Archivio del Tag ‘Giulia Grillo’
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Non vi lasciano governare? Fate un atto eroico: dimettetevi
Fate una cosa fantastica, che nessuno ha mai osato fare prima d’ora: andatevene a casa. Sarebbe rivoluzionario, perché aprirebbe gli occhi alla gente. Finalmente, tutti avrebbero accesso alla verità, che è la seguente: qualsiasi governo in carica non è in grado di mantenere le sue promesse, a meno che non siano in linea, già in partenza, con il potere reale di chi comanda davvero. Ve l’immaginate cosa accadrebbe, in Italia, se i 5 Stelle dicessero una cosa simile? Non ci lasciano governare come vorremmo, quindi diciamo addio al governo e ci dimettiamo anche da parlamentari. Torniamo a casa, perché governare l’Italia è impossibile, anche se hai vinto le elezioni. Il giorno dopo, infatti, arriva qualcuno che ti spiega cosa puoi fare e cosa non puoi fare. E’ successo sempre, sta succedendo ancora. Al punto da lasciar sbiadire, fino a ridurre a zero, qualsiasi istanza di cambiamento. Il governo gialloverde è diventato una farsa, e in particolare i 5 Stelle stanno scivolando nel ridicolo. Perché non se ne vanno a casa? Sarebbe un gesto clamoroso, che gli italiani capirebbero. Dopo, allora, il cambiamento potrebbe cominciare davvero.E’ l’appello che Massimo Mazzucco, elettore deluso dai grillini, torna a rilanciare: se sei costretto a rimangiarti tutte le promesse – dal reddito di cittadinanza al rifiuto della legge Lorenzin sull’obbligo vaccinale – ti resta un’ultima carta, le dimissioni. Sarebbero esplosive e dirompenti, ribadisce Mazzucco, in web-streaming su YouTube. Se Di Maio, Toninelli e compagnia facessero una cosa simile – aggiunge – verrebbe giù il paese. Gli italiani si scuoterebbero. E i grandi media sarebbero costretti a dire finalmente la verità, ad ammettere che l’Italia non ha più sovranità su niente, non può prendere decisioni a tutela dei cittadini perché non piacciono al potere economico, l’unico che conti. L’obbligo vaccinale? Alto tradimento: il “contratto” di governo prevedeva il “superamento” della legge Lorenzin. Emergono notizie sui vaccini “sporchi” e sulle reazioni avverse? La Puglia ha dimostrato che 4 bambini su 10, dopo il vaccino, mostrano problemi anche gravi? Ma il ministro della salute, Giulia Grillo, diffonde uno spot in tv per far dire all’astronauta Samantha Criostoforetti che «i vaccini sono sicuri». Menzogna: lo sanno tutti, che non lo sono. Lo scrive, nero su bianco, la Corte Suprema degli Usa: i danni da vaccino «sono inevitabili». E al governo americano sono finora costati 4 miliardi di dollari in risarcimenti.Dove siete, cari 5 Stelle? Che ci fate, accanto a Salvini che si schiera per il Tav Torino-Lione, violando slealmente il patto di governo, la cui carta garantiva che quel progetto sarebbe stato sottoposto al severo vaglio dell’analisi costi-benefici? Dove siete, cari pentastellati, quando i poteri oligarchici che dominano l’Unione Europea vi costringono a rinunciare – a colpi di spread e di minacce, come la procedura d’infrazione – a tutte le promesse che avevate fatto agli elettori italiani? Che senso ha, restare al governo in queste condizioni? I militanti più ciecamente fanatici dicono che bisogna comunque resistere, mediare, tener duro? No, protesta Mazzucco. C’è ben altro, che si può fare. Qualcosa di estremo, pulito, trasparente. Dire, alla nazione: noi torniamo a casa, perché i grandi poteri (privati, non democratici) ci impediscono di governare come vorremmo. Se accadesse una cosa simile, lo choc sarebbe così enorme da produrre – allora sì – la rivoluzione di cui si riempivano la bocca, un tempo, i 5 Stelle. A quel punto, tutti gli italiani sarebbero con loro. E le elezioni successive si trasformerebbero in un plebliscito (e in un cataclisma, per tutti i poteri che hanno frenato, intralciato e sabotato il “governo del cambiamento”). Si tratta di compiere un’azione semplice, lineare. Unico requisito: il coraggio. Politici onesti, cioè coraggiosi. Qualcuno ne vede, in giro? Nemmeno col telescopio.Fate una cosa fantastica, che nessuno ha mai osato fare prima d’ora: andatevene a casa. Sarebbe rivoluzionario, perché aprirebbe gli occhi alla gente. Finalmente, tutti avrebbero accesso alla verità, che è la seguente: qualsiasi governo in carica non è in grado di mantenere le sue promesse, a meno che non siano in linea, già in partenza, con il potere reale di chi comanda davvero. Ve l’immaginate cosa accadrebbe, in Italia, se i 5 Stelle dicessero una cosa simile? Non ci lasciano governare come vorremmo, quindi diciamo addio al governo e ci dimettiamo anche da parlamentari. Torniamo a casa, perché governare l’Italia è impossibile, anche se hai vinto le elezioni. Il giorno dopo, infatti, arriva qualcuno che ti spiega cosa puoi fare e cosa non puoi fare. E’ successo sempre, sta succedendo ancora. Al punto da lasciar sbiadire, fino a ridurre a zero, qualsiasi istanza di cambiamento. Il governo gialloverde è diventato una farsa, e in particolare i 5 Stelle stanno scivolando nel ridicolo. Perché non se ne vanno a casa? Sarebbe un gesto clamoroso, che gli italiani capirebbero. Dopo, allora, il cambiamento potrebbe cominciare davvero.
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Vaccini sicuri? Falso: negli Usa, risarcimenti per 4 miliardi
Oggi mi voglio rivolgere direttamente a un ministro della Repubblica italiana. Sul finire del 2018, infatti, il ministero della sanità di Giulia Grillo ha prodotto due comunicazioni istituzionali, cioè due spot pubblicitari, nei quali si promuovono le vaccinazioni, che vengono definite “sicure” all’interno dello spot stesso. E’ Samantha Cristoforetti, chiamata a fare da testimonial in uno di questi spot governativi, a rassicurarci tutti dicendo che i vaccini sono sicuri: «Facciamo squadra per la nostra salute, i vaccini funzionano e sono sicuri». Affermare che i vaccini sono sicuri è falso, clamorosamente falso e dimostrabilmente falso: basta guardare i dati più recenti del tribunale americano per la compensazione dei danni da vaccino, la cosiddetta Vaccine Court. La tabella è aggiornata al 31 dicembre 2018, meno di un mese fa: da quando è stato creato nel 1986 ad oggi, il tribunale dei vaccini americano ha erogato oltre 4 miliardi di dollari per i danneggiati da vaccino. Quindi, se i vaccini fossero sicuri, a chi li hanno dati questi 4 miliardi di dollari? Li hanno regalati al primo che passava di lì? Ovviamente no. Comunque sia, non c’è bisogno di confrontarsi con le cifre, se uno non vuole farlo: che i vaccini siano inevitabilmente non sicuri lo stabilisce, nero su bianco, la Corte Suprema americana.Basta leggere una delle sue sentenze più famose, “Bluesewitz versus Whyeth”, una sentenza del 2011 che fu scritta proprio per proteggere in modo definitivo le case farmaceutiche dalle denunce che continuavano a piovere contro di loro per i danni provocati dai vaccini. Nella sentenza, la Corte faceva riferimento alla legge 42 del codice legale americano, dicendo: questa legge esclude ogni responsabilità da parte del produttore per le inevitabili reazioni avverse dei vaccini. Più avanti, nella sentenza, la Corte Suprema spiega il concetto: la legge stabilisce che nessuna casa produttrice di vaccini possa essere denunciata in una causa civile, a partire dal 1° ottobre 1988, per danni derivanti da menomazione o morte da vaccino, se la menomazione o la morte siano sopraggiunti