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Magaldi: il vero gioco, sporco, dietro al teatro dell’Ucraina
La storia sta inaugurando dei momenti di non ritorno: prima la pandemia, con anche la spada di Damocle di quello che potrebbe accadere in autunno, e ora la guerra. Sembra quasi ricrearsi lo scenario apocalittico della Prima Guerra Mondiale, con l’epidemia di Spagnola che, insieme alle devastazioni belliche, fece fuori un’intera generazione. La Russia che occupa l’Ucraina, insedia un governo filo-russo e poi si prepara ad anni di guerriglia: è un film lunghissimo, largamente condiviso da soggetti insospettabili. Sul tavolo, oggi, sono stati gettati tanti dadi. “L’incapacità” degli europei, “l’azzardo folle” di Putin, “il narcisismo patriottico ed eroico” di Zelensky, “l’attendismo” dei cinesi: tutte queste chiavi di lettura sono stronzate. La Cina sapeva benissimo quello che doveva accadere: in Cina ci sono almeno 2-3 modi di pensare agli esiti di questa vicenda. E sono modi condivisi con alcuni finti antagonisti che stanno dall’altra parte dell’oceano. Il confronto tra Cina e Stati Uniti aveva fatto credere che il Pacifico sarebbe diventato il vero centro del XXI Secolo; ma la Russia si è inserita in questo scenario, richiamando l’importanza del versante eurasiatico (che era stato il grande assente). E dimentichiamo un giocatore decisivo: la Germania.Grande protagonista delle due guerre mondiali, finora la Germania è rimasta inglobata in una ragnatela di immobilismo, di cui la Merkel era l’interprete, nel suo sforzo di non far fare passi avanti all’Europa, quanto a integrazione politica ed economica: serviva a mal governare l’Ue, in nome dell’austerità. Ma adesso questo scenario è venuto meno. Non viene meno, invece, l’amicizia stretta di Angela Merkel con Putin. Né viene meno l’amicizia dell’ex cancelliere Schroeder, che infatti proprio in questi giorni è in Russia. Non viene meno neppure l’amicizia di Putin con tanti frequentatori della superloggia “Golden Eurasia”: questo dovrebbe essere uno dei temi più gettonati da parte degli analisti, che invece recitano la filastrocca dei buoni e dei cattivi. L’impossibilità di imporre una No-Fly Zone, pena lo scoppio di un conflitto nucleare e della Terza Guerra Mondiale? Ormai ci sono 5-6 “file” di chiacchiere, sempre le stesse: sia nei bar che nei talkshow. E’ giunto il momento di capire che c’è un’arte, in quanto sta succedendo. C’è stata una premeditazione: l’operazione militare in Ucraina non è stata improvvisata a febbraio. C’è tutto un lavorìo, che viene da lontano.C’è troppa ombra, in tutto questo, anche sul versante italiano. Draghi ha deluso: ha perso un’occasione per compiere una mediazione importante. Tra le opzioni di Putin non cè solo quella più spericolata, cioè quella che vorrebbe portare la Russia a essere, insieme alla Cina, il costruttore di un nuovo assetto mondiale. Beninteso: una Russia non subalterna alla Cina, ma – grazie ai suoi rapporti privilegiati con la Germania e con altri soggetti occidentali – gioca un ruolo paritetico, se non sovraordinato a quello della Cina: anche in forza del suo maggiore dinamismo militare. La Cina è più “pesante” della Russia, nel muoversi: non avrebbe mai potuto fare qualcosa che comportasse la rottura dei rapporti economici con l’Occidente, perché il suo sviluppo dipende ormai dal formidabile intreccio con l’economia occidentale. La Russia è più “leggera”, da questo punto di vista: può ricreare un altro mondo di connessioni economiche ex novo, persino più vantaggiose per Mosca, con un blocco ideologico e geopolitico da condividere con la Cina ed altri, ma mantenendo dei rapporti – strani, ambivalenti – con il colosso-Germania, che si va riarmando.Quindi: lungi dall’esercitare un’egemonia, la Cina – nelle intenzioni di Putin e di altri – viene quasi trascinata, suo malgrado; e non ha la stessa possibilità di movimento della Russia, essendo costretta a recitare questo ruolo di apparente moderazione (la Cina ha comunque visto e benedetto questa operazione di Putin, molti mesi fa). Dunque, l’ombra regna sovrana: sono soggetti totalmente invisibili alla pubblica opinione, quelli che oggi stanno tessendo trame di guerra e di pace. Tornando all’Italia: Draghi ha perso forse l’ultima occasione per accreditarsi come attore capace di segnare momenti importanti. Putin gioca sempre tenendo in piedi 3-4 ipotesi. Il suo fine è quello di ridare alla Russia una dimensione imperiale, anche rispetto alla Cina, smarcandosi cioè dal ruolo di potenza comprimaria. Naturalmente, Putin sa che questo può essere fatto con mosse più audaci e spericolate, oppure attraverso tappe differenti. E’ chiaro che l’Ucraina serve anche come laboratorio: è una sperimentazione per capire come gli occidentali (alcuni amici, altri nemici) si comportano.Per un’altra via, che risolveva questo fronte in modo meno cruento, lo stesso Putin aveva offerto a Draghi la possibilità di essere lui, il portavoce autorevole di ambienti euro-atlantici, per una trattativa da risolvere magari in breve tempo. Ma Draghi si è tirato indietro. Dopodiché non si è distanziato in alcun modo dalla vacua “ciàcola” dei leader europei. Vedo il grottesco Macron che supporta la sua ricandidatura all’Eliseo con l’imitazione di Zelensky nel vestiario e le tante telefonate infeconde a Putin. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz? Sta strizzando l’occhio un po’ a Putin e un po’ a Schroeder, e nel frattempo sta riarmando la Germania. Boris Johnson? E’ un mattacchione: strepita verso i russi, ma tutto sommato ci va cauto. Lo spagnolo Sanchez? Non pervenuto. Come al solito, quindi, l’Europa è assente. E Mario Draghi, anche in questo caso, si è distinto per mediocrità: la stessa mediocrità che gli ha fatto fallire la corsa al Quirinale.Anche in Italia c’è dunque bisogno di luce, per rischiarare la narrativa che riguarda il futuro del nostro paese, inserito nel futuro dell’Europa e in quello di un mondo che ormai sta cambiando. Da noi non esiste un’opposizione effettiva: come la stessa Lega, anche un partito come Fratelli d’Italia è rimasto frastornato in modo epocale da tutto quello che è successo. Come al solito, tiriamo a campare: adesso ci sono i rincari, c’è l’inflazione, gli stipendi e le pensioni al palo da decenni. E dopo la canzone sull’energia pulita, adesso scopriamo che dobbiamo tornare al carbone. Un’incongruenza dietro l’altra, con una mancanza di visione: una lungimiranza adeguata avrebbe tenuto conto del fatto che questa tensione con la Russia poteva scoppiare da un momento all’altro, visto che da otto anni sapevamo del bubbone Crimea-Ucraina, con tutte le conseguenze energetiche del caso. Ha detto bene Tremonti: il Pnrr è già vecchio, per gli investimenti sull’energia va già riscritto. Lo hanno detto persino importanti player internazionali, che pure sarebbero a favore di una svolta “verde”: innanzitutto, dobbiamo comunque mantenere i livelli di consumo energetico di cui abbiamo bisogno.Ai cittadini viene lasciata una classe politica incompetente, incapace di navigare nella storia. Quelli che le cose le sanno, invece, lasciano che – nel tritacarne – questi piccoli leader siano maciullati uno dopo l’altro; e ora, nel caos, fanno i loro conti. E intanto abbiamo un Parlamento pieno di “leaderini” disinformati su quanto avverrà nei prossimi anni: hanno punato sui cavalli sbagliati, non sanno che cosa devono fare. Parliamoci chiaro: si preannuncia una crisi gravissima, sul piano economico, finanziario e sociale, e anche sul piano geopolitico e militare. Forse questo aspetto non è stato ancora messo a fuoco, ma il riarmo della Germania è epocale: o è incastonato in una prospettiva europea, o è un sinistro preludio di cose che non sappiamo. Tutte le volte che la Germania si è riarmata, sono scoppiate guerre mondiali. Altro che “guerra mondiale se si istiuisce la No-Fly Zone” in Ucraina: le guerre mondiali sono esplose quando la Germania si è riarmata. E una Germania riarmata, con una Russia già armata fino ai denti, non è una prospettiva su cui sorridere.Credo quindi che sia venuto il momento di investire sulla luce: queste sono corse che, forse, nemmeno avrei voluto dire, sugli sviluppi dei prossimi anni (previsti da alcuni attori significativi). Queste cose inzierò a dirle, perché la situazione sta precipitando: anche questa crisi poteva essere “imbracata” meglio. In questi giorni ho sperato che ci fosse il guizzo, da parte di alcuni, nel fermare le cose. Non parlo di Putin e Zelensky: parlo di tutta la corte di gente che – da Oriente a Occidente – partecipa di questo teatro. Speravo cioè che qualcuno provasse a obbligare tutti quanti a fermarsi, a trovare uno “stop” per riconfigurare la situazione. E invece no, questo non è accaduto. E quindi, prepariamoci al peggio. La guerra in Ucraina può fermarsi anche tra poco. Ma a preoccupare è quello a cui prelude: quello che implica. La guerra è solo l’avvio della partita che è stata inaugurata, non è che il primo tassello. O meglio: il secondo tassello inquietante, perché il primo è stato quello della pandemia. Non a caso, l’impianto dell’emergenza sanitaria – anche se a breve decadrà l’odioso Green Pass – è stato lasciato virtualmente in piedi, evocando lo spettro di eventuali, nuove pandemie.Draghi ha perso smalto, fascinazione credibilità. Doveva restare in disparte, dispensando buoni consigli dall’alto e preparandosi ad arrivare al Quirinale (e da lì, poi, fare quello che aveva promesso, cioè intervenire per un cambio di passo in Europa). Invece, quest’anno lo ha sprecato facendo il presidente del Consiglio, barcamenandosi per non scontentare nessuno e sperando così di arrivare più falcilmente al Colle, ma trascurando i rapporti con i politici. Quindi Draghi ha sbagliato tutto, dal punto di vista tattico e strategico. E lo schiaffo subito sulla via del Quirinale ha minato anche il credito di cui godeva a livello sovranazionale, dopo una lunghissima carriera coronata solo da successi (da cui il suo peso e il suo prestigio). E adesso si ritrova col cerino in mano. Forse, quella che gli aveva concesso Putin non era l’ultima occasione, ma la penultima. Mi spiego: se per caso, prima di essere liquidato insieme al suo governo e prima che le cose precipitino davvero, Draghi si accordasse con Putin per un incontro in cui si trovasse una soluzione – e l’Italia con Draghi farebbe la parte del leone, in questa mediazione – allora sarebbe questa, l’ultima occasione. Finora, però, Draghi ha lasciato che l’Italia avesse la stessa posizione degli altri paesi europei: nonostante il fatto che Putin non lo abbia inserito tra i leader occidentali colpiti dalle contro-sanzioni russe.Io sarei per rimovere le sanzioni immediatamente: sono una iattura per gli imprenditori e per i cittadini che, sia in Russia che in Occidente, ne subiscono le conseguenze in modo grave. Presentandosi con questa proposta in mano – abolire le sanzioni – Draghi poteva anche andare da Putin, chiedendogli in cambio la sospensione dell’avanzata militare (e magari anche minacciandolo, in caso di mancato accordo, di istituire la No-Fly Zone). Dunque, una mano amichevole e l’altra minacciosa: questa la posizione che doveva caratterizzare l’Italia. Anche se poi la richiesta non fosse stata accolta, un Draghi che avesse detto, agli Usa e all’Ue, “l’Italia non partecipa alle sanzoni, e tuttavia chiede a Putin di fermarsi”, avrebbe espresso una posizione politicamente molto forte. Invece, oggi, Draghi sembra un vecchio arnese della peggior Dc, quella che esibiva politici grigi e untuosi. Draghi si è ridotto a questa figurazione: non un’idea originale su come risolvere questa crisi, non una differenziazione dell’Italia nella politica estera (assente, peraltro) dell’Unione Europea.Perché ripetere che l’Europa e l’Occidente si sarebbero ricompattati, e che questo Putin non se l’aspettava? E dove sarebbe, questo ricompattamento? Putin sta per entrare a Mariupol, completando l’occupazione della fascia Sud dell’Ucraina, e “non si aspettava” il compattamento occidentale (nelle chiacchiere)? “Non si aspettava”, Putin, che questi inviassero um po’ di armi, per evitare che la resa dell’Ucraina fosse immediata? Dove sarebbe il grande compattamento dell’Occidente, con un Biden che – strumentalmente – chiede che a mediare sia la Cina? L’Occidente si sarebbe compattato se avesse detto: in Ucraina non si passa, però alla Russia offriamo la neutralità dell’Ucraina (fermando l’espansionismo della Nato) e un compromesso su Crimea e Donbass, previ referendum con osservatori Onu. Questo sì, sarebbe stato un compattare l’Occidente. E invece, si preferisce il piagnisteo attuale (l’angoscia, la condanna morale), e nel frattempo si lascia fare il bello e il cattivo tempo a Putin, che avanza inesorabilmente.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming su YouTube del 21 marzo 2022).La storia sta inaugurando dei momenti di non ritorno: prima la pandemia, con anche la spada di Damocle di quello che potrebbe accadere in autunno, e ora la guerra. Sembra quasi ricrearsi lo scenario apocalittico della Prima Guerra Mondiale, con l’epidemia di Spagnola che, insieme alle devastazioni belliche, fece fuori un’intera generazione. La Russia che occupa l’Ucraina, insedia un governo filo-russo e poi si prepara ad anni di guerriglia: è un film lunghissimo, largamente condiviso da soggetti insospettabili. Sul tavolo, oggi, sono stati gettati tanti dadi. “L’incapacità” degli europei, “l’azzardo folle” di Putin, “il narcisismo patriottico ed eroico” di Zelensky, “l’attendismo” dei cinesi: tutte queste chiavi di lettura sono stronzate. La Cina sapeva benissimo quello che doveva accadere: in Cina ci sono almeno 2-3 modi di pensare agli esiti di questa vicenda. E sono modi condivisi con alcuni finti antagonisti che stanno dall’altra parte dell’oceano. Il confronto tra Cina e Stati Uniti aveva fatto credere che il Pacifico sarebbe diventato il vero centro del XXI Secolo; ma la Russia si è inserita in questo scenario, richiamando l’importanza del versante eurasiatico (che era stato il grande assente). E dimentichiamo un giocatore decisivo: la Germania.
