Archivio del Tag ‘Debora Billi’
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La meglio gioventù, senza odio: 5 Stelle, miracolo italiano
Carini, eh? Questi signori sono i rappresentanti di “Golden Dawn”, il partito neonazi che ha preso un bell’8 per cento in Grecia. Neonazi. In Grecia. Teste rasate, facce incazzate e torve, muscoli in evidenza, e fregi che ricordano svastiche. Succede. Succede, quando un Paese è sull’orlo del baratro e non sa a che santo votarsi. Ed è l’opzione soft, perché quella hard è un casino di piazza senza capo né coda che conduce dritto al golpe militare. Ai greci è toccato già il golpe finanziario e i cittadini non ce la fanno più. Nella loro scheda elettorale, le solite facce prone ai diktat neoliberisti globali oppure i neonazi che vaneggiano di Patria, Onore, e morte ai banchieri. Si finisce allora col votarli, tanto peggio tanto meglio.
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Pensioni, l’Fmi: se i vecchi non muoiono, saranno un peso
Da quando Christine Lagarde è comparsa sul palcoscenico mondiale in veste di direttore del Fondo Monetario, in casa l’abbiamo ribattezzata “la commare secca”. Il nomignolo deriva da una poesia di Giuseppe Gioacchino Belli, che ha poi ispirato l’omonimo film di Bertolucci: commare secca in dialetto romanesco significa nient’altro che “la morte”. Sia per l’aspetto segaligno della Lagarde, sia per il suo ruolo nell’ente deputato ad affibbiare il famoso “bacio della morte”, il nomignolo le sta a pennello. Ma io sapevo che prima o poi se lo sarebbe guadagnato sul campo, ne ero assolutamente certa: non si diventa capo del Fondo Monetario se non si ha la falce in mano. E mercoledì 11 aprile Christine ha puntualmente avverato la mia ennesima cassandrata.
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Grecia senza cibo e medicine, i bambini muoiono di fame
Duecento casi di bambini in pericolo, denutriti, «perchè i loro genitori non sono in grado di alimentarli come si deve». Non è il medioevo, è la Grecia del 2011. «Quando ho letto questa notizia – confessa Debora Billi – pensavo fosse l’esagerazione di qualche blog catastrofista, tanto mi sembrava incredibile». Invece è l’Ansa, che cita il sito “Newsit”. E’ la maggiore agenzia di stampa italiana a confermare la storia: quei 200 piccoli europei sono davvero alle prese con la fame, e i loro insegnanti «fanno la fila per prendere un piatto di cibo per i loro alunni che non hanno da mangiare». Questa non è più crisi, è catastrofe umanitaria: «Il ministero della pubblica istruzione, che in un primo momento aveva definito la denuncia come “propaganda”, si è visto costretto a riconoscere la gravità del problema».
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Natale low cost in val Susa, ospitalità gratis dai No-Tav
Natale in Valsusa. Sarebbe un bel titolo, per un cinepanettone da tempi di crisi. Invece non è cinema: è un proposta turistica dalla val di Susa. Turistica e… gratuita, o quasi. I valsusini, stanchi di essere dipinti come pericolosi terroristi, hanno deciso di aprire case e baite a chi vuol andarli a trovare. Lo scopo è quello di mostrare le bellezze della “valle che resiste” più chiacchierata d’Italia, la cordialità dei suoi abitanti, e far conoscere a tutti i motivi della ventennale famosa lotta NoTav. Tranquilli: potrete fare i vacanzieri, nessuno vi trascinerà a fare del turismo estremo fra lacrimogeni, manganelli e cantieri ferroviari. In val di Susa si scia, si va in montagna, si respira aria buona e si mangia il panettone.
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Schiavi dei nostri strozzini: subiremo altre 100 manovre
Mi stupisce la disperazione e lo stracciamento di vesti che si accompagna a questa manovra. “Lacrime e sangue”, viene definita. Ma quando mai? Si tratta di una manovra soft, una robetta da nulla, una cosina irrilevante. A lamentarsi a voce più alta sono spesso gli stessi che finora hanno ripetuto la lezioncina “i debiti si pagano!”, col severo tono moralista. Ebbene, sappiano questi signori che si tratta di una manovra da 20 miliardi in tre anni. Il nostro debito pubblico è pari a 1900 miliardi, e il conto è presto fatto: affinché “i debiti si paghino” occorrono altre 95 manovre come questa. E non si possono distribuire nel corso del prossimo secolo, vorranno mica che i nostri creditori aspettino così tanto: i debiti si pagano e in fretta, altrimenti sai che brutta figura.
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Italiani, questa è una rapina: dietro al ricatto dello Spread
A mo’ di riepilogo, e di informazione per chi non lo sapesse ancora, ecco cosa chiedono per lasciarci in pace. Chiedono “chi”? Mah, la Ue, la Bce, i mercati, le banche, chiamateli come volete. Le letterine partono un po’ da tutti i mittenti, e riportano sempre le stesse 5 richieste. Ad esempio, ecco uno “studio” della Barclays Bank di due giorni fa, dal titolo “Can Italy save itself?”, ossia “L’Italia potrà salvare se stessa?” (thanks to “Valigia Blu”). Nello studio un sacco di blabla sul come e il perché, ma alla fine gli stessi 5 punti che si ripetono ormai come un mantra: 1.mercato del lavoro: modifica della contrattazione collettiva in favore di accordi a livello dell’impresa; 2.pensioni: innalzare l’età pensionabile e parificarla per uomini e donne; 3.pubblica amministrazione: adeguare salari e produttività, e promuovere la mobilità; 4.ordini professionali: liberalizzare; 5.beni dello Stato: privatizzare.
