Archivio del Tag ‘immunità di gregge’
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Draghi come Conte: sul Covid una marea di menzogne
Troppe balle. Il gioco delle tre carte è in scena a Palazzo Chigi, con un premier che pare aver subito una trasformazione inaspettata. Mario Draghi è davvero cambiato oppure nessuno lo conosceva così come si è manifestato. Dopo aver preso il posto di Giuseppe Conte sembrava l’Uomo della Provvidenza. E per un po’ è andata così, con la campagna vaccinale a gonfie vele. Poi, il sogno del Quirinale lo ha fatto sbattere contro la verità. Un’ambizione coccolata da troppi politici e giornalisti sembra avergli fatto perdere il senso della realtà. I sorrisini che allietavano per i più le sue conferenze stampa sembrano spariti. I partiti non gli obbediscono più se non al prezzo di estenuanti, sfibranti trattative. Il suo problema è che un grande banchiere è abituato a discutere di moneta e non conosce il fatturato democratico: è composto da voti che si rappresentano.L’obbligo vaccinale a metà è l’ultima delle balle che ci sono state propinate nel contrasto alla pandemia. È ovvio che i no vax non possono essere il modello da seguire, perché il Covid va sconfitto. Ma si sono ignorate troppe alternative in maniera incomprensibile, a partire dalle cure domiciliari e tanto altro ancora, si sta riportando tutto in ospedale, non c’è un briciolo di autocritica sugli errori commessi. Gli italiani si sono – ci siamo – vaccinati per circa il 90 per cento della popolazione. Il resto non lo fa per ideologia antivaccinista o per paura, confusione, dubbi alimentati da chi governa. Irridere, sfottere, mortificare chi non ha ancora detto sì è sbagliato, soprattutto da postazioni privilegiate come quelle istituzionali. Ed è inutile prendersela con i partiti che danno voce alle preoccupazioni dei cittadini, inclusi quanti si sono sottoposti al siero. La pandemia, la corsa al Colle, il probabile tonfo della politica e l’arrivo delle elezioni anticipate, determinano il caos voluto dalla presunzione di chi governa convinto di non sbagliare mai.Cinque grandi balle stanno facendo precipitare Draghi in un tunnel simile all’agonia del secondo governo di Giuseppe Conte. La luna di miele del premier col popolo italiano pare essere finita da un pezzo. C’è un’impressionante continuità con Conte, anche allora c’era tanta propaganda che continua pure adesso. Ricordatelo il tempo in cui ci si invitava a dare fiducia, si giurava che con i vaccini saremmo tornati alla normalità. Prima si diceva che bastava il 70 per cento di vaccinati, e l’80 ci avrebbe catapultato nell’immunità di gregge. E poi ogni giorno percentuali oscillanti sul siero. Ma all’indietro. 95, 80, 65, 35 per cento. E tutti noi stralunati a leggere le cifre. La seconda grande balla per la quale i volantini erano distribuiti dalle legioni capitanati dai virologi televisivi e canterini era quella sul vaccinato che non poteva contagiarsi né contagiare. Ecco il braccio, dottore, mi punturi. Poi abbiamo scoperto che si può finire anche in terapia intensiva. «Forma lieve».Terza balla. Mica ci siamo dimenticati che per noi vaccinati finiva la stagione del tampone. «È pandemia di non vaccinati». Veramente pare riguardare anche altri ed è insopportabile davvero. La bugia numero quattro della Draghi’s band ha ruotato attorno al magico Green pass, propagandato in forma mini, maxi e super. Farà partire l’economia: le attività ricominciano a chiudere. Salverà il Natale. Mai lo abbiamo trascorso con tanta tristezza. Nessun rischio contagi. Balla clamorosa. Infine, al quinto posto, lo stato d’emergenza. Ormai siamo oltre i due anni e già possiamo immaginare che non si fermerà neppure al 31 marzo, visto che per l’obbligo vaccinale Draghi ha proposto un limite a giugno. Poi, speriamo che non sia prevista la fucilazione.(Francesco Storace, “Le cinque bugie di Draghi. Vaccini, contagi, green pass…”, da “Il Tempo” del 7 gennaio 2022).Troppe balle. Il gioco delle tre carte è in scena a Palazzo Chigi, con un premier che pare aver subito una trasformazione inaspettata. Mario Draghi è davvero cambiato oppure nessuno lo conosceva così come si è manifestato. Dopo aver preso il posto di Giuseppe Conte sembrava l’Uomo della Provvidenza. E per un po’ è andata così, con la campagna vaccinale a gonfie vele. Poi, il sogno del Quirinale lo ha fatto sbattere contro la verità. Un’ambizione coccolata da troppi politici e giornalisti sembra avergli fatto perdere il senso della realtà. I sorrisini che allietavano per i più le sue conferenze stampa sembrano spariti. I partiti non gli obbediscono più se non al prezzo di estenuanti, sfibranti trattative. Il suo problema è che un grande banchiere è abituato a discutere di moneta e non conosce il fatturato democratico: è composto da voti che si rappresentano.
