Archivio del Tag ‘Giuseppe Giulietti’
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Appello alla Boldrini: fuori quel dossier su Ilaria Alpi
Un grazie alle oltre trentamila persone, molte delle quali lettrici e lettori di questo giornale, che, in un solo giorno, hanno firmato la petizione per reclamare verità e giustizia sull’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Le ragioni di questa iniziativa sono già state descritte, nel suo blog, dal direttore di “Articolo 21” Stefano Corradino. Tra qualche giorno, il prossimo 20 marzo, saranno passati 20 anni dal giorno della esecuzione di Ilaria e Miran. I due stavano portando a compimento una rigorosa inchiesta sul traffico di rifiuti tossici tra Italia e Somalia e, stando alle ricostruzioni, si erano “pericolosamente” avvicinati alla cupola che gestiva gli affari e alle connessioni tra il ciclo dei rifiuti, la criminalità organizzata, e i protettori politici. Le indagini e la vicenda processuale hanno ripercorso il copione già visto in tanti altri processi simili: depistaggi, amnesie, segreti di stato, veline di regime.A combattere questa battaglia civile sono restati i familiari di Ilaria e di Miran, gli amici di sempre, le ragazze e i ragazzi del Premio Ilaria Alpi, giornalisti e legali coraggiosi che non hanno mai mollato la presa. Tra qualche giorno, in tutta Italia, ci saranno le iniziative per ricordare il 20 marzo di 20 anni fa, una delle più importanti si svolgerà alla Camera dei deputati, alla presenza di Laura Boldrini. Alla vigila di questa ricorrenza il legale della famiglia Alpi, Domenico D’Amati, che ha dedicato la vita a contrastare bavagli, censure, oscurità, ha rivolto un appello alle istituzioni affinché siano desecretati tutti gli atti relativi non solo a questo caso, ma anche al materiale acquisito dalla commissione parlamentare che ha indagato sul ciclo dei rifiuti tossici ed anche sui rapporti tra Italia e Somalia.Questo appello, raccolto da “Articolo 21”, é stato rilanciato dalla piattaforma “Change.org” e ha trovato l’adesione di migliaia di cittadine e di cittadini. La speranza è che, in occasione del ventennale, possa arrivare una risposta positiva che consenta alla Procura della Repubblica di Roma di acquisire documenti utili alla ricerca della verità e della giustizia. Non sappiamo se quelle carte contengano elementi dirompenti, ma abbiamo tutti il dovere di tentare il tentabile, di non fornire altri alibi ai depistatori, di provare ad illuminare quello che hanno voluto oscurare e cancellare. Per queste ragioni vi chiediamo non solo una firma, ma anche un aiuto a far conoscere e a condividere l’appello “Niente segreti sulla morte di Ilaria Alpi e sul traffico di armi e rifiuti”.I giornalisti Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati uccisi a Mogadiscio il 20 marzo del 1994. Erano in Somalia per indagare su un traffico internazionale di armi e di rifiuti tossici illegali. Ed è per questa ragione che sono stati assassinati. Ma a venti anni di distanza siamo ancora in attesa di conoscere tutta la verità su quella vicenda. Questa verità potrebbe essere contenuta nella pila di carta (ottomila documenti) che i servizi di sicurezza militare, l’ex Sismi, oggi Aise, hanno accumulato su fatti che attengono all’esecuzione dei due giornalisti. Carte messe sotto chiave negli archivi della Camera a cui sembra essere stato negato l’accesso dall’Agenzia Aise – come rivela un’inchiesta de “Il Manifesto” firmata dai giornalisti Andrea Palladino e Andrea Tornago – che pare «abbia negato l’autorizzazione a un ufficio di Montecitorio che chiedeva la declassificazione dei documenti riservati acquisiti dalla Commissione parlamentare sui rifiuti presieduta da Gaetano Pecorella».