Archivio del Tag ‘Gianfranco Pecoraro’
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Bergoglio nella Piramide di Astana, “tempio” massonico
A Bergoglio mancava solo la piramide, dopo il presepe “alieno” (con astronauti e guerrieri cornuti) allestito in piazza San Pietro per il desolante Natale 2020, trasformato in un silenzioso deserto in ossequio all’emergenza Covid, senza più neppure la messa di mezzanotte. Il tempo, semmai, Papa Francesco l’ha trovato per raccomandare ai fedeli di vaccinarsi, ignorando le notizie allarmanti sulle reazioni avverse ai primi vaccini, sperimentali, contro il Covid. Sempre sotto Natale, ha fatto clamore la visita in Vaticano di Lynn Forester de Rothschild, gran dama del Council for Inclusive Capitalism raccomandato dai miliardari di Davos. Ora siamo alle piramidi, a quanto pare: non quelle egizie, ma la loro imitazione kazaka. Secondo “Imola Oggi”, infatti, Bergoglio è atteso – nel prossimo mese di giugno – nella capitale del feudo asiatico di sua maestà Nursultan Nazarbaev, già satrapo comunista, ininterrottamente a capo del Kazakhstan dal 1991.Oggi Nazarbayev non è più formalmente presidente, ma è riuscito a ribattezzare col suo nome (Nur-Sultan) la capitale, Astana: quella dove sorge la gigantesca Piramide della Pace, inaugurata nel 2006. Tra pochi mesi, lo strano tempio ospiterà l’evento al quale potrebbe partecipare il pontefice romano. Sarà la settima edizione del Congress of Leaders of World and Traditional Religions. Un evento interreligioso e interculturale che finora è passato quasi inosservato, elogiato in passato dall’arcivescovo Tomasz Peta, che regge l’arcidiocesi di Maria Santissima in Astana insieme all’ausiliare Athanasius Schneider. Astana è sede metropolitana della Chiesa cattolica in Kazakhstan: nel 2016 annoverava 55.000 battezzati su 3,8 milioni di abitanti. Quanto al meeting di giugno, «non si tratta del solito convegno ecumenista», premette “Imola Oggi”. «Si va oltre: siamo di fronte a una istituzione ecumenico-indifferentista “di Stato”, con tanto di citazioni e foto del presidente kazako Nazarbaev (e del suo successore) nella homepage del sito ufficiale».Il fulcro del messaggio è incardinato proprio in quella grande piramide multireligiosa, «dal sapore nettamente massonico-deista, nella capitale di un paese ex sovietico caraterizzato dalla molteplicità delle fedi degli abitanti». La piramide è stata battezzata “Palazzo della Pace e della Riconciliazione”. Il sito ufficiale turistico di Astana spiega che è stata costruita appositamente per ospitare il Congresso dei leader delle religioni mondiali e tradizionali. «Contiene alloggi per diverse religioni: ebraismo, Islam, cristianesimo, buddismo, induismo, taoismo e altre fedi. Ospita anche un teatro dell’opera da 1.500 posti, un museo nazionale di cultura, una nuova “università della civiltà”, una biblioteca e un centro di ricerca per i gruppi etnici e geografici del Kazakhstan». Una costruzione spettacolare e imponente, alta 62 metri e con lati di 62 metri.«L’edificio è concepito come un centro globale per la comprensione religiosa, la rinuncia alla violenza e la promozione della fede e dell’uguaglianza umana». Ancora: la Piramide della Pace «esprime lo spirito del Kazakhstan, dove culture, tradizioni e rappresentanti di varie nazionalità convivono in pace, armonia e accordo». Questo il clima, dichiarato, del meeting: «Immersi nel bagliore dorato e azzurro del vetro (colori presi dalla bandiera del Kazakhstan), 200 delegati delle principali religioni e fedi del mondo si incontreranno ogni tre anni in una camera circolare, basata sulla sala riunioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a New York». Ci sarà dunque anche Bergoglio, per l’edizione 2021? «Sbigottiti per il silenzio quasi generale su un fatto di questo peso, in una delle diocesi ritenute tra le più conservatrici al mondo, abbiamo continuato ad approfondire e sono emersi aspetti che rendono il quadro peggiore del previsto», scrive “Imola Oggi”.Secondo il giornale, evidentemente, la chiara matrice massonica dell’iniziativa basterenne, da sola, a destare sospetti. La stessa città di Nazarbayev, peraltro, è stata sontuosamente ricostruita come una sorta di tempio massonico a cielo aperto. Tempo fa, un acuto saggista come Gianfranco Carpeoro, massone progressista e spesso critico con i grembiulini, ha rivolto dure accuse al Kazakshan: sarebbe stato scelto come roccaforte della peggior massoneria internazionale di segno oligarchico, quella che da decenni progetta e attua la “sovragestione occulta” dei maggiori eventi mondiali. Per trent’anni avvocato (all’anagrafe, Pecoraro), Carpeoro ha evocato ombre kazake sul fenomeno del doping cui vengono sottoposti i ciclisti, «per testare droghe sintetiche performanti». Coincidenza: si chiama proprio Astana una delle grandi squadre ciclistiche mondiali. Per Carpeoro, il ciclismo – dato lo sforzo fisico che richiede – è lo sport ideale per sperimentare nuovi prodotti clandestini, «evidentemente realizzati in ambiente industriale farmaceutico», ma dietro la regia di una “piramide massonica” internazionale che utilizzerebbe proprio il Kazakhstan come centro finanziario.L’ex repubblica sovietica di Nazarbayev non è certo un modello di democrazia: rieletto per l’ultima volta il 26 aprile 2015, l’anziano “sultano” ha vinto le elezioni presidenziali con il 97,75% dei voti. Quanto a Bergoglio, la sua politica verso l’Asia è dominata soprattutto dalla Cina: Mike Pompeo, segretario di Stato di Donald Trump, lo ha pubblicamente rimproverato per aver concesso al regime dittatoriale di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina. Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni”, annuncia imminenti, precise rivelazioni sull’origine massonico-reazionaria dell’emergenza Covid, imposta per sdoganare il sistema-Cina (niente libertà, né diritti) come modello alternativo alla democrazia occidentale. Bergoglio ha già fatto capire da che parte sta, approvando lockdown, coprifuoco, distanziamenti e altre restrizioni incostituzionali. A giugno sarà davvero presente nella piramide di Astana, tempio della massoneria neo-feudale che vorrebbe ingabbiare il mondo?A Bergoglio mancava solo la piramide, dopo il presepe “alieno” (con astronauti e guerrieri cornuti) allestito in piazza San Pietro per il desolante Natale 2020, trasformato in un silenzioso deserto in ossequio all’emergenza coronavirus, senza più neppure la messa di mezzanotte. Il tempo, semmai, Papa Francesco l’ha trovato per raccomandare ai fedeli di vaccinarsi, ignorando le notizie allarmanti sulle reazioni avverse ai primi vaccini, sperimentali, contro il Covid. Sempre sotto Natale, ha fatto clamore la visita in Vaticano di Lynn Forester de Rothschild, gran dama del Council for Inclusive Capitalism raccomandato dai miliardari di Davos. Ora siamo alle piramidi, a quanto pare: non quelle egizie, ma la loro imitazione kazaka. Secondo “Imola Oggi“, infatti, Bergoglio è atteso – nel prossimo mese di giugno – nella capitale del feudo asiatico di sua maestà Nursultan Nazarbaev, già satrapo comunista, ininterrottamente a capo del Kazakhstan dal 1991.