da effetti collaterali che erano inevitabili (nonostante il vaccino fosse stato preparato adeguatamente e fosse accompagnato dalle corrette indicazioni e controindicazioni). In altre parole, se ti fai il vaccino – dice la Corte Suprema – ti può succedere che ti vada male, ma non per questo potrai rivalerti sulle case farmaceutiche: i danni da vaccino te li paga lo Stato. Quindi, nel tentativo di proteggere economicamente le case farmaceutiche, lo Stato federale americano ha ammesso che i vaccini non siano sicuri, e da quel giorno si è accollato ogni spesa per i danni derivanti dalle vaccinazioni.Anche in Italia funziona così: tu non puoi fare causa direttamente alle case farmaceutiche, e i danneggiati da vaccino li risarcisce lo Stato. Peccato che lo stesso Stato che si offre così generosamente di ripagarti i danni (con i soldi tuoi, sia ben chiaro) sia proprio lo Stato che i vaccini ti ha obbligato a farli. Quindi, pensate al paradosso meraviglioso in cui viviamo: le case farmaceutiche producono i vaccini e ci mettono dentro quello che vogliono, tanto loro non sono responsabili in ogni caso. Noi cittadini veniamo obbligati a farci i vaccini, che vengono pagati alle case farmaceutiche con i soldi delle nostre tasse. E poi, se a qualcuno va male, c’è sempre lo Stato (ovvero sempre noi cittadini) che ripaga i danni, con i nostri soldi. Un po’ come in Cina, dove ti condannano a morte quando gli pare e piace, poi ti fucilano, e la pallottola per la fucilazione deve pure pagarla la famiglia del condannato. Nel frattempo, con questo meccanismo perverso, le case farmaceutiche si arricchiscono da far schifo – con un business di 27 miliardi di dollari all’anno, puliti puliti – senza correre il minimo rischio: il rischio che invece corriamo noi, che siamo obbligati a mettere in gioco la salute dei nostri figli.E adesso arriva pure lo Stato, nella forma del ministero della sanità, a raccontarci che i vaccini sono sicuri. E lo fa sempre con i nostri soldi: infatti, secondo voi, con cosa li paga, il ministero della sanità, i produttori dello spot pubblicitario? Sempre con i soldi dei cittadini. Ovviamente, rispetto a questa gente, Machiavelli era un dilettante. Ecco, questo è il paradigma complessivo che andrebbe affrontato, sulla questione vaccini: cittadini obbligati a rischiare la salute dei propri figli, con la scusa di epidemie inesistenti, per arricchire le case farmaceutiche con i nostri soldi – e poi obbligati a risarcire noi stessi, sempre con i nostri soldi, se per caso qualcosa va male. Ovviamente, per affrontare un argomento del genere ci vorrebbero dei politici “con le contropalle”, che qui da noi nemmeno con il telescopio si riescono a vedere.Nel frattempo però bisogna almeno correggere questa bugia plateale che i vaccini sono sicuri. Perché fin che lo dice Burioni va bene, fa parte del gioco: lui ha scelto di stare dalla parte di Big Pharma, e quindi la bugia ci può anche stare. Ma lei, ministro, non può mentire. Lei dovrebbe essere dalla parte dei cittadini: dovrebbe proteggerli, non ingannarli. Glielo ripeto: lo scrive, nero su bianco, la Corte Suprema americana. I vaccini sono “unavoidable unsafe”, cioè inevitabilmente non sicuri. Non c’è molto da girare intorno alla traduzione di queste due parole. Quindi, cara ministra Grillo, rifaccia lo spot (che è stato pagato con i nostri soldi) e faccia dire alla Cristoforetti, chiaro e tondo, che i vaccini non sono affatto sicuri. Oppure dia le dimissioni se ne vada a casa, perché evidentemente non è in grado di gestire la responsabilità che le è stata affidata, e che riguarda in primo luogo la salvaguardia della sicurezza di tutti i nostri bambini. Lei dice sempre che bisogna fare un’informazione corretta, e poi alla prima a disinformare la popolazione dicendo in uno spot che i vaccini sono sicuri? Oppure c’è anche una terza ipotesi, volendo: rimanga al suo posto e faccia finta di niente. Questo video glielo segnaleranno almeno mille persone diverse. Ma lei faccia finta di non averlo visto. Nel qual caso, avremo tutti la certezza assoluta che lei non sta dalla parte del cittadino, ma sta anche lei dalla parte di Big Pharma – insieme ai Burioni e a tanti altri ignoranti, che non sono nemmeno in grado di leggere una sentenza della Corte Suprema americana.(Massimo Mazzucco, video-appello “I vaccini non sono sicuri: lo dice la Corte Suprema americana”, rivolto al ministro della salute Giulia Grillo. Pubblicato su YouTube, l’appello è ripreso dal blog “Luogo Comune” il 30 gennaio 2019).Oggi mi voglio rivolgere direttamente a un ministro della Repubblica italiana. Sul finire del 2018, infatti, il ministero della sanità di Giulia Grillo ha prodotto due comunicazioni istituzionali, cioè due spot pubblicitari, nei quali si promuovono le vaccinazioni, che vengono definite “sicure” all’interno dello spot stesso. E’ Samantha Cristoforetti, chiamata a fare da testimonial in uno di questi spot governativi, a rassicurarci tutti dicendo che i vaccini sono sicuri: «Facciamo squadra per la nostra salute, i vaccini funzionano e sono sicuri». Affermare che i vaccini sono sicuri è falso, clamorosamente falso e dimostrabilmente falso: basta guardare i dati più recenti del tribunale americano per la compensazione dei danni da vaccino, la cosiddetta Vaccine Court. La tabella è aggiornata al 31 dicembre 2018, meno di un mese fa: da quando è stato creato nel 1986 ad oggi, il tribunale dei vaccini americano ha erogato oltre 4 miliardi di dollari per i danneggiati da vaccino. Quindi, se i vaccini fossero sicuri, a chi li hanno dati questi 4 miliardi di dollari? Li hanno regalati al primo che passava di lì? Ovviamente no. Comunque sia, non c’è bisogno di confrontarsi con le cifre, se uno non vuole farlo: che i vaccini siano inevitabilmente non sicuri lo stabilisce, nero su bianco, la Corte Suprema americana.
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Mazzucco: vaccini, vergogna nazionale. E i 5 Stelle, complici
Vaccini non sempre utili e non sempre sicuri, non testati come gli altri farmaci, e in alcuni casi pericolosi (letali) per i bambini. Vaccini non “spiegati”, imposti senza la necessaria trasparenza. E pagati dai cittadini con le tasse, a prezzi salatissimi: il costo è schizzato alle stelle dopo l’introduzione dell’obbligatorietà. In caso di problemi, chi paga? Sempre noi, con le imposte, perché è lo Stato a risarcire i danneggiati. Peggio ancora: il piano, evidente, mira a imporre l’obbligo a tutti, anche agli adulti (come in Argentina, dove alle vaccinazioni è vincolato il rinnovo del passaporto, come quello della patente di guida). Come chiamarlo, questo schifo? E poi: possibile che non ci sia un cane di politico che lo denunci? Non dovevano essere lì per quello, i 5 Stelle? Non a caso, infatti, sono stati votati da milioni di italiani. Molti dei quali oggi sono letteralmente inferociti: «Il mio voto non lo avranno mai più», annuncia Massimo Mazzucco, che accusa Giulia Grillo di essere la fotocopia di Beatrice Lorenzin. I militanti più irriducibili “perdonano” i grillini, perché se non cedessero al ricatto-vaccini finirebbero fuori dal governo? Tanto meglio, dice Mazzucco: se avessero il coraggio di denunciare il marcio, avete idea di come la prenderebbero, gli elettori? Se i 5 Stelle si dimettessero in nome della sicurezza sanitaria dei cittadini, il giorno dopo verrebbe giù l’Italia. Ma non lo fanno: e questo ci fa capire chi sono, veramente.