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Lockdown in Costituzione: il prezzo per uscire dal Covid
Pronti per il lockdown climatico, dopo quello sanitario? Tira brutta aria, dalle parti della Costituzione: la strana modifica dell’articolo 9 (attuata quasi sotto silenzio) mette il governo nelle condizioni di imporre le peggiori restrizioni, senza che il cittadino abbia più nemmeno la protezione del paracadute costituzionale. Che significa? L’establishment teme di dover pagare un prezzo per i recenti abusi di potere, e quindi prova a renderli conformi alla Carta? No, la situazione è peggiore: secondo Matt Martini, si stanno ponendo le premesse per rendere “eterna” la dominazione sperimentata negli ultimi due anni. Dal canto suo, Nicola Bizzi offre una precisa spiegazione politica: la manomissione della Costituzione può esser stata pretesa dai poteri dominanti (Davos, Bruxelles) in cambio della concessione – finalmente – degli allentamenti sul Covid, visto anche che la narrazione pandemica si è fatta ormai insostenibile. E quindi: liberi tutti – riguardo al virus – ma a patto che, prima ancora, l’Italia si predisponga a subire altre, eventuali costrizioni: magari quelle raccomandate dall’élite che utilizza, come spaventapasseri, la piccola Greta Thunberg.«Trovo pericolosa la riforma dell’articolo 9 della Costituzione, con l’introduzione del riferimento alla tutela dell’ambiente, insieme a quello che viene definito “l’interesse delle future generazioni”», premette Martini, nella trasmissione “Nexus Reloaded” con Tom Bosco e lo stesso Bizzi. «A prima vista può sembrare un fatto positivo, ma in realtà la tutela dell’ambiente è uno dei cardini pseudo-ecologisti e malthusiani del pensiero del Club di Roma, che poi ha originato il Forum di Davos, causa di tutti i nostri mali». In sostanza si introducono nuovi obiettivi, all’interno del sistema giuridico italiano: e questo permetterà di giustificare i lockdown e tutte le restrizioni che venissero introdotte. «Se prima avevamo lo strumento giuridico per far decadere tutto, in questo modo avranno il dispositivo potenziale per far decadere (anche retroattivamente) l’annullamento e la condanna di tutte le malaugurate norme introdotte da Conte e poi confermate da Draghi».Aggiunge Martini: in un altro passaggio dell’articolo che è stato appena riformato, senza che il Parlamento battesse ciglio, si prevede che l’iniziativa economica individuale debba essere compatibile con l’utilità ambientale e la difesa della salute. «In questo modo, quindi, c’è la giustificazione del fatto che, domani, io possa chiudere la tua attività produttiva per ragioni di ordine ambientale o sanitario». Dunque: «Si sono messi in cassaforte i presupposti giuridici per agire in maniera autoritaria contro la libertà economica individuale, quindi anche contro la libertà d’impresa». Per Matteo Martini, co-autore del saggio “Operazione Corona”, è un assegno in bianco: che il governo potrà compilare con quello che vuole. «Chi lo stabilisce, infatti, qual è il citato “interesse delle generazioni future”? Il diritto alla salute, lo abbiamo già visto, è stato considerato prioritario rispetto a tutti gli altri (alla libertà personale, al diritto al lavoro)». Di fatto, «si agisce d’arbitrio, nel modificare la giurisprudenza: e se domani stabiliscono che “l’interesse delle future generazioni” è prioritario, rispetto a tutti gli altri diritti, compreso il diritto alla vita?».Insiste l’analista: «In nuce, vedo l’introduzione di un principio insidioso: sono tutte spallate verso una deriva molto pericolosa. Questo è un ulteriore chiodo nella bara dell’Italia». Martini è molto pessimista, sul futuro della situazione italiana: «Anche quando dovesse finire tutta questa pagliacciata del Covid (che prima o poi finirà), e anche se la situazione economica dovesse temporaneamente riprendersi, noi a questo punto abbiamo sulla testa una spada di Damocle». E cioè: «Ulteriori lockdown e ulteriori restrizioni, per qualsiasi eventuale futura emergenza, visto che qui ormai lavorano contro di noi in termini di “shock economy”». L’orizzonte resta buio, a quanto pare: «Questa è una situazione molto pericolosa, adesso inserita addirittura in Costituzione. A mio avviso, per l’Italia la situazione è veramente preoccupante: parlo del futuro, dei prossimi 5-10 anni». Lo stesso Martini ammette di esser stato colto in contropiede: «Purtroppo non mi aspettavo una situazione di questo tipo: ci ha sorpreso tutti».Ancora più drastico Nicola Bizzi, che di “Operazione Corona” è l’editore. «Questo è un attentato alla democrazia e alla Costituzione», scandisce. E spiega: probabilmente è il frutto di un tacito patto. Uno scambio: vi concediamo di uscire dall’incubo narrativo Covid, ma voi vi lasciate legare le mani anche per il futuro. Il blitz sulla Costituzione, secondo Bizzi, sarebbe stato anticipato: in realtà, era in programma più avanti. «Lo hanno anticipato ora, appena dopo la riconferma di Mattarella, sfumata la possibilità che al Quirinale salisse Draghi: in quel caso, la riforma dell’articolo 9 sarebbe probabilmente slittata dopo l’estate, o forse addirittura a fine legislatura». E perché a Draghi è stato negato il Colle? «A parte il fatto che era “bruciato” a livello internazionale, agli occhi di vari potentati economici e finanziari, in realtà è stato “impallinato” peché la politica italiana ha iniziato il fuggi-fuggi, il “si salvi chi può”», sostiene Bizzi, che spiega: «Se finora il sistema ha favorito l’affondamento dell’Italia dal punto di vista umano, demografico, economico e sociale, provocando una vera e propria devastazione, i politici ora pensano: “Se il sistema affonda troppo, poi affondiamo anche noi. Se cade il sistema, l’ordine costituito, magari ci aspettano sotto casa con i forconi”».Hanno davvero paura che cada il sistema, insiste Bizzi: per questo la politica italiana si è blindata. «Nel suo discorso di insediamento, Mattarella ha pronunciato 18 volte la parola “dignità”: si riferiva alla dignità della politica, della partitocrazia. Come a dire: il sistema-Italia ha pur sempre una sua dignità; quindi non è giusto che affondi, deve salvare se stesso. E allora hanno deciso di intraprendere una linea di de-escalation». Per ora, Mario Draghi resta al governo, ma secondo Bizzi si dimetterà entro marzo: «Approderà a qualche organismo internazione (Banca Mondiale, Fmi) perché non vede l’ora di allontarsi da qui». A sostituirlo, probabilmente, «sarà sempre un governo farlocco (un governo tecnico, non elettorale) che porterà avanti la de-escalation, visto che ormai siamo arrivati ai “tempi supplementari”, riguardo alla narriva Covid». Ed ecco il punto: «Questa riforma costituzionale l’hanno voluta e attuata proprio ora, perché è stata una sorta di “conditio sine qua non”, da parte dei poteri di Davos e della Commissione Europea, come a dire: intanto attuate questa riforma, poi potrete fare tutta la de-escalation che vorrete».E’ uno scambio, dice Bizzi: chiudere la storia-Covid, ma in compenso tenere aperta la porta per nuove emergenze. «Diamo un’occhiata in casa altrui: a parte la Gran Bretagna, che è fuori dall’Ue e quindi fa quello che crede, nei limiti del possibile, osserviamo quei paesi che hanno preceduto l’Italia negli allentamenti delle restrizioni, mettendo fine alla farsa pandemica». Danimarca e Norvegia, Olanda, Spagna, nazioni dell’Est Europa: cosa hanno patteggiato, con Bruxelles, in cambio di queste riaperture? «Molto probabilmente hanno accettato la prossima adozione di misure “green”: e se vedremo che avranno intenzione, anche loro, di effettuare riforme costituzionali vincolanti, dal punto di vista pseudo-ambientalista, nel segno della “decarbonizzazione” – quindi, misure malthusiane a lunga scadenza – sarà la conferma che questo è stato uno scambio, un patto. Perché questi non mollano, vogliono andare avanti a oltranza: chiusa la narrazione Covid, voglio aprire la narrazione climatico-ambientale».Attenzione: «La nuova narrazione – continua Bizzi – adesso la vogliono aprire ufficialmente, visto che finora è stata aperta solo a parole: cioè con dichiarazioni e proclami, inclusa la recente farsa del gas (che in realtà non è mai mancato) e quella dei blackout (che finora non sono avvenuti, e ormai l’inverno è quasi alle spalle)». L’élite vorrebbe comunque portare avanti l’Agenda 2030, secondo altre direttive, visto che l’Operazione Corona ormai è finita. Certo – aggiunge Bizzi – l’Italia sarà uno degli ultimi paesi, a chiuderla, «perché ci mangiano sopra in troppi: è il classico mangia-mangia all’italiana, e non è facile smantellarlo rapidamente». Afferma l’editore di “Aurora Boreale”: «Ci sono resistenze, da parte della politica: ci mangiano i sindaci, i governatori delle Regioni e i personaggi attorno alla politica, che vivono di appalti e subappalti, razzie, favori e clientelismi». Domenico Arcuri? «Era solo la vetta dell’iceberg: c’è un sistema che sta mangiando, ancora, sulla farsa pandemica. E vorrebbe continuare a mangiare».Pronti per il lockdown climatico, dopo quello sanitario? Tira brutta aria, dalle parti della Costituzione: la strana modifica dell’articolo 9 (attuata quasi sotto silenzio) mette il governo nelle condizioni di imporre le peggiori restrizioni, senza che il cittadino abbia più nemmeno la protezione del paracadute costituzionale. Che significa? L’establishment teme di dover pagare un prezzo per i recenti abusi di potere, e quindi prova a renderli conformi alla Carta? No, la situazione è peggiore: secondo Matt Martini, si stanno ponendo le premesse per rendere “eterna” la dominazione sperimentata negli ultimi due anni. Dal canto suo, Nicola Bizzi offre una precisa spiegazione politica: la manomissione della Costituzione può esser stata pretesa dai poteri dominanti (Davos, Bruxelles) in cambio della concessione – finalmente – degli allentamenti sul Covid, visto anche che la narrazione pandemica si è fatta ormai insostenibile. E quindi: liberi tutti – riguardo al virus – ma a patto che, prima ancora, l’Italia si predisponga a subire altre, eventuali costrizioni: magari quelle raccomandate dall’élite che utilizza, come spaventapasseri, la piccola Greta Thunberg.