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Debora Billi: la crescita non ha futuro, finirà già nel 2012
Tutti si flagellano per via che abbiamo fatto una figuraccia con la Ue, che ci aveva chiesto misure e riforme strutturali “per la crescita” ottenendo invece soltanto una letterina in stile Totò e Peppino. D’altronde, non si può negare che sia in corso una grande morìa delle vacche. Nessuno però, neppure tra i più critici, si sofferma a pensare quanto sia opportuno continuare ancora con questo magico mantra della crescita. Mantra, perché sembra proprio che occorra evocarla almeno dieci volte al giorno per fare sì che resti tra noi e non ci abbandoni proprio adesso. Invece, sembra che malgrado le continue orazioni e i buoni propositi, la crescita sia fisiologicamente destinata ad lasciarci molto presto, forse nel 2012.
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Panico Usa: è Wall Street a detenere il nostro debito
Gli Usa sono letteralmente terrorizzati: se crolla uno Stato europeo, uno qualsiasi, vanno in crisi le grandi banche francesi e tedesche sorrette da Wall Street. Ecco perché Washington è così attenta alla crisi europea e raccomanda a Bruxelles di scongiurare il rischio di default, a cominciare da quello della Grecia: il collasso a catena porterebbe alla bancarotta delle centrali finanziarie statunitensi. Lo afferma Robert Reich, docente di politiche pubbliche all’università californiana di Berkeley, già ministro del lavoro del presidente Clinton nonché autore di tredici libri. «Perché l’America dovrebbe essere così preoccupata? Se volete sapere la vera ragione, seguite i soldi. Un default greco (o irlandese, spagnolo, italiano o portoghese) avrebbe sul nostro sistema finanziario lo stesso effetto dell’implosione della Lehman Brothers nel 2008. Il caos finanziario».
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Vogliono i soldi, i nostri: cercheranno di prenderci tutto
Da un po’ ci pensavo, ma mi accusavo da sola di complottismo esagerato. Ora leggo l’intervista a Ennio Doris su “Il Tempo” (orore, lo so) e devo ricredermi. Non sottovalutate le parole di uno come Doris. Spesso, e l’ho verificato svariate volte, quelli considerati più “fessi” sono poi coloro che spiattellano ingenuamente le più scottanti verità. E Doris sta dicendo in sintesi che sì, lo Stato italiano ha un debito stellare, i rating crollano, l’economia boccheggia ma ragazzi, voialtri avete un sacco di quattrini in tasca. E la finanza internazionale lo sa. Lo sa e li vuole. Ciascuno di noi ha qualcosa: che sia una casa, o dei risparmi in banca, o un po’ di Bot, o i versamenti per la pensione integrativa, un gruzzoletto di un’assicurazione, un quinto del terreno di nonna al paese.
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Fai da te, baratto anti-crisi: cosa sappiamo fare di utile?
Il “New York Times” racconta di come in Grecia si stia pian piano diffondendo un’economia basata sul baratto, su moneta locale, su autoproduzione e banche del tempo. Qualcuno sussurra che anche l’Italia sia destinata alla famosa “fine dell’Argentina”, dove la sussistenza di molte famiglie si basò a lungo sugli scambi di beni e servizi. Così mi sono chiesta: cosa sappiamo fare di utile? Se dovesse accadere un disastro come quello greco, con milioni di persone senza lavoro o con stipendi ancor più miseri di quelli odierni, chi riuscirà davvero a sopravvivere? La risposta è: chi ha qualcosa da vendere. Non solo patate e uova, ma anche conoscenze che possano essere utli agli altri.
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Eco-furbi: rottamare l’auto inquina, più che cambiarla
Ogni tanto leggo qualche proposta ambientalista che mi lascia di stucco. Come l’ultima ideona sul bollo auto: far pagare di più, in base alle emissioni di CO2. Stabilire il pagamento di una tassa in base alle emissioni, si traduce in “Devi comprarti la macchina nuova altrimenti cacci il grano”, ovvero è una tassa su chi non cambia l’auto ogni tre anni. Molto ambientalista. Considero le emissioni importanti, ossia il problema #318 sulla lista delle questioni ambientali. Una specie di specchietto per le allodole riservato a bambini ed ignoranti, e vòlto ad ignorare i veri problemi ambientali che sono il massiccio inquinamento del territorio, il consumo delle risorse e il problema energetico.
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Fazio e Mercalli: si tocca la Tav e il Pd scatena il finimondo
Si fa tanto parlare di censura televisiva, di spazi democratici che si riducono sempre più sul piccolo schermo, di conduttori cacciati perché “di sinistra”. Fabio Fazio, col suo “Che tempo che fa” pare sopravvivere a tutte le bufere, continuando a rappresentare bene l’elettorato piddino e i suoi leader. Ma anche il programma del weekend ha la sua variabile impazzita, imprevedibile, nei panni del meteorologo Luca Mercalli. Il quale, domenica sera, non ha avuto paura di sedersi su quella poltrona e pronunciare un’appassionata arringa contro la Tav (comprensibile: Luca è valsusino) e in difesa delle due attiviste ancora agli arresti (ne avevamo parlato qui).