Archivio del Tag ‘cellule’
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Omicron, variante depotenziata per far finire la pandemia
Dalla Russia, uno dei paesi protagonisti assoluti della ricerca sul Covid (e precedentemente della ricerca su Ebola e Mers), arriva una notizia bomba, che disegna uno scenario assolutamente nuovo sul futuro della pandemia e che va in direzione opposta rispetto all’isterismo alimentato dalle nostre classi dirigenti e dal loro incredibile codazzo di propagandisti della paura. La notizia in Italia è stata veicolata da “Demos Tv” e precedentemente divulgata dall’agenzia “Ria Novosti”. Dunque: «Il ceppo Omicron del coronavirus potrebbe essere stato creato e manipolato artificialmente». L’affermazione è di un noto virologo russo, Pyotr Chumakov, membro dell’Accademia delle Scienze della Russia e capo del laboratorio di proliferazione cellulare e biologia molecolare presso l’Istituto Engelhardt, ai microfoni di “Radio Russia”.Secondo lo scienziato, tutte le mutazioni delle precedenti varianti di Sars-Cov-2 sono state raccolte nella variante Omicron, ma con l’aggiunta di un «inserto di tre amminoacidi», la cui comparsa è impossibile in modo naturale: il risultato è un «ceppo super-indebolito», che tuttavia si diffonde con assai maggior velocità della variante Delta e può bypassare i vaccini. Tuttavia, l’Omicron non causa gravi conseguenze, al momento. Una recentissima ricerca proveniente dalla Danimarca fa presagire che, semmai si fosse pensato ai vaccini a m-Rna come a uno scudo efficace, la variante Omicron rispetto alle altre varianti potrebbe avere una “preferenza” per i vaccinati e, soprattutto, per i super-vaccinati con tre dosi, anziché per i non vaccinati.Chumakov descrive così la situazione: «Omicron può infettare molte persone che sono già state vaccinate. Ma la malattia ha un decorso facile, per loro. Nemmeno tra i non vaccinati si registrano casi molto gravi. Ossia, pare che questo sia un ceppo che si diffonde molto rapidamente e che sia facilmente tollerato. Questo è molto positivo». Sulla velocità della diffusione, le notizie convergono verso una forte accelerazione: ieri gli scienziati della Lks School of Medicine dell’Università di Hong Kong (Hk Umed) hanno riferito che la variante Omicron del coronavirus infetta e si moltiplica 70 volte più velocemente nei bronchi umani rispetto al ceppo Delta, ma con un’infezione meno grave nei polmoni. Il nuovo ceppo Sars-Cov-2 è stato identificato per la prima volta in Botswana e in Sudafrica il 20 novembre. Contiene decine di mutazioni nella proteina Spike, di cui l’agente patogeno ha bisogno per infettare le cellule.Presumibilmente, afferma Chumakov, questa variante si è originariamente sviluppata nel corpo di una persona immunocompromessa, forse infetta da Hiv. Anche un altro scienziato russo, Alexander Gintsburg, direttore del Centro nazionale di ricerca epidemiologica e microbiologica Gamaleya Center (dove si sono sviluppati i vaccini contro Ebola e Mers nonché il vaccino Sputnik V), sottolinea la minore gravità della malattia. Il presidente russo Vladimir Putin in persona, dopo una telefonata con l’omologo sudafricano Ramaphosa, ha preso subito sul serio la questione Omicron, tanto da far volare in fretta e furia un Ilyushin Il-76 in Sudafrica con a bordo una squadra di epidemiologi e fisici del ministero della salute, un reparto ad hoc del ministero delle emergenze e «un laboratorio mobile» del Rospotrebnadzor, la struttura sanitaria civile della Federazione Russa.Non è frequente sentire parole ottimiste dal solitamente cauto Putin. Perciò non è passata inosservata una sua recente dichiarazione: «Omicron potrebbe essere un “vaccino naturale” che avvicina la fine della pandemia». Tutto bene e tutto verso la conclusione? Presto per dirlo. Ma questa notizia va presa dal lato corretto: la sindemia del Covid-19 è un fenomeno planetario in cui la stragrande maggioranza dei protagonisti vive in un mondo “Burioni free”, “Draghi free” e “Scanzi free”. Legioni di specialisti e decine di Stati stanno prendendo le misure del fenomeno in modi molto vari e con uno slancio scientifico che non potrebbe mai essere riassunto dai numerosi professionisti della paura che invece infestano le nostre latitudini con la parola scienza ridotta a una teologia dogmatica e liberticida.Ulteriore considerazione, meno rassicurante delle precedenti: le conclusioni tratte dal dottor Chumakov in merito al fattore “artificiale” (ossia manipolato in laboratorio) della variante Omicron, presagisce un nuovo tipo di mondo in cui i rischi biologici fanno un drammatico salto di qualità. L’impossibile diventa possibile e l’alterazione dei meccanismi della vita trasforma l’“homo sapiens” in una variante impazzita dell’“homo faber”. Se Hiroshima ci aveva portato su un crinale apocalittico dal lato dell’atomo, l’era Covid ci disvela il crinale apocalittico dal lato delle cellule. La politica deve scoprire fino a dove l’uomo voglia perturbare l’universo. Si tratta di una preoccupazione esistenziale più matura rispetto alla paura governata dai talk show e dalle leggi orwelliane dei nostri governanti.(Pino Cabras, riflessioni sulle dichiarazioni si Chumakov pubblicate il 16 dicembre 2021 sulla pagina Facebook di Cabras, deputato del gruppo “L’Alternativa C’è”).Dalla Russia, uno dei paesi protagonisti assoluti della ricerca sul Covid (e precedentemente della ricerca su Ebola e Mers), arriva una notizia bomba, che disegna uno scenario assolutamente nuovo sul futuro della pandemia e che va in direzione opposta rispetto all’isterismo alimentato dalle nostre classi dirigenti e dal loro incredibile codazzo di propagandisti della paura. La notizia in Italia è stata veicolata da “Demos Tv” e precedentemente divulgata dall’agenzia “Ria Novosti”. Dunque: «Il ceppo Omicron del coronavirus potrebbe essere stato creato e manipolato artificialmente». L’affermazione è di un noto virologo russo, Pyotr Chumakov, membro dell’Accademia delle Scienze della Russia e capo del laboratorio di proliferazione cellulare e biologia molecolare presso l’Istituto Engelhardt, ai microfoni di “Radio Russia”.
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Nanochip: pilotarvi il cervello con una semplice iniezione
Nanorobot inseriti nel corpo con una semplice iniezione, per arrivare a condizionarci a distanza pilotandoci il cervello e i pensieri? Sono incubi: quelli su cui insistono in modo ossessivo i cosiddetti complottisti, bollati come paranoici. La notizia? Certi incubi fanno già parte della realtà. Lo ricorda il sito “Database Italia”, che propone un video nel quale si collegano tante tessere di un puzzle che, a quanto pare, si va componendo sotto i nostri occhi, giorno per giorno. «Questa Quarta Rivoluzione Industriale non vuole cambiare ciò che fai: vuole cambiare te», premette in modo esplicito Klaus Schwab, pontefice massimo di Davos. «Se ti fai modificare geneticamente, per esempio, sei tu che sei cambiato: e questo ha un grande impatto sulla tua identità». Vorrebbe dire cambiare quello che intendiamo per umano? «Sì, esatto». Immediato il sospetto: ha qualcosa ha che fare, tutto questo, con i “vaccini genici” ossessivamente imposti con il pretesto della sindrome Covid? Per intenderci: sono i preparati sperimentali a contenuto magnetico che contengono l’ossido di grafene. Quelli che in Italia sono obbligatori, in cambio della libertà condizionata.Il video si sofferma sulla celebrazione che Vittorio Colao, oggi ministro di Draghi, offre del favoloso 5G: il wireless di quinta generazione (installato a tappeto durante il lockdown 2020) permette di portare sotto gli 8-9 millisecondi il cosiddetto “effetto-latenza”, accelerando in modo esponenziale la trasmissione di un segnale. «Questo vuol dire che si potrà collegare tutto, oggetti e robot, e avere una remotizzazione di tutti i controlli». Porte elettriche, auto che guidano da sole “vedendo” la strada. E anche «sistemi medici, per avere in tempo reale le condizioni di una persona». E magari, aggiunge Colao, si potrà «iniettare o rilasciare una sostanza medica che è necessaria per la salute». E si potrà fare tutto in remoto, quasi istantaneamente. Ma come somministrare una sostanza da remoto con la tecnologia 5G senza ricorrere a medici, infermieri e siringhe? E poi, quale sostanza? La risposta viene da Roberto Cingolani, anch’esso ministro dell’esecutivo di Draghi. «Possiamo fare un robot che lavora dentro il corpo umano», premette: «Un anticorpo artificiale, sostanzialmente: qualcosa che faccia la cosidetta “theranostic”», cioè terapia e diagnostica fuse insieme.Cingolani parla di «un oggetto intelligente, molto piccolo, che è in grado di viaggiare nel corpo umano, trovare la cellula malata, “sedercisi” sopra e rilasciare in quella sede il medicinale che serve (o addirittura, trascrivere la correzione alla sequenza genetica che ci interessa)». C’è un’ambizione infinita, ammette Cingolani, dietro questa tecnologia. «Oggi, per fare queste cose si usano dei nano-componenti che hanno la grandezza di qualche decina di nanometri». Normalmente, un nanometro è grande come 3 atomi in fila: un oggetto che misura 10 nanometri ha un diametro pari a quello di 30 atomi. «Sono dei piccoli magneti, o molecole chiamate “dendrimeri”. Possono anche essere dei liposomi, un po’ più grossi». Eminente fisico, fino a ieri coinvolto in ricerche all’avanguardia, Cingolani descrive il tipo di vettore impiegato: «Noi lavoriamo con quelli magnetici, molto piccoli». Grazie a una particolare procedura biochimica, «attorno alla particella magnetica si installa una spugnetta di polimeri, che sono sensibili alle variazioni di pH o della temperatura».Proprio i polimeri «assorbono il medicinale e lo rilasciano, quando necessario». E intorno alla “spugnetta” di polimeri, aggiunge Cingolani, ci sono poi delle bio-molecole che servono a riconoscere la specifica malattia che stiamo cercando. «Tutto questo soggetto misura 100 nanometri: il sistema immunitario non lo vede, quindi è in grado di penetrare la maggior parte delle barriere cellulari, anche quelle encefaliche». Funziona così: il dispositivo ultrapiccolo «va in giro, trova la malattia». Nel frattempo, «siccome è magnetico, rilascia anche un segnale, come quello della risonanza magnetica: quindi ci consente di vedere dov’è la cellula malata». E dato che normalmente attorno alle cellule malate c’è qualche parametro sballato (tipicamente il pH), l’intruso – che è sensibile al pH – apre la “spugnetta” e rilascia il medicinale. «Possono essere anche medicinali multi-stadio, come per i cicli successivi della chemioterapia». Attenzione al passaggio chiave: «Se ho un campo magnetico oscillante, all’esterno, posso alzare la temperatura di una ventina di gradi centigradi, generando ipertermia locale», visto che il dispositivo è un “super-para-magnetico”.Spiega ancora Cingolani: «E’ la cosa più simile a un anticorpo intelligente di tipo artificiale, robotico. E si comincia a mettere questa roba in vivo, per capire come funziona». Dunque: «Fascendo oscillare una radiofrequenza esterna, la temperatura si alza: strutture di questo tipo (50 nanometri) sono i cosiddetti “quantum cubes”, cubetti quantistici di ossidi di ferro, che possono alzare la temperatura oltre i 50 gradi». Capito? «Non c’è cellula che resista, a queste temperature: quindi sono dei “bruciatori locali” estremamente piccoli». A questo punto, il video propone testimonianze di persone rimaste colpite da reazioni avverse dopo l’inoculo del siero sperimentale anti-Covid: lamentano bruciori interni diffusi e la sensazione di avere la testa in fiamme. Colpa dei “quantum cubes” forse presenti nei preparati in distribuzione? E poi: i nanocristalli di ossido magnetico possono davvero essere introdotti nel corpo umano con la somministrazione di farmaci, sfruttando i nanosistemi? C’è chi se ne sta occupando, si apprende: e non da oggi.A “Report” (RaiTre) lo stesso Sigfrido Ranucci spiega: «A sviluppare progetti per garantire un monitoraggio dell’attività cerebrale, potenziando la Brain Computer Interface attraverso chip impiantabili nel cervello, ci sono multinazionali del calibro di Facebook, i cui progetti però sono segreti. L’altra grande corporation interessata ai chip nel cervello è Neuralink, di proprietà di Elon Musk, il fondatore di Tesla che progetta di portare l’uomo su Marte». Anche i progetti si Neuralink sono segreti. Ma, stando a quanto ha dichiarato lo stesso Musk, l’obiettivo è trovare il modo per integrare l’intelligenza artificiale col cervello umano. «Noi siamo già dei cyborg: praticamente abbiamo dei superpoteri grazie al computer o allo smartphone. Ma per unirci in modo davvero simbiotico all’intelligenza artificiale – sostiene Musk – serve un interfaccia con il cervello, un collegamento diretto tra cervello e computer».Aggiunge: «Io penso che la soluzione migliore sia avere, all’interno del cervello, un livello di intelligenza artificiale che operi simbioticamente con te, proprio come fa il tuo cervello biologico». Precisa Mister Tesla: «Non c’è bisogno di un intervento chirurgico: puoi iniettarlo nelle vene attraverso il sangue o direttamente nella giugulare; da lì arriva velocemente ai neuroni». Dal Wyss Center di Ginevra, a suonare l’allarme è Niels Birbaumer, luminare delle neuroscienze, uno dei pionieri della Brain Computer Interface in Europa in ambito terapeutico. «Si possono usare queste tecniche anche nelle persone sane, per aumentare le loro performance, le attività, i pensieri. Certamente può essere un grande business. Ma – avverte lo scienziato – non ne conosciamo le conseguenze negative: possono essere drammatiche, perché non abbiamo nessuna idea di cosa cambia, nel cervello, se vi ho impiantato tanti elettrodi. Può cambiare in modo permanente la nostra personalità, con queste cose».Sembra la trama di un film distopico, ammette “Report”. E invece «stiamo parlando di scenari che stanno concretamente prendendo corpo». Ecco il punto: «Riuscire a indurre determinati pensieri nel cervello umano: è il progetto a cui stanno lavorando centinaia di ricercatori, in tutto il mondo, tra cui anche quelli dell’Iit di Genova, che però lo fanno solo a scopo terapeutico». Uno di loro, Stefano Panzeri, racconta: quando questa tecnologia sarà sviluppata in maniera sicura e completa, potrà anche restuituire la vista ai ciechi e l’udito ai sordi, sostituendo le funzioni degli occhi e delle orecchie. Più a lungo termine, aggiunge Panzeri, questa tecnologia «può essere però pensata anche come uno strumento per manipolare le capacità cognitive della persona». Obiettivo della sperimentazione in corso, da anni: attivare i neuroni dall’esterno. E quindi condizionare i pensieri che il cervello produce.Come funziona? Proprio nel modo esposto da Cingolani: «Si introducono con delle tecniche genetiche dei piccoli “interruttori”, delle proteine, che possono attivare (accendere o spegnere) il neurone, inviando un piccolo fascio di luce. In questo modo, si induce il neurone a dire quello che noi vogliamo fargli dire», chiarisce Panzeri. In altre parole: «La persona vedrà quello che vogliamo che veda. Si genera quindi una sensazione virtuale, dove l’oggetto rappresentato non c’è». Vale a dire: si può far percepire come reale un’immagine, una sensazione, un’esperienza che è solo virtuale. Gli esperimenti – iniziati diversi anni fa – hanno già avuto esito positivo su cavie non umane, precisa il video, le cui immagini si riferiscono al periodo in cui Colao e Cingolani non erano ancora ministri. La situazione è pericolosissima, avverte Niels Birbaumer: «Speriamo che la politica di regolamentazione (in primo luogo la Fda, negli Usa) blocchi questo lavoro». Aggiunge lo scienziato: «Secondo me, la tecnologia del Brain Computer Interface è molto più pericolosa di quella della bomba atomica».Domande: esiste una correlazione tra 5G, vaccini sperimentali Covid e ossido di nanocristalli come il grafene, la cui presenza è stata rilevata in alcuni preparati sperimetali oggi presentati come “vaccini”? «Il grafene – riassume il video pubblicato su “Database Italia” – è il materiale che, insieme al 5G, potrà influenzare la vita degli esseri umani». Notizia: «L’Ue ha appena investito un miliardo di euro, per la ricerca sul grafene nei prossimi dieci anni». Lavori in corso: «Sono già stati depositati 2 brevetti per l’uso del grafene in campo medico. E una pubblicazione medica del 2016 (riportata da “PubMed”) mostra che il grafene è stato dichiarato e usato come nuovo coadiuvante nei vaccini. Sebbene la Tv non lo dica, infatti, uno studio eseguito da ricercatori internazionali ha riscontrato nei vaccini Covid-19 proprio l’ossido di grafene». Ma cos’è, esattamente? «Il grafene è un conduttore, ma non resta permanente nel corpo umano: può essere espulso. E questo spiega il motivo delle dosi multiple del vaccino, con richiami ogni 6 mesi». Secondo gli autori del video, «il richiamo non è finalizzato a immunizzare dal virus. L’obiettivo è mantenere una corretta percentuale di grafene nel corpo umano, necessaria per interagire con le frequenze elettromagnetiche esterne, come quelle del 5G».Sempre per gli autori del video, «il fine ultimo è imporre in tutta l’Unione Europea l’uso del Green Pass da telefono (che attualmente è gestito dal fisco, non dal ministero della sanità) e sta raccogliendo tutti i dati personali di chi è stato “ingannato”». Un’opinione politica esplicita. E una previsione: «Il Green Pass, poco a poco, assimilerà le stesse funzioni del passaporto, della carta d’identità, della patente di guida, del conto corrente e della moneta, che sarà solo digitale. Il passo finale: sostituire il Green Pass con un chip da impiantare sottopelle a tutti i cittadini Ue, come si fa con i cani e le mucche. Questo processo avverrà entro il 2030». Oggi i governi vietano certe pratiche, diceva Ranucci, tempo fa. «Ma domani? Se qualcuno riuscisse a condizionare le scelte politiche?». Magari proprio “remotando” i cervelli? «La storia di Cambridge Analytica ci spiega che è possibile: gran parte dei seguaci del transumanesimo vive nella Silicon Valley, e alcuni di loro occupano dei ruoli ai vertici di quelle aziende che stanno investendo su tecnologia, web e genetica. E se nessuno mette un freno – si interroga Ranucci – saranno in grado di dettare l’agenda dell’evoluzione umana?».Nanorobot inseriti nel corpo con una semplice iniezione, per arrivare a condizionarci a distanza pilotandoci il cervello e i pensieri? Sono incubi: quelli su cui insistono in modo ossessivo i cosiddetti complottisti, bollati come paranoici. La notizia? Certi incubi fanno già parte della realtà. Lo ricorda il sito “Database Italia”, che propone un video nel quale si collegano tante tessere di un puzzle che, a quanto pare, si va componendo sotto i nostri occhi, giorno per giorno. «Questa Quarta Rivoluzione Industriale non vuole cambiare ciò che fai: vuole cambiare te», premette in modo esplicito Klaus Schwab, pontefice massimo di Davos. «Se ti fai modificare geneticamente, per esempio, sei tu che sei cambiato: e questo ha un grande impatto sulla tua identità». Vorrebbe dire cambiare quello che intendiamo per umano? «Sì, esatto». Immediato il sospetto: ha qualcosa a che fare, tutto questo, con i “vaccini genici” ossessivamente imposti con il pretesto della sindrome Covid? Per intenderci: sono i preparati sperimentali a contenuto magnetico che includono l’ossido di grafene. Quelli che in Italia sono obbligatori, in cambio della libertà condizionata.
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Correlazione tra 5G e Covid: oscurata ricerca scientifica
Chi ha paura della possibile correlazione tra la comparsa del coronavirus e il 5G? «Le onde millimetriche del 5G potrebbero essere utilizzate per la costruzione di strutture simili a virus come i coronavirus (Covid-19) all’interno delle cellule». Appena nove giorni di visibilità, poi la ricerca è stata ritirata dalla piattaforma che l’aveva pubblicata, cioè “PubMed”, che è oggi la più grande banca dati biomedica e di ricerca scientifica disponibile in Rete. “PubMed” – scrive “OasiSana” – ha infatti rimosso il clamoroso studio pubblicato il 16 luglio 2020, dal titolo “Tecnologia 5G e induzione del coronavirus nelle cellule della pelle”. Sul portale non c’è più traccia del test, condotto da sette ricercatori di Italia, Russia e Stati Uniti. Oltre a Massimo Fioranelli, fisico dell’università Guglielmo Marconi di Roma, comparivano i nomi di vari colleghi delle università del Michigan e di Mosca. L’analisi, spiega sempre “OasiSana”, è stata censurata anche dal sito dell’editore scientifico “Biolife”. In questa ricerca, aggiunge il newsmagazine curato da Maurizio Martucci, si dimostra come le onde millimetriche del 5G possano essere assorbite dalle cellule del derma, che fungono da antenne, per poi essere trasferite ad altre cellule e svolgere un ruolo decisivo nella produzione di coronavirus dentro le nostre cellule.«Il Dna è costituito da elettroni e atomi carichi, e ha una struttura simile a quella di un induttore. Questa struttura – si legge nella ricerca, recuperata integralmente da “Tanker Enemy” e pubblicata da “OasiSana” in formato Pdf – potrebbe essere divisa in induttori lineari, toroidali e rotondi. Gli induttori interagiscono con le onde elettromagnetiche esterne, si muovono e producono alcune onde extra all’interno delle cellule». Le forme di queste onde «sono simili alle forme delle basi esagonali e pentagonali della loro fonte di Dna». Queste onde «producono alcuni fori nei liquidi all’interno del nucleo». Per riempire questi buchi, prosegue la ricerca, vengono prodotte alcune basi esagonali e pentagonali extra. «Queste basi potrebbero unirsi l’una all’altra e formare strutture simili a virus come il coronavirus». Ancora: «Per produrre questi virus all’interno di una cellula, è necessario che la lunghezza d’onda delle onde esterne sia più corta della dimensione della cellula. Così, le onde millimetriche del 5G potrebbero essere utilizzate per la costruzione di strutture simili a virus come i coronavirus (Covid-19) all’interno delle nostre cellule».Finora, le voci sulla possibile correlazione tra 5G e coronavirus – subito diffusesi sul web – sono state sistematicamente derubricate come “sciocchezze complottistiche”, nonostante il fatto che questa tesi sia stata sottolineata persino da un personaggio come Gunter Pauli, consigliere economico di Giuseppe Conte. I media mainstream hanno letteralmente massacrato un medico come Martin Pall, tra i primi a denunciare la correlazione tra Covid e wireless di quinta generazione. Massimo impegno, da parte dell’establihment, nel filtrare ogni informazione potenzialmente destabilizzante, fino al caso (ridicolo) dello studio di “The Lancet” contro l’idrossiclorochina, poi ritrattato dagli stessi autori. Sempre in campo medico, ha fatto scalpore l’approvazione dell’Oms per una relazione dei sanitari inglesi, colpiti dall’efficacia (contro il Covid) di un semplice cortisoide: la scoperta risaliva a due mesi prima, ma i medici – italiani – che per primi avevano provato l’efficacia del cortisone erano stati ignorati dal ministro della sanità, Speranza, al quale si erano tempestivamente rivolti.Tabù assoluto, invece, il caso del 5G: l’ultimo progetto di decreto governativo (ispirato da Vittorio Colao, già manager Vodafone e grande sponsor del 5G) prevede che l’Italia tolga ai Comuni la possibilità di opporsi all’installazione delle antenne, e i Comuni italiani contrari al 5G sono oltre 300. I grandi media hanno completamente ignorato la grande manifestazione svoltasi a Firenze, contro il wireless di quinta generazione, che ha radunato una folla di 12.000 attivisti. Ora, si è arrivati al giallo: il primo studio che certifica una relazione tra 5G e Covid viene ritirato pochi giorni dopo esser stato presentato pubblicamente da 7 scienziati. Di nuovo, si segnala il silenzio dei grandi media, che in Italia si attengono alle prescrizioni dell’imbarazzante “Ministero della Verità” istituito a Palazzo Chigi e coordinato da Andrea Martella (Pd), con la funzione di filtrare le notizie sul coronavirus. Da quando il comitato “orwelliano” è entrato in funzione, non si contano gli episodi di “shadow banning” anche sui social: video e contenuti che menzionano il 5G vengono rimossi da Facebook e da YouTube.Chi ha paura della possibile correlazione tra la comparsa del coronavirus e il 5G? «Le onde millimetriche del 5G potrebbero essere utilizzate per la costruzione di strutture simili a virus come i coronavirus (Covid-19) all’interno delle cellule». Appena nove giorni di visibilità, poi la ricerca è stata ritirata dalla piattaforma che l’aveva pubblicata, cioè “PubMed”, che è oggi la più grande banca dati biomedica e di ricerca scientifica disponibile in Rete. “PubMed” – scrive “Oasi Sana” – ha infatti rimosso il clamoroso studio pubblicato il 16 luglio 2020, dal titolo “Tecnologia 5G e induzione del coronavirus nelle cellule della pelle”. Sul portale non c’è più traccia del test, condotto da sette ricercatori di Italia, Russia e Stati Uniti. Oltre a Massimo Fioranelli, dell’università Guglielmo Marconi di Roma, comparivano i nomi di vari colleghi delle università del Michigan e di Mosca. L’analisi, spiega sempre “Oasi Sana”, è stata censurata anche dal sito dell’editore scientifico “Biolife”. In questa ricerca, aggiunge il newsmagazine curato da Maurizio Martucci, si dimostra come le onde millimetriche del 5G possano essere assorbite dalle cellule del derma, che fungono da antenne, per poi essere trasferite ad altre cellule e svolgere un ruolo decisivo nella produzione di coronavirus dentro le nostre cellule.