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Covid, un anno di bugie: nessuno di loro sarà perdonato
È passato esattamente un anno dal “glorioso” V-Day, il giorno in cui sono iniziate le vaccinazioni di massa in Italia. Quelle famose vaccinazioni che “entro l’estate ci permetteranno di sconfiggere il Covid e di tornare alla normalità”. Invece siamo a dicembre, il Covid non è affatto stato sconfitto, e la normalità ormai non ci ricordiamo nemmeno che cosa sia. Durante questi 12 mesi abbiamo visto cambiare la narrazione ufficiale sul vaccino in maniera imbarazzante: Il vaccino immunizza al 94% ed è per sempre. No anzi, immunizza al 70%, ma ci vogliono due dosi. No scusate, immunizza poco più del 50%. In realtà solo il 39%, quindi ci vuole la terza dose; e poi la quarta e la quinta. In verità il vaccino non immunizza, ma riduce il contagio. Non riduce il contagio, ma almeno non ti ammali. Ti ammali, ma non finisci intubato. Finisci intubato, ma non muori. Ok, puoi anche morire, ma molto meno di prima.Parallelamente, anche la narrazione sulla famosa “immunità di gregge” è cambiata nel corso dell’anno. Prima “la scienza” ci parlava di raggiungere un 65-70% di vaccinati per sconfiggere il virus. Poi siamo passati all’80%. Una volta raggiunto quello – visto che il virus continuava a circolare – l’asticella è stata spostata al 90%. E ora che stiamo arrivando al 90%, e il virus circola esattamente come prima, si comincia a dire che “solo vaccinando il 100% della popolazione vinceremo questa battaglia”. Di converso, nel corso del tempo abbiamo avuto una escalation delle restrizioni uguale e contraria: ovvero, man mano che l’efficacia del vaccino mostrava di calare, venivano aumentate le restrizioni per quelli che il vaccino non se lo vogliono fare. Prima il greenpass semplice, per andare al cinema o in pizzeria. Poi lo stesso greenpass esteso a tutti i lavoratori. Poi il super greenpass (che equivale a vaccinazione obbligatoria) per chi lavora nella scuola, oppure per cinema e ristoranti.Oggi siamo arrivati al punto che il cittadino non vaccinato, che non ha mai violato nessuna legge, non possa nemmeno andare al bar a bersi un caffè in santa pace. Per la prima volta nella storia, la colpa di un medicinale che non funziona è stata data a quelli che non lo usano. Nel contempo, abbiamo assistito ad una campagna di criminalizzazione del non vaccinato da fare invidia alle leggi razziali del secolo scorso: ormai non c’è trasmissione televisiva o radiofonica in cui il non vaccinato venga additato come un untore, un essere indegno di vivere nella società, un paria, una persona da cui è indispensabile tenersi alla larga. Naturalmente, questa criminalizzazione è ciò che serve per giustificare agli occhi del pubblico le restrizioni ai non vaccinati. E le restrizioni ai non vaccinati servono a mantenere in uso il greenpass, che è il vero scopo ultimo di tutta questa operazione: renderlo permanente, con modalità ed usi ancora tutti da scoprire.Ma non c’è soltanto la bugia del “vaccino