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Malanga: Draghi esegue. Alieni e massoni, chi comanda
Il burattinaio è l’alieno, che ha bisogno di noi: siamo mucche da mungere, e l’alieno non vuole che le mucche da mungere acquisiscano la consapevolezza di chi sono. Così, l’alieno deve far vivere questo universo a un livello di bassa entropia, che si acquisisce solo quando tutto è separato. Invece, quando “tutto è uno”, quando la coscienza si è riunificata, ecco che l’entropia ha il valore massimo. Cosa fa il potere per mantenere il popolo soggiogato? Deve dividere: è l’unico sistema che ha per mantenere bassa l’entropia. Ed ecco le divisioni di oggi, anche in materia di trattamento sanitario: vaccinati e non vaccinati. E chi la sta alimentando, questa lotta? Il potere. E chi è il potere? Non è il nostro Mario Draghi: è colui che pilota Mario Draghi. E chi pilota Draghi? L’alieno. Ci sono gli alieni, gli alienati e i poveri disgraziati, che siamo noi, che non abbiamo capito come funziona questa cosa. Nel mezzo, quindi c’è il potere terreno. Le persone che comandano, su questo pianeta, si chiamano in un modo solo: massoneria.E scopriamo che l’analisi della massoneria ci porta a individuare due “teste” della massoneria, che risalgono a un antico modello di vita: quello di Shiva e quello di Vishnu; dell’alieno che noi chiamiamo Ra, senza corpo, e dell’alieno Lux, senza corpo. Per migliaia, milioni di anni, hanno tentato di ottenere quello che nel mito c’è scritto: Shiva e Vishnu avevano queste creature, gli Asura e i Deva, in lotta tra loro per ottenere l’immortalità, l’Amrita, cioè quel nettare che si otteneva facendo determinate operazioni con l’universo. Il capo dei Deva era un serpente, il capo degli Asura era un’aquila; e noi ritroviamo in Mesopotamia il mito di Enki ed Enlil; anche nell’antico Egitto compaiono il volatile e il serpente; e così pure in America del Sud. Dentro di noi, nel mito, sappiamo esattamente come stanno andando, le cose: queste due parti aliene, che gestiscono tutto il teatrino, hanno creato le due “teste” della massoneria, che oggi vediamo nelle due parti del potere.Negli Usa abbiamo due presidenti in lizza tra loro; in Vaticano abbiamo due Papi: uno che appartiene ai Deva (Ratzinger) e l’altro che appartiene agli Asura (Bergoglio). Lo si vede chiaramente: gli Asura sono sostanzialmente populisti, vogliono abbattere le barriere e vogliono che il denaro (che è l’arma per dividere la popolazione in ricchi e poveri) circoli. E soprattutto bisogna che non si inquini il pianeta, perché troppe “mucche” inquinano. E allora che si fa? Non si dice “ammazziamo le mucche”: quello è un progetto Deva. Gli Asura vogliono distruggere la spazzatura. Come? Ogni tanto vengono fuori queste strane Grete Thunberg, che si inventano modalità allucinanti per un ipotetico mondo “verde” che, così, non funzionerà; la spazzatura non va distrutta: non va prodotta, già all’inizio. Ma non produrla vorrebbe dire che la popolazione terrestre dev’essere meno numerosa, perché l’unica cosa che inquina il pianeta è il numero dei suoi abitanti.Dall’altra parte, invece, la fenomenologia dell’alieno Deva – che è l’alieno delle grandi famiglie, monarchiche e di banchieri – vuole “fare pulizia” in un altro modo. E questi due modi di vedere il futuro dell’umanità, cioè della “stalla”, si riflettono nella creazione di queste due massonerie, che noi vediamo in Vaticano, nei servizi segreti, nella politica mondiale. In realtà, a farne le spese è il popolo: facciamo delle guerre che gli altri vogliono che noi si faccia; e le abbiamo sempre fatte, le guerre degli altri, come gli Orazi e i Curiazi di una volta. Gli alieni non si fanno la guerra tra di loro: perché, avendo lo stesso livello di tecnologia, si ammazzerebbero. Allora la guerra la fanno fare a noi, ma è la guerra loro. E noi siamo talmente inconsapevoli che ci armiamo come soldatini. E crediamo di appartenere a quelli che sostengono questo governo, o a quelli che – dalla parte opposta – dato che fanno parte dell’opposizione, sono i “buoni”, perché gli altri sono i “cattivi”.Non ci sono, i buoni e i cattivi: questo è un concetto duale. Nell’istante in cui finirà Mario Draghi, che sicuramente ha dietro di sé la massoneria Asura, a governare arriverà la massoneria Deva. Basta sentire i discorsi dell’opposizione, della Meloni. Che cosa scrive, nel suo libro? Scrive: «Io parlo tutti i giorni col mio angelo custode Arael». Ecco: se vince la Meloni, avremo Arael che governerà l’Italia. Distinguere tra Deva e Asura non ha senso. Non si deve categorizzare la politica. In un libro, ho scritto che non bisogna più andare a votare. Non ci sono più partiti di destra o di sinistra, idee di destra o di sinistra: ci sono le idee. Ma l’essere umano vuole delegare: ci pensi qualcun altro, a comandare. Ed ecco che ci troviamo, a specchio, la creazione di un governo che è sostanzialmente l’immagine del popolo italiano. E il popolo non si può lamentare, se quella gente è lì: ce l’abbiamo messa noi.Non se ne vogliono più andare? Allora facciamo un’altra cosa: eliminiamo tutti i partiti politici e andiamo noi – il popolo – al governo. Noi, non qualcuno che dice di governare per noi, ma poi non ha mai fatto niente, per noi: perché la democrazia non esiste. “Democrazia”, cioè: il “demos”, il popolo, che comanda. E vi pare che comandi, il popolo? Il vero problema è la nostra mancanza di consapevolezza. Le terribili restrizioni di oggi? Questa pandemia è una cosa che a noi serve. Che cosa dobbiamo capire, attraverso questa esperienza? Nell’istante in cui l’abbiamo capita, tutte queste norme “anti-no-vax” scompariranno: perché noi, che siamo “i creatori dell’universo”, avremo creato un ambiente diverso. A cosa serve, la pandemia? Serve a capire, fondamentalmente, che noi credevamo di essere un popolo di un certo tipo; e invece abbiamo scoperto che la gente se ne frega, dell’altro. La gente pensa solamente a se stessa, perché è sostanzialmente egoica e egoista (che sono due cose diverse, ma piuttosto schifose). Quello che si deve comprendere è che siamo circondati da una società fatta di persone che non hanno consapevolezza di sé.Cioè: crediamo di essere un paese civile, quando invece ci siamo auto-eletti “civili”. Ma secondo me, una tribù che sta nel Bangladesh – e che non vede nessuno – è molto più civile, nel comportamento sociale, di una civiltà come questa, quando uno che, per esempio, si è fatto 15 dosi, pensa ancora che tu lo stai contaminando perché non ti sei fatto nessuna dose. Oltre a essere un cretino, è poco informato: si nutre di pane, Nutella e televisione. Questo noi non lo capivamo: credevamo di essere in un paese democratico, e ora abbiamo capito che la democrazia non esiste. E abbiamo capito che abbiamo paura: di cosa? Non tanto dell’altro: abbiamo paura di morire. E chi ha paura di morire? Solo colui che non ha consapevolezza di sé. Chi ha consapevolezza di sé, semmai, ha paura di soffrire. Questa gente, che si fa un milione di dosi una dopo l’altra – e che proprio per questo morirà, perché il loro sistema immunitario è raso al suolo – deve fare l’esperienza della morte. Però noi stessi, ripeto, siamo i creatori dell’universo. Per cui, questa gente soffrirà le pene dell’inferno: perché, attraverso la sofferenza, dovrà comprendere di aver fatto una marea di cazzate.(Corrado Malanga, dichiarazioni rilasciate a Red Ronnie nel video “Chi comanda il mondo?”, su YouTube dal 4 febbraio 2022. Chimico, docente universitario e ricercatore alla Normale di Pisa, il professor Malanga è celebre per i suoi studi sui rapimenti alieni).Il burattinaio è l’alieno, che ha bisogno di noi: siamo mucche da mungere, e l’alieno non vuole che le mucche da mungere acquisiscano la consapevolezza di chi sono. Così, l’alieno deve far vivere questo universo a un livello di bassa entropia, che si acquisisce solo quando tutto è separato. Invece, quando “tutto è uno”, quando la coscienza si è riunificata, ecco che l’entropia ha il valore massimo. Cosa fa il potere per mantenere il popolo soggiogato? Deve dividere: è l’unico sistema che ha per mantenere bassa l’entropia. Ed ecco le divisioni di oggi, anche in materia di trattamento sanitario: vaccinati e non vaccinati. E chi la sta alimentando, questa lotta? Il potere. E chi è il potere? Non è il nostro Mario Draghi: è colui che pilota Mario Draghi. E chi pilota Draghi? L’alieno. Ci sono gli alieni, gli alienati e i poveri disgraziati, che siamo noi, che non abbiamo capito come funziona questa cosa. Nel mezzo, quindi, c’è il potere terreno. Le persone che comandano, su questo pianeta, si chiamano in un modo solo: massoneria.
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Brandi: macché “nuovo” Draghi. Ci sta facendo a pezzi
Mario Draghi ha sempre fatto degli sfaceli: ha agito come un traditore della patria. Io non prendo nemmeno lontanamente in considerazione l’ipotesi di un Draghi che torna sui suoi passi; basta vedere qual è stata la sua azione nel momento in cui è arrivato a Palazzo Chigi. Aveva le mani legate? I partiti si sono stesi ai suoi piedi in maniera vergognosa. E i media lo hanno divinizzato, come già fecero con Monti. Un premier che anche solo accarezzi l’idea di cambiare, rispetto alla deriva neoliberista e anti-patriottica di Draghi, non avrebbe mai firmato una robaccia come il Pnrr. Non ci avrebbe mai legato a una robaccia come il Recovery Fund. Non avrebbe mai firmato il Trattato del Quirinale. Non avrebbe mai difeso il Green Pass (che, dati alla mano, sta distruggendo la nostra economia). Nell’azione di Draghi, purtroppo, io vedo un’enorme coerenza con quello che ha fatto, fino a questo momento.Che poi lui di notte sia tormentato dagli incubi, su quello che sta facendo, mi può interessare fino a un certo punto; io devo basarmi su quello che vedo. E quello che vedo è un premier che, ancora una volta, sta facendo quello che gli è riuscito meglio in tutta la vita, cioè: liquidare. E’ un liquidatore, ed è quello che sta accandendo. A seguito dell’azione di Draghi, la nostra economia (non che prima se la passasse meglio) ha subito l’ennesima mazzata: come certificato dai dati di Confcommercio, il Green Pass ha causato un crollo dei consumi interni: cosa che per un keynesiano sarebbe un problema immenso, perché un keynesiano punterebbe soprattutto sul mercato interno e al ritorno dello Stato come centro dell’economia, non come ente vessatorio e burocratico, pronto a imporre le tasse. Al contrario, un keynesiano dovrebbe concepire uno Stato che aiuta famiglie e imprese con la spesa pubblica: ma non è quello che abbiamo visto, in questi mesi.Anzi: abbiamo visto un ulteriore indebitamento di famiglie e imprese. E il Pnrr, che ci viene spacciato come piano nazionale di resilienza e ripresa (“per il culo”, io aggiungo), è un piano di smantellamento e di suicidio assistito per la nostra economia. Addirittura, ormai, lo dicono i grandi sovranisti del “Sole 24 Ore”, che qualche giorno fa si sono accorti che, dentro il Pnrr, ci sono delle clausole di ammodernamento e conversione “green” che saranno letali, per le nostre piccole e medie imprese (ma non lo saranno per il comparto industriale tedesco, che guardacaso è già pronto per questa conversione). Noi siamo il paese delle piccole e medie imprese: che non verranno aiutate, in questa conversione, perché devono essere distrutte (come direbbe Draghi, con la “creative destruction”). Nella visione che secondo me Draghi ha ancora, le piccole imprese devono essere spazzate via; sono le grandi imprese, che devono andare avanti, i grandi conglomerati industriali, le