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Battaglia civile: via il segreto sui contratti per i vaccini
«Mi meraviglio che nessuno protesti: rinfacciano i cappucci alla massoneria, e poi fanno i contratti incappucciati? Ora basta, con queste clausole secretate e questi accordi sottobanco, “catacombali”». Parola di Gianfranco Carpeoro, per trent’anni avvocato (all’anagrafe, Pecoraro), ora vicepresidente del Movimento Roosevelt. Nel mirino, i segreti della campagna vaccinale italiana. In cantiere, una raccolta di firme nazionale per chiedere trasparenza sui contratti per le forniture dei vaccini Covid. I dettagli verranno anche richiesti alle Prefetture italiane dagli avvocati del Movimento Roosevelt, che ha attivato un servizio di Sostegno Legale per supportare i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste. E’ un’offensiva a tutto campo, quella annunciata da Carpeoro. Imperativo categorico: la trasparenza. «E’ vero che l’ente che ha trattato l’acquisto dei vaccini-Covid è l’Unione Europea. Ma visto che l’Italia quei vaccini li paga, quanto meno, le condizioni di quei contratti dovrebbero essere rese note alle persone da cui quel denaro proviene, cioè noi», afferma l’avvocato. «Una norma generale impone allo Stato di essere trasparente, sull’impiego dei soldi pubblici. I cittadini devono sapere».E’ uno scandalo, insiste Carpeoro: «Per questo, il Movimento Roosevelt lancerà una pubblica sottoscrizione per chiedere la desecretazione di questi contratti, nonché – attraverso gli avvocati del Sostegno Legale “rooseveltiano” – una diffida, a tutte le Prefetture, perché esibiscano i contratti per la fornitura dei vaccini (perché è la Prefettura che rappresenta il governo). L’eventuale diniego verrebbe poi impugnato dai nostri legali, davanti agli organi competenti». Conferma il presidente del Movimento Roosevelt, Gioele Magaldi: «Al di là del fatto che il vaccino Pfitzer non sia stato sufficientemente testato e possa esporre l’organismo a reazioni avverse, ci siamo accorti del fatto che le dosi recapitate in Italia (acquistate dall’Ue per spuntare un prezzo più conveniente) sono calate in modo brusco. E così abbiamo scoperto che c’è il segreto, privatistico, su una materia che in realtà è di interesse pubblico». Per Magaldi, siamo di fronte all’ennesimo fenomeno di privatizzazione indebita: «Il contratto ha natura privatistica, ma è stato stipulato con istituzione pubbliche: e il pubblico deve rendere conto ai cittadini».E’ vero, ammette Magaldi, che la stessa Commissione Ue non risponde al Parlamento Europeo democraticamente eletto, «preferendo rapportarsi direttamente con gruppi d’interesse privati». Ma appunto, proprio per questo, «forse è venuto in momento di vederci chiaro: non solo sui vaccini, ma anche su altre cose (opache) che turbano l’interesse pubblico». Se poi qualcuno «si è improvvisato avvocato, e ha detto che l’Italia non avrebbe titolo per pretendere di rendere pubblici i termini dei contratti per i vaccini», l’avvocato Pecoraro-Carpeoro risponde che l’Italia – che usufruisce del servizio – ha gli stessi diritti del contraente: «Nei confronti delle ditte che producono i vaccini l’Italia ha i medesimi diritti legali dell’Unione Europea, che infatti quei contratti li ha stipulati per conto dell’Italia». La Pfitzer inoltre è inadempiente, non avendo consegnato le dosi nelle modalità prestabilite? Tanto peggio: «Non potrebbe in nessun modo, essa stessa, invocare l’adempienza di un contratto al quale essa stessa non ha adempiuto».Per Carpeoro, «questo dei contratti vaccinali secretati è davvero uno scandalo». Precisa l’avvocato: «Io non sono un no-vax, e questa non è un’iniziativa contro i vaccini: è un’azione che stabilisce il diritto, dei cittadini, di sapere cosa lo Stato fa dei loro soldi. Fare contratti secretati, impiegando soldi pubblici, sono convinto che non faccia parte delle auspicabili regole di trasparenza e di democraticità del nostro sistema». In Israele, Netanyahu ha stretto un accordo proprio con la Pfitzer per diventare una sorta di centro sperimentale mondiale sui vaccini Covid? «Ognuno ha fatto i suoi interessi, e la cosa non mi stupisce. Quello che mi meraviglia, invece – dice Carpeoro – è che noi italiani non facciamo mai i nostri». Tutto è stato gestito da Domenico Arcuri. «E’ assolutamente inaccettabile che lo stesso soggetto riceva un tale numero di incarichi, anche per cose non collegate tra loro». Quanto al capo del governo, Carpeoro considera Giuseppe Conte «una persona ipocrita, bugiarda e opportunista».Rincara la dose lo stesso Gioele Magaldi: «Il governo Conte ha campato solo sull’emergenza: senza il Covid sarebbe crollato un anno fa». Il presidente del Movimento Roosevelt segnala il caso della Svizzera, che a giugno – con un apposito referendum – chiamerà i cittadini a pronunciarsi sui lockdown, giudicati poco utili ma, in compenso, molto dannosi. «Dalla Svizzera giunge una esemplare prova di democrazia diretta, per limitare i poteri dell’esecutivo. Da noi, invece – dice Magaldi – dominano figure come quelle di Walter Ricciardi e Massimo Galli, che vedrei bene agli arresti domiciliari: questi profeti di sventura, che raccomandano i lockdown, non hanno fatto nulla, finora, per diffondere notizie utili sulle terapie: che oggi esistono, sono efficaci e riducono il Covid a malattia per lo più curabile da casa, senza intasare gli ospedali».Il lockdown, aggiunge Magaldi, «è la scelta più facile e più conveniente: per chi governa, ma non per i cittadini, dei quali nessuno si preoccupa. E non solo per il disastro dell’economia, ma anche per le conseguenze psico-fisiche del distanziamento, che lede la libertà». Se questa lesione dovesse diventare permanente, dice ancora Magaldi, citando le strutture di reclusione che si stanno approntando in Germania per i cittadini che resistono alle restrizioni, «ricordiamoci che nel ‘900 la democrazia è costata milioni di morti, ben più vittime di quante ne avrebbe mietute il Covid, e nel secolo scorso la Germania non ha certo brillato in tema di democrazia e diritti umani». E a proposito di segreti da portare alla luce, la giornalista Monica Soldano (coordinatrice del Sostegno Legale “rooseveltiano”, che ora assiste anche i ristoratori aderenti all’iniziativa “Io Apro”) ricorda che la magistratura romana ha appena imposto al ministro della sanità, Roberto Speranza, di rendere pubblico il piano sull’emergenza Covid, finora rimasto secretato, esattamente come i contratti per i vaccini.«Mi meraviglio che nessuno protesti: rinfacciano i cappucci alla massoneria, e poi fanno i contratti incappucciati? Ora basta, con queste clausole secretate e questi accordi sottobanco, “catacombali”». Parola di Gianfranco Carpeoro, per trent’anni avvocato (all’anagrafe, Pecoraro), ora vicepresidente del Movimento Roosevelt. Nel mirino, i segreti della campagna vaccinale italiana. In cantiere, una raccolta di firme nazionale per chiedere trasparenza sui contratti per le forniture dei vaccini Covid. I dettagli verranno anche richiesti alle Prefetture italiane dagli avvocati del Movimento Roosevelt, che ha attivato un servizio di Sostegno Legale per supportare i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste. E’ un’offensiva a tutto campo, quella annunciata da Carpeoro. Imperativo categorico: la trasparenza. «E’ vero che l’ente che ha trattato l’acquisto dei vaccini-Covid è l’Unione Europea. Ma visto che l’Italia quei vaccini li paga, quanto meno, le condizioni di quei contratti dovrebbero essere rese note alle persone da cui quel denaro proviene, cioè noi», afferma l’avvocato. «Una norma generale impone allo Stato di essere trasparente, sull’impiego dei soldi pubblici. I cittadini devono sapere».
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Facebook pigliatutto: dovrà cedere Instagram e WhatsApp?
Brutte notizie per Facebook. Secondo un report dell’Antitrust americana il colosso dei social media esercita dei veri e propri “poteri di monopolio” sul mondo dei social network, scrive “Money.it”. Pertanto Mark Zuckerberg potrebbe essere costretto, in futuro, a mettere in atto dei rimedi, fra cui la scorporazione della società. Negli Usa, la Commissione Antitrust della Camera ha stilato un rapporto sulle 4 big tech americane. La commissione, guidata dalla maggioranza democratica, ha sollevato preoccupazioni nei confronti di Amazon, Apple e della parent-company di Google, Alphabet. L’Antitrust raccomanda al Congresso di considerare ogni acquisizione da parte delle big tech come anticompetitiva. Ma per il momento le attenzioni dell’Antitrust si concentrano su Facebook, che avrebbe mantenuto la propria posizione di monopolio «acquisendo, copiando o uccidendo la concorrenza». Nel report, la commissione rimanda al Congresso il compito di elaborare dei rimedi, fra cui si include la «separazione strutturale». Nel caso di Facebook, questo significherebbe vendere Instagram e WhatsApp.«Il potere monopolistico di Facebook è affermato e difficilmente eliminabile con la pressione competitiva di nuovi ingressi o di aziende già esistenti», afferma il report. Nel rapporto si cita anche uno scambio fra Zuckerberg e il suo Cfo risalente al 2012, poco prima dell’acquisizione di Instagram (per 1 miliardo di dollari, cifra ritenuta allora scioccante per un’azienda che aveva solo 13 dipendenti). «Quello che stiamo davvero comprando è il tempo», avrebbe detto Zuckerberg. «Anche se spuntano nuovi competitor, comprare Instagram adesso ci darebbe più di un anno per integrare le loro dinamiche prima che chiunque si avvicini al loro livello di nuovo», avrebbe detto allora il Ceo. «Competiamo con una grande varietà di servizi con milioni, anche miliardi di persone che li usano», ha aggiunto un portavoce di Facebook in un comunicato. «Le acquisizioni sono parte di ogni industria, e sono uno dei modi in cui introduciamo nuove tecnologie per fornire più valore alle persone».«Facebook è una storia di successo americano», ha concluso il portavoce della compagnia, che oggi vanta 2,6 miliardi di utenti in tutto il mondo, non senza ricevere forti critiche: manipolazione politica ed elusione fiscale, ad esempio nei paesi europei (altissimi ricavi pubblicitari e irrisoria contribuzione tributaria). Come anche gli altri social, poi, Facebok è accusata di praticare l’arbitrario oscuramento (parziale e a volte totale) dei contenuti che i governi oggi ritengono “inappropriati”, riguardo al coronavirus. A non stupirsi delle critiche rivolte a Facebook è lo scrittore e saggista Gianfranco Carpeoro, per trent’anni avvocato (all’anagrafe, Pecoraro): Facebook – ha ricordato – è nato in ambito Cia, a scopo spionistico. Un classico prodotto dell’intelligence: «All’indomani dell’11 Settembre, quando la sicurezza americana scoprì di dover “schedare” milioni di persone, un dirigente della Cia propose: ma perché non fare in modo che ciascuno “si schedi” da solo, e per giunta gratis, spiegando chi è, dove vive, cosa pensa e quali sono i suoi contatti». Solo in seguito, dice Carpeoro, comparve Zuckerberg: presentato, ovviamente, come il classico enfant prodige venuto dal nulla.Brutte notizie per Facebook. Secondo un report dell’Antitrust americana il colosso dei social media esercita dei veri e propri “poteri di monopolio” sul mondo dei social network, scrive “Money.it“. Pertanto Mark Zuckerberg potrebbe essere costretto, in futuro, a mettere in atto dei rimedi, fra cui la scorporazione della società. Negli Usa, la Commissione Antitrust della Camera ha stilato un rapporto sulle 4 big tech americane. La commissione, guidata dalla maggioranza democratica, ha sollevato preoccupazioni nei confronti di Amazon, Apple e della parent-company di Google, Alphabet. L’Antitrust raccomanda al Congresso di considerare ogni acquisizione da parte delle big tech come anticompetitiva. Ma per il momento le attenzioni dell’Antitrust si concentrano su Facebook, che avrebbe mantenuto la propria posizione di monopolio «acquisendo, copiando o uccidendo la concorrenza». Nel report, la commissione rimanda al Congresso il compito di elaborare dei rimedi, fra cui si include la «separazione strutturale». Nel caso di Facebook, questo significherebbe vendere Instagram e WhatsApp.