salvifico” ad aver dominato le cronache di quest’anno. C’è anche un’altra bugia, molto più grave e strisciante, che avviene per omissione: ovvero tutto quello che non ci è stato detto sulle reazioni avverse. La regola generale, sui media mainstream, è stata fin dall’inizio quella di negare categoricamente le reazioni avverse gravi (morte o danni permanenti). Le reazioni avverse gravi comparivano soltanto sui giornali locali, ma sui media nazionali venivano ignorate sistematicamente. Ricordiamo tutti l’imbarazzo di Mentana & company nel negare disperatamente “una qualunque correlazione” durante il periodo dei trombi di AstraZeneca. Solo per riassestarsi più tardi su un più mite “sì, ma i benefici superano comunque i rischi”, quando finalmente la correlazione divenne innegabile per tutti. Ma i danneggiati da vaccino sono rimasti comunque un argomento tabù su tutte le televisioni italiane.Naturalmente, se i dati reali dei danni da vaccino venissero diffusi sui media nazionali con la stessa insistenza e precisione con cui vengono diffusi ogni giorno i dati dei “nuovi contagiati”, la campagna vaccinale sarebbe morta e sepolta ormai da molti mesi. Tutto ciò non si può avere, perchè è Big Pharma che comanda. Per cui da un lato si continua a magnificare come “salvifico” un vaccino che, nella migliore delle ipotesi, riduce appena l’impatto della malattia, mentre dall’altro si continuano a nascondere sotto il tappeto le centinaia di migliaia di morti o danneggiati permanenti in tutto il mondo. Il massacro continua. E fra poco toccherà ai bambini, che saranno sacrificati sull’altare del dio vaccino esattamente come venivano sacrificati gli innocenti agli dèi migliaia di anni fa. Ma verrà un giorno in cui verrà scritta la vera storia di questo Covid. E in quel giorno noi ci ricorderemo di tutti coloro che, per menzogna o per omissione, per compiacenza o per interesse personale, si sono resi complici di questa operazione criminale su scala globale. Nessuno sarà perdonato. Nessuno sarà risparmiato.(Massimo Mazzucco, “Un anno di bugie”, dal blog “Luogo Comune” del 27 dicembre 2021).È passato esattamente un anno dal “glorioso” V-Day, il giorno in cui sono iniziate le vaccinazioni di massa in Italia. Quelle famose vaccinazioni che “entro l’estate ci permetteranno di sconfiggere il Covid e di tornare alla normalità”. Invece siamo a dicembre, il Covid non è affatto stato sconfitto, e la normalità ormai non ci ricordiamo nemmeno che cosa sia. Durante questi 12 mesi abbiamo visto cambiare la narrazione ufficiale sul vaccino in maniera imbarazzante: Il vaccino immunizza al 94% ed è per sempre. No anzi, immunizza al 70%, ma ci vogliono due dosi. No scusate, immunizza poco più del 50%. In realtà solo il 39%, quindi ci vuole la terza dose; e poi la quarta e la quinta. In verità il vaccino non immunizza, ma riduce il contagio. Non riduce il contagio, ma almeno non ti ammali. Ti ammali, ma non finisci intubato. Finisci intubato, ma non muori. Ok, puoi anche morire, ma molto meno di prima.