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Mazzucco: che pena, se Grillo si allinea anche sui vaccini
Bei tempi, quando Grillo era ancora Grillo. Da parte sua, dire che non è favorevole all’obbligo vaccinale «è un modo vile per togliersi dal pasticcio nel quale si è cacciato», dopo aver firmato – con Renzi – l’appello di Roberto Burioni che di fatto invita lo Stato a emanare leggi «che impediscano alla scienza di fare il suo mestiere, cioè di non smettere mai di porre in discussione le certezze apparenti, anche in tema di vaccini». Per Masssimo Mazzucco, è devastante il danno che Grillo ha inferto al vasto movimento (fatto di medici e genitori) che rivendica il diritto di essere informato, sulle vaccinazioni. Prescrizioni ormai obbligatorie, con l’introduzione della legge Lorenzin: «Era la prima norma che il governo gialloverde avrebbe dovuto eliminare, come peraltro annunciato in campagna elettorale, e invece non l’ha fatto». Strano? No, ma triste: «Più ti avvicini al potere – dice Mazzucco – e più trovi qualcuno che ti batte la mano sulla spalla, per dirti che certi interessi non li puoi toccare. Lo stesso Salvini, ieri contrario all’obbligo vaccinale, oggi tace. Se non altro – aggiunge Mazzucco – almeno, Salvini ha la decenza di non schierarsi apertamente, come fa Grillo, dalla parte di quelli che fino a ieri erano gli avversari dichiarati, cioè Burioni e Renzi».Roberto Burioni è l’immunologo che fa fatto della crociata-vaccini una ragione di vita. Grillo ha detto di non conoscerlo neppure. «Curioso, non vi pare?». Povero Beppe: «Che fa, firma un documento come quello senza accorgersi che, tra le righe, propone di silenziare – per legge – anche scienziati come il presidente dei biologi, Vincenzo D’Anna, che ha scoperto vaccini “sporchi” e inefficaci? Non si rende conto, Grillo, che così facendo sdogana il pensiero unico di Big Pharma come il solo ammissibile, negando agli italiani il diritto democratico di essere innanzitutto informati sulla sicurezza dei vaccini che vengono iniettati ai neonati?». Porta lontano, l’amarezza che Mazzucco esprime nella diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. «Per principio – sottolinea – non escludo mai la buona fede di nessuno, quindi neppure quella di Grillo: che in ogni caso è ancora in tempo a prendere le distanze da quel documento, se l’ha firmato incautamente, ritirando la sua firma». Certo però che siamo di fronte all’ennesima retromarcia tattica: uno dopo l’altro, tutti i cavalli di battaglia del Movimento 5 Stelle finiscono in soffitta. Al punto da far dilagare il sospetto che Grillo non sia mai stato altro che un abile “gatekeeper”, un dirottatore del dissenso, da “addormentare” poi con calma, affidando a personaggi come Di Maio il pensionamento progressivo, e sempre più sbiadito, delle dirompenti denunce di un tempo.C’era una volta il Beppe Grillo rampante, il trascinatore dei teatri: tuonava contro i vaccini e gli abusi di Big Pharma, contro l’acquisto degli inutili F-35, contro l’euro e contro il bieco signoraggio bancario. «Tutti temi mai più riproposti, ora che ci sarebbe la possibilità – coi 5 Stelle al governo – di affrontarli in modo finalmente incisivo». Su un tema, dice Mazzucco, Grillo non si era scatenato nemmeno prima, quand’era ancora un battitore libero: «Lo avvicinai per chiedergli supporto, riguardo ai miei documentari e ai libri di Giulietto Chiesa, ma lui mi disse che, se si fosse messo a parlare anche di 11 Settembre, il suo pubblico non l’avrebbe più seguito». Fabio Frabetti conferma: in uno dei suoi spettacoli, una sera, Grillo citò la denuncia di Thierry Meyssan: interamente falsa la versione ufficiale, secondo cui le Torri Gemelle sarebbero crollate per via dell’impatto con gli aerei. «La sala praticamente ammutolì», segno che il timore di Grillo era fondato: sarebbe stato troppo, per quel pubblico, accettare anche quella verità. Grillo “gatekeeper”? «Mi rifiuto di crederlo – taglia corto Mazzucco – anche perché parliamo di spettacoli di molti anni fa».Piuttosto, ragione l’autore di “Inganno globale” e “La nuova Pearl Harbor”, il più delle volte la realtà è più semplice. «Succede che arrivi nella stanza dei bottoni, e quel giorno “qualcuno” ti spiega che devi rinunciare a molte delle tue idee. Accade per gradi, senza che vi sia per forza chissà quale complotto, già in partenza». E’ uno schema che si ripete sempre, insiste Mazzucco, citando gli anni di piombo: «Le Brigate Rosse non le avevano inventate i servizi segreti che poi le hanno infiltrate. All’inizio, erano un fenomeno spontaneo. Poi, un giorno, i fondatori delle prime Br – Curcio e gli altri – sono finiti tutti in galera. Da quel momento le nuove leve hanno comiciato a sparare e uccidere, fino alla tragedia di Aldo Moro». E oggi rieccoci qua, con i due Grillo all’opera: la ministra Giulia, che si guarda bene dal bocciare la legge Lorenzin, e l’ex mattatore Beppe, che si mette a tifare per i Talebani della vaccinazione universale, da imporre per legge e a scatola chiusa. Il governo gialloverde? «Non si capisce in cosa si differenzi dai precedenti, visto il poco o nulla che sta combinando, allineato com’è al volere dei soliti poteri forti». Elettori ingannati fin dall’inizio o traditi da politici non all’altezza della situazione? Mazzucco propende per la seconda ipotesi: al di là delle ciance, a Lega e 5 Stelle mancano “gli attributi” per imporsi, e difendere – davvero – gli italiani.Bei tempi, quando Grillo era ancora Grillo. Da parte sua, dire che non è favorevole all’obbligo vaccinale «è un modo vile per togliersi dal pasticcio nel quale si è cacciato», dopo aver firmato – con Renzi – l’appello di Roberto Burioni che di fatto invita lo Stato a emanare leggi «che impediscano alla scienza di fare il suo mestiere, cioè di non smettere mai di porre in discussione le certezze apparenti, anche in tema di vaccini». Per Masssimo Mazzucco, è devastante il danno che Grillo ha inferto al vasto movimento (fatto di medici e genitori) che rivendica il diritto di essere informato, sulle vaccinazioni. Prescrizioni ormai obbligatorie, con l’introduzione della legge Lorenzin: «Era la prima norma che il governo gialloverde avrebbe dovuto eliminare, come peraltro annunciato in campagna elettorale, e invece non l’ha fatto». Strano? No, ma triste: «Più ti avvicini al potere – dice Mazzucco – e più trovi qualcuno che ti batte la mano sulla spalla, per dirti che certi interessi non li puoi toccare. Lo stesso Salvini, ieri contrario all’obbligo vaccinale, oggi tace. Se non altro – aggiunge Mazzucco – almeno, Salvini ha la decenza di non schierarsi apertamente, come fa Grillo, dalla parte di quelli che fino a ieri erano gli avversari dichiarati, cioè Burioni e Renzi».