grandi multinazionali. Ma se tu fai fuori le piccole e medie imprese, tu distruggi il 95-97% del tessuto industriale italiano: tu fai fuori l’Italia.Stessa cosa per quanto riguarda il Recovery Fund. Non se ne può parlare come dei “soldi che ci dà l’Europa”: sono pochi soldi, a strozzo, in ritardo, a rate, legati a delle condizionalità suicide. Ne vogliamo citare una a caso? Dobbiamo mantenere un “avanzo primario” vergognoso, che poi peraltro abbiamo fatto per trent’anni: quindi lo Stato deve tassarci più di quanto spende per famiglie, pensioni e servizi. Non solo: anche nel Recovery ci sono delle clausole “green” che ci impediscono di fare determinate scelte. Non solo: c’è una conversione forzata verso il digitale e c’è la lotta al contante, verso cui io e tanti altri siamo contrarissimi, perché è una questione di controllo: se tutto passa attraverso il pagamento telematico, dall’altra parte basta un “click” e tu non ti muovi e non vivi più, se non hai più il denaro contante.Aggiungo che c’è un’accelerazione del processo di esproprio, da parte delle banche, degli immobili in mano a imprese che sono indebitate. Un indebitamento scellerato, aggravato negli ultimi due anni: prima il lockdown, poi il Green Pass. Immaginate cosa ci sta per cascare addosso. In più, aggiungo che Valdis Dombrovskis (commissario europeo per il commercio, ndr) ha detto chiaramente che tra un anno, un anno e mezzo, tornerà il maledetto Patto di Stabilità. E purtroppo, questa gente non scherza quasi mai, quando parla. L’Italia, ci dicono, è il primo “beneficiario” del Recovery Fund. Attenti: per metà sono soldi in prestito, che dobbiamo restituire; per l’altra metà sono soldi, tra virgolette, a fondo perduto, ma in realtà basati sul bilancio comune europeo: che ci vedrà solo leggermente come percettori netti. Infatti, sempre il “Sole 24 Ore” ha ammesso che finora siamo stati contributori netti: abbiamo dato più soldi di quelli che ci sono tornati indietro.Alla fine di tutto questo, quindi, noi ci ritroveremo più indebitati, dal punto di vista dello Stato e da quello delle famiglie e delle imprese. E tornerà il maledetto Patto di Stabilità, che la prima cosa che considera è il tuo debito pubblico. Se a questo aggiungiamo che il Pil non sarà cresciuto come ci dicono (perché la crescita del 6% dopo un crollo del 10% è ridicola, è il cosiddetto “rimbalzo del gatto morto”), la differenza tra debito e Pil – che è quella che ci interessa, e che deriva dai famigerati trattati europei, Maastricht in primis – sarà la prima ad essere vista, da coloro che non aspettano altro per dirci: visto? E’ aumentato il differenziale debito-Pil. E quindi: austerità. Perché quello che ci aspetta è questo, purtroppo. E’ un circolo vizioso. E quindi cosa avrebbe dovuto fare, Draghi, se davvero si fosse risvegliato con un afflato keynesiano o patriottico?Avrebbe dovuto mettere in discussione tutti i trattati europei. Non avrebbe mai dovuto implementare una robaccia come il Green Pass, perché era certo – da subito – che avrebbe distrutto l’economia italiana. E vedrete tra qualche mese, quando arriverà la stangata delle bollette, a causa del rincaro delle materie prime: altra cosa su cui Draghi non ha fatto niente. Lui ha grande voce, in Europa, e l’Unione Europea non ha fatto alcuna vera politica di strategia industriale: stiamo ancora dietro alle cavolate “gretine”, che non hanno nulla a che vedere con la tutela dell’ambiente (che invece è assolutamente nobile) e ci hanno esposto a una crisi di inflazione delle materie prime che si abbatterà, guardacaso, sui cittadini qualsiasi: su cui, però, non sta cadendo alcuna pioggia di miliardi. Ora, tutto questo non si sposa nemmeno lontanamente con la speranza che Draghi stia cambiando.Io vedo, purtroppo, un Draghi maledettamente coerente con le sue posizioni di sempre. L’aspetto legato alle logge massoniche? Non metto in dubbio che vi siano degli scontri, all’interno di queste logge, di questi gruppi sovranazionali che vanno al di là delle bandiere e dei grandi partiti. E’ un problema che ha questo periodo storico: pian piano, il potere viene spostato sempre di più verso il sovranazionale: per questo le democrazie sono esautorate del loro potere e della loro rappresentanza. Ma questo non toglie il fatto che quello che abbiamo visto finora, purtroppo, è un Draghi totalmente in linea con quello che abbiamo visto dal ‘92 in poi: un liquidatore al servizio dell’alta finanza. E alla fine del suo mandato (che terminerà chissà quando) noi ci ritroveremo con un’economia a pezzi, con piccole e medie imprese acquistate da grandi conglomerati stranieri. Ed è quello che Draghi fa: quello che ha fatto per tutta la vita.(Matteo Brandi, dichiarazioni rilasciate su YouTube nella trasmissione “Il Gladiatore”, di “Border Nights”, con Gioele Magaldi e Fabio Frabetti, il 3 febbraio 2022. Autore e blogger, brillante polemista, Brandi è l’animatore di un neonato soggetto politico, “Pro Italia”).Mario Draghi ha sempre fatto degli sfaceli: ha agito come un traditore della patria. Io non prendo nemmeno lontanamente in considerazione l’ipotesi di un Draghi che torna sui suoi passi; basta vedere qual è stata la sua azione nel momento in cui è arrivato a Palazzo Chigi. Aveva le mani legate? Ma dove? I partiti si sono stesi ai suoi piedi in maniera vergognosa. E i media lo hanno divinizzato, come già fecero con Monti. Un premier che anche solo accarezzi l’idea di cambiare, rispetto alla deriva neoliberista e anti-patriottica di Draghi, non avrebbe mai firmato una robaccia come il Pnrr. Non ci avrebbe mai legato a una robaccia come il Recovery Fund. Non avrebbe mai firmato il Trattato del Quirinale. Non avrebbe mai difeso il Green Pass (che, dati alla mano, sta distruggendo la nostra economia). Nell’azione di Draghi, purtroppo, io vedo un’enorme coerenza con quello che ha fatto, fino a questo momento.
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Come in cielo, così in terra: chi vuole la fine dell’Occidente
Sta finalmente fallendo, il disegno criminale del Reset della Verità? Ne è convinto Nicola Bizzi, co-autore e editore di “Operazione Corona”. Vero, l’Italia del “nuovo” Draghi si conferma il peggior paese-lager d’Europa, il più arcigno custode della menzogna sanitaria: mi ostino a non garantire terapie tempestive, in modo da costringere i malati a ricoverarsi, quando ormai si saranno aggravati. Per contro, il resto del mondo ormai parla tutt’altra lingua. Squillante il segnale da Londra: fine delle restrizioni, pretestuose e inutili. I maggiordomi di Davos, dice Bizzi, sono soltanto i ventriloqui di grandi poteri anche dinastici, come quello degli eredi Asburgo: ma a questo “asse del male” sono rimasti fedeli soltanto l’Unione Europea e il Vaticano, escluso dal Quantum Financial System, nuovo paradigma ancora piuttosto misterioso. Una rivoluzione finanziaria di cui ha parlato quasi solo Luca La Bella su “Database Italia”: in teoria, il Qfs sarebbe una leva capace di mettere in crisi la dominazione bancaria della moneta a debito, di cui proprio l’attuale premier italiano è uno dei frontman più vistosi e più carichi di colpe, anche recenti e recentissime.Storico e studioso di archeologia, Bizzi non teme di frugare nella mitopoiesi, alla ricerca di possibili indizi per scovare le ragioni dell’anomala fretta che sembra pervadere quell’élite planetaria che due anni fa aveva puntato tutto sulla psico-pandemia terroristica, per poi arrivare a tappe forzate alla civiltà orwelliana del microchip, cominciando dal Green Pass, passando per il congelamento dei governi in ossequio all’ambigua overdose di aiuti europei. Un cavallo di Troia – l’ideologia tecno-green – per fare del gretismo la nuova religione dogmatica del dominio fondato sull’emergenza permanente (non più sanitaria, ma climatica). Sotto questo aspetto, al governo Draghi non manca nulla: può contare sul profeta del 5G, Vittorio Colao, come pure sullo scienziato Roberto Cingolani, promotore del nucleare “verde” e dei nano-bot inoculabili e attivabili da remoto con le radiofrequenze. Lo stesso Cingolani ci ha appena illuminato sul grande rebus demografico del pianeta: la Terra sarebbe perfetta per ospitare tre miliardi di persone (ergo, almeno quattro miliardi di noi sarebbero di troppo).Di “depopolamento malthusiano” parlano apertamente le rosacrociane Georgia Guidestones, senza contare i pensatori-filantropi del calibro di Bill Gates. In Italia tiene ancora banco la storiella secondo cui il “vaccino” C-19 proteggerebbe almeno dagli effetti peggiori della patologia, mentre i media tacciono sui dati ufficiali emessi dalla famarcovigilanza dell’Ema, a fine agosto: 24.000 decessi poco dopo l’inoculo e 2 milioni di cittadini costretti a ricorrere a cure mediche, specie cardiologiche. Negli ospedali, nessuna differenza tra “vaccinati” e non. Dati ufficiali del Regno Unito: nelle terapie intensive, ogni 5 pazienti, ben 4 sono “vaccinati”. Nicola Bizzi prova a mappare il problema: l’imposizione dei sieri genici sperimentali investe quasi solo l’Occidente, più le sue propaggini post-coloniali in Oceania (Australia e Nuova Zelanda). Una sovrapposizione pressoché perfetta, rispetto alle inquietanti previsioni esibite nel 2017 dal sito statunitense “Deagel.com”, che – evocando fonti d’intelligence – prefigurava (non si sa in base a che cosa) un drastico crollo demografico per l’Europa Occidentale e gli Stati Uniti. Cioè: esattamente le aree sottoposte alle vessazioni sanitarie basate sull’inoculo genico.Lo stesso Bizzi riflette su un dettaglio: nel 2020 il presunto Covid-19 comparso a Wuhan esplose stranamente nella provincia di Bergamo, i cui abitanti furono sottoposti a mappatura genetica a tappeto quando gli inquirenti davano la caccia al killer di Yara Gambirasio. Quella di Bergamo è anche un’area fortemente inquinata, nonché affollatissima di antenne 5G. Non solo: nel 2019 la popolazione bergamasca fece registrare una specie di record, per l’inoculo dei vaccini antinfluenzali. Sempre a Bergamo intervenne la stranissima missione militare inviata dalla Russia: a fare cosa? Gli specialisti di Mosca, brigate addestrate a rilevare la presenza di armi non convenzionali – dice sempre Bizzi, citando un vescovo della Chiesa ortodossa russa – avrebbero individuato il rilascio (nell’aria, nell’acqua e sul suolo) di agenti tossici già noti e presenti negli arsenali “proibiti” di cui dispongono le superpotenze. Naturalmente, il report – trasmesso al governo Conte – sarebbe stato concordemente secretato. Onde per cui non è possibile ottenere conferme precise, neppure giornalistiche. Ma, come dire: la verità potrebbe essere custodita in cassaforte, come strumento di pressione.Addirittura spettacolare il recente ruolo della Russia nell’opporsi alla narrazione occidentale ancora dominante: prima il “niet” all’Onu sulla pretesa di trasformare la cosiddetta emergenza climatica in problema per la sicurezza internazionale, poi il declassamento del Covid come pericolo non più emergenziale. Oltre ad aver prontamente sdoganato il protocollo De Donno (plasma iperimmune) anche sotto forma di farmaci a base di anticorpi monoclonali, gli scienziati di Mosca hanno diffuso annunci espliciti: la variante Omicron sarebbe stata ingegnerizzata e rilasciata, a partire dal Sudafrica, per contagiare finalmente tutti e quindi immunizzare davvero la popolazione. Spiegano i virologi russi: da un lato sono stati inseriti elementi genici per velocizzare i contagi, dall’altro sono state rimosse le componenti responsabili delle complicanze polmonari. Risultato: la Omicron provocherebbe al massimo un