Archivio del Tag ‘Corrado Malanga’
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Malanga: Draghi esegue. Alieni e massoni, chi comanda
Il burattinaio è l’alieno, che ha bisogno di noi: siamo mucche da mungere, e l’alieno non vuole che le mucche da mungere acquisiscano la consapevolezza di chi sono. Così, l’alieno deve far vivere questo universo a un livello di bassa entropia, che si acquisisce solo quando tutto è separato. Invece, quando “tutto è uno”, quando la coscienza si è riunificata, ecco che l’entropia ha il valore massimo. Cosa fa il potere per mantenere il popolo soggiogato? Deve dividere: è l’unico sistema che ha per mantenere bassa l’entropia. Ed ecco le divisioni di oggi, anche in materia di trattamento sanitario: vaccinati e non vaccinati. E chi la sta alimentando, questa lotta? Il potere. E chi è il potere? Non è il nostro Mario Draghi: è colui che pilota Mario Draghi. E chi pilota Draghi? L’alieno. Ci sono gli alieni, gli alienati e i poveri disgraziati, che siamo noi, che non abbiamo capito come funziona questa cosa. Nel mezzo, quindi c’è il potere terreno. Le persone che comandano, su questo pianeta, si chiamano in un modo solo: massoneria.E scopriamo che l’analisi della massoneria ci porta a individuare due “teste” della massoneria, che risalgono a un antico modello di vita: quello di Shiva e quello di Vishnu; dell’alieno che noi chiamiamo Ra, senza corpo, e dell’alieno Lux, senza corpo. Per migliaia, milioni di anni, hanno tentato di ottenere quello che nel mito c’è scritto: Shiva e Vishnu avevano queste creature, gli Asura e i Deva, in lotta tra loro per ottenere l’immortalità, l’Amrita, cioè quel nettare che si otteneva facendo determinate operazioni con l’universo. Il capo dei Deva era un serpente, il capo degli Asura era un’aquila; e noi ritroviamo in Mesopotamia il mito di Enki ed Enlil; anche nell’antico Egitto compaiono il volatile e il serpente; e così pure in America del Sud. Dentro di noi, nel mito, sappiamo esattamente come stanno andando, le cose: queste due parti aliene, che gestiscono tutto il teatrino, hanno creato le due “teste” della massoneria, che oggi vediamo nelle due parti del potere.Negli Usa abbiamo due presidenti in lizza tra loro; in Vaticano abbiamo due Papi: uno che appartiene ai Deva (Ratzinger) e l’altro che appartiene agli Asura (Bergoglio). Lo si vede chiaramente: gli Asura sono sostanzialmente populisti, vogliono abbattere le barriere e vogliono che il denaro (che è l’arma per dividere la popolazione in ricchi e poveri) circoli. E soprattutto bisogna che non si inquini il pianeta, perché troppe “mucche” inquinano. E allora che si fa? Non si dice “ammazziamo le mucche”: quello è un progetto Deva. Gli Asura vogliono distruggere la spazzatura. Come? Ogni tanto vengono fuori queste strane Grete Thunberg, che si inventano modalità allucinanti per un ipotetico mondo “verde” che, così, non funzionerà; la spazzatura non va distrutta: non va prodotta, già all’inizio. Ma non produrla vorrebbe dire che la popolazione terrestre dev’essere meno numerosa, perché l’unica cosa che inquina il pianeta è il numero dei suoi abitanti.Dall’altra parte, invece, la fenomenologia dell’alieno Deva – che è l’alieno delle grandi famiglie, monarchiche e di banchieri – vuole “fare pulizia” in un altro modo. E questi due modi di vedere il futuro dell’umanità, cioè della “stalla”, si riflettono nella creazione di queste due massonerie, che noi vediamo in Vaticano, nei servizi segreti, nella politica mondiale. In realtà, a farne le spese è il popolo: facciamo delle guerre che gli altri vogliono che noi si faccia; e le abbiamo sempre fatte, le guerre degli altri, come gli Orazi e i Curiazi di una volta. Gli alieni non si fanno la guerra tra di loro: perché, avendo lo stesso livello di tecnologia, si ammazzerebbero. Allora la guerra la fanno fare a noi, ma è la guerra loro. E noi siamo talmente inconsapevoli che ci armiamo come soldatini. E crediamo di appartenere a quelli che sostengono questo governo, o a quelli che – dalla parte opposta – dato che fanno parte dell’opposizione, sono i “buoni”, perché gli altri sono i “cattivi”.Non ci sono, i buoni e i cattivi: questo è un concetto duale. Nell’istante in cui finirà Mario Draghi, che sicuramente ha dietro di sé la massoneria Asura, a governare arriverà la massoneria Deva. Basta sentire i discorsi dell’opposizione, della Meloni. Che cosa scrive, nel suo libro? Scrive: «Io parlo tutti i giorni col mio angelo custode Arael». Ecco: se vince la Meloni, avremo Arael che governerà l’Italia. Distinguere tra Deva e Asura non ha senso. Non si deve categorizzare la politica. In un libro, ho scritto che non bisogna più andare a votare. Non ci sono più partiti di destra o di sinistra, idee di destra o di sinistra: ci sono le idee. Ma l’essere umano vuole delegare: ci pensi qualcun altro, a comandare. Ed ecco che ci troviamo, a specchio, la creazione di un governo che è sostanzialmente l’immagine del popolo italiano. E il popolo non si può lamentare, se quella gente è lì: ce l’abbiamo messa noi.Non se ne vogliono più andare? Allora facciamo un’altra cosa: eliminiamo tutti i partiti politici e andiamo noi – il popolo – al governo. Noi, non qualcuno che dice di governare per noi, ma poi non ha mai fatto niente, per noi: perché la democrazia non esiste. “Democrazia”, cioè: il “demos”, il popolo, che comanda. E vi pare che comandi, il popolo? Il vero problema è la nostra mancanza di consapevolezza. Le terribili restrizioni di oggi? Questa pandemia è una cosa che a noi serve. Che cosa dobbiamo capire, attraverso questa esperienza? Nell’istante in cui l’abbiamo capita, tutte queste norme “anti-no-vax” scompariranno: perché noi, che siamo “i creatori dell’universo”, avremo creato un ambiente diverso. A cosa serve, la pandemia? Serve a capire, fondamentalmente, che noi credevamo di essere un popolo di un certo tipo; e invece abbiamo scoperto che la gente se ne frega, dell’altro. La gente pensa solamente a se stessa, perché è sostanzialmente egoica e egoista (che sono due cose diverse, ma piuttosto schifose). Quello che si deve comprendere è che siamo circondati da una società fatta di persone che non hanno consapevolezza di sé.Cioè: crediamo di essere un paese civile, quando invece ci siamo auto-eletti “civili”. Ma secondo me, una tribù che sta nel Bangladesh – e che non vede nessuno – è molto più civile, nel comportamento sociale, di una civiltà come questa, quando uno che, per esempio, si è fatto 15 dosi, pensa ancora che tu lo stai contaminando perché non ti sei fatto nessuna dose. Oltre a essere un cretino, è poco informato: si nutre di pane, Nutella e televisione. Questo noi non lo capivamo: credevamo di essere in un paese democratico, e ora abbiamo capito che la democrazia non esiste. E abbiamo capito che abbiamo paura: di cosa? Non tanto dell’altro: abbiamo paura di morire. E chi ha paura di morire? Solo colui che non ha consapevolezza di sé. Chi ha consapevolezza di sé, semmai, ha paura di soffrire. Questa gente, che si fa un milione di dosi una dopo l’altra – e che proprio per questo morirà, perché il loro sistema immunitario è raso al suolo – deve fare l’esperienza della morte. Però noi stessi, ripeto, siamo i creatori dell’universo. Per cui, questa gente soffrirà le pene dell’inferno: perché, attraverso la sofferenza, dovrà comprendere di aver fatto una marea di cazzate.(Corrado Malanga, dichiarazioni rilasciate a Red Ronnie nel video “Chi comanda il mondo?”, su YouTube dal 4 febbraio 2022. Chimico, docente universitario e ricercatore alla Normale di Pisa, il professor Malanga è celebre per i suoi studi sui rapimenti alieni).Il burattinaio è l’alieno, che ha bisogno di noi: siamo mucche da mungere, e l’alieno non vuole che le mucche da mungere acquisiscano la consapevolezza di chi sono. Così, l’alieno deve far vivere questo universo a un livello di bassa entropia, che si acquisisce solo quando tutto è separato. Invece, quando “tutto è uno”, quando la coscienza si è riunificata, ecco che l’entropia ha il valore massimo. Cosa fa il potere per mantenere il popolo soggiogato? Deve dividere: è l’unico sistema che ha per mantenere bassa l’entropia. Ed ecco le divisioni di oggi, anche in materia di trattamento sanitario: vaccinati e non vaccinati. E chi la sta alimentando, questa lotta? Il potere. E chi è il potere? Non è il nostro Mario Draghi: è colui che pilota Mario Draghi. E chi pilota Draghi? L’alieno. Ci sono gli alieni, gli alienati e i poveri disgraziati, che siamo noi, che non abbiamo capito come funziona questa cosa. Nel mezzo, quindi, c’è il potere terreno. Le persone che comandano, su questo pianeta, si chiamano in un modo solo: massoneria.
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Green Pass, schedatura universale. Prima del fatale 2024
Raccontano gli appassionati di astrologia che il periodo che si aprirebbe il 22 gennaio 2024 potrebbe coincidere con l’inizio di una stagione epocale e liberatoria, per l’umanità, propiziata dallo “storico” ingresso di Plutone in Acquario. Qualcuno può pensare che siano favolette. Altri studiosi precisano: l’astrologia non determina mai cambiamenti così immediati, attorno a una data-spartiacque. Altri ancora, forse più prosaicamente, fanno notare come i portavoce del potere – anche se non lo ammetterebbero mai – siano attentissimi proprio alla simbologia energetica che presumono sia legata al moto degli astri: del governo Draghi non c’è un solo decreto, avverte Nicola Bizzi, che sia stato emanato in un giorno a caso, senza prima aver dato un’occhiata al cielo. A proposito: ha ben poco di astrologico, l’attenzione che Bizzi (e molti altri osservatori) concentrano sul “fatidico” 2024. Secondo alcuni, è vero, coinciderebbe con la nascita di una nuova “era precessionale”. Ma non si esauriscono qui, le voci sull’ipotetico traguardo in calendario. C’è ben altro, che bolle in pentola.
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Eccoci, finalmente: ora comincia la grande diserzione
Le grandi rivoluzioni, si dice, sono sempre state progettate, innescate e dirette da formidabili élite avanguardistiche. Vero, ma poi che fine han fatto, quei rivolgimenti? Quanto alle élite, oggi sembra disastrosamente crollato il loro prestigio: persino l’oceanico astensionismo che ha rimpicciolito le ultime elezioni italiane (amministrative, per giunta: tradizionalmente partecipate) suona come una campana a morto, per chi è solito utilizzare pedine locali. Sembra un avviso rivolto non solo al super-governo del Tecnocrate, ma in fondo anche alle possibilità dell’intera politica liberale, democratica, completamente svuotata. L’arena è ormai percepita come corrotta, infiltrata, devitalizzata: nemica, addirittura. Manipolata proprio dai mediocri, impresentabili terminali di quelle stesse élite che oggi esternano il loro delirio globalista a vocazione totalitaria. Lo fanno senza più nemmeno nascondersi, dichiarando in modo esplicito i loro obiettivi apertamente zootecnici. Imperativi categorici e funesti, monotoni e minacciosi: magari inventano emergenze e pandemie, mettendo in croce i sistemi sanitari con artifici criminosi.
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Malanga: cacceremo i nostri dominatori, Deva e Asura
L’esoterismo ha un occhio per questi fenomeni molto strani, sottotraccia, dove emerge la dualità tra i demoni e gli dèi, i buoni e i cattivi; razze superiori che hanno manipolato l’umanità. E lì si vede chiaramente una cosa fondamentale: la massoneria, che noi conosciamo come massoneria moderna, nasce ai tempi di Thutmosis III. E’ il fondatore di quelli che poi, nel Seicento, verranno chiamati Rosacroce. Tutta la loro tradizione consiste nella ricerca dell’unione tra la parte femminile e la parte maschile dell’uomo, per ottenere l’Homo Piscis, cioè l’uomo che non muore. In questo contesto potremmo rivedere quello che credevamo fosse un mito, e che invece sembra essere la realtà. Cioè: l’alieno, o comunque “l’altro”, che – attraverso la manipolazione dell’ignoranza degli esseri umani – vuole prendergli la parte animica; vuole rubargli la vita, l’esperienza. Questo mito viene fuori sia nei fenomeni ufologici, sia nel mio studio della Piramide di Cheope. Non mi sarei mai immaginato di trovare, nell’antico Egitto, lo stesso problema alienologico che trovano nello studio dei fenomeni di “abduction”.
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Fine del mondo: perché proprio adesso, e proprio a noi?
