Archivio del Tag ‘futuro’
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La rabbia dei giovani senza futuro, traditi dalla politica
Non hanno solo protestato contro i tagli ad una scuola stretta tra le mirabolanti promesse tecnologiche e i soffitti che crollano, tra premi per i più bravi e riduzione delle risorse necessarie perché i meritevoli possano davvero provare di esserlo, nonostante disuguali condizioni di partenza. Hanno dichiarato la loro sfiducia a tutta la classe dirigente, agli adulti che hanno il potere di prendere le decisioni cruciali per il loro destino: governo, partiti politici, sindacati, imprenditori. Derubricare questa protesta come manifestazione adolescenziale senza una vera maturità politica, sarebbe grave e forse pericoloso. Dopo essersi sentiti definire da tutti una generazione perduta, questi ragazzi stanno provando a dire che non vogliono fare le vittime sacrificali degli errori altrui.
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Appello al Piemonte: non chiudete lo sportello del Bio
Si fa presto a dire “biologico”. Filiere corte, chilometri zero. Prodotti locali d’eccellenza, che – per fortuna – inondano le campagne italiane e le mille fiere enogastronomiche promosse e sostenute dagli enti pubblici. Peccato che poi ci si dimentichi che quegli stessi prodotti nascono dal duro lavoro quotidiano di contadini spesso isolati ma sempre più consapevoli del loro ruolo ecologico. Agricoltori-custodi, li chiamano, e ormai sono un network in crescita. Anche grazie all’impegno di centri di eccellenza italiana come il Crab, lo sportello piemontese dell’agricoltura biologica che ora – nell’indifferenza generale – rischia addirittura di chiudere, per mancanza di fondi. Spending review, tagli orizzontali: eppure il Crab fa girare mezzo milione di euro all’anno (economia pulita) e costa solo 280.000 euro. Ma attenzione: i due terzi della spesa sono già ampiamente coperti da progetti speciali, a termine
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Sogni spezzati dai manganelli: la gioventù è fuorilegge
Per tutta la giornata ieri, continuavo a guardare le foto orrende di quei teenagers picchiati dalla polizia nei cortei organizzati in varie città italiane. Pensavo al sangue, alla brutalità di un corpo trascinato sull’asfalto e a volti impauriti di fronte ai manganelli. E pensavo ai miei nipoti. E a me e mio fratello e ai nostri, tanti, pacifici cortei. E pensavo alla Diaz. Alla vergogna in mondovisione di un paese che, dopo quella vergogna, dovrebbe avvertire una certa difficoltà nel definirsi civile. Pensavo che senza pene adeguate e senza responsabilità politiche i fatti della Diaz, il sangue innocente, i manganelli, i calci in faccia, le umiliazioni e la violenza sembrano quasi “cose da niente”, cose che si possono ripetere, restando innocenti, nascosti sotto caschi e dietro scudi come se si fosse in guerra. E il nemico ha quindici anni ed è smilzo e forse ha ancora qualche brufolo sul viso.
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Elezioni ad personam per Monti, e noi che facciamo?
È presto per dire “ormai è fatta”, ma le premesse sono state poste tutte. La sortita newyorkese del “Professore” ha tolto il velo di incertezza che circondava la prossima legislatura: il “governo tecnico” proseguirà anche dopo le elezioni, qualsiasi sia il loro risultato, perché così voglio, pretendono e impongono “i mercati”, Wall Street, la Casa Bianca, la Germania e l’Europa. «Non penso ci sarà una seconda occasione, ma se dovesse servire io ci sarò». La decodifica diventa quasi inutile, ma per quel poco che serve va fatta. La crisi è lunga (l’ha detto lui stesso all’Assemblea dell’Onu), non ci sono soluzioni alle viste, la barca italiana è tra le più fragili nel mare in tempesta; i partiti “locali” esprimono una classe politica inadeguata e rissosa, non hanno ancora ben compreso il mutamento di realtà che la crisi economica sta producendo. Ma bisogna rispettare le scadenze formali della democrazia, anche se è chiaro quanto questa sia per “il potere” ormai un impiccio, più che uno strumento di costruzione del consenso.