forte raffreddore. Potrebbe essere lei il vero vaccino, ha sintetizzato lo stesso Putin: l’uscita, definitiva, dal delirio “pandemico”.Che l’Italia di Draghi sembri non accorgersene – boicottando ancora le cure precoci e le terapie domiciliari, in modo da reiterare il terrorismo sanitario per spingere i renitenti a capitolare, di fronte al ricatto “vaccinale” – non è che un dettaglio, l’ennesimo, destinato probabilmente ad aggravare in modo irreparabile le imputazioni di cui forse un giorno si occuperà il tribunale della storia. Intanto però le popolazioni occidentali marciano in direzione nettamente opposta: negli Usa, gli Stati trumpiani hanno stoppato il Tso ricorrendo alla magistratura federale, mentre mezza Europa si sta agitando in modo rumoroso, dalla tenace Germania fino alla Francia, che sconta l’insurrezione di mezzo Parlamento, contrario alle imposizioni all’italiana. In un modo o nell’altro, la sensazione è che l’uscita dal tunnel potrebbe essere prossima. Lo stesso Bill Gates – in qualità di tuttologo onnisciente – ha appena dichiarato che, ad aprile, lo spettro del Covid sarà solo un brutto ricordo. Sta davvero per crollare, l’immane impalcatura mistificatoria che ha provato a sequestrare il pianeta? E comunque: quale potrebbe esser stato il movente principale?La prima risposta è facile: estendere all’Occidente il modello sociale cinese. Libertà relativa, condizionata alla buona condotta del suddito: obbligato a circolare in eterno con il suo bravo Green Pass a punteggio. Sottolinea Bizzi: se il piano doveva essere globale (e infatti lo era) è già praticamente fallito, perché non puoi imporlo senza la Russia, senza metà degli Usa, senza l’India, senza il Brasile e senza il Sudafrica (la “patria” di Omicron, primo paese in assoluto ad abbandonare ogni misura restrittiva). Forse, però, l’immenso reticolo dove si intrecciano interessi plurimi e spesso insospettabili, di cui restano visibili solo le filiere terminali (il mega-business di Big Pharma), non basta – da solo – a spiegare l’accaduto. Specie in giorni in cui la Nasa, sconcertando molti, ha annunciato di aver “reclutato” 24 teologi per capire come preparare le masse all’eventuale (imminente?) contatto con entità aliene. Dal 2020, il tema ha cessato di essere relegato nella fantascienza: il Pentagono ha infatti ammesso l’esistenza degli Ufo, ribattezzati Uap.Studioso della tradizione misterica eleusina, lo stesso Bizzi prova a riassumere: da autori classici come Esiodo “sappiamo” che i Titani, progenitori mitologici di una parte dell’umanità, sarebbero stati sconfitti 20.000 anni fa dalle nuove “divinità”, quelle del pantheon greco dell’Olimpo. Per la mitologia di Eleusi, i Titani sarebbero sbarcati sul nostro pianeta 90.000 anni fa, trovandolo già popolato. Diecimila anni dopo, dalla loro centrale operativa (l’arcipelago Ennosigeo-Atlantideo) avrebbero “fabbricato” un particolare nostro antenato preistorico, l’Uomo di Cro-Magnon, i cui geni – pare – sarebbero all’origine dell’attuale uomo bianco occidentale. Quello letteralmente travolto, oggi, dalla follia Covid, e sottopposto alle peggiori angherie: fino all’imposizione ricattatoria del siero sperimentale Rna che, di fatto, interviene sul corredo genico della persona. Semplici suggestioni? Niente affatto, stando a illustri scienziati: non si contano più i medici che sostengono la potenziale pericolosità del preparato, i cui effetti a lungo termine non sono noti.Secondo voci di intelligence, poi, c’è chi teme che nel 2024 la Terra possa essere raggiunta da visitatori non desiderati: da qui l’improvvisa accelerazione della “disclosure” in corso, fino alle clamorose esternazioni del generale israeliano Haim Eshed: da trent’anni collaboriamo con razze aliene in un Federazione Galattica, che dispone di basi spaziali condivise. E se ad aver paura degli altri alieni in arrivo, presentati come “cattivi”, fossero proprio gli alieni che – secondo Bizzi e molti altri – reggerebbero segretamente la Terra da almeno 20.000 anni, attraverso i loro rappresentanti umani? In altre parole: si può immaginare una ipotetica correlazione tra l’apocalisse in corso e il timore per l’eventuale ritorno di entità ostili al dominatori occulti del nostro pianeta? E poi: c’è un nesso, tra la brutale persecuzione di noi occidentali e il possibile ritorno dei nostri “progenitori” titanici, largamente annunciato dalle profezie eleusine? Domande, certo: solo domande (fuori dalla portata, in ogni caso, di chi ancora crede a Babbo Natale e ai virologi televisivi).Qualcuno potrebbe dire: cerchiamo di non essere ridicoli, rincorrendo fantasie mitologiche e magari consolatorie, fuorvianti, letteralmente lunari. Per contro, cosa offre il menù della realtà quotidiana? Il tenore estetico della farsa è reso magistralmente dalle parole testuali del primo ministro, quello che vorrebbe finire al Quirinale: «Se non ti vaccini, muori e fai morire chi ti è accanto», ove peraltro il verbo “vaccinare” è utilizzato in modo sfacciatamente abusivo. Ora, sta forse compiendo la sua Opera al Nero, l’alchimista Draghi, propedeutica – per eterogenesi dei fini – alla riscossa coscienziale, e quindi poi anche politica e civile, che può scaturire solo dalla rivolta morale di fronte alla peggiore delle ingiustizie? Dettagli trascurabili, in fondo, in un teatro mondiale in cui compaiono problemi sanitari deliberatamente procurati, ma anche teologi e alieni, astronauti di ieri e di oggi. L’unica vera notizia forse è questa: una quota rilevante della popolazione ha saggiato la natura dell’attuale potere, e non vuole più averci a che fare. Ha aperto gli occhi, definitivamente: qualcuno ce l’ha con noi, proprio con noi occidentali.Sta finalmente fallendo, il disegno criminale del Reset della Verità? Ne è convinto Nicola Bizzi, co-autore e editore di “Operazione Corona”. Vero, l’Italia del “nuovo” Draghi si conferma il peggior paese-lager d’Europa, il più arcigno custode della menzogna sanitaria: mi ostino a non garantire terapie tempestive, in modo da costringere i malati a ricoverarsi, quando ormai si saranno aggravati. Per contro, il resto del mondo ormai parla tutt’altra lingua. Squillante il segnale da Londra: fine delle restrizioni, pretestuose e inutili. I maggiordomi di Davos, dice Bizzi, sono soltanto i ventriloqui di grandi poteri anche dinastici, come quello degli eredi Asburgo: ma a questo “asse del male” sono rimasti fedeli soltanto l’Unione Europea e il Vaticano, escluso dal Quantum Financial System, nuovo paradigma ancora piuttosto misterioso. Una rivoluzione finanziaria di cui ha parlato quasi solo Luca La Bella su “Database Italia”: in teoria, il Qfs sarebbe una leva capace di mettere in crisi la dominazione bancaria della moneta a debito, di cui proprio l’attuale premier italiano è uno dei frontman più vistosi e più carichi di colpe, anche recenti e recentissime.
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Il Green Pass per l’Inferno, nell’impero della menzogna
E così avrebbero deciso di protrarre ancora le misure restrittive imposte per fronteggiare un’emergenza creata dagli stessi gestori, quelli che – da oltre un anno – rifiutano di risolvere il problema nell’unico modo ragionevole: ufficializzare un protocollo per le cure domiciliari (che esistono e funzionano, ma si continua a fingere che non esistano, per non inficiare il delirio universale introdotto con la profilassi genetica sperimentale, ora forsennatamente estesa anche ai bambini). Il delirio è vastissimo, e stravice la guerra dei numeri: piega la ragione, obnubila le menti. Sono almeno 60, le malattie infettive censite: perché affrontare la profilassi solo per il mitologico Sars-Cov-2, tuttora solo solo “sequenziato” e mai davvero “isolato”, evitando di farsi almeno altre 60 iniezioni ogni anno? Ma il tempo stringe: prima che si potesse spiegare la differenza tra un NoVax e un italiano mediamente intelligente, che non ha “paura del vaccino” ma diffida della menzogna elevata a sistema, ecco irrompere il Super Green Pass a spazzare via gli ultimi germi di democrazia, da buttare a mare con gli idranti insieme ai portuali di Trieste.L’altro aspetto psico-pandemico della faccenda è la curiosa attitudine (patologica?) di chi ancora si attarda a ragionare di politica come se fossimo in tempo di pace: come se la gigantografia del Sole Ingannatore non oscurasse l’orizzonte quotidiano, nel gelo siderale dell’ex Parlamento, impegnato a brigare sulla via del Quirinale. E perché mai, un giorno, a restituire il maltolto dovrebbero essere i medesimi, spietati esecutori che finora hanno sottratto ogni libertà, rendendo un privilegio l’accesso a tutto ciò che, prima, si pensava fosse alla portata di tutti per legge naturale, per acquisizione secolare consolidata? Discorsi ormai stucchevoli: c’è un limite estetico, oltre il quale non si può spingere chi ancora ha il senso delle cose, chi ancora non si è completamente smarrito dentro la neolingua orwelliana che ribalta allegramente la verità col sinistro cinismo del joker in giacca e cravatta, in mezzo a torme prezzolate di valletti travestiti da giornalisti. C’è anche chi – dopo due anni – perde ancora a tempo a parlare di errori: ma un gangster rapina una banca intenzionalmente, non per sbaglio.Ognuno ci mette del suo, in questo gioco al massacro: per chi sperava che la silente Unione Europea avesse smesso di esistere, ecco la doccia gelata dell’ultima alzata d’ingegno, l’ideona di bloccare affitti e compravendite di case non idonee ai parametri del gretismo imperante, al quale si genuflettono i ministri che oggi riesumano dai cimiteri anche il cadavere dell’energia nucleare, naturalmente “green”. Sanno benissimo di poter imporre di tutto, ormai, a uno zoo che ha accettato di farsi siringare il cervello e ha imparato a rigare dritto, come in Cina, per avere a pagamento quello che fino a ieri era gratis. Il Green Pass per l’Inferno mette fine, simbolicamente, al poco che restava del paese risorto nel 1945. I gangster sono al lavoro, e infatti l’economia minuta continua a crollare: laddove non bastò il lockdown, ora provvede il ricatto. Solo un geniale surrealista, forse, riuscirebbe a immaginare che possa nascere qualcosa di non calamitoso, dalla ghenga servizievole che obbedisce a ordini superiori e tiene in ostaggio i popoli mentendo e seminando angoscia.E così avrebbero deciso di protrarre ancora le misure restrittive imposte per fronteggiare un’emergenza creata dagli stessi gestori, quelli che – da oltre un anno – rifiutano di risolvere il problema nell’unico modo ragionevole: ufficializzare un protocollo per le cure domiciliari (che esistono e funzionano, ma si continua a fingere che non esistano, per non inficiare il delirio universale introdotto con la profilassi genetica sperimentale, ora forsennatamente estesa anche ai bambini). Il delirio è vastissimo, e stravince la guerra dei numeri: piega la ragione, obnubila le menti. Sono almeno 60, le malattie infettive censite: perché affrontare la profilassi solo per il mitologico Sars-Cov-2, tuttora soltanto “sequenziato” e mai davvero “isolato”, evitando di farsi almeno altre 60 iniezioni ogni anno? Ma il tempo stringe: prima che si potesse spiegare la differenza tra un NoVax e un italiano mediamente intelligente, che non ha “paura del vaccino” ma diffida della menzogna elevata a sistema, ecco irrompere il Super Green Pass a spazzare via gli ultimi germi di democrazia, da buttare a mare con gli idranti insieme ai portuali di Trieste.
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Bizzi e Martini: l’Italia è in trappola, come ne usciremo?