Il grande dolore non viene nemmeno dal potere, ma dal vicino di casa: pensa davvero che tu sia una specie di squilibrato, un mitomane, un esibizionista presuntuoso, un originalone. Non solo non approva il tuo ostinato diniego, di fronte alle imposizioni sempre più surreali e illogiche, soffocanti e dispotiche, ma prova nei tuoi confronti anche una sorta di sordo risentimento, che potrebbe persino sfociare in ostracismo aperto non appena il direttore d’orchestra dovesse alzare nuovamente il volume della sirena d’allarme, facendo correre i topolini a rintanarsi, pieni di paura per la loro sorte (e di veleno, per chi rifiuta di sottomettersi). C’è chi la chiama “speciazione”: è il bivio evolutivo terminale tra due umanità differenti, diverse nel sentire e nell’agire, che il Dominio riesce a separare irrimediabilmente, rompendo tutti i ponti del dialogo e della reciproca, amichevole comprensione. Altra tristezza: insieme alla Francia, l’Italia è l’altro paese europeo che ha imboccato la strada della coercizione violenta.C’è da piangere, appena ci si mette ad ascoltare medici indipendenti, scienziati e liberi ricercatori: non una, di tutte le misure imposte a partire dalla primavera 2020, ha mai avuto il minimo significato, in termini di contenimento di un problema sanitario. Tutto ha avuto sempre un altro sapore: quello della vessazione, dell’arbitrio autoritario, e con un’estetica sinistramente affine a quella dei totalitarismi del Novecento. Tutto vi si è piegato: la burocrazia sanitaria, la medicina ufficiale, la politica, l’industria, il sistema mediatico, il mondo culturale e quello dello spettacolo. Pochissime le voci dissonanti, immediatamente bollate come eretiche e colpite senza pietà: con l’irrisione, la censura, la denuncia e la radiazione, l’esilio, l’esecrazione pubblica. Chi avrebbe mai potuto pensare, seriamente, anche solo un paio d’anni fa, che i presunti non-dormienti avrebbero dovuto far ricorso a parafrasi e sinonimi, sui celebrati social, evitando le parole “Covid” e “vaccino” per non incorrere nell’immediata ghigliottina del censore?Di fronte a questo, è come se l’intera categoria della politica – la politica democratica occidentale, larvatamente affacciatasi alla fine del 1700, poi cresciuta nell’800 e infine fiorita nel “secolo breve”, sia pure con i drammatici contraccolpi delle dittature e delle guerre mondiali – fosse giunta a uno stadio terminale, alla fine di un ciclo storico, riguardo alla sua reale possibilità di riflettere l’umano, nella sua libera vita sociale. La devastazione è antropologica: quando si corre a subire un inoculo di materiale imprecisato, per obbedire a un ordine che si racconta impartito allo scopo di prevenire un malanno curabilissimo in modo ordinario, forse siamo arrivati oltre il civile e il consueto, oltre l’orizzonte conosciuto del ragionevole, del plausibile. Se poi si accetta di subire un simile ricatto per andare in pizzeria o in palestra, o allo stadio, la verità diventa esplosiva: un conto è sottoporsi a un’angheria inquietante per salvare in modo drammatico il proprio stipendio (all’ospedale, a scuola); un altro è apprestarsi anche a strisciare a terra, se richiesti, solo per poter continuare a frequentare un bar, una trattoria, con gli amici di sempre.Il trionfo del Dominio sull’umanità dormiente è totale, apocalittico: lo testimonia splendidamente la vile improntitudine degli imbecilli, i mentalmente devastati, che arrivano ad accusare i renitenti di avere “paura del vaccino”, mostrando così di detestare la loro residua libertà. Gonfi di livore, indifferenti alle notizie verificabili (e alle morti eccellenti, come quella di Giuseppe De Donno), i più miseri utilizzano con disinvoltura quella parola nobile, nella storia della medicina, come se la pozione-Covid fosse davvero un vaccino. Ma soprattutto: dopo un anno e mezzo di eccellenti terapie domiciliari, i poveretti preferiscono fingere di credere (o magari credere davvero, sinceramente) all’obbligatoria necessità di una profilassi di massa, assolutamente fondamentale, per arginare il terribile contagio di un ipotetico virus (mai isolato in laboratorio) la cui letalità è stata definita quasi irrisoria dai più eminenti epidemiologi del pianeta, rigorosamente messi fuori dalla porta (come i luminari della Great Barrington Declaration, pionieri della lotta contro una minaccia ben più temibile, l’Ebola).E’ durata meno di 24 ore, sul web, l’esposizione del filmato in cui il professor Stefano Scoglio (candidato nel 2018 al Nobel per la Medicina) spiegava come lo stesso virus Hiv fosse poco più che immaginario, frutto di un semplice “sequenziamento”, anziché di un “isolamento” biologico vero e proprio. Scoglio era intervenuto alla trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, dopo aver firmato un prezioso contributo nell’esemplare libro-denuncia “Operazione Corona”, edito da Aurora Boreale e curato da Nicola Bizzi e Matt Martini. In particolare, Martini – chimico farmaceutico, esperto in modellazione cellulare – insiste sul punto: persino gli Usa, attraverso il Cdc, hanno ammesso che l’ipotetico virus responsabile della sindrome Covid (quella sì, reale) non è mai stato isolato, in nessuna sede scientifica. Nonostante ciò, una parte dell’informazione – di ogni specie: mainstream, “gatekeeper” e reporter in buona fede – già sta raccontando del “virus manipolato”, sfuggito al laboratorio di Wuhan o addirittura diffuso intenzionalmente dai perfidi cinesi, con i loro complici occidentali.Se poi l’inventore del test Pcr raccomanda di non superare i 20-22 “cicli di amplificazione” del campione biologico, e invece i sanitari sottopongono il tampone anche a 45 “amplificazioni” (andando così a pescare tracce molecolari di virus antichi, residui di influenze stagionali del passato, contrabbandati per Covid), ecco che la “pandemia di asintomatici” supera di gran lunga la follia, entrando in quella che alcuni configurano come una dittatura in piena regola. Una tirannide che manipola la verità per suscitare allarme e imporre comportamenti normalmente inaccettabili, puntando a revocare – per sempre – i diritti umani e le libertà a cui la popolazione (occidentale) era abituata. Vero: davamo per scontati i nostri lussuosi privilegi, frutto in realtà di una precisa “finestra” storica, quella in cui si affermò – faticosamente e sanguinosamente – il tipo di regime politico chiamato democrazia. Un sistema che ovviamente non è il paradiso, ma è decisamente meno peggiore di qualsiasi altro possibile regime.A cosa doveva servire, l’infarto della democrazia? A pervenire infine al Green New Deal, cioè il Grande Reset imposto in modo fraudolento con l’alibi bugiardo dell’emergenza climatica, venduta anch’essa come dogma religioso da un clan di scienziati reclutati dall’Onu e pagati a peso d’oro per fare dichiarazioni a comando? Dove ci vorrebbero portare, i tagliatori seriali di alberi che dal 2019 hanno raso al suolo i parchi pubblici italiani per impedire alle fronde – come documentato dal governo britannico – di ostacolare la trasmissione delle onde 5G, la cui innocuità non è ancora stata dimostrata? Come tutti sanno, un semplice indizio non costituisce una prova; una somma di inidizi, invece, forse sì. Tutto punta verso l’essere umano, o meglio: il corpo umano. Secondo alcuni teorici, siamo di fronte alla cosiddetta biopolitica: archiviato il Giuramento di Ippocrate, dopo aver chiesto agli stessi medici di abdicare alla loro missione, è il nostro organismo – corpo e mente – il vero target della grande operazione in corso, che manifesta la sua intenzione di violare l’integrità dell’habeas corpus, il più sacro dei diritti della persona.Niente di nuovissimo, peraltro: la nostra civiltà proviene da millenni di dispotismo brutale, nudo e crudo. E i lampi migliori della gloriosa democrazia occidentale novecentesca, di marca anglosassone, secondo il memoriale di Giacomo Rumor (pubblicato dal figlio, Paolo Rumor, nel libro “L’altra Europa), provenivano dal cosiddetto “contingente americano”, che l’esoterista e gollista francese Maurice Schumann faceva discendere anch’esso dalla fantomatica Struttura che reggerebbe il mondo ininterrottamente, indossando le maschere più svariate (imperi, religioni) da qualcosa come 12.000 anni. Fantascienza? Fino a ieri, lo erano anche gli Ufo: oggi invece li sdogana il Pentagono, ribattezzandoli Uap, mentre il generale israeliano Haim Eshed parla di basi extraterresti e di alleanze spaziali, tra umani e non, nell’ambito di una Federazione Galattica. E alcuni illustri massoni, improvvisamente loquaci, parlano di storici accordi nel dopoguerra tra la dirigenza degli Usa e imprecisate entità aliene, per la governance condivisa del pianeta.Come sperare di raccontarlo, tutto questo, ai poveri ipnotizzati che – in pieno agosto – vanno ancora in giro, all’aperto, con quella ridicola pezzuola sul volto? Sono la prova vivente del pieno successo del Dominio: aveva ragione, l’ipotetico grande regista, nel ritenere che la gran parte dei sudditi avrebbe creduto proprio a tutto. Come dargli torto, del resto? Siamo riusciti a credere che un solitario fanatico saudita abbia potuto mettere in ginocchio gli Stati Uniti agendo da una grotta afghana, fino a beffare le difese della superpotenza, grazie a un manipolo di pecorai e talebani. Siamo riusciti a credere che due piccoli aerei di linea potessero abbattere due mostri d’acciaio come le Torri Gemelle, per la cui eventuale demolizione controllata era stato reputato (dal Comune di New York) che l’unica soluzione potesse essere il ricorso a mini-atomiche, da collocare in appositi vani predisposti nelle fondamenta. Abbiamo anche creduto che potesse essere autentico, tra le macerie di Ground Zero, il ritrovamento “fortunoso” dei passaporti dei misteriosi, feroci attentatori.Aveva visto giusto Giulietto Chiesa: da quel Rubicone non sarebbe stato facile, tornare indietro. Convalidando una falsità così mostruosa, avremmo finito per credere a qualsiasi frottola. E infatti: abbiamo steso il tappeto rosso al signor Mario Monti, venuto a disastrare l’economia nazionale per produrre crisi e afflizione sociale, dopo aver creduto che il debito pubblico fosse davvero un dramma, e che la Bce fosse una specie di forziere con capacità limitate, da cui la necessità di risparmiare – in modo oculato e parsimonioso, “come un buon padre di famiglia” – il tesoretto dell’euro-moneta, appannaggio di cosche finanziarie privatissime. In parallelo, era sorta la prima contro-narrazione, in Italia splendidamente interpretata da un lottatore come Paolo Barnard, vero pioniere in una trincea che poi si è affollata di illustri compagni di strada, dal sociologo Luciano Gallino all’eurocrate pentito Paolo Savona. E noi dov’eravamo? Al solito posto, davanti al televisore: ipnotizzati dalla finta guerriglia tra pseudo-destra e pseudo-sinistra; un film (comico) aperto dalla Berlusconimachia e proseguito, in un crescendo irresistibile, fino all’epica disfida tra Savini e le Sardine.E ora eccoci qui, dopo un anno e mezzo, ancora a contare “casi” e “contagi”, dentro la narrazione del Grande Male che falcia lo zero-virgola della popolazione mondiale e da noi minaccia gli ottantenni, ma solo a patto che vengano abbandonati per giorni a marcire a casa, da soli, senza cure, in modo che poi possano davvero arrivare all’ospedale fuori tempo massimo, alle prese con problemi respiratori e la compromissione funzionale di vari organi. Eccoci qui, a sputare in faccia a chi non la pensa come noi: a chiamare “no-vax” i renitenti alla follia, a definire “negazionisti” i poveretti che si ostinano inutilmente a pretendere spiegazioni. Siamo maestri, nell’arte della manipolazione spicciola: arriviamo tranquillamente a insultare i dissidenti e a deridere chi dà voce agli incubi, chiamando “complottista” chi vede una cospirazione in atto.Naturalmente ci sono, i visionari: ma difficilmente continuerebbero a esistere, se dall’alto giungessero informazioni precise, corrette e trasparenti. Dall’alto invece piovono solo bugie, insieme alle minacce (ogni giorno più inquietanti); ma noi facciamo finta che i “cospirazionisti” siano dei malati di mente, dei mentecatti in vena di protagonismo, anche se – cent’anni fa – un personaggio come Rudolf Steiner, per primo, aveva profetizzato l’avvento di “vaccini” specialissimi, in grado di “separare il corpo dall’anima”, depotenziando l’emotività. Il chimico Corrado Malanga la chiama “zombizzazione”, osservando il dilagare di persone ormai inebetite dalla paura, rassegnate a non pensare più. Nella sua visione spiritualistica di matrice steineriana, Fausto Carotenuto (già analista d’intelligence) sostiene che l’attacco in corso sia frutto di apprensione: come se il Dominio temesse un grande risveglio, e sapesse di avere le ore contate. Un altro esponente della cultura alternativa italiana, l’alchimista Michele Giovagnoli, preferisce sforzarsi di guardare al bicchiere mezzo pieno: un cittadino su tre si sta letteralmente sottraendo alle grottesche imposizioni quotidiane.Questo stesso blog, che ha ormai esaurito la sua missione (fornire informazioni e analisi non facilmente rintracciabili, dieci anni fa) ormai ha acquisito la piena consapevolezza della fine di un ciclo, e la completa inutilità dell’insistere su determinati temi. E’ vano indugiare nella narrazione politologica, visto che da un lato la maggioranza resta sorda a ogni richiamo alla ragione, e dall’altro la minoranza dispone finalmente di strumenti più adeguati per misurare la realtà. Tra le convinzioni raggiunte, c’è anche la seguente: è perfettamente inutile scommettere ancora sulle possibilità di redenzione della politica, nel momento in cui è irrimediabilmente mutata la stessa antropologia della platea. Per contro, è proprio la brutalità della crescente coercizione ad accelerare l’evoluzione dell’umanità trainante, che giustamente diffida di ogni forma associativa convenzionale, partiti e movimenti, avendo compreso l’essenziale valore della vicinanza tra esseri umani, non più mediata da alcuna struttura, e la necessità di procedere nell’espressione virtualmente contagiosa di onde benefiche, di narrazioni parallele orientate non al presente, ma al futuro prossimo.Il Novecento, severissimo maestro, ha mostrato come può essere facile manipolare milioni di individui, fino a scatenare le peggiori carneficine (mondiali) dell’era industriale. Ha anche allevato schiere di avanguardisti coraggiosi, pronti a rischiare la propria vita pur di resistere alla tirannia. Primo Levi, uno dei massimi scrittori contemporanei, ha spiegato quanto sia sempre invisibile, all’inizio, il recinto che viene silenziosamente steso, giorno per giorno, allo scopo di intrappolare le vittime senza allarmarle. Finestra di Overton, o Teoria della Rana Bollita: la differenza, rispetto a ieri, è che oggi il pentolone è planetario. E vorrà pur dire qualcosa, nei giorni in cui i militari statunitensi pubblicano le prove dei loro incontri ravvicinati con i simpatici Uap. E noi, qui, nel frattempo che si fa? Ce ne stiamo quieti, in attesa dell’Alieno Buono che ci verrà a salvare, come l’Extraterrestre della canzone di Finardi? Ci allineiamo “in fila per tre”, come chiede il governo e come cantava Edoardo Bennato? Continuiamo a credere a Babbo Natale, cioè al Telegiornale, o seguitiamo a torturarci con le atrocità quotidiane che i medici-coraggio denunciano, da ormai un anno?Cari amici, viene da dire, io tolgo il disturbo: qui non resto un attimo di più; perché mi sento soffocare, in questo grappolo di narrazioni e contro-narrazioni. Quello è davvero il nocciolo della questione: in base a decisioni prese chissà quando, qualcuno ha stabilito che – dai primi mesi del 2020 – non si dovesse più parlare d’altro. Il mondo andava semplicemente fermato, rintronato, ipnotizzato, piegato. Non tutto il mondo, in realtà: l’Occidente. Paesi-continente come la Russia e India, per esempio, non si sono lasciati sottomettere. Esiste sempre, una quota considerevole di renitenti: anche se oggi può sembrare difficile accettarlo, la cosiddetta “fine della storia” resta un mito, una suggestione ideologica. Un caposaldo della strategia militare, in ogni tempo, è questo: mai accettare di combattere una battaglia nelle modalità indicate dallo sfidante, che ha scelto il giorno e il luogo. E’ un vantaggio che, per l’aggressore, rappresenta un regalo clamoroso. La domanda di fondo, però, resta inevasa: perché è capitato proprio a noi, oggi, di vivere l’incubo di una tempesta come questa?La grande amarezza non viene nemmeno dal potere, ma è provocata dal vicino di casa: pensa davvero che tu sia una specie di squilibrato, un mitomane, un esibizionista presuntuoso? Non solo non approva il tuo ostinato diniego, di fronte alle imposizioni sempre più surreali e illogiche, soffocanti e dispotiche, ma prova nei tuoi confronti anche una sorta di sordo risentimento, che potrebbe persino sfociare in ostracismo aperto non appena il direttore d’orchestra dovesse alzare nuovamente il volume della sirena d’allarme, facendo correre i topolini a rintanarsi, pieni di paura per la loro sorte (e di veleno, per chi rifiuta di sottomettersi). C’è chi la chiama “speciazione”: è il bivio evolutivo tra due umanità differenti, diverse nel sentire e nell’agire, che il Dominio riesce a separare irrimediabilmente, rompendo tutti i ponti del dialogo e della reciproca, amichevole comprensione. Ulteriore tristezza: insieme alla Francia, l’Italia è l’altro paese europeo che ha imboccato la strada della coercizione violenta.
