Archivio del Tag ‘gravità’
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Su Marte nel 2024: cosa nascondono le fake news ufficiali?
Siete pronti? Tra poco atterriamo su Marte: alla peggio nel 2024, cioè fra cinque anni. Chi l’ha detto? Donald Trump, nientemeno. Prima esternazione: un anno fa. «Il succo della missione sarebbe questo: si manderebbero su Marte alcuni astronauti», scrive Paolo Franceschetti, che in due distinti post sul blog “Petali di Loto”, intitolati “Bufale su Marte”, riassume l’ultima epopea fanta-spaziale che i media fingono di prendere sul serio, dopo aver trionfalmente celebrato l’anniversario del presunto allunaggio del 1969. E in quanti sarebbero a sbarcare sul Pianeta Rosso? «Quattro astronauti, pare. Oppure 6, a seconda dei progetti. Ma ne esistono alcuni che prevedono ben 80.000 persone». Caspita: «Impianterebbero una prima colonia, per poi far venire altri coloni negli anni successivi». La cosa non è nuova, ricorda Franceschetti: «Già Bush aveva lanciato l’idea e un piano di studi che prevedesse la fattibilità del progetto, nei primi anni ‘90. Una storia a cui, credo, non ha abboccato nessuno». I giornali hanno dato la notizia in modo asettico, senza approfondimenti. Sicchè, «la maggior parte dei complottisti avrà sicuramente odorato aria di balle spaziali».
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Minecraft e Fortnite: nei videogames il segreto della vita
E se non fosse solo un gioco? O meglio: se certi videogiochi nascondessero verità profonde? Più che suggestioni, si tratta di deduzioni alle quali perviene, con straordinaria precisione, la professoressa Tiziana Salvi, laureata in filosofia all’università di Bologna. Materia di studio, in questo caso, due videogame: “Minecraft”, il gioco dei minatori-costruttori, e “Fortnite”, dominato dalla comparsa di un misterioso cubo viola. Messaggi in codice, da parte dei progettisti? Certo: la stessa geometria del cubo allude a quella che il simbologo Michele Proclamato chiama “Legge dell’Ottava”, ovvero: codificazione matematica della modalità emozionale con cui ogni cosa viene creata, fuori dallo spazio-tempo nel quale crediamo di essere immersi. Persino un innocuo videogame, magari popolarissimo come “Minecraft”, può aprire la mente a frontiere interiori insospettabili, suggerendo al giocatore di poter ampliare la propria coscienza, così come nel gioco si “creano” mondi. Il segreto? Saper “leggere” correttamente i contenuti simbolici, e quindi anche numerici, su cui il gioco si basa. Da filosofa, nel suo studio (che Libreidee pubblica in modo integrale) Tiziana Salvi parte da citazioni illuminanti. Pitagora, per esempio: «E conoscerai, come è giusto, che la natura è la medesima in tutte le cose». E poi Pietro Aretino: «Due cose mantengono vive le creature: il letto e il giuoco; peroché l’uno è refrigerio de le fatiche e l’altro ricreazione de i fastidi». Senza dimenticare il grande Eduardo Galeano, che parafrasa Cartesio: «Gioco dunque sono».Minecraft, il gioco dei minatori-costruttori. Nel maggio del 2009 Markus Alexej Persson (Notch) mai avrebbe immaginato che da lì a pochi anni il suo primordiale gioco “Cave Game” sarebbe diventato un successo mondiale con il nome di Minecraft, arrivando a vendere nel 2014 ben 54 milioni di copie. Ad oggi è il secondo gioco più venduto nel mondo. Immaginate di essere catapultati in un mondo sconosciuto, in cui tutte le cose hanno forma cubica, anche voi stessi. Potete iniziare la vostra avventura in modalità “sopravvivenza”, in cui dovrete però prepararvi ad essere attaccati da zombie o mostri di vario genere. Ma soprattutto dovrete imparare a costruirvi qualsiasi cosa e a trovare materiali necessari scavando. Dunque sarete minatori e costruttori, il che è simbolicamente fondamentale. I numeri e la geometria sono alla base di questo affascinante e avventuroso gioco. E’ vero che i computer pensano in unità chiamate byte, ciascuna composta da 8 bit binari, e pare che Minecraft abbia particolarmente a cuore il numero 8, i suoi multipli e i numeri cubici. Per iniziare il gioco, infatti, è necessario avere l’inventario, il luogo in cui viene conservato tutto ciò che hai raccolto o trovato scavando. L’inventario è formato di 27 caselle-deposito e ogni casella raccoglie un massimo di 64 oggetti (fig.1). La griglia di fabbricazione è inizialmente un quadrato 2×2 poi si amplia fino a diventare 3×3. Una volta chiuso l’inventario, rimarrà sempre visibile una barra di 9 caselle per avere una selezione rapida.(fig.1)Ma tornando alla descrizione dell’avventura, sappiate che vi troverete prima di tutto in una terra dalle diverse ambientazioni (palude, taiga, deserto, foreste, distese di ghiaccio, oceani, pianure, giungla, e un raro bioma, quello dell’isola dei funghi), la cosiddetta Overworld, un mondo i cui confini si autorigenerano, diventando così infinito e illimitato. Presto però, a forza di esplorare vi imbatterete in personaggi strani che abitano quei luoghi e che prima di voi hanno costruito dei villaggi, i cosiddetti Villager dalle usanze stranamente ebraiche; questi personaggi hanno luoghi di culto e sono anche abili alchimisti, i loro villaggi vengono difesi dai Golem di ferro. Continuando nel gioco, scoprirete anche che quello non è l’unico mondo esistente, ma esistono altre dimensioni cubiche esplorabili. Altri mondi, raggiungibili solo dopo aver costruito dei portali dimensionali. Il Nether (mondo inferiore), l’End (mondo del confine) e l’Aether (mondo superiore o Etere). Ma per accedere a questi luoghi è necessario costruire dei portali dimensionali.(fig.2)Se si vuole costruire il portale per il Nether (vedi fig.2) sono necessari dei blocchi di ossidiana disposti secondo un ordine ben preciso: la struttura deve essere almeno di 4 blocchi per 5, per un totale di 14 blocchi. Lo spazio interno vuoto del portale deve essere di 2 blocchi per 3. L’ossidiana è uno dei materiali che si trovano più in profondità, circa al blocco 1, partendo dallo strato roccioso sotto il livello del mare. Dalla superficie del mare allo strato di roccia sottomarina ci sono 64 blocchi totali di profondità. Per andare nel regno dell’End è necessario, invece, trovare 12 occhi del drago dell’End e inserirli negli spazi del portale che si trova spesso sotto roccaforti o dentro a pozzi (fig.3); dopo di ciò sarà possibile entrare in questa oscura dimensione.(portale dell’End fig.3)Lì vi imbatterete nell’oscuro drago che difende il regno della Fine e la sua città, la città dell’End abitata da spettri neri. Ma se riuscirete a sconfiggere il drago distruggendo i cristalli formati da 3 cubi rotanti che lo difendono (vedi fig.4), potrete accedere ad una dimensione interna all’End e attraverso un portale entrerete nella città misteriosa e cupa di questo regno per poi prepararvi a “saltare” in una modalità di gioco completamente differente. E’ interessante notare come questi cristalli siano formati da tre cubi l’uno dentro l’altro: hanno un colore viola e il più interno ha incisi nelle facce strani segni. Questa caratteristica la troveremo anche nel misterioso cubo che nella stagione 5 invade il mondo di Fortnite.(il cristallo dell’End .fig 4)Il cubo con altri due cubi interni ci richiama il famoso cubo di Metatron (vedi fig.5) che possiamo anche definire ipercubo, ossia una figura che contiene in sé i 5 solidi platonici. Mi spiego meglio: l’ipercubo a livello matematico è un cubo con dentro un altro cubo; qui siamo di fronte a tre cubi. Però se guardiamo meglio la rappresentazione bidimensionale della figura 5, notiamo che all’interno vi è un cerchio da cui si dipartono le sei linee con cui si costruiscono gli altri cubi. Se immaginiamo di unire anche i petali del fiore con dei segmenti, anche quello interno risulterà un esagono, ossia un cubo a livello tridimensionale. Credo che quindi non sia sbagliato definire ‘ipercubo’ anche questa struttura con tre cubi.Soffermiamoci un attimo sull’importanza di questa figura, perché ci parla di un’altra dimensione che si intreccia con la nostra. Oltre a romanzi come “Flatlandia”, hanno trattato questo argomento alcuni cartoni animati come La famiglia Mezil, con l’avventura sul pianeta bidimensionale. Facciamo un esempio per rendere le cose più semplici. Immaginiamo di essere creature bidimensionali e di vivere piattamente su una superficie come quella di un foglio di carta; se volessimo andare da un angolo all’altro del foglio dovremmo percorrerlo passando, per esempio, sulla diagonale. In un mondo simile non sarebbe possibile far coincidere gli angoli l’uno sull’altro perché non esisterebbe la tridimensionalità. Ma se immaginassimo invece di arrotolare il foglio e trasformarlo in un tubo, improvvisamente creeremmo la profondità e potremmo trovarci teletrasportati dalla fine all’inizio del foglio. Scopriremmo un’altra dimensione dello spazio mai immaginata da una mente bidimensionale. Ora immaginiamo che questa piegatura possa funzionare anche nella realtà tridimensionale e possa essere fatta oltre che nello spazio, nel tempo. Con quella che definiamo linea del tempo, perché noi abbiamo l’impressione che il tempo individuale e collettivo si muova da un passato per il presente e verso il futuro. La quarta dimensione pare abbia a che fare con una possibilità di concepire in maniera diversa il tempo, quasi piegandolo.Cubo di Metatron (fig.5)Questo è l’ipercubo, o meglio, quello di cui ci parla. Ci dice qualcosa di importante sul tempo e sull’intreccio delle dimensioni, sul legame fra morte e nascita. Questa cosa a me pare estremamente interessante. Ma siamo sicuri che un simile oggetto sia stato usato consapevolmente dai creatori del gioco? Non possiamo saperlo, ma i simboli operano da soli e comunicano al nostro inconscio mantenendo intatta la loro potenza. Andiamo ad esaminarlo meglio. Questo tri-cubo ruota sopra ad una fiamma, che possiamo considerare come il fuoco sacro che lo alimenta. Ma in un mondo composto in