«A questo punto, considero realistico che si possa verificare lo scenario peggiore: e cioè che l’attuale “stato d’assedio” si protragga per il tutto il 2022, visto che l’élite di Davos punta essenzialmente sull’Europa, dove può contare su governi “amici” per condurre a termine i suoi piani». Previsione pessimistica firmata da Matt Martini, co-autore con Nicola Bizzi del bestseller “Operazione Corona”. Lo stesso Super Green Pass non lascerebbe molte speranze: «Andranno avanti per questa strada e per molti mesi: tutto sembra lasciarlo presagire». Nella trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, condotta insieme a Tom Bosco e allo stesso Bizzi, Martini insiste: «E’ evidente che sono caduti dei diaframmi, che fino a ieri tenevano in piedi la possibilità di un progressivo abbandono della narrazione pandemica: qualcosa è cambiato, a quanto pare, vista l’improvvisa accelerazione degli eventi». Meno disperante l’analisi di Bizzi, secondo cui sarebbe ormai imminente l’approvazione, da parte dell’Ema, dei farmaci monoclonali: cosa che farebbe decadere l’attuale campagna “vaccinale”, basata su farmaci ancora formalmente “sperimentali” fino a tutto il 2023, quindi scartabili non appena emergesse un’alternativa terapeutica ufficiale.Beninteso, Bizzi non risparmia critiche feroci all’establishment nazionale. «Ai miei occhi – scandisce lo storico, editore di Aurora Boreale – lo Stato italiano ha perso ogni legittimità: è ormai in guerra contro una parte consistente dei propri cittadini, in spregio a qualsiasi diritto costituzionale, a qualsiasi legge, a qualsiasi normativa civile». Rincara la dose Bizzi: «Li considero criminali: chi segrega milioni di cittadini in maniera nazista, distopico-orwelliana, non merita più alcuna legittimazione». Un appello ai cittadini: «Quand’è che vi deciderete ad aprire gli occhi? Vi stanno prendendo il giro da due anni, ormai». Lo stesso Bizzi, all’inizio della scorsa primavera, aveva anticipato una previsione: in base a un accordo riservato, si sarebbe verificata una graduale de-escalation dell’emergenza a partire da metà aprile. Evento puntualmente confermato dagli allentamenti attuati a cominciare dalla Gran Bretagna. «Poi evidentemente l’accordo si è rotto, qualcuno non è stato ai patti». Possibile motivo? «Al terrore del Covid non sono riusciti a sostituire in modo altrettanto efficace l’altro terrore emergenziale, quello climatico».Per Bizzi, infatti, siamo ai “tempi supplementari” della narrazione-1. Ribadisce l’analista: tutto sarebbe dovuto finire il 31 dicembre 2021. «E il piano era stato svelato con largo anticipo agli ambienti della politica che conta, cioè ai segretari dei partiti». Insieme a loro, aggiunge Bizzi, erano stati informati «i dirigenti dei sindacati e i direttori dei grandi media, ma anche i responsabili delle grosse catene di supermercati, i dirigenti delle Poste, i vertici di Confindustria, Confcommercio e Confesercenti». Tutti “sapevano” che l’emergenza “pandemica” sarebbe stata sgonfiata, gradualmente, in questi mesi. «A loro, fin dall’inizio, avevano detto che tutta questa pagliacciata, in Italia, sarebbe dovuta finire entro il 2021. Già da settembre – avevano detto – le mascherine sarebbero state eliminate anche dai luoghi al chiuso, mentre la campagna “vaccinale” si sarebbe esaurita già entro il mese di agosto». Non è andata così, come s’è visto, se siamo davvero arrivati ai “tempi supplementari” della storia politico-mediatica inaugurata all’inizio del 2020 dal primissimo lockdown, quello di Wuhan.«Se siamo ancora nei guai – dice Bizzi – è perché non riescono a sostituire, in maniera soft, la narrazione-1 (il Covid) con la narrazione-2, cioè l’emergenza climatico-ambientale. E sono nel panico: perché c’è una buona metà del mondo che si sta rifiutando di innescare un’emergenza permanente motivata da ragioni climatico-ambientali». Verissimo: vi si oppongono larga parte degli Stati americani, senza contare grandi potenze come l’India, il Brasile e tanti altri player mondiali, inclusa la Russia. «I gestori dell’emergenza sono con le spalle al muro», aggiunge Bizzi: «Per quanto mi riguarda, hanno già perso. E infatti, per continuare la narrazione-1, hanno fatto pressioni stratosferiche per rimandare all’infinito – da settembre a ottobre, poi da ottobre a novembre, e oltre – l’uscita delle terapie basate sugli anticorpi monoclonali. Farmaci finora approvati solo dalla Gran Bretagna e dalla Svizzera, che però sono fuori dall’Ue». Ma attenzione: «Se un singolo paese dell’Unione Europea – uno solo – li approvasse, costringerebbe tutti i paesi Ue ad archiviare definitivamente la campagna sperimentale in corso», quella basata sui “non-vaccini” genici.«Lo sanno molto bene, ed è per questo che sono andati avanti con i “tempi supplementari”. Ma non potranno andare oltre l’inizio del 2022 – puntualizza sempre Bizzi – perché l’Ema ormai è prossima all’approvazione di quei farmaci, nell’area Ue. E Stati come la Germania e la Spagna (probabilmente anche la Polonia) sono in dirittura d’arrivo per l’approvazione. La stessa Francia, come anche la Germania, ne sta già acquistando enormi quantitativi». Per contro, Matt Martini si sforza di mettere a fuoco lo scenario peggiore: quello che, per ora, si sta manifestando in tutta la sua devastante virulenza. Sta infatti ripartendo – in quasi tutta l’Europa, in particolare l’Eurozona – il vecchio refrain del 2020 (quello dei lockdowm) con in più le imposizioni “vaccinali” cui viene condizionata la residua possibilità di circolazione delle persone. Esistono eccezioni importanti come la Spagna e la Danimarca, oltre alla Svezia, ma il trend sembra preoccupante: e allinea anche paesi come Israele e Sudafrica.Dell’Italia, sottoposta alla Premiata Macelleria Draghi, non è nemmeno il caso di parlare. «A proposito: se si fosse creduto convintamente nella possibilità del referendum per abrogare il Green Pass, per il quale andava presentato mezzo milione di firme entro il 30 ottobre, non credo che oggi ci ritroveremmo in una situazione così buia». Secondo Martini, «il governo non avrebbe osato premere sull’acceleratore». Se lo ha fatto – è la tesi – è anche perché non è stato fronteggiato, sul piano politico, da una massa visibile di cittadini. Cosa aspettarsi per l’immediato futuro? Niente di buono, purtroppo, secondo la previsione più pessimistica. «Come da copione, ora il mainstream racconta che le “varianti”, in sostanza, “bucano” i vaccini attualmente disponibili. Il primo a lasciar capire come sarebbe potuta andare a finire, questa storia, è stato Bill Gates: disse che, per chiudere il capitolo Covid, avremmo avuto bisogno di “vaccini di nuova generazione”. Non mi stupirei se fossero in arrivo: vorrebbe dire tornare al piano iniziale della gestione “pandemica”, quello che allarma chi teme che l’operazione comprenda anche il proposito di “depopolare” parte del pianeta».«A questo punto, considero realistico che si possa verificare lo scenario peggiore: e cioè che l’attuale “stato d’assedio” si protragga per tutto il 2022, visto che l’élite di Davos punta essenzialmente sull’Europa, dove può contare su governi “amici” per condurre a termine i suoi piani». Previsione pessimistica firmata da Matt Martini, co-autore con Nicola Bizzi del bestseller “Operazione Corona”. Lo stesso Super Green Pass non lascerebbe molte speranze: «Andranno avanti per questa strada e per molti mesi: tutto sembra lasciarlo presagire». Nella trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, condotta insieme a Tom Bosco e allo stesso Bizzi, Martini insiste: «E’ evidente che sono caduti dei diaframmi, che fino a ieri tenevano in piedi la possibilità di un progressivo abbandono della narrazione pandemica: qualcosa è cambiato, a quanto pare, vista l’improvvisa accelerazione degli eventi». Meno disperante l’analisi di Bizzi, secondo cui sarebbe ormai imminente l’approvazione, da parte dell’Ema, dei farmaci monoclonali: cosa che farebbe decadere l’attuale campagna “vaccinale”, basata su farmaci ancora formalmente “sperimentali” fino a tutto il 2023, quindi scartabili non appena emergesse un’alternativa terapeutica ufficiale.
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Addio auto elettrica: schiaffo a Davos e ai Re del Covid
Se a Trieste contro i portuali sono bastati gli idranti, a Rotterdam la polizia ora s’è messa a sparare sui manifestanti. Contrari all’adozione dell’ennesimo lockdown in arrivo, gli olandesi contestano il fallimento delle politiche Covid: l’83% della popolazione, nei Paesi Bassi, ha ricevuto ben due dosi – inutili, evidentemente – del siero genico sperimentale che i media chiamano ancora “vaccino”. L’ultimo colpo di coda delle politiche “carcerarie” inaugurate nel 2020 col pretesto della sicurezza sanitaria – vedasi anche il caso dell’Austria, pronta a tornare a chiudere tutti in casa (contro il parere della stessa polizia austriaca) – avrebbe un preciso fondamento politico, reso evidente da un indizio: il tramonto dell’auto elettrica. Tradotto: la sbandierata emergenza climatica – concepita come “secondo step” dell’emergenza generale permanente – non starebbe funzionando, come spauracchio. Di qui il ricorso ai “tempi supplementari” della crisi-1, quella tuttora presentata come “pandemica”.Crisi sanitaria ormai palesemente smascherata: finiscono all’ospedale solo i pazienti che non vengono curati tempestivamente, a casa. E i “vaccini genici” – in Italia imposti con il ricatto, dal governo Draghi – non fornirebbero nessuna particolare protezione, oltre a non limitare affatto la circolazione del presunto virus. Comunque, secondo Nicola Bizzi, siamo vicini alle battute finali della tragica commedia inaugurata quasi due anni fa: l’incubo – più politico che sanitario – sarebbe destinato a terminare, non appena l’Ema dovesse finalmente approvare l’adozione dei nuovi farmaci (operazione che, a quanto pare, vedrebbe la Francia in pole position). Ipotesi e riflessioni offerte da Bizzi e da Matt Martini nella trasmissione “L’Orizzonte degli Eventi”, con Tom Bosco e un ospite come Davide Rossi, autore di un esplosivo pamphet sul ruolo della Fabian Society nella sovragestione delle recenti politiche emergenziali.E’ Matt Martini a porre l’accento sul freschissimo fallimento, a Glashow, della conferenza Cop26 sul clima: nessun impegno vincolante, per i prossimi anni, grazie all’opposizione di paesi come Cina, India e Russia, indisponibili a recitare il copione “gretino” che punta il dito contro il riscaldamento, anziché sull’inquinamento, e in più imputa il “climate change” all’azione dell’uomo. Non solo: in assenza di vere innovazioni tecnologiche, Volskwagen e Stellantis – questa la grande novità – rinunciano ufficialmente alla ricoversione elettrica dell’automotive, vera e propria bandiera della “rivoluzione green” progettata dall’élite finanziaria che sogna la digitalizzazione totale del pianeta e il controllo definitivo su ogni aspetto della vita umana. Tra l’altro, l’adozione forzata dell’auto elettrica – rileva Martini – avrebbe posto fine al diritto alla mobilità, salvo che per i ricchi, dato l’altissimo costo dei veicoli elettrici.Un vero e proprio bluff ecologico? Sono in molti, ormai, a sostenerlo: l’impatto ambientale di un veicolo elettrico (la produzione dell’energia necessaria a farlo muovere, senza contare la realizzazione e poi lo smaltimento delle batterie) sarebbe superiore a quello comportato dal tradizionale motore termico. Lo stesso Martini ricorda le posizioni assunte fin da subito da Toyota, contraria alla “rivoluzione” elettrica: costi immensi, senza una reale contropartita ambientale (se non per i grandi centri urbani: ma a che prezzo?). A ruota, è stata la Renault a chiarire che i costi dell’auto elettrica sarebbero stati letteralmente proibitivi: una vettura media sarebbe costata il doppio di un’auto tradizionale. Ora, la pietra tombale: i grandi costruttori europei (tedeschi, francesi e italiani) sembrano archiviare definitivamente l’auto elettrica, anche se l’Ue sperava di renderla pressoché obbligatoria entro il 2030. Per il cartello di Davos – osserva Martini – è la prima, storica sconfitta. E forse è anche per questo che, oggi, le pedine di quel club tornano a premere l’acceleratore sulla “dittatura sanitaria”.Se a Trieste contro i portuali sono bastati gli idranti, a Rotterdam la polizia ora s’è messa a sparare sui manifestanti. Contrari all’adozione dell’ennesimo lockdown in arrivo, gli olandesi contestano il fallimento delle politiche Covid: l’83% della popolazione, nei Paesi Bassi, ha ricevuto ben due dosi – inutili, evidentemente – del siero genico sperimentale che i media chiamano ancora “vaccino”. L’ultimo colpo di coda delle politiche “carcerarie” inaugurate nel 2020 col pretesto della sicurezza sanitaria – vedasi anche il caso dell’Austria, pronta a tornare a chiudere tutti in casa (contro il parere della stessa polizia austriaca) – avrebbe un preciso fondamento politico, reso evidente da un indizio: il tramonto dell’auto elettrica. Tradotto: la sbandierata emergenza climatica – concepita come “secondo step” dell’emergenza generale permanente – non starebbe funzionando, come spauracchio. Di qui il ricorso ai “tempi supplementari” della crisi-1, quella tuttora presentata come “pandemica”.
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Meluzzi: accelerano, temono che la strage diventi vistosa
Personaggi come Umberto Galimberti e Giuliano Cazzola criminalizzano e patologizzano il dissenso, come ai tempi della psichiatria di Stato introdotta da Stalin? Credo che ci sia una grande strumentalità, e una serie di vantaggi sociali ed economici che derivano da questa parte in commedia, questa commedia tragicomica e grottesca alla quale siamo sottoposti tutti i giorni dai media mainstream. E credo ci sia anche un atteggiamento screziato di paranoia, a fronte di una patologia che ha una letalità bassissima. Però ricordo, a questi vecchi malvissuti, che chi pensa di poter sacrificare la libertà alla sicurezza, alla fine, non avrà né l’una né l’altra. Non avrà la sicurezza (non avrà “l’immortalità”), mentre alla libertà ha già rinunciato da tempo. E, avendo rinunciato alla libertà, ha rinunciato anche alla dignità, al poter andare con la propria faccia di fronte ad uno specchio al mattino (e di fronte al Tribunale della Storia, in tempi – ritengo – medio-brevi).
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Green Pass, schedatura universale. Prima del fatale 2024
Raccontano gli appassionati di astrologia che il periodo che si aprirebbe il 22 gennaio 2024 potrebbe coincidere con l’inizio di una stagione epocale e liberatoria, per l’umanità, propiziata dallo “storico” ingresso di Plutone in Acquario. Qualcuno può pensare che siano favolette. Altri studiosi precisano: l’astrologia non determina mai cambiamenti così immediati, attorno a una data-spartiacque. Altri ancora, forse più prosaicamente, fanno notare come i portavoce del potere – anche se non lo ammetterebbero mai – siano attentissimi proprio alla simbologia energetica che presumono sia legata al moto degli astri: del governo Draghi non c’è un solo decreto, avverte Nicola Bizzi, che sia stato emanato in un giorno a caso, senza prima aver dato un’occhiata al cielo. A proposito: ha ben poco di astrologico, l’attenzione che Bizzi (e molti altri osservatori) concentrano sul “fatidico” 2024. Secondo alcuni, è vero, coinciderebbe con la nascita di una nuova “era precessionale”. Ma non si esauriscono qui, le voci sull’ipotetico traguardo in calendario. C’è ben altro, che bolle in pentola.