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Vietato parlare dell’Oro degli Dei: YouTube oscura Bizzi
E’ durata appena due giorni la possibilità di ascoltare la ricostruzione offerta da Nicola Bizzi sul misterioso “oro degli dèi”, che collegherebbe recenti scoperte in Iraq e in Romania alla Casa dell’Oro, cioè il tempio egizio di Hathor sul Sinai, dove Mosè – secondo la Bibbia – avrebbe trasformato il famoso Vitello d’Oro in finissima polvere bianca, per poi darla in pasto al suo popolo. Una polvere impalpabile, che ricorda il “pane della vita” celebrato in tante iscrizioni egizie, con i faraoni raffigurati nell’atto di ricevere dalle divinità quella strana sostanza, capace – secondo la tradizione – di allungare di moltissimo la durata dell’esistenza. La notizia? Dal 28 aprile non è più possibile guardare il video, immesso il 25 aprile sul canale YouTube “Facciamo finta che”, di Luca Lamberti, dedicato alle voci eterodosse che indagano sul passato anche alla luce delle incongruenze del presente, dando spazio a personaggi ormai popolari (da Biglino a Malanga) e alle scoperte dell’archeologia non ufficiale, che destabilizzano la storiografia convenzionale. Tutti i video realizzati da Lamberti sono scomparsi: il canale YouTube è stato svuotato. “Colpa” del filmato con Bizzi?Storico e fondatore delle Edizioni Aurora Boreale, Bizzi ha richiamato l’importanza della tradizione dei Misteri Eleusini, che alludono a una particolare fondazione dell’umanità legata ai Titani e alla civiltà di Atlantide, che l’ufficialità non riconosce ancora. Nel corso del filmato “La Pietra Filosofale e l’Oro Monoatomico”, Bizzi mette in relazione la Bibbia e l’Egitto dei faraoni a recenti ritrovamenti archeologici. Sui Monti Bucegi, in Romania, nel 2003 sono state scoperte enormi cavità sotterranee con dispositivi ad alta tecnologia. «Sulla scoperta è calato il silenzio – racconta Bizzi – su pressione degli Usa, che si sono accorti che le grotte rumene sono “gemelle” di quelle da loro scoperte durante l’invasione dell’Iraq». Al centro del “giallo” ci sarebbe il cosiddetto “oro monoatomico”, ricavabile dall’oro comune mediante sconosciuti procedimenti che, anziché fondere il metallo, lo polverizzano. Un elisir di lunga vita, sorgente dell’eterna giovinezza? O magari la “pietra filosofale” degli alchimisti? Insomma: un segreto strettamente custodito, nei millenni, e che anche oggi si vorrebbe mantenere sigillato, al punto da oscurare i video che ne parlano?L’analisi di Bizzi parte dalle scoperte archeologiche dell’inglese William Flinders Petrie, che sul Sinai – dove Mosè tramutò in polvere l’oro del Vitello – scoprì sull’altura di Sarabit al-Khadim un gigantesco tempio, pieno di quella polvere bianca e di attrezzature per la metallurgia: la Casa dell’Oro. Una sorta di “fabbrica” dell’epoca, ininterrottamente attiva per 1.500 anni, a partire dal 2600 avanti Cristo. Cos’era, quella polvere? Aveva davvero proprietà prodigiose? E poi: la tecnica di polverizzazione dell’oro era stata importata sulla Terra dalle divinità antiche, che oggi si tende a far coincidere con le presenze aliene di cui si parla con sempre maggiore insistenza? Nell’autunno 2019, la Us Navy ha ammesso ufficialmente l’esistenza degli Ufo. Un anno dopo, il generale Haim Eshed (per trent’anni a capo della sicurezza aerospaziale di Israele) ha dichiarato che gli umani sono stabilmente in contatto con extraterrestri, nell’ambito di un’alleanza chiamata Federazione Galattica.E ora, John Ratcliffe – capo della direzione nazionale dell’intelligence, nell’amministrazione Trump – ha annunciato che il 1° giugno 2021 sarà pubblicata un’enorme quantità di immagini, sugli Ufo, provenienti da aerei e satelliti militari. La strana compresenza di elementi antichi (templi) e attrezzature avveniristiche è esattamente il punto di domanda su cui Nicola Bizzi articola le sue osservazioni: alta tecnologia di origine ignota sarebbe stata rilevata sia in Iraq che in Romania, sempre in relazione a quella stranissima trasformazione dell’oro. Meccanica quantistica? Alchimia? Lo stesso Mosè, sottolinea Bizzi, era descritto come grande alchimista. Di quella misteriosa trasmutazione parla Ireneo Filalete, alchimista britannico del XVII secolo, studiato da Newton, Locke e Leibniz: la polvere bianca ottenuta dall’oro sarebbe esattamente la mitica “pietra filosofale”. «Per queste ricerche – aggiunge Bizzi – dobbiamo molto a un autore inglese da poco scomparso, Sir Lawrence Gardner». Di quella famosa polvere, Gardner parla ne “L’ombra di Salomone”, e prima ancora nel saggio “I segreti dell’Arca perduta”.«Lo studioso collega direttamente il Sinai (cioè quello che poteva avvenire in quella “Casa dell’Oro”, il Tempio di Hathor) alle conoscenze alchemiche di Mosè: lo riteneva in grado di alterare la materia, secondo un’antica sapienza». Di nuovo: quelle conoscenze provenivano da mondi non terrestri? «Certi grandi personaggi del passato – Archimede, Ipparco, Tolomeo – che la moderna cultura derivante dal razionalismo illuministico settecentesco considera asetticamente “scienziati”, in realtà erano tutti grandi iniziati», osserva Bizzi: «Attraverso le scuole misteriche, avevano appreso i segreti che provenivano da un’antichità remota: e sicuramente questo è avvenuto anche per Mosè, un personaggio molto misterioso e presentato in genere soltanto come leader religioso, senza mai soffermarsi sulla sua possibile, vera identità». Interrogativi che, a quanto pare, sono bastati a svuotare brutalmente il canale YouTube di Gianluca Lamberti. Alla faccia di chi – come il Cicap e i tanti “debunker” che dominano il mainstream – ancora ridicolizza certe tesi: se si tratta di amenità innocue e persino ridicole, perché imporre una censura così perentoria e medievale?(Su “Facciamo finta che” è ancora presente il link di accesso al video oscurato).E’ durata appena due giorni la possibilità di ascoltare la ricostruzione offerta da Nicola Bizzi sul misterioso “oro degli dèi”, che collegherebbe recenti scoperte in Iraq e in Romania alla Casa dell’Oro, cioè il tempio egizio di Hathor sul Sinai, dove Mosè – secondo la Bibbia – avrebbe trasformato il famoso Vitello d’Oro in finissima polvere bianca, per poi darla in pasto al suo popolo. Una polvere impalpabile, che ricorda il “pane della vita” celebrato in tante iscrizioni egizie, con i faraoni raffigurati nell’atto di ricevere dalle divinità quella strana sostanza, capace – secondo la tradizione – di allungare di moltissimo la durata dell’esistenza. La notizia? Dal 28 aprile non è più possibile guardare il video, immesso il 25 aprile sul canale YouTube “Facciamo finta che”, di Gianluca Lamberti, dedicato alle voci eterodosse che indagano sul passato anche alla luce delle incongruenze del presente, dando spazio a personaggi ormai popolari (da Biglino a Malanga) e alle scoperte dell’archeologia non ufficiale, che destabilizzano la storiografia convenzionale. Tutti i video realizzati da Lamberti sono scomparsi: il canale YouTube è stato svuotato. “Colpa” del filmato con Bizzi?
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Fani: paura e diffidenza, la mascherina è un rituale magico
«La maschera è sempre negativa: copre una falsità, un inganno, una finzione». Lo ricorda lo scrittore e formatore Maurizio Fani, che è anche psicologo e psicoterapeuta. Le “museruole” che gli ambigui gestori dell’emergenza Covid ci costringono a indossare? Puzzano di rituale collettivo: simboleggiano sottomissione e annullamento della personalità. D’accordo, c’è anche l’elemento medico, precauzionale. Ma in quale misura? L’Oms e lo stesso ministero italiano della sanità ne raccomandano l’uso, alle persone sane, «solo se stanno fornendo assistenza a persone certamente malate di Covid-19, o con sintomi che facciano sospettare la malattia». Molti autorevoli virologi le temono: «Non vanno usate, specialmente in luoghi all’aperto», dice il professor Giulio Tarro, allievo prediletto di Albert Sabin, l’inventore del vaccino contro la poliomielite. «Le mascherine non sono il massimo dell’igiene», avverte Tarro: «Io starei attento nel loro uso, riuso e abuso: e quando arriverà il caldo, sarà bene gettarle via». L’Ordine dei Medici Sportivi di Cagliari – racconta Fani – ha sollevato un problema: un pericolo, la mascherina, per chi pratica attività sportiva.
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Appello: ribelliamoci alla dittatura del Ministero della Verità
La tenaglia della censura sta per stringersi sulla Rete e sulle voci della libera informazione. I segnali ci sono già tutti. Questa voglia di censura si sta articolando su due fronti, precisi e distinti. Il primo ramo della tenaglia è la legittimazione del cosiddetto “giornalismo dei professionisti”, l’informazione mainstream, come unica fonte valida per ricevere informazioni affidabili. Il secondo ramo della tenaglia è la delegittimazione, uguale e contraria, delle voci della libera informazione. Noi siamo liberi, le grandi televisioni no: per vivere hanno bisogno degli sponsor pubblicitari. E se a uno sponsor un certo discorso non piace, quel discorso in Tv non viene fatto. Sulle televisioni nazionali non vedrete mai, ad esempio, una seria e approfondita discussione sulla sicurezza dei vaccini, perché le case farmaceutiche sono tra i maggiori sponsor delle televisioni, e alle case farmaceutiche non fa piacere che si metta in discussione la sicurezza dei vaccini. Ecco perché da Fazio vedrete sempre e solo Burioni che pontifica a senso unico, ma non vedrete mai nessuno che gli fa un serio contraddittorio. Né vedrete mai una seria discussione sulla potenziale pericolosità del 5G: perché tra gli altri grandi sponsor delle televisioni ci sono le multinazionali della telefonia, a cui non fa piacere che venga messa in discussione la sicurezza delle loro tecnologie.Attenzione: non sto dicendo necessariamente che i vaccini non siano sicuri, o che il 5G sia sicuramente dannoso per la salute; sto solo dicendo che discussioni vere, approfondite – con un vero contraddittorio, su questi argomenti importantissimi per la nostra salute – in televisione non le vedrete mai (perché le televisioni non sono libere, sono controllate dagli sponsor che gli pagano gli stipendi e i costi di produzione). Noi invece siamo liberi, possiamo fare tutte le interviste e i dibattiti che vogliamo: e questo naturalmente dà molto fastidio, a quelli che vorrebbero il controllo totale dell’informazione. E adesso che i nostri numeri stanno aumentando di parecchio, visto che ormai tutti insieme facciamo svariati milioni di visualizzazioni ogni mese, hanno deciso di partire al contrattacco. Questa è la premessa; vediamo adesso, più da vicino, i due rami di questa manovra a tenaglia che vorrebbe soffocarci tutti. Il primo ramo, come dicevo, è quello della auto-legittimazione: “Noi del mainstream siamo gli unici di cui potete fidarvi”. Chi lo dice? “Lo diciamo noi, del mainstream”. Autoreferenzialità, appunto. Mediaset: «Oggi più che mai, l’informazione influenza la nostra vita e la nostra sicurezza. Le notizie sono una cosa seria: fidati dei professionisti dell’informazione. Scegli gli editori reponsabili, gli editori veri. Scegli la serietà».“Scegli gli editori reponsabili, gli editori veri. Scegli la serietà”. Eccoli qui, gli editori responsabili: sono loro. La Rai, Mediaset e La7, più tutti i quotidiani più importanti. Peccato che, se vai poi a guardare più da vicino, i primi a raccontare “fake news” siano spesso proprio loro. Facciamo qualche esempio. Un classico, ormai passato alla storia, risale al 2014. Il ministro della salute Lorenzin va da Bruno Vespa e mette in atto una vera e propria azione di terrorismo mediatico, descrivendo una terribile epidemia di morbillo che sarebbe avvenuta a Londra l’anno precedente: «Sono morti 270 bambini». Poi qualcuno è andato a verificare sui siti del governo inglese, e ha scoperto che l’anno prima (il 2013) c’era stato un solo morto di morbillo – un adulto di 25 anni, fra l’altro, morto per una complicanza polmonare. La redazione di “Porta a porta” è stata travolta da una valanga di email di protesta – io stesso ne ho scritta una – chiedendo una correzione immediata della “fake news”. Ma non è successo niente: la correzione, da parte di Vespa, non c’è mai stata. Eppure il “codice deontologico del giornalista” dice chiaramente: «Il giornalista corregge senza ritardo errori e inesattezze».L’anno dopo, 2015, la Lorenzin ripete la stessa bugia nella trasmissione “Piazza pulita” di Corrado Formigli. «Di morbillo si muore, in Europa: in un’epidemia di morbillo a Londra, lo scorso anno, sono morti più di 200 bambini». Nuovo controllo: morti di morbillo a Londra nel 2015, cioè l’anno prima: zero. Nuova valanga di email di protesta, comprese le mie, con ripetute richieste di correzione. E nuovamente, nessuna correzione (in questo caso, da parte di Formigli). Eppure non c’è solo il codice deontologico, c’è anche il “testo unico dei doveri del giornalista” a ricordargli che «devono essere rettificate le notizie che risultino inesatte e riparati gli eventuali errori». Invece niente, nessuna correzione: la bugia passa tranquillamente sul mainstream, viene ripetuta, rimane impressa nella mente degli spettatori. E quelli che si sono resi responsabili di propaganda non la correggono, pur sapendo benissimo che era un “fake” (lo sanno, perché li abbiamo informati noi).Altro esempio: Giovanna Botteri, corrispondente da New York, distorce platealmente una deposizione di Tex Tillerson, futuro segretario di Stato americano, per farlo apparire un amico di Putin che condona, in qualche modo, i suoi presunti crimini di guerra in Siria (presunti da Marco Rubio, ovviamente, che lo sta interrogando). «Rex Tillerson, che della Russia è notoriamente un amico, al Congresso prende le distanze da Mosca, ma non da Putin: alla domanda del repubblicamo Rubio se lo considera un criminale di guerra, risponde “no”». Io mi sono stupito di una risposta del genere, da parte di Tillerson. Allora sono andato a cercare lo scambio originale con Marco Rubio, e ho scoperto che la risposta di Tillerson è stata completamente distorta dalla Botteri. Tillerson non ha mai detto «no, per me Putin non è un criminale», e quindi (sottinteso) «condono le sue azioni in Siria». Ma ha detto che lui non userebbe mai quel termine; che si tratta di un’accusa molto grave; e che, prima di fare un’affermazione del genere, avrebbe bisogno di molte più informazioni, rispetto a quelle disponibili. Ora, è un fatto molto grave, per una giornalista della Rai, distorcere in quel modo le parole del ministro degli esteri americano. Anche in questo caso, avevo scritto alla redazione del Tg chiedendo una correzione, e anche stavolta la correzione non c’è stata.Altro esempio, Enrico Mentana: prima dichiara di sostenere apertamente la posizione del Cicap sull’11 Settembre, cioè la versione ufficiale del governo americano, e poi manda in onda 16 “fake news” consecutive (16 di numero, una dietro l’altra), raccontate da Paolo Attivissimo in una sola trasmissione. Un record assoluto: credo che non verrà mai battuto, nella storia. Io faccio un video, dove dimostro – documenti alla mano – che tutte le affermazioni di Attivissimo sono false, dalla prima all’ultima, e lo segnalo alla redazione di Mentana per chiedere una correzione: siamo ancora qui ad apettare che arrivi. Evidentemente, per giornalisti come Vespa, Formigli, Botteri o Mentana, il “codice deontologico” è solo carta straccia. Un ultimo esempio, clamoroso, avvenuto lo scorso gennaio sempre su La7. Andrea Purgatori presenta uno speciale sulla morte di Soleimani. Su Twitter annuncia, con gran fanfara, «le immagini dell’uccisione del generale Soleimani». Sentite con quale enfasi drammatica Purgatori commenta le immagini: «Sono immagini drammatiche, anche se in bianco e nero. Come vedete c’è un convoglio, sentite le parole del