maniera evidente da figure solide, questa fiamma ci può portare direttamente al tetraedro che dagli antichi era associato all’elemento fuoco. Platone nel “Timeo” ci narra che il Demiurgo (la Tetractys pitagorica) plasma l’universo e i primi 3 elementi (fuoco, aria, acqua) proprio attraverso il triangolo (rettangolo scaleno) che viene considerato il principio della generazione (il primo atomo). Nei Veda si dice che il cosmo sia nato da un suono primario (°) che prima si divide in 3 poi in 7 vocali, infine in 7 note poi in 7 combinazioni di sette note sul tre fondamentale. Questi suoni poi si cristallizzano nelle forme manifestate che formano l’universo.Il cristallo dell’End sembra riproporre questo rapporto numerico; il tre alla base del tetraedro, i due 7 dei due cubi vuoti senza combinazioni ed infine il 7 del cubo pieno con le incisioni, la pienezza del cubo e i simboli possono indicare proprio le combinazioni delle sette note. Noi sappiamo che il 7 è anche il numero per indicare il cubo (infatti, aperto troviamo una croce formata da 7 quadrati), nell’antica Grecia i sacerdoti ungevano ogni 7 giorni i cubi di pietra o pietre miliari, durante il loro pellegrinaggio alla Mecca dove si trova la Ka’ba (cubo) i pellegrini vi girano intorno per 7 volte. Saturno, il settimo pianeta errante, era considerato da alcune popolazioni come un gigantesco cubo nero.Altra cosa interessante è il rapporto fra i tre cubi che è evidentemente di 2/3. Notiamo che la superficie del cubo è suddivisa in 24 triangoli rettangoli isosceli, quindi ci troviamo di fronte a 72 (24×3) triangoli o tetraedri se passiamo nella tridimensionalità. Questi numeri ci parlano della sezione aurea, del legame che unisce tutte le cose viventi e quindi i 5 solidi platonici, inoltre il cubo ha le stesse proporzioni della Tetractys, infatti contiene la quinta (2/3) e la quarta (3/4); ciò significa che il cubo è l’ottava, ossia la sua parte manifesta. E’ la legge che si fa visibile. Il cubo è il solo tra i solidi platonici che, con le sue repliche, è in grado di riempire lo spazio con regolarità, cioè di fornire una tassellazione dello spazio. Ha 12 spigoli, 8 vertici e 6 facce che sono i numeri che danno le lunghezze della prima, della terza e della quarta corda del Tetracordo di Filolao, richiamando sempre la proporzione armonica dell’ottava. Per essere solo un “semplice” videogame sicuramente contiene cose interessanti, o che perlomeno inducono a porsi certi interrogativi.A cosa serve questo cubo nell’End? Esso ha una funzione, ed è quella di rigenerare il drago una volta morto, ossia gli dà una nuova vita. Quindi, in un certo senso opera sul tempo. Ma andiamo a vedere se questo legame fra il tempo, il cubo e il numero 7 ad esso collegato ha qualche riscontro anche nel sapere tradizionale e quindi questa figura rotante non sia poi così casuale all’interno del gioco. Nell’Atharva Veda, il sette è la nota fondamentale di ogni cosa: il Tempo ha 7 ruote, 7 mozzi e ogni ruota ha 7 raggi. Ci troviamo di fronte a 3 sette, come 3 sette possiamo definire il cristallo dell’End. Per essere più precisi abbiamo tre numeri, il 21, il 49 e il 56. Nella mitologia indiana dal Caos primordiale si formano i 7 oceani che vengono mossi vorticosamente dagli dei, creando 7 tipi di materia nello spazio o piano; ogni piano è suddiviso in altri 7 sottopiani (in totale sempre 49). Lo spazio e il tempo sono legati, ormai è divenuto sapere riconosciuto dalla teoria della relatività in poi.Un frattale è uno schema ripetitivo che può essere portato ad ogni scala dimensionale mantenendo intatto e costante il rapporto numerico. Richiama la concezione frattale il detto ermetico “Così sopra, così sotto”. La frattalizzazione della realtà segue tre principi fondamentali: 1) quello basato sulla simmetria delle figura geometriche descritte da Platone, ossia i solidi platonici. 2) quello basato sul numero 7. 3) quello basato sul numero aureo e sulla spirale di Fibonacci. Se riteniamo corretta la concezione frattale dello spazio e della materia, possiamo applicarla naturalmente anche all’aspetto temporale della realtà. Possiamo dunque considerare il settenario il modo di organizzare la materia spaziale attraverso il tempo: ogni 7 si fa un salto di ottava o vibrazione fino ad arrivare al 49, dove si compie una trasformazione energetica più completa a livello temporale. Il 49 è il numero della Fenice che muore e risorge 49 volte. Dunque l’ipercubo dell’End ha ragione a parlarci del tempo e di una trasformazione. l’End è la fine, la morte che prelude a un cambiamento o rinascita dimensionale. D’altra parte abbiamo visto che l’ipercubo ci parla proprio della quarta dimensione temporale. Quindi non pare stare lì a caso.Ma ora diamo uno sguardo alla creatura che questa struttura ipercubica protegge: il drago. Voi dovete entrare in questa dimensione che “sta sotto” la terra dei viventi, una dimensione rovesciata; solo in questo modo potrete fare il salto verso una nuova vita, giocando un nuovo più consapevole gioco. Per fare il salto dimensionale nella modalità “creativa” è necessario passare da lì e distruggere i cristalli e il drago, che probabilmente è il demiurgo di quella realtà. Il drago rappresentato nel medioevo dall’Ouroboros, serpente o drago che si morde la coda, motivo principalmente utilizzato nelle operazioni d’alchimia, simbolo di trasmutazione della materia grezza, indica l’inizio e la fine che si intrecciano. Indica una concezione del tempo che si oppone a quella lineare: è l’eterno ritorno e la circolarità. Uccidere il drago significa impadronirsi del tempo; non a caso Nietzsche in “Così parlò Zarathustra” vede il pastore mangiare la testa del serpente, e indicare così la nascita dell’oltre-uomo che va oltre il tempo. Anche qui, dovrete andare all’inferno prima di resuscitare e vedere la luce; e il drago sarà lì ad aspettarvi, per mettervi alla prova e permettervi di fare il salto di livello verso una differente realtà e ciò accade nel momento in cui si “domina” il tempo.In modalità “Sopravvivenza” è dunque possibile accedere a 4 regni più 1 interno all’End, 5 regni dimensionali che si collegano e si intersecano fra loro e dove il giocatore lotta e sopravvive. Lo spazio e il tempo si confondono, una volta aperti i portali. Dopo aver sconfitto il drago della morte, potrete letteralmente rinascere ad un livello superiore. Quello della modalità “Creativa”, in cui non solo sarete protagonisti del gioco, ma lo sarete in modo più libero e consapevole, creando la vostra realtà con maggiore fantasia. E ora forse saprete anche il perché. Potrete infatti volare, e costruire molte più cose che nel livello precedente di vita. Rinascerete, ma prima dovrete sconfiggere la morte e dovrete ascoltare le stupefacenti parole di due “entità” che nel momento del passaggio parleranno attraverso lo schermo del vostro pc:Ho visto il giocatore.Lui?Sì. Fai attenzione. Ha raggiunto un livello più alto, adesso. Può leggere i nostri pensieri.Non importa. Crede che facciamo parte di un gioco.Mi piace questo giocatore. Ha giocato bene. Non si è arreso.Sta leggendo i nostri pensieri come se fossero parole su di uno schermo.Così è come ha scelto di immaginare le cose, quando è immerso nel sogno di un gioco.Le parole sono un’interfaccia magnifica. Molto flessibili. E meno terrificanti dello stare a fissare la realtà dietro ad uno schermo.Si ascoltavano voci. Prima che i giocatori imparassero a leggere. Indietro fino a quei giorni in cui chi non giocava chiamava i giocatori streghe o stregoni. Dove i giocatori sognavano di volare con bastoni sospinti da demoni.Cosa sogna questo giocatore?Questo giocatore ha sognato di alberi e della luce del sole. Di fuoco e acqua. Ha sognato e creato. E sognato e distrutto. Ha sognato di cacciare e di essere cacciato. Ha sognato di un rifugio.Toh, l’interfaccia originale. Milioni di anni e ancora funziona. Ma quale reale struttura ha creato nella sua realtà dietro allo schermo?Ha lavorato, con altri milioni di altri, per scolpire un mondo ripiegato nel… e creato un… per… nel…Non riesce a leggere quei pensieri.No. Non ha ancora raggiunto il massimo livello. Quello, va raggiunto nel lungo sogno della vita, non nel breve sogno di un gioco.Lo sa che lo amiamo? Sa che l’universo è buono?.A volte, attraverso il rumore dei suoi pensieri, ha sentito l’universo, sì.Ma ci sono momenti in cui è infelice, nel lungo sogno. Crea mondi senza estate, rabbrividisce sotto un sole nero, e prende la sua triste creazione per realtà.Curarlo dal dolore lo distruggerebbe. Il dolore è parte dei suoi compiti personali. Non possiamo interferire.A volte, quando sono troppo immersi nel sogno, vorrei dirglielo: stanno costruendo dei mondi veri, in realtà. A volte vorrei dirgli quanto sono importanti, per l’universo. A volte, quando non hanno una vera connessione con esso, vorrei aiutarli a fargli dire quella parola che temono.Legge i nostri pensieri.A volte non mi interessa. A volte vorrei dire loro: questo mondo che prendi per vero è soltanto un mero… e… , io vorrei dire loro che sono degli… nel… Vedono così poco della realtà, nel loro lungo sogno.Eppure ci giocano.Ma sarebbe così facile dirglielo…È davvero troppo, per questo sogno. Dirgli come vivere è impedirgli di vivere.Non dirò al giocatore come vivere.Il giocatore continua a crescere.Racconterò al giocatore una storia.Ma non la verità.No. Una storia contiene la verità in modo sicuro, in una gabbia di parole. Non la nuda verità che può bruciare da qualsiasi distanza.Dagli un corpo, di nuovo.Sì, giocatore…Usa il suo nome…Tu. Giocatore di giochi.Bene.Adesso prendi un respiro. Prendine un altro. Senti l’aria nei tuoi polmoni. Lascia ritornare i tuoi arti. Sì, muovi le tue dita. Hai di nuovo un corpo, nella gravità, nell’aria. Riappari nel lungo sogno. Eccoti lì. Il tuo corpo tocca di nuovo l’universo in ogni punto, come se foste cose separate. Come se fossimo cose separate. Chi siamo noi? Una volta