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L’avvocato è gratis, per i cittadini sanzionati ingiustamente
«Cronache minori, da un paese violato». Così la giornalista Monica Soldano definisce i report che finiscono ogni giorno sul tavolo degli avvocati, raccontando probabili abusi di potere e presunte violazioni. A subirle sono i cittadini italiani, sottoposti dal governo Conte al regime di massima restrizione, col pretesto del coronavirus. Piccole storie: c’è il ragazzo che si lamenta di esser stato trattato “come un malavitoso” «per aver osato reagire, di fronte a un’imposizione subita di fronte alla fidanzata». O il padre col bambino in braccio, «multato ai giardinetti perché il bimbo gli tolto dal viso la mascherina, proprio mentre a due passi da loro passava una pattuglia di vigili». Piccoli drammi, a cui non bisogna rassegnarsi. «Ricordiamocelo sempre: siamo ancora in uno Stato di diritto e non dobbiamo rinunciare a farci valere, nei termini previsti dalla legge». A questo serve, appunto, il servizio di Sostegno Legale messo in piedi dal Movimento Roosevelt. Obiettivo: tutelare, gratis, chiunque si senta discriminato da sanzioni che reputa ingiuste. Attenzione: la tutela legale è completamete gratuita, grazie alla generosità dei tantissimi avvocati che, in tutta Italia, hanno risposto all’appello lanciato dal movimento presieduto da Gioele Magaldi.«E’ grazie a loro – sottolinea Monica Soldano – se stiamo riuscendo a dare una risposta a tutti, aiutando il cittadino a non subire in silenzio, specie in un momento così difficile per tutti, anche sul piano economico». In diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, Monica Soldano ribadisce: «Siamo ben decisi a far valere i diritti dei cittadini, contro ogni possibile vessazione». E ora, sulla scorta dell’esperienza che sta maturando lo staff legale, coordinato dall’avvocato Ivo Mazzone, si fa strada anche un altro strumento da offrire alla cittadinanza: «Stiamo pensando di comporre un vero e proprio vademecum, per insegnare ai cittadini come comportarsi – in caso di contestazioni – senza incorrere in spiacevoli conseguenze penali». Nel ringraziare a sua volta i tanti legali che si sono messi a disposizione per difendere gratuitamente i cittadini multati, lo stesso Magaldi sottolinea: «Questo è il Movimento Roosevelt: un’unione di cittadini italiani disposti a marciare a testa alta, in nome dei diritti democratici, senza lasciare indietro nessuno. Neppure di fronte agli abusi a cui questo governo incapace e cialtrone espone la popolazione, costringendola a casa e abbadonandola al suo destino, in troppi casi senza la minima assistenza economica».La pensa così anche il “rooseveltiano” Gianfranco Capeoro, per trent’anni avvocato (all’anagrafe, Pecoraro). E’ lui l’ideatore del Sostegno Legale gratuito. «Prima o poi – dice – la gente dovrà accorgersi che tutta questa sofferenza è stata creata “ad minchiam”, così come tutti questi problemi economici, senza che ce ne fosse una motivazione reale». La gente, aggiunge Carpeoro, «si accorgerà del fatto che il virus ha fatto il suo cammino, indipendentemente dalle nostre mascherine e dal nostro stare a casa». La verità verrà a galla: «Gli italiani si accorgeranno che racconta balle, chi sostiene che – senza le restrizioni – i danni sarebbero stati maggiori, perché dove non si sono adottate restrizioni la situazione è stata pari alla nostra. Prima o poi, quindi, qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di tutto questo». I medici trovano che il coronavirus sia diventato irriconosicibile, al punto che oggi si rimanda a casa l’80% delle persone che si presentano al pronto soccorso? «L’avevo previsto, ma avrei tanto voluto sbagliarmi: purtroppo invece non è andata proprio così».E come si spiega il fatto di voler mantenere a tutti i costi un’emergenza che non c’è? «Deriva dalla necessità di dimostrare che hanno fatto bene, a imporre il lockdown. Se ora ammettessero che non era il caso, la gente chi la sentirebbe?». Al “riveglio”, secondo Carpeoro, manca pochissimo: «In molte famiglie stanno finendo i soldi, tra poco non si saprà più come fare la spesa». Una verità drammatica: «Conte ha promesso miliardi da troppo tempo, e intanto non è ancora arrivato un euro: non può durare in eterno, questa clamorosa presa per i fondelli». Risvolti patetici, i cittadini-guardiani che denunciano chi evita la mascherina: «E’ il conformismo delle pecore, era scontato che si manifestasse». Non mancano gli aspetti tragici, come le prescrizioni “impossibili” per la riapertura dei ristoranti: «Molti infatti non riapriranno proprio. E se riaprissero, comunque, sarebbero a corto di clienti: la crisi provocata dal governo è catastrofica». Il Movimento Roosevelt l’ha denunciata fin da subito. E ora, se non altro – grazie a tanti avvocati generosi – è pronto a soccorrere almeno chi è convinto di esser stato sanzionato ingiustamente.(Sostegno Legale: chi necessita di un avvocato può semplicemente scrivere all’indirizzo email sostegno.legale@movimentoroosevelt.com).«Cronache minori, da un paese violato». Così la giornalista Monica Soldano definisce i report che finiscono ogni giorno sul tavolo degli avvocati, raccontando probabili abusi di potere e presunte violazioni. A subirle sono i cittadini italiani, sottoposti dal governo Conte al regime di massima restrizione, col pretesto del coronavirus. Piccole storie: c’è il ragazzo che si lamenta di esser stato trattato “come un malavitoso” «per aver osato reagire, di fronte a un’imposizione subita di fronte alla fidanzata». O il padre col bambino in braccio, «multato ai giardinetti perché il bimbo gli tolto dal viso la mascherina, proprio mentre a due passi da loro passava una pattuglia di vigili». Piccoli drammi, a cui non bisogna rassegnarsi. «Ricordiamocelo sempre: siamo ancora in uno Stato di diritto e non dobbiamo rinunciare a farci valere, nei termini previsti dalla legge». A questo serve, appunto, il servizio di Sostegno Legale messo in piedi dal Movimento Roosevelt. Obiettivo: tutelare, gratis, chiunque si senta discriminato da sanzioni che reputa ingiuste. Attenzione: la tutela legale è completamente gratuita, grazie alla generosità dei tantissimi avvocati che, in tutta Italia, hanno risposto all’appello lanciato dal movimento presieduto da Gioele Magaldi.
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Magaldi: lottare per la libertà. E difesa, gratis, per i multati
«Mi stupisce, la delusione di tanti italiani per l’ultimo discorso di Conte: che liberazione si aspettavano, il 4 maggio? Quella dal nazifascismo, appena celebrata, è costata lacrime e sangue. Una vera liberazione la si può fare soltanto se si è disposti a combattere». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, annuncia due inziative dirompenti. La prima si chiama Sostegno Legale. «Stiamo già raccogliendo moltissime segnalazioni, da parte di cittadini che in tutta Italia hanno subito abusi e sanzioni ingiuste, durante la quarantena: saranno difesi, in modo gratuito, dai nostri avvocati e dai tanti legali che stanno aderendo all’iniziativa». A coordinare il team, l’avvocato Ivo Mazzone insieme alla giornalista Monica Soldano. Ispiratore dell’iniziativa, Gianfranco Carpeoro (all’anagrafe Pecoraro, con alle spalle trent’anni di attività forense a Roma e Milano). «E’ vergognoso – dice Carpeoro – il tentativo di colpevolizzare i cittadini, di fronte all’evidente fallimento del lockdown come misura per contenere il contagio». Capitolo secondo, la Milizia Rooseveltiana: «Stiamo arruolando cittadini – annuncia Magaldi – in una milizia pacifica, nonviolenta e gandhiana, ma dura e ferma nel prepararsi a combattere le battaglie di domani, affinché nessuno provi a disciplinare socialmente le nostre collettività in senso antidemocratico e liberticida, proponendoci periodicamente un’emergenza dopo l’altra».Durissimo il giudizio di Magaldi sul primo ministro: «Conte va immaginato come un nemico del ritorno alla normalità: sta cercando di rallentare il più possibile il ritorno alla vita di prima». Aggiunge: «E’ chiaro che il premier ha tutto da guadagnare, personalmente, dal prolungamento di questa situazione: nel momento in cui si tornasse a una vera normalità dovrebbe fare i conti con la disastrosa situazione socio-economica in cui versiamo, grazie a tutta una serie di promesse mai mantenute». Ecco perché Conte «ha paura del momento in cui la normalità dovesse tornare, in Italia»: quel giorno «sarebbe costretto a rendere conto di quello che davvero ha fatto, e soprattutto di quello che avrebbe dovuto fare, e non ha fatto, gestendo molto male l’emergenza». In ogni caso, avverte Magaldi, «se non usciamo dal paradigma della quarantena è sempre possibile è richiudano tutto, di fronte a un’eventuale impennata di nuovi contagi». Sarebbe «lo scenario distopico che abbiamo tanto paventato». E in che modo, poi, si valuterebbero allentamenti o nuove restrizioni, anche in un orizzonte post-quarantena? «Il numero dei contagiati è calcolato in base alle persone sottoposte al tampone, che però – secondo i medici – è affidabile solo al 63%. Potremmo avere quindi tanti “falsi negativi”, contagiosi a loro insaputa».Dobbiamo pensare seriamente a quello che succederà, ragiona Magaldi: «Ci sarà un vaccino, per curare il Covid-19? Sarà stato testato abbastanza? Non sarà come quello per la Sars, inutilizzabile perché avrebbe peggiorato le condizioni dei contagiati?». E ancora: «Si sta facendo abbastanza, per mettere a punto efficaci terapie basate sull’impiego di medicinali?». Poi ci sono rischi evidenti: «Sicuramente qualcuno cercherà di somministrarci cure inopportune, e qualcuno cercherà di approfittare della mansuetudine finora dimostrata dagli italiani nell’accettare la quarantena (che io reputo inefficace, nel contenere il virus)». E quindi, anziché «brindare a chissà quale liberazione imminente», secondo il leader “rooseveltiano” sarebbe meglio non abbassare la guardia: «Una volta scoperto che si può imporre questa nuova disciplina sociale, infatti, governi traballanti come quello di Conte proveranno a sguazzarci il più a lungo possibile». Dice ancora Magaldi: «Questo stillicidio della concessione della libertà agli italiani è una cosa stupida e grave, e conferma l’incapacità disastrosa di un governo disperatamente aggrappato all’emergenza».Insomma, è inutile farsi illusioni: «Conte non cadrà certo in modo automatico, se dovesse finire il lockdown: la partita è tutta da giocarsi». Per questo, ribadisce