pilota che sta manovrando il drone. Guardate come vengono colpiti, uno ad uno, tutti i convogli. Ora ci saranno dei puntini bianchi (guardate, sulla destra): sono uomini che cercano di scappare da questo attacco». Peccato che le immagini che sta mandando in onda siano quelle di un videogioco. Non solo non sono le immagini dell’attentato a Soleimani: non sono nemmeno immagini reali.Preso in castagna, non solo Purgatori si rifiuta di correggere l’errore, ma raddoppia addirittura la posta. Stuzzicato su Twitter nientemeno che da Paolo Attivissimo, Purgatori risponde: «Certo che è un videogioco, lo sapevo, ma rappresentava tecnicamente una perfetta dimostrazione di come colpisce un drone». Peccato che lui stesso, in trasmissione, ci abbia confermato che non fosse un videogioco. Sentite: «Vi faccio subito vedere una cosa: somiglia molto a un videogioco, ma non è un videogioco». Quindi cosa fa Purgatori? Ci rifila un “fake”, e nel frattempo ci assicura che non si tratta di un “fake”. Cioè: ci mente, sapendo di mentire. Questo è un caso talmente perverso che non penso sia nemmeno contemplato, nel famoso “codice deontologico” dei giornalisti. Quindi i Bruno Vespa, i Formigli, le Botteri, i Mentana, i Purgatori… sarebbero questi i famosi “professionisti dell’informazione” di cui dovremmo fidarci a scatola chiusa? Come direbbe Antonio Razzi, “questo non creto”. Ci sono certamente, in giro, degli ottimi giornalisti, che riescono a fare bene il loro lavoro nonostante le pastoie che gli impone il sistema – e a questi vanno tutte le lodi possibili. Ma ce ne sono anche tanti, come abbiamo visto, che fanno i furbini. E mentono, sapendo di mentire, pur di portare avanti la loro agenda politica o personale. Quindi, come in tutte le cose, si giudica caso per caso. Non si danno pass generalizzati a nessuno, qui: non si fanno sconti per comitive. Troppo comodo dire “noi siamo l’informazione ufficiale, fidatevi di noi”. La nostra fiducia ve la dovete guadagnare giorno per giorno, servizio per servizio, telegiornale per telegiornale.Veniamo adesso all’altro braccio della tenaglia: l’attacco, sempre più serrato, alla libera informazione. E’ un attacco che tende chiaramente a criminalizzarla, per avere la scusa per poi tapparci in qualche modo la bocca. Questo disegno ormai è evidente è ben coordinato e arriva chiaramente dall’alto, visto che ormai è a livello governativo. L’Ansa: “Martella, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: creata unità contro fake news”. Naturalmente si usa la scusa del coronavirus: e così, nel frattempo, ci si vuole arrogare il diritto di decidere cosa sia falso e cosa no. Poi, una volta stabilito questo principio, sarà molto facile utilizzarlo ovunque torni comodo. Addirittura, qualche sera fa, Andrea Purgatori – proprio lui – ha dedicato una puntata di “Atlantide” alle “fake news”. Il servizio si intitolava “Fake Room, la Fabbrica delle Bugie”. Cioè, praticamente: quelli che ce le propinano impunemente, sono anche quelli che dicono di voler smascherare. Fantastico, no? Un totale capovolgimento dei ruoli, nella classica logica orwelliana. Io comunque, di fronte a un titolo così importante come “La Fabbrica delle Fake News”, mi sono seduto comodo in poltrona a guardare attentamente. E cos’ho visto? Il nulla più assoluto. Purgatori ha fatto il solito minestrone di cose che non c’entrano nulla l’una con l’altra. Ha messo insieme l’invasione dei marziani di Orson Welles, la storia del finto alieno di Roswell, le missioni lunari, la morte di Paul McCartney, il rapimento di Aldo Moro, l’11 Settembre, la fialetta di Colin Powell, Hitler scappato in Sudamerica, “Elvis Presley è vivo”; mancava solo la “Terra piatta”, e il menù era completo.Fra l’altro, ringrazio: Purgatori ha anche inserito lo spezzone di un mio video, dando così un po’ di visibilità al mio canale. Bene, dopo tutto questo minestrone, mi son detto: vediamo un po’ cosa farà, il nostro eroe. Visto che la trasmissione si chiama “La Fabbrica delle Fake News”, vediamo un po’ come si fabbricano, queste fake news. E invece, niente: dopo il minestrone, Purgatori ha intervistato quello che secondo lui era un epidemiologo, Enrico Bucci, dell’università di Filadelfia. Ma in realtà, Bucci si è rivelato non essere affatto un epidemiologo. Sentite che figura: «Per prima cosa, smonto una fake news prima che diventi importante: io non sono un epidemiologo, sono un biologo chimico e mi occupo di analisi di dati complessi in bio-medicina». Povero Purgatori, ne calpesta una dietro l’altra… Non sa nemmeno con chi sta parlando. Comunque, a parte questa gaffe, il succo è che, nella trasmissione, non ha minimamente affrontato l’argomento fake news. Dopo il biochimico, Purgatori ha intervistato un archeologo (Valerio Massimo Manfredi), che ci ha spiegato che la Donazione di Costantino era un falso – come se per scoprirlo avessimo bisogno di lui, fra l’altro. E poi ha intervistato uno psichiatra (Paolo Crepet), che ci ha fatto il preciso ritratto clinico del fabbricatore di fake news. Ascoltate: «Il fabbricatore di fake news è uno che si mette lì, alle undici di sera…». Purgatori: «E ne inventa una». Crepet: «Se ne inventa una, non so… Con tutto il rispetto, magari fa un lavoro qualsiasi…».Il fabbricatore di fake news “è uno che si mette lì, alle undici di sera, e magari ne inventa una”. E dopo questa approfondita e rigorosa analisi scientifica, praticamente, la trasmissione è finita lì. Cioè: il tentativo – ormai classico – di associare le idiozie più disparate ai temi più seri; e poi, il nulla più assoluto. Questo non è giornalismo: questo è impressionismo mediatico, una pennellata e via. E’ il mordi e fuggi di chi, in realtà, non ha niente da dire. Molto più feroce, invece (e molto più subdolo) è stato il tentativo di Mentana di attaccare la cosiddetta galassia complottista, nel suo insieme. Sulla sua rivista online, “Open”, Mentana ha pubblicato un lunghissimo articolo, intitolato: “Coronavirus. Le fonti del movimento sovversivo Nuova Resistenza Italiana, che incita a violare la quarantena”. L’autore dell’articolo è David Puente, un debunker dell’ultima generazione che è diventato lo scudiero preferito di Mentana, per questo tipo di operazioni. Che cosa hanno fatto, in sostanza, con questo articolo? Non potendo attaccare noi direttamente, sono andati a prendere questo gruppo Facebook chiamato “Nuova Resistenza Italiana” (che io, fra l’altro, non conoscevo nemmeno), e hanno detto: loro incitano a uscire di casa, quindi a violare la legge; andiamo un po’ a vedere chi sono le loro fonti, da dove prendono le loro informazioni.Hanno quindi tentato di fare un percorso all’indietro, per cercare di collegare anche noi a quelli che loro definiscono “un movimento sovversivo”. Gli americani hanno un’espressione molto bella, per questo meccanismo; si chiama “guilty by association”, colpevole per associazione. Non puoi attaccare qualcuno direttamente, e allora lo accusi in qualche modo di essere collegato a persone che tu definisci come sovversive. Ora, andiamo a vedere più da vicino chi sarebbero, i colpevoli di questa malfamata associazione a delinquere. Per farci capire meglio come stanno le cose, David Puente ha fatto addirittura ricorso a una specie di mappa del crimine – un po’ come quando in televisione ti fanno vedere la mappa delle famiglie mafiose, nei documenti delle forze dell’ordine. E il primo della lista, di questi mafiosi, ovviamente è Claudio Messora. Vediamo qual è la sua colpa: «”Byoblu” di Claudio Messora ospita spesso personaggi controversi che riportano una “informazione alternativa al mainstream”». Oddio, questo è veramente un peccato mortale… Roba da metterlo subito al rogo, senza nemmeno processarlo. In realtà, la vera colpa di Messora è stata quella di aver intervistato Stefano Montanari. Vediamo il capo d’accusa di Montanari: «Stefano Montanari ha definito il coronavirus un “virus fasullo” che risulta innocuo e che il vaccino sarà una truffa colossale per “iniettarci qualunque cosa”».Quindi, Montanari non ha violato nessuna legge: ha semplicemente espresso la sua opinione (con la quale, fra l’altro, nessuno è obbligato a essere d’accordo). Io stesso ho intervistato Montanari tre giorni dopo, e con me ha ripetuto praticamente gli stessi concetti. Io non ero d’accordo con lui, l’ho detto chiaramente, ma gli ho comunque permesso di parlare – perché lo scopo del dibattito è proprio questo: confrontare opinioni diverse. Invece, il Patto per la Scienza di Burioni ha fatto addirittura un esposto contro Montanari, e nel frattempo ne ha approfittato anche per chiedere l’oscuramento di “ByoBlu” – così, en passant: mentre cerchiamo di silenziare il messaggio, proviamo anche a dare una bella legnata al messaggero. Un altro colpevole di crimini efferati, poi, è Giulietto Chiesa: «”Pandora Tv” di Giulietto Chiesa ospita personaggi controversi e teorici del complotto». Mamma mia! E’ pazzesco, quello che fa Giulietto Chiesa: “ospita personaggi controversi”, mettiamo subito al rogo anche lui.Puente, forse te lo sei dimenticato. Ma l’articolo 21 della Costituzione dice: «Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Quindi, qui se c’è qualche sovversivo sei tu, Puente, nel senso che tu vorresti sovvertire la Costituzione, impedendo a queste persone di parlare. Andiamo adesso a vedere quali sono le colpe specifiche attribuite da Puente alle persone intervistate da “Pandora Tv”. «Manlio Dinucci, che scrive per il “Manifesto”, ha tirato in ballo l’esercitazione Nato nota come “Defender Europe 2020″ e i soldati americani “senza mascherina”». Signor Dinucci, ma cosa fa?! Tira in ballo i soldati americani senza mascherina?! E’ impazzito? Non lo sa che “tirare in ballo” è espressamente proibito dal codice penale? In realtà cos’ha fatto, Dinucci? Ha semplicemente citato un video ufficiale, del Pentagono, nel quale si vedono i soldati americani che atterrano in Europa per le esercitazioni Nato, e si salutano e si abbracciano tranquillamente, senza mascherina. Qual è il peccato di Dinucci? Aver commentato un video ufficiale del Pentagono. Tutto qua.Un altro criminale intervistato da “Pandora Tv” è Maurizio Martucci, «gestore di Oasisana.com e autore su “Il Fatto Quotidiano”», che «pone la teoria del rapporto tra 5G e il nuovo coronavirus». Oddio, Martucci ha addirittura “posto una teoria”… che eresia! Pensate, del 5G non sappiamo praticamente niente, perché nessuno ci dice niente, veramente; sappiamo ancora meno, del coronavirus, però David Puente ha già capito che non ci può essere nessuna correlazione fra le due cose, per cui si sente di mettere all’indice chi la suggerisce. Ma nemmeno ai tempi dell’Inquisizione, lavoravano così: almeno, gli inquisitori, una base teorica ce l’avevano. Poi ancora: «Marcello Pamio, gestore del sito Disinformazione.it, è un sostenitore della Medicina Tradizionale Cinese». Orrore… la medicina tradizionale cinese?! E’ lì da quattromila anni, a insegnarci come curarci in modo natuale e olistico, ma non lo si può sostenere – magari perché non vende i prodotti di Big Pharma? Sarà per quello che a Puente non piace, la medicina tradizionale cinese? E poi: «Secondo Pamio, la paura abbassa le difese immunitarie». No, Puente: non è “secondo Pamio”, è secondo tutti. Lo sanno anche i paracarri, che la paura abbassa le difese immunitarie: sta scritto persino sulle agenzie di stampa (AdnKronos: “Coronavirus: stress, paura e ansia riducono le difese immunitarie”). Ma questo, Pamio non lo può dire: perché Don Rodrigo Puente de Torquemada ha deciso che non si può.Ancora: «Francesco Oliviero, medico iscritto all’ordine che segue la Medicina Tradizionale Cinese e l’omeopatia, sostiene che il virus non si combatte stando a casa». Quindi «Vincenzo D’Anna, senatore e presidente dell’ordine dei biologi, sostiene che il Covid-19 sia poco più che un’influenza e che sia una grande cantonata politica». Nuovamente, Puente: sono opinioni (c’è scritto “sostiene”). Sono discutibili fin che vuoi, ma sono perfettamente legittime. Articolo 21 della Costituzione: non è così difficile da memorizzare, provaci. E poi naturalmente c’è una angolino anche per me, nella mappa del crimine: «Massimo Mazzucco, protagonista di diversi video di fantascienza complottista è autore del video che accusa gli americani dell’epidemia Covid-19». Per quanto riguarda la “fantascienza complottistica”, Puente, ti comunico che il mio film “11 Settembre, la nuova Pearl Harbor” è uscito già da sette anni, ed è ancora lì che aspetta qualcuno che lo smonti. Finora, nessuno ci ha mai nemmeno provato: i tuoi amici debunker se ne tengono saggiamente alla larga. Però, se tu vuoi confrontarti con me sull’11 Settembre, io sono a tua disposizione – così vediamo chi dei due racconta “fantascienza”. E poi, dai, Mazzucco sarebbe autore del video che accusa gli americani dell’epidemia Covid-19? Io non ho accusato nessuno: non sono così stupido da farlo.Nel mio famoso video “E’ stato il pipistrello”, ho semplicemente messo in fila i diversi elementi a sostegno di questa teoria, che fra l’altro è stata suggerita dallo stesso governo cinese. Ma io stesso ho detto, alla fine, che non posso esserne sicuro. Ascolta bene quello che dico, alla conclusione del video: «Ora, in posso sostenere che sia questa, per forza, la spiegazione di tutto quello che sta succedendo. Io ho solo messo in fila tutta una serie di elementi, che portano ad una conclusione sensata. Se ce ne sono altre, cari giornalisti, ben vengano: fatevi avanti». Quindi vedi, Puente? Dici pure le bugie, nel tuo articolo. Io non ho mai accusato nessuno. Tu distorci le frasi altrui e racconti fake news, proprio mentre sostieni di volerle combattere. In sintesi, qui abbiamo un intero articolo basato sul nulla più assoluto. Dov’è, tutto questo complottismo sovversivo? Niente, non c’è. Solo parole vuote, solo aria tiepida. Come dicevo prima, questo articolo è un po’ come un quadro impressionista, come il puninismo: visto da lontano sembra dare l’impressione di qualcosa. Ma poi, se ti avvicini, scopri che sono solo dei puntini colorati. Vedi la lontano questa mappa di presunti criminali; poi ti avvicini, e ti accorgi che siamo solo persone normali, che cercano di fare al meglio il loro lavoro, e che non hanno mai minimamente violato la legge. Con una differenza, però: i quadri impressionisti lasciano comunque nell’aria un senso di leggerezza e di allegria estetica; mentre questo articolo, caro Puente, lascia nell’aria un pessimo odore. E’ l’odore della diffamazione, l’odore del cattivo giornalismo, l’odore della censura travestita da finta indagine sociale.A questo punto, qualcuno dirà: va be’, chi se ne frega. Puente è solo un pessimo giornalista. In fondo ce ne sono tanti, in giro – uno più, uno meno, non è che faccia una gran differenza. No: non è così semplice. Perché il nostro caro David Puente, l’autore di questo articolo-spazzatura, è proprio una delle punte di diamante della tarsk force governativa contro le fake news. Avete capito, di che tipo di gente ci stiamo mettendo in mano? Questi sarebbero quelli che si arrogano il diritto di decidere cos’è falso e cosa no, e vorrebbero farlo addirittura a livello governativo. In conclusione: stiamo per uscire, tutti, dal tunnel del coronavirus, e stiamo andando incontro a un periodo estremamente difficile – cruciale, direi – per le nostre libertà. Finita questa pandemia, cercheranno di approfittare in tutti i modi della nostra debolezza, sia mentale che economica, per cercare di rendere permanenti alcune misure che ci avevano presentato come temporanee, e soprattutto per cercare di introdurne di nuove.Non stupitevi, se per caso – in autunno – vi ritrovate che, per andare allo stadio, oppure a un concerto, bisognerà prima aver fatto tutta una serie di vaccinazioni obbligatorie (altrimenti, tutti buoni e zitti, a casa a guardare le partite in televisione o ad ascoltare i concerti