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Casalino e il Deep State. Mazzucco: che ingenui, i 5 Stelle
«Posso non commentare le parole di Rocco Casalino?». Sdegnoso silenzio, solo perché a Casalino si rinfaccia sempre di aver partecipato al “Grande Fratello”? «Appunto: chi si sarebbe accorto di lui, se non fosse stato al “Grande Fratello”? Una volta i dirigenti politici venivano da scuole serie: i comunisti dalle Frattocchie, i democristiani dalla Fuci». Gianfranco Carpeoro, opinionista e saggista, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights” si rifiuta, per decenza, di intervenire sulla polemica innescata dall’improvvida sortita dell’ex comunicatore dei 5 Stelle, ora portavoce del premier Conte: in un fuori-onda ha preannunciato un repulisti, a tappeto, tra i funzionari del ministero dell’economia, chiamandoli «quei pezzi di merda». Nell’audio (rubato, in violazione della privacy), parlando con due giornalisti, Casalino li invita ad annunciare che, se le richieste dei 5 Stelle non verranno esaudite dal ministero di Tria, nel 2019 i pentastellati “bonificheranno” gli uffici dai tecnocrati che “remano contro” i gialloverdi, scatenando una terribile «vendetta». Apriti cielo: la tempesta ormai grandina a reti unificate su tutti i media. «Piuttosto ingenui, i 5 Stelle», osserva il documentarista Massimo Mazzucco, sempre in video-chat con Frabetti: «Possibile che non sapessero, fin dall’inizio, cosa li attendeva nei palazzi romani?».Mazzucco è un abile demistificatore: ben attento a non finire nel variopinto girone del complottismo “gridato”, si dedica da anni a studiare meticolosamente i complotti veri. E’ stato tra i primi a dimostrare che la versione ufficiale sull’11 Settembre fa acqua da tutte le parti. E nell’ultimo film, “American Moon”, certifica che le storiche immagini dell’allunaggio, purtroppo, non sono state affatto realizzate sulla Luna, ma in studi cinematografici o in teatri di posa. Fa sempre notizia il lavoro di Mazzucco, sia che si tratti della “nuova Peral Harbor” scatenata a Manhattan e comodamente attribuita ad Al-Qaeda, sia che sul monitor compaia una seria indagine sulle cure alternative per il cancro. E a proposito di salute: non certo ostile ai 5 Stelle, Mazzucco ha aspramente criticato il clamoroso voltafaccia sui vaccini, coi pentastellati prima tiepidi sul decreto Lorenzin e poi in confusione assoluta, ora che – con Giulia Grillo – avrebbero in mano le leve ministeriali del governo della sanità. Solo che, tra il dire e il fare, c’è appunto di mezzo la politica: «Me ne sono sempre tenuto alla larga, proprio perché temo quell’ambiente», confessa Mazzucco: «In passato ho anche rifiutato di impegnarmi personalmente, quando mi è stato chiesto di candidarmi, perché so che, per come sono fatto, essere costretto a confrontarmi con certe dinamiche mi farebbe perdere il sonno. Non fa per me, ecco tutto».Se però stiamo parlando di un soggetto politico come i 5 Stelle, aggiunge Mazzucco, le cose cambiano: «Nel momento in cui ti candidi a rivoluzionare l’Italia, non puoi non sapere che tipo di ostacoli incontrerai. I tuoi elettori, per primi, si aspettano che tu sappia perfettamente come muoverti. Bel guaio, se adesso scoprono che non sai bene che pesci pigliare». Un intero ministero che “rema contro” ostacolando lo stesso ministro, come nel caso di Tria, secondo la versione di Casalino? «Ma è ovvio, scusate», protesta Mazzucco: «Funziona così persino negli Usa», dove pure c’è un forte spoil-system e un robusto ricambio di funzionari, scelti dal politico che ha vinto le elezioni. «Il fatto è che puoi cambiare il ministro della difesa, non i generali: quelli restano. E se vogliono fare una guerra, prima o poi il ministro lo tirano dalla loro parte». Si chiama Deep State, ed è il potere che avrebbe bypassato lo stesso Bush durante la crisi dell’11 Settembre, per poi bivaccare alla Casa Bianca con Obama. Un potere, sempre lo stesso, che sta cercando di mettere in croce l’imprevedibile Donald Trump, finora sfuggito al suo controllo (e quindi braccato dal fantasma dell’impeachment). Come si può pensare che in Italia, a maggior ragione, non valgano le stesse regole? Come sperare che il Deep State euro-italico ceda docilmente il timone del dicastero dell’economia, teleguidato da Bruxelles?Appena quattro mesi fa, a fine maggio, Luigi Di Maio giunse ad annunciare ben altre dimissioni: non voleva mettere in stato di accusa oscuri funzionari, ma addirittura il capo dello Stato. La “colpa” di Mattarella? Aver impedito alla nascente alleanza gialloverde di insediare al ministero dell’economia Paolo Savona, fortemente avversato da Mario Draghi tramite il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco. Proprio da Visco, irritualmente, Mattarella “spedì” in udienza l’allora premier incaricato, Conte, perché prendesse nota delle raccomandazioni della banca centrale: guai a sforare il tetto (più che esiguo) imposto alla spesa pubblica dai super-poteri europei, pena lo tsunami dello spread. Nel giro di ventiquattr’ore, Di Maio ingoiò il rospo: rinunciare a Savona, pur di far nascere il governo. Giovanni Tria? Lo stesso Savona fu tra quanti ne approvarono la designazione, rivela Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: «Massone, Tria si dichiarò di opinioni progressiste, disponibile a infrangere – dopo inziali rassicurazioni – l’assurdo vincolo di spesa imposto dall’élite neoliberista che manovra le sedicenti istituzioni europee». Ora però lo stesso Magaldi è perplesso, su Tria: «Si decida a operare nel senso inizialmente concordato, viceversa i gialloverdi dovranno scegliere: o lui, o gli italiani (a cui hanno promesso Flat Tax, reddito di cittadinanza e pensioni dignitose, cancellando la legge Fornero)».Il guaio? Lo scomodissimo endorsement che l’euro-tecnocrate numero uno, «il gran maestro Mario Draghi, supermassone neo-aristocratico», ha tributato a Tria: apertamente elogiato, dal presidente della Bce, per la prudenza sui conti pubblici, ancora una volta improntati alla linea di rigore pretesa da Bruxelles. La battaglia è proibitiva: a “remare contro” il cambio di paradigma – più spesa pubblica, per rianimare l’economia – non sono solo Draghi, Visco e i fantomatici funzionari del ministero di Tria: tutto il mainstream giornalistico sta sparando ad alzo zero contro il nuovo governo. Ogni scusa è buona, a cominciare dall’intransigenza di Salvini sull’allegro “caos all’italiana” nella non-gestione dei migranti. E in questo pozzo di veleni, l’audio di Casalino irrompe come un petardo, per la gioia di telegiornali e talkshow. Tutto fa brodo, pur di continuare a non ragionare. Personaggi come Ferruccio De Bortoli (assistito nientemeno che da Piero Angela, su “Rai News 24”) arriva a rimpiangere la formidabile “ripresa” assicurata all’Italia dai compianti governi Renzi e Gentiloni, con all’economia Pier Carlo Padoan, ennesimo yesman di quel potere europeo che predica le virtù metafisiche del digiuno (altrui). Brutta bestia, il neoliberismo. Il suo capolavoro letterario, basato su conti truccati? La teoria – genere fantasy – della “austerity espansiva”, spacciata da Carmen Reinhart e Kenneth Rogoff, da Harvard: fategli saltare i pasti, e l’affamato guarirà miracolosamente.L’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt e allievo del keynsiano Federico Caffè, interviene spesso nel dibattito pubblico per correggere le “fake news” immesse nel sistema da Carlo Cottarelli, tecnocrate di scuola Fmi e venerato dal Deep State (e dai media) come una sorta di vestale dei conti pubblici. Lo stesso Mattarella sventolò la “nomination” di Cottarelli a Palazzo Chigi per indurre a più miti consigli i gialloverdi, che all’economia volevano Savona. E’ semplicissimo, il ragionamento di Galloni, suffragato da prove incontrovertibili: ogni euro ben speso sotto forma di deficit “renderà” 3 o 4 volte tanto, l’anno seguente, in termini di lavoro, fatturato, assunzioni, gettito fiscale. E dato che la spesa pubblica produttiva fa crescere il Pil, il risultato è automatico: il debito pubblico, di colpo, farà meno paura (proprio perché supportato dalla famosa crescita, quella che forse – durante i governi Renzi e Gentiloni – De Bortoli avrà al massimo intravisto, lontana anni luce dall’Italia, solo grazie al potente telescopio di Piero Angela). Lo scomposto, imbarazzante Casalino? Perfetto, per permettere ai media di continuare – come sempre – a guardare il dito, anziché la Luna (quella vera, non la “American Moon” del film di Mazzucco). Tradotto: fino a quando un signore come Mario Draghi darà bei voti al nostro ministro dell’economia, per gli italiani saranno rogne. Meno soldi per tutti. “Austerity espansiva”: uno strano Ramadan, imposto da oligarchi che nessuno ha mai eletto. Una piovra tenace, con tentacoli ovunque – a partire dai ministeri economici. Appunto: possibile che i 5 Stelle non lo sapessero fin dall’inizio?«Posso non commentare le parole di Rocco Casalino?». Sdegnoso silenzio, solo perché a Casalino si rinfaccia sempre di aver partecipato al “Grande Fratello”? «Appunto: chi si sarebbe accorto di lui, se non fosse stato al “Grande Fratello”? Una volta i dirigenti politici venivano da scuole serie: i comunisti dalle Frattocchie, i democristiani dalla Fuci». Gianfranco Carpeoro, opinionista e saggista, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights” si rifiuta, per decenza, di intervenire sulla polemica innescata dall’improvvida sortita dell’ex comunicatore dei 5 Stelle, ora portavoce del premier Conte: in un fuori-onda ha preannunciato un repulisti, a tappeto, tra i funzionari del ministero dell’economia, chiamandoli «quei pezzi di merda». Nell’audio (rubato, in violazione della privacy), parlando con due giornalisti, Casalino li invita ad annunciare che, se le richieste dei 5 Stelle non verranno esaudite dal ministero di Tria, nel 2019 i pentastellati “bonificheranno” gli uffici dai tecnocrati che “remano contro” i gialloverdi, scatenando una terribile «vendetta». Apriti cielo: la tempesta ormai grandina a reti unificate su tutti i media. «Piuttosto ingenui, i 5 Stelle», osserva il documentarista Massimo Mazzucco, sempre in video-chat con Frabetti: «Possibile che non sapessero, fin dall’inizio, cosa li attendeva nei palazzi romani?».