Magaldi, è stato approntato lo sportello legale contro gli abusi ed è in fase di costituzione la Milizia Rooseveltiana, «presto in azione con flash-mob dimostrativi», sia pure evitando iniziative “autolesionistiche”. Autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014), Magaldi inquadra in un preciso contesto storico la speculazione politica innescata sull’emergenza sanitaria. «In un mondo ormai globalizzato – premette – la stessa pandemia virale era una delle possibilità preconizzate da tanta letteratura distopica». Poi è la storia recente, a parlare: «Il mondo è già stato tenuto in ostaggio, in termini piuttosto pacifici, attraverso l’economia finanziaria neoliberista, puntando a un’involuzione post-democratica. Poi qualche gruppo oligarchico “eretico” si è inventato il terrorismo globale, che ha rappresentato una fuga in avanti. Però anche quella esperienza è fallita».Fino a poco fa, infatti – prosegue Magaldi – stava andando sgretolandosi tanto la sovragestione del terrorismo globale di matrice islamista, quanto la presa globale del neoliberismo, «che aveva visto il sistema-Cina protagonista di quest’ultima stagione». Anche grazie alla presidenza Trump, stavamo assistendo a una messa in discussione di quel modello. «E a quel punto – aggiunge Magaldi – è intervenuta la novità del coronavirus: un nuovo elemento globale, per ora molto efficace, capace di ispirare al tempo stesso timore e speranza». Attenzione: «Col timore e la speranza, i potenti hanno sempre soggiogato le masse». Insiste Magaldi: «Col timore e la speranza le nostre vite perdono di potenza: perché se temiamo qualcosa (e intanto speriamo che avvenga qualcos’altro) è facile manipolarci, soggiogarci e indurci a obbedire». Chi vuole essere «libero e affrancato, capace di incidere nella sua vita e in quella collettiva», per Magaldi «deve liberarsi anzitutto del timore e della speranza: deve agire per la virtù di agire, rivendicando la propria sovranità di cittadino». Questa emergenza sanitaria, che purtroppo «comporterà ulteriori tentativi di imporre una nuova disciplina sociale», secondo il presidente del Movimento Roosevelt «va affrontata con questo spirito: lo spirito di combattenti, di miliziani per la democrazia e la libertà».(Sostegno Legale: per segnalare abusi subiti o, se si è avvocati, per patrocinare gratuitamente i cittadini colpiti dai provvedimenti, l’indirizzo a cui scrivere è: sostegno.legale@movimentoroosevelt.com. Questo invece il recapito di posta elettronica per aderire alla Milizia Rooseveltiana: milizia@movimentoroosevelt.com).«Mi stupisce, la delusione di tanti italiani per l’ultimo discorso di Conte: che liberazione si aspettavano, il 4 maggio? Quella dal nazifascismo, appena celebrata, è costata lacrime e sangue. Una vera liberazione la si può fare soltanto se si è disposti a combattere». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, annuncia due iniziative dirompenti. La prima si chiama Sostegno Legale. «Stiamo già raccogliendo moltissime segnalazioni, da parte di cittadini che in tutta Italia hanno subito abusi e sanzioni ingiuste, durante la quarantena: saranno difesi, in modo gratuito, dai nostri avvocati e dai tanti legali che stanno aderendo all’iniziativa». A coordinare il team, l’avvocato Ivo Mazzone insieme alla giornalista Monica Soldano. Ispiratore dell’iniziativa, Gianfranco Carpeoro (all’anagrafe Pecoraro, con alle spalle trent’anni di attività forense a Roma e Milano). «E’ vergognoso – dice Carpeoro – il tentativo di colpevolizzare i cittadini, di fronte all’evidente fallimento del lockdown come misura per contenere il contagio». Capitolo secondo, la Milizia Rooseveltiana: «Stiamo arruolando cittadini – annuncia Magaldi – in una milizia pacifica, nonviolenta e gandhiana, ma dura e ferma nel prepararsi a combattere le battaglie di domani, affinché nessuno provi a disciplinare socialmente le nostre collettività in senso antidemocratico e liberticida, proponendoci periodicamente un’emergenza dopo l’altra».
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Carpeoro: né cure né aiuti, grazie a Conte. E l’Italia esplode
Sessanta milioni di ostaggi: non del coronavirus, ma di un governo catastrofico. Tutta la rabbia di Gianfranco Carpeoro, su YouTube il 29 marzo, in video-chat con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Un’ora di analisi impietose sullo sfacelo-Italia. L’accusa: due cose doveva fare, Conte. La prima: trovare una cura, alla svelta, per il Covid-19. La seconda: tamponare subito la crisi delle famiglie più fragili, costrette a casa e rimaste senza soldi. E non ha fatto né l’una né l’altra. Infatti, zero investimenti d’urgenza sulla ricerca. Quanto agli aiuti materiali, solo annunci e proclami: «Non un soldo finora erogato, dopo settimane di divieti assurdi contenuti in ben quattro decreti, tutti incostituzionali, vergati da quel fior d’avvocato che abbiamo come presidente del Consiglio». Condanna senza appello: «Un governo senza idee, intempestivo, pavido». Senza neppure il coraggio di mobilitare «le grandi aziende che, allo Stato, devono sontuosi favori», come quelle della grande distribuzione. «Dove sono, gli ipermercati? Perché non mettono un soldo, per contribuire a fronteggiare l’emergenza? Perché il governo non chiede loro di consegnare la spesa gratis, a chi ne ha bisogno? Cosa si aspetta, che si finisca a coltellate nelle strade?».Timore ammesso, finalmente, anche dal ministro dell’interno Luciana Lamorgese. «E si accorge solo adesso che l’ordine pubblico potrebbe essere a rischio?». Si paventa l’impiego diretto dei militari: «Se dovessero essere costretti a reprimere proteste – dice Carpeoro – alcuni reparti potrebbero anche rifiutarsi di eseguire ordini inaccettabili: e a quel punto il governo cadrebbe». Naturalmente, Carpeoro spera che le più fosche previsioni vengano smentite dai fatti: guai, se la situzione dovesse precipitare a tal punto. Ma il pericolo è reale: «Toglietevi dalla testa che la situazione rientri a breve nella normalità: non se parla prima di giugno». Economia azzerata dalla paralisi imposta per decreto: il rischio che saltino i nervi cresce, di giorno in giorno. «E il governo non osa dire, ai cittadini, cosa li aspetta: preferisce procedere così, di proroga in proroga». Aiuti dall’Europa? Per ora esclusi, a quanto pare: grazie alla solita Germania, e soprattutto «a uno Stato mafioso e criminale come l’Olanda», che notoriamente – essendo un paradiso fiscale scandalosamente tollerato dall’Ue – drena risorse strategiche anche all’Italia, salvo poi impedirle di accedere a finanziamenti salva-vita che oggi sarebbero drammaticamente urgenti.Conte? Al di là delle recite, sembra strare al gioco: «Ha stretto un patto segreto con l’establishment europeo, che l’ha aiutato a restare a Palazzo Chigi», dopo le dimissioni di Salvini. Durerà? Dipende: se esplode la protesta sociale, addio “avvocato del popolo”. Draghi farebbe meglio, al suo posto? Ovvio: chiunque farebbe meglio di Conte. Quanto all’ex presidente della Bce, «non lascerebbe gli ospedali senza i reagenti per i tamponi. E avrebbe giocato d’anticipo, mettendo mano ad aiuti immediati per evitare qualsiasi esplosione di esasperazione». Saprebbe come agire, Draghi, al contrario di «questi incapaci assoluti che oggi sono al governo: impogono le mascherine, ma poi la gente non sa dove trovarle». Per Carpeoro, l’apocalisse-coronavirus mostra un ritratto anche impietoso dell’Italia, quasi fosse «un paese di cretini, coi vicini di casa che ora si sentono sceriffi e si mettono a sostituire i poliziotti». Spionaggio di massa? «Leciti tutti i controlli: quello che contesto sono i troppi divieti».Carpeoro accusa: se l’Italia è nel caos e di fronte al baratro, lo deve a questo governo imbelle. A oltre due mesi dal primo allarme, ancora non è stato adottato un protocollo medico, univoco ed efficace, almeno per limitare i danni. Andavano investiti del compito, da subito, i nostri maggiori istituti di ricerca. E invece: zero, si naviga ancora a vista. Lo stesso Carpeoro è convinto che i morti sarebbero stati gli stessi, anche senza imporre il coprifuoco: ma serviva il coraggio di non fermare l’economia. Visto che invece si è scelto di assecondare il panico, occorreva almeno attrezzarsi in modo serio: tutti a casa, ma col frigo pieno. E con garanzie vere sulla ripresa: niente tasse, e aiuti concreti. «Altri paesi, dove l’emergenza è scattata molto dopo, rispetto all’Italia, già stanno indennizzando aziende, lavoratori ed esercenti. In Italia, invece, per ora solo chiacchiere». Assente, il governo, su tutti i fronti: «Banche e assicurazioni, per esempio: non sono state invitate a dare una mano. Un governo serio avrebbe mille modi per convincerle, anche minacciando di abolire l’obbligo assicurativo per le auto». In compenso, non manca chi sfotte l’anziano Berlusconi – ormai fuori dai giochi – per una sua ipotetica “fuga” in Francia, in realtà mai avvenuta. «A questi imbecilli – tuona Carpeoro – ricordo che Berlusconi ha donato 10 milioni di euro. E domando: quanto ha donato De Benedetti? E quanto ha donato Prodi, che è stra-miliardario?».Sessanta milioni di ostaggi: non del coronavirus, ma di un governo catastrofico. Tutta la rabbia di Gianfranco Carpeoro, su YouTube il 29 marzo, in video-chat con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Un’ora di analisi impietose sullo sfacelo-Italia. L’accusa: due cose doveva fare, Conte. La prima: trovare una cura, alla svelta, per il Covid-19. La seconda: tamponare subito la crisi delle famiglie più fragili, costrette a casa e rimaste senza soldi. E non ha fatto né l’una né l’altra. Infatti, zero investimenti d’urgenza sulla ricerca. Quanto agli aiuti materiali, solo annunci e proclami: «Non un soldo finora erogato, dopo settimane di divieti assurdi contenuti in ben quattro decreti, tutti incostituzionali, vergati da quel fior d’avvocato che abbiamo come presidente del Consiglio». Condanna senza appello: «Un governo senza idee, intempestivo, pavido». Senza neppure il coraggio di mobilitare «le grandi aziende che, allo Stato, devono sontuosi favori», come quelle della grande distribuzione. «Dove sono, gli ipermercati? Perché non mettono un soldo, per contribuire a fronteggiare l’emergenza? Perché il governo non chiede loro di consegnare la spesa gratis, a chi ne ha bisogno? Cosa si aspetta, che si finisca a coltellate nelle strade?».
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Carpeoro: ma siamo sicuri di sapere cosa sta succedendo?