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Terziano: la mente è un paracadute, se si apre ci guarisce
Ho un amico che ha avuto un’emorragia celebrale, tre giorni fa, e a mie piace stare con lui. Non so se lo sto accompagnando verso la morte. Se io riesco a interagire con queste persone le faccio “uscire in astrale”: si vedono da sopra, si rendono conto del fatto che c’è una parte di noi che non muore. Con questo sistema comunicano con i loro cari, defunti, e si rasserenano. Questo, per me, è “accompagnare”. Una volta sola, mi è capitata una guarigione “miracolosa”: ce l’ho ancora nel cuore, nella testa. Gli altri però muoiono tutti: purtroppo non ho il potere di evitargli la morte (e penso che prima o poi toccherà anche a me, tra le altre cose). Per me, quindi, l’accompagnare ha questo significato: stare vicino, e fare quello che il tuo sapere – di testa e di cuore – in quel momento ti suggerisce di fare. La rabdomanzia? Non tutti nasciamo rabdomanti. Io lo sono diventato. La si può allenare, la mente, a percepire le radiazioni della Terra. Tanti anni fa sono stato in Egitto, nel Tempio di Luxor, a fare delle sperimentazioni. E ho visto che molte persone, vicino all’altare, cascano per terra. Pensate alla Sacra di San Michele, in valle di Susa: se andate lassù nella chiesetta, a sinistra dell’altare, potreste cadere; lì c’è un incrocio delle due “vie sincroniche”. Il fatto che i luoghi sacri come la grotta di Lourdes abbiano un’elevata energia è positivo, ma non è prudente sostarvi troppo a lungo, altrimenti ci si “frigge”.Io sono un medico, con alle spalle una lunga esperienza ospedaliera. Nel frattempo mi sono occupato di agopuntura, quando era ancora considerata stregoneria pura. Ho studiato medicina tradizionale cinese, omeopatia, radioestesia, Reiki. Pratico l’ipnosi, che è ottima coi malati gravi. Poi ho scoperto la fisica quantistica. Mi sono affidato alla medicina complementare, senza mai rifiutare nulla della medicina ufficiale. A proposito: riusciremo mai a sentir parlare semplicemente di “medicina”, senza dover aggiungere aggettivi come “ufficiale” e “alternativa”? Avevo bisogno di darmi una risposta scientifica a fenomeni che vivevo, e che non riuscivo a spigarmi. Per esempio: ci sono luoghi che producono benessere, altri malessere. Sentiamo dire: «Non dormivo bene, e ho risolto il problema girando il letto». A volte proviamo una strana empatia, immediata, con persone che vediamo per la prima volta: perché? Oppure: come fa il rabdomante a sentire la vena d’acqua? Come può funzionare un rimedio omeopatico, se non contiene chimica? E come fa a funzionare l’acqua “informata”? Come fanno a funzionare i trattamenti a distanza dei gruppi di preghiera, come confermato da studi scientifici americani su reparti ospedalieri verso cui era stata indirizzata la preghiera? E come fanno a funzionare i trattamenti di Reiki a distanza e quelli della medicina vibrazionale, di cui mi occupo io?Ancora: com’è possibile interagire con l’identità spirituale di un defunto? Cosa che avviene, sapete: ed è un’altra delle realtà profonde della nostra vita, che ci neghiamo. Che significato possiamo dare, al cosiddetto paranormale, inclusi quelli che chiamiamo miracoli? Io a tutti questi fenomeni ho dato un significato quando ho cominciato a studiare fisica quantistica seriamente. Della quantistica ho trasferito i principi fondamentali nella mia vita quotidiana. In questo momento è diventata la mia verità – la mia, beninteso, e non ho nessuna intenzione di imporla agli altri. Rimane la gioia di poterne parlare, tutto qui. Il grande fisico Nils Bohr, Premio Nobel, diceva che chi si avvicina alla meccanica quantistica, se non viene sconvolto, significa che non l’ha capita. Io ne sono rimasto affascinato. Fonda le sue radici nell’infinitamente piccolo. E l’ho sperimentata con successo nella vita, la mia e quella delle persone che mi ruotano accanto. La fisica di Newton stabilisce che è sempre una forza esterna a far muovere un oggetto. E’ il fondamento della nostra tecnologia: siamo andati sulla Luna, con Newton.La quantistica comincia con Einstein (”la materia è energia”) e dimostra che l’energia è dentro la materia, e che questa energia si espande. Ecco il concetto di vibrazione, e il concetto di risonanza: un segnale che parte a va a collegarsi a entità che vibrano alla sua stessa frequenza, perché queste forze – nel loro espandersi nell’universo – rispettano le leggi della fisica (possiedono frequenza, ampiezza e lunghezza d’onda). Sappiamo che l’uomo emette frequenze elettromagnetiche: facciamo l’elettrocardiogramma, l’elettroencefalogramma. Ma prima che ci fossero questi “giocattoli” come facevamo, a sapere che c’erano queste onde? La mente dell’uomo è come un paracadute: funziona solo se si apre. Il problema è farla aprire. Proviamo allora a immaginare che esistano frequenze che l’uomo riceve e manda, e che però nessun apparecchio riesce ancora a evidenziare. In realtà un “apparecchio” fatto così ce l’abbiamo tutti: è la nostra mente.Se ci mettiamo uno di fronte all’altro e tendiamo i palmi delle mani, dopo un po’ avvertiamo una sorta di formicolio: si può sentire, quello che l’essere umano trasmette. Questo a cosa mi serve, nell’atto terapeutico? Mi aiuta a interagire, guidando il paziente (con il suo aiuto, indispensabile), per recuperare quei conflitti interiori che sa rilevare anche l’ipnosi, impiegando però moltissimo tempo. Poi, una volta individuato il conflitto, occorre comunque che a risolverlo sia la persona, non certo il terapeuta. La mente dell’uomo è in grado di concentrarsi su tantissime frequenze: è possibile sentire le energie della Terra, è possibile percepire le Onde di Schumann, le energie stupende che abbondano nei siti celtici. Possiamo sentire le geopatie, sintonizzarci con gli effetti negativi dei telefoni cellulari. Le possibilità sono infinite. In questo momento storico stiamo passando dalla biochimica alla biofisica, che speriamo superi rapidamente la biochimica.Io sono abituato a interagire con la materia, da tantissimi anni. Coi vegetali, per esempio: se si stimolano con le frequenze giuste, le piante germogliano prima, crescono meglio. Lo dimostrano gli amici con cui collaboro, che si occupano di agricoltura biologica. Ho provato a proporre questo intervento nella crescita delle cellule staminali, in una università. Obiettivo: riuscire a sollecitare le cellule con uno stimolo biofisico – e ci si riesce benissimo, con la mente, a inviare un’onda destinata a informare le cellule: “informare”, cioè “formare dentro”, inserire una forma. Oggi sono state inventate delle macchine che sfruttano la cosiddetta bio-risonanza, che riescono a leggere le frequenze delle cellule. Le nostre cellule sono dei “dipoli” che emanano comunque una corrente, e la stessa cosa fanno i neuroni quando creano i pensieri. E creano onde elettromagnetiche che possono interferire pesantemente, sul fisico.La kinesiologia, una scienza che pochi medici conoscono, è in grado di testare l’azione delle forze esterne verso di noi. Qualsiasi cosa: un barattolo di Nutella, il telefonino. Le macchine a bio-risonanza sono eccezionali, registrano queste frequenze e le possono cambiare. Unico handicap, sono costose. E allora ho imparato a usare la mia mente, e a utilizzare dei cristalli che io “informo” con delle onde particolari, che sono in grado poi si trasmettere alle persone alcune frequenze. Guardate che è molto semplice, può farlo chiunque. Un evento scientifico che ha validato queste cose è l’esperimento Epr di Einstein con Podolsky e Rosen, quello che ha stabilito l’efficacia dell’entanglement. Ci sono due elettroni che girano nello stesso senso; se ne prende uno e lo si trasporta a chilometri di distanza; poi con la macchina si dà un impulso a far girare un elettrone al contrario (”spin inverso”) e simultaneamente – cosa che mise in crisi Einstein – dall’altra parte del mondo, anche l’altro elettrone si mette a girare nel senso inverso. Questo dimostra che la velocità della luce non è più fondamentale, nel calcolo delle dinamiche della materia.Pensate agli innumerevoli input biologici che arrivano alle nostre cellule, ai nostri organi: se viaggiassero solo degli impulsi biochimici, come faremmo a funzionare così bene? Non avete mai visto uno stormo di uccelli fare le sue evoluzioni, virando di colpo? Tutti si muovono in sincrono. Com’è pensabile che il capostormo fischi all’ultimo della fila? Si mandano i segnali di cui parlo. E come fanno le termiti, che sono cieche, a fare così rapidamente e in modo così perfetto il loro nido? Tra l’altro, il termitaio sorge sempre su un Nodo di Hartmann, geopatico. Col suo Principio di Indeterminazione, Heisenberg ha dimostrato che, nell’infinitamente piccolo, di una sostanza non si possono valutare due caratteristiche contemporaneamente. Possiamo “misurare” un elettrone, ma non la sua velocità. Non lo capivo, fino a quando non mi è venuto in mente l’esempio del minestrone: se voglio misurarne la quantità è facile, peso il mio piatto di minestra; ma se – contemporaneamente – voglio anche sapere se la minestra è buona o no, non posso farlo: assaggiandola, altererei una delle sue qualità (il peso, appunto).Se io guardo la realtà, come osservatore, posso condizionarla. Ma cos’è la realtà? Se reggo in mano un microfono e lo vedo grigio, un daltonico lo vedrà giallo. La realtà è dunque quello che il nostro cervello immagina che sia reale. Ma se la realtà è la malattia, e noi abbiamo la possibilità di vederla come una realtà diversa, perché non impariamo a farlo? E questo lo si può fare, non è difficile. Lo si può fare da soli, oppure aiutando la persona a passare dal subconscio (l’area dove sussistono i conflitti spirituali) al super-conscio. E dal super-conscio vi assicuro che parte la guarigione. Io lo trovo bellissimo. Questo, in sintesi, è il mio pensiero sulla fisica quantistica. Non è così complicata, ed è affascinante. Io mi sono limitato a riportarla nella pratica quotidiana.(Emilio Terziano, dichiarazioni rilasciate alla “Giornata dei guariti” il 19 dicembre 2019 allo Spazio Uno di Torino. Ginecologo ed esperto in “medicina energetica vibrazionale”, il dottor Terziano è il co-fondatore – con il figlio Andrea, ingegnere – dell’azienda Pentater, che produce dispositivi “quantistici” che proteggono il corpo da elettrosmog, geopatie e dolore fisico).Ho un amico che ha avuto un’emorragia celebrale, tre giorni fa, e a mie piace stare con lui. Non so se lo sto accompagnando verso la morte. Se io riesco a interagire con queste persone le faccio “uscire in astrale”: si vedono da sopra, si rendono conto del fatto che c’è una parte di noi che non muore. Con questo sistema comunicano con i loro cari, defunti, e si rasserenano. Questo, per me, è “accompagnare”. Una volta sola, mi è capitata una guarigione “miracolosa”: ce l’ho ancora nel cuore, nella testa. Gli altri però muoiono tutti: purtroppo non ho il potere di evitargli la morte (e penso che prima o poi toccherà anche a me, tra le altre cose). Per me, quindi, l’accompagnare ha questo significato: stare vicino, e fare quello che il tuo sapere – di testa e di cuore – in quel momento ti suggerisce di fare. La rabdomanzia? Non tutti nasciamo rabdomanti. Io lo sono diventato. La si può allenare, la mente, a percepire le radiazioni della Terra. Tanti anni fa sono stato in Egitto, nel Tempio di Luxor, a fare delle sperimentazioni. E ho visto che molte persone, vicino all’altare, cascano per terra. Pensate alla Sacra di San Michele, in valle di Susa: se andate lassù nella chiesetta, a sinistra dell’altare, potreste cadere; lì c’è un incrocio delle due “vie sincroniche”. Il fatto che i luoghi sacri come la grotta di Lourdes abbiano un’elevata energia è positivo, ma non è prudente sostarvi troppo a lungo, altrimenti ci si “frigge”.