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Magaldi avverte Draghi: avanti così, e addio Quirinale
Caro Mario Draghi, attento a come ti comporti: avanti così, e il Quirinale lo vedrai col binocolo. Sarai infatti impallinato da tanti, insospettabili franchi tiratori, che – nel caso – agiranno come quando, nella corsa al Colle, fu ingloriosamente silurato Prodi. Il messaggio al “fratello Mario” è esplicito. Lo firma, mettendoci la faccia, Gioele Magaldi, autore del libro “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente dei circuiti massonici “progressisti”, da sempre contrari alle politiche di austerity a lungo perseguite dall’ex capo della Bce. Nella sua visione politologica, anche sulla scorta di cospicue rivelazioni (mai smentite da nessuno), Magaldi propone una particolare lettura degli eventi storico-politici, partendo dal ruolo delle superlogge sovranazionali, elusive e determinanti. Una galassia bifronte di entità che, dietro le quinte, condizionerebbero i governi, nello scontro intestino – ultradecennale – che schiera da un lato i fautori del neoliberismo economico e della post-democrazia di segno “neoaristocratico”, e dall’altro i supermassoni che si dichiarano paladini della prospettiva post-keynesiana e del progressivo sviluppo degli spazi di cittadinanza democratica.Prima ancora che fossero i sindacati ad alzare la guardia, contestando la severità dell’annuncia riforma delle pensioni, Magaldi ha colto in un dettaglio – il rifiuto di prorogare i bonus edilizi per le facciate degli edifici, richiesto dal ministro Franceschini – il segno dell’ipotetica retromarcia che, dice, a Draghi potrebbe costare carissima: cioè l’addio alla presidenza della Repubblica, che è la meta a cui mira l’ex super-banchiere. «Sulla corsa al Colle vi sono molti depistaggi», premette Magaldi, in video-chat con Fabio Frabetti di “Border Nights” il 25 ottobre: «Essendo io stesso parte di un piano, insieme ad altri, per portare Draghi al Quirinale, vi posso dire che l’idea che prosegua a fare il presidente del Consiglio è una falsa pista». Racconta Magaldi: «Ci sono tre strategie diverse, ognuna con un suo piano di depistaggio, con le quali – come in una partita a scacchi – Draghi conta di ascendere al Colle». Ma, se non cambia musica, «la strada per il Quirinale gli verrà sbarrata e sabotata, sicuramente da parte dei massoni progressisti». Come? Ricorrendo al cecchinaggio del “fuoco amico”, coperto dall’anonimato.«Al “fratello” Draghi – dice Magaldi – voglio ricordare che in Parlamento ci sono molte persone che, per così dire, hanno dei debiti verso qualcuno, e questi debiti vengono reclamati; ed è così che, poi, emergono i franchi tiratori verso questo o quel candidato». Aggiunge: «Auspichiamo che non serva risvegliare, richiamare questi debiti, e quindi invitare alcuni insospettabili franchi tiratori a impallinare l’elezione di Draghi». Un avvertimento estretamente preciso. Motivato da che cosa? Proprio dalla risposta rifilata a Franceschini sui bonus edilizi, decisivi per il rilancio dei borghi storici e quindi del turismo. «Dire che “non ci sono abbastanza soldi”, che “la coperta è troppo corta”, significa ritornare a un paradigma della penuria, quello dell’austerity», sottolinea Magaldi: «I denari non dovrebbero mai essere un problema, come lo stesso Draghi aveva spiegato ai giornalisti allarmati per il crescente indebitamento dell’Italia. Aveva chiarito loro che uno Stato non può mai essere insolvente, e che il “debito buono”, cioè produttivo (in termini di Pil, occupazione e infine anche tasse), non deve preoccupare».Ora, rimettersi invece ad agitare lo spettro del debito – contraddicendo la linea esposta dal “nuovo” Draghi negli ultimi due anni – significa rilanciare «una vecchia canzone stonata, liberista e poi neoliberista: una ricetta che non ha mai funzionato». Va ricordato che lo stesso Magaldi non ha certo fatto sconti, a Mario