sul telefonino). Per è questa, la prima cosa che le società farmaceutiche cercheranno di ottenere, da tutto questo questo casino del coronavirus: cercheranno di far passare le vaccinazioni di massa, fino a farle diventare obbligatorie per tutti. Pensate che io sia paranoico? Guardate qua: “Zingaretti, vaccini obbligatori nel Lazio per 2,5 milioni e mezzo di persone” (”Il Messaggero”). «Stiamo valutando per il prossimo anno, nel Lazio, di rendere obbligatorio il vaccino contro l’influenza a tutti gli over 65, a chi lavora nella sanità e in altre categorie di lavoro più esposte e di attività essenzali». Quindi, siccome le “attività essenziali” le decidono loro, moltissima gente – se vorrà andare a lavorare – dovrà farsi il vaccino obbligatorio.E’ lì che vogliono arrivare, le case farmaceutiche. Per loro, questa del coronavirus è un’occasione d’oro, quasi irripetibile. E naturalmente utilizzeranno la televisione (che loro pagano profumatamente) per martellarci il cervello, in modo da arrivare prima o poi a vaccinarci tutti, obbligatoriamente, per qualunque cosa. Con buona pace della Costituzione, che (articolo 32) dice: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge», e aggiunge: «La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Invece, i limiti li violeranno eccome: grazie alle nostre paure e al nostro stato di confusione. Vedrete, con la scusa del coronavirus, quanti limiti cercheranno di violare. Cercheranno di introdurre, ad esempio, il tracciamento elettronico dei nostri movimenti col telefonino, esattamente come hanno fatto in Cina con i cittadini di Wuhan. Da noi non oseranno mai fare una cosa del genere, dite? L’Ansa: «Coronavirus: app in arrivo, volontaria e anonima. Il lavoro della task force istituita per studiare l’utilizzo di una app per il tracciamento dei contatti per evitare il diffondersi del coronavirus è alle fasi conclusive».Naturalmente, per ora ti dicono che è “volontaria e anonima”; però poi cosa ti succede, se un giorno scopri che – se tu non sei tracciato – magari non puoi salire sull’autobus, non puoi andare in biblioteca o non puoi entrare in un supermercato? O accetti la tracciatura, oppure te ne stai chiuso in casa a marcire, e al supermercato ci mandi tua cugina? Quindi sarà pure “volontario”, ma bisognerà vedere a quali ricatti saranno sottoposti, quelli che non vorranno accettare. Ricordate che una cosa è volontaria solo se uno può scegliere davvero liberamente, senza condizioni; altrimenti, si chiama ricatto. E il bello è che, con l’aiuto del mainstream, cercheranno di far passare questa schedatura di tipo poliziesco come una meravigliosa “opportunità”. Guardate: «La Ferrari userà app-tracciamento per dipendenti». Nella terza fase, dice l’articolo dell’Ansa, ci sarà «l’opportunità per ciascun collaboratore di servirsi di una app, con tracciamento dei contatti, per un supporto medico sanitario nel monitoraggio della sintomatologia del virus». L’opportunità… Dovremo anche ringraziarli, alla fine, questi angeli premurosi che ci vogliono seguire dappertutto. Naturalmente, «il piano è nato dalla collaborazione con un pool di virologi – tra cui il professor Roberto Burioni», il nostro benefattore universale.Ma non basta: con la scusa del coronavirus, presto troveranno anche il modo per entrarci in casa e portarsi via chi vogliono loro. Nuovamente: pensate che siano paranoie complottiste? Michael Ryan, direttore esecutivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, lo scorso 23 marzo, durante una conferenza stampa ha detto: «Il contagio non è più nelle strade, ora è circoscritto ai gruppi familiari. Ora dobbiamo andare a guardare nelle famiglie, per trovare chi eventualmente è malato, per rimoverlo e isolarlo in un luogo sicuro e dignitoso». E questa è l’Organizzazione Mondiale della Sanità, che parla (non è la bocciofila di paese). Quindi, con la scusa del virus, vogliono poter entrare in casa vostra e portarvi via i fratelli, i genitori oppure i vostri figli, in modo “sicuro e dignitoso” (se lo riterranno opportuno). Poi tanti auguri, quando andate dal giudice per cercare di farveli restituire.Naturalmente, per arrivare a tutto questo hanno un bisogno assoluto di silenziare al più presto la libera informazione, altrimenti rischiano che ci siano troppe persone che protestano e si pongono delle domande – e questo non va bene. E non stiamo parlando solo del fronte sanitario, sia chiaro. Dopo il coronavirus, approfittando della confusione, ci sarà un tentativo globale di ridisegnare alla radice l’intera mappa del potere – naturalmente a favore delle élite e a discapito dei normali cittadini, su tutti i fronti. Ci installeranno il 5G dappertutto, senza nessun serio dibattito sulla sua pericolosità e senza nessuna garanzia scientifica sulla sua innocuità. E nuovamente, useranno le televisioni per invitare i loro esperti a raccontarci che non c’è nessun pericolo, e che il 5G è una manna perché aiuta i medici a comunicare meglio fra di loro (come se adesso i medici, per comunicare, usassero i segnali di fumo, e aspettassero con ansia l’arrivo del 5G). Ci seppelliranno sotto un debito di centinaia di miliardi, arrivati chissà da dove e con chissà quali clausole. E useranno le televisioni per raccontarci che va tutto bene e che dovremo essere felici, per tutti questi soldi che ci verranno prestati, salvo poi dover lavorare per i prossimi cinquant’anni per restituirli, ovviamente con interessi molto salati.E’ questa, la dittatura che ci aspetta nel prossimo futuro: la dittatura dell’informazione, che manda un messaggio unificato e non tollera nessun contraddittorio. In una democrazia, una voce alternativa all’informazione mainstream è assolutamente indispensabile. Le opinioni diverse sono il cuore stesso del progresso sociale. Senza quello, la democrazia muore. E si instaura la dittatura del pensiero unico. Non saremo più schiavizzati a livello fisico – come una volta, con le catene ai piedi – ma lo saremo a livello mentale, con le catene nel cervello (che è ancora peggio: perché, se controlli la mente delle persone, controlli molto più facilmente anche le loro azioni). Quindi, se noi verremo silenziati, non saremo più in grado di difendere voi, dalle restrizioni delle vostre libertà. E’ quindi fondamentale, in questo momento, far sapere che siamo in tanti e che simo tutti uniti. Dobbiamo mandare un messaggio, forte e chiaro: noi siamo uniti e compatti, e non siamo disposti a farci mettere la museruola da nessuno. Per questo, vi chiediamo di far circolare questo messaggio ovunque possibile. Non lasciate niente di intentato: non fermatevi, finché non avrete esaurito ogni possibile contatto, nella vostra agenda personale. Altrimenti, fra poco, verremo davvero tutti obbligati a inginocchiarci, senza più fiatare, di fronte al Ministero della Verità.(Massimo Mazzucco, video-appello trasmesso su “Contro Tv” e ripreso l’11 aprile 2020 su YouTube e su “Luogo Comune”. In coda, nel video l’appello è sottoscritto da Giulietto Chiesa, Marco Tosatti, Fulvio Grimaldi, Tiziana Alterio, Ivan Catalano, Fabio Frabetti, Raimondo Pische, Alessandra Devetag, Maurizio Blondet, Stefano Scoglio, Margherita Furlan, Davide Barillari, Patrizia Cecconi, Ugo Mattei, Marco Pizzuti, Corrado Malanga, Manlio Dinucci, Gustavo Alberto Palumbo, Marcello Pamio, Martino Chiorboli, Franco Fracassi, Leopoldo Salmaso, Gaia Pasi, Francesco Celani, Gabriele Sannino, Adriano Colafrancesco, Jeannie Toschi Marazzani Visconti, Enrica Perucchietti, Ugo Giannangeli, Roberto Germano, Tom Bosco, Lara Innocenzi, Roberto Quaglia, Giuseppe Turrisi. Tra i sottoscrittori del video-appello, Mauro Scardovelli afferma: «Stanno introducendo la censura, in Italia, che è vietatissima dall’articolo 21 della Costituzione. La censura infatti è tipica delle dittature: indica la fine della democrazia». Dal canto suo, Pietro Ratto propone «una task force uguale e contraria a quella istituita, per contrastare le fake news del sistema». Chiude la lista Claudio Messora, che definisce Mazzucco «uomo misurato, saggio, socratico: è il Socrate dell’informazione indipendente». Chiosa Messora: «Dato l’accerchiamento in atto, non è più il momento di essere tenui, cauti: è il momento di uscire allo scoperto e gridare forte che siamo liberi. Lo dice l’articolo 21, lo dice la Costituzione. E liberi vogliamo restare»).La tenaglia della censura sta per stringersi sulla Rete e sulle voci della libera informazione. I segnali ci sono già tutti. Questa voglia di censura si sta articolando su due fronti, precisi e distinti. Il primo ramo della tenaglia è la legittimazione del cosiddetto “giornalismo dei professionisti”, l’informazione mainstream, come unica fonte valida per ricevere informazioni affidabili. Il secondo ramo della tenaglia è la delegittimazione, uguale e contraria, delle voci della libera informazione. Noi siamo liberi, le grandi televisioni no: per vivere hanno bisogno degli sponsor pubblicitari. E se a uno sponsor un certo discorso non piace, quel discorso in Tv non viene fatto. Sulle televisioni nazionali non vedrete mai, ad esempio, una seria e approfondita discussione sulla sicurezza dei vaccini, perché le case farmaceutiche sono tra i maggiori sponsor delle televisioni, e alle case farmaceutiche non fa piacere che si metta in discussione la sicurezza dei vaccini. Ecco perché da Fazio vedrete sempre e solo Burioni che pontifica a senso unico, ma non vedrete mai nessuno che gli fa un serio contraddittorio. Né vedrete mai una seria discussione sulla potenziale pericolosità del 5G: perché tra gli altri grandi sponsor delle televisioni ci sono le multinazionali della telefonia, a cui non fa piacere che venga messa in discussione la sicurezza delle loro tecnologie.
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Pietro Ratto a Border Nights, nel nome di Julian Assange
«L’8 ottobre 1599, 420 anni fa, Giordano Bruno riceveva l’ultimatum definitivo dell’Inquisizione». Entro quaranta giorni gli si intimava di abiurare. «Un ultimatum che cadeva nel nulla: Bruno, infatti, non ritrattò. E il 17 novembre, alla scadenza del tempo concessogli, i suoi giudici dovettero ufficialmente prendere atto dell’irremovibilità del filosofo rispetto alle sue stesse idee». Esattamente tre mesi dopo, il 17 febbraio 1600, Giordano Bruno veniva quindi bruciato sul rogo, a Roma. «Ho scelto quella data così simbolica, l’8 ottobre, per far sentire la mia, la nostra solidarietà, a Julian Assange. Per fargli sapere che non è solo. Che siamo contrari alle torture psicologiche e ai soprusi a cui, da troppo tempo, è sottoposto». Così parla lo storico Pietro Ratto, autore di saggi di grande successo come quelli sulle dinastie finanziarie Rothschild, Warburg e Rockefeller. Tra gli interessi di Ratto, anche la storia antica: da quella (negata dalla storiografia vaticana) della Papessa Giovanna, unico pontefice donna, all’atroce fine di Jan Hus, il teologo boemo bruciato sul rogo a tradimento, a Costanza, nel 1415.Una pagina vergognosa, che Ratto ha ricordato nella “copertina” che da quest’anno conduce a “Border Nights”, la trasmissione web-radio condotta da Fabio Frabetti il martedì sera. La storia è nota soprattutto ai praghesi, che al coraggioso predicatore “francescano” hanno dedicato un monumento nella stupenda piazza nel cuore del centro storico della città. Hus fu condotto a Costanza col pretesto di discutere le sue tesi, nella riununione conciliare che finì per assolvere «un Papa criminale come il primo Giovanni XXIII, poi declassato al rango di antipapa». Il cardinale Baldassarre Cossa era infatti accusato di orribili reati, tra cui la pedofilia e l’omicidio, ma fu condannato solo per simonia. Al contrario, Hus fu bruciato vivo. «I testimoni si commossero – ricorda Ratto – perché la vittima, finché ebbe vita, non cessò di cantare lodi al Signore». Da quella data fatidica – l’8 ottobre – Ratto prende spunto per sostenere Julian Assange, il giornalista australiano fondatore di Wikileaks arrestato a Londra lo scorso 11 aprile, dopo la revoca dello status di rifugiato politico inizialmente concessagli dall’Ecuador, nella cui ambasciata londinese era rimasto rinchiuso per quasi otto anni. Quello che non si perdona ad Assange è l’aver rivelato corruzione, stragi e abusi di potere, a ogni livello, pubblicando documenti riservati di intelligence che imbarazzano gli Usa e i loro alleati.Pietro Ratto lancia anche un logo, in segno di solidarietà per Assange: «Chiedo dunque a tutti, d’ora in poi, di diffondere questa idea. Chiedo a persone, enti, associazioni, giornali, editori, di aderire a questa iniziativa: l’8 ottobre, sulla mia pagina Facebook, sulle vostre e ovunque ci sarà permesso, inseriremo scritti, video, lettere, riflessioni, documenti, per farci sentire. Tutti insieme». Ratto si impegna a inserire contenuti sul tema anche suo canale YouTube: «Cercherò, nel mio piccolo, di diffondere voglia di giustizia e di libertà», sottolinea. «Da adesso in poi, la strada è aperta. Se ce la sbarrano – annuncia – ce la riapriremo da soli». Sicuramente, uno spazio particolare è quello offerto da “Border Nights”, originale proposta di informazione indipendente che ora si arricchisce anche della voce di Ratto, tra quelle che popolano il palinsesto settimanale. Per esempio il giornalista Tom Bosco, esperto in X-Files e verità sottaciute anche in materia di Ufo. O una colonna come l’avvocato Paolo Franceschetti, indagatore dei peggiori misteri italiani come quello del Mostro di Firenze, rileggendoli analizzando il loro profilo simbolico-esoterico.Voce ostinatamente libera, “Border Nights” ospita interlocutori sempre interessanti, nel campo dei “saperi di confine” (l’8 ottobre 2019 è atteso Corrado Malanga, studioso del fenomeno delle “abductions”). In più, l’offerta – a partire dall’appuntamento settimanale del martedì sera – si è progressivamente ampliata, con i web-streaming su YouTube a cadenza fissa, sempre aperti alle domande poste in diretta dagli ascoltatori. Si tratta di una platea di non meno di 25.000 persone, che ormai considerano irrinunciabile l’ascolto degli esperti proposti da Frabetti, a partire da Massimo Mazzucco il sabato mattina e da Gianfranco Carpeoro la domenica. Attualità politica e retroscena, 11 Settembre, sbarco sulla Luna. Da mesi, il carnet si è arricchito con Gioele Magaldi, che il lunedì mattina fornisce informazioni esclusive sul potere italiano e mondiale. New entry, l’appuntamento del venerdì con Franceschetti dedicato a un’originale reinterpretazione della “scienza astrologica”. Una scuderia nella quale ora entra a far parte anche Ratto, che insiste sull’8 ottobre con un’idea precisa: la suggestiva analogia tra due grandi eretici del loro tempo, Giordano Bruno e Julian Assange, entrambi ingiustamente perseguitati.«L’8 ottobre 1599, 420 anni fa, Giordano Bruno riceveva l’ultimatum definitivo dell’Inquisizione». Entro quaranta giorni gli si intimava di abiurare. «Un ultimatum che cadeva nel nulla: Bruno, infatti, non ritrattò. E il 17 novembre, alla scadenza del tempo concessogli, i suoi giudici dovettero ufficialmente prendere atto dell’irremovibilità del filosofo rispetto alle sue stesse idee». Esattamente tre mesi dopo, il 17 febbraio 1600, Giordano Bruno veniva quindi bruciato sul rogo, a Roma. «Ho scelto quella data così simbolica, l’8 ottobre, per far sentire la mia, la nostra solidarietà, a Julian Assange. Per fargli sapere che non è solo. Che siamo contrari alle torture psicologiche e ai soprusi a cui, da troppo tempo, è sottoposto». Così parla lo storico Pietro Ratto, autore di saggi di grande successo come quelli sulle dinastie finanziarie Rothschild, Warburg e Rockefeller. Tra gli interessi di Ratto, anche la storia antica: da quella (negata dalla storiografia vaticana) della Papessa Giovanna, unico pontefice donna, all’atroce fine di Jan Hus, il teologo boemo bruciato sul rogo a tradimento, a Costanza, nel 1415.
