Archivio del Tag ‘Gianfranco Fini’
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Bossi allontana il voto, Bersani: governo d’emergenza
La Lega ha in pugno il governo Berlusconi: si va avanti così almeno per qualche mese, tentando di scendere a patti con Fini e lasciando perdere Casini. Dopo aver minacciato a gran voce il ritorno anticipato alle urne, Umberto Bossi ha imposto al premier di stringere i denti e provare a prolungare i tempi parlamentari, senza tentare di ricorrere all’appoggio dell’Udc. E’ questo il risultato del vertice del 25 agosto tra i due leader: voto anticipato scongiurato, ma solo «per il momento». Bossi vuole sfruttare la debolezza del Pdl e non permetterà che Berlusconi riguadagni terreno, mentre il leader del Pd, Pierluigi Bersani, lavora per un “nuovo Ulivo” ma intanto è pronto a un governo d’emergenza.
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Feltri, la Scavolini di Fini e la banca di Verdini
Secondo me viene da ridere anche a Vittorio Feltri quando pubblica sulla prima pagina del suo “Giornale” le fatture da 4200 euro intestate Tulliani per l’acquisto di una cucina, conoscendo benissimo lui le cifre che ballano nel potere corrotto di cui si è assunto la difesa. Ieri al Tg di “La7”, davvero l’unico che si possa guardare nella televisione generalista, faceva impressione il contrasto fra i 60,5 milioni gestiti in conflitto d’interessi dalla banca di Verdini (un gerarca, neppure un luogotenente al cospetto patrimoniale del capobanda) e l’entità di quella fattura sbandierata come uno scoop giornalistico.
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Mentre l’Italia affonda, la Casta pensa al Palazzo
Dopo tre rubriche abbastanza repellenti dedicate al Gran Buffet della politica balneare, avevo intenzione di parlar d’altro. Ma la situazione schizoide e truffaldina, da piccoli Borgia che anche a Ferragosto dall’alto (?) dei loro privilegi tramano all’interno della “casta” come se il Paese non esistesse, mi induce a riparlarne. Anche perché la caterva di commenti che leggo qui, nell’ovvia legittimità del dissenso, mi convince che quasi nessuno legge quasi niente, forse il titolo o le prime righe o comunque senza alcuna attenzione a quello che si scrive, fermi nei pregiudizi o negli orinatoi di pensiero, remoti da quello che un articolo realmente contiene.
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Il futuro? Vendola premier e Fini al Quirinale
Se Berlusconi dovesse portarci alle elezioni con questa legge elettorale, allora sarebbe giocoforza sperimentare alleanze inedite. Per prima cosa è auspicabile che si ricomponga la frattura tra Fini e Berlusconi, mettendo fine alla vergognosa manovra contro la terza carica dello Stato e trovando un patto programmatico per il resto della legislatura. E’ un’ipotesi che ritengo difficile da realizzare. La seconda ipotesi è che non si vada ad elezioni e si riesca a dare vita ad un governo diverso che riscriva il sistema elettorale. Berlusconi farà di tutto per impedirlo perchè con le attuali regole del gioco il Cavaliere potrebbe conquistare il premio di maggioranza e con il 40-45% dei voti controllare il Parlamento.
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Fango di Stato: la Repubblica dei ricatti
Nei regimi è normale: la politica si fa a colpi di dossier, ricatti, intimidazioni. Oggi l’obiettivo del regime in Italia è distruggere Gianfranco Fini, che ha osato contraddire il satrapo anziano e rompere dall’interno il fronte dell’obbedienza coreana, obbligatoria dentro il Pdl. Va subito fermato, prima che altri seguano il suo esempio e la crepa si allarghi, fino a far crollare la diga (come dicevano altri, “punirne uno per educarne cento”). Ecco dunque un gran lavorio estivo sulla casa di Montecarlo. Uno stuolo di persone è all’opera, da tempo, per trovare qualcosa che renda Fini un’anatra zoppa.
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Genchi: contro Fini, gli 007 del network del fango
Penso che ormai l’abbiano capito anche i bambini: c’è un organizzato e collaudato network informativo che opera per neutralizzare e colpire gli avversari pericolosi e favorire chi deve essere rilanciato. Questa centrale si avvale anche di apparati dei servizi segreti. Non hanno altra spiegazione le perle dell’ultimo periodo, dal caso Boffo alle case a Montecarlo di proprietà di An e finite al cognato di Fini, passando dal caso Marrazzo. Prima ancora possiamo ricordare il caso di Silvio Sircana, portavoce del governo Prodi, e se so ancora leggere gli avvertimenti, posso prevedere qualcosa anche per Tremonti. Comunque, nei confronti di chiunque possa dar fastidio al conducente».