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Freccero: sveglia, il Grande Reset ci ha dichiarato guerra
Sono sconvolto, a Trieste è morta la democrazia. Sono tremendamente preoccupato. La popolazione non vede il grande piano delle élites mondiali, il Grande Reset di Davos. Ne parla Klaus Schwab, il direttore del World Economic Forum nel suo ultimo libro “Covid-19, The Great Reset”. La pandemia è la motivazione giusta per mettere in atto una costrizione sanitaria, come già illustrato anni fa da Michel Foucault nel suo capolavoro “Sorvegliare e punire”, nel capitolo sul “Panottico”. La seconda tappa è la distruzione dell’economia reale. E questa passa attraverso l’Agenda Verde, la decrescita, le tasse sulle energie fossili. Pochi sanno che nel settembre 2019 la finanza mondiale era in procinto di implodere: un rischio reale di insolvenza delle banche. La soluzione, da parte delle banche centrali, è stata di emettere liquidità sui mercati, senza limiti di sorta. Ma per evitare di creare inflazione bisognava paralizzare i consumi delle popolazioni, imprigionandole nelle loro case con strumenti come i lockdown, il coprifuoco, le limitazioni ai viaggi e agli spostamenti.Altrimenti, come si sarebbe potuto imporre ai cittadini un’agenda tanto assurda? Da quando la pandemia è iniziata, le multinazionali moltiplicano i guadagni, mentre la gente comune è sempre più povera: questo la dice lunga. La gestione della pandemia si è fatta sulla scia del Grande Reset. Al resto basta il piano Schwab. L’obiettivo finale, da raggiungersi entro il 2030, è illustrato da uno slogan del Wef: nel 2030 non possederai nulla, ma sarai felice! Come? Con il fallimento delle piccole e medie imprese a favore di banche e multinazionali. Andiamo verso una nuova rivoluzione industriale, mostruosa. “La quarta rivoluzione industriale”, un altro libro di Schwab, spiega cosa deve accadere. L’uomo deve integrarsi con l’intelligenza artificiale, diventando un ibrido uomo-macchina. Questa ibridazione può essere fatta dall’esterno, con la tessera digitale, e dall’interno: con un chip. Per questo è venuta a volatilizzarsi la privacy, in ogni settore.E’ un processo legato a quest’ossessione del controllo che ha ispirato Schwab. Nei suoi testi è un elemento cardine. Porterà a un nuovo tipo di società con il fallimento del particolare e del nostro tessuto produttivo. Molti ridicolizzano questo scenario? Non c’è alcun complotto. Cosa è accaduto lo ha spiegato benissimo Warren Buffett, quando ha detto: «La lotta di classe esiste e l’abbiamo vinta noi, le élites». C’è una guerra in atto nell’informazione? Più che guerra direi che c’è una propaganda a senso unico. Accade perché le élites possiedono, oltre a tutta la ricchezza del pianeta, tutti i grandi gruppi di informazione: che sono così pochi da poter essere indicati con le dita della mano. Come la lotta di classe delle élites è stata vinta perché non aveva un antagonista, così anche la propaganda si è imposta in mancanza di antagonisti. Piuttosto oggi c’è una resistenza. Se la società è informazione, la resistenza oggi è resistenza mediatica.Con il passaggio dall’economia reale alla finanza, la lotta di classe ha cambiato segno. Nell’economia reale lo sfruttamento passava attraverso la proprietà dei mezzi di produzione; pertanto, la lotta di classe era fra padroni e operai. Nella finanza invece lo sfruttamento passa attraverso la moneta a debito. La nuova lotta di classe, quella di oggi, avviene tra le banche, che possono emettere moneta solo indebitando tutti gli altri, e il resto del popolo è oppresso dal debito. Questo “popolo dell’economia” non comprende solo gli operai, ma anche gli imprenditori, strangolati dal debito. Il serial “La casa di carta” è una grande allegoria di questa nuova lotta di classe: per questo ha avuto un così grande successo. Una banda di Robin Hood decide di svaligiare la banca centrale. Tutti pensano che usciranno da quella banca portando in spalla sacchi di banconote già stampate. Invece si barricano dentro e cominciano a stampare moneta.Nella lotta di classe tradizionale, la destra sono i padroni e la sinistra gli operai. La sinistra pertanto svolge un ruolo di parte attiva. Nella lotta di classe di oggi, la lotta è tra l’alto e il basso. Le élites oggi sono parte attiva, cioè conducono il gioco. Ma si gioca tra banche e popolo pieno di debiti. Cosa può fare, il popolo? Intanto può solo prendere coscienza. Ma la coscienza che può prendere il popolo non sembrano averla i sindacati, ancora appiattiti sul mito ottocentesco del lavoro come fonte di ricchezza. E in nome di questo lavoro sacrificano i diritti dei lavoratori. In questi due anni, poi, si è molto parlato di scienza e scienziati. Se dal lato epistemologico (cioè della filosofia della scienza) oggi la scienza si pone limiti rigorosi, dal lato della vulgata e della propaganda viene indicato come scientifico proprio ciò che si sottrae ad ogni verifica. Tutti coloro che esprimono dubbi sulla vaccinazione con i nuovi sieri sperimentali (scienziati compresi, perché la comunità è divisa) vengono additati come pazzi, untori, irresponsabili.Pensiamo ai vaccini: ci vengono imposti come scientifici senza aver terminato il ciclo di sperimentazione, previsto sul bugiardino nel 2023. Non a caso siamo obbligati a sottoscrivere il cosiddetto consenso informato per liberare da ogni responsabilità l’apparato, lo Stato, che ce li impone. È un assurdo scientifico. Inoltre, le persone vaccinate che chiedono più vaccinazioni credono che i vaccini proteggano dal virus e le vaccinazioni dal contagio. Non è così. Lo abbiamo visto dai numeri. Se i non-vaccinati fossero fanatici, come alcuni vaccinati, dovrebbero richiedere per legge l’allontanamento dei vaccinati. Diverse ricerche americane dimostrano che i Millennials e la Generazione Zeta sono quella parte della società che ha meglio accettato le misure governative di contenimento della pandemia e le campagne di vaccinazione. I Millennials sono nati e cresciuti in un grande Truman Show. Hanno imparato a usare i gadget digitali, prima di imparare a scrivere. Sono quella generazione nata e cresciuta insieme alle tecnologie digitali.I Millennials si identificano nelle tecnologie e vogliono salvare il mondo attraverso queste; sono consumatori che forse non si rendono conto di essere loro i primi ad essere consumati, perché necessari e strumentali alle web company e a chi le governa. A scuola hanno imparato gli obiettivi dell’Agenda 2030. Nel tempo libero socializzano on line e non dal vero. Questi ragazzi sono cresciuti praticando da sempre il distanziamento sociale ed il lockdown spontaneamente. Per questo li hanno accettati subito come naturali. Questa realtà era già la loro vita. E’ questo il dramma. Sta accadendo qualcosa di nuovo, in Italia? Le piazze piene di queste settimane. Per due anni siamo stati inerti, come paese, mentre tutto il mondo si ribellava. Eravamo in preda a un’ipnosi collettiva che ci paralizzava. Il Green Pass ha prodotto il miracolo. Orgogliose delle loro vittorie, le élites si sono divertite in questi anni a fare a pezzi, attraverso falsi obiettivi e un condizionamento martellante, il valore della solidarietà sociale. Ma prima sono arrivate le parole del vicequestore di Roma Schilirò, poi le piazze piene e oggi i portuali di Trieste. Mi sono commosso. Riportano in vita una parola che era cancellata dal nostro vocabolario: solidarietà. Bisogna ricominciare da lì.(Carlo Freccero, dichiarazioni rilasciate ad Antonio Amorosi per l’intrervista “La pandemia serve a distruggere l’economia, a Trieste è morta la democrazia”, pubblicata da “Affari Italiani” il 18 ottobre 2021).Sono sconvolto, a Trieste è morta la democrazia. Sono tremendamente preoccupato. La popolazione non vede il grande piano delle élites mondiali, il Grande Reset di Davos. Ne parla Klaus Schwab, il direttore del World Economic Forum nel suo ultimo libro “Covid-19, The Great Reset”. La pandemia è la motivazione giusta per mettere in atto una costrizione sanitaria, come già illustrato anni fa da Michel Foucault nel suo capolavoro “Sorvegliare e punire”, nel capitolo sul “Panottico”. La seconda tappa è la distruzione dell’economia reale. E questa passa attraverso l’Agenda Verde, la decrescita, le tasse sulle energie fossili. Pochi sanno che nel settembre 2019 la finanza mondiale era in procinto di implodere: un rischio reale di insolvenza delle banche. La soluzione, da parte delle banche centrali, è stata di emettere liquidità sui mercati, senza limiti di sorta. Ma per evitare di creare inflazione bisognava paralizzare i consumi delle popolazioni, imprigionandole nelle loro case con strumenti come i lockdown, il coprifuoco, le limitazioni ai viaggi e agli spostamenti.