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Salvini: Bruxelles ha sulla coscienza i morti di Genova
«Salvini fa solo demagogia», proclama da Parigi il solito Macron, pensando all’ennesima crisi-migranti (la nave Aquarius “rimbalzata” nel Mediterraneo) poco prima che l’Italia letteralmente si fermi, alla vigilia di ferragosto, di fronte al disastro di Genova: almeno 37 morti sotto le macerie del viadotto Morandi, collassato – pare – per il cedimento (non inatteso) degli “stralli”, i tiranti d’acciaio che reggevano la gigantesca infrastruttura sospesa sul capoluogo ligure. Terrore, caos, emergenza nazionale: il governo Conte, tramite Salvini e Di Maio, annuncia la revoca della concessione ad Autostrade e una multa da 150 milioni, mentre il ministro Toninelli si aspetta le dimissioni dei vertici della società. Emergono notizie purtroppo risapute: l’allarme per la tenuta del viadotto era stato rilanciato più volte, negli ultimi anni. Il problema? Soldi non disponibili per le riparazioni. «Buona parte d’Italia è da mettere in sicurezza», dichiara Salvini, a caldo, davanti alle telecamere. «C’è da metter mano a strade e ponti, autostrade, scuole, argini». Chi ce lo vieta? Ovvio: il rigore di bilancio imposto da Bruxelles. «Se ci sono vincoli esterni che ci impediscono di spendere soldi (che avremmo) per mettere in sicurezza le scuole dove vanno i nostri figli o le autostrade dove viaggiano i nostri lavoratori, sarà il caso di porsi il dubbio se continuare a rispettare questi vincoli o se mettere, davanti a tutto e a tutti, la sicurezza degli italiani».Bingo: il leader della Lega ha centrato il punto. Se ne accorge anche “Bloomberg News”, che sottolinea: «Salvini punta il dito contro l’Ue per i morti a Genova». Commenta Paolo Barnard: «Concordo, ma sono silenti Tria, Conte e soprattutto Giulia Grillo, con oltre 60.000 italiani che muoiono, ogni anno, per le medesime ristrettezze economiche imposte dalla Ue». Ristrettezze «che hanno ucciso anche a Genova». E quindi, aggiunge Barnard, «Matteo Salvini mandi a Bruxelles quei conigli di Conte e Tria con 60.035 morti, non 37». Le dimensioni della catastrofe di Genova sono scioccanti: è crollato uno dei simboli dell’Italia del boom, risalente a mezzo secolo fa. Grandi opere (utili: non come il Tav Torino-Lione) che spinsero il “miracolo italiano”, sostenuto da poderosi investimenti pubblici sotto forma di deficit. Poi l’avvento nel neoliberismo, la fine della Prima Repubblica sotto i colpi di Mani Pulite e la grande stagnazione avviata con la nascita dell’Unione Europea e l’ingresso nell’Eurozona, che ha trasformato il debito pubblico: da leva stragegica per lo sviluppo a vera e propria tragedia nazionale, sotto il ricatto dello spread (la speculazione finanziaria sui titoli di Stato, non più sorretti dalla banca centrale come “prestatore di ultima istanza”).Uno schema evidenziato, in modo spettrale, dal martirio socio-economico della Grecia non più sovrana: prima la sovraesposizione debitoria incoraggiata dagli “stregoni” della Goldman Sachs, tra cui Mario Draghi, e poi – di fronte all’impossibilità di sostenere un maxi-debito non denominato in moneta nazionale, la condanna a ripagarlo per intero, imposta dal Fmi grazie a super-tecnocrati come Carlo Cottarelli. Il crollo del mastodontico viadotto genovese avvicina pericolosamente l’Italia alla Grecia: è un cedimento altamente simbolico, una sinistra premonizione. Certo, la situazione dovrà essere chiarita nei dettagli. Lo stesso Salvini pretende innanzitutto giustizia per i familiari delle vittime e chiede che l’inchiesta avviata dalla magistratura possa fornire indicazioni chiare su chi sono i responsabili di quanto accaduto: «Serve chiarezza, non può esserci un’altra strage senza colpevoli e qui hanno nomi e cognomi ben precisi: qualcuno deve finire in galera», dichiara il ministro dell’interno ai microfoni del Tg4. Ma è meglio risparmiarsi le speculazioni politiche spicciole: «Da ore in rete girano interrogazioni a questa o quella persona, ma non me la prendo con Delrio, perché non fa l’ingegnere nemmeno lui», aggiunge Salvini, evitando di “sparare” sul precedessore di Toninelli.Salvini punta giustamente al bersaglio grosso, Bruxelles: cioè il gran consiglio di tecnocrati non-eletti ai quali il governo gialloverde intende strappare larghe concessioni ai vincoli di bilancio, per poter finanziare Flat Tax e reddito di cittadinanza. Il leader della Lega sembra pronto a far pesare anche i morti di Genova: con più soldi da spendere a deficit, la tragedia si sarebbe evitata. L’inizio della fine, per noi? L’austerity varata da Monti e l’obbligo “criminale” del pareggio di bilancio inserito addirittura nella Costituzione, con il placet di Berlusconi e Bersani. Tra le macerie genovesi crolla anche la “teologia” neoliberista che predica la necessità dei tagli pubblici: l’economista post-keynesiano Nino Galloni ricorda che ogni atto di spesa produce un ritorno, in termini di Pil, anche del 300%. Impugnando lo sfacelo di Genova, l’Italia potrebbe rilanciare la sua sfida, da cui – ormai l’hanno capito tutti – può dipendere il futuro assetto politico dell’intera Europa. Per questo la Merkel tace, e il supermassone filo-vaticano Macron continua a latrare, in modo inaudito, contro il governo per il quale oltre il 60% degli italiani fa apertamente il tifo.«Salvini fa solo demagogia», proclama da Parigi il solito Macron, pensando all’ennesima crisi-migranti (la nave Aquarius “rimbalzata” nel Mediterraneo) poco prima che l’Italia letteralmente si fermi, alla vigilia di ferragosto, di fronte al disastro di Genova: almeno 37 morti sotto le macerie del viadotto Morandi, collassato – pare – per il cedimento (non inatteso) degli “stralli”, i tiranti che reggevano la gigantesca infrastruttura sospesa sul capoluogo ligure. Terrore, caos, emergenza nazionale: il governo Conte, tramite Salvini e Di Maio, annuncia la revoca della concessione ad Autostrade e una multa da 150 milioni, mentre il ministro Toninelli si aspetta le dimissioni dei vertici della società. Emergono notizie purtroppo risapute: l’allarme per la tenuta del viadotto era stato rilanciato più volte, negli ultimi anni. Il problema? Soldi non disponibili per le riparazioni. «Buona parte d’Italia è da mettere in sicurezza», dichiara Salvini, a caldo, davanti alle telecamere. «C’è da metter mano a strade e ponti, autostrade, scuole, argini». Chi ce lo vieta? Ovvio: il rigore di bilancio imposto da Bruxelles. «Se ci sono vincoli esterni che ci impediscono di spendere soldi (che avremmo) per mettere in sicurezza le scuole dove vanno i nostri figli o le autostrade dove viaggiano i nostri lavoratori, sarà il caso di porsi il dubbio se continuare a rispettare questi vincoli o se mettere, davanti a tutto e a tutti, la sicurezza degli italiani».