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Etinomia: Monti non taglia il Tav, ma i sussidi all’handicap
Il governo italiano sostiene di voler spendere 50 milioni di euro per la costruzione di una stazione internazionale nel comune di Susa, nell’ambito della presunta realizzazione di una linea ferroviaria ad alta capacità per collegare Torino a Lione. Non rimanendo molto dopo il tornado dei tagli che hanno massacrato la scuola, il lavoro, i trasporti locali, la salute dei cittadini, le prossime spese per luminose stazioni e treni vuoti ma velocissimi, saranno pagate dai disabili e dalle loro famiglie. In un recente disperato tragicomico momento parlamentare è passata per un attimo la proposta di trasferire i soldi che lo Stato avrebbe guadagnato dalla tassazione delle bevande gassate, direttamente ai fondi per la disabilità.
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Barnard: politica della carenza, dobbiamo tornare sudditi
Ci stanno uccidendo, deliberatamente: quella che sembra una crisi accidentale, Paolo Barnard la definisce “politica della carenza”. Un piano prestabilito: con nomi e cognomi, mandanti, moventi, procedure concordate. «Parlo di ciò che colpisce al cuore i diritti umani e la dignità umana riscattati dopo 5.000 anni di abietta schiavitù in Europa». Incredibile ma vero. Peccato che le “sentinelle” dell’Occidente, gli intellettuali, non lo vogliano ammettere: la stragrande maggioranza di loro «sceglie di ignorare gli aspetti più micidiali della recente evoluzione storico-economica europea per un motivo che non è sempre convenienza o asservimento a un potere, ma è qualcosa di molto più umano: terrore». Molti studiosi «si fanno prendere dal panico», causato dal fatto che in effetti «le cose stanno veramente come noi diciamo». Loro non sono equipaggiati per affrontarle, e la violenza della loro reazione – siamo complottisti, pagliacci, prezzolati, dementi – è proporzionale a quel terrore».
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Benvenuti nella decrescita senza diritti: si chiama povertà
C’è una genia che prospera su tutto lo spettro politico, italiano e mondiale: i lungoperiodisti. L’atteggiamento di chi posa a pensatore del futuro, disdegnando le misure raffazzonate o gli interventi di breve periodo. I lungoperiodisti di destra aborriscono l’inflazione e vogliono una crescita finanziariamente sana; quelli di sinistra sono preoccupati per gli sconvolgimenti causati dalla crescita incontrollata passata. I secondi hanno ragioni migliori dei primi, ma entrambi paiono ignorare che siamo in un periodo di crisi economica che sta già creando recessione e miseria, come sanno bene gli ammalati gravi greci che non possono più curarsi. I primi però non lo ignorano affatto, anzi. Hanno deciso che la crisi economica è un’occasione d’oro per una terapia di immiserimento di ampi strati di popolazione come la cura migliore. Per questo sono acerrimi nemici di Keynes.
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Nuovo ordine europeo, Lannutti: fermiamo questi banditi
Con il cosiddetto Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), si crea una sorta di mostro giuridico, un mostro di “LochMes” come l’ho ribattezzato, in cui tecnocrati, oligarchi, cleptocrati possono agire senza rispondere ad alcuno del proprio operato. L’Italia, in 5 anni, dovrà versare a questo meccanismo 125,4 miliardi di euro (25 miliardi l’anno), mediante emissione di nuovo debito pubblico. E poi questi signori, che godono di ampie immunità, non pagheranno le tasse, faranno tutto quello che vogliono, decideranno se e a quali condizioni, e anche a quali tassi di interesse, prestare i soldi. Ciò significa che il popolo, cioè noi, abbiamo perso la sovranità popolare, che adesso appartiene agli oligarchi, ai tecnocrati i quali, nel caso in cui ci dovessero servire i soldi, potranno dire: vi posso dare i prestiti a questi tassi di interesse e però, in cambio, voi dovete tagliare ancora di più le pensioni, dovete finire di azzerare i diritti che sono frutto di conquiste, di sudore e sangue dei lavoratori e di dure battaglie sociali. Questo è il mostro di “LochMes”.