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Cade ogni politico, se non serve più al potere che ci domina
un po’ di vertigine, il saggio “Psyops” di Solange Manfredi, che illumina settant’anni di “guerra psicologica”, condotta in Italia. Indovinato: siamo il paese-cavia per eccellenza, dove sono state testate le peggiori tecniche di manipolazione, anche le più sanguinose (Gladio). Nessun’altra nazione, in Europa – ricorda l’autrice, in un’intervista alla trasmissione web-radio “Forme d’Onda” – ha subito altrettante atrocità, a causa del terrorismo “false flag”, sotto falsa bandiera, che ha utilizzato servizi segreti e pedine dell’estremismo per mettere in piedi gli agguati degli anni di piombo e le stragi impunite nelle piazze. Pensiamo a una sigla come la Falange Armata: ha firmato 500 rivendicazioni, tra il ‘92 il ‘94, quando Tangentopoli abbatteva la Prima Repubblica e le bombe affidate alla manolavanza mafiosa condizionavano il sanguinoso esordio della Seconda, nata per sacrificare l’Italia del benessere e portarla a soccombere di fronte all’oligarchia finanziaria di Maastricht e del Trattato di Lisbona. L’Isis? E’ l’ultimo capolavoro della strategia della tensione a livello internazionale, riprodotta fedelmente secondo il modello sperimentato in Italia. C’è il referendum per la secessione della Scozia dal Regno Unito? Benissimo, e chi decapita, l’Isis, il giorno prima? Ovvio: uno scozzese. Negli Usa si vota per limitare ulteriormente le libertà del cittadino, con la scusa della sicurezza? E quindi è proprio un ostaggio americano, alla vigilia, a offrire la gola alla mannaia dello Stato Islamico.La regia è scandalosamente evidente, dice Solange Manfredi, così come il movente – per nulla connesso con Allah – dello stesso fondamentalismo religioso mediorientale, creato a tavolino per evitare che il Medio Oriente svoltasse verso il socialismo. Negli anni ‘50, ricorda l’autrice del saggio, i paesi arabi erano largamente laici. «Prima del golpe occidentale che portò al potere Saddam, l’Iraq aveva un ministro donna e si preparava a dare l’indipendenza ai curdi». Così, il governo di Baghdad è stato “suicidato”. Tutto ciò è orrendo? Certamente, ma dobbiamo sapere che è la regola. La storia non lo ammette? Lo si può capire: spesso è il sistema stesso a scriverla, imponendo la sua versione alla scuola. Storia, cioè guerre: nessuno dei conflitti che ricordiamo – dice Solange Manfredi – è stato innescato dai motivi ufficialmente noti. Dietro ogni guerra c’è una causa segreta, e il casus belli è sempre un’invenzione o comunque una manipolazione: da Pearl Harbor, dove il bombardamento giapponese era perfettamente atteso, al Golfo del Tonchino, in cui nessuna artiglieria vietnamita sparò mai contro la flotta Usa. Fino ovviamente all’11 Settembre, servito come alibi per invadere l’Iraq e l’Afghanistan, per poi terremotare tutto il Medio Oriente.Cronologia recente: primavere arabe, caduta di Mubarak in Egitto, morte di Gheddafi in Libia, guerra in Siria contro Assad, devastazione dello Yemen. Emergenze umanitarie e crisi dei migranti? Appunto. C’è sempre un’attenta regia che predispone gli scenari, pur scontando anche l’imprevedibilità relativa delle variabili. Certo, i colpi principali vanno spesso a segno: Mattei viene ucciso quando fa diventare l’Italia troppo ingombrante a livello geopolitico, e Moro è assassinato per gambizzare l’economia mista, pubblico-privata, che dovrà cedere il passo al neoliberismo. A sua volta, lo svedese Palme soccombe prima che possa diventare segretario generale dell’Onu, impedendo – fra le altre cose – la nascita dell’Ue nella sua attuale configurazione antidemocratica e antipopolare. Ma se gli eroi restano mosche bianche (Moro fu minacciato da Kissinger in modo brutalmente mafioso), la regola è invece un’altra: il politico di turno – Renzi, Formigoni – viene fatto uscire di scena quando non serve più, al potere che ne aveva assistito l’ascesa.Un meccanismo del quale il soggetto (premier, capo-partito, ministro) non è neppure pienamente consapevole, il più delle volte, salvo che per un aspetto: appena raggiunge la vetta, dice Fausto Carotenuto a “Border Nights”, la sua vita di trasforma in un inferno. Motivo: «Il suo primo pensiero, la mattina, diventa questo: chi ce l’ha con me? Chi vorrebbe farmi fuori?». Di manipolazione, Carotenuto se ne intende: per anni ha orientato il lavoro dei servizi segreti Nato. Oggi è approdato a una scelta drastica: la rinuncia sostanziale alla politica, giudicata impraticabile perché interamente manipolata. Un grande inganno, un gioco di specchi in cui nessuno è davvero quel che dice di essere. Dal canto suo, analizzando a fondo la storia italiana contemporanea sulla base di migliaia di documenti desecretati, a cominciare da quelli che comprovano l’arruolamento della mafia e di molti uomini-chiave del nazifascismo, da parte degli Usa, per controllare l’Italia post-bellica in senso anti-Urss, Solange Manfredi insiste su un punto: non è detto che i politici su cui il potere investe siano per forza mediocri, ma è essenziale che abbiano almeno un punto debole (da usare al momento oppurtuno, per liquidarli).In altre parole: un cavaliere senza macchia non diventerà neppure assessore. E se qualcuno sfugge al controllo – come Sankara – durerà al massimo una manciata di mesi, prima di venir tolto di mezzo. Il connotato etico dell’analisi si basa sulla distanza tra la verità ufficiale e quella sottostante, tra la democrazia ideale e sostanziale (espressa “in purezza”) e la post-democrazia attuale, completamente svuotata, ormai dominata in modo sempre più evidente dall’invadenza di gruppi di potere privatistici, economici e finanziari. Peraltro, sottolinea Gioele Magaldi nel suo saggio “Massoni” uscito a fine 2014, non è certo piovuta dal cielo neppure la sacrosanta democrazia cui fa giustamente riferimento Solange Manfredi: la prassi dell’uguaglianza – pari opportunità, diritto di voto, Stato laico, legge sovrana emanata dal Parlamento eletto dai cittadini – è il frutto storico dell’impegno settecentesco della massoneria, che ha “fabbricato” la Rivoluzione Francese e poi creato gli Usa. Viviamo dunque in una specie di colossale laboratorio zootecnico, come sostiene Marco Della Luna? Siamo prigioneri di uno smisurato allevamento planetario, popolato da masse interamente manipolate?Probabilmente è così da sempre, suggerisce Paolo Rumor nel saggio “L’altra Europa” basato sulle rivelazioni dell’esoterista francese Maurice Schumann, tra i fondatori dell’europeismo novecentesco già durante la Seconda Guerra Mondiale. La tesi: un organismo-fantasma, denominato “la Struttura”, reggerebbe le sorti del pianeta in modo ininterrotto, da qualcosa come 12.000 anni. Le 36 Ur-Lodges supermassoniche presentate da Magaldi potrebbero esserne l’estrema propaggine contemporanea? Dilaga il cosiddetto complottismo, anche perché il potere – sempre reticente – si è fatto aggressivo e sfacciato, nella sua alluvione quotidiana di “fake news”, cioè menzogne ufficiali truccate da notizie. Per un osservatore coraggioso e indipendente come Massimo Mazzucco, non manca il risvolto positivo: è vero che l’intrasfruttura web è comuque sempre controllata dai soliti poteri fortissimi, ma milioni di persone – proprio sulla Rete – oggi possono condividere informazioni preziose, non ortodosse, non convalidate dall’ufficialità. Informazioni di cui fino a ieri sarebbe stato impensabile disporre, e che tuttora – non a caso – sono irrintracciabili sui media mainstream, giornali e televisioni.Sta letteralmente esplodendo anche il fenomeno della nuova archeologia, che probabilmente costringerà gli storici a rivedere le narrazioni correnti sulla stessa origine dell’umanità sulla Terra. Narrazioni secolari cadono in pezzi: le ultime scoperte inducono a retrodatare (di parecchi millenni) monumenti fortemente simbolici come le piramidi, mentre affiorano un po’ ovunque i reperti che spingono gli studiosi della paleo-astronautica a ritenere che i nostri antenati siano venuti in contatto, nella notte dei tempi, con esseri sbarcati dallo spazio (probabilmente, i nostri “fabbricatori genetici”). Di qualcosa del genere parla il biblista Mauro Biglino, per anni traduttore dell’Antico Testamento per conto delle Edizioni San Paolo: il suo Yahvè – alla lettera – non ha nulla di “divino”. Non è eterno, né onnisciente, né onnipotente. E il suo rapporto col cielo è mediato dal Kavod, un velivolo rombante e pericoloso. Sono ancora gli Elohim come Yahvè a dominarci, attraverso i loro fiduciari terrestri? «Se un giorno si scoprisse che è così non me ne stupirei», dice Biglino, che però aggiunge: «Immagino che l’attuale esplosione demografica non fosse prevista: siamo oltre 7 miliardi, cioè tantissimi. Troppi, per qualsiasi potere dominante». Come dire: la partita è aperta, forse ce la possiamo giocare. Davvero?Il fatalismo complottistico è ben rappresentanto da celebrità come Davide Icke: i suoi invincibili Rettiliani finiscono per ricordare un po’ gli alieni molesti evocati da Corrado Malanga attraverso le sue ricerche, interamente fondate sull’ipnosi regressiva: ipotetici nemici troppo superiori per poter essere contrastati? La convinzione dell’esistenza di uno strapotere insormontabile (almeno, per via ordinaria) induce lo stesso Carotenuto a consigliare di lasciar perdere la politica: è tempo perso, dice. Meglio dedicarsi amorevolmente al prossimo: non è solo etico, ma anche funzionale. Ed è l’atteggiamento che il sistema di dominio più teme, perché è virtualmente contagioso. I politici? Ometti, per lo più. Scelti, dice Solange Manfredi, in base alle loro debolezze. Non sempre, certo: non tutti. Ma la lezione è utile per chi oggi assiste con delusione al declino del governo gialloverde, che ha ceduto su tutta la linea per sottomettersi ai poteri che usano Bruxelles per dominare i paesi come l’Italia. Guai, però, a sottovalutare il popolo: è vero che è sempre condizionato da precise élite, ammette Magaldi; ma da sole – aggiunge – quelle élite non le potrebbero fare, le rivoluzioni. Quella di cui si sente il bisogno oggi ha un nome preciso, si chiama democrazia. Rappresenta un’eresia della storia, un prodotto recentissimo. Di fabbricazione massonica? Certo. Ma alzi la mano chi vorrebbe tornare al potere del dittatore, all’arbitrio del monarca o del Papa-Re. Forse, come dice Mazzucco, la buona notizia è che oggi, nonostante tutto, se ne può parlare: in fondo gli orizzonti sono aperti, come non era mai successo.Sembra il nostro paladino, finalmente: l’amico del popolo. E invece è il loro uomo, l’ennesimo. Scelto per durare il necessario, capace di cavalcare l’onda grazie alle sue qualità, al suo appeal mediatico. Ma il “casting” iniziale ha individuato anche il punto debole, già in partenza. Esempio: corruzione, sete di potere e denaro. Oppure ambizione smodata, passione per le donne, o magari abuso di droghe e altre debolezze private. Saranno i tasti da pigiare al momento opportuno, quando l’ometto non servirà più e andrà bruciato. Di colpo, il suo dossier – compilato fin dall’inizio e pronto da anni – finirà ai magistrati (e alla stampa). Risultato: morte civile. Succede sempre, di continuo, secondo uno schema cinico e quasi noioso, nella sua monotonia. Formigoni e Renzi? Sembrano solo gli ultimi nomi della lista. Poi ci sono altri personaggi, di ben maggior peso. Magari finiscono in esilio ad Hammamet, o peggio: assassinati come Moro, fatti esplodere in aria come Mattei. Via loro, avanti un altro. Il gioco continua, perché serve a non cambiare mai le regole. E i padroni di quelle regole non siamo noi, salvo rarissime eccezioni, destinate a durare poco – come Olof Palme, premier svedese freddato da un killer nell’86, o Thomas Sankara, rivoluzionario leader del Burkina Faso massacrato nell’87 dopo soli quattro anni di governo, in cui aveva creduto di poter mettere fine, per davvero, alla schiavitù finanziaria dell’Africa.