ci chiamavano spiriti della montagna. Padre Sole, Madre Luna. Spiriti ancestrali, spiriti animali. Fantasmi. Miti. Poi dei, demoni. Angeli. Poltergeist. Alieni, extraterrestri. Leptoni e quark. Non cambiamo. Noi siamo l’universo. Siamo tutto quello che pensi di non essere tu. Ci stai guardando, adesso, attraverso la pelle e i tuoi occhi. Perché l’universo tocca la tua pelle e getta luce su di te? Per vederti, giocatore. Per conoscerti. Ed essere conosciuto. Ti racconterò una storia.C’era una volta, un giocatore. Il giocatore eri tu. A volte si pensa umano, sulla sottile crosta di un globo rotante di roccia fusa. La sfera di roccia fusa era circondata da una sfera di ardente gas 330 mila volte più grande di lui. Erano così lontani che la luce ci metteva otto minuti per raggiungerli. La luce si formava da una stella, e poteva bruciarti la pelle da 150 milioni di chilometri di distanza. A volte il giocatore era un minatore, sulla superficie di un mondo piatto e infinito. Il sole era un quadrato bianco. Il giorno era breve; e c’era molto da fare; e la morte era solo un inconveniente temporaneo. A volte il giocatore sognava di essere perso in una storia. A volte il giocatore sognava di essere altre cose, in altri posti. A volte questi sogni erano inquietanti. A volte incredibilmente belli. A volte il giocatore si svegliata da un sogno in un altro, e sveglio da quello in un terzo. A volte il giocatore sognava di guardare parole su di uno schermo.Torniamo indietro. Gli atomi del giocatore erano sparpagliati nell’erba, nei fiumi, nell’aria, nel terreno. Una donna li raccolse; li bevve, li mangiò e respirò; e la donna assemblo il giocatore, nel suo corpo. E il giocatore si svegliò, dal calore, dall’oscuro mondo del corpo della madre, in un lungo sogno. Il giocatore era una nuova storia, mai raccontata prima, scritta in lettere di Dna. E il giocatore era un nuovo programma, mai partito prima, generato da un codice sorgente di miliardi di anni. E il giocatore era un nuovo umano, mai vissuto prima, fatto dal nulla ma solo latte e amore. Tu sei il giocatore. La storia. Il programma. L’umano. Fatto di niente se non di latte e amore. Torniamo ancora più indietro. I 7 miliardi di miliardi di miliardi di atomi del corpo del giocatore erano stati creati, molto prima di questo gioco, nel cuore di una stella. Quindi anche il giocatore è l’informazione proveniente da una stella. E il giocatore si sposta in una storia, che si trova in una foresta di informazioni piantata da un uomo chiamato Julian (Julian Gough, Ndt), su di un piatto, infinito mondo creato da un uomo chiamato Markus (Markus Persson, Ndt), che esiste dentro un piccolo, privato mondo creato dal giocatore, il quale abita in un universo creato da…A volte il giocatore creava un piccolo, privato mondo soffice e semplice. A volte duro, e freddo, e complicato. A volte lo creava secondo un modello di universo nella sua testa; chiazze di energia, che si muovono in ampi ed empi spazi. A volte queste chiazze si chiamano “elettroni” e “protoni”. A volte si chiamano “pianeti” e “stelle”. A volte si crede che in un universo sia stato fatto da energia a sua volta fatto da tanti uno e zero; zero e uno; linee di codice. A volte si crede di giocare ad un gioco. A volte si crede di leggere parole su di uno schermo. Tu sei il giocatore, che legge parole…A volte il giocatore leggeva linee di codice su di uno schermo. Decodificandole in parole; decodificando le parole in significati; decodificandole in sensazioni, emozioni, teorie, idee, e il giocatore iniziò a respirare più in fretta e più profondamente realizzando che era vivo. Tu. Tu. Tu sei vivo. E a volte il giocatore ha creduto che l’universo gli avesse parlato attraverso la luce del sole che si insinuava le foglie agitate di un albero estivo. E a volte il giocatore ha creduto che l’universo gli avesse parlato attraverso la luce caduta da una pungente notte d’inverno, dove una macchia di luce nell’angolo dell’occhio del giocatore era una stella milioni di volte più grande del sole, ribollente, bolle i suoi pianeti in plasma per renderli visibili per un solo istante al giocatore, camminando verso casa in un angolo sperduto dell’universo, annusando lo sfuggente odore di vivande, sulla soglia di una porta familiare, dentro un altro sogno. E a volte il giocatore aveva creduto che l’universo gli avesse parlato attraverso gli zero e gli uno, attraverso l’elettricità del mondo, attraverso il testo che scorre su di uno schermo alla fine di un sogno.E l’universo disse Io ti amo.E l’universo disse hai giocato bene.E l’universo disse tutto quello che ti serve è dentro di te.E l’universo disse sei più forte di quanto immagini.E l’universo disse sei la luce del giorno. E l’universo disse sei la notte.E l’universo disse sei l’oscurità che combatte dentro te. E l’universo disse la luce che cerchi è dentro di teE l’universo disse non sei solo.E l’universo disse non sei separato da tutto il resto.E l’universo disse sei l’universo che assaggia se stesso, si parla, si legge il suo stesso codice.E l’universo disse io ti amo perché sei amore.E il gioco era finito quando il giocatore si destò dal sogno.E il giocatore iniziò un nuovo sogno. E il giocatore sognò di nuovo, sognò meglio.E il giocatore era l’universo. E il giocatore era amore.Tu sei il giocatore.Svegliati.Il cubo viola di Fortnite. «Questo è il vero segreto della vita – essere completamente impegnati con quello che si sta facendo qui e ora. E invece di chiamarlo lavoro, rendersi conto che è un gioco» (Alan W. Watts). «Il gioco dell’oca, te lo ricordi? La vita procede pressappoco allo stesso modo. Lungo i bivi della tua strada incontri le altre vite, conoscerle o non conoscerle, viverle o non viverle a fondo o lasciarle perdere dipende soltanto dalla scelta che fai in un attimo; anche se non lo sai, tra proseguire dritto o deviare spesso si gioca la tua esistenza, quella di chi ti sta vicino» (Susanna Tamaro).Fortnite è un videogioco del 2017 sviluppato da Epic Games e People Can Fly. Presenta due modalità di gioco distinte che condividono lo stesso motore grafico: “Salva il mondo” e “Battaglia reale”. “Salva il mondo” è un gioco di sopravvivenza cooperativo sandbox, in cui fino a quattro giocatori combattono delle creature simili a zombie, mentre “Battaglia reale” è un gioco free-to-play di genere “battle royale” in cui 100 giocatori combattono tutti contro tutti. Entrambe le modalità sono state pubblicate nel 2017 come titolo ad accesso anticipato a invito; “Salva il mondo” per Microsoft Windows, macOs, PlayStation 4 e Xbox One, “Battaglia reale” anche per Nintendo Switch e iOs. Per Android è disponibile in versione beta per un numero limitato di dispositivi, a partire dai top di gamma Samsung, esclusivamente sul sito del produttore.Incluso in alcuni “bundle” di Ps4, Xbox One e Nintendo Switch, a pochi mesi dal suo debutto Fortnite è diventato uno dei videogiochi più popolari e venduti, incassando 296 milioni di dollari e con oltre 500.000 copie preordinate in tutto il mondo (fonte Wikipedia). Di Fortnite guarderemo solo un particolare della stagione 5, l’arrivo misterioso all’interno del gioco di un enorme cubo viola che ha suscitato curiosità e ricerca da parte dei giocatori. La stagione 5 è iniziata ufficialmente il 12 luglio 2018 e si è conclusa il 27 settembre dando l’avvio alla sesta stagione. Il tema del gioco non si conosceva in anticipo ma si collegava con la fine della stagione 4, conclusasi con il lancio di un razzo da parte di Omega (il cattivo) che andando verso il cielo è esploso aprendo un varco spazio-temporale. Per questo motivo molti giocatori hanno supposto che il tema della stagione fossero proprio i viaggi nel tempo. Il 27 agosto nell’isola di Fortnite viene avvistato per la prima volta sopra ad una montagna un misterioso cubo viola che da lì a poco si aggirerà per l’isola suscitando terrore e curiosità fra i combattenti (fig.1). Apparentemente il cubo non fa nulla, si muove volando per l’isola, ma non passano molti giorni che si scoprirà che il cubo sta lasciando alcune impronte sul terreno ogni volta che atterra.Fig.1Ecco quello che si legge su alcuni siti dedicati al gioco: «Ovviamente non è chiara la sua traiettoria precisa, sebbene ci siano molte teorie al riguardo. Una delle mete probabili sembrava essere Salty Springs, e il motivo è legato ad altri rumor riguardanti quella zona della mappa. In quella location ci sono già stati avvistamenti ed eventi singolari, come dei suoni che ricordano i versi dei dinosauri, ad esempio. Il cubo sembra spostarsi ogni 1 ora e 43 minuti, più o meno. Le previsioni del collega di “Forbes” si sono rivelate abbastanza esatte, perché il cubo si è fermato in cima ad una collinetta tra Fatal Fields e Salty Springs e, almeno per il momento, non sembra avere l’intenzione di muoversi ulteriormente. Stando ad alcuni “dataminer” che hanno indagato nel codice di Fortnite, l’oggetto dovrebbe essere legato a sette eventi. In compenso sta iniziando a fare qualcosa. Il cubo sembra aver attivato una sorta di campo energetico, che lo fa brillare di una luce violacea. Questo effetto è arrivato contestualmente all’apparizione di una serie di Rune sulla sua superficie, ovviamente non ricollegabili a nessun linguaggio, simbolismo o “easter egg” di sorta conosciuto dall’uomo. Il campo che produce ha anche degli effetti. All’interno di esso la gravità è minore, non si prendono danni da caduta e ci si muove praticamente come sulla Luna».