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Il Pdl chiede la testa di Fini, Bossi: ora basta, votiamo
Berlusconi “blinda” i suoi 4 punti strategici in vista di settembre (fisco, giustizia, mezzogiorno e federalismo) mentre i finiani minacciano la crisi se continuano i violenti attacchi del Pdl a Gianfranco Fini per via della “scoperta” dell’alloggio di Montecarlo, già patrimonio immobiliare di An e poi ceduto a società offshore e affittato a basso costo al fratello di Elisabetta Tulliani, compagna del presidente della Camera. Radicalizzandosi lo scontro nel centrodestra, si profila una rottura clamorosa: crisi parlamentare, con possibile governo tecnico sostenuto anche dai finiani? Contro questa ipotesi scende in campo apertamente Umberto Bossi: «Dobbiamo andare al più presto alle elezioni, siamo in una palude».
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Scalfari: in quattro mosse Berlusconi può spiazzare tutti
Chi pensava che l’espulsione di Fini fosse l’inizio della fine del berlusconismo e ne aveva avuto conferma dal voto della Camera su Caliendo, che aveva trasformato la maggioranza in minoranza, dovrà invece ricredersi? Dopo l’ira per la sconfitta subita, il «Capo dei capi dalle cento vite» sembra infatti aver riacquistato lucidità e starebbe mettendo a punto una duplice strategia: un programma di governo su quattro punti concreti (fisco, federalismo, giustizia e Mezzogiorno) sui quali chiedere la fiducia di Fini e perfino di Casini, oppure elezioni a marzo per cogliere l’opposizione ancora impreparata e spazzarla via, Fini e Casini compresi.
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Governo Berlusconi al capolinea, opposizione nel caos
“Salvato” a stento il sottosegretario Caliendo – con la cruciale astensione dei finiani – il voto anticipato ora non è più un’eventualità remota: a sentire gli uomini di Fini, a settembre governo e maggioranza dovranno affrontare in Parlamento una vera «battaglia sulla legalità». Per questo, Berlusconi si prepara a trasformare il Pdl in una «macchina da guerra» in grado di «oscurare» Fini e neutralizzare le «manovre di palazzo» che mirano a creare un terzo polo al centro. «Sarà molto difficile andare avanti così», ammette Bossi, pronto alle elezioni anticipate: «Se si vota, noi e il Pdl insieme spazziamo via tutti». Unica cartezza: il governo Berlusconi è ormai ostaggio dei numeri altrui, mentre l’opposizione non sa ancora che pesci pigliare.
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Addio al regime, Fini ha stracciato il patto col diavolo
Un governo balneare, di fine regime: è tutto quello che resta della «grande illusione berlusconiana» che prometteva di cambiare l’Italia e durare per «almeno tre legislature». Dopo la rottura definitiva decretata ufficialmente da Fini, è quasi certo che il terzo esecutivo Berlusconi, nato due anni fa con la più schiacciante maggioranza parlamentare della storia repubblicana, «non arriverà a concludere nemmeno la sua prima legislatura». E attenzione, non tramonta solo un’illusione di governo: muore anche l’illusione di una nuova destra, moderna ed europea, «che in questo Paese, sotto le insegne del Cavaliere non ha e non avrà mai la possibilità di esistere».
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Crepuscolo solitario: Berlusconi travolto dalla crisi
“Futuro e libertà per l’Italia”: questa la sigla scelta da Gianfranco Fini per i due nuovi gruppi parlamentari coi quali, al Senato ma soprattutto alla Camera, il premier dovrà ora confrontarsi per sperare di restare in sella, dopo lo “schiaffo” inflitto all’ex leader di An, reo di aver di fatto neutralizzato la legge-bavaglio e denunciato il saldo negativo tra Pdl e legalità, dopo i casi Scajola, Brancher, Verdini e Cosentino. Messo fuori dal Pdl, Fini ha schierato le sue truppe in Parlamento: una dozzina di senatori e, a sorpresa, 34 deputati. Quanto basta per condizionare il futuro del governo in nome «dell’interesse generale», ovvero: giustizia sociale (stop alla guerra agli immigrati) e legalità politica (no alla corruzione del potere).
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Legalità e politica, il Pdl deflagra: Berlusconi caccia Fini
«Più che di un divorzio politico, ha l’aria di un licenziamento. Il modo brutale col quale Silvio Berlusconi espelle di fatto Gianfranco Fini dal Pdl riflette la concezione che il Cavaliere ha del partito; e la miscela di spavalderia, rabbia e ingenuità con la quale quattro mesi fa il presidente della Camera ha contestato in pubblico la leadership berlusconiana». Dal “Corriere della Sera”, Massimo Franco commenta così la rottura del 29 luglio con la quale l’ufficio di presidenza del Pdl ha “epurato” Gianfranco Fini: «Viene meno la fiducia nei confronti del ruolo di garanzia del presidente della Camera indicato dalla maggioranza uscita vittoriosa dalle elezioni». Invitato a farsi da parte, Fini replica: «La presidenza della Camera non è nelle disponibilità del presidente del Consiglio».