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Hellyer: “L’alieno è tra noi” (e lo dicono anche i testi ’sacri’)
L’alieno è fra noi, e ci protegge: lavora segretamente per evitare che l’uomo distrugga la Terra, impiegando le armi atomiche. E’ la tesi rilanciata dall’ingegner Paul Hellyer, già vicepremier e ministro della difesa del Canada, perfettamente al corrente – quand’era in carica – dei segreti strategici del Norad, la difesa missilistica nordamericana. Clamorose le sue prime esternazioni, nel 2005 all’università di Toronto: gli extraterrestri sono tra noi da sempre e si sono installati nel Nevada (Area 51) dopo le atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Obbiettivo: dialogare con gli Usa e convincerli a non ripetere l’esperimento. «Il loro aspetto umanoide li rende simili a noi, e ben 6 di loro siedono nel Congresso statunitense». Temono che l’umanità possa annientarsi, distruggere la Terra e creare ripercussioni nel cosmo. Nel 2004, aggiunse Hellyer, il presidente Bush chiese alla Nasa di creare una base avanzata sulla Luna entro il 2020: vero obiettivo, monitorare il traffico alieno e intercettare minacce dallo spazio, da parte di entità ostili. Tesi rilanciate nel 2014 in un’intervista a “Rt”: sarebbero almeno 80 le specie extraterrestri, anche “residenti” nel sistema solare, e alcune di queste collaborano con le autorità terrestri da mezzo secolo: dobbiamo a loro l’introduzione delle luci a led, dei microchip e di materiali come il kevlar. Ma in realtà, sottolinea l’ex ministro canadese, gli alieni sono tra noi da migliaia di anni.A dire il vero sarebbero i nostri effettivi “genitori”: lo sostiene Zecharia Sitchin, lo studioso azero naturalizzato statunitense, secondo cui gli antichi testi sumeri raccontano la “fabbricazione” dell’homo sapiens da parte degli Anunnaki, gli “dei” venuti dallo spazio. Secondo Mauro Biglino, a lungo traduttore ufficiale della Bibbia per le Edizioni San Paolo, l’Antico Testamento riproduce fedelmente i testi sumeri: la Genesi racconta la clonazione del maschio (l’Adàm) per dare origine alla femmina (Hawà, Eva). Figli delle Stelle, Anunna o Elohim biblici? Erano sempre loro: i testi antichi, poi trasformati in “libri sacri” con la successiva divinizzazione dei “theoi” operata dal pensiero greco-ellenistico, non fanno che parlare di loro. Le grandi religioni? «Sono nate, tutte insieme e in tutto il mondo, attorno al V secolo avanti Cristo, cioè quando questi personaggi – prima visibili, come Yahvè che parlava “faccia a faccia” con Mosè – sono improvvisamente scomparsi dalla circolazione». Biglino cita un padre della Chiesa vissuto nel III secolo, Eusebio di Cesarea. Nella sua “Praeparatio Evangelica”, Eusebio attinge al greco Filone di Biblos, che a sua volta riprende gli studi di Sanchuniaton, sacerdote fenicio del 1200 avanti Cristo. Il fenicio racconta di aver rinvenuto, in un tempio egizio dedicato ad Amon-Ra, un memoriale sconcertante, secondo cui gli “dei” antichi – poi trasformati in oggetto di culto – erano in realtà individui in carne e ossa.Uno di loro, il babilonese Nergal, si narra che sganciò dal cielo armi micidiali, annientando intere città e provocando l’improvvisa desertificazione della Mesopotamia. Anche in questo caso la Bibbia fornisce una sorta di “fotocopia”, narrando la distruzione, mediante l’impiego dell’“arma del terrore”, di Sodoma, Gomorra e le altre città della Pentapoli sulle rive del Mar Morto. Armi in realtà descritte con precisione nei Veda indiani: Enrico Baccarini, appassionato ricercatore, rivela che le “tejas astras” (armi a energia) fuorono impiegate dai Deva (i “theoi” asiatici) nelle loro guerre stellari combattute anche sulla Terra. Un bombardamento di quel genere avrebbe raso al suolo la grande citttà di Mohenjo Daro, nella valle dell’Indo, scoperta dagli inglesi solo a metà dell’800. L’intera civiltà Arappa, spiega Baccarini, costringe gli archeologi a riconsiderare datazioni e sequenze storiche: fiorì infatti 11.000 anni fa. E rivela indizi che portano alla misteriosa presenza di paleo-astronauti. Per la verità, gli stessi Veda sostengono che l’universo sia abitato da 400.000 specie umanoidi. C’è da credere, a quegli antichi testi in sanscrito? Sulle “istruzuioni” dei Veda si sono basati scienziati aerospaziali indiani per realizzare un modellino di astronave (curiosamente, a forma di pagoda). E sempre i Veda, scritti migliaia di anni fa, indicano – con sconcertante precisione – la misura della circonferenza terrestre e la stessa velocità della luce.Ha ragione il fenicio Sanchuniaton, secondo cui il pensiero magico-religioso non sarebbe stato che un colossale depistaggio, organizzato dalla casta sacerdotale per tentare di mantenere i propri antichi privilegi? Ex dignitari di corte si trasformarono in clero, sostituendo (con l’adorazione di “divinità” invisibili) l’antica obbedienza a “theoi” un tempo visibilissimi, e tutti giunti sulla Terra – pare – dalle Pleiadi e dalla costellazione di Orione? Suggestioni sempre più insistenti, man mano che le istituzioni cominciano ad ammettere la possibilità di forme di vita extraterrestre. Roberto Pinotti (fondatore del Cun, centro ufologico nazionale) è uno degli ufologi più importanti al mondo, storico collaboratore dell’aeronautica militare italiana. Sostiene che gli avvistamenti anomali registrati negli ultimi decenni sono stati un milione, di cui il 40% (ben 400.000) classificati dalle autorità come “non terrestri”. Sembra che da più parti si stia lavorando per preparare l’umanità a rivelazioni clamorose riguardo ai “fratelli dello spazio”, come li chiama il gesuita Gabriel José Funes, argentino come Papa Francesco.Padre Funes è il direttore del potente osservatorio astronomico installato dalla Compagnia di Gesù sul Mount Graham in Arizona. A che serve, ai gesuiti, un centro astrofisico come quello? Dichiaratamente: a indagare proprio sull’esobiologia, cioè sulla “vita extraterrestre”, a quanto pare sempre meno ipotetica: per il canadese Hellyer, a nostra insaputa, vivremmo già in compagnia dei “biondi nordici” (o anche “bianchi alti”), da non confondere con i “bassi grigi”, alti appena un metro e 20 – più o meno come la creatura che si racconta sia apparsa nel 1858 nella grotta di Lourdes alla giovanissima Bernadette Soubirous, che la chiamava “aquerò” (in occitano, “quella là”). «Se vedeste un grigio, vi rendereste subito conto di vedere qualcosa che non avete mai visto prima», dice Hellyer. «Se invece vedeste una delle “bionde nordiche”, allora potreste pensare di aver incontrato una donna della Danimarca». I “grigi”, aggiunge l’ex vicepremier canadese, sono piccini. Hanno braccia e gambe sottili, testa grossa e grandi occhi marroni. «Sono quelli che si vedono nella maggior parte dei film». A proposito: sicuri che la fantascienza non contenga precisi messaggi, come per abituarci progressivamente all’idea degli inevitabili incontri ravvicinati?Biglino ricorda che erano ebrei gli ideatori di un supereroe dei fumetti come Flash Gordon, proveniente dal pianeta Krypton (nascosto). Creato negli anni Trenta, Flash Gordon è l’antenato di Superman. Nome originario, in ebraico: Kal-El, cioè “El rapido e leggero”. La presunta “divinità” con la quale viene in contatto Abramo si presenta con il nome di El Shaddai. La traduzione in italiano (“Dio l’onnipotente”) è totalmente inventata: lo dice la Bibbia di Gerusalemme curata dagli autorevoli biblisti domenicani, secondo cui “El Shaddai” vuol dire, semplicemente, “signore della steppa”, laddove “El” è la radice di Elohim, vocabolo convenzionalmente tradotto con “Dio” ma in modo arbitrario, «visto che nessun traduttore al mondo – sottolinea Biglino – è tuttora in grado di spiegare il significato della parola “Elohim”». La Bibbia? Dibattito infinito: bisogna però sapere, ribadisce Biglino, che quell’insieme di testi è stato incessantemente manipolato a partire dal II secolo avanti Cristo, e la manipolazione è terminata solo con la vocalizzazione introdotta dai Masoreti. Un lavoro di revisione proseguito fino all’epoca di Carlomagno. Risultato: dall’Antico Testamento “masoretico” sono spariti 11 libri, ripetutamente citati in vari passi della Bibbia stessa. Uno di questi riguarda “le guerre di Yahvè”.Il teologo cattolico Ermis Segatti conferma che la Bibbia non racconta la “creazione” dell’uomo: dice solo che «siamo stati fatti», cioè “fabbricati”, utilizzando materia preesistente. Corrado Malanga, ricercatore universitario a Pisa, sottolinea l’abisso che separa l’australopiteco dagli ominidi successivi: gli stessi genetisti, oggi, convergono sull’opportunità di riconsiderare i testi antichi come “libri di storia” ante litteram, capaci di spiegare il “missing link” tra uomo e scimmia. Un analogo “anello mancante” differenzia la patata commestibile dal tubero suo progenitore, e lo stesso grano dal farro selvatico: tutte specie comparse sulla Terra all’improvviso, grossomodo nel periodo che la Genesi indica come quello in cui erano in corso le sperimentazioni genetiche del Gan, in “giardino protetto e recintato” posto nella regione geografica di Eden, fra Turchia e Mar Caspio. In antica lingua persiana, è il termine “pairidaēza” a indicare il giardino recintato (da cui il greco “parádeisos”, fino al nostro “paradiso”). Se il pensiero “essoterico” ha fondato religioni, quello esoterico tende a fidarsi solo dei simboli: conterrebbero le tracce degli archetipi, cioè gli “eventi, materiali e immateriali” all’origine della nostra storia. Un corpus sapienziale che gli esoteristi riconducono a quella che chiamano “tradizione unica primordiale”. La sua provenienza? Ignota.Nel libro “L’altra Europa”, Paolo Rumor (nipote del più volte premier Mariano Rumor) racconta di un’unica dinastia di potere che reggerebbe il mondo da 12.000 anni. Sarebbe nata in Mesopotamia per poi trasferirsi in Egitto, quindi in Grecia e nel resto del Mediterraneo, dando vita a tutte le civiltà di cui si occupano gli storici. La chiama, semplicemente, “la Struttura”. Fonte: i diari del padre, Giacomo Rumor, che nel dopoguerra fu messo a parte di questo ipotetico grande segreto dall’esoterista francese Maurice Schumann, tra i fondatori del gollismo. Mesopotamia, Anunnaki: chi erano, in realtà, i Sumeri? Possibile che tuttora non si conoscano le origini di una fiorentissima civiltà nata dal nulla ma in possesso di conoscenze avanzatissime – agricoltura, architettura, diritto, astronomia – proprio sulle rive dell’Eufrate, cioè non lontano da quel Gan-Eden da cui, secondo la Genesi, fu cacciato Caino? Lo scozzese Graham Hancock suggerisce di rileggerle con occhi nuovi, le “impronte degli dei”, perché potrebbero riservarci grosse sorprese. Lo stanno già facendo: le piramidi scoperte a Visoko, in Bosnia, hanno 28.000 anni. E l’ipotetica metropoli appena rinvenuta in Sudafrica, a due passi dalle più antiche miniere d’oro del pianeta, ne avrebbe addirittura 160.000. Notizie, spunti, segnalazioni e ricerche al cui confronto, forse, rimpiccioliscono un po’ anche gli alieni di canedesi di Paul Hellyer.L’alieno è fra noi, e ci protegge: lavora segretamente per evitare che l’uomo distrugga la Terra, impiegando le armi atomiche. E’ la tesi rilanciata dall’ingegner Paul Hellyer, già vicepremier e ministro della difesa del Canada, perfettamente al corrente – quand’era in carica – dei segreti strategici del Norad, la difesa missilistica nordamericana. Clamorose le sue prime esternazioni, nel 2005 all’università di Toronto: gli extraterrestri sono con noi da sempre e si sono installati nel Nevada (Area 51) dopo le atomiche di Hiroshima e Nagasaki. Obbiettivo: dialogare con gli Usa e convincerli a non ripetere l’esperimento. «Il loro aspetto umanoide li rende simili a noi, e ben 6 di loro siedono nel Congresso statunitense». Temono che l’umanità possa annientarsi, distruggere la Terra e creare ripercussioni nel cosmo. Nel 2004, aggiunse Hellyer, il presidente Bush chiese alla Nasa di creare una base avanzata sulla Luna entro il 2020: vero obiettivo, monitorare il traffico alieno e intercettare minacce dallo spazio, da parte di entità ostili. Tesi rilanciate nel 2014 in un’intervista a “Rt”: sarebbero almeno 80 le specie extraterrestri, anche “residenti” nel sistema solare, e alcune di queste collaborano con le autorità terrestri da mezzo secolo: dobbiamo a loro l’introduzione delle luci a led, dei microchip e di materiali come il kevlar. Ma in realtà, sottolinea l’ex ministro canadese, gli alieni sono tra noi da migliaia di anni.