«Ma non è finita qui, perché il cubo ha iniziato a fare anche altro. Il 29 agosto c’è stato un primo tentativo di comunicazione, per così dire. A fianco del cubo, che continua a produrre gli effetti di cui sopra, è apparsa una runa sul terreno. Il simbolo, che sembra bruciato nella terra, è anch’esso incomprensibile, come quelli che continuano ad essere riprodotti sulla sua superficie, ed è talmente luminoso che è possibile vederlo dall’aerobus durante il lancio». Sicuramente anche in questo gioco ci sono aspetti interessanti; la risposta che non possiamo dare è se siano più o meno consapevolmente usati. Di certo, stanno suscitando grande interesse all’interno di un pubblico di giocatori, forse ormai assuefatto a semplici strategie di lotta e battaglia. E sicuramente, la presenza di questo cubo è stata un’ottima scelta di rilancio del gioco. Ci possiamo chiedere perché scegliere proprio un cubo con le Rune; effettivamente potevano scegliere altre cose, come mostri mitologici, Ufo e altro. Ma torniamo all’inizio del gioco, ossia al varco spazio-temporale. E’ da lì che proviene l’oggetto misterioso. E forse di quello ci vuole parlare.Ormai sappiamo qualcosa sul cubo e i suoi riferimenti numerici; dobbiamo aggiungere che qualche giocatore è riuscito in qualche modo ad entrare all’interno del cubo e, sorprendentemente, ha scoperto essere formato da tre cubi l’uno dentro l’altro come 3 scatole di differenti dimensioni. Ecco che ci ritorna in mente il cristallo dell’End che, a questo punto, assomiglia moltissimo a questo cubo, anche per colore e per la presenza delle Rune. Possiamo dunque affermare di trovarci di fronte ad un ipercubo proveniente da un’altra dimensione che ci parla del tempo e lo modifica. Sappiamo infatti che questo oggetto influisce sulla gravità e come dice la teoria della relatività: «La dilatazione temporale gravitazionale o dilatazione gravitazionale del tempo è l’effetto per cui il tempo scorre a differenti velocità in regioni di diverso potenziale gravitazionale; maggiore è il potenziale gravitazionale (più vicino al centro di un oggetto massivo, ad esempio vicino ad un buco nero), più lentamente scorrono gli orologi. Albert Einstein, in origine, previde questo effetto nella sua teoria della relatività, e da allora è stato confermato dalle prove della relatività generale. Ciò è stato dimostrato osservando che gli orologi atomici a differenti altitudini (e perciò a diverso potenziale gravitazionale) mostrano alla fine tempi differenti. Gli effetti rilevati in tali esperimenti sono estremamente piccoli, con differenze misurate in nanosecondi» (fonte, Wikipedia).Ma osserviamo anche il tempo che il cubo impiega a muoversi in quella realtà virtuale (copia della tridimensionale). Circa 1 ora e 43, più o meno. Così viene detto. Quel numero è tanto vicino a 144, ossia la metà di 288. Un numero che il mio amico Michele Proclamato ci ha insegnato ad amare, e che è spia dell’Ottava e della sua legge. Il 144 è il quadrato di 12, rientra nella serie di Fibonacci ed è l’unico numero quadrato di questa serie. Questo è veramente interessante e sembrerebbe voler dire qualcosa. Potremmo azzardare un’ipotesi, ossia: la quarta dimensione rappresentata dal cubo (il tempo) si muove nello spazio attraverso un ritmo numerico ben preciso, e così facendo costruisce una proiezione di sé nella sfera tridimensionale. Di sé, qui il tempo lascia un’impronta numerico-formale – ma è solo una rappresentazione, non veramente se stesso (è la sua ombra, la sua forma geometrica tridimensionale), mentre il ‘vero’ tempo è altrove: è il cubo volante che proietta la sua ombra sul mondo. Il tempo è fatto soprattutto di pensieri: il passato è nella nostra mente, così pure il futuro. Noi costruiamo e contattiamo la dimensione temporale con i pensieri. Ma i pensieri siamo noi, siamo noi nel presente. La costruzione del tempo avviene attraverso la nostra mente, dunque.Oliver Sacks, nel suo libro “L’uomo che scambiò sua moglie per un cappello”, racconta di un caso clinico, il signor J., che per una lesione cerebrale era rimasto al suo sé diciannovenne: il dramma era che, in realtà, di anni ne aveva più di cinquanta. Eppure lui non lo sapeva, nonostante si guardasse allo specchio e nonostante la realtà esterna gli dicesse altro. Dentro di noi abbiamo un luogo in cui costruiamo il tempo, e nella costruzione del tempo costruiamo anche noi stessi. Possiamo farlo bene o male, consapevolmente o inconsapevolmente. Michele Proclamato suggerisce che gli iniziati sapessero costruire il proprio tempo seguendo le stesse leggi numeriche usate dalla natura per costruire le cose viventi. E costruire il tempo significa costruire la propria vita. Dunque il cubo-tempo vola e lascia le sue coordinate per poterlo contattare, e sono coordinate numeriche. Il tempo ha una forma e una struttura geometrica, e vive realmente in una dimensione oltre noi stessi, ma noi possiamo contattarlo attraverso le giuste coordinate mentali. Bisogna ricordare quello che diceva Platone riguardo l’Iperuranio: ecco, il tempo è una di queste forme-idee che vivono realmente in un’altra dimensione e che nella nostra proiettano la loro ombra. Per lavorare con il tempo dobbiamo quindi, in un certo senso, trascendere questa dimensione e collegarci a lui mentalmente, tramite le forme matematico-geometriche. Il tempo inoltre interagisce con le emozioni che hanno la capacità di rivestirlo e colorarlo, di vivificarlo.Ma è giunto il momento di verificare quello che finora è stato tralasciato, ossia le Rune. Che ci fanno le Rune? Perché il cubo le lascia come impronte? Le Rune sono un sistema simbolico antico molto complesso; anch’esso ci parla del tempo. Non a caso venivano usate anche come forma di divinazione, un po’ come i Tarocchi e l’I-Ching. Le Rune sono simboli che ci parlano degli archetipi, ossia di quelle informazioni universali che da sempre toccano l’umanità. Essi appartengono alla vita e sono immagini che si connettono all’individuo tramite le emozioni; secondo Jung, gli archetipi sono i modelli primari dell’evoluzione umana. Questo cubo pare il parallelepipedo di “2001 Odissea nello spazio”, che con la sua presenza magnetica permette l’evoluzione degli ominidi. In questo caso sparge delle Rune che hanno sicuramente uno scopo evolutivo all’interno del gioco. Infatti, dentro a un mondo di pura lotta e battaglia, questi simboli provocano nei giocatori degli interrogativi che li innalzano dalla sopravvivenza pura alla fiamma della riflessione.La datazione delle Rune in Europa è verso il II° secolo d.C, sebbene derivino da simboli ed alfabeti più antichi. Le Rune giunte fino a noi variano di numero a seconda dei diversi alfabeti utilizzati, ma quelle più conosciute e diffuse appartengono al Nord Europa e si rifanno all’alfabeto runico detto Futhark. Questo alfabeto era formato da 24 segni suddivisi in 3 gruppi da 8. Ogni gruppo ha una specifica caratteristica. Le prime 8 Rune (Aett di Freya) corrispondono alla giovinezza, al mattino della vita, alle necessità basiche, ai preparativi, all’Inferno. Le seconde (Aett di Himdall) alla maturità, al viaggio, alla ricerca del senso della vita, al Purgatorio. Le ultime 8 (Aett di Tyr) alla vecchiaia, al sé superiore, al Paradiso, al ritorno. Le Rune e il Cubo appartengono allo stesso mondo e condividono le stesse leggi numeriche: le Rune sono il mezzo attraverso cui il Cubo cerca di comunicare al mondo sottostante come funzioni la vita, mentre quel mondo è ancora caratterizzato esclusivamente da una lotta per la sopravvivenza. Se il Cubo rappresenta la legge del tempo, le Rune sono le 3 (x energie che lo rendono vivo. Sono il gioco nel gioco, sono la possibilità di giocare col tempo e per questo di vincerlo.Nell’epoca della realtà virtuale ci viene sempre più semplice considerare la nostra vita come un possibile gioco all’interno del quale noi siamo i giocatori. Il film “Matrix”, riprendendo concezioni filosofiche platoniche, ce lo rivela egregiamente. Un gioco di cui però non conosciamo le regole in anticipo. La vita consiste proprio nello scoprire quelle regole. Gli indizi sono disseminati lungo il cammino, sono ovunque e ci parlano. Siete pronti per iniziare il gioco? Pillola rossa o pillola blu?(Tiziana Salvi, “Il Cubo e l’Ottava nei video games: Minecraft e Fortnite”. Formatasi all’università di Bologna, la professoressa Salvi oggi insegna filosofia al liceo linguistico Montessori-Da Vinci di Porretta Terme. Appassionata di studi simbologici, collabora con Michele Proclamato – autore di libri che rivelano la piena consapevolezza della “legge dell’Ottava” in personaggi come Giordano Bruno e Cartesio, Vitruvio e Ildegarda di Bingen, Newton e Mozart: schemi numerici ricorrenti e sempre uguali che si possono ravvisare ovunque, dai “cerchi nel grano” alla geometria sacra delle cattedrali cristiane).E se non fosse solo un gioco? O meglio: se certi videogiochi nascondessero verità profonde? Più che suggestioni, si tratta di deduzioni alle quali perviene, con straordinaria precisione, la professoressa Tiziana Salvi, laureata in filosofia all’università di Bologna. Materia di studio, in questo caso, due videogame: “Minecraft”, il gioco dei minatori-costruttori, e “Fortnite”, dominato dalla comparsa di un misterioso cubo viola. Messaggi in codice, da parte dei progettisti? Certo: la stessa geometria del cubo allude a quella che il simbologo Michele Proclamato chiama “Legge dell’Ottava”, ovvero: codificazione matematica della modalità emozionale con cui ogni cosa viene creata, fuori dallo spazio-tempo nel quale crediamo di essere immersi. Persino un innocuo videogame, magari popolarissimo come “Minecraft”, può aprire la mente a frontiere interiori insospettabili, suggerendo al giocatore di poter ampliare la propria coscienza, così come nel gioco si “creano” mondi. Il segreto? Saper “leggere” correttamente i contenuti simbolici, e quindi anche numerici, su cui il gioco si basa. Da filosofa, nel suo studio (che Libreidee pubblica in modo integrale) Tiziana Salvi parte da citazioni illuminanti. Pitagora, per esempio: «E conoscerai, come è giusto, che la natura è la medesima in tutte le cose». E poi Pietro Aretino: «Due cose mantengono vive le creature: il letto e il giuoco; peroché l’uno è refrigerio de le fatiche e l’altro ricreazione de i fastidi». Senza dimenticare il grande Eduardo Galeano, che parafrasa Cartesio: «Gioco dunque sono».