«E’ fondamentale che queste carte siano rese pubbliche e che ai cittadini sia data la possibilità di sapere», ha affermato sul sito di “Articolo 21” Domenico D’Amati, legale della famiglia Alpi. «C’è molto da fare e speriamo che tutti gli organi dello Stato collaborino. In primo luogo la Camera dei deputati che deve desecretare questi documenti fondamentali sui traffici dei rifiuti tossici». Per questo, facciamo appello al Presidente della Camera Laura Boldrini, di cui conosciamo e apprezziamo la sensibilità umana e civile, affinché si possa consentire l’accesso ai dossier, per squarciare “il muro di gomma” dei poteri che hanno ostacolato la ricerca della verità.(Giuseppe Giulietti, “Niente segreti sulla morte di Ilaria Alpi e sul traffico di armi e rifiuti”, da “Micromega” del 13 marzo 2014).Un grazie alle oltre trentamila persone, molte delle quali lettrici e lettori di questo giornale, che, in un solo giorno, hanno firmato la petizione per reclamare verità e giustizia sull’assassinio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Le ragioni di questa iniziativa sono già state descritte, nel suo blog, dal direttore di “Articolo 21” Stefano Corradino. Tra qualche giorno, il prossimo 20 marzo, saranno passati 20 anni dal giorno della esecuzione di Ilaria e Miran. I due stavano portando a compimento una rigorosa inchiesta sul traffico di rifiuti tossici tra Italia e Somalia e, stando alle ricostruzioni, si erano “pericolosamente” avvicinati alla cupola che gestiva gli affari e alle connessioni tra il ciclo dei rifiuti, la criminalità organizzata, e i protettori politici. Le indagini e la vicenda processuale hanno ripercorso il copione già visto in tanti altri processi simili: depistaggi, amnesie, segreti di Stato, veline di regime.
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Tav, Monti teme il dialogo: ma a Roma ora c’è chi dice no
Dialogo? No, grazie: non ce lo possiamo permettere. Meglio cercare di spegnere la protesta con manganelli e lacrimogeni, prima che tutta l’Italia si accorga che i No-Tav hanno ragione: oltre che una tortura inflitta alla valle di Susa, la Torino-Lione è un progetto nato morto, del tutto inutile e finanziariamente sanguinoso. Mario Monti il 2 marzo ha perso la sua grande occasione: nonostante la crescente protesta su cui ormai si interrogano anche i maggiori media, il governo chiude la porta in faccia ai milioni di italiani che pretendono spiegazioni sulla rivolta dei valsusini. Il motivo è evidente: gli sponsor di Monti hanno paura che la verità della valle di Susa possa contagiare il resto d’Italia, mentre nella politica nazionale – fino a ieri sorda e ostile, con le sole eccezioni di Grillo e Ferrero – cominciano ad aprirsi crepe importanti: anche Nichi Vendola e Antonio Di Pietro chiedono di fermare la repressione e ripensare il progetto.
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Sarà buio per tutti, se oggi Marchionne ricatta gli operai
No, quello che è successo alla Fiat non è solo una questione aziendale, non sono affari loro. Inutile affannarsi, come pure stanno tentando di fare alcuni esponenti del centrosinistra e del Pd, a distinguere tra la parte buona e quella cattiva dell’intesa; quando si mettono tra parentesi i diritti fondamentali non possono esserci luci, non ci sono giustificazioni possibili. Quella intesa sbatte fuori dall’azienda il sindacato più rappresentativo, nega il diritto alla contrattazione per chi non ci sta, lede persino il diritto all’uguaglianza tra i cittadini lavoratori.
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Le forbici del diavolo: se Tremonti taglia l’editoria
E’ un atto proditorio, una vigliaccata, un colpo sparato alle spalle del pluralismo editoriale. Un testo miserabile. Non ci sono altre definizioni possibili per la scelta del ministro Tremonti di riprendersi tutti i soldi che erano stati stanziati nella recente ex finanziaria e di destinarli al reintegro del “cinque per mille”. Il fondo per l’editoria era già stato tagliato e solo parzialmente reintegrato grazie ad una durissima battaglia che aveva visto insieme centinaia tra parlamentari, organizzazioni sindacali dei giornalisti, Mediacoop, decine di giornali a cominciare da “Liberazione”.