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Radio, radar, satelliti e 5G: e arriva, puntuale, la pandemia
Nel 1918, dopo l’enorme pandemia dell’influenza Spagnola, hanno chiesto a Rudolf Steiner a cosa fosse dovuta. Lui rispose: i virus sono semplicemente le escrezioni di una cellula avvelenata. I virus sono delle parti di Dna o Rna, o di qualche altra proteina, che vengono espulse dalla cellula. Si formano quando la cellula è avvelenata, non sono la causa di niente. Oggi, improvvisamente, scopriamo che nel circolo polare artico i delfini stanno morendo: per un contagio, o magari per qualche schifezza finita in mare, come il greggio della super-petroliera Exxon Valdez? Se date un’occhiata alle teorie correnti sui virus, l’ultima conferenza del Nih (il Dipartimento della salute degli Usa) parla della complessità dei virus, e vedrete che corrisponde esattamente alle teorie correnti su cosa sono realmente i virus. Ho un esempio drammatico di ciò, nella mia vita. Durante la mia infanzia, fuori da casa mia c’erano degli acquitrini. Erano pieni di rane, che mi svegliavano di notte. Col tempo tutte le rane sono sparite. Quanti di voi pensano che le rane avessero una malattia genetica? Quanti pensano che le rane avessero un virus? Quanti pensano che qualcuno abbia sversato del Ddt nell’acqua? Questo è infatti quello che è successo.Ogni pandemia, negli ultimi 150 anni, corrisponde a un salto di qualità nell’elettrificazione della Terra. Come si spiega l’epidemia di Spagnola nel 1918? Alla fine dell’autunno del 1917 c’era stata l’introduzione delle onde radio, intorno al mondo. Quando esponete un qualsiasi essere vivente a un nuovo campo elettromagnetico, lo avvelenate: qualcuno ne viene ucciso, e gli altri entrano in una specie di ibernazione; vivono un po’ di più, e più malati. Con la Seconda Guerra Mondiale è iniziata una nuova pandemia, a causa dell’introduzione dei radar su tutta la Terra, improvvisamente ricoperta dai nuovi campi magnetici emessi dai radar. Era la prima volta che gli esseri umani subivano quel tipo di esposizione. Nel 1968, poi, c’è stata l’influenza di Hong Kong: è stata la prima volta che, nella fascia protettiva della cintura di Van Allen – il cui ruolo principale è quello di incorporare i raggi cosmici provenienti dal Sole, dalla Luna, da Giove, e distribuirli a tutti gli esseri viventi terrestri – sono stati posti dei satelliti che emettono delle frequenze radioattive. In sei mesi c’è stata una nuova epidemia “virale”. In realtà, la gente è stata avvelenata, anche se pensava di subire un’epidemia influenzale.Nel 1918, la sanità di Boston deciss di analizzare la caratteristica contagiosa di una epidemia: che lo crediate o no, hanno preso centinaia di persone che avevano l’influenza, hanno prelevato ciò che avevano nel naso e l’hanno iniettato in soggetti sani, che non avevano l’influenza. Neanche una volta sono riusciti a far ammalare qualcuno. L’hanno ripetuto più e più volte, e non sono riusciti a dimostrare il contagio. L’hanno fatto pure con dei cavalli, che sembrava avessero preso l’influenza Spagnola; gli hanno messo dei sacchi sulle teste: il cavallo starnutiva dentro il sacco, e poi infilavano il sacco attorno alla testa del cavallo seguente. Nessun cavallo si è ammalato. Potete leggere tutto ciò in un libro che si chiama “L’arcobaleno invisibile”, di Arthur Firstenberg. Ad ogni stadio di elettrificazione della Terra ha corriposto, entro sei mesi, una nuova pandemia influenzale. Non ci sono altre spiegazioni, per la Spagnola. Come ha potuto propagarsi, dal Kansas al Sudafrica in appena due settimane, in modo tale che il mondo intero manifestasse i medesimi sintomi nello stesso momento, nonostante i mezzi di trasporto dell’epoca fossero la nave e il cavallo? Non ci sono spiegazioni, per questo. Infatti ammettono: non sappiamo come sia successo.Riflettete: tutte queste onde radio e altre frequenze, che avete in tasca o tra le mani, vi permettono di inviare un segnale in Giappone, e arriva all’istante. Voi magari non credete che esista, un campo elettromagnetico capace di comunicare a livello mondiale nel giro di qualche secondo: semplicemente, non ci prestate attenzione. Aggiungo che c’è stato un salto di qualità drammatico, durante gli ultimi sei mesi, per quel che riguarda l’elettrificazione della Terra. Sono certo che molti di voi sanno di cosa si tratta. Si chiama 5G. Ora ci sono 20.000 satelliti che emettono radiazioni, proprio come quelle emesse nella vostra tasca o nella vostra mano, dai dispositivi elettronici che usate continuamente. Tutto questo – mi spiace doverlo dire – non è compatibile con la salute. Le frequenze dei dispositivi che usiamo destrutturano l’acqua presente nel nostro corpo. Finisco con un indovinello: qual è la prima città al mondo interamente coperta dal 5G? Whuan, esatto.Quindi cominciamo a pensarci: siamo in una crisi esistenziale di un’ampiezza tale, che gli esseri umani non hanno mai visto. Non gioco a fare il profeta del Vecchio Testamento: è davvero qualcosa che non ha precedenti, la messa in orbita di centinaia di migliaia di satelliti nella fascia protettrice della Terra. In effetti, ciò non ha a che vedere con la questione dei vaccini. Un anno fa ho avuto un paziente che era in piena forma, che faceva surf. Era elettricista, installava dei sistemi Wi-Fi per delle persone molto ricche. Gli elettricisti hanno un tasso di mortalità molto elevato, ma lui stava bene. Poi si ruppe un braccio e gli hanno messo una placca metallica nell’arto. Tre mesi più tardi non poteva più scendere dal letto, aveva un’aritmia cardiaca. Fu il crollo totale. La sensibilità dipende dalla quantità di metallo che avete in corpo, come anche dalla qualità dell’acqua nelle vostre cellule. Quindi, quando si inizia ad iniettare dell’alluminio nel corpo, le persone diventano dei ricettori per assorbire maggiormente i campi elettromagnetici. E questa è una “tempesta perfetta”, visto il tipo di danni di cui sta facendo esperienza tutta la nostra specie, adesso.(Thomas Cowan, estratto del video “Rudolf Steiner, i virus e l’elettrificazione della Terra”, pubblicato il 19 marzo 2020 sul canale YouTube “L’Ortolana” e ripreso da “La Voce del Trentino”. Per avere un’idea della preoccupazione che il filmato sta suscitando, basta dare un’occhiata alle moltissime pagine web che, scagliandosi contro il medico statunitense, alimentano la disinformazione quotidiana, promossa dalla crociata neo-medievale contro il pluralismo scientifico. Illuminanti, in questo senso, gli attacchi pubblicati da siti umoristici come “Butac” e lo spassoso “Open”, diretto da Enrico Mentana, che arriva a definire “guru” il fondatore dell’antroposofia, presentando Steiner come “ispiratore del nazismo magico”. Ai burloni di “Butac”, “Open” e colleghi, forse vale ricordare la recente sentenza della magistratura italiana che, sulla scorta di evidenze medico-scientifiche, ufficializza la correlazione tra salute – tumori, addirittura – ed esposizione a radiofrequenze elettroniche, anche solo quelle dei comuni smartphone 4G).Nel 1918, dopo l’enorme pandemia dell’influenza Spagnola, hanno chiesto a Rudolf Steiner a cosa fosse dovuta. Lui rispose: i virus sono semplicemente le escrezioni di una cellula avvelenata. I virus sono delle parti di Dna o Rna, o di qualche altra proteina, che vengono espulse dalla cellula. Si formano quando la cellula è avvelenata, non sono la causa di niente. Oggi, improvvisamente, scopriamo che nel circolo polare artico i delfini stanno morendo: per un contagio, o magari per qualche schifezza finita in mare, come il greggio della super-petroliera Exxon Valdez? Se date un’occhiata alle teorie correnti sui virus, l’ultima conferenza del Nih (il Dipartimento della salute degli Usa) parla della complessità dei virus, e vedrete che corrisponde esattamente alle teorie correnti su cosa sono realmente i virus. Ho un esempio drammatico di ciò, nella mia vita. Durante la mia infanzia, fuori da casa mia c’erano degli acquitrini. Erano pieni di rane, che mi svegliavano di notte. Col tempo tutte le rane sono sparite. Quanti di voi pensano che le rane avessero una malattia genetica? Quanti pensano che le rane avessero un virus? Quanti pensano che qualcuno abbia sversato del Ddt nell’acqua? Questo è infatti quello che è successo.
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Martin Pall: sfuggirà al coronavirus chi resta lontano dal 5G
La domanda che viene sollevata qui non è se il 5G sia responsabile del virus, ma piuttosto se il 5G, le radiazioni che agiscono tramite l’attivazione dei Vgcc possono esacerbare la replicazione virale o la diffusione o la letalità della malattia innescata dal Covid-19 (i Vgcc sono i canali ionici del calcio dipendenti dalla tensione elettrica presenti nella membrana delle nostre cellule, Ndr). Facciamo un passo indietro e guardiamo alla storia recente del 5G a Wuhan per avere una prospettiva su quelle domande. Un articolo dell’”Asia Times”, datato 12 febbraio 2019, ha dichiarato che a Wuhan alla fine del 2018 c’erano 31 diverse stazioni base 5G, ovvero antenne. In seguito sono stati sviluppati piani tali, che alla fine del 2019 sarebbero state installate circa 10.000 antenne 5G, la maggior parte su lampioni “intelligenti” a led 5G. Il primo lampione “intelligente” è stato installato il 14 maggio 2019 ma un numero maggiore ha iniziato a essere attivato solo nell’ottobre 2019. Questi risultati mostrano che il rapido ritmo dell’epidemia di coronavirus si è sviluppato in correlazione all’aumento di antenne 5G. Quindi abbiamo questa constatazione: il primo 5G “intelligente” della Cina, con Smart City e autostrada “intelligente”, è l’epicentro di questa epidemia, e questa scoperta che l’epidemia è diventata rapidamente più grave quando il numero di antenne 5G è salito alle stelle.Questi risultati sono casuali o il 5G ha un ruolo “causale” nell’esacerbazione epidemica del coronavirus? Per rispondere a questa domanda, dobbiamo determinare a valle gli effetti. L’attivazione di Vgcc aggrava la replicazione virale, gli effetti dell’infezione virale, specialmente in quelli che hanno ruoli nella diffusione del virus, e anche il meccanismo con cui questo coronavirus provoca la morte. Di conseguenza, la replicazione dell’Rna virale è stimolata dallo stress ossidativo. La principale causa di morte per questo coronavirus è la polmonite. La polmonite è notevolmente esacerbata da ciascuno di quei cinque effetti a valle dell’attivazione del Vgcc, calcio intracellulare eccessivo, stress ossidativo, elevazione di Nf-kappaB, infiammazione e apoptosi. La prima delle citazioni elencate di seguito mostra che i bloccanti dei canali del calcio, lo stesso tipo di farmaci che bloccano gli effetti dei campi elettromagnetici, sono utili nel trattamento della polmonite. Ciò prevede che i campi elettromagnetici, agendo tramite l’attivazione di Vgcc, renderanno sempre più grave la polmonite; quindi, le radiazioni 5G – così come altri tipi di campi elettromagnetici – possono aumentare i decessi per polmonite.Tutti sostengono che è probabile che le radiazioni 5G esacerbino notevolmente la diffusione del coronavirus e aumentino notevolmente la mortalità delle infezioni da esso prodotte. La buona notizia è che è probabile che quelli di noi che vivono in aree senza radiazioni 5G e che evitano altri campi elettromagnetici, ove possibile, probabilmente sfuggiranno a molti degli impatti di questa potenziale pandemia globale. È altamente probabile che una delle cose migliori che Wuhan può fare per controllare l’epidemia in città sia spegnere il sistema 4G e 5G. In sintesi, abbiamo una serie di eventi collegati al 5G che si sono verificati in più di una situazione, in cui noi abbiamo dimostrato meccanismi plausibili con cui le radiazioni 5G possono causare effetti biologici dannosi. Questi includono: effetti neurologici e neuropsichiatrici, segnalati sia in Svizzera che a Stoccarda in Germania; effetti simili ma più gravi degli effetti causati da altre esposizioni ai campi elettromagnetici (tre suicidi a 11 giorni l’uno dall’altro nel personale delle ambulanze); effetti cardiaci, riportati anche in Svizzera e a Stoccarda: effetti simili a quelli trovati nell’uomo in seguito ad altre esposizioni ai campi elettromagnetici e in esperimenti su animali.Abbiamo due casi di morte cardiaca improvvisa, quasi istantanei, all’attivazione del 5G: uno nel Paesi Bassi e uno nel Regno Unito. Abbiamo casi di panico di massa nei bovini e comportamenti aggressivi insoliti nei bovini e negli ovini. Abbiamo diversi casi di difetti alla nascita degli arti umani in Francia e Germania. Abbiamo diversi casi di incendi collegati al 5G in Corea e nel sud della California. Abbiamo notevoli aumenti apparenti dell’Ehs (elettrosensibilità) a Stoccarda, Germania. Mentre questo è un singolo esempio, a le mie conoscenze, simili anche se più lentamente sviluppando esempi di Ehs, hanno dimostrato che si verificano negli studi sull’esposizione professionale ai campi elettromagnetici e in due studi sui “contatori intelligenti”. Il caso potrebbe essere qui più debole, perché si basa esclusivamente sull’esempio di Stoccarda, ma è ancora sostanziale.Quattro effetti a valle prodotti da campi elettromagnetici che agiscono tramite l’attivazione di Vgcc, stress ossidativo, Nf-elevazione, infiammazione e apoptosi di kappaB stimolano notevolmente entrambi i processi infettivi del coronavirus, compresi gli aspetti coinvolti nella diffusione virale e anche la polmonite (causa predominante di morte nell’epidemia). Ne consegue che la “coincidenza” è quella con Wuhan, la prima città 5G “intelligente” della Cina, nonché prima “autostrada 5G” cinese. L’altra “coincidenza” è che l’epidemia è stata scoperta per la prima volta quando è iniziata un’elevata densificazione delle antenne 5G, con la gravità dell’epidemia e il tasso di mortalità che aumenta molto rapidamente quando migliaia di antenne 5G sono state installate in tutta la città di Wuhan. È quindi altamente probabile che non siano coincidenze. Lasciatemi ripetere che qualsiasi effetto visto con il “lancio” iniziale della radiazione 5G sarà una piccola frazione di quelli previsti da un sistema 5G nella massima diffusione, che interagisce con “l’Internet delle cose”.Gli otto effetti 5G apparenti sopra elencati non includono altri effetti massicci previsti della radiazione 5G, dove non abbiamo prove del fatto che si stiano verificando o meno; abbiamo invece prove di importanti ruoli causali di altre esposizioni ai campi elettromagnetici. Questi includono: 1. Impatti massicci sulla riproduzione maschile, in cui le radiazioni 5G possono produrre crash molto rapidi nella riproduzione maschile per chiudere a zero. 2. Insorgenza di demenza di Alzheimer (Ad) ad esordio quasi precoce. Qui sappiamo tutto su come indurre l’Ad “universale” o quasi universale, ad esordio precoce, in un modello di ratto: basta dare una serie di impulsi Emf durante un giorno o anche durante un secondo. Se dai impulsi ogni giorno, ottieni l’Alzheimer “universale” o quasi universale nei ratti di sei mesi (all’incirca, l’età equivalente di un bambino di 12 anni). 3. Autismo universale o quasi universale: sappiamo, da studi genetici, che l’autismo umano è causato dall’eccessiva attività Vgcc, e poiché questo è il principale meccanismo d’azione dei campi elettromagnetici, tra cui Emf a onda millimetrica 5G, è altamente plausibile che il 5G possa causare l’autismo “pulsato”, universale o quasi universale.4. Livelli molto elevati di mutazioni della linea germinale causate dall’impatto della radiazione 5G che agisce tramite Vgcc, con l’attivazione sul Dna degli spermatozoi umani e sul Dna degli ovociti umani. Ciò che si sostiene è che la riproduzione umana potrebbe essere fortemente influenzata da livelli molto elevati di mutazione. Le possibili conseguenze delle radiazioni 5G avrebbero potuto essere testate in precedenza da studi su modelli animali, prima di qualsiasi lancio del 5G. Ritengo che si tratti di un’atrocità di proporzioni quasi incredibili che nessun test del genere sia stato fatto. Tutto ciò porta a sostenere che il 5G presenti minacce di un tipo che non abbiamo mai visto prima: molteplici, imminenti minacce esistenziali alla nostra sopravvivenza.(Martin Pall, “Sfuggirà alla pandemia chi vive senza 5G, è una minaccia alla nostra sopravvivenza”, da “Oasi Sana” del 18 marzo 2020. Docente dell’università di Washington, il professor Pall ha ricercato la correlazione ambientale con meccanismi infiammatori che causano patologie gravi, concentrandosi soprattutto sull’elettrosmog. Non sorprende che le sue tesi fatichino tuttora a trovare piena cittadinanza nell’attuale mainstream scientifico).La domanda che viene sollevata qui non è se il 5G sia responsabile del virus, ma piuttosto se il 5G, le radiazioni che agiscono tramite l’attivazione dei Vgcc possono esacerbare la replicazione virale o la diffusione o la letalità della malattia innescata dal Covid-19 (i Vgcc sono i canali ionici del calcio dipendenti dalla tensione elettrica presenti nella membrana delle nostre cellule, Ndr). Facciamo un passo indietro e guardiamo alla storia recente del 5G a Wuhan per avere una prospettiva su quelle domande. Un articolo dell’”Asia Times”, datato 12 febbraio 2019, ha dichiarato che a Wuhan alla fine del 2018 c’erano 31 diverse stazioni base 5G, ovvero antenne. In seguito sono stati sviluppati piani tali, che alla fine del 2019 sarebbero state installate circa 10.000 antenne 5G, la maggior parte su lampioni “intelligenti” a led 5G. Il primo lampione “intelligente” è stato installato il 14 maggio 2019 ma un numero maggiore ha iniziato a essere attivato solo nell’ottobre 2019. Questi risultati mostrano che il rapido ritmo dell’epidemia di coronavirus si è sviluppato in correlazione all’aumento di antenne 5G. Quindi abbiamo questa constatazione: il primo 5G “intelligente” della Cina, con Smart City e autostrada “intelligente”, è l’epicentro di questa epidemia, e questa scoperta che l’epidemia è diventata rapidamente più grave quando il numero di antenne 5G è salito alle stelle.