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Fracchia contro Dracula: gli eroi gialloverdi e i vampiri Ue
«Non si può votare per abolire la legge di mercato, come non si può votare per abolire la legge di gravità» (Carlo Alberto Carnevale Maffè, Università Bocconi). Dopo aver giurato e spergiurato che non avrebbero mai ceduto, i Grilloverdi naturalmente hanno ceduto, stralciando sia quel che resta del miserrimo Reddito di cittadinanza, che la fantomatica Quota 100 pensionistica dalla manovra finanziaria, per renderla più digeribile ai vampiri dell’Ue. Come Fracchia, minacciano sfracelli davanti ai colleghi, per poi cagarsi sotto all’arrivo del capoufficio. In particolare non c’è promessa solenne o valore fondante che la maggioranza dei grillini non sia disposta a rimangiarsi fino all’ultima briciola, pur di restare aggrappata alla posizione di potere che ha raggiunto, e che si restringe e diventa sempre più scivolosa, come una lastra di ghiaccio in un mare in tempesta, circondata dai pescecani, soprattutto leghisti. Tutta la fantascientifica rivoluzione del M5S s’è ridotta al bisogno disperato di riuscire a distribuire qualche buono spesa ai suoi elettori, prima che Salvini glieli porti via tutti. Mentre l’Unione Europea continua a spedire lettere minatorie a raffica come uno spam bot.Questo match truccato fra cazzari e sanguisughe è avvilente. La nostra unica speranza è il loro annientamento reciproco. Purtroppo però hanno più volte dimostrato d’avere la resilienza degli scarafaggi, specialmente la Lega, che si trova bene in entrambe le categorie, e quando si sarà sgonfiata la bolla populista, conta di tornare fra i “moderati”, i borghesi (post) berlusconiani i cui interessi in realtà non ha mai smesso di tutelare in via prioritaria, alla faccia del popolo. La democrazia occidentale s’è rivelata la peggiore truffa a schema piramidale del millennio. Votare è inutile, nella migliore delle ipotesi. Perché non c’è nessun vero cambiamento politico e sociale possibile senza cambiamento del modello economico. Questa pantomima è l’unica “democrazia” consentita dal capitalismo. Intanto il cadavere del Pd aspetta d’essere rianimato dal morso di Minniti. Le conduttrici “progressiste” lo adorano, Gruber, Panella, Merlino, Berlinguer, lo intervistano con occhi sognanti, lo supplicano di salvare la nazione dai fascisti impresentabili. E riconsegnarla a quelli beneducati.(Alessandra Daniele, “Fracchia contro Dracula”, da “Carmilla” del 4 novembre 2018. Blogger disillusa sul menù politico italiano e curatrice della rurbica “Schegge taglienti” proprio su “Carmilla”, Alessandra Daniele ha collaborato a tre antologie cartacee, due progetti collettivi Creative Commons che ha contribuito a ideare, “Sorci Verdi” (Alegre, 2011), “Scorrete lacrime, disse lo sceriffo” (Crash, 2008) e l’antologia urban horror “Sinistre Presenze” (Bietti, 2013). Ha pubblicato due diverse raccolte dei suoi testi “carmilliani”: “Schegge Taglienti” (Agenzia X, 2014) e l’ebook gratuito “L’Era del Cazzaro” (Carmilla, 2016). C’è un suo racconto anche nella raccolta fotografica “Banditi dell’alta felicità”, edita dal movimento NoTav. Il suo spazio su “Carmilla” lo chiama “bloggino”, definendolo «uno spinoff per testi (ancora) più brevi». Precisa: «Non sono né su Facebook né su Twitter. Sono su “Carmilla”. E qualche volta al mare»).«Non si può votare per abolire la legge di mercato, come non si può votare per abolire la legge di gravità» (Carlo Alberto Carnevale Maffè, Università Bocconi). Dopo aver giurato e spergiurato che non avrebbero mai ceduto, i Grilloverdi naturalmente hanno ceduto, stralciando sia quel che resta del miserrimo Reddito di cittadinanza, che la fantomatica Quota 100 pensionistica dalla manovra finanziaria, per renderla più digeribile ai vampiri dell’Ue. Come Fracchia, minacciano sfracelli davanti ai colleghi, per poi cagarsi sotto all’arrivo del capoufficio. In particolare non c’è promessa solenne o valore fondante che la maggioranza dei grillini non sia disposta a rimangiarsi fino all’ultima briciola, pur di restare aggrappata alla posizione di potere che ha raggiunto, e che si restringe e diventa sempre più scivolosa, come una lastra di ghiaccio in un mare in tempesta, circondata dai pescecani, soprattutto leghisti. Tutta la fantascientifica rivoluzione del M5S s’è ridotta al bisogno disperato di riuscire a distribuire qualche buono spesa ai suoi elettori, prima che Salvini glieli porti via tutti. Mentre l’Unione Europea continua a spedire lettere minatorie a raffica come uno spam bot.
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American Moon: davvero saremmo andati sulla Luna?