«Entro il 2020 diventerà di prassi indossare in pubblico mascherine chirurgiche e guanti di gomma, a causa di un’epidemia di grave malattia simile alla polmonite, che attaccherà sia i polmoni sia i canali bronchiali e che sarà refrattaria ad ogni tipo di cura». Lo scriveva nel 2004 Sylvia Browne nel libro “Profezie”, sottotitolo “Cosa ci riserva il futuro”, edito in Italia nel 2006 da Mondadori. «Tale patologia – vaticinava l’autrice, statunitense – sarà particolarmente sconcertante perché, dopo aver provocato un inverno di panico assoluto, sembrerà scomparire completamente per altri dieci anni, rendendo ancora più difficile scoprire la sua causa e la sua cura». Sembra proprio lui, il coronavirus, annunciato con 16 anni di anticipo. «Righe che inducono alla riflessione», ammette Gianfranco Carpeoro: «Mi piacerebbe leggere tutto il libro, vedrò di ordinarlo». La Browne, considerata una “sensitiva”, ha scritto decine di volumi sulle sue doti “medianiche” che si sarebbero palesate fin da quando era bambina. Morta nel 2013 in California, aveva partecipato come consulente per polizia e Fbi ad oltre 100 casi di sparizioni e omicidi. Un vero mistero, secondo Carpeoro, avvolge invece l’emergenza attuale: siamo sicuri di sapere cosa sta succedendo, davvero, in Italia e nel mondo?«Siamo in una situazione in cui tutto può succedere: se avessimo politici capaci saprebbero reagire, e questa situazione la trasformerebbero in opportunità». E’ una tesi già anticipata da Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: proprio l’emergenza è un’occasione d’oro per stracciare le regole truccate dell’austerity europea e rivendicare l’accesso ai fondi che consentirebbero all’Italia di invertire la rotta, con investimenti capaci di produrre occupazione e archiviare la crisi neoliberista. Si profila invece un disastro economico? «Dipende da come reagiamo noi: nel dopoguerra siamo stati capaci di ricostruire un paese in macerie, facendo addirittura il boom economico», afferma Carpeoro, a sua volta “rooseveltiano”, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Avvocato per trent’anni (vero nome, Pecoraro) nonché giornalista, romanziere e saggista, Carpeoro non è affatto ottimista sul sistema-Italia: «Temo che il governo firmerà la revisione del Mes», annunciata come una catastrofe finanziaria: c’è il rischio concreto che il nuovo organismo europeo imponga in cambio una “ristrutturazione” del debito, con meccanismi draconiani (una patrimoniale, o il prelievo forzoso dai conti correnti italiani).Siamo a questo? «C’è poco da illudersi: ci caliamo le brache con tutti», protesta Carpeoro, ricordando – a titolo di esempio – il caso Regeni e quello dei due marò accusati di aver ucciso un pescatore al largo delle coste indiane. «L’Egitto ci ha ammazzato un italiano e non abbiamo fatto niente. L’India cattura due concittadini innocenti, per una cosa che non hanno fatto, e noi non facciamo niente». Poi non lamentiamoci, aggiunge Carpeoro, se nessuno rispetta l’Italia e tutti ci calpestano. «Ma di che stiamo parlando? Vallo a fare agli americani, e vedi cosa ti succede. Allora vuol dire che hanno ragione loro, a comportarsi così». Vistosa, in questi giorni, la polemica verso gli Usa, sospettati di aver “infettato” la Cina con il coronavirus, finendo col danneggiare anche l’Italia. Carpeoro è scettico: «Di solito, la sovragestione è abile nello sfruttare le crisi, senza il bisogno di crearle direttamente». Il problema, comunque, è la non-reazione delle vittime. «Parliamo di cose serie, accertate: Trump ha colpito l’Italia in modo inaudito, con i dazi. E noi non abbiamo fatto niente: subiamo, senza fiatare».Cosa avremmo potuto fare? «Uscire dalla Nato, per esempio: avete presente cosa significano, per gli americani, quei 30 miliardi che versiamo loro ogni anno? Invece ci limitiamo a obbedire, come se agli americani non fosse possibile dire di no». E di questo, aggiunge Carpeoro, dobbiamo dire grazie ai politici di oggi. «Quelli di ieri, i Craxi che a Sigonella seppero farsi rispettare, li abbiamo mandati in esilio ad Hammamet». Ma da che parte può essere “scappato”, il coronavirus? Carpeoro allarga le braccia: «Si fanno tante ipotesi, ma la verità è che non lo sappiamo». La prima, vera calamità è proprio la disinformazione: silenzi, omissioni, zero trasparenza. «Immagino ci siano retroscena, ma non li conosciamo. E personalmente – aggiunge Carpeoro – non mi fido di quello che ci viene raccontato: non abbiamo modo di verificare praticamente niente, sulla reale entità della situazione che ci sta investendo».Stupisce, infatti, la gravità delle misure intraprese, dalla chiusura delle scuole al totale isolamento di intere regioni. In pratica: 12 milioni di italiani, letteralmente in quarantena. «Le cifre finora diffuse, quanto a contagiati e deceduti – insiste Carpeoro – non giustificano un allarme così grande. Nemmeno in occasione di epidemie ben più gravi, inclusa la Spagnola, si era fatto ricorso a provvedimenti così restrittivi». Colpa del governo, fatto da dilettanti allo sbaraglio? Non è detto: secondo Carpeoro, la realtà potrebbe essere persino peggiore. «Domanda: c’è forse qualcosa che ci nascondono, riguardo alla reale gravità della situazione?». Uno sguardo al resto dell’Europa (e del mondo) non è certo rassicurante: «Francia e Germania sono nella nostra stessa situazione, ma hanno palesemente taroccato i dati sui decessi per non suscitare allarme e non subire contraccolpi economici. E se l’hanno fatto francesi e tedeschi, figurarsi i coreani». Noi, in compenso, siamo riusciti a brillare una volta di più: «Vent’anni di tagli alla sanità ci hanno messo in croce, di fronte all’emergenza». Quanto a Conte e colleghi, complimenti vivissimi per la fuga di notizie sull’isolamento delle zone rosse, da cui migliaia di persone sono fuggite in massa prima che le strade venissero chiuse dai posti di blocco: «Se voleva frenare il contagio, Conte ha ottenuto il risultato opposto: diffonderlo ulteriormente, dalla Lombardia alle altre regioni».«Entro il 2020 diventerà di prassi indossare in pubblico mascherine chirurgiche e guanti di gomma, a causa di un’epidemia di grave malattia simile alla polmonite, che attaccherà sia i polmoni sia i canali bronchiali e che sarà refrattaria ad ogni tipo di cura». Lo scriveva nel 2004 Sylvia Browne nel libro “Profezie”, sottotitolo “Cosa ci riserva il futuro”, edito in Italia nel 2006 da Mondadori. «Tale patologia – vaticinava l’autrice, statunitense – sarà particolarmente sconcertante perché, dopo aver provocato un inverno di panico assoluto, sembrerà scomparire completamente per altri dieci anni, rendendo ancora più difficile scoprire la sua causa e la sua cura». Sembra proprio lui, il coronavirus, annunciato con 16 anni di anticipo. «Righe che inducono alla riflessione», ammette Gianfranco Carpeoro: «Mi piacerebbe leggere tutto il libro, vedrò di ordinarlo». La Browne, considerata una “sensitiva”, ha scritto decine di volumi sulle sue doti “medianiche” che si sarebbero palesate fin da quando era bambina. Morta nel 2013 in California, aveva partecipato come consulente per polizia e Fbi ad oltre 100 casi di sparizioni e omicidi. Un vero mistero, secondo Carpeoro, avvolge invece l’emergenza attuale: siamo sicuri di sapere cosa sta succedendo, davvero, in Italia e nel mondo?