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Franceschetti: delitti rituali, se i killer agiscono come automi
«Ora è finita», dice il cannibale Jeffrey Dahmer ai suoi giudici. Si è arreso, il Mostro di Milwaukee, dopo aver ucciso, squartato e divorato 17 vittime. «Qui non si è mai trattato di cercare di essere liberato: non ho voluto mai la libertà, e oggi non chiedo attenuanti». Il serial killer dichiara ufficialmente di aspettarsi la pena capitale: sarebbe un sollievo, per lui. Confessa tutti i suoi delitti, ma precisa: «Non ho mai odiato nessuno. Sapevo di essere malato, o malvagio, o entrambe le cose. So quanto male ho causato, ma ora mi sento in pace: grazie a Dio, non potrò più fare del male». Si è convertito, Dahmer: «Credo che solo il Signore Gesù Cristo possa salvarmi dai miei peccati». E’ il 1992 quando viene condannato all’ergastolo. Due anni dopo, però, viene ucciso da un detenuto affetto da schizofrenia, il cui nome (Christopher Scarver) contiene, curiosamente, il riferimento a Cristo. Solo un caso? Chi lo sa. Certo è che, nei delitti anomali – cioè non scatenati da moventi ordinari (denaro, passione, vendetta) – ci si imbatte spesso in una mole impressionante di «coincidenze eccezionali». Lo sostiene Paolo Franceschetti, già avvocato delle Bestie di Satana e poi indagatore di casi intricatissimi come quello del Mostro di Firenze: una inquietante sequenza di omicidi rituali. Domanda: com’è possibile che si verifichino tutte quelle maledette coincidenze? Ed è credibile che una forza sconosciuta guidi la mano dei killer?Franceschetti, buddista praticante e autore del saggio “Alla ricerca di Dio”, suggestiva indagine trasversale sulla spiritualità, esplorata “dalle religioni ai maestri contemporanei”, propende per una spiegazione occultistica: quella cioè di chi crede davvero che la ritualità della cosiddetta magia possa produrre effetti concreti, pericolosamente tangibili e persino letali. A colpirlo, è l’ineffabile ricorrere di troppe concatenazioni altamente simboliche e altrimenti inspiegabili, a suo parere: come se “l’invisibile” fosse una specie di lavagna, sulla quale poter imprimere precisi desideri. Dal canto suo, Franceschetti vanta anni di coraggiose ricerche condotte con rigore, partendo dalle carte giudiziarie. «Nei delitti delle Bestie di Satana – scrive, sul blog “Petali di Loto” – alcuni dei nomi dei ragazzi coinvolti sono, appunto, nomi di bestie: Volpe, Leoni, Zampollo (zampa di pollo)». La figura simbolica di Satana, nella tradizione cristiana, è sconfitta dell’arcangelo Michele: «E guarda caso, i due personaggi che in tutta la vicenda risultano la chiave per scoprire i delitti si chiamano Michele». Il primo è Michele Tollis, il padre di uno dei ragazzi assassinati, il cui cognome richiama la preghiera “qui tollis peccata mundi”. L’altro invece è un carabiniere, Michelangelo Segreto, all’epoca comandante della stazione di Somma Lombardo. «Michelangelo: qui non abbiamo solo Michele, ma anche l’angelo».La Bestia dell’Apocalisse, sottolinea Franceschetti, in alcune raffigurazioni ha le zampe di pollo e la testa di leone: i “registi” dell’operazione Bestie di Satana, che ha coinvolto giovani sbandati (e spesso innocenti, sostiene il loro ex legale) era dunque una terribile, sanguinosa allegoria vivente, messa in scena per “rappresentare” l’Apocalisse di Giovanni? Franceschetti si concentra sulle coincidenze: Volpe sparò a Mariangela Pezzotta, colpendola alla gola. Come si chiama il luogo in cui avvenne il delitto? Golasecca. La vicenda delle Bestie di Satana, almeno per la versione ufficiale diffusa dalla stampa, finì il giorno che Volpe e Ballarin, dopo aver ucciso Mariangela, si schiantarono con l’auto presso la diga di Panperduto, dove poco dopo furono fermati. Traduzione simbologica: proprio a Panperduto, le Bestie di Satana “si perdono”. E il dio pagano Pan, aggiunge Franceschetti, nella tradizione cattolica era «una delle rappresentazioni di Satana», secondo la Chiesa medievale ancora impegnata a debellare il tenace paganesimo che resisteva nelle campagne. Qualcuno si è preso gioco di quei ragazzi, allestendo (a loro insaputa) una trama spaventosa?Da Varese a Firenze, cambiano gli attori ma resta invariato l’affollamento di coincidenze anomale. Nei delitti del Mostro, le zone del delitto – se segnate su una mappa – disegnano un cerchio (magico) attorno a Firenze, rileva Franceschetti. Il capoluogo toscano «è per eccellenza la città di Dante, il poeta che mise per iscritto nella “Divina Commedia” il sapere templare e rosacrociano». In vari scritti, inclusi due saggi, Franceschetti attribuisce l’operazione “Mostro di Firenze” alla cosiddetta Rosa Rossa, potente setta formata da individui coltissimi e socialmente altolocati, passati dall’iniziale esoterismo alla degenerazione dell’occultismo più sanguinario, sulle orme del “mago nero” Aleister Crowley, teorico dei sacrifici umani a scopo propiziatorio. Il primo a mettere gli inquirenti sulla pista esoterica dei delitti rituali fu il criminologo Francesco Bruno, all’epoca consulente del Sisde. Più tardi, l’indicazione dei servizi segreti fu recepita dal super-poliziotto Michele Giuttari, commissario messo a capo dell’unità investigativa speciale istituita a Firenze per venire finalmente a capo del giallo.Giuttari però fu fermato a un passo dalla risoluzione del caso: la pista “magica” l’ha narrata anni dopo, in romanzi divenuti bestseller, in cui l’eminenza grigia dell’organizzazione – nella fiction – risulta essere nientemeno che un prestigioso magistrato, il procuratore di Firenze. Titoli evocativi: “La loggia degli innocenti”, “Scarabeo”, “Le rose nere di Firenze”. Pedofilia, massoneria deviata, occultismo (e quel fiore, la rosa) all’ombra del potere. Lo stesso Franceschetti non ha esitato a puntare il dito contro l’allora capo della Procura fiorentina Piero Luigi Vigna, poi promosso procuratore nazionale antimafia. La moglie di Vigna, ha scritto Franceschetti, morì travolta da un’auto-pirata dopo aver denunciato il marito allo stesso Giuttari: era scossa dalla strana morte della moglie del farmacista di San Casciano, Francesco Calamandrei, deceduta in una struttura psichiatrica dopo aver dichiarato «Vigna spara, mio marito taglia». Giuttari si arrese quando scoprì che era stato violato l’archivio d’indagine sul Mostro: conteneva le impronte digitali su lettere anonime inviate anni prima agli inquirenti – buste contenenti anche resti umani, appartenenti alle vittime.Grazie a quel misterioso furto nel quartier generale della polizia non fu possibile incrociare le impronte sulle buste con quelle del medico perugino Francesco Narducci, dichiarato “annegato” nel Lago Trasimeno e citato in varie deposizioni dai “compagni di merende”, Pacciani e soci. A Perugia il pm Giuseppe Mignini fece riesumare il cadavere e scoprì che non era Narducci, il morto ripescato nel lago: prima del funerale c’era stata una clamorosa sostituzione della salma, perché la tomba riportò alla luce il vero Narducci – non annegato, ma vistosamente strangolato, sull’isoletta del Trasimeno che aveva raggiunto il 3 ottobre 1985, imbarcandosi in stato di forte agitazione, come se temesse l’appuntamento che lo attendeva. Giuttari ha ormai lasciato la polizia, dopo una sfolgorante carriera di detective antimafia, e ora affida ai romanzi la possibile verità sul Mostro di Firenze. Dal canto suo, Franceschetti insiste sui dettagli cifrati, simbologici: un codice fuori della portata di personaggi come Pacciani, Vanni e Lotti. «Il primo delitto del Mostro è quello di Pasquale Gentilcore, e la “Vita Nova” di Dante si apre con il verso “a ciascun’alma presa e gentil core”. Più in generale la trama dei delitti richiama dal punto di vista simbolico la “Divina Commedia” e il quadro del Botticelli “La Primavera”, la cui allegoria sembra “contenere” tutti gli omicidi del Mostro.Franceschetti cita persino il delitto Moro: la vicenda si apre in via Fani (Mario Fani, fondatore del circolo di Santa Rosa) e si chiude in via Caetani al numero 9 (cioè esattamente davanti al conservatorio di Santa Caterina della Rosa) dove viene parcheggiata la Renault rossa in cui c’era il cadavere del presidente della Dc. Per inciso: Michelangelo Caetani era uno stimato dantista, e – volendo stare al “gioco” dei simboli – le iniziali del binomio “Renault rossa” sono le stesse dell’invisibile Rosa Rossa. «Di recente – racconta sempre Franceschetti su “Petali di Loto” – mi ha abbastanza colpito il delitto avvenuto nella mia città», Viterbo (patrona: Santa Rosa), «il giorno in cui io aveva un’udienza per la vicenda del Mostro di Firenze», a causa della querela presentata contro Franceschetti dal giornalista Mario Spezi. I fatti: duplice omicidio il 13 dicembre 2017, giorno di Santa Lucia, proprio in strada Santa Lucia. Al numero 26 (due volte 13, «ovverosia due volte il numero della morte», per certo esoterismo numerologico) vengono ritrovati uccisi due coniugi, e la donna si chiama Rosa Rita Franceschini.In altre parole, ragiona Franceschetti, «il giorno in cui, a Viterbo, si celebra un processo che riguarda quello che io ho additato come uno dei principali esponenti della Rosa Rossa (organizzazione che ha la Rosa, e Santa Rita, tra i suoi simboli principali, con cui firma i suoi delitti), viene uccisa una donna che ha, nel nome di battesimo, i simboli dell’organizzazione, e il cui cognome ha una certa assonanza con il mio». Difficile, per un simbologo, non notare la coincidenza. Quella volta furono addirittura i giornali a parlare di omicidio rituale, perché la coppia uccisa era disposta in un modo particolare sul letto, e il loro figlio (accusato del delitto) aveva appena finito di leggere il romanzo “Il grande Dio Pan” di Arthur Machen, che descrive una scena simile a quella del delitto commesso a Viterbo. «Potrei andare avanti per ore», aggiunge Franceschetti, che al tema del delitto rituale ha dedicato centinaia di pagine. La domanda che si pone oggi è un’altra. Ovvero: come si creano, queste coincidenze così straordinarie?Se si esclude il caso, Franceschetti non crede che un copione così complicato possa essere progettato a tavolino: scegliere i nomi delle vittime e stabilire in che data e a che ora ucciderle «richiederebbe anni di lavoro e sarebbe ad alto rischio di fallimento, a causa delle troppe variabili». Senza contare che «se dietro tutto questo ci fosse un’intelligenza umana, prima o poi – in qualche processo, in qualche atto parlamentare o in qualche libro – qualcuno ne darebbe testimonianza». Invece, solo per fare un esempio, nel delitto Moro «non risulta da nessuna parte che qualcuno abbia ordinato di acquistare proprio una Renault rossa, per poi andarla a depositare proprio al numero 9». Ed è qui che Franceschetti, per darsi una spiegazione, parla della magia. Non si limita a dire che gli assassini compiono rituali magici – cosa peraltro plausibile e confermabile. Franceschetti va oltre: per tentare di risolvere il rompicapo, ritiene che la stessa magia sia, esattamente, la spiegazione mancante. Il presupposto, indimostrabile, sta nel credere che la pratica magica “funzioni” davvero, sul piano materiale. Tradotto: compio un rito, e il rito scatena “forze occulte” così potenti da influire nella realtà, compresa quella di un omicidio, provvedendo anche al corredo “perfetto” delle coincidenze simboliche.Lo stesso Franceschetti ha più volte rivelato che la magia – sempre ridicolizzata dai media – sia in realtà praticata dalle alte sfere del potere, insospettabilmente dedite all’occultismo e alla divinazione. Sempre secondo Franceschetti, alcuni delitti rituali vengono commessi con il concorso di una certa “magia”, che deve per forza “funzionare”. O meglio: «Mentre l’assassino o gli assassini agiscono sul piano materiale, un altro gruppo, o dei singoli, agiscono sul piano magico ed esoterico». Sempre sul terreno dell’indimostrabile, Franceschetti aggiunge che la cosiddetta “azione magica” potrebbe scatenare «l’azione di entità che si affiancano agli esseri umani per raggiungere il fine dell’operazione». Come se i killer agissero in una sorta di trance? «Alcune di queste entità prendono il possesso delle persone coinvolte, agendo al posto loro». Stati mentali alterati? «Un prete cattolico definirebbe queste persone “indemoniate”, mentre in gergo esoterico si dicono “parassitate”: si tratta infatti di veri e propri “parassiti psichici” che prendono il controllo, a lungo o per pochi attimi, di singole persone o addirittura di gruppi».Automatico il riferimento a pratiche messe a punto da servizi segreti militari – i programmi Monarch e Mk Ultra – per manipolare individui, trasformandoli in strumenti inconsapevoli. Franceschetti preferisce parlare del ruolo (intermedio) che sarebbe svolto da quelle che chiama “entità”. Secondo lui prendono vari nomi, a seconda delle tradizioni di riferimento: eggregore, “elementali”. «Corrado Malanga li chiamava “alieni”, e chiamava “addotti” coloro che erano sotto il controllo di queste entità. I preti li chiamano demoni e chiamano indemoniate le persone soggette a questi fenomeni. La psichiatria li chiama spesso schizofrenici» (succede quando il paziente “sente le voci”: la diagnosi parla di psicosi). «Tutte le tradizioni magiche, di tutte le culture, e da sempre, si occupano di queste “entità” e del loro rapporto con gli esseri umani», osserva Franceschetti. Non è delirio paranoico, assicura: il fenomeno esiste. Ma di cosa si tratta, esattamente? Franceschetti propende per la sua tesi “spiritualistica”, ovvero: si tratterebbe di «entità non umane», anche se poi è il killer – una volta “riavutosi”, ad ammettere: «Non so perché l’ho fatto, so solo che dovevo farlo».Lo stesso Dahmer, pentito, implorò i giudici: «Datemi il massimo della pena». Il cosiddetto Mostro di Foligno, Luigi Chiatti, ha chiesto scusa ai familiari delle sue vittime. Lo statunitense Jonh Wayne Gacy, soprannominato Killer Clown, che stuprò e assassinò decine di bambini, dichiarò al processo che a uccidere non era stato lui, ma il suo “doppio”. Altro dettaglio molto interessante, segnala Franceschetti, è che alcuni serial killer hanno raccontato agli inquirenti di esser stati avvicinati da persone eleganti e facoltose che si erano dichiarate “interessate alla loro attività”. «Sono molti i casi di persone che hanno ucciso e fatto vere e proprie stragi: erano persone normali, fino a un attimo prima; e poi, in pochi secondi, si sono trasformate in mostri». La causa? Franceschetti parla di “energia dell’eggregora” che scatenerebbe la furia omicida, dopo il presunto rito magico. Tornando invece al livello investigativo del ragionamento, troppe volte gli inquirenti hanno sottovalutato la matrice occultistica e rituale di un delitto, pur in presenza di segni simbolici estremamente evidenti. Jung le chiama “coincidenze significative”. Per Einstein, sono «Dio che passeggia in incognito». E il credente, si sa, ritiene che tutto venga dalla “divinità”, i cui piani sono ovviamente imperscrutabili – come il buio in cui naufragano troppe indagini.«Ora è finita», dice il cannibale Jeffrey Dahmer ai suoi giudici. Si è arreso, il Mostro di Milwaukee, dopo aver ucciso, squartato e divorato 17 vittime. «Qui non si è mai trattato di cercare di essere liberato: non ho voluto mai la libertà, e oggi non chiedo attenuanti». Il serial killer dichiara ufficialmente di aspettarsi la pena capitale: sarebbe un sollievo, per lui. Confessa tutti i suoi delitti, ma precisa: «Non ho mai odiato nessuno. Sapevo di essere malato, o malvagio, o entrambe le cose. So quanto male ho causato, ma ora mi sento in pace: grazie a Dio, non potrò più fare del male». Si è convertito, Dahmer: «Credo che solo il Signore Gesù Cristo possa salvarmi dai miei peccati». E’ il 1992 quando viene condannato all’ergastolo. Due anni dopo, però, viene ucciso da un detenuto affetto da schizofrenia, il cui nome (Christopher Scarver) contiene, curiosamente, il riferimento a Cristo. Solo un caso? Chi lo sa. Certo è che, nei delitti anomali – cioè non scatenati da moventi ordinari (denaro, passione, vendetta) – ci si imbatte spesso in una mole impressionante di «coincidenze eccezionali». Lo sostiene Paolo Franceschetti, già avvocato delle Bestie di Satana e poi indagatore di casi intricatissimi come quello del Mostro di Firenze: una inquietante sequenza di omicidi rituali. Domanda: com’è possibile che si verifichino tutte quelle maledette coincidenze? Ed è credibile che una forza sconosciuta guidi la mano dei killer?