“American Moon”, ovvero: ci siamo stati davvero, sulla Luna? E’ la domanda a cui cerca di rispondere Massimo Mazzucco, con l’atteso documentario – appena uscito, acquistabile on-line su “Luogo Comune – che indaga sul mitico “allunaggio” televisivo, in mondovisione, andato in onda a reti unificate il 20 luglio 1969. A metter piede per la prima volta sul satellite sarebbe stato Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11, accompagnato da Buzz Aldrin, mentre un terzo astronauta, Michael Collins, controllava il modulo di comando Columbia. “American Moon” parla della storia dei viaggi lunari a partire dagli anni ’60, spiega Stefania Nicoletti sul blog “Petali di Loto”, condotto insieme a Paolo Franceschetti. «In particolare viene esaminata la veridicità del primo sbarco sulla Luna, ma viene anche descritto il contesto storico e politico in cui nacque e si sviluppò il progetto delle missioni Apollo». Mazzucco analizza le argomentazioni a favore degli allunaggi e quelle contrarie, esaminando video e fotografie, dettagli tecnici, i tanti incidenti e le contraddizioni, i misteriosi silenzi degli astronauti, assai reticenti sull’impresa che li ha consegnati alla storia. L’autore fornisce anche prove inedite. La conclusione? E’ praticamente impossibile credere che quelle immagini siano state davvero girate sulla Luna.Innanzitutto, Mazzucco inquadra il il contesto storico che ha portato al primo allunaggio. Il 18 settembre 1963, il presidente Kennedy espone al direttore della Nasa, James Webb, i suoi dubbi sulle missioni lunari. «A me sembra una montagna di soldi per andare sulla Luna, quando possiamo scoprire scientificamente, con gli strumenti, quasi tutto quello che ci interessa». E aggiunge: «Mandare un uomo sulla Luna è soltanto un numero da circo che non vale tutti quei miliardi di dollari». Parole molto chiare, considerando soprattutto il fatto che a pronunciarle è il presidente degli Stati Uniti. Soltanto due giorni dopo, continua Stefania Nicoletti, sempre nel contesto della guerra fredda tra Usa e Urss, in un discorso all’Onu lo stesso Jfk fa un appello alla collaborazione con i sovietici: chiede che i russi – i primi a mandare un uomo nello spazio, Yurij Gagarin – collaborino con l’America, per una spedizione congiunta sulla Luna. Il capo dell’Urss, Nikita Khrushev, risponde picche. E dive: vedremo cosa riusciranno a combinare gli americani. «In seguito, l’impressione è che Kennedy sia quasi costretto a proseguire nell’impresa e che, pur essendo scettico, non possa rifiutarsi di andare avanti». E il 22 novembre 1963, come sappiamo, viene ucciso a Dallas.«Nel frattempo i russi continuarono ad addestrare i propri astronauti e a portare avanti un programma segreto per andare sulla Luna». Ma nel gennaio 1966, Sergej Korolev, responsabile del programma spaziale sovietico, muore improvvisamente durante un banale intervento chirurgico. Aveva lanciato il primo satellite, lo Sputnik, e aveva messo in orbita Gagarin. Korolev aveva concepito l’intero programma spaziale sovietico, ed era l’unico in grado di mandare avanti la controparte russa del programma americano Apollo. «Una morte assai strana, che causò confusione e disagi nell’agenzia sovietica. Infatti in seguito il programma spaziale russo, dopo diversi incidenti e fallimenti, subì un arresto». Nell’autunno 1965, il generale Samuel Phillips, direttore del progetto Apollo, presentò ai suoi superiori un rapporto che denunciava senza mezzi termini lo stato di confusione e di arretramento del programma lunare. «Dopo 4 anni e mezzo e a poco più di un anno dal primo lancio spaziale – scrive Phillips – vi sono ancora significativi problemi tecnici e incognite che riguardano: le capacità del sistema elettrico, la propulsione secondaria, l’integrità strutturale, l’incremento del peso».Tutti problemi ancora da risolvere. «Cosette da niente, insomma. E sottolineiamo il fatto che a parlare è il direttore stesso del programma Apollo», annota Stefania Nicoletti. «Invece di risolversi, i problemi denunciati da Phillips continuavano ad aumentare: pezzi costruiti e installati male, cavi elettrici fragili e forse rotti, perdite di carburante dappertutto nel sistema, difficoltà con l’equipaggiamento e con le procedure, incidenti e scarsi standard di sicurezza, mancanza di coordinamento fra le persone in posizione di responsabilità, mancanza di comunicazione praticamente fra tutti. Tutte queste cose furono denunciate nel gennaio 1967 da Thomas Baron, un addetto alle verifiche della North American, la società appaltatrice». Proprio in questo contesto di problemi e di approssimazioni si arriva al famoso incidente del 27 gennaio 1967. «Durante una simulazione a terra di Apollo 1, tre astronauti furono bruciati vivi sulla rampa di lancio, all’interno della capsula che avrebbe dovuto portarli nello spazio tre settimane dopo». Poco prima di morire, l’astronauta Virgil Grissom si è lamentato per il malfunzionamento delle comunicazioni fra la capsula e la torre di controllo: «Come faremo ad andare sulla Luna se non riusciamo nemmeno a parlare fra tre edifici?».A questo punto, continua Nicoletti, il programma cominciò ad andare sempre più in crisi. Secondo il direttore della Nasa, Webb (colui che nell’incontro con Kennedy del ’63 si dimostrava entusiasta e ottimista), le possibilità di andare sulla Luna diminuivano di anno in anno, anziché aumentare. Nell’ottobre 1968 Webb lasciò la Nasa, pochi mesi prima della missione Apollo 8. «Strano che un uomo che aveva dedicato la sua vita alle missioni spaziali e che era stato a capo della Nasa negli anni cruciali del programma Apollo, improvvisamente decida di dimettersi, a un passo dalla sua realizzazione». Non solo: all’inizio del 1968 si era già dimesso il vicedirettore dell’agenzia spaziale Usa, Robert Seamans. E quattro giorni dopo le dimissioni di Webb, anche l’astronauta Walter Schirra annuncia le proprie dimissioni e si ritira a vita privata. «Molto strano anche in questo caso che un astronauta che faceva parte dei leggendari Mercury 7 lasci la Nasa pochi mesi prima del primo sbarco sulla Luna, che sarebbe stato una consacrazione, per lui».Sono tanti, poi, gli elementi che non quadrano nella versione ufficiale degli allunaggi, secondo il documentario di Mazzucco. «Le famose “rocce lunari”, che si disse fossero di composizione diversa da quella terrestre, è probabile che in realtà siano meteoriti recuperati in Antartide. Casualmente Werner von Braun, insieme ad altri membri della Nasa, visitò proprio l’Antartide in una spedizione nel 1967 alla ricerca di meteoriti provenienti dalla Luna. Inoltre, molte di queste rocce lunari riportate dagli astronauti di Apollo risultarono essere false o modificate». In occasione del Google Lunar X Prize, un premio assegnato da Google alla prima organizzazione privata che riuscirà a mandare una sonda sulla Luna trasmettendo le immagini in diretta, la Nasa chiede di disporre una “no-fly zone” per «preservare storicamente» i luoghi di allunaggio delle missioni Apollo. «I partecipanti al concorso hanno improvvisamente deciso di ritirarsi, rinunciando così anche al premio di 4 milioni di dollari».Altro scoglio, le Fasce di Van Allen: avvolgono e proteggono l’atmosfera terrestre, «sono radioattive ed è impossibile superarle». Lo stesso scopritore, il fisico statunitense James Van Allen, metteva in guardia dalla pericolosità loro delle radiazioni. «Poi però, quando arrivò il momento dei lanci sulla Luna, il problema della radioattività scomparve: la Nasa disse che le radiazioni a cui sono stati sottoposti gli astronauti erano “trascurabili”». Altrri dubbi sorgono osservando il modulo lunare Lem, piccola navetta spaziale progettata per portare gli astronauti sulla superficie della Luna. «Sembra un modellino in scala gigante: all’esterno sono ben visibili tubi d’acciaio e fogli di cartapesta, tenuti insieme con del semplice scotch appiccicato un po’ dappertutto. Non si capisce come si sia potuti andare sulla Luna con uno strumento costruito in modo così approssimativo. Ed è costato oltre 2 miliardi di dollari dell’epoca, che equivalgono ad oltre 21 miliardi di dollari in valuta attuale». I progetti originali del Lem non esistono più: la ditta costruttrice li ha buttati, ufficialmente perché «occupavano troppo spazio». Quindi, dei documenti così importanti sarebbero stati eliminati come se fossero scarti di magazzino.Molto strani anche i video in cui si vede la partenza del razzo dalla superficie lunare: «Non c’è la fiamma sotto al motore», inoltre «il motore non produce rumore», ma in compenso «si sente ad alto volume la musica di un registratore portatile azionato da uno degli astronauti».In più, ufficialmente, la Nasa ha “perso” i nastri originali del primo passo sulla Luna di Armstrong. O meglio, quei nastri non si trovano più: «Uno dei documenti più importanti della storia dell’umanità, che dovrebbe essere custodito in modo perfetto, semplicemente “non si trova”, e la Nasa lo confessa candidamente». Tra le altre stranezze dell’affare-Luna, spicca la luce che si vede nelle foto: «Sembra un’illuminazione artificiale in uno studio, più che la luce del sole. Anche le ombre prodotte dagli astronauti e dagli oggetti sono tipiche della presenza di luce artificiale e non del sole». E ancora: «In alcuni video si vedono gli astronauti che cadono e si rialzano in maniera non naturale e anche un po’ goffa, come se fossero legati a dei fili che li fanno muovere per simulare l’assenza di gravità. E in effetti in alcuni fotogrammi sembra proprio di vedere i riflessi dei cavi d’acciaio a cui sarebbero appesi gli astronauti».Da segnalare, infine, il comportamento degli astronauti: «Al ritorno dalla prima missione Apollo, in conferenza stampa, i tre astronauti sono tesi, cupi, tristi», annota Stefania Nicoletti. «Danno risposte imbarazzanti e non ricordano cose importanti che gli vengono chieste. Sembrano sconvolti e obbligati a stare lì e a recitare un copione controvoglia». Eppure, in teoria, sono appena tornati dalla missione più emozionante della loro vita: uno degli eventi più importanti della storia dell’umanità. Tre eroi, quindi, che però si affrettano a dire addio alle missioni spaziali, cambiando mestiere: «I primi tre astronauti che sbarcarono sulla Luna, invece di perseguire una carriera di successo ai vertici della Nasa come ci si aspetterebbe, decisero improvvisamente di abbandonare l’agenzia spaziale poco dopo la loro missione. Tutti e tre si licenziano dalla Nasa». Neil Armstrong scompare dalla scena e si ritira a vita privata: «Va a vivere in campagna, decide di non concedere più interviste, diventa schivo e inavvicinabile». Peggio: «Si rifiuta di partecipare alla cerimonia per la conclusione delle missioni Apollo. Proprio Armstrong, l’astronauta più importante di tutti».E il suo collega Buzz Aldrin? «Cadde in depressione e mise in guardia i giovani dal mestiere di astronauta e dalle possibili delusioni», ricorda Stefania Nicoletti. Aldrin esortò gli esordienti a prepararsi al peggio, perché «le cose potrebbero non andare come previsto», disse. E aggiunse:: «La gente ci considera degli eroi, ma la verità è che la Luna ci ha distrutti». Durante una cerimonia alla presenza dell’allora presidente Bill Clinton, Armstrong pronunciò una frase ambigua e misteriosa, parlando della necessità di «rimuovere uno degli strati che proteggono la verità». In seguito, Armstrong si rifiutò di partecipare alle celebrazioni del quarantennale delle missioni Apollo. «Interpellati da un giornalista, Armstrong e gli altri due astronauti di Apollo 11 si rifiutano di giurare sulla Bibbia di essere stati veramente sulla Luna. Il loro comportamento è piuttosto sospetto e le reazioni appaiono esagerate», sottolinea Stefania Nicoletti, ricordando che in America «una testimonianza giurata in video può essere portata in tribunale contro la persona che ha fatto questo giuramento». Il documentario di Mazzucco, quindi, fornisce «un quadro a nostro avviso piuttosto chiaro, che confuta alcune delle più famose argomentazioni proposte dai cosiddetti “debunkers”, ovvero coloro che dedicano il loro lavoro a smontare le teorie alternative». Dopo aver visto “American Moon”, come credere ancora che siamo davvero andati sulla Luna?“American Moon”, ovvero: ci siamo stati davvero, sulla Luna? E’ la domanda a cui cerca di rispondere Massimo Mazzucco, con l’atteso documentario – appena uscito, acquistabile on-line su “Luogo Comune” – che indaga sul mitico “allunaggio” televisivo, in mondovisione, andato in onda a reti unificate il 20 luglio 1969. A metter piede per la prima volta sul satellite sarebbe stato Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11, accompagnato da Buzz Aldrin, mentre un terzo astronauta, Michael Collins, controllava il modulo di comando Columbia. “American Moon” parla della storia dei viaggi lunari a partire dagli anni ’60, spiega Stefania Nicoletti sul blog “Petali di Loto”, condotto insieme a Paolo Franceschetti. «In particolare viene esaminata la veridicità del primo sbarco sulla Luna, ma viene anche descritto il contesto storico e politico in cui nacque e si sviluppò il progetto delle missioni Apollo». Mazzucco analizza le argomentazioni a favore degli allunaggi e quelle contrarie, esaminando video e fotografie, dettagli tecnici, i tanti incidenti e le contraddizioni, dai dubbi di Kennedy alle invalicabili Fasce di Van Allen che avvolgono la Terra. E poi i misteriosi silenzi degli astronauti, assai reticenti sull’impresa che li avrebbe consegnati alla storia. L’autore fornisce anche prove inedite. La conclusione? E’ praticamente impossibile credere che quelle immagini siano state davvero girate sulla Luna.