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Scienziati: se gli alieni sono tra noi, non riusciamo a vederli
Helen Sharman, chimica e primo astronauta inglese a raggiungere la stazione spaziale Mir nel 1991, ha dichiarato recentemente che possiamo anche andare a cercare gli alieni in mondi lontani, ma in realtà potrebbero già vivere tra noi. E se non riusciamo a identificarli è perché non hanno la forma umanoide che abbiamo sempre immaginato, e soprattutto sono basati su una chimica e una genetica totalmente diverse dalle nostre. Risultato: non riusciamo a vederli. Samatha Rolfe, astronoma e astrobiologa del Bayfordbury Observatory inglese, ritiene che vivano nella biosfera nascosta, quella che sfugge alle nostre ricerche, solo perché non sappiamo come indagare. Sono infatti sicuramente basati su una biochimica completamente diversa dalla nostra. E sono piccolissimi. Sharman ha sollevato un problema annoso.La Nasa ha deciso di investire nell’obbiettivo di trovarli ma cercare altri modi di vivere non è facile, soprattutto se lo si fa basandosi quello che conosciamo già. Noi umani riteniamo che la vita debba avere determinate caratteristiche che i biologi riassumono nell’acronimo Mrsgren (Movement, Respiration, Sensitivity, Growth, Reproduction, Excretion and Nutrition). Ovvero devono muoversi, respirare, essere sensibili, crescere, produrre rifiuti organici e nutrirsi.Questa definizione però può essere contestabile. Tutte queste caratteristiche dovrebbero essere contemporaneamente presenti, ma ci sono casi in cui non lo sono. Una stampante 3d per esempio è in grado di autoriprodursi, ma non è considerabile come un essere vivente. In compenso il mulo, che non può riprodursi perché è sterile è decisamente vivo. Una alternativa che è stata proposta è di definire vivo un sistema chimico che si autosostiene ed è capace di evolversi. Il dibattito che ha appassionato migliaia di scienziati e filosofi per centinaia di anni sta alla base delle ricerche spaziali. Ed effettivamente molti astrobiologi ammettono che potrebbero non essere in grado di riconoscere altri organismi e pensare che un pianeta sia inabitabile quando per altri non lo è. Il Breakthrough Listen Project è il più importante progetto di ricerca di comunicazioni extraterrestri intelligenti. Finanziato con oltre 100 milioni di dollari, collabora con il Seti (Search for Extraterrestrial Intelligence). Usa strutture all’avanguardia ed è la ricerca più avanzata presente fino a oggi. Usa per esempio l’intelligenza artificiale, ma gli antropologi hanno fatto notare che potrebbe essere un errore: viene infatti allenata in base a criteri umani e cerca elementi in base alle nostre previsioni, perché si suppone che il nostro grado di evoluzione corrisponda con elementi che riteniamo universali.Le forme aliene però potrebbero basarsi su tutt’altri criteri, come usare le onde gravitazionali o i neutrini. Per quanto ne sappiamo, dunque, gli alieni potrebbero vivere già sulla Terra. Per esempio potrebbero essere costituiti da silicio, invece che carbonio come siamo noi. Il 90 per cento della Terra è fatto di silicio. C’è quindi parecchia risorsa prima da sfruttare. Il silicio è simile al carbonio e ha 4 elettroni disponibili per formare legami con altri atomi. E’ però più pesante: ha 14 e non 6 protoni. Il carbonio è più flessibile e può creare lunghe catene molecolari. Il silicio non può, è meno stabile. Ma ciò non significa che non possa dare origine a forme di vita, come hanno dimostrato i ricercatori del Caltech che sono riusciti a sintetizzare cellule basate su questo elemento. C’è dunque un’effettiva possibilità che questo possa essere accaduto altrove nell’universo. Se anche li trovassimo, come potremmo sostenere che provengono dallo spazio e non dalla Terra? La Terra è costituita soprattutto da ossigeno, idrogeno e carbonio. Il silicio è immobilizzato e si trova nelle rocce e nei sedimenti. Dunque chi lo usa deve essersi per forza evoluto altrove.La difficoltà nell’individuarli, secondo Rolfe, sta anche nel fatto che sono per l’appunto microscopici. Noi però abbiamo metodi limitati per studiare il mondo a questa scala. Analizziamo solo quelli che possono essere allevati in laboratori e visti in un microscopio. E non abbiamo ancora scoperto tutto quello che c’è sul nostro pianeta. Inoltre possiamo sequenziare per esempio il Dna, ma non è detto che loro lo usino. Anche Zaza Osmanov, astrofisica dell’Università di Tiblisi, Georgia, sostiene che abbiamo perso gli alieni nello spazio a causa delle loro dimensioni. Le loro astronavi potrebbero essere grandi appena un nanometro e potrebbero essere delle sonde di von Neuman, ovvero veicoli che sono in grado di replicarsi. Rolfe però puntualizza: non è detto che siano venuti intenzionalmente a visitarci. Ci sono molte molecole che sono arrivate con i meteoriti, che avrebbero potuto portare anche forme di vita diverse.(”Secondo alcuni scienziati gli alieni potrebbero essere già sulla Terra. Ma non sappiamo vederli. Ecco perché”, da “Msn Notizie” del 4 febbraio 2020).Helen Sharman, chimica e primo astronauta inglese a raggiungere la stazione spaziale Mir nel 1991, ha dichiarato recentemente che possiamo anche andare a cercare gli alieni in mondi lontani, ma in realtà potrebbero già vivere tra noi. E se non riusciamo a identificarli è perché non hanno la forma umanoide che abbiamo sempre immaginato, e soprattutto sono basati su una chimica e una genetica totalmente diverse dalle nostre. Risultato: non riusciamo a vederli. Samatha Rolfe, astronoma e astrobiologa del Bayfordbury Observatory inglese, ritiene che vivano nella biosfera nascosta, quella che sfugge alle nostre ricerche, solo perché non sappiamo come indagare. Sono infatti sicuramente basati su una biochimica completamente diversa dalla nostra. E sono piccolissimi. Sharman ha sollevato un problema annoso.La Nasa ha deciso di investire nell’obbiettivo di trovarli ma cercare altri modi di vivere non è facile, soprattutto se lo si fa basandosi quello che conosciamo già. Noi umani riteniamo che la vita debba avere determinate caratteristiche che i biologi riassumono nell’acronimo Mrsgren (Movement, Respiration, Sensitivity, Growth, Reproduction, Excretion and Nutrition). Ovvero devono muoversi, respirare, essere sensibili, crescere, produrre rifiuti organici e nutrirsi.
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Cina: primi ibridi scimmia-uomo, Ogm. La storia si ripete?
La Cina esibisce scimmie modificate con geni umani: macachi super-intelligenti. La storia si ripete? Secondo i sumeri, i misteriosi Anunnaki venuti dallo spazio ottennero l’homo sapiens clonando gli ominidi. La tesi, avanzata da Zecharia Zitchin, è stata richiamata dal biblista Mauro Biglino, secondo cui la Genesi svela che gli altrettanto misteriosi Elohim, come Yahwè (trasformati poi nel Dio unico del monoteismo) fabbricarono gli Adamiti geneticamente, impiantando sugli uomini primitivi il loro Tselem (Dna). Si sarebbe trattato, in sostanza, di una potente “accelerazione evolutiva”, oggi ritenuta teoricamente possibile da biologi molecolari come Pietro Buffa, già in forza al King’s College di Londra. A far discutere è un nuovo esperimento, che la “Stampa” definisce «ben oltre i limiti dell’etica, tanto per cambiare effettuato in Cina». I ricercatori del Kunming Institute of Zoology hanno annunciato di aver ottenuto delle scimmie transgeniche, nel cui Dna sono stati trasferiti geni che controllano lo sviluppo del cervello umano. Gli animali, riporta la rivista del “Mit Technology Review”, hanno riportato risultati brillanti in alcuni test. L’esperimento, che ha già suscitato diversi dubbi etici, è stato descritto sulla rivista cinese “National Science Review” e sui media locali. Secondo i ricercatori cinesi, i macachi modificati hanno eseguito test cognitivi di memoria con risultati superiori alla media delle scimmie non transgeniche.I loro cervelli si sono sviluppati in tempi più lunghi, raggiungendo però le stesse dimensioni delle scimmie non-Ogm, contrariamente alle previsioni dei ricercatori che pensavano che sarebbero stati più grandi. Per il genetista che ha eseguito l’esperimento, il dottor Bing Su, «questo è stato il primo tentativo di capire l’evoluzione della cognizione umana con un modello di scimmia transgenica». Lo studio è stato però criticato in Occidente, dove gli esperimenti sui primati sono sempre più difficili da condurre per motivi etici. «L’uso di scimmie transgeniche per studiare i geni umani è una strada rischiosa da prendere: è la classica china scivolosa», afferma il genetista James Sikela, dell’Università del Colorado. Attualmente – ricorda sempre la “Stampa” – solo la Cina ha ottenuto scimmie transgeniche, utilizzando la tecnica Crispr che “copia e incolla” il Dna. Lo scorso gennaio un altro istituto cinese aveva annunciato di aver prodotto alcuni cloni di scimmia con un gene che nell’uomo è legato all’autismo. Questi esperimenti, sottolinea Carlo Alberto Redi, genetista dell’Università di Pavia, sono vietati in tutto il mondo occidentale. Redi li considera «esperimenti che qui sono inaccettabili dal punto di vista etico», visto che «non si possono umanizzare i primati». E se invece la scienza occidentale usasse proprio la Cina per aggirare le nostre barriere etiche?E’ quello che hanno fatto scienziati spagnoli: hanno confermato di avere collaborato alla creazione in un laboratorio cinese del primo ibrido umano-scimmia, nell’ambito di una ricerca il cui scopo è quello di realizzare organi umani adatti al trapianto. Lo scrive, sempre sulla “Stampa”, Vittorio Sabadin. «Gli scienziati guidati dal professor Juan Carlos Izpisúa hanno disattivato da embrioni di scimmia i geni essenziali per la formazione di organi, iniettandovi poi cellule staminali umane in grado di creare qualsiasi tipo di tessuto». L’esperimento, promosso dalla Universidad Catòlica San Antonio de Murcia, è nato «da una collaborazione tra il Salk Institute americano», ed è stato condotto in Cina «per evitare complicazioni legali». I risultati sono molto promettenti, ha detto a “El Pais” Estrella Núñez, biologa che ha partecipato alla ricerca, senza fornire altri dettagli in attesa della pubblicazione del lavoro su una rivista scientifica internazionale. «Nell’Ucam e al Salk Institute stiamo provando non solo a sperimentare l’unione di cellule umane con cellule di roditori e suini, ma anche con primati non umani», ha aggiunto Izpisúa. «Il nostro paese è un pioniere e un leader mondiale in queste indagini».Già nel 2017 – ricorda Sabadin – il team di Izpisúa aveva condotto un esperimento per la creazione di “chimere” umane e suine che non aveva avuto successo. Con i primati, il cui Dna è molto più vicino a quello degli esseri umani, l’innesto sembra invece riuscito.La creazione di chimere uomo-animale pone problemi etici sui quali la comunità scientifica si interroga da tempo. «Cosa succede se le cellule staminali sfuggono al controllo e formano neuroni umani nel cervello dell’animale?», si domanda Ángel Raya, direttore del Centro di medicina rigenerativa di Barcellona: «L’animale avrebbe coscienza? E cosa succede se queste cellule staminali si trasformano in spermatozoi»? Estrella Núñez assicura che il team di ricerca di Izpisuá ha creato meccanismi di controllo tali che, se le cellule umane migrano nel cervello, si autodistruggono. «L’embrione cinese sarebbe stato comunque soppresso – scrive “La Stampa” – seguendo la regola imposta dalla comunità scientifica che nessuna chimera può sopravvivere per più di 14 giorni, il tempo necessario a sviluppare un primo sistema nervoso». Il timore di molti scienziati, osserva Sabadin, è che invece queste regole «non vengano seguite in laboratori situati in paesi che sfuggono a ogni controllo, come ad esempio quelli della Cina e della Corea del Nord».La Chimera, ricorda Sabadin, era un animale mitologico presente nella tradizione di molte civiltà, da quella greca e romana a quella hittita, etrusca ed egizia. Nell’Iliade, Omero la descrive in questo modo: “Era il mostro di origine divina, leone la testa, il petto capra, e drago la coda; e dalla bocca orrende vampe vomitava di foco”. «Gli uomini ne avevano terrore, e ora che hanno imparato a crearla – chiosa Sabadin – dovrebbero temerla ancora di più». E se fossimo noi, in realtà, la prima “chimera” apparsa sul pianeta? Secondo alcuni traduttori dei testi antichi, il sapiens potrebbe essere a sua volta una specie di Ogm, un organismo geneticamente modificato. Magari ottenuto clonando ominidi come l’homo habilis, evolutivamente assai progredito, apparso nel Pleistocene quasi due milioni e mezzo di anni fa. Se in Germania è stato appena scoperto lo scheletro del Danuvius Guggenmosi, ipotetico uomo-scimmia forse progenitore dei primissimi ominidi come l’australopiteco, il vero “salto quantico” (il famoso “missing link”) si sarebbe verificato successivamente: a causa di un intervento esterno, e magari non terrestre? E nel caso, operato da chi?Suggestioni: la Us Navy ha appena ammesso l’esistenza degli Uap, Unidentified Aerial Phenomena. Ma attenzione, i “fenomeni aerei non identificati” sono sempre loro, i cari vecchi Ufo, Unidentified Flying Objects. Curiosità: il Vaticano ha da poco aggiornato il suo vocabolario latino introducendo un curioso neologismo, Rex Inxeplicata Volans. Secondo l’astrofisico Josè Gabriel Funes, gesuita argentino come Papa Francesco, è sciocco pensare di essere soli, nello spazio. Per anni, padre Funes ha diretto la Specola Vaticana, avveniristico osservatorio astronomico sul Mount Grahanm, in Arizona, vocato allo studio dell’esobiologia, cioè la vita extraterrestre. Il suo successore, Guy Consolmagno, ha dichiarato che troverebbe perfettamente normale veder “battezzare”, un giorno, eventuali “fratelli dello spazio”. Quelli che oggi il neo-latino ecclesiastico chiama “oggetti volanti inesplicati”, lo storico greco-romano Giuseppe Flavio li definiva “carri celesti”, esattamente come nell’Antico Testamento il Libro di Ezechiele. Giuseppe Flavio descrive il cielo di Gerusalemme affollato di “carri volanti” quando in Palestina irruppero le truppe del generale Tito, di lì a poco imperatore. E Plino il Vecchio parla di una “battaglia di carri volanti” nei cieli dell’Umbria. Chi c’era, a bordo di quegli Uap-Ufo-Rev? Gli antenati dei misteriosi personaggi che fecero allora quello che oggi si tenta di ripetere in Cina, tra la riprovazione dell’Occidente, salvo quella degli scienziati occidentali che usano proprio la Cina per i loro esperimenti?La Cina esibisce scimmie modificate con geni umani: macachi super-intelligenti. La storia si ripete? Secondo i sumeri, i misteriosi Anunnaki venuti dallo spazio ottennero l’homo sapiens clonando gli ominidi. La tesi, avanzata da Zecharia Zitchin, è stata richiamata dal biblista Mauro Biglino, secondo cui la Genesi svela che gli altrettanto misteriosi Elohim, come Yahwè (trasformati poi nel Dio unico del monoteismo) fabbricarono gli Adamiti geneticamente, impiantando sugli uomini primitivi il loro Tselem (Dna). Si sarebbe trattato, in sostanza, di una potente “accelerazione evolutiva”, oggi ritenuta teoricamente possibile da biologi molecolari come Pietro Buffa, già in forza al King’s College di Londra. A far discutere è un nuovo esperimento, che la “Stampa” definisce «ben oltre i limiti dell’etica, tanto per cambiare effettuato in Cina». I ricercatori del Kunming Institute of Zoology hanno annunciato di aver ottenuto delle scimmie transgeniche, nel cui Dna sono stati trasferiti geni che controllano lo sviluppo del cervello umano. Gli animali, riporta la rivista del “Mit Technology Review”, hanno riportato risultati brillanti in alcuni test. L’esperimento, che ha già suscitato diversi dubbi etici, è stato descritto sulla rivista cinese “National Science Review” e sui media locali. Secondo i ricercatori cinesi, i macachi modificati hanno eseguito test cognitivi di memoria con risultati superiori alla media delle scimmie non transgeniche.