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Magaldi: ma non ha vinto Macron, e il mondo sta rinascendo
Neppure la vittoria ai mondiali di calcio salverà il povero Macron? «Non scherziamo: nella finale di Mosca non ha vinto Macron, ma la Francia del 14 luglio: per questo ho festeggiato, cantando la Marsigliese». Gioele Magaldi, ovvero: l’ottimismo della volontà, persino in salsa calcistica. “The times they are a-changing”, cantava Bob Dylan. Era il 1964 e alla Casa Bianca sedeva Lyndon Johnson, fautore della Great Society di ispirazione kennediana, aperta alle minoranze e improntata all’estensione dei diritti. Poi è scesa la grande notte del neoliberismo, che ha deturpato il “nuovo mondo” che sarebbe potuto fiorire dopo il crollo dell’Urss, fino a proporre gli orrori di Bush e la nuova guerra fredda di Obama contro Putin. Ma ora le cose – di nuovo – stanno per cambiare, a quanto pare, su tutti i fronti: basta vedere il feeling che avvicina, a Helsinki, il presidente russo (fresco di Mondiali) e il collega americano Trump, reduce dalla storica pace con la Corea del Nord. Gran maestro del Grande Oriente Democratico nonché presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni” che mette in piazza le malefatte dell’oligarchia supermassonica reazionaria, il progressista Magaldi esulta per il trionfo dei “bleus” allo stadio di Mosca, nonostante gli italiani tifassero Croazia. E spiega: «A Parigi come a Washington c’è un humus, un’ideologia che ha dato al mondo democrazia, diritti e libertà, incluso il diritto alla felicità. Sono valori che trasformeranno il pianeta, rendendolo migliore e più giusto».“The times they are a-changing”, sostiene Magaldi nella sua narrazione a puntate, ogni lunedì ai microfoni di “Colors Radio”. Trump e Putin? Appunto: come ampiamente previsto dal presidente del Movimento Roosevelt, l’istrionico Maverick della Casa Bianca sta facendo piazza pulita degli antichi pregiudizi su cui si è fondato il “partito della guerra”, più mercenario che patriottico. Lo Zar del Cremlino? «Non privo di una sua grandezza», riconobbe Magaldi, quando Putin rifiutò di espellere diplomatici americani dopo la cacciata dei funzionari dell’ambasciata russa disposta da Obama. Tutto sta davvero cambiando, giorno per giorno: e infatti ad essere “en marche”, oggi, non è la Francia imbrigliata da Macron, ma l’Italia di Conte: «Il nostro paese – dice Magaldi – potrà tornare a rivestire il suo storico ruolo di “ponte”, con la Russia ma anche con l’Africa e il Medio Oriente: è tempo infatti che vengano archiviate le storiche clausole segrete, connesse a Yalta e ad altri trattati del dopoguerra, che limitavano la nostra libertà d’azione – trattati comunque aggirati, a suo tempo, dalla politica mediterranea dei Mattei e dei Moro».Lo ricorda Giovanni Fasanella in “Colonia Italia”: le superpotenze ci “affidarono” al controllo britannico, a limitare la nostra sovranità. Ora basta, però: «E’ è venuto il tempo di dare all’Italia piena indipendenza e autonomia politica, consentendole di recitare un ruolo di “cerniera di pace” e prima promotrice di un Piano Marshall per l’Africa», dice Magaldi, che – insieme a Patrizia Scanu, neo-segretaria del Movimento Roosevelt – ne riparlerà in autunno a Milano, in un evento dedicato anche all’eredità politica del leader sovranista africano Thomas Sankara. Grande la confusione, intanto, sotto le stelle: restano le sanzioni contro Mosca innescate dalla crisi ucraina, mentre l’Europa «non si capisce cosa voglia e non esiste come soggetto geopolitico». Iperboli: «Trump accusato in casa di “intelligenza col nemico russo” poi rimprovera la Merkel di eccessiva familiarità e connivenza con alcuni interessi russi». E non mancano intrecci personali: «Il “fratello” Putin e la “sorella” Merkel – ricorda Magaldi – furono iniziati già molti anni fa nella stessa Ur-Lodge», la Golden Eurasia. Massoni, appunto: il problema, insiste Magaldi, non è il grembiulino che indossano, ma l’orientamento politico che promuovono.L’ipocrita massonofobia di Di Maio, estesa alla Lega nel “contratto” di governo? I vertici “gialloverdi”, dice Magaldi, temono che i loro elettori (non informati sulla storia patria) scambino la massoneria per un’associazione a delinquere. Magaldi punta il dito contro Elio Lannutti, esponente 5 Stelle, «in passato protagonista di battaglie meritorie». Ora vorrebbe una legge che vietasse ai massoni l’accesso alle cariche statali, sbarrando loro le porte di polizia e magistratura: «Siamo alla follia liberticida, queste cose le hanno fatte i regimi comunisti e fascisti», protesta Magaldi. E attenzione: il tema massoneria (compresa l’avversione ai “grembiulini”) va maneggiato con cura: «Nel 1800 negli Usa sorse un Anti-Masonic Party fondato però da massoni: spesso le campagne antimassoniche, nella storia, sono state progettate da massoni di altro segno, per colpire circuiti massonici opposti ai loro». Non è il caso dell’Italia, dove secondo Magaldi si sconta una semplice ignoranza della materia: si confonde la libera muratoria democratica degli eredi di Garibaldi, Mazzini e Cavour con la P2 di Gelli, braccio operativo della superloggia sovranazionale “Three Eyes”, di natura pericolosamente oligarchica e spesso eversiva. In massoneria, ricorda Magaldi, non possono entrare pregiudicati né possono restarvi soggetti che non rispettino la Costituzione e le leggi. «Aiuteremo gli amici “gialloverdi” a chiarirsi le idee, ma se il pregiudizio antimassonico perdurerà – avverte il gran maestro – faremo i nomi dei massoni progressisti, leghisti e penstastellati, che siedono nel governo Conte e nelle altre istituzioni».Comunque, a parte gli ultimi «untori del culturame antimassonico», nella narrazione magaldiana – massonico-progressista, avversa al lungo dominio della supermassoneria neo-aristocratica – all’indomani dei Mondiali di calcio (e del vertice di Helsinki) c’è posto solo per un cauto ma tenace ottimismo nella riscossa democratica di un mondo globalizzato in modo autoritario. Lo si può vedere, sostiene il presidente del Movimento Roosevelt, a partire dalla cruciale trincea italiana. Al netto delle pretattiche, dice Magaldi, vedrete che arriveranno cambiamenti sostanziali: «E’ vero, in molti sono allarmati perché il ministro Tria insiste troppo sul contenimento del debito pubblico, sul rigore dei conti e sulla rassicurazione dei mercati. Ma si tratta di non fare il gioco degli strumentalizzatori, che a suo tempo hanno infierito su Savona per cercare di impedire la nascita del governo “gialloverde”. Quando però arriveranno misure importanti – pronostica Magaldi – allora sarà chiaro quale paradigma economico si adotterà, rispetto all’Europa e alle voci di spesa. Il povero Tria? E’ stato chiamato per un ruolo in copione che è quello del rassicuratore, ma poi le decisioni non saranno nel senso della continuità. Tant’è che proprio alcune esternazioni di Savona fanno capire qual è la vera sceneggiatura», con un’Italia non più prona ai diktat di Bruxelles.Idem sul capitolo vaccini: non brilla per chiarezza, Giulia Grillo, che infatti non ha sconfessato la legge Lorenzin. «E’ però un passo avanti notevolissimo l’aver eliminato l’odiosa costrizione in stile Gestapo che privava i bambini non vaccinati del diritto all’istruzione». Insomma, si respira un’altra aria, pur in un terreno minato da troppi dogmi – che non la scienza non dovrebbero aver nulla a che fare. Può anche funzionare il concetto dell’immunità di gregge (più vaccinati, meno possibilità di contrarre malattie) ma occorrerebbe un’indagine scientifica molto seria su quanti e quali vaccini vadano somministrati, e se l’eccesso di vaccini non produca effetti controproducenti, come nel caso dei vaccini militari cui il Movimento Roosevelt ha dedicato un convegno a Torino con il vicepresidente della commissione difesa. Non possono mancare libertà e confronto critico, aggiunge Magaldi: «Bisogna denunciare ad alta voce, anzitutto sul piano metodologico, che in Italia – durante il clima plumbeo del governo Gentiloni – chiunque della comunuità scientifica osasse discutere l’idea che andassero propinati 12 vaccini veniva escluso, ghettizzato, calunniato e demonizzato (e parlo di medici anche di grande spessore). Chi osava contrapporsi a quel clima veniva emarginato, se non sanzionato. Sono cose da paese del quarto mondo».Libertà scientifica: chi sostiene la bontà dell’attuale sistema vaccinale, insiste Magaldi, abbia il coraggio