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Il fisico Rovelli: non fidatevi del tempo, è solo un’illusione
A livello fondamentale il tempo non c’è. Ci sono processi elementari in cui quanti di spazio e materia interagiscono tra loro in continuazione. L’illusione dello spazio e del tempo continui intorno a noi è la visione sfocata di questo fitto pullulare di processi. Come possiamo accettare l’idea che il tempo non sia reale? Quello del tempo è un problema con cui ci si è scontrati lavorando sulle equazioni fondamentali. Dobbiamo farci i conti, ma forse è più semplice di quanto sembri a prima vista. In fondo noi viviamo in un mondo in cui c’è l’alto e il basso, ma sappiamo bene che si tratta di una distinzione locale e che non vale per tutto l’universo. Anche il tempo probabilmente è così: utile per descrivere fenomeni alla nostra scala, imprescindibile nella nostra esperienza quotidiana, ma che non vale per tutto l’universo. Abbiamo certezze al riguardo? No, ma la scienza non dà mai risposte certe, dà solo le migliori risposte del momento. Non è un male: possiamo vivere anche senza certezze assolute. Il che non vuol dire che non possiamo fidarci.In fisica fondamentale, ovvero la fisica che si occupa della descrizione delle cose più elementari, oggi ci sono vari problemi aperti, ma ce n’è uno più bello degli altri: quello della gravità quantistica. Lungo tutto il Novecento abbiamo scoperto molte cose, sul mondo, grazie alla meccanica quantistica e alla relatività generale. Ma le immagini dell’universo fornite da queste due teorie sono difficili da mettere insieme, non si conciliano. La gravità quantistica tenta di farlo, ma per riuscirci dobbiamo cambiare l’idea che abbiamo di spazio e di tempo. E’ come se, dopo un periodo in cui la scienza è andata sempre più verso una dimensione specialistica, si volesse tornare ai grandi sistemi filosofici. Nei primi anni del secolo scorso abbiamo fatto passi da gigante nella comprensione del mondo: era l’epoca di Einstein, di Bohr, di Fermi. Poi c’è stato il nazismo e molti fisici si sono spostati dall’Europa agli Stati Uniti. Lì la fisica è rinata, ma non era più la stessa: era una scienza imbevuta di pragmatismo americano, finanziata anche dall’esercito.Con la Seconda Guerra Mondiale, che ha coinvolto molto i fisici, il fenomeno si è acuito. Questo ha creato una generazione di scienziati il cui interesse principale era fare i calcoli e far funzionare le cose. Del resto, la meccanica quantistica permetteva di fare moltissime cose: laser, conduttori, computer. E la relatività di Einstein si poteva impiegare per spiegare molti fenomeni in astrofisica, dai buchi neri alle stelle di neutroni. Così si è andati avanti senza chiedersi se ci fosse qualcosa da cambiare. Generazioni di fisici hanno lavorato seguendo il principio: calcola e non fare domande. Ora però è passato quasi un secolo, i nodi lasciati irrisolti vengono al pettine e la fisica sta tornando a un modo di pensare più approfondito per cercare di rispondere alle domande ancora aperte. Ma forse c’è anche qualcos’altro. Un paio d’anni fa è uscito un libro intitolato “Come gli hippie hanno salvato la fisica”; l’autore (David Kaiser) sostiene che molti fisici teorici contemporanei fanno parte di quella generazione che pensava in termini universali e che, probabilmente, hanno conservato quel “vizio”.E’ passato un secolo da quando la relatività generale ha cambiato la natura dello spazio e del tempo, ma a noi sembra ancora strano immaginare il mondo secondo la fisica di Einstein. Aveva ragione Kant nel dire che spazio e tempo sono le forme a priori entro le quali solamente è possibile la nostra esperienza? Kant aveva ragione su quasi tutto. In particolare, oggi sappiamo che aveva ragione nel dire che quello che vediamo è il mondo esperito da un soggetto fatto così come è fatto. Ma la nozione di spazio che Kant considera naturale in realtà è quella nata nel 1670 con i Principia di Newton: lo spazio di Dante o quello di Aristotele non sono così. Bisogna allora prendere in considerazione la storia. La relatività ha cento anni, ma le sue basi sperimentali sono di oggi: quando andavo a scuola già mi insegnavano che, secondo la teoria di Einstein, un orologio su un tavolo corre più velocemente di uno a terra, ma solo recentemente sono stati creati orologi così precisi da provarlo. Cento anni sono pochi: in fondo Copernico è vissuto nel Cinquecento, ma nel Seicento solo alcuni visionari come Galilei pensavano di prendere sul serio le sue teorie. Arte e filosofia: c’è un collegamento intimo tra i campi del sapere. L’idea delle due culture è una sciocchezza contemporanea. Letteratura, scienze, arte, filosofia sono gli strumenti concettuali migliori che la nostra cultura ha prodotto e approfondiscono la comprensione del mondo. La spaccatura è disastrosa perché crea due gruppi di persone più ignoranti e più stupide.(Carlo Rovelli, “Spazio e tempo? Solo un’illusione”, dichiarazioni rilasciate a “Unità.it” per una recente intervista, ripresa dal blog “La Crepa nel Muro” il 4 settembre 2017. Rovelli, fisico teorico che insegna all’università di Aix-Marsiglia, ha firmato il saggio “La realtà non è come ci appare”, Raffaello Cortina editore, 240 pagine, 22 euro).A livello fondamentale il tempo non c’è. Ci sono processi elementari in cui quanti di spazio e materia interagiscono tra loro in continuazione. L’illusione dello spazio e del tempo continui intorno a noi è la visione sfocata di questo fitto pullulare di processi. Come possiamo accettare l’idea che il tempo non sia reale? Quello del tempo è un problema con cui ci si è scontrati lavorando sulle equazioni fondamentali. Dobbiamo farci i conti, ma forse è più semplice di quanto sembri a prima vista. In fondo noi viviamo in un mondo in cui c’è l’alto e il basso, ma sappiamo bene che si tratta di una distinzione locale e che non vale per tutto l’universo. Anche il tempo probabilmente è così: utile per descrivere fenomeni alla nostra scala, imprescindibile nella nostra esperienza quotidiana, ma che non vale per tutto l’universo. Abbiamo certezze al riguardo? No, ma la scienza non dà mai risposte certe, dà solo le migliori risposte del momento. Non è un male: possiamo vivere anche senza certezze assolute. Il che non vuol dire che non possiamo fidarci.