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Carpeoro: Craxi ucciso dai nostri nemici, complici gli italiani
Dove siamo, col cervello, mentre le cose accadono? Perché non riusciamo quasi mai a leggerne il vero segno? Fa impressione, oggi, ascoltare i mea culpa di tanti italiani che, vent’anni dopo la sua morte nella solitudine di Hammamet, rimpiangono in Bettino Craxi il politico puro, lo statista, l’uomo irriducibilmente indipendente dal sistema mainstream, anche a costo di apparire antipatico, altezzoso, insopportabile. E fa ancora più impressione ascoltare un suo antico collaboratore come Gianfranco Carpeoro, spietato con gli storici detrattori di Craxi: «Fino a quando continueranno a dar retta a gente come Travaglio e Scanzi, gli italiani verranno sodomizzati quotidianamente». La durezza di Carpeoro è impietosa: «Quelli che oggi ancora scrivono, mentendo, che Berlusconi fu una sorta di erede politico di Craxi, dimenticano la lite furobonda che li oppose. Insieme ad Andreotti, Craxi costrinse Berlusconi a cedere “l’Espresso” e “Repubblica”. Così poi Berlusconi tradì Craxi, scatenando le sue televisioni nel cavalcare Mani Pulite». L’Italia del benessere stava finendo: «Prodi svendette la Sme a De Benedetti per 600 milioni, e il gruppo fu poi rivenduto per 20 miliardi». Era l’inizio della fine: per “terminare” l’Italia, dopo aver eliminato Moro, bisognava far fuori anche Craxi: «I nemici di Bettino erano gli stessi che avevano tolto di mezzo Moro, per la salvezza del quale proprio Craxi (con Pannella) fu l’unico a battersi».Avvocato per trent’anni, Carpeoro (Pecoraro, all’anagrafe) – massone, simbologo, saggista e romanziere – era cresciuto tra i giovani socialisti calabresi alla corte di Giacomo Mancini. A Milano, aveva seguito Bobo Craxi e ricoperto vari incarichi nel Psi. Poi, tra lui e il leader socialista c’erano stati dissapori, quando a Carlo Tognoli fu preferito Paolo Pilliteri come sindaco milanese: «Il problema, con Bettino, era che non accettava che gli si desse torto, né in pubblico né in privato». Si riconciliariono in piena tempesta Mani Pulite: «Gli scrissi, apprezzò le mie parole. Poi, quando riparò ad Hammamet, andai a trovarlo due volte». Beninteso: «Craxi non è semplicemente morto: è stato ucciso», sottolinea Carpeoro, in video-chat su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. L’accusa: gli fu impedito di essere curato in modo adeguato, in Italia, senza venire arrestato. Era piagato dal diabete, insidiato da un tumore. E Craxi preferì morire, piuttosto che affrontare il carcere. In un suo libro appena uscito, Fabio Martini ricorda: l’allora premier Massimo D’Alema chiese al procuratore Francesco Saverio Borrelli di attivare una procedura umanitaria, in modo che Craxi potesse essere operato a Milano, da uomo libero. Ma Borrelli rifiutò. A quel punto, D’Alema avrebbe potuto emanare un decreto, ma non osò farlo. E Craxi, poco dopo, morì. «In carcere, sarebbe sopravvissuto tre giorni», dice Carpeoro: «E per impedirgli di dire la sua, comunque, gli avevano minacciato i figli».Rivelazioni clamorose, anticipate da Carpeoro nel 2015 durante una conferenza dell’associazione “Salus Bellatrix” di Vittorio Veneto, guidata da Francesca Salvador. «Perché Craxi non si difese a viso aperto, contrattaccando, visto che si sentiva vittima di un complotto? Ci aveva provato, contattando Paolo Mieli, Giovanni Minoli e Giancarlo Santalmassi, cioè il “Corriere” e la televisione. Ma quella sera stessa lo raggiunse un avvertimento anonimo e minaccioso all’hotel Raphael, dove alloggiava a Roma». Messaggio esplicito: attento, se parli colpiremo i tuoi figli. «Nel giro di poche ore lo chiamarono Bobo e Stefania: lui aveva trovato la sua casa messa a soqquadro, mentre a lei avevano anche preso i vestiti dagli armadi e glieli avevano bruciati sul terrazzo». I figli erano spaventati, il padre pure: i responsabili della sicurezza di Craxi gli dissero che si trattava di minacce credibili, pericolose. Al che, continua Carpeoro, Bettino rinunciò alle interviste-bomba e passò al Piano-B: «Chiamò l’allora capo della polizia, Vincenzo Parisi, e lo incaricò di mediare coi giudici di Milano». L’offerta: siate “morbidi”, e io lascerò l’Italia. Detto fatto: «In molti notarono l’anomala mitezza di Di Pietro nell’interrogatorio di Craxi». Era il segnale atteso: Craxi lasciò il paese da uomo libero, come pattuito. «La Tunisia, l’estradizione non l’avrebbe mai concessa. Ma l’Italia non l’ha comunque mai chiesta».Ipocrisie colossali? E non è tutto: «Nell’archivio del tribunale di Milano – aggiunge Carpeoro – c’è una stanza inaccessibile dove sono tuttora tenuti sotto chiave i dossier riguardanti 6 anni di indagini condotte prima che si venisse a sapere di Mani Pulite». Indagini-fantasma? «A quanto pare, condotte con metodi non legali», cioè senza avvertire gli indagati. «Me ne parlò direttamente un magistrato», dichiara Carpeoro. «Riferii subito la cosa a Bettino, ma decise di non fare nulla: sottovalutò il pericolo. Io comunque sono pronto a testimoniare in aula, se si apre un’inchiesta su questo». Si riaprirà? Carpeoro ne dubita: «Troppi poteri forti non vogliono che se ne parli: dovranno passare altri dieci anni, prima che questo capitolo si possa riaprire». Ancora tanti, i protagonisti in circolazione. L’ex giustiziere Di Pietro? «Una figura interamente costruita per affondare l’Italia colpendo Craxi. Ogni giorno era a colazione con il console americano: al punto che, per l’imbarazzo, gli Usa furono costretti a liberarsi di quel diplomatico». Bruciava ancora la notte di Sigonella: quale altro leader europeo aveva mai osato far circondare i marines dalla propria polizia, per proteggere un commando palestinese? Gli americani volevano Abu Abbas, inviato da Arafat per risolvere la crisi della nave da crociera Achille Lauro. Craxi lo difese, in nome della sovranità nazionale, pagando per questo un prezzo altissimo.«Quello che i cialtroni della nostra carta stampata continuano a non dire, e a far finta di non sapere – aggiunge Carpeoro – è che l’unica vittima dei sequestratori della nave, l’anziano paralitico Lion Klinghoffer, non era solo un pensionato ebreo con passaporto statunitense: era anche e soprattutto un alto esponente del B’nai B’rith», l’esclusiva massoneria ebraica che rappresenta il nerbo del Mossad, che in quegli anni si era reso responsabile di azioni sanguinose contro i palestinesi. Era il 1985: l’Italia, quinta potenza industriale del mondo, aveva ancora una politica estera (oltre che un vero governo). Bel problema: andava “risolto”. Aldo Moro era stato “sistemato” come sappiamo, dopo esser stato minacciato di morte da Henry Kissinger. Un anno dopo Sigonella, i killer colpirono Olof Palme a Stoccolma: «Era il leader carismatico dei socialisti europei», ricorda Carpeoro: «Lui vivo, non sarebbero mai riusciti a fare questo aborto di Ue». Per un po’ resistette la Francia, «ma lo stesso Mitterrand fu messo fuori gioco». Restava Craxi, e si sa com’è finita. «Se ti metti contro certi poteri, devi solo sperare di vincere», aggiunge Carpeoro: «Sai già in partenza che, se perdi, poi finisci ad Hammanet. E infine muori, assassinato – di fatto – dai nemici del tuo paese, e con la complicità dei tuoi stessi concittadini, che il potere ha messo contro di te».Carpeoro non fa sconti, agli italiani: si sono lasciati manipolare, come i topolini dal pifferaio di Hameln. Solo oggi, vent’anni dopo, molti di loro aprono gli occhi. «Craxi aveva un progetto ben preciso: voleva un’Europa unita, ma governata dai socialisti». Era stata la dottrina di Olof Palme: «Tagliare le unghie al capitalismo, frenarne gli eccessi». Peccato che il potere, in programma, avesse ben altro: neoliberismo assoluto e “totalitario”, svuotamento della democrazia e sottomissione della politica. Tagli alla spesa, crollo della classe media, rigore fiscale, mortificazione dell’economia reale a favore delle grandi concentrazioni finanziarie. In altre parole, l’attuale Disunione Europea: «Profetiche, in questo senso, le invettive di Craxi da Hammamet di fronte all’avvento dell’euro: ma ormai era un leader screditato in ogni modo, esiliato, latitante». Si era battuto per l’Italia, senza che gli italiani se ne accorgessero. La fine della scala mobile? Per Carpeoro, una concessione tattica al sistema. Il “serpente monetario” Sme? Una vittoria craxiana: uno stratagemma per proteggere la lira dalle speculazioni dei Soros. Dopo di lui, il diluvio: privaizzazioni selvagge, fine dello Stato. Oggi l’Italia è in ginocchio, col cappello in mano a mendicare elemosine a Bruxelles, e senza uno straccio di progetto politico – e men che meno, di statista – in grado di disegnare un futuro diverso.Ha stravinto il peggior potere, il neoliberismo finanziario che ci ha imposto l’austerity come dogma religioso. E l’Italia l’ha messa nel sacco nel solito modo, cooptando italiani “collaborazionisti”. «Siamo un paese così, fin dal Rinascimento: pur di sconfiggere la signoria rivale, ci si allea con gli stranieri». Ben lieti, i baroni dell’ex Pci, di accettare il “vincolo esterno” imposto dall’Ue alla politica italiana: caduta la Prima Repubblica arrivarono finalmente al governo, ma a patto di obbedire agli ordini della sovragestione internazionale. «Craxi fu tolto di mezzo perché, esattamente come Moro, una cosa simile non l’avrebbe mai accettata. Non c’era modo di piegarlo: bisognava eliminarlo». Il suo grande errore? «Si fidava degli italiani: immaginava che prima o poi capissero che lavorava per loro». E invece, gli hanno dato del ladro. Non cambiarono idea neppure il giorno che nessun parlamentare alzò la mano per contestarlo, quando in Parlamento chiese: qualcuno può dire di non aver mai percepito finanziamenti politici illegali? «Si evita sempre di ricordare che, in assenza di una legge adeguata per coprire i costi della politica, la Dc fu finanziata per decenni dagli Usa, e il Pci dall’Urss». Ma il ladro era “Bottino” Craxi, come lo chiama Travaglio, anche se persino Borrelli – prima di morire – si è domandato se Mani Pulite non abbia finito per favorire i grandi poteri che volevano depredare l’Italia.«E’ vero che i soldi servivano a finanziare il partito, ma qualcosa restava attaccato alle dita», dice a Craxi un personaggio del film “Hammamet”. «Di sicuro – replica Carpeoro – le dita non erano quelle di Craxi, che per sé non hai preteso una lira: del suo famoso “tesoro”, solo immaginario, non c’è traccia». Aveva tollerato personaggi discutibili, nel Psi? «Certo, ma era inevitabile: se avesse tagliato anche quelli, avrebbe dimezzato i voti. E il suo grande cruccio è sempre stato quello di non essere riuscito a superare il 15%. Già così, comunque, dava fastidio sia alla Dc che al Pci, che avrebbero preferito fingere in eterno di combattarsi, continuando a spartirsi il potere sottobanco in modo consociativo». Cos’è mancato, a Craxi? Gli italiani: il consenso del paese, nonostante gli enormi successi economici. «E il bello è che la parola “socialismo” riscuoteva generale simpatia». Il maggior merito di Craxi? «Aver sgombrato il campo, una volta per tutte, dalla lotta di classe: l’idea di poter raggiungere un socialismo vero con le riforme, cioè senza la violenza di una rivoluzione». Riforme per il popolo, non contro il popolo (come quelle neoliberiste). E com’è che il potenziale campione diventa un nemico pubblico? Pensiero magico: la fabbricazione dell’Uomo Nero. Carpeoro ne fa una teoria argomentata: si educa la gente a votare “contro”, se si vuole distruggere un paese. Caduto un avversario, eccone un altro. L’importante è non costruire mai niente di buono. Ed eccoci qua, con Salvini e le Sardine, Conte e Di Maio. E l’Italia – o quel che ne resta – divorata in un sol boccone dal pescecane di turno.Dove siamo, col cervello, mentre le cose accadono? Perché non riusciamo quasi mai a leggerne il vero segno? Fa impressione, oggi, ascoltare i mea culpa di tanti italiani che, vent’anni dopo la sua morte nella solitudine di Hammamet, rimpiangono in Bettino Craxi il politico puro, lo statista, l’uomo irriducibilmente indipendente dal sistema mainstream, anche a costo di apparire antipatico, altezzoso, insopportabile. E fa ancora più impressione ascoltare un suo antico collaboratore come Gianfranco Carpeoro, spietato con gli storici detrattori di Craxi: «Fino a quando continueranno a dar retta a gente come Travaglio e Scanzi, gli italiani verranno sodomizzati quotidianamente». La durezza di Carpeoro è impietosa: «Quelli che oggi ancora scrivono, mentendo, che Berlusconi fu una sorta di erede politico di Craxi, dimenticano la lite furobonda che li oppose. Insieme ad Andreotti, Craxi costrinse Berlusconi a cedere “l’Espresso” e “Repubblica”. Così poi Berlusconi tradì Craxi, scatenando le sue televisioni nel cavalcare Mani Pulite». L’Italia del benessere in crescita stava finendo: «Prodi svendette la Sme a De Benedetti per 600 milioni, e il gruppo fu poi rivenduto per 20 miliardi». Era l’inizio della fine: per “terminare” il Belpaese, dopo aver eliminato Moro, bisognava far fuori anche Craxi: «I nemici di Bettino erano gli stessi che avevano tolto di mezzo Moro, per la salvezza del quale proprio Craxi (con Pannella) fu l’unico a battersi».