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Gli scienziati: 5G e cancro. Il voto alla Camera: fermiamolo
Cancro, danni al Dna, riduzione della fertilità. «Fermate il 5G, potenzialmente pericoloso per la salute, in attesa che la scienza ne chiarisca il reale impatto sul nostro corpo». In vista del voto alla Camera il 7 ottobre, lo chiedono Sara Cunial del gruppo misto e quattro colleghi, le grilline Gloria Vizzini e Veronica Giannone più Silvia Benedetti (gruppo misto) e Manfred Schullian (minoranze linguistiche). Per la prima volta, annuncia Sara Cunial, ai parlamentari sarà sottoposto «un testo importantissimo», con cui si chiede di impegnare il governo a «sospendere qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G nelle città italiane, in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l’innocuità». Il governo viene anche invitato a «mantenere gli attuali valori-limite previsti dalla legge», riguardo alla soglia d’irradiazione elettromagnetica (che il 5G farebbe salire alle stelle). All’esecutivo “ecologista” di Giuseppe Conte, che annuncia un “green new deal”, si chiedono «iniziative per minimizzare il rischio» e anche l’introduzione di clausole di risarcimento, nei contratti delle aziende incaricate di predisporre la potentissima rete wireless di quinta generazione. Si chiede inoltre uno studio sugli effetti biologici delle radiofrequenze presso un ente indipendente che non sia l’Icnirp, accusato di conflitto d’interessi.Forti di una petizione sottoscritta da 11.000 cittadini, grazie all’alleanza italiana “Stop 5G” che ha coinvolto parlamentari e consiglieri regionali, sindaci, avvocati, scienziati e medici, nonché tecnici, giornalisti, movimenti e partiti, associazioni di malati e comitati civici, Sara Cunial e colleghi pretendono anche «una commissione di vigilanza permanente, per un monitoraggio finalmente serio e attendibile degli effetti che i campi elettromagnetici possono avere sulla salute umana». E’ allarme: con il 5G la nostra esposizione aumenterebbe in modo abnorme, grazie ad antenne collocate ovunque, a poche centinaia di metri l’una dall’altra. Più di 200 scienziati di tutto il mondo hanno rivolto un appello all’Ue per chiedere il blocco della tecnologia 5G a causa delle crescenti preoccupazioni per l’aumento delle radiazioni da radiofrequenza e dei relativi rischi per la salute. Un altro appello, sottoscritto da 54.000 cittadini, ha raccolto le adesioni di ricercatori e organizzazioni di 168 paesi al mondo e mette a disposizione una bibliografia ricchissima che attesta numerosi rischi biologici da elettrosmog. In Italia è stata avviata una prima sperimentazione nelle città di Prato, L’Aquila, Matera, Bari e Milano, a cui si sono aggiunte Roma, Torino e in ultimo Genova e Cagliari. Sono poi stati individuati 120 piccoli Comuni italiani in cui è prevista l’estensione della fase sperimentale del 5G.A insospettire decine di cittadini è stato il taglio improvviso dei grandi alberi nei parchi cittadini, in tutta la penisola: strano fenomeno, segnalato nei mesi scorsi al video-reporter Massimo Mazzucco. Due documenti ufficiali del governo inglese, conferma Mazzucco, certificano che «alberi e arbusti con un denso fogliame provocano un disturbo nella propagazione del segnale». Il 5 G è una rete veloce, capillare ed efficiente: può consentire di gestire ogni sorta di dispositivo. Il suo uso non sarà limitato alla navigazione ultra-veloce su Internet via smartphone e tablet, ma consentirà di creare una rete istantanea a cui ogni singolo dispositivo elettronico, anche domestico, sarà collegato. Le “smart city” del futuro saranno tutte collegate con il 5G: la nuova rete permetterà di gestire tutti i servizi e i dispositivi urbani. Viabilità e gestione del traffico, servizi per il cittadino, sensori di sicurezza e videosorveglianza: tutto sarà connesso e gestibile da remoto attraverso questa rete veloce e “a bassa latenza”, cioè onnipresente. Come si può immaginare, ci troviamo davanti ad un enorme giro d’affari: introiti che nel 2026 si aggireranno sui 1.307 miliardi di dollari.Saranno letteralmente rivoluzionati settori-chiave come l’agricoltura e la sanità, ma anche i trasporti e i media, l’intrattenimento, l’automotive e il commercio, i servizi finanziari e l’industria manifatturiera. Le infrastrutture del 5G vedono protagonisti colossi come Nokia, Ericsson, Cisco e Zte, ma anche Huawei. «Ben si comprende perché proprio quest’ultimo colosso cinese possa trovarsi al centro di un braccio di ferro con gli Usa, fortemente contrari alla presenza di Huawei all’interno del mercato delle infrastrutture “mobile” a causa di un possibile spionaggio internazionale da parte della Cina», scive il blog giuridico dello studio Cataldi. Secondo alcuni analisti politici, tra i motivi alla base della rottura del governo gialloverde ci sarebbe proprio il ruolo di Huawei in Italia: alla Lega di Salvini, anche convocando Giorgetti a Washington, gli Usa avrebbero inutilmente chiesto di far annullare gli impegni presi con il gigante cinese per la gestione della rete 5G. «In Italia – aggiunge lo studio Cataldi – la sfida per la copertura 5G è stata vinta da Tim e Vodafone, seguite da Wind-Tre e Iliad: le prime sperimentazioni sono attese per metà 2019, ma il debutto ufficiale è previsto nel il 2020. I primi telefonini dovrebbero essere sul mercato già dall’estate».Sara Cunial e colleghi ora chiedono al Conte-bis di «promuovere la ricerca di tecnologie più sicure, meno pericolose e alternative al wireless, come il cablaggio». Il governo italiano è invitato a farsi promotore, in sede Ue, di una revisione complessiva di tutta la normativa europea in materia. Quella ispirata dalle raccomandazioni dell’Icnirp, la “Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti”, contiene disposizioni inattendibili perché «in evidente conflitto di interessi, causa riconosciuti legami con le lobby delle telecomunicazioni». Quella sottoposta alla Camera è una mozione supportata da evidenze scientifiche di peso internazionale. Da quest’anno, le radiofrequenze del wireless di quinta generazione sono considerate pericolose dallo Scheer, il Comitato scientifico sui rischi sanitari e ambientali dell’Ue, fino a ieri “negazionista” sugli effetti biologici dei campi elettromagnetici. Lo Scheer afferma che il «5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche». I campi elettromagnetici a radiofrequenza (Cem-Rf) promuovono lo stress ossidativo, una condizione implicata nello sviluppo del cancro, in diverse malattie acute e croniche e nell’omeostasi vascolare. Recenti studi – si legge nel testo integrale della mozione parlamentare – hanno anche suggerito effetti sulla riproduzione, metabolici e neurologici in grado di alterare la resistenza batterica agli antibiotici.Quest’anno, l’Alleanza contro il cancro (fondata nel 2002 dal ministero della salute e di cui fa parte l’Istituto superiore di sanità) ha ufficializzato un progetto di studio sul glioblastoma, tumore maligno del cervello, per il quale sono ipotizzate correlazioni con le onde elettromagnetiche. La legge 36 del 2001, in teoria, protegge gli italiani “dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici” anche mediante la promozione dalla ricerca scientifica. Obiettivo: valutare gli effetti e sviluppare l’innovazione tecnologica finalizzata a minimizzare l’intensità dell’esposizione. Lo stesso articolo 168 del Trattato di Lisbona impegna gli Stati a «proteggere la popolazione dai potenziali effetti nocivi dei campi elettromagnetici». Sebbene alcune evidenze scientifiche siano tuttora controverse, scrive la relazione sottoposta alla Camera, già nel 2011 l’Oms ha classificato i Cem-Rf come «possibile cancerogeno per l’uomo». Proprio in questi giorni, lo Iarc ha ufficializzato una rivalutazione della classificazione generale sulla cancerogenesi, che potrebbe comportare l’innalzamento delle radiofrequenze come «probabile agente cancerogeno». Problema: l’esito finale della riclassificazione è previsto entro i prossimi cinque anni. Inoltre, un ampio studio del 2018 a cura del programma nazionale di tossicologia degli Usa (National toxicology program), ha dimostrato un aumento significativo dell’incidenza del cancro cerebrale e del tumore al cuore negli animali esposti a campi elettromagnetici anche a livelli inferiori a quelli fissati nelle attuali linee-guida dell’Icnirp.«Peraltro, le linee-guida del monitoraggio si limitano per ora ad analizzare i soli “effetti termici a breve termine” simulati su manichini riempiti di gel», affermano Sara Cunial e gli altri parlamentari in allarme per il 5G. Impossibile fidarsi dell’Icnirp, «organismo privato con sede in Germania, già al centro di numerose polemiche e attacchi da parte di scienziati, medici e ricercatori di mezzo mondo». L’icnirp è stato spesso accusato di «conflitti d’interesse, contiguità con la lobby delle telecomunicazioni e scarsa trasparenza nell’operato». Inoltre, sempre secondo i firmatari della mozione italiana, l’Icnirp è «fermo su parametri obsoleti e superati dalla letteratura biomedica più recente», nonché «sostenitore di una tesi negazionista sui cosiddetti effetti non termici a medio-lungo termine dei Cem-Rf». Nel 2017, il medico svedese Lennart Hardell (il ricercatore più eminente al mondo sui rischi di tumore del cervello connessi all’uso a lungo termine dei telefoni cellulari) ha pubblicato sulla rivista scientifica “International Journal of Oncology” una dura critica all’Icnirp, avallata da alcuni esponenti politici del Consiglio d’Europa: non ci sono prove, sostiene Hardell, che l’Icnirp sia un’associazione di scienziati indipendenti e che sia l’interlocutore giusto per valutare gli effetti delle radiofrequenze.Martin Pali, professore emerito di biochimica e scienze mediche di base della Washington State University, nel 2018 ha denunciato «il pericolo per la salute umana derivabile dalle radiofrequenze e dal 5G», puntando il dito su «storture, falle metodologiche e grossolani limiti di contenuto evidenziati nel controverso documento diffuso dell’Icnirp». Secondo Pali, le raziazioni del 5G ci espongono ad almeno otto pericoli dimostrati: danni cellulari al Dna con rottura dei filamenti e ossidazione delle basi, diminuzione della fertilità maschile e femminile, aumento di aborti spontanei, abbassamento di ormoni come estrogeni, progesterone e testosterone, abbassamento della libido. E ancora: danni neurologici e neuropsichiatrici, apoptosi e morte cellulare; stress ossidativo e aumento dei radicali liberi (responsabili della maggior parte delle patologie croniche), nonché effetti ormonali, aumento del calcio intracellulare e infine “effetto cancerogeno” sul cervello, sulle ghiandole salivari e sul nervo acustico. Olle Johansson, neuroscienziato del Karolinska Institute (che assegna il Premio Nobel per la fisiologia e la medicina) ha affermato che la prova del danno causato dai campi elettromagnetici a radiofrequenza «è schiacciante».Un altro scienziato, Ronald Powell, fisico laureato ad Harvard e che ha lavorato presso la National Science Foundation e l’Istituto nazionale degli standard e della tecnologia, condivide preoccupazioni simili riguardo al potenziale danno diffuso dalle radiazioni a radiofrequenza. Recenti studi pubblicati nel 2018, realizzati dal Centro per ricerca sul cancro dell’Istituto Ramazzini, evidenziano poi «un aumentato rischio, sia per i tumori alla testa sia per gli schwannomi, il più pericoloso dei quali è il tumore cardiaco». Sono risultati «basati sulla