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Decrescita o disastro, chi parla di crescita è un suicida
«Cercare di uscire dalla crisi stimolando la crescita è come cercare di rianimare un moribondo a bastonate, perché la crescita non è la soluzione ma la causa della crisi». Servono robusti anticorpi per difendersi dall’ideologia della crescita infinita del Pil. Un virus letale: «E’ l’illusione nefasta che il denaro sia la misura di tutte le cose». L’alternativa? «Non è fra crescita e decrescita, ma fra decrescita e disastro». Luca Salvi, esponente della finanza etica italiana, concorda con Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice: «Siamo immersi nella crisi fino al collo e le misure che ci vengono imposte per cercare di uscirne (tagli, tasse e sacrifici) non fanno che aggravarla. Infatti il sistema economico-finanziario fondato sulla crescita, schiacciato dai debiti pubblici, è entrato definitivamente in crisi e non si intravede via d’uscita».
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Riciclare pannolini: in Italia il primo impianto al mondo
Usa e getta? No, grazie. Vale anche per i pannolini, che poi finiscono in discarica o all’inceneritore. Montagne di pannicelli: quasi un millione di tonnellate l’anno, con un impatto devastante sull’ambiente. L’ideale sarebbe utilizzare i prodotti lavabili, ma pare che non si riesca a fare a meno dei pratici pannoloni monouso. La soluzione? Made in Italy: a Vedelago, in provincia di Treviso, un’azienda pioniera ha inaugurato una proposta destinata a fare scuola, a livello planetario: il primo impianto al mondo per il riciclo al 100% dei pannolini sporchi, ma anche pannoloni per anziani e assorbenti femminili. Tre anni di ricerche e test sul campo, 5 milioni di investimenti. E una partnership strategica: con la Fater, produttrice italiana di prodotti usa e getta. Risultato: il Centro Riciclo Vedelago ritirerà pannolini sporchi e restituirà materiali pronti all’uso, come plastica e cellulosa. Economia verde, a impatto zero.
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Via da Bruxelles e dall’euro: legge di iniziativa popolare
Moneta sovrana nazionale al posto dell’euro, riappropriazione dei diritti di signoraggio, liquidazione del capitale italiano versato alla Bce, esclusione dell’Italia dall’area Schengen e rescissione dagli obblighi relativi ai trattati “Basilea 2” e “Basilea 3” da parte del sistema bancario e creditizio italiano. E’ una rivoluzione, quella che il movimento “Libera Italia” affida a una legge di iniziativa popolare che, una volta approvata, costringa il governo a prendere le distanze da Bruxelles e dai suoi trattati-capestro, imposti d’imperio in questi anni senza mai una validazione referendaria. «E’ un segnale concreto di risveglio», spiega il sondaggista Bruno Poggi, segretario di “Libera Italia”. Una legge, dunque, che deleghi il governo a «negoziare sul recesso unilaterale dell’Italia dall’Ue». Obiettivo: «L’Italia fuori dall’Unione Europea, per poi rinegoziarne l’ingresso», sulla base di condizioni che rispettino la sovranità democratica.
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Facciamo come la Danimarca, l’equità conviene a tutti
Cattiva distribuzione dei redditi, debolezza delle imprese, fragilità del sistema bancario e pessima bilancia commerciale. Senza contare «la povertà del pensiero degli economisti». Questa la diagnosi della “grande crisi” del 1929 secondo John Kenneth Galbraith. Quasi un secolo dopo, ci risiamo: «Il capitalismo finanziario sregolato e ipertrofico produce disoccupazione e povertà, mentre arricchisce indecentemente i suoi protagonisti». Chi dice che il capitalismo è morto, e chi ripete che questo è l’unico sistema possibile. Sbagliato: se volessimo, anche noi potremmo imitare la Danimarca, un paese dove i poveri riescono a diventare ricchi e dove il benessere diffuso conviene a tutti. Lo sostiene Davide Reina nel blog “Cado in piedi”: il cambio di paradigma consiste nel passare dal “capitalismo esclusivo”, che tesaurizza la ricchezza a beneficio dei super-potenti, al “capitalismo inclusivo” che costruisce futuro per tutti in regime di equità.