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Patto col diavolo: perché Trump ha ucciso il nemico dell’Isis
Un colpo al cerchio e uno alla botte: prima Al-Baghdadi, poi il maggiore nemico dell’Isis. Gianfranco Carpeoro accusa Donald Trump di aver ceduto ai veri sponsor del terrorismo islamico, nel decretare l’uccisione del generale Qasem Soleimani. Assassinando a Baghdad il leader iraniano, che aveva combattuto in modo determinante in Siria contro le milizie jihadiste, il capo della Casa Bianca ha provato a placare la rabbia degli azionisti occulti dell’Isis annidati nel Deep State americano, furibondi con Trump per la recente eliminazione del loro uomo, il “califfo” dello Stato Islamico. Lo stesso Carpeoro punta il dito contro la superloggia “Hathor Pentalpha”, fondata dai Bush, nella quale avrebbero segretamente militato sia Osama Bin Laden che Ibrāhīm al-Badrī, meglio noto come Abu Barkr Al-Baghdadi, estremista islamico stranamente rilasciato nel 2009 dal centro di detenzione iracheno di Camp Bucca perché potesse poi assumere la guida del sanguinario Califfato. Sarebbe il caso che qualcuno spiegasse a Matteo Salvini, entusiasta dell’omicidio di Soleimani, che Trump ha fatto uccidere il nemico numero uno del terrorismo islamico, l’uomo più temuto dall’Isis. E l’ha fatto per garantirsi il supporto della peggior destra reazionaria americana, in vista delle elezioni presidenziali di novembre. Il sangue di Soleimani allontanerà il pericolo di impeachment?Avvocato di lungo corso, Carpeoro (all’anagrafe, Pecoraro) è un eminente studioso di simbologia, autore di romanzi sui Rosa+Croce e di saggi particolamente scomodi. Nel libro “Il compasso, il fascio, la mitra” ha messo in luce i rapporti inconfessabili tra fascismo, massoneria e Vaticano, svelando retroscena inediti grazie ad archivi massonici riservati: per esempio, nel libro si spiega come l’omicidio Matteotti fu organizzato dal faccendiere massone Filippo Naldi, dopo che Matteotti (a sua volta massone) aveva scoperto, a Londra, che era stato il Re, Vittorio Emanuele III, il maggior beneficiario della maxi-tangente versata dalla Standard Oil dei Rockefeller per ottenere il monopolio delle forniture di petrolio per l’Italia fascista. In un altro saggio, “Dalla massoneria al terrorismo”, Carpeoro rivela il codice simbolico interamente massonico (e non islamico) nascosto dietro agli attentati dell’Isis in Europa, messi a segno con la copertura di servizi segreti compiacenti. Strategia della tensione: al vertice della sovragestione, osserva Carpeoro, c’è un’élite supermassonica reazionaria imbevuta di suprematismo, incluso quello riflesso nella teoria della “sinarchia” elaborata a fine ‘800 dal marchese francese Saint-Yves d’Alveydre, secondo cui solo un’oligarchia “illuminata” ha il diritto-dovere di decidere per il popolo, incapace di autogovernarsi in modo democratico.Questa “filosofia” è stata incarnata nel secondo ‘900 da potentissime superlogge come la “Three Eyes” di Kissinger, grande regista del golpe cileno contro Salvador Allende. Un quarto di secolo dopo, lo stesso giorno – l’11 settembre – sono crollate le Torri Gemelle: atto d’inizio della “guerra infinita” che, dopo la caduta dell’Urss, ha letteralmente terremotato il pianeta, e in particolare il Medio Oriente. In prima linea, tra gli sponsor del “neoterrorismo” ci sarebbe la superloggia “Hathor Pentalpha” fondata da Bush padre nel 1980, reclutando anche importanti politici europei come l’inglese Tony Blair (da cui le inesistenti “armi di distruzione di massa” di Saddam) e il francese Nicolas Sarkozy, protagonista della fine di Gheddafi. Nella “Hathor” militerebbe anche il turco Erdogan, fino a ieri grande protettore dell’Isis in Siria, tra i massimi padrini di Al-Baghdadi. E sarebbe stata proprio la “Hathor”, secondo Carpeoro, a premere su Trump dopo l’uccisione del “califfo”, per eliminare il prestigioso generale Soleimani, eroe nazionale dell’Iran e bestia nera dei terroristi islamici. In cambio, i boss della “Hathor” avrebbero garantito a Trump il loro appoggio, a partire dalle incognite dell’impeachment al Senato. Una mossa determinante, quindi, che permetterebbe a Trump di incassare anche l’appoggio dell’inflente “lobby ebraica”, che spinge da sempre per ridimensionare l’Iran.Secondo Carpeoro, i poteri opachi che agiscono all’ombra della Casa Bianca e controllano gangli vitali della politica statunitense starebbero riorganizzando e rifinanziando l’Isis, dopo la pesante sconfitta che il terrorismo ha subito in Siria a opera della Russia e delle forze speciali iraniane del generale Soleimani. Prima o poi, sostiene sempre Carpeoro, verranno allo scoperto le prove del fatto che la medesima cupola di potere, incarnata dalla “Hathor Pentalpha”, ha direttamente organizzato il maxi-attentato dell’11 Settembre. Ma il momento della verità sembra rinviato, e nel frattempo tornano a moltiplicarsi gli attentati-kamikaze, per ora su scala ridotta. Alla vigilia di capodanno, è stato Trump ad avvertire i russi di un maxi-attentato in preparazione a San Pietroburgo, che avrebbe potuto provocare una strage di vaste proporzioni. Lo stesso Trump, che si è vantato dell’eliminazione di Al-Baghdadi, è però “costretto” oggi a rivendicare anche l’uccisione di Soleimani, che gli sarebbe stata imposta proprio da quel Deep State che, a quanto pare, ha ancora intenzione di utilizzare il terrorismo “false flag” targato Isis per i suoi inconfessabili obiettivi geopolitici e affaristici. La “Hathor” avrebbe dunque il potere di piegare all’occorenza anche la Casa Bianca, contando comunque sul cinico opportunismo di Trump: è un patto col diavolo, quello che lo scodinzolante Salvini finge di scambiare per fermezza.Un colpo al cerchio e uno alla botte: prima Al-Baghdadi, poi il maggiore nemico dell’Isis. Gianfranco Carpeoro accusa Donald Trump di aver ceduto ai veri sponsor del terrorismo islamico, nel decretare l’uccisione del generale Qasem Soleimani. Assassinando a Baghdad il leader iraniano, che aveva combattuto in modo determinante in Siria contro le milizie jihadiste, il capo della Casa Bianca ha provato a placare la rabbia degli azionisti occulti dell’Isis annidati nel Deep State americano, furibondi con Trump per la recente eliminazione del loro uomo, il “califfo” dello Stato Islamico. Lo stesso Carpeoro punta il dito contro la superloggia “Hathor Pentalpha”, fondata dai Bush, nella quale avrebbero segretamente militato sia Osama Bin Laden che Ibrāhīm al-Badrī, meglio noto come Abu Barkr Al-Baghdadi, estremista islamico stranamente rilasciato nel 2009 dal centro di detenzione iracheno di Camp Bucca perché potesse poi assumere la guida del sanguinario Califfato. Sarebbe il caso che qualcuno spiegasse a Matteo Salvini, entusiasta dell’omicidio di Soleimani, che Trump ha fatto uccidere il nemico numero uno del terrorismo islamico, l’uomo più temuto dall’Isis. E l’ha fatto per garantirsi il supporto della peggior destra reazionaria americana, in vista delle elezioni presidenziali di novembre. Il sangue di Soleimani allontanerà il pericolo di impeachment?