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L’astrofisica è cieca, vede solo il 5% di ciò che ci circonda
La notizia che la sonda Kepler della Nasa ha scoperto una Terra simile a 1.400 anni luce di distanza ha eccitato molti, contenti di non essere soli nell’universo e convinti che la vita emerga solo in pianeti abitabili, cioè vicini a una stella gialla come il nostro sole. La Nasa li sta scoprendo e non sono pochi, per ora 2.326, riportano esperti e media, “dimenticando” di chiedersi cos’è la vita. Incredibile ma vero, nessuno lo sa. Dopo lunghe discussioni i biologi hanno raggiungo il seguente accordo: la vita è tutto ciò che si riproduce e mantiene il suo ordine. Una tale definizione include cristalli, pianeti, stelle e sistemi solari, oltre tutti gli organismi sulla superficie terrestre; dimostra che le origini della vita non risalgono a un passato remoto, ma si rinnovano in ogni concepimento. Il nostro sistema solare nasce con l’esplosione di una supernova, 4-5 miliardi di anni fa. L’universo osservato nasce con un Big Bang circa 14 miliardi di anni fa, ma è appena il 5% della massa totale e potrebbe essere la riproduzione di universi simili, “oscuri” ma calcolati, sempre sognati e illustrati dagli artisti. L’universo è un organismo intelligente, dicono saggi e poeti sin dall’antichità.Cercando pianeti abitabili, la Nasa fa credere che l’universo osservato (5%) sia un meccanismo su cui questo ente misterioso, la vita, alligna solo se ci sono certe condizioni. Pochi sanno dell’immane energia oscura che pullula dal “vuoto” ed è niente di meno il 70% della massa, secondo dati ufficiali. Non solo; si “dimentica” anche che il “vuoto” permea tutto, persino gli atomi dei nostri corpi, ed è legato al restante 25% che è materia oscura. Così grazie alla pubblicità, quasi tutti “ignorano” che le sonde spaziali non osservano la realtà, ma solo le “ombre”, direbbe Platone, i suoi effetti sul 5%. La notizia strepitosa è che il 95% oscuro è indipendente dalle tre forze universali che consideriamo naturali (gravità, elettromagnetismo e nucleare forte). Allora il 95% è sovrannaturale?! Sì, e può essere organizzato in infiniti mondi intelligenti e avere effetti sul 5% “naturale”. Di fronte a una cecità scientifica così grande, riconosciuta peraltro all’unanimità, di fronte a misteri insoluti quali il concepimento e la morte, a che ci serve sapere che ci sono 2.326 pianeti abitatili a distanza di migliaia di anni luce? A coltivare il grande inganno: l’isolamento della Terra e la solitudine dell’umanità – che nasce, soffre e muore senza sapere perché, è costretta a lottare ogni giorno per un pugno di dollari, euro o yen.Milioni di esperienze di pre-morte, memorie di vite passate, auto-guarigioni ed eventi repentini che chiese e accademie non spiegano, sono indizi che le due porzioni – naturale (5%) e sovrannaturale (95%) – sono legate tra loro. «Un’unica Forza, l’Amore, rende vivi infiniti mondi intelligenti», affermava Giordano Bruno, e potremmo confermare oggi, riconoscendo che l’unica “forza” può coincidere con quella che i fisici chiamano “debole”. Le neuroscienze hanno riconosciuto l’opera attiva dell’energia oscura nei cervelli umani. L’energia oscura sfida anche il principio copernicano in base al quale l’astronomia calcola le distanze. Ebbene, questo principio è falsificato da varie osservazioni, tra cui quelle compiute in microonde. Elaborando i dati in queste frequenze, astrofisici francesi hanno dimostrato che il “vuoto” può avere una struttura geometrica che si comporta come una sala di specchi. «Siamo in una realtà umbratile», scriveva Giordano Bruno, bruciato nel 1600 come eretico. «Siamo dentro un videogame», affermano oggi molti astronomi seri, sfidando il principio copernicano ovvero il credo, mai provato, che ciò che ci appare “vuoto” sia davvero tale; può essere pieno non solo di strutture speculari, ma anche di universi intelligenti nascosti “dietro” le stesse strutture.Allora gli infiniti mondi intelligenti non sono distanti come crede, o meglio, fa credere la Nasa: sono universi distinti, qui presenti, invisibili perché composti di generi di materia che non riflettono la luce elettromagnetica, universi nascosti dalla nostra stessa credulità nelle “certezze” accademiche. Se l’unica “forza” che li unisce tutti è l’Amore, possiamo capire che sì, siamo dentro un videogame, ma abbiamo anche la sensibilità necessaria per uscirne, superare l’illusione e comprendere che siamo partecipi di un “universo organico” eterno, e che finora abbiamo osservato le “ombre” cioè solo le immagini di un video. Possiamo ascoltare l’audio che è Musica e Canto, dice Bruno, forse il Coro della grande Opera che si sta svelando e ci può liberare dagli inganni. “Lasciate le ombre e abbracciate il vero, non scambiate il presente con il futuro. Tu sei il vaso entro cui il Fiume trabocca, mentre le ombre desiderano solo ciò che divorano” (Parte di una poesia di Giordano Bruno, riportata nel libro “L’eresia di Giordano Bruno e l’eternità del genere umano”).(Giuliana Conforto, “Illusioni astronomiche”, dal blog della Conforto, autrice del saggio su Giordano Bruno edito da Noesis, 126 pagine, 15 euro).La notizia che la sonda Kepler della Nasa ha scoperto una Terra simile a 1.400 anni luce di distanza ha eccitato molti, contenti di non essere soli nell’universo e convinti che la vita emerga solo in pianeti abitabili, cioè vicini a una stella gialla come il nostro sole. La Nasa li sta scoprendo e non sono pochi, per ora 2.326, riportano esperti e media, “dimenticando” di chiedersi cos’è la vita. Incredibile ma vero, nessuno lo sa. Dopo lunghe discussioni i biologi hanno raggiungo il seguente accordo: la vita è tutto ciò che si riproduce e mantiene il suo ordine. Una tale definizione include cristalli, pianeti, stelle e sistemi solari, oltre tutti gli organismi sulla superficie terrestre; dimostra che le origini della vita non risalgono a un passato remoto, ma si rinnovano in ogni concepimento. Il nostro sistema solare nasce con l’esplosione di una supernova, 4-5 miliardi di anni fa. L’universo osservato nasce con un Big Bang circa 14 miliardi di anni fa, ma è appena il 5% della massa totale e potrebbe essere la riproduzione di universi simili, “oscuri” ma calcolati, sempre sognati e illustrati dagli artisti. L’universo è un organismo intelligente, dicono saggi e poeti sin dall’antichità.
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Onde gravitazionali? Ma certo, le te spiega Piero Angela
Dall’Ansa alla Bbc, da “Le Monde” al “New York Times”, la notizia è su tutte le più importanti testate del mondo: “Scoperte le onde gravitazionali”. C’è qualcosa che infastidisce nel leggere tutti questi articoli, tutti scritti in lingue diverse ma tutti sostanzialmente uguali fra loro: ed è quel sottinteso senso di “familiarità” che i giornalisti fingono di avere con la materia in questione, e che irrita profondamente il lettore. Sembra quasi di sentire le “lezioncine” di Piero Angela, quando ti spiegano con tono paternalistico che «le onde gravitazionali sono le increspature dello spazio-tempo generate da eventi cosmici violenti, proprio come le onde prodotte quando si lancia un sasso in uno stagno». Ma cosa vuol dire “increspature dello spazio-tempo”? Già io fatico ad immaginare uno spazio tridimensionale ma infinito, e fatico ancor di più ad immaginare un tempo del quale non mi è dato conoscere l’inizio, ma lo “spazio-tempo” esattamente che cos’è? E una increspatura nello spazio tempo, a sua volta, cosa dovrebbe essere?Perchè finchè mi fanno vedere il disegnino con il reticolato che si deforma sotto il peso della sfera va anche bene, ma immaginarsi la stessa cosa nel mondo reale è tutt’altra faccenda. Eppure loro ti parlano di “increspature” nello spazio-tempo come se stessero dicendo che il tuo tovagliolo è un po’ stropicciato. «Lo spazio è curvo», ti dice lo scienziato. «Certo, come no – gli rispondi tu – e mia sorella è un transatlantico». E poi ci sono i buchi neri, altro noumeno con il quale i giornalisti di mezzo mondo sembrano avere una grande familiarità: «E’ stata la collisione tra due buchi neri avvenuta un miliardo di anni fa a provocare il primo segnale delle onde gravitazionali mai scoperto», ti raccontano i giornalisti, come se si trattasse di un frontale fra due Tir in tangenziale. Ma che cos’è, esattamente, un buco nero? Certo, se dovessi chiederlo a Piero Angela, lui mi spiegherebbe che un buco nero è un punto dell’universo dove la gravità è talmente forte che nemmeno la luce riesce ad uscirne. Ma queste sono soltanto belle parole: chi riesce ad immaginarselo davvero, un luogo dal quale la luce non riesce ad uscire, non perchè ci siano delle pareti intorno, ma perchè la gravità la trattiene?E da dove viene questa gravità? E dove va a finire tutta la materia che cade nel buco nero? Che cosa succede a tutto quello che resta imprigionato lì dentro? Perchè nessuno si preoccupa dell’aspetto misterioso e inafferrabile (e per questo meraviglioso) dell’universo, e fanno tutti finta di aver a che fare con un problema semplicissmo, come quello del rubinetto che versa un tot di litri d’acqua al minuto nella vasca da bagno? In tutti questi articoli – di sapore molto più scientistico che non scientifico – manca lo stupore per la meraviglia inafferrabile del cosmo, e manca l’umiltà dell’essere umano, infinitamente piccolo di fronte a questa meraviglia. Manca lo stupore e manca l’umiltà, mentre abbonda decisamente la saccenza. Esattamente come nelle trasmissioni di Piero Angela.(Massimo Mazzucco, “Oggi sono tutti Piero Angela”, dal blog “Luogo Comune” dell’11 febbraio 2016).Dall’Ansa alla Bbc, da “Le Monde” al “New York Times”, la notizia è su tutte le più importanti testate del mondo: “Scoperte le onde gravitazionali”. C’è qualcosa che infastidisce nel leggere tutti questi articoli, tutti scritti in lingue diverse ma tutti sostanzialmente uguali fra loro: ed è quel sottinteso senso di “familiarità” che i giornalisti fingono di avere con la materia in questione, e che irrita profondamente il lettore. Sembra quasi di sentire le “lezioncine” di Piero Angela, quando ti spiegano con tono paternalistico che «le onde gravitazionali sono le increspature dello spazio-tempo generate da eventi cosmici violenti, proprio come le onde prodotte quando si lancia un sasso in uno stagno». Ma cosa vuol dire “increspature dello spazio-tempo”? Già io fatico ad immaginare uno spazio tridimensionale ma infinito, e fatico ancor di più ad immaginare un tempo del quale non mi è dato conoscere l’inizio, ma lo “spazio-tempo” esattamente che cos’è? E una increspatura nello spazio tempo, a sua volta, cosa dovrebbe essere?