e l’onestà di confrontarsi con chi è scettico. «E c’è un problema di mancata sperimentazione: di troppi vaccini non si conoscono gli effetti. Sono tanti gli interrogativi, e solo nell’orizzonte del dubbio (in cui dovrebbe essere connaturata la scienza) il problema si può risolvere». Invece, scontiamo «l’indottrinamento disdicevole da parte di divulgatori come Piero Angela, secondo cui la scienza non è democratica e ha sempre ragione». Per Magaldi, sono «vistosi casi di insipienza storica e ignoranza profonda sulla genesi del metodo scientifico, fondato proprio sul dubbio: la scienza moderna, da cui nasce la nostra tecnologia, è fondata sulla messa in discussione del principio di autorità – che appartiene invece al mondo pre-moderno». Una cosa è vera solo perché lo dicono i detentori di quel sapere? Concezione antica: «Nella comunità scientifica moderna ci devono essere posizioni dissonanti: nessuna ipotesi può essere vera a prescindere». Il nostro paese, aggiunge Magaldi, «è ostaggio anche di cattivi divulgatori di un’idea della scienza che è inconsistente e contraria ai principi della contemporaneità». Ma attenzione: neppure questo “muro” dogmatico resisterà per sempre. Verrà il giorno in cui avremo finalmente «un confronto pacato», che riconosca il ruolo storico di alcuni vaccini per la nostra salute ma, al tempo stesso, valuti – seriamente – l’opportunità e la sicurezza di altri vaccini, nient’affatto scontate.«L’affermazione della democrazia – ricorda Magaldi – è coeva dell’affermazione della scienza moderna: è essenziale la libertà nel valutare le opzioni terapeutiche». Vale per tutto: se si applica il “filtro” della democrazia anche al contesto scientifico, finiscono per crollare miti e verità di fede. Lo stesso principio funziona ovunque si guardi, persino nella polveriera del Medio Oriente: «Credo che verrà il tempo per una pacifica soluzione del conflitto israelo-palestinese», auspica Magaldi, osservando la scena con lucidità: «In fondo l’estremismo di Hamas e quello di Netanyahu si sostengono a vicenda, sono due facce della stessa medaglia: si reggono sull’ostilità reciproca e quindi hanno bisogno l’uno dell’altro. Non a caso ad essere assassinato fu Yitzhak Rabin, il massone progressista che voleva davvero la pace e quindi uno Stato palestinese». Se la ride, Magaldi, pendando agli amici che il 15 luglio davanti al televisore hanno trepidato per la Croazia per avversione nei confronti di Macron. Il capo dell’Eliseo? «Si è reso odioso: è un cicisbeo politico, continuatore delle politiche di Hollande e rappresentante di questo establishment puzzolente dell’attuale Disunione Europea. Con rara ipocrisia e faccia di bronzo ha detto parole inammissibili nei confronti del governo italiano e dell’Italia, nel corso di questa crisi sui migranti». Ma Macron non è la Francia, così come Bush non era l’America: «Guardiamo con amore a questi paesi – chiosa Magaldi – perché tantissimi francesi (come tantissimi statunitensi) insieme a noi cittadini del mondo – italiani, europei, cinesi, giapponesi – dovranno costruire un pianeta più equo, che abbia come faro la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo: diritti non solo civili ma, finalmente, anche economici e sociali».Neppure la vittoria ai mondiali di calcio salverà il povero Macron? «Non scherziamo: nella finale di Mosca non ha vinto Macron, ma la Francia del 14 luglio: per questo ho festeggiato, cantando la Marsigliese». Gioele Magaldi, ovvero: l’ottimismo della volontà, persino in salsa calcistica. “The times they are a-changing”, cantava Bob Dylan. Era il 1964 e alla Casa Bianca sedeva Lyndon Johnson, fautore della Great Society di ispirazione kennediana, aperta alle minoranze e improntata all’estensione dei diritti. Poi è scesa la grande notte del neoliberismo, che ha deturpato il “nuovo mondo” che sarebbe potuto fiorire dopo il crollo dell’Urss, fino a proporre gli orrori di Bush e la nuova guerra fredda di Obama contro Putin. Ma ora le cose – di nuovo – stanno per cambiare, a quanto pare, su tutti i fronti: basta vedere il feeling che avvicina, a Helsinki, il presidente russo (fresco di Mondiali) e il collega americano Trump, reduce dalla storica pace con la Corea del Nord. Gran maestro del Grande Oriente Democratico nonché presidente del Movimento Roosevelt e autore del bestseller “Massoni” che mette in piazza le malefatte dell’oligarchia supermassonica reazionaria, il progressista Magaldi esulta per il trionfo dei “bleus” allo stadio moscovita, nonostante gli italiani tifassero Croazia. E spiega: «A Parigi come a Washington c’è un humus, un’ideologia che ha dato al mondo democrazia, diritti e libertà, incluso il diritto alla felicità. Sono valori che trasformeranno il pianeta, rendendolo migliore e più giusto».
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Mazzucco: Salvini e Cucchi, l’eroe Saviano e l’osceno Macron
«Come si dice, in francese, testa di cazzo?». Non trova altri termini, Massimo Mazzucco (men che meno diplomatici) per definire il villano, volgare bugiardo che oggi siede all’Eliseo, secondo cui in Italia non esiste una vera emergenza immigrazione. Se la consente, Mazzucco, questa informalità lessicale, per almeno due motivi: Emmanuel Macron è un triviale “vomitatore” di insulti, un anti-italiano coi fiocchi il cui sprezzante razzismo trasuda da ogni sua parola. E poi si può comunque usare un tono più che confidenziale data la platea del “Mazzucco Live”, la diretta web-streaming con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Un pubblico decisamente informato, a cui non c’è bisogno di spiegare da quale pulpito provengano le odiose esternazioni xenofobe del ducetto francese, sciovinista quanto basta per farsi detestare da mezza Europa (e da più di mezza Francia, ormai) ma abbastanza ipocrita da dimenticare che a manganellare i migranti, respingendoli con inaudita ferocia, è stato innanzitutto il suo governo. Peggio: più che la Francia, Macron – che viene dalla finanza Rotchschild – rappresenta il peggio, in assoluto, di quanto si sia visto finora in Europa: la subdola dittatura del potere oligarchico, orchestrato dalla supermassoneria reazionaria in cui milita l’allievo presidenziale di Jacques Attali, grande architetto dell’euro-orrore a cui l’Italia sta cominciando a opporsi, in modo clamoroso.Il primo muro a crollare è proprio quello dell’ipocrisia, che arma la mano dei difensori del regime e dei loro pupazzi mediatici. Poi ovviamente si può scendere anche nel grottesco e nel genere comico, quando ad esempio l’ex eroe nazionale Roberto Saviano si erge ad avversario del feroce Salvini. Ma scusate, Saviano chi? Seriamente, si domanda Mazzucco: «Chi è Saviano? Ok, uno scrittore. Ha scritto qualche buon libro? Bene, ma non sarà certo l’unico. In realtà è al centro della scena, da anni, solo per via della scorta che lo protegge». Esibito come una Madonna Pellegrina, nell’ex Italia dei Renzi e dei Fabio Fazio, era diventato una specie di icona della lotta alla mafia? Ma mi faccia il piacere, protesta Mazzucco: «Se Saviano desse davvero fastidio alla mafia avrebbero già fatto saltare in aria in lui, la scorta e chi gliel’ha data». Una grande finzione, che ha fatto comodo a molti: al Saviano editoriale e televisivo, allo Stato che ha esibito la sua protezione e all’Ancien Régime finto-progressista a cui qualche eroe di cartone serviva a nascondere la propria sottomissiome totale ai superpoteri europeisti e privatizzatori, ai quali rispondere solo e sempre signorsì. La messa è finita, però: palla al centro. Tutto quello che sembrava vero, fino a ieri, ormai si rivela per quello che è: un bluff piuttosto mediocre.Se qualcuno ha le carte in regola per potersi qualificare come “scomodo”, è proprio Mazzucco: il suo documentario sulle cure alternative per il cancro ha superato su YouTube i 4 milioni di visualizzazioni. Sempre Mazzucco – tramesso anche da Canale 5 – è stato il primo, con “Inganno globale”, a smontare la versione ufficiale dell’11 Settembre. Saviano? Lasciamo perdere. Piuttosto, Mazzucco incalza lo stesso Salvini sul suo terreno d’elezione, l’ordine pubblico. Sul blog “Luogo Comune”, lo invita a sanzionare apertamente gli ufficiali che hanno inflitto un trasferimento punitivo al carabiniere Riccardo Casamassima, “colpevole” di aver denunciato i colleghi che nel 2009 massacrarono di botte Stefano Cucchi, causandone la morte. «Matteo Salvini – scrive Mazzucco – ha di fronte a sé la grande