sperimentazione animale su cavie uomo-equivalenti», che si sommano agli ultimi studi epidemiologici sugli utilizzatori di cellulari condotti dall’oncologo Lennart Hardell. Tutte ricerche che «fanno concludere agli studiosi che è tempo di aggiornare la classificazione Iarc». La stessa Ue ammette che i campi elettromagnetici «sono altamente focalizzati dai raggi, variano rapidamente con il tempo e il movimento», e proprio per questo «sono imprevedibili». Il problema, aggiunge Bruxelles, è che al momento «non è possibile simulare o misurare accuratamente le emissioni di 5G al di fuori del laboratorio, nel mondo reale».Altro rischio per la salute, l’elettrosensibilità accentuata dal 5G: già nel 2004 l’Oms denunciato a Praga questa «sindrome altamente invalidante e fortemente in crescita nei paesi occidentali e industrializzati». Una malattia definita come «un fenomeno in cui gli individui avvertono gli effetti avversi sulla salute quando sono in prossimità di dispositivi che emanano campi elettrici, magnetici o elettromagnetici». I ricercatori stimano che circa il 3% della popolazione mondiale ha gravi sintomi associati alla elettrosensibilità, mentre un altro 35% della popolazione ha sintomi moderati come «deficit del sistema immunitario o malattie croniche». In Italia, dal 2013, la sindrome è stata riconosciuta dalla Regione Basilicata e inclusa nell’elenco delle malattie rare. «In questo scenario in evoluzione, sebbene gli effetti biologici dei sistemi di comunicazione 5G siano scarsamente studiati (mancando uno studio preliminare degli effetti sulla salute), è iniziato un piano d’azione internazionale per lo sviluppo di reti 5G con un prossimo incremento nel numero di dispositivi e nella densità di piccole celle e con l’uso di onde millimetriche», avvertono Cunial, Vizzini, Giannone, Benedetti e Schullian.Non c’è da stare tranquilli: «Osservazioni preliminari hanno mostrato che le onde millimetriche aumentano la temperatura della pelle, alterano l’espressione genica, promuovono la proliferazione cellulare e la sintesi di proteine legate allo stress ossidativo». Le microonde del 5G, inoltre, causano «processi infiammatori e metabolici, possono generare danni oculari e influenzare le dinamiche neuromuscolari». Per questo «sono necessari ulteriori studi per esplorare meglio e in modo indipendente gli effetti sulla salute dei Cem-Rf in generale e delle onde millimetriche in particolare», insistono i cinque parlamentari. Secondo diversi scienziati, sono necessari ulteriori studi per esplorare in modo migliore e indipendente gli effetti sulla salute (dei campi elettromagnetici a radiofrequenza in generale, e delle microonde millimetriche del 5G in particolare). «Tuttavia, i risultati disponibili appaiono sufficienti per dimostrare l’esistenza di effetti biomedici, per invocare il principio di precauzione, per definire i soggetti esposti come potenzialmente vulnerabili e per rivedere i limiti esistenti». I promotori si augurano che la mozione alla Camera metta fine «alla svendita dei nostri diritti sanitari e ambientali, ceduti per soddisfare interessi economici». Chiosa Sara Cunial: «Confidiamo che il voto in aula sia unanime e che riacquistino priorità il principio di precauzione, i diritti dei cittadini e la nostra stessa Costituzione, che prescrive la tutela della salute pubblica».Cancro, danni al Dna, riduzione della fertilità. «Fermate il 5G, potenzialmente pericoloso per la salute, in attesa che la scienza ne chiarisca il reale impatto sul nostro corpo». In vista del voto alla Camera il 7 ottobre, lo chiedono Sara Cunial del gruppo misto e quattro colleghi, le grilline Gloria Vizzini e Veronica Giannone più Silvia Benedetti (gruppo misto) e Manfred Schullian (minoranze linguistiche). Per la prima volta, annuncia Sara Cunial, ai parlamentari sarà sottoposto «un testo importantissimo», con cui si chiede di impegnare il governo a «sospendere qualsiasi forma di sperimentazione tecnologica del 5G nelle città italiane, in attesa della produzione di sufficienti evidenze scientifiche per giudicarne l’innocuità». Il governo viene anche invitato a «mantenere gli attuali valori-limite previsti dalla legge», riguardo alla soglia d’irradiazione elettromagnetica (che il 5G farebbe salire alle stelle). All’esecutivo “ecologista” di Giuseppe Conte, che annuncia un “green new deal”, si chiedono «iniziative per minimizzare il rischio» e anche l’introduzione di clausole di risarcimento, nei contratti delle aziende incaricate di predisporre la potentissima rete wireless di quinta generazione. Si chiede inoltre uno studio sugli effetti biologici delle radiofrequenze presso un ente indipendente che non sia l’Icnirp, accusato di conflitto d’interessi.
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Ci lasciano votare solo dopo che tutto è già stato deciso
Le innovazioni importanti, le strategie di lungo termine, le grandi operazioni di ingegneria sociale, sono deliberate a porte chiuse dall’oligarchia, in isolamento tecno-burocratico, indi calate sulla popolazione generale sotto il manto di nobili scopi di interesse comune, ma senza che ne sia rivelata la natura, gli effetti e gli obiettivi ultimi. Così è avvenuto, ad esempio, con il processo di integrazione europea, con le cessioni di sovranità, con l’euro, con le riforme della banca centrale e del sistema bancario. Mentre in epoche passate, e nei paesi culturalmente tuttora nel passato (come quelli islamici) si ricorre alla mobilitazione ideologica delle masse per fare i rivolgimenti (vedi primavere arabe), nel vigente sistema di potere liberale e democratico il dibattito politico pubblico è permesso, o perlomeno può aver luogo, solo dopo che tali riforme abbiano raggiunto gli obiettivi per i quali sono state introdotte, in modo che il dibattito pubblico e la politica popolare, la ‘democrazia’, non possa impedire il raggiungimento di tali effetti. Cioè i problemi vengono posti all’opinione pubblica dai mass media e divengono oggetto di dibattito ed eventualmente di lotta politica (popolare) solo quando oramai il gioco è fatto e la lotta politica è innocua, inutile.Le poche volte che la volontà popolare si è attivata per tempo dicendo no a qualche riforma calata dall’altro, come nei referendum per l’integrazione europea, i popoli sono stati fatti rivotare fino ad approvarla. Anche per la Brexit si spinge in tal senso, seppur in modo contrastato, perché su di essa l’élite britannica è divisa. La politica popolare, di regola, viene in tal modo attivata su problemi ormai superati. Viene attivata in modo fittizio per dare sfogo. Lotta per chiudere le porte della stalla dopo che i buoi sono stati rubati. Così il dibattito e la lotta politica sulla sovranità e sull’euro sono stati avviati solo dopo che la sovranità era oramai stata perduta e che l’euro aveva prodotto i suoi effetti (devastanti per alcuni paesi, e vantaggiosi per i paesi dominanti), sebbene già negli anni ’60, ’70, ’80 e ’90 negli ambienti tecnici si prevedessero benissimo, dato che economisti di vaglia avvertivano che il blocco dei cambi tra le monete europee avrebbe prodotto i risultati che poi ha prodotto. Fino al 2008 l’informazione popolare, la discussione politica, l’opinione pubblica italiana erano in massa per l’euro e per l’integrazione europea, e l’informazione sui suoi previsti effetti veniva tenuta nascosta al pubblico.Le battaglie populiste-sovraniste contro l’euro, minacciando di uscirne, si fanno solo adesso che uscirne è praticamente impossibile, come è impossibile per un pesce uscire dalla nassa – infatti chi prospettava di uscirne ha ritirato tale progetto. La popolazione generale, del resto, essendo incompetente e attenta solo all’immediato, non prevede gli effetti delle riforme tecniche, e si accorge di essi soltanto dopo che si sono prodotti, quando li sente sulla propria pelle. Ma anche allora fatica a capirne le cause. Le informazioni sono disponibili, a chi le cerca, ma pochi lo fanno; e soprattutto non avviene il coordinamento, la mobilitazione di massa, se i partiti politici non la organizzano e se, prima ancora, i mass media non mandano alla mente della gente la narrazione che il problema esiste, che è grave, che bisogna mobilitarsi. Ma lo fanno solo a giochi fatti.Lo si è visto ultimamente nella vicenda dell’opposizione ai vaccini obbligatori, in cui il problema era reale, decine di migliaia di persone manifestavano, ma i mass media e i partiti politici non rimandavano alla mente della gente questa realtà. Lo si vede ancora oggi, con le analisi di laboratorio che mostrano come nei preparati vaccinali in realtà non vi sono le sostanze immunizzanti ma vi sono molte sostanze tossiche e contaminanti. I vaccini in sé sono una cosa utile, se fatti bene e usati bene; i preparati industriali imposti ai bambini sembrano falsi vaccini, inefficaci e nocivi. Visto che tali preparati vengono iniettati molte volte in milioni di bambini, questo tema dovrebbe essere oggetto di pubblica informazione e di dibattito politico, ma politica e media lo tengono nel silenzio, perché questa operazione di bioingegneria sociale è ancora in corso e non deve essere intralciata.In conformità a quanto sopra spiegato, attualmente non sono oggetto di dibattito politico pubblico, né di copertura mediatica, ma piuttosto di silenziamento o discreditamento e negazionismo beffardo, le informazioni circa principali innovazioni a cui l’oligarchia sta lavorando oggi, e che avranno presto un drammatico impatto sulla vita della popolazione, ossia il controllo sociale e individuale mediante le reti elettroniche e mediante la biocrazia, cioè la gestione e modificazione della gente mediante somministrazione alla popolazione in massa di sostanze chimiche e biologiche negli alimenti, nei farmaci, nei vaccini, nell’ambiente, e anche attraverso la rete 5G (con le sue onde millimetriche che agiscono sulle cellule viventi, i suoi ripetitori ogni cento metri, i suoi ventimila satelliti in orbita): manipolazione biologica proprio come avviene nella zootecnia. Quando gli effetti si saranno consolidati e saranno divenuti irreversibili, si incomincerà a parlarne alla gente.(Marco Della Luna, “Lotta politica e ingegneria sociale”, dal blog di Della Luna del 2 marzo 2019).Le innovazioni importanti, le strategie di lungo termine, le grandi operazioni di ingegneria sociale, sono deliberate a porte chiuse dall’oligarchia, in isolamento tecno-burocratico, indi calate sulla popolazione generale sotto il manto di nobili scopi di interesse comune, ma senza che ne sia rivelata la natura, gli effetti e gli obiettivi ultimi. Così è avvenuto, ad esempio, con il processo di integrazione europea, con le cessioni di sovranità, con l’euro, con le riforme della banca centrale e del sistema bancario. Mentre in epoche passate, e nei paesi culturalmente tuttora nel passato (come quelli islamici) si ricorre alla mobilitazione ideologica delle masse per fare i rivolgimenti (vedi primavere arabe), nel vigente sistema di potere liberale e democratico il dibattito politico pubblico è permesso, o perlomeno può aver luogo, solo dopo che tali riforme abbiano raggiunto gli obiettivi per i quali sono state introdotte, in modo che il dibattito pubblico e la politica popolare, la ‘democrazia’, non possa impedire il raggiungimento di tali effetti. Cioè i problemi vengono posti all’opinione pubblica dai mass media e divengono oggetto di dibattito ed eventualmente di lotta politica (popolare) solo quando oramai il gioco è fatto e la lotta politica è innocua, inutile.