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Bifarini: lockdown climatici, ora siamo davvero in pericolo
Nel Grande Reset siamo arrivati a una fase successiva, rispetto a quella sanitaria. Siamo entrati dentro una nuova narrazione. Quella sanitaria, basata sul terrore costante della malattia, della morte, va avanti ormai da circa 20 mesi, nonostante abbia raggiunto enormi risultati, inaspettati. Pensiamo che è stato istituito un Green Pass, un lasciapassare di Stato, quindi è stata legittimata la discriminazione, l’apartheid di Stato. Sono stati sdoganati concetti che mai avremmo pensato che sarebbero stati accettati dalla popolazione, come appunto questa discriminazione senza precedenti nella nostra storia moderna, se non nei tempui bui del secolo scorso. Pensiamo alla telemedicina, al telelavoro, alla teledidattica; la narrativa pandemica ha raggiunto enormi risultati, e ora è pronta alla seconda fase: ad alimentarsi di nuove paure e di nuove crisi.Nel mentre, la narrazione del terrore sanitario non sparirà completamente; continuerà e si intreccerà con delle nuove emergenze: inedite, finora, anche se in realtà prospettate da lungo periodo. Va avanti, intanto, questa vaccinazione di massa, che ha raggiunto risultati molto importanti. La narrazione dell’emergenza pandemica, ripeto, non sparirà del tutto: si andrà dileguando, affievolendo, per lasciare il posto a queste nuove narrazioni del terrore; però ce la ritroveremo sempre, a mio parere, come sottofondo, o comunque come qualcosa che si potrebbe ripresentare di volta in volta. Ormai è stata instillata una psicosi di massa, una forma ossessiva per cui siamo tutti potenzialmente untori, malati e a rischio di virus (che in realtà sono sempre esistiti, nella storia dell’uomo). Ma improvvisamente si è deciso quasi di chiudere l’uomo dentro una campana di vetro per impedirgli qualsiasi contatto.Abbiamo dovuto rinunciare alla stretta di mano, ma anche al sorriso: è quasi impossibile avere uno scambio con un’altra persona senza poter guardare il suo volto. Pensiamo ai bambini: ne vediamo tantissimi che hanno la mascherina, e magari – indotti dai genitori – pensano che sia qualcosa di divertente, come un gioco; invece è qualcosa che verrà interiorizzato, nella loro psiche, e avrà ripercussioni sulle loro relazioni e sulla loro formazione. Venti mesi sono lunghissimi: pensiamo anche alle persone che continuano a girare con la mascherina in luoghi dove non c’è nessun rischio di contagio. Ci sono forme psicotiche di “evitamento sociale” che si sono accentuate. Ma questa psicosi verrà continuamente alimentata e riproposta: ci sono stati diversi annunci, molto chiari, per cui siamo entrati in un’Era Pandemica.Ci sono già delle previsioni come quella della Spars 2025-2028, quindi una nuova pandemia; inoltre c’è tutto il business della vaccinazione, che ormai si è innescato e di certo non si può fermare. E ora, come dicevo, stiamo passando da un lockdown di tipo sanitario a possibili lockdown di altra natura: ci sarà sempre il sottofondo dell’allarme sanitario, ma ci stiamo dirigendo verso una nuova narrativa. E’ la narrativa della crisi, del terrorismo (alimentato dal mainstream) sulla questione climatica. Abbiamo già visto come, dal punto di vista delle materie prime e delle risorse energetiche, ci troviamo di fronte a una crisi: sono già aumentati in modo notevole i prezzi di gas e carbone, sono aumentati (a causa dell’inasprimento dei nuovi standard) i costi per le emissioni di CO2 per le attività industriali. E questo sta creando una crisi, in ambito energetico, che potrebbe essere davvero esplosiva, tale da creare un effetto-domino su tutta l’economia.Abbiamo già le prime avvisaglie in Cina, dove il governo sta pianificando lockdown energetici. Alcune città cinesi, inizialmente quelle dell’Est ma poi anche città come Pechino e Shangai, sono state lasciate – volutamente – senza luce, senza illuminazione, senza elettricità. Addirittura hanno chiuso persino le fabbriche, e quindi questo sta creando una serie di ripercussioni a livello economico e di esportazioni, con ricadute su tutta la filiera di approvvigionamento e sull’intera economia mondiale, che tanto dipende dalla Cina. Situazioni analoghe si stanno vivendo e materializzando anche in Germania: un video che circola sul web, diffuso dalla Tv tedesca, mostra una donna anziana che si trova a dover fronteggiare un blackout energetico, trovando un metodo per riscaldarsi riunendo anche i vicini di casa. Queste sono proprio le fasi preparative a quelle che potranno essere le nuove emergenze.Lockdown energetici: se ne parla anche in Italia. Un quotidiano come “La Stampa” sta aprendo le cosiddette Finestre di Overton: ha fatto già dei titoli che ipotizzano un Natale senza luce, un inverno a lume di candela. E questo è davvero qualcosa di inquietante, che potrebbe materializzarsi quanto prima. Tutto per una crisi energetica che ha alla base una questione climatica, proprio perché sono stati inaspriti gli standard per le quote di emissioni di CO2: l’obiettivo è la neutralità, ossia “zero emissioni” (sono gli obiettivi della famosa Agenda 2030). Non è solo un impegno dell’Unione Europea: in realtà è un’agenda mondiale, condivisa. Possiamo far risalire la sua pianificazione al Club di Roma, che produsse quello che possiamo considerare un documento-chiave per interpretare la natura del Grande Reset. Sto parlando del famoso studio, pubblicato nel 1972, sui “limiti dello sviluppo”.Lo studio fu poi demandato al Mit (il Massachusetts Institute of Technology di Boston) per uno studio molto dettagliato e scrupoloso per determinare quali sarebbero i limiti dello sviluppo. Quello studio del 1972, di circa 200 pagine, è diventato un bestseller tradotto in trenta lingue e venduto in 12 milioni di copie, in tutto il mondo. Se ne è discusso tantissimo, da parte dell’opinione pubblica: per la prima volta, quello studio dichiara come, proseguendo con l’attuale modello di sviluppo economico e demografico (quello di allora, perlomeno), l’umanità sarebbe destinata al collasso entro il XXI Secolo. Viene quindi applicato un modello matematico di tipo informatico, che ricorre allo strumento delle simulazioni. La sintesi è netta: se non riducono tutte le variabili che interagiscono tra loro (ossia: la crescita della popolazione mondiale, la crescita economica e l’inquinamento), si arriverà a una catastrofe irrimediabile, alla quale l’uomo non saprà far fronte.Quindi viene auspicata una decrescita della popolazione, considerata fuori controllo già allora (1972), quando la popolazione mondiale era circa la metà di quella odierna. Sempre secondo quello studio, la crescita della popolazione avrebbe per forza comportato una crescita dell’inquinamento, e dunque un collasso del sistema naturale. Dopo vent’anni quello studio è stato aggiornato: vengono ribaditi i concetti principali e si dichiara che i parametri sono stati addirittura superati. Quindi inizia un’escalation di appelli e l’introduzione di misure sempre più orientate a contenere il riscaldamento clinmatico, che diventa il tema dei temi, l’obiettivo principale di tutti i consessi internazionali e dei gruppi di potere, a discapito di una tutela dell’ambiente e della riduzione dell’inquinamento (che potremmo tutti condividere). E invece: il riscaldamento climatico e il contenimento della popolazione mondiale diventano le priorità ineludibili.Abbiamo visto come, in Europa, questo approccio malthusiano abbia effettivamente portato, soprattutto in paesi come l’Italia, a una decrescita della popolazione. Occorre tempo, perché si abbiano i risultati di questa pianificazione, ma ora siamo davvero giunti a una fase di denatalità. Addirittura abbiamo avuto anche l’avviso dell’Istat, una sorta di “spoiler”: l’istituto di statistica ci ha appena detto che l’Italia è un paese da 32 milioni di abitanti. E l’obiettivo è proprio questo: raggiungere uno stato in cui l’uomo è visto come un essere che inquina, come ha detto lo stesso ministro Cingolani; dato che l’uomo ha un’impronta ecologica, la popolazione mondiale deve essere contenuta, così come il modello di crescita non può più continuare a seguire il corso dello sviluppo che ha seguito finora.Lo stesso Club di Roma auspica quella che definisce “una rivoluzione copernicana delle menti”. In altre parole, la progettazione del Grande Reset di oggi risale in qualche modo a cinquant’anni fa. Quello studio del 1972 è stato una linea-guida. Pensiamo che il Club di Roma fu fondato da Aurelio Peccei, già amministratore delegato della Olivetti, la cui Fondazione pare che abbia finanziato poi la Casaleggio. Pensiamo anche che quello studio fu commissionato e pagato dalla Volkswagen, poi coinvolta nello scandalo del “Dieselgate”. Se si legge quel documento, vi si ritrovano i concetti (e anche le espressioni) che sono alla base della nuova narrazione dominante: cioè questo senso di urgenza, la tesi secondo cui ogni anno perso è quasi un crimine contro l’umanità. Gli autori esortano ad adottare un cambio radicale di mentalità, investendo tutta l’opinione pubblica.E solo attraverso la consapevolezza della gravità di quello che starebbe per accadere si potrà raggiungere l’obiettivo. Solo allora le persone potranno agire di conseguenza. Quindi aleggia continuamente questo spettro di una catastrofe imminente, che può essere scongiurata soltanto con un cambio radicale, drastico, e che richiede sacrifici, da parte dell’umanità. Vediamo quindi che la narrazione è la stessa, rispetto a quella proposta oggi. Poi ci sono anche frange di fanatici dell’ecologismo, che addirittura auspicherebbero un ritorno al livello pre-industriale della popolazione. C’è anche chi auspica che la stessa Inghilerra torni a 2 milioni di abitanti: sono eco-totalitaristi, eco-nazisti a tutti gli effetti.Nei giorni scorsi, abbiamo visto Draghi e Cingolani interagire con Greta Thunberg quasi con deferenza. Greta non è certamente una scienziata né una super-esperta in materia: è lampante tutta l’ipocrisia e il carattere contradditorio di questa narrativa. Si dice che Greta soffra di disturbi dello spettro autistico, che tendono a produrre comportamenti ripetitivi e stereotipati. Non a caso, vediamo come questa ragazza si esprima per slogan, con un’esasperazione che le è stata indotta, inculcata, di cui probabilmente non si rende nemmeno conto. Ma gli slogan che lei ripete sono, appunto, quelli del Club di Roma, che poi hanno improntato tutte le ricerche e tutte le politiche successive. Ossia: “La casa sta andando in fiamme, siamo di fronte a un disastro; voi non fate nulla di concreto, è ora di agire, non c’è più tempo”.Sono slogan che fanno presa, sulle masse. E quindi, cinicamente: quale migliore interprete, di una ragazzina che soffre di questo disturbo, e che quindi probabilmente non si renderà mai conto di essere stata manipolata? Quella della narrazione di Greta è una retorica così consunta da lasciare stupefatti, nel vedere come invece continui a far presa sull’opinione pubblica. Non a caso, alla ragazzina svedese con la sindrome di Asperger (che la rende indifesa e quindi inattaccabile: sarebbe un tabù offendere una ragazzina che ha problemi comportamentali) è stata ora affiancata l’altra icona, Vanessa, la ragazza di colore che viene dall’Africa. Quindi abbiamo tutti gli stereotipi della retorica inclusivista: si predica l’equità e, per raggiungerla – ci dice sempre il Club di Roma – occorre eliminare l’ostacolo della crescita demografica. E’ davvero una narrazione stucchevole, piena di melassa.La deferenza di Draghi e Cingolani non è nei confronti di Greta, ma – chiaramente – nei confronti del piano di cui lei è una chiara espressione, una marionetta (credo anche ignara: Greta è un puro prodotto mediatico). La deferenza è verso questo piano: che è ben preciso e si sta sviluppando ormai concretamente. La catastrofe preannunciata dovrebbe avverarsi entro il XXI Secolo: per cui non abbiamo più tempo, secondo i cosiddetti filantropi e secondo le menti di questo Green Reset. Di fatto, l’obiettivo è quello: avere una società con un nuovo modello, che sia di decrescita (infelice, più che felice). Una decrescita economica e anche demografica, tutta improntata al contenimento del riscaldamento climatico, che la scienza mainstream oggi imputa all’azione antropica.Tacitati gli scienzati che contestano questa tesi, e nonostante il fatto che l’aumento della temperatura terrestre sia minimo, tutto sarà improntato alla narrazione del controllo del riscaldamento climatico. Tutta un’economia verrà trasformata, e i rapporti umani subiranno una svolta verso una digitalizzazione, considerata più “green”. Ma allo stesso tempo, e qui si chiude il cerchio, la digitalizzazione – dei rapporti umani, dell’economia, della moneta, della sanità (con la telemedicina), della didattica, delle nostre identità (con l’identità digitale) – ci mette sempre di più in pericolo. Ai lockdown sanitari potranno aggiungersi blackout energetici, lockdown climatici e (come abbiamo appena visto) blackout informatici. Riguardo a questi ultimi, gli episodi divenuti sempre più frequenti: nei mesi scorsi il caso di SolarWinds (un’azienda americana di software), poi Colonial Pipeline (azienda petrolifera, sempre Usa), quindi il caso della Regione Lazio, e ora il blackout di Facebook. La popolazione mondiale, ormai assuefatta all’uso di Internet e dei social, viene messa davanti alla sua fragilità: da un momento all’altro, tutto ciò potrebbe venir meno.Dobbiamo stare attenti: al di là del fatto che probabilmente non sapremo mai il motivo alla base delle 6 ore di sospensione di Facebook, non dobbiamo cadere nelle strumentalizzazioni del mainstream stesso; perché c’è chi afferma che, senza la Rete, saremmo tutti più sereni. Non è così, ovviamente: proprio grazie all’utilizzo dei social, infatti, abbiamo potuto costruire delle reti, limitando il dominio monopolistico del mainstream. Ora il web subisce la censura, che prima non era presente: e anche la censura dei social fa parte del Grande Reset. E’ detto in modo esplicito: i social hanno un ruolo importante, nella limitazione delle famigerate “fake news”; quindi, la sospensione di Internet e della libera informazione è un obiettivo dichiarato. Pensiamo anche al momento in cui saremo tutti digitalizzati, e tutto dipenderà da Internet e dalla nostra connessione; ogni cosa: la nostra identità digitale, la nostra stessa moneta.Ecco, pensiamo a un caso di blackout: arriverebbe a disconnettere l’uomo stesso, che in questo nuovo corso (di Reset totale) diventa un’entità digitale che può essere accesa o spenta secondo una programmazione – che può essere spacciata per incidente o può essere un incidente effettivo (non lo sapremo mai, di fatto). Però ci troviamo sempre nell’ambito delle profezie auto-avveranti. E non a caso che a luglio ci sta stata la simulazione del Cyber Polygon 2021, aperta dallo stesso Klaus Schwab, che ha detto: «Occorre vaccinare anche Internet, perché un evento pandemico informatico potrebbe far sembrare il Covid una sciocchezza». Quindi, cerchiamo di andare oltre le apparenze. Purtroppo, abbiamo visto – a nostre spese – che tutta la narrazione del mainstream è sempre mendace e ingannevole.(Ilaria Bifarini, dichiarazioni rilasciate a Carlo Savegnago sul canale YouTube “Il Vaso di Pandora” il 7 ottobre 2021. Economista, Bifarini è autrice del bestseller “Il Grande Reset”. «La vorticosa velocità dei cambiamenti oggi in atto – dice Savegnago – non ci lascia il tempo di pensare, e quindi di capire cosa sta davvero avvenendo»).Nel Grande Reset siamo arrivati a una fase successiva, rispetto a quella sanitaria. Siamo entrati dentro una nuova narrazione. Quella sanitaria, basata sul terrore costante della malattia, della morte, va avanti ormai da circa 20 mesi, nonostante abbia raggiunto enormi risultati, inaspettati. Pensiamo che è stato istituito un Green Pass, un lasciapassare di Stato, quindi è stata legittimata la discriminazione, l’apartheid di Stato. Sono stati sdoganati concetti che mai avremmo pensato che sarebbero stati accettati dalla popolazione, come appunto questa discriminazione senza precedenti nella nostra storia moderna, se non nei tempi bui del secolo scorso. Pensiamo alla telemedicina, al telelavoro, alla teledidattica; la narrativa pandemica ha raggiunto enormi risultati, e ora è pronta alla seconda fase: ad alimentarsi di nuove paure e di nuove crisi.