occasione per dimostrare che non è un fascistone manganellatore, come molti lo dipingono, ma che è invece uomo di grande integrità morale, che mette la legge e il diritto al di sopra ogni altra cosa». Il leader leghista ha sempre detto di stare “dalla parte delle forze dell’ordine”, precisando però che “se qualcuno sbaglia deve pagare fino in fondo”? Ecco: «In questo caso non hanno sbagliato solo i carabinieri che hanno pestato a morte Stefano Cucchi, ma hanno sbagliato anche coloro che hanno prima fatto pressioni per far tacere Casamassima, e che poi – come punizione per aver parlato – lo hanno demansionato con un trasferimento umiliante».Mazzucco si rivolge direttamente a quello che si sta rivelando l’uomo forte del governo Conte: «Salvini, fai sentire la tua voce», lo esorta Mazzucco. «Oggi sei il ministro degli interni, non sei solo il segretario della Lega. Facci sapere che sei una persona capace di far seguire in modo coerente alle parole i fatti, non solo sugli sbarchi dei migranti, ma su tutto quello che riguarda la società civile». Ancora silente sul caso Cucchi, in compenso Salvini si è espresso – a ruota libera – sull’obbligo vaccinale, imposto a milioni di famiglie da Beatrice Lorenzin e dal governo Renzi-Gentiloni dopo un anno di tam-tam mediatico basato sul falsi allarmi, come la ridicola emergenza-morbillo. Per l’ennesima volta, il capo della Lega ha scavalcato i 5 Stelle, spiazzando l’attuale ministro della sanità, la pentastellata Giulia Grillo, competente in materia. La Grillo si è mostrata prudente, sui vaccini. «Dato che ha sulle spalle l’incombenza dell’eventuale decreto per annullare le conseguenze della legge Lorenzin, ovvero l’esclusione da scuola per i bimbi non vaccinati – afferma Mazzucco – spero che il suo basso profilo sia una tattica, per poi raggiungere il risultato evitando che le si scateni addosso la bufera mediatica». Certo però che i 5 Stelle sembrano in affanno: Salvini ha messo in ombra sia Conte che Di Maio. «E’ ora che i 5 Stelle si sveglino – chiosa Mazzucco – e si sbrighino a riconquistare la visibilità corrispondente al 32,5% che hanno ottenuto alle elezioni».«Come si dice, in francese, testa di cazzo?». Non trova altri termini, Massimo Mazzucco (men che meno diplomatici) per definire il villano, volgare bugiardo che oggi siede all’Eliseo, secondo cui in Italia non esiste una vera emergenza immigrazione. Se la consente, Mazzucco, questa informalità lessicale, per almeno due motivi: Emmanuel Macron è un triviale “vomitatore” di insulti, un anti-italiano coi fiocchi il cui sprezzante razzismo trasuda da ogni sua parola. E poi si può comunque usare un tono più che confidenziale data la platea del “Mazzucco Live”, la diretta web-streaming con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Un pubblico decisamente informato, a cui non c’è bisogno di spiegare da quale pulpito provengano le odiose esternazioni xenofobe del ducetto francese, sciovinista quanto basta per farsi detestare da mezza Europa (e da più di mezza Francia, ormai) ma abbastanza ipocrita da dimenticare che a manganellare i migranti, respingendoli con inaudita ferocia, è stato innanzitutto il suo governo. Peggio: più che la Francia, Macron – che viene dalla finanza Rotchschild – rappresenta il peggio, in assoluto, di quanto si sia visto finora in Europa: la subdola dittatura del potere oligarchico, orchestrato dalla supermassoneria reazionaria in cui milita l’allievo presidenziale di Jacques Attali, grande architetto dell’euro-orrore a cui l’Italia sta cominciando a opporsi, in modo clamoroso.
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Dai 5 Stelle nessuna proposta su come rianimare la sanità
I 5 Stelle, cioè il nulla, anche in tema di sanità: non una parola sui vaccini, nonostante il mostruoso decreto Lorenzin con 12 vaccinazioni obbligatorie, e nessuna ricetta in vista per “guarire” la sanità italiana. «Riteniamo che sia fondamentale investire più risorse», scrivono, sul blog di Beppe Grillo, condannando «quello che hanno fatto gli ultimi governi». Chiedono di «investire in aree della politica sanitaria che finora sono state marginali», come «la prevenzione primaria», che serve «a rimuovere le cause note di malattie», anche originate da inquinamento ambientale. Poi c’è il problema risorse umane, medici e infermieri, «che in questi anni sono stati vittime del blocco delle assunzioni proprio come elemento di politica di austerità che ha creato tantissimi disservizi, sacche di precariato, in alcuni casi addirittura sacche clientelari». Meglio invertore la rotta, dicono i pentastellati: «Bisogna investire risorse in questo settore e bisogna anche prepararsi al fatto che molti medici presto andranno in pensione e avremo un fabbisogno di medici specialisti molto alto».Più posti di lavoro, più turn-over. Ma con che soldi? Non è dato saperlo: lungi dall’assumere una posizione netta e chiara sull’euro, da cui dipende in gran parte l’attuale crisi economica, con ovvi riflessi anche sulla sanità pubblica, i 5 Stelle non hanno finora contestato in modo organico l’euro-regime che impone i tagli alla spesa, né hanno mai avanzato proposte su come allentare la stretta di Bruxelles sul bilancio italiano. Preferiscono parlare di una gestione “più virtuosa” dell’immensa spesa farmaceutica, per «liberare risorse che potevano essere investite in altri settori della sanità pubblica, oppure per ridurre i costi a carico dei cittadini». Sempre e solo rimodulazioni delle voci di spesa, all’interno dello stesso budget “inchiodato” dall’Unione Europea: come già per il “reddito di cittadinanza”, che i 5 Stelle finanzierebbero solo con il “taglio degli sprechi”, anche nel caso della sanità non provano neppure a immaginare un bilancio più consistente, liberato dai laccioli del “patto di stabilità” imposto dall’Ue, e si accontentano di chiedere “più informatica” per smaltire le liste d’attesa negli ospedali.Anche per marcare il loro profilo identitario ecologista, i 5 Stelle segnalano l’importanza di una alimentazione sana nella prevenzione del cancro, ricordando che le ultime ricerche internazionali «le cattive abitudini alimentari sono responsabili di circa 3 tumori su 10», mentre per il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro «tra il 30 e il 40% dei tumori potrebbero essere evitati se solo adottassimo una dieta più sana». Di qui la richiesta di una maggiore educazione alla salute, verso un consumo più consapevole. E da parte dei redattori del documento programmatico – Giulia Grillo, Mirko Busto e Giovanni Endrizzi – non manca un’intemerata contro lo “Stato biscazziere”, che ha incaricato i monopoli di pianificare il gioco azzardo come un’industria di massa che coinvolge ormai 30 milioni di italiani, per poi riconoscere l’azzardopatia come una patologia da curare, salvo imporre ai concessionari non il divieto, ma l’obbligo di pubblicità. «Il boom dell’azzardo – scrivono i tre estensori – è avvenuto per una serie di fattori: la selvaggia liberalizzazione, la crisi economica, che ha spinto molte persone a sfidare la sorte per cercare una soluzione alla perdita di reddito, la massiccia pressione pubblicitaria e l’omissione di basilari controlli sulle ricadute sociali, sanitarie, l’infiltrazione criminale. Il programma del Movimento 5 Stelle vuole cambiare strada». Ma, s’intende, senza disturbare chi comanda davvero.I 5 Stelle, cioè il nulla, anche in tema di sanità: non una parola sui vaccini, nonostante il mostruoso decreto Lorenzin con 12 vaccinazioni obbligatorie, e nessuna ricetta in vista per “guarire” la sanità italiana. «Riteniamo che sia fondamentale investire più risorse», scrivono, sul blog di Beppe Grillo, condannando «quello che hanno fatto gli ultimi governi». Chiedono di «investire in aree della politica sanitaria che finora sono state marginali», come «la prevenzione primaria», che serve «a rimuovere le cause note di malattie», anche originate da inquinamento ambientale. Poi c’è il problema risorse umane, medici e infermieri, «che in questi anni sono stati vittime del blocco delle assunzioni proprio come elemento di politica di austerità che ha creato tantissimi disservizi, sacche di precariato, in alcuni casi addirittura sacche clientelari». Meglio invertire la rotta, dicono i pentastellati: «Bisogna investire risorse in questo settore e bisogna anche prepararsi al fatto che molti medici presto andranno in pensione e avremo un fabbisogno di medici specialisti molto alto».