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Capodanno, sventata strage in Russia. Putin: grazie, Trump
In un comunicato stampa ufficiale, Vladimir Putin ha ringraziato Donald Trump e l’agenzia di sicurezza federale degli Usa per una soffiata che ha permesso di sventare una serie di attentati terroristici. «Gli attacchi, che si sarebbero dovuti compiere nella città baltica di San Pietroburgo, avrebbero dovuto interessare più punti della città», scrive Andrea Massardo su “InsideOver”, l’inserto geopolitico del “Giornale”. La notizia: «L’intervento dell’unità investigativa americana ha permesso alle forze dell’ordine russe di intervenire in tempo per evitare il compiersi degli attentati». Nell’azione, aggiunge Massardo, sarebbero stati coinvolti due cittadini russi con l’intenzione di colpire l’antica capitale degli Zar durante le celebrazioni del capodanno, col rischio di coinvolgere un numero molto alto di persone. «Nonostante il clima teso che interessa le due nazioni per le questioni riguardanti il gasdotto del Mar Baltico e la difficile situazione di guerra civile che interessa l’Ucraina – sottolinea Massardo – i due leader sono stati in grado di tenere in piedi le comunicazioni necessarie per gestire al meglio la crisi». Fattore, questo, molto importante «nell’evidenziare come, in situazioni esterne alle logiche economiche e politiche internazionali, i due paesi siano in grado di cooperare nonostante le difficoltà nella gestione della politica estera e nonostante le due linee di pensiero spesso agli antipodi».La notizia potrebbe rivelare retroscena anche più clamorosi, a proposito della “sovragestione” occulta del cosiddetto neoterrorismo, di marca Isis, sostanzialmente pilotato da settori deviati dell’intelligence. Lo sostiene il simbologo Gianfranco Carpeoro, massone e avvocato di lungo corso (vero nome, Pecoraro), nel saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, che denuncia la regia “supermassonica” di spezzoni dei servizi segreti che avrebbero orchestrato i più sanguinosi attentati europei degli ultimi anni, a cominciare da quelli messi a segno in Francia (Charlie Hebdo, Bataclan, Nizza). «Vedo un ritorno di quel tipo di terrorismo», aveva detto Carpeoro un mese fa nella sua video-chat su YouTube, con Fabio Frabetti di “Border Nights”, dopo il riaffiorare dei nuovi segnali di violenza, per iniziativa di “kamizake” in apparenza isolati. «Temo siano il preludio di una escalation, verso un attentato stragistico di grandi proporzioni», era stata la previsione dell’avvocato. Quello appena sventato in Russia – per capodanno, addirittura – sarebbe dunque potuto essere il maxi-attentato così precisamente paventato da Carpeoro, anche sulla base di informazioni provenienti dal network massonico internazionale? E in questo caso: che significato rivestirebbe la tempestiva collaborazione tra il massone Trump e il massone Putin? E’ noto infatti che entrambi i presidenti militano in superlogge sovranazionali, in costante contatto tra loro al di là dei protocolli della politica estera.«Non è la prima volta che, grazie alla collaborazione americana viene sventato un attentato in Russia», ricorda comunque Massardo sul quotidiano diretto da Sallusti: «Due anni fa la stessa città di San Pietroburgo sarebbe stata il bersaglio di un altro attacco, questa volta alla cattedrale di Kazan». Anche in quel caso, spiega il reporter, l’intervento di Washington aveva permesso di anticipare i dinamitardi, permettendone la cattura prima che il gesto fosse stato portato a compimento. E anche in quella situazione, «i ringraziamenti di Putin per il presidente americano Trump e per i servizi investigativi d’oltreoceano non erano mancati, evidenziando come la collaborazione internazionale sia pietra fondante della lotta ai terrorismi internazionali». Attenzione: com’è gli Usa sono stati in grado di sventare attentati, dimostrando di conoscere le intenzioni degli attentatori? La risposta è nella domanda: come ha ricordato il presidente siriano Bahar Assad nell’intervista concessa a Monica Maggioni (e poi non trasmessa dalla Rai), le milizie terroristiche attive per anni in Siria erano state reclutate, finanziate, armate e addestrate da apparati militari Nato. Una celebre foto immortala il senatore John McCain, inviato speciale di Obama in Medio Oriente, a colloquio in Siria con Abu Bakr Al-Baghdadi, il capo dell’Isis che ora gli Usa hanno dichiarato di aver ucciso (senza mostrarne le prove, come già per Osama Bin Laden).La Russia è naturalmente nel mirino dei gestori del terrorismo, dopo l’intervento militare in Siria che ha salvato il governo di Assad e liberato il paese, invaso dalle milizie jihadiste. Evidente che gli sponsor clandestini dell’Isis – Turchia in testa, ma anche Francia e Gran Bretagna – hanno cambiato politica, cessando di garantire il proprio appoggio ai terroristi, peraltro (secondo molti osservatori) “assistiti” in modo discreto anche da paesi come Israele e Arabia Saudita, tutti alleati degli Usa. Con Trump, la musica è cambiata: il presidente succeduto a Obama ha sostanzialmente smilitarizzato l’area, lasciando campo libero al Cremlino. Potrebbe quindi essere una semplice conseguenza, dunque, la collaborazione con Mosca anche sul piano della lotta al terrorismo: con Trump, la Casa Bianca avrebbe “staccato la spina” a quei settori del cosidetto Deep State (Cia, Pentagono) sospettati di condurre sottobanco una sorta di strategia della tensione, con l’utilizzo spregiudicato di cellule terroristiche che agiscono dietro il paravento del fanatismo islamista. Che la Russia resti comunque un obiettivo dell’eversione lo dimostrerebbe anche il recente attentato-kamikaze compiuto da uno sparatore solitario, che ha aperto il fuoco nel palazzo dei servizi segreti a Mosca: l’antipasto dell’escalation sventata a San Pietroburgo?Come già sottolineato due anni fa, scrive ancora Massardo sul “Giornale”, anche stavolta Putin ha tenuto a precisare come il legame che unisce le unità investigative russe e americane nelle questioni di sicurezza internazionale e lotta al terrorismo sia rodata ed efficiente, per il merito di entrambe le fazioni. L’avvicinamento dimostrato dall’ennesimo scampato pericolo, secondo il giornalista, potrebbe persino riaprire il dialogo tra i due colossi mondiali, attualmente ai ferri corti non solo riguardo all’Ucraina, ma anche al Medio Oriente, con differenti alleati e tentativi di inserirsi nelle aree sotto influenza rivale. «Nonostante al momento tali contatti si siano limitati alle unità investigative dei due paesi e ai rapporti tra i due presidenti – aggiunge Massardo – non è escluso che nuovi canali di comunicazione vengano aperti nel prossimo futuro». Ragione in più per concludere che il neoterrorismo sia uno strumento squisitamente politico, anche se inconfessabile: a seminare strage si può anche inviare uno squilibrato, alterato da droghe o da tecniche di condizionamento mentale, ma alle sue spalle agisce una sapiente regia, che ne protegge le mosse. Non è un caso che tutti i terroristi in azione sul suolo europeo in questi anni siano stati immediatamente uccisi, prima che i magistrati potessero interrogarli. L’aiuto americano a San Pietroburgo vuol forse dire, dunque, che il vertice del massimo potere ha finalmente messo fuori gioco gli insospettabili impresari, altolocati, del più efferato e cinico stragismo “false flag”, compiuto sotto falsa bandiera?In un comunicato stampa ufficiale, Vladimir Putin ha ringraziato Donald Trump e l’agenzia di sicurezza federale degli Usa per una soffiata che ha permesso di sventare una serie di attentati terroristici. «Gli attacchi, che si sarebbero dovuti compiere nella città baltica di San Pietroburgo, avrebbero dovuto interessare più punti della città», scrive Andrea Massardo su “InsideOver“, l’inserto geopolitico del “Giornale”. La notizia: «L’intervento dell’unità investigativa americana ha permesso alle forze dell’ordine russe di intervenire in tempo per evitare il compiersi degli attentati». Nell’azione, aggiunge Massardo, sarebbero stati coinvolti due cittadini russi con l’intenzione di colpire l’antica capitale degli Zar durante le celebrazioni del capodanno, col rischio di coinvolgere un numero molto alto di persone. «Nonostante il clima teso che interessa le due nazioni per le questioni riguardanti il gasdotto del Mar Baltico e la difficile situazione di guerra civile che interessa l’Ucraina – sottolinea Massardo – i due leader sono stati in grado di tenere in piedi le comunicazioni necessarie per gestire al meglio la crisi». Fattore, questo, molto importante «nell’evidenziare come, in situazioni esterne alle logiche economiche e politiche internazionali, i due paesi siano in grado di cooperare nonostante le difficoltà nella gestione della politica estera e nonostante le due linee di pensiero spesso agli antipodi».
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Dalla mafia soldi in Ue contro l’Italia: il segreto di Borsellino
«Soldi della mafia a fior di politici europei». A che scopo, negli anni Novanta? Inguaiare l’Italia, già terremotata da Tangentopoli, in vista della nascita dell’Ue? Era il grande segreto di Paolo Borsellino, assassinato a Palermo il 19 luglio 1992. Chi lo dice? Gianfranco Carpeoro, saggista e osservatore privilegiato dell’attualità in virtù del suo curriculum: per trent’anni avvocato (vero nome, Pecoraro) e a lungo “sovrano gran maestro” del Rito Scozzese italiano. E come sa, Carpeoro, che Borsellino aveva scoperto l’indicibile? «Sono cose che leggo e che sento», taglia corto, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, l’8 dicembre. Già vicino a Craxi, Carpeoro – benché fuoriuscito dal mondo delle logge – coltiva una sua riservatissima diplomazia massonica, estesa in Italia e all’estero. Nell’estate 2018 le sue affermazioni, di fatto, sventarono il complotto ordito dal francese Jacques Attali, mentore di Macron, per impedire l’elezione di Marcello Foa alla presidenza della Rai (beffando Salvini, che l’aveva candidato). Operazione, secondo Carpeoro, architettata con la collaborazione di Napolitano, Tajani e Berlusconi, ma poi sfumata dopo le esternazioni dell’avvocato, riprese dal quotidiano “La Verità” diretto da Maurizio Belpietro.
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Pieni poteri a Grillo: l’uomo del Britannia ha in mano l’Italia
Beppe Grillo era sul Britannia, il 2 giugno 1993, insieme a Mario Draghi e a tutti gli altri uomini del Deep State italiano, reclutati dalla finanza globalista per spennare il Belpaese. Lo afferma l’avvocato Gianfranco Pecoraro, alias Carpeoro, saggista e massone progressista, acuto osservatore dei retroscena italici. Moviola storica: cade il Muro di Berlino, i partiti della Prima Repubblica diventano inutili come diga contro l’Urss e quindi vengono rasi al suolo dai giudici di Mani Pulite, che – dopo cinquant’anni – si accorgono che la corruzione domina la politica nazionale. Cadono Craxi e Andreotti, ma si risparmia il Pci-Pds, incaricato di ereditare il potere nella colonia-Italia. A inceppare il piano, l’anno seguente irrompe Berlusconi (variante classica del neoliberismo puro, visto da destra). Un anno prima, invece, a condurre il gioco è ancora l’ex sinistra, da integrare nell’establishment attraverso notabili e tecnocrati, a patto che ammaini tutte le bandiere della sinistra storica, le battaglie per i diritti sociali. Mario Draghi, di formazione keynesiana, è l’uomo giusto al momento giusto, ma anche nel posto giusto (la direzione del Tesoro, da cui gestirà le turbo-privatizzazioni all’italiana che metteranno in croce il paese, svenduto a Francia e Germania). L’altro partner si chiama Romano Prodi, in quota alla sinistra Dc, incaricato di smantellare l’Iri, cioè il complesso industriale (pubblico) più grande d’Europa. Oggi, Prodi e Draghi sono i due maggiori candidati a succedere a Mattarella. E il possibile king-maker, dietro le quinte, è proprio il finto outsider Beppe Grillo.