavano meglio
Da una parte l’umanità e dall’altra il denaro – che ha vinto la sua guerra millenaria, e ora impone la sua legge dura e spietata. Se Roma evitava almeno di spillare tasse agli schiavi, a spremere anche loro provvide il feudalesimo, cioè la condizione storica alla quale stiamo tornando, come “profetizzato” in tempi non sospetti da Giuliano Amato. Di questo passo, con l’eclissi storica della sovranità, non ci saranno più diritti di nessun tipo: cittadini e popoli saranno semplicemente ridotti a chiedere l’elemosina, pronti anche a combattere le guerre di clan organizzate dei nuovi imperi. Analisi storica suggestiva, firmata dall’economista greco Dimitris Kazakis: che, attraverso fonti eterodosse – da Tacito a Engels, fino a Hitler – “spiega” che il dramma nel quale stiamo sprofondando, in primis come Eurozona, è paragonabile soltanto al più spaventoso cataclisma della storia dell’Occidente, ovvero la caduta dell’Impero Romano.
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Boff: scommetto su Francesco, lavorerà per l’umanità
«Lavorerà per riscattare la credibilità della Chiesa, macchiata dagli imbrogli, dagli scandali dei pedofili e della banca vaticana. E dopo farà un’apertura al mondo moderno, perché sia Benedetto XVI che Giovanni Paolo II hanno interrotto il dialogo con la modernità». Leonardo Boff, tra i fondatori della “teologia della liberazione”, dopo aver tifato per l’americano Sean O’Malley ora scommette su Jorge Bergoglio, nonostante sia considerato in Argentina un “populista conservatore”, un uomo di destra. Intervistato da Eleonora Martini per il “Manifesto”, il brasiliano Boff – cui Ratzinger impedì l’esercizio del sacerdozio – ripone nel nuovo Papa molte speranze: vede in lui il vento della «primavera» che scioglie il «freddo inverno della Chiesa» e la traghetta nel terzo millennio. «È sempre stato dalla parte dei poveri e degli oppressi, come noi teologi della liberazione». E questo gli basta: del brand non si preoccupa, e non crede alla complicità con la dittatura militare.
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Barnard: operai schiavi, ringraziate i vostri sindacati
Guardatevi, operai della Fiat di oggi. Ma guardatevi in questo modo: mettetevi su un balcone più in alto e state affacciati a osservare Mirafiori e Pomigliano. Cosa si vede da lì su? Si vede un pollaio dove in 4 metri quadri di terriccio puzzolente i polli si agitano per difendere i loro 4 metri quadri di terriccio puzzolente. Ma come vi siete conciati in quel modo? Lo sapete che nessuno vi ha mai raccontato chi veramente vi ha fottuti? Tutto vogliono, meno che voi scopriate che le fonti dei vostri mali stanno TUTTE fuori dal recinto Italia, perché se le scoprite allora gli inceppate il gioco e li potete fottere. Vi hanno convinti che la libertà e la dignità oggi per voi significhi contrattare su un altro metro quadro di recinto infestato di cacca. Sperano che a nessuno di voi salti in mente di accorgersi che fuori dalla rete del pollaio ci sono spazi di salvezza illimitati in termini economici, che vi hanno sempre tenuti nascosti.
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Ci han rubato il referendum? Sì, quello contro la monarchia
Forse noi della valle di Susa ci siamo un po’ distratti in questi ultimi sette anni. Dal 2005 a questo fine 2012 ci siamo molto impegnati nella difesa di quel che resta del nostro fondovalle, della nostra salute, e persino del portafogli degli italiani tutti. Abbiamo trascurato la lettura dei classici, il tempo libero e il lavoro (del resto anche qui ce n’è rimasto poco, salvo che per alcune categorie per far parte delle quali è gradita al tessera di qualche loggia coperta della massoneria o di altre “confraternite”). Abbiamo smesso di guardare la Tv ( forse perché abbiamo visto troppo da vicino chi la fa) e – per lo stesso motivo – leggiamo malvolentieri anche i giornali. Ma non tutto il bene vien per favorire: evidentemente ci dobbiamo essere un po’ distratti e non ci siamo accorti che nel frattempo è venuto meno l’esito referendario. No, non quello sull’acqua pubblica – di cui si è tentato in tutti i modi di vanificare la vittoria popolare.
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Zizek: se il vero potere ride delle nostre innocue proteste
Giù la maschera: il vero nemico ha un nome antico, e si fa beffe delle leggi e dei nostri Stati democratici, sempre più deboli e “infiltrati” dal super-potere. E’ normale: la sovranità nazionale è limitata dai confini geografici, mentre il capitale è mobilissimo, sfuggente e, all’occorrenza, micidiale. Proprio quello che sta accadendo in paesi come Italia rivela l’autentica natura del dominio mondiale: i cittadini non contano più niente e sono ridotti all’impotenza dal “governo dei banchieri”. Man mano che la trama del film horror si è delineata, è scattata la protesta popolare, dalla “primavera araba” fino al cuore dell’impero, Wall Street. Ma non basta: serve un vero programma radicale, dice il filosofo Slavoj Zizek, che cita la risposta di Lacan ai giovani del ’68 francese: «Ciò a cui aspirate come rivoluzionari è un nuovo padrone. Ne otterrete uno».
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Traditi ed esodati: non accettate caramelle dalla Fornero
Gli è stato detto «ti diamo uno scivolo per la pensione», «ti paghiamo due anni di stipendio se firmi l’esodo volontario dall’azienda», «non devi avere preoccupazioni per il tuo futuro perché dopo ti aspetta la pensione»; 350.000 persone vicine ai sessant’anni hanno creduto, hanno accettato e ora si trovano “esodate” dopo la riforma della pensione del Governate di Varese. L’esodato non lavora e non è pensionato. L’azienda che se ne è liberata non lo vuole indietro neppure con il lifting. E’ un aspirante barbone che deve fare una marcia nel deserto senza reddito per 5/6/8 anni senza un euro in tasca. Gli esodati tengono di solito una famiglia da mantenere. Il numero di chi è finito nel limbo della miseria va almeno moltiplicato per due. Quindi 700.000. Le dimensioni di una grande città italiana. Come farà a sopravvivere questa gente? Si venderà la casa se ne ha una o vivrà di carità?
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Bianco Natale, via gli stranieri: ennesima trovata leghista
L’ultima boutade della Lega Nord ha per lo meno il beneficio della sincerità: «Forse è una scelta infelice». E, se lo dicono loro stessi, significa che l’idea di cacciare gli immigrati nel giorno di Natale da un anonimo paesino del bresciano di nome Coccaglio con un’operazione chiamata per giunta “White Christmas” è – per usare un eufemismo – un’offesa al gusto e alla sensibilità dei cristiani. Ma soprattutto un’insopportabile speculazione sul significato del Natale. Anche quello declinato laicamente.
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I vescovi: contro i migranti, leggi disumane
«L’ennesima tragedia, in cui dei deboli muoiono per l’indifferenza dei forti o a causa di leggi contrarie ai principi dell’umanità e della carità». Così il vescovo di Agrigento, monsignor Francesco Montenegro, definisce sul “Corriere della Sera” la vicenda dei migranti morti in mare al largo di Lampedusa. «Questa ennesima tragedia – dice il vescovo – deve farci riflettere, interrogare ma soprattutto farci sentire colpevoli: ci stiamo sempre più allontanando dal Vangelo, con le nostre omissioni stiamo uccidendo nuovamente il Cristo». E’ «contrario al principio della vita», aggiunge, non aiutare «questi poveri fratelli mentre sono in condizioni precarie, in balia del mare».