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Darpa, Ogm Usa: insetti-soldato per devastare l’agricoltura
Esistono prove evidenti del fatto che il Pentagono, attraverso la sua agenzia di ricerca e sviluppo Darpa, sta sviluppando insetti geneticamente modificati che sarebbero in grado di distruggere le colture agricole di un potenziale nemico. Quanto sostenuto è stato negato dalla Darpa, ma i principali biologi hanno lanciato l’allarme su ciò che sta avvenendo con l’impiego della nuova tecnologia Crispr per l’“editing genetico”, al fine di utilizzare, a tutti gli effetti, gli insetti per scopi militari. È come attualizzare la piaga biblica delle cavallette al 21° secolo, solo potenzialmente di gran lunga peggiore. La Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa) del Pentagono sta finanziando un programma dal nome bizzarro, “InsectAllies”. Il dottor Blake Bextine della Darpa descrive il programma come «sfruttamento di un sistema naturale ed efficiente di attuazione, in due fasi, per trasferire i geni modificati alle piante: gli insetti vettore e i virus delle piante che essi trasmettono». Darpa sostiene che il programma è fornire «contromisure modulari, facilmente dispiegabili e generalizzabili contro potenziali minacce, naturali e progettate, all’approvvigionamento alimentare, con gli obiettivi di preservare il sistema colturale degli Stati Uniti». Badate al linguaggio: modulari, facilmente dispiegabili …Nell’ambito del progetto Darpa, gli agenti di alterazione genetica o virus saranno introdotti in una popolazione di insetti, per influenzare direttamente la composizione genetica delle colture. Darpa prevede di utilizzare cicadelle, mosche bianche e afidi per introdurre virus selezionati nelle colture. Tra le altre dubbie affermazioni, si dice che aiuterà gli agricoltori a combattere “i cambiamenti climatici”. In particolare, ciò a cui nessuno può dare una risposta, riguarda il fatto che né il Pentagono né la Fda americana si interrogano su: come i virus geneticamente modificati negli insetti interagiscono con altri microrganismi nell’ambiente? Se le colture sono costantemente cosparse da virus geneticamente modificati, come potrebbe ciò alterare la genetica e il sistema immunitario degli umani che dipendono dalle colture?Allarme di guerra batteriologica. Poiché la maggior parte dell’attuale approvvigionamento alimentare degli Stati Uniti è contaminato dal Roundup tossico e da altri erbicidi e pesticidi, assieme alle piante Ogm, si potrebbe dubitare dell’onestà delle affermazioni preoccupanti del Pentagono per l’attuale sistema colturale statunitense. Un gruppo di scienziati europei ha pubblicato un articolo scientifico nel numero 5 di ottobre della rivista “Science”, il cui autore principale è il dottor Guy Reeves del Max Planck Institute for Evolutionary Biology, Plön, Germania. Il documento rileva che il programma Darpa “InsectAllies” «mira a spargere i virus infettivi modificati, progettati per modificare i cromosomi delle colture direttamente nei campi». Questo è noto come “ereditarietà orizzontale”, in opposizione al metodo verticale dominante dell’alterazione degli Ogm, che produce modifiche generate in laboratorio nei cromosomi delle specie-bersaglio per creare varietà di piante Ogm. Le alterazioni genetiche alle colture sarebbero effettuate tramite “spargimento con gli insetti” all’aria aperta.Gli scienziati europei sottolineano che la Darpa non ha presentato motivi convincenti per l’utilizzo degli insetti, come mezzo incontrollato per lo spargimento di virus sintetici nell’ambiente. Inoltre, sostengono che il programma “InsectAllies” potrebbe essere più facilmente utilizzato per la guerra batteriologica, che per l’uso agricolo di routine. «È molto più facile uccidere o sterilizzare una pianta usando l’editing genetico, piuttosto che renderla resistente agli erbicidi o agli insetti», secondo Guy Reeves del Max Planck Institute. L’articolo di “Science” sottolinea che non c’è stata alcuna discussione scientifica, per non parlare della supervisione, della sicurezza di tali metodi di modifica genetica in campi aperti o anche se ci sono dei benefici. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti respinge categoricamente qualsiasi test di condizioni di sicurezza di piante o insetti geneticamente modificati. «Di conseguenza, il programma potrebbe essere ampiamente percepito come uno sforzo per sviluppare agenti biologici per scopi ostili e i loro sistemi di somministrazione, che, se fosse vero, costituirebbero una violazione della Convenzione per le armi biologiche». Finora, 27 milioni dollari dei contribuenti statunitensi sono stati spesi per “InsectAllies”.Tecnologia instabile. Sebbene i dettagli non siano disponibili, è più che certo che il progetto di editing genetico per InsectAllies, con gli strumenti di Crispr-Cas, utilizza quello che viene chiamato “gene drive”. Vi è un finanziamento consistente anche del “gene drive”, da parte della Darpa del Pentagono, che con editing genetico mira a forzare una modificazione genetica per la diffusione a un’intera popolazione, che sia di zanzare ed eventualmente umana, in poche generazioni. Lo scienziato che per primo ha suggerito lo sviluppo di unità geniche nell’editing genetico, il biologo di Harvard Kevin Esvelt, ha pubblicamente messo in guardia sul fatto che lo sviluppo dell’editing genetico, in combinazione con le tecnologie del “gene drive”, ha il potenziale allarmante di andare storto. Fa notare la frequenza con cui Crispr provoca danni e la probabilità di mutazioni protettive che si innalza, rendendo aggressivi anche i geni drive benigni. Sottolinea Esvelt: «Solo pochi organismi modificati potrebbero alterare irrevocabilmente un ecosistema».Le simulazioni del “gene drive” del computer di Esvelt hanno calcolato che un gene modificato risultante «può diffondersi al 99% di una popolazione in sole 10 generazioni e persistere per più di 200 generazioni». Nonostante ciò che potrebbe affermare Bill Gates, uno dei maggiori finanziatori dell’editing genetico, questa non è una tecnologia in alcun senso precisa. In Cina, gli scienziati hanno utilizzato embrioni umani, dati da donatori di embrioni, dai quali non sarebbe derivata la nascita di un individuo vivo, per modificare un gene specifico. I risultati si sono rivelati un brutto fallimento, poiché le cellule testate non sono riuscite a contenere il materiale genetico destinato. Il ricercatore principale, Jungiu Huang, ha detto a “Nature”: «Ecco perché ci siamo fermati. Pensiamo tuttavia che non sia ancora il tempo per ciò».Un laboratorio per le armi batteriologiche in Georgia per InsectAllies? Ci sono scienziati pazzi alla Darpa o altre agenzie del governo degli Stati Uniti che si preparano a scatenare nuove micidiali forme di agenti biotecnologici contro avversari come la Russia, oggi il più importante produttore di cereali al mondo e un paese i cui raccolti sono per legge senza Ogm? O contro la Cina, l’Iran o l’India? Una serie di recenti rapporti sui media russi e occidentali ha recentemente puntato i riflettori su un bio-laboratorio finanziato dal Pentagono, ad alta sicurezza, nelle vicinanze dell’aeroporto di Tbilisi in Georgia, limitrofo alla Russia. Il laboratorio, il Richard G. Lugar Center for Public Health Research, una struttura da 350 milioni di dollari, secondo i resoconti dei testimoni oculari georgiani è costruito secondo i cosiddetti standard Bio-Safety Level III, il che significa che può gestire tutto, tranne una manciata dei più pericolosi microbi conosciuti, compresi l’antrace e i batteri che causano la peste bubbonica. Il Lugar Center è composto da scienziati dell’Us Army Medical Research e del Material Command.All’inizio dell’anno, l’ex ministro della sicurezza dello Stato della Georgia, Igor Giorgadze, ha rilasciato un’intervista a Mosca, in cui ha affermato di avere prove che confermano che il centro ha allestito esperimenti rischiosi, in cui un certo numero di persone sono morte. Ha condiviso le sue prove con le competenti autorità russe. Tutto questo sembra un capitolo del romanzo di fantascienza del 1969 di Robert Crichton, “Andromeda”, solo che non è fantascienza. I tribunali dell’Ue hanno stabilito che la modifica genetica deve essere regolata, in quanto è un’altra forma di Ogm oppure organismi geneticamente modificati. Gli Stati Uniti hanno rifiutato regolamenti di qualsiasi tipo. Non è difficile credere che le persone che strappano il Trattato Inf (Intermediate Nuclear Forces) del 1987 e impongono ripetute sanzioni ai funzionari e all’industria russi, sarebbero tentate di scatenare o minacciare di scatenare una nuova bio-arma terrificante che, attraverso miliardi di virus modificati geneticamente – insetti infetti da virus per mezzo di editing genetico, distruggerebbero il granaio vitale della Russia, tutto nel nome della “pace mondiale”. Il Pentagono è impegnato, attraverso la Darpa, nella ricerca “a duplice uso” sviluppando un’arma biologica sotto l’apparenza di progresso agricolo? C’è chi direbbe: «Sì, ma nessuno sano di mente rischierebbe quello che potrebbe essere un’alterazione irrevocabile del nostro ecosistema». Ma, come ha osservato un biofisico, in relazione agli Ogm, «ci sono alcune persone che non godono di sanità mentale».(William Engdahl, “Perché il Pentagono utilizza gli insetti per scopi militari?”, da “Journal-Neo” del 20 ottobre 2018; post tradotto da “Nickal88” per “Come Don Chisciotte”. Engdahl è consulente di rischio strategico e docente, ha conseguito una laurea in scienze politiche presso la Princeton University ed è autore di bestseller su petrolio e geopolitica, in esclusiva per la rivista online “New Eastern Outlook”).Esistono prove evidenti del fatto che il Pentagono, attraverso la sua agenzia di ricerca e sviluppo Darpa, sta sviluppando insetti geneticamente modificati che sarebbero in grado di distruggere le colture agricole di un potenziale nemico. Quanto sostenuto è stato negato dalla Darpa, ma i principali biologi hanno lanciato l’allarme su ciò che sta avvenendo con l’impiego della nuova tecnologia Crispr per l’“editing genetico”, al fine di utilizzare, a tutti gli effetti, gli insetti per scopi militari. È come attualizzare la piaga biblica delle cavallette al 21° secolo, solo potenzialmente di gran lunga peggiore. La Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa) del Pentagono sta finanziando un programma dal nome bizzarro, “InsectAllies”. Il dottor Blake Bextine della Darpa descrive il programma come «sfruttamento di un sistema naturale ed efficiente di attuazione, in due fasi, per trasferire i geni modificati alle piante: gli insetti vettore e i virus delle piante che essi trasmettono». Darpa sostiene che il programma è fornire «contromisure modulari, facilmente dispiegabili e generalizzabili contro potenziali minacce, naturali e progettate, all’approvvigionamento alimentare, con gli obiettivi di preservare il sistema colturale degli Stati Uniti». Badate al linguaggio: modulari, facilmente dispiegabili…
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Ecco il primo ibrido uomo-pecora, per il trapianto d’organi
Per la prima volta è stato creato in laboratorio un embrione ibrido uomo-pecora, in cui è umana una cellula ogni 10.000. Lo scorso anno era stato realizzato un embrione di uomo e maiale dallo stesso gruppo di ricerca, dove le cellule umane erano una su 100.000. L’annuncio arriva dagli scienziati dell’università della California. Gli embrioni sono stati distrutti dopo 28 giorni. Tuttavia, spiegano i ricercatori, «l’ibrido rappresenta un passo verso la possibilità di far crescere organi umani negli animali». La notizia è stata ufficializzata per la prima volta nel corso di un convegno svoltosi ad Austin, in Texas, lo scorso febbraio. L’annuncio è stato dato durante una sessione dedicata alla produzione di organi “xenogenici” per i trapianti d’organo. «Uno dei problemi principali per gli xenotrapianti, cioè il trapianto di organi animali negli uomini, è il rigetto, mentre l’altro è la possibile infezione con virus animali», spiega il “Corriere della Sera”. «Gli scienziati stanno tentando di combinare embrioni di animali nelle loro prime fasi di sviluppo, con cellule di pazienti umani in attesa di trapianto», in modo da far sviluppare agli animali gli organi “umani” che supererebbero il problema del rigetto.Le nuove tecniche di “editing” del Dna, come la “Crispr/Cas9”, potrebbero in teoria aiutare a modificare specifici geni, disattivando la loro capacità di “codificare” per infezioni da retrovirus potenzialmente pericolosi per l’uomo. «Perché un trapianto possa funzionare – continua il “Corriere” – gli esperti ritengono che la percentuale di cellule umane in una “chimera” debba essere almeno dell’uno per cento, quindi siamo comunque ancora molto lontani da questo traguardo». L’ibrido uomo-pecora è stato ottenuto introducendo cellule staminali adulte riprogrammate nell’embrione di ovino, che poi è stato lasciato crescere per i 28 giorni che rappresentavano il limite massimo per cui l’esperimento aveva ottenuto l’autorizzazione, di cui 21 nell’utero di un animale. In questo lasso di tempo, le cellule umane si sono riprodotte. «Anche se c’è molto da lavorare – dice Pablo Ross, uno degli autori della sperimentazione – gli organi prodotti in queste “chimere interspecie” potrebbero un giorno costituire un modo per soddisfare la domanda di organi, trapiantando ad esempio un pancreas ibridizzato in un paziente». L’uso delle pecore, aggiunge il ricercatore, intervistato dal “Guardian”, «ha molti vantaggi rispetto al maiale, a partire dal fatto che bastano 4 embrioni (e non 50) per far iniziare una gravidanza».Come il maiale, anche la pecora ha organi di dimensioni simili a quelli umani. Ovviamente, sottolinea il “Corriere”, questo tipo di ricerca pone notevoli problemi etici, peraltro riconosciuti e condivisi dagli stessi scienziati. Non caso, ammette lo stesso Pablo Ross, «se scoprissimo che le cellule umane vanno nel cervello dell’animale non potremmo portare avanti il tentativo: siamo consapevoli delle implicazioni etiche di questo tipo di esperimenti, ma del resto pensiamo possano offrire speranze, in prospettiva, per chi deve essere sottoposo a trapianto d’organo». Al di là dei problemi etici che derivano dall’aver creato un oggetto “contro natura”, il genetista Bruno Dallapiccola, direttore scientifico dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma, non vede l’utilità di questi esperimenti: «Se l’idea è usare questo metodo in funzione dei trapianti, se si ha una cellula umana insieme a una animale non si risolve il problema del rigetto. I ricercatori sostengono che attraverso le tecniche di “gene editing”, tra cui il Crispr, riusciranno a rimuovere anche questo problema togliendo i geni, ma io ho forti perplessità». La tecnica “Crispr”, ricorda Dallapiccola, è ancora nelle prime fasi di sviluppo: la “correzione” del Dna non darebbe garanzie. Per ora, il Comitato Italiano di Bioetica resta critico, rispetto alle “chimere” costituite da ibridi uomo-animale.Per la prima volta è stato creato in laboratorio un embrione ibrido uomo-pecora, in cui è umana una cellula ogni 10.000. Lo scorso anno era stato realizzato un embrione di uomo e maiale dallo stesso gruppo di ricerca, dove le cellule umane erano una su 100.000. L’annuncio arriva dagli scienziati dell’università della California. Gli embrioni sono stati distrutti dopo 28 giorni. Tuttavia, spiegano i ricercatori, «l’ibrido rappresenta un passo verso la possibilità di far crescere organi umani negli animali». La notizia è stata ufficializzata per la prima volta nel corso di un convegno svoltosi ad Austin, in Texas, lo scorso febbraio. L’annuncio è stato dato durante una sessione dedicata alla produzione di organi “xenogenici” per i trapianti d’organo. «Uno dei problemi principali per gli xenotrapianti, cioè il trapianto di organi animali negli uomini, è il rigetto, mentre l’altro è la possibile infezione con virus animali», spiega il “Corriere della Sera”. «Gli scienziati stanno tentando di combinare embrioni di animali nelle loro prime fasi di sviluppo, con cellule di pazienti umani in attesa di trapianto», in modo da far sviluppare agli animali gli organi “umani” che supererebbero il problema del rigetto.