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I NoTav accusano i 5 Stelle: solo ciance, sulla Torino-Lione
«Non ci sono governi amici dei No Tav». Alberto Perino, voce storica del movimento che si oppone alla linea Torino-Lione, lo ripete da anni. A febbraio, però, quando i candidati del M5S furono presentati in val di Susa, aveva dato loro una chance: «L’unica forza politica che in questo momento può fare la differenza – aveva detto – è il Movimento 5 Stelle». Sono passati sei mesi, scrive Carlotta Rocci su “Repubblica”, e la rottura sembra definitiva. «I Sì Tav e Telt fanno i fatti, vanno avanti e lanciano gli appalti. I Cinque Stelle continuano a fare sterili proclami invece di fare atti amministrativi», si legge in un documento di fuoco che Perino ha fatto circolare negli ambienti NoTav. «E pensare che di cartucce da sparare ne avrebbero tantissime per bloccare gli ingranaggi della grande opera. Basta volerlo fare. Ma per non disturbare il manovratore (Telt e Lega) queste cose non non vengono fatte da chi è stato mandato a Roma per bloccare la Tav». Il commento arriva a poche ore dalle dichiarazioni del ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, che aveva commentato senza scomprsi il via libera del Cipe alle modifiche della delibera 30 sulla Torino-Lione di aprile. «Il testo è stato messo a punto dal governo precedente, nonostante la batosta elettorale appena presa che lo obbligava ad agire solo per gli affari correnti», aveva protestato Toninelli, senza però alzare la voce.«Ma state tranquilli», aveva aggiunto il ministro: «Non è nulla che possa influire in modo decisivo sull’analisi costi-benefici che finalmente stiamo conducendo in maniera seria e obiettiva». Ancora Toninelli: «Teniamo gli occhi aperti sul cantiere e, come detto, considereremo quale atto ostile ogni decisione che faccia avanzare la Tav senza una scelta politica del governo». Ed è su questo punto, scrive “Repubblica”, che si consuma la rottura. «I nostri tecnici hanno suggerito molti modi per fermare l’opera, ma loro niente», aggiunge Perino, sempre riferendosi ai 5 Stelle: «Attendono i risultati dell’analisi costi-benefici. Poi, quando questa sarà conclusa vedranno cosa fare, se saranno ancora al governo e se esisteranno ancora. In che mani ci siamo messi…». Tra l’incudine e il martello, ovvero tra il movimento NoTav e i ministri pentastellati al governo, sostiene Carlotta Rocci, ci sono gli esponenti del M5S valsusini come Francesca Frediani: «Siamo la prima forza politica del paese, finalmente al governo, ma l’opposizione al Tav resta la nostra bandiera», scrive la consigliera regionale. «La val Susa ha dimostrato di avere fiducia in noi e la responsabilità di questa fiducia è grande, soprattutto per i portavoce legati a questo territorio. Dal nostro ministro ci si aspetta un gesto formale, forte e deciso».«Questa rottura avrà ricadute non di poco conto, non solo in val Susa ma a livello nazionale», secondo Enzo Locatelli, segretario provinciale di Rifondazione Comunista (mini-partito che, quand’era guidato da Paolo Ferrero, si era schierato insieme a Beppe Grillo contro la Torino-Lione). Insieme a Nicoletta Dosio, segretaria valsusina di Rifondazione candidatasi con “Potere al Popolo”, Locatelli era stato criticato, a febbraio, da chi nel movimento NoTav aveva lanciato un appello al “voto utile”, evidentemente concentrato sui 5 Stelle. «Questa volta – osserva Locatelli – le critiche non provengono solo da Rifondazione Comunista o dalle variegate anime antagoniste del movimento No Tav, ma da chi fino a ieri era un accanito sostenitore di Grillo». E l’esponente di Rifondazione profetizza «un autunno caldo, in val di Susa», dove intanto nessuno ha ancora mai spiegato – dopo vent’anni di contestazioni – in cosa mai consisterebbe il vantaggio strategico della Torino-Lione e il suo significato economico. A oggi, numeri alla mano, se ne conosce solo il devastante impatto ambientale, urbanistico, idrogeologico e naturalmente finanziario, senza contare i rischi per salute in un territorio pieno di rocce amiantifere che sarebbe sconvolto, per decenni, da maxi-cantieri. Per cosa?«Non ci sono governi amici dei No Tav». Alberto Perino, voce storica del movimento che si oppone alla linea Torino-Lione, lo ripete da anni. A febbraio, però, quando i candidati del M5S furono presentati in val di Susa, aveva dato loro una chance: «L’unica forza politica che in questo momento può fare la differenza – aveva detto – è il Movimento 5 Stelle». Sono passati sei mesi, scrive Carlotta Rocci su “Repubblica”, e la rottura sembra definitiva. «I Sì Tav e Telt fanno i fatti, vanno avanti e lanciano gli appalti. I Cinque Stelle continuano a fare sterili proclami invece di fare atti amministrativi», si legge in un documento di fuoco che Perino ha fatto circolare negli ambienti NoTav. «E pensare che di cartucce da sparare ne avrebbero tantissime per bloccare gli ingranaggi della grande opera. Basta volerlo fare. Ma per non disturbare il manovratore (Telt e Lega) queste cose non non vengono fatte da chi è stato mandato a Roma per bloccare la Tav». Il commento arriva a poche ore dalle dichiarazioni del ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, che aveva commentato senza scomprsi il via libera del Cipe alle modifiche della delibera 30 sulla Torino-Lione di aprile. «Il testo è stato messo a punto dal governo precedente, nonostante la batosta elettorale appena presa che lo obbligava ad agire solo per gli affari correnti», aveva protestato Toninelli, senza però alzare la voce.