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Articolo 21: vogliono cacciare Mineo da RaiNews
Via il direttore di Rainews Corradino Mineo, al suo posto un esterno alla Rai con il pregio di piacere alla Lega Nord. Lo fanno sapere il portavoce di “Articolo 21″ Giuseppe Giulietti e il senatore Pd Vincenzo Vita, due conoscitori delle faccende Rai: «Altro che ricerca del dialogo. Nelle prossime ore gli imbavagliatori, e i loro delegati alla Rai cercheranno di mettere le mani anche su Rainews allontanando il direttore Corradino Mineo, mortificando le richieste della redazione e addirittura mettendo al suo posto un esterno gradito alla Lega».
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Perché Fini non fa deragliare il treno della vergogna?
Siamo tra coloro che hanno sempre guradato con attenzione alle coraggiose prese di posizione di Fini e dei finiani in materia di legalità e di contrasto alle mafie. Non sono mancati neppure momenti nei quali comuni amici hanno coltivato l’illusione che Fini fosse l’unica vera opposizione, il suo dito puntato contro il sultano aveva suscitato tante illusioni. Sarà bene, per il futuro, essere è più cauti ed esercitare una laica prudenza. Quanto è accaduto sulla legge bavaglio rappresenta una sconfitta secca per le ambizioni e per i progetti futuri del presidente della Camera.
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Giù le mani dalla rete: assurdo equiparare i blog alle Tv
Il Popolo Viola ci ha convocato tutti sabato 30 gennaio davanti alle prefetture per far sentire la voce di chi ama la Carta Costituzionale e non vuole assistere in silenzio al tentativo già in atto di realizzare una repubblica presidenziale a telecomando unificato. Per queste ragioni l’associazione Articolo21 che ha appena svolto la sua assemblea nazionale ad Acquasparta, in Umbria, ha deciso di aderire e di invitare i propri associati e i siti che fanno riferimento alla neonata “rete per la costituzione” di mettersi a disposizione di questa generosa e appassionata giornata di impegno civile.
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RaiTre, Ruffini espulso: scomodo perché troppo bravo
In qualsiasi altra azienda Paolo Ruffini sarebbe stato premiato, mentre da RaiTre è stato espulso proprio perché ha realizzato risultati invidiabili. Lo afferma Giuseppe Giulietti su “Micromega”, interpretando la cacciata di Ruffini dalla terza rete Rai come una punizione per l’eccessiva efficienza al servizio (pubblico) della verità, attraverso le news e programmi di infotainment tra i più amati dal pubblico, con la costante promozione di personaggi televisivi del calibro di Fabio Fazio e Milena Gabanelli, autrice di “Report”.
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Bavaglio a Internet, sotto attacco la libertà della Rete
Bavaglio a Internet, allarme rosso. Secondo i parlamentari Pdl Gaetano Pecorella ed Enrico Costa, tutti i siti web a carattere editoriale dovranno sottostare alle restrizioni previste dalla legge sulla stampa, che risale al 1948. Qualsiasi blog, se la proposta ora al vaglio della commissione giustizia della Camera venisse trasformata in legge, dovrebbe adeguarsi alle disposizioni prescritte per le testate giornalistiche: con relativa registrazione in tribunale e presenza obbligatoria di un giornalista come direttore responsabile. Il che equivarrebbe alla immediata sparizione di migliaia di blog, frequentati attualmente ogni giorno da milioni di italiani.
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Giulietti: RaiTre minacciata? Dimissioni al Quirinale
Vespa ha fatto flop. Gli italiani hanno scelto di non guardare la triste e squallida esibizione di un presidente del Consiglio stanco, rabbioso, sull’orlo di una crisi di nervi. Sarebbe facile divertirsi e ricordare che chi di media ferisce di media potrebbe perire. Eppure non c’è nulla da ridere, la tv pubblica ha toccato con la cerimonia del bacio della pantofola a reti unificate uno dei punti più vili della sua storia che pure ha conosciuto non poche pagine ingloriose. Non solo Berlusconi ha imposto la sua volontà al polo RaiSet, ma si è anche permesso di insultare i suoi avversari, di chiedere la testa di giornali e giornalisti da lui considerati ostili. Per l’ennesima volta abbiamo assistito alla stesura di una lista di proscrizione in diretta.