Draghi: nel libro “Massoni” lo presenta come autorevole esponente di ben cinque superlogge internazionali di matrice reazionaria, imputandogli una serie inerarrabile di malefatte: dalle privatizzazioni selvagge all’epoca del Britannia fino allo spietato rigore europeo. Per contro, sempre Magaldi era stato il primo – due anni fa – a segnalare l’inversione di rotta: Draghi avrebbe espresso la volontà di abbandonare i vecchi sodali, arrivando a dire – ancora da presidente della Bce – che sarebbe stato utile azzerare tutte le politiche dell’euro-austerità, ricorrendo persino alla Modern Money Theory (emissione illimitata di denaro, a costo zero). Tesi rilanciata nella drammatica primavera del 2020, in un editoriale sul “Financial Times” che ha fatto il giro del mondo: basta, con la storica demonizzazione il debito; è il momento di investire somme immense sul rilancio dell’economia, senza badare a spese.Una svolta insincera, se ora Draghi si rimette a denunciare proprio il deficit? «Non penso che Draghi abbia mentito a noi massoni progressisti, prendendoci in giro», ragiona Magaldi. «Non credo che la svolta annunciata due anni fa fosse solo un mezzo per accreditarsi e farsi perdonare le brutte performance del suo passato. Nel caso, certo, mi arrenderò all’evidenza; ma non voglio credere a questo». Alcuni dicono: come si fa a fidarsi di un “lupo” come Draghi? «Rispondo laicamente: va bene chiunque, a prescindere dai suoi trascorsi, se a un certo punto intende intraprendere un percorso virtuoso». Dice ancora Magaldi: «Io no ho pregiudizi, e penso che il problema di Draghi è che si stia barcamenando: soggetto a mille pressioni, ha scelto di rimanere anche un po’ ambiguo rispetto ai suoi vecchi sodali neoaristocratici, anche perché ci sono i fondi europei da ricevere». Come dire: forse, la “stoccata” a Franceschini serve a non insospettire troppo i suoi ex amici, gli arcigni guardiani del rigore. Come per indurli a pensare: ha solo fatto finta, di aver cambiato casacca, ma in realtà è sempre “uno dei nostri”.«Credo cioè che Draghi stia cercando di confondere le acque», insiste Magaldi, che comunque avverte: «Capiamo tutto, ma c’è un limite: se rendi concreto il fatto che “non puoi spendere”, su una cosa importante, “perché i soldi non bastano”, allora stai tornando a un paradigma antico. E qui nasce un problema enorme, più grave di quello creato dal Green Pass». Ovvero: «Il “non ci sono abbastanza soldi” avrebbe conseguenze più esiziali rispetto a quelle del Green Pass, che comunque tra qualche mese non esisterà nemmeno più». Certo, riconosce Magaldi: il “lasciapassare” è ingiusto, per chi deve lavorare. «Ma che dire di chi un lavoro non ce l’ha neppure, perché non si sono ancora create le condizioni per un vero rilancio economico che garantisca più occupazione?». Beniteso: il Movimento Roosevelt (presieduto da Magaldi) resta assolutamente contrario al “lasciapassare”, come esplicitamente messo per iscritto già lo scorso 2 agosto. «Siamo contrari al Green Pass e, con i nostri avvocati, ora aiuteremo legalmente chiunque voglia resistere a questa vessazione: è uno strumento ipocrita, ideato per costringere le persone a vaccinarsi, senza che il governo si assuma le responsabilità che un obbligo vaccinale comporterebbe».Sul tema Covid, Magaldi si è espresso ripetutamente, nei mesi scorsi: «Il paese è stato travolto dalle peggiori politiche emergenziali messe in piedi col pretesto di contrastare un virus caratterizzato da un’alta contagiosità, ma con una letalità piuttosto bassa. Nulla che potesse giustificare in alcun modo il “terrorismo sanitario” a reti unificate. Ed è interessante che persino il mainstream abbia ora dato spazio all’ultimo report dell’Istituto Superiore di Sanità, secondo cui le persone morte solo a causa del virus (e non anche di altre patologie) non sono le 130.000 sbandierate, ma circa 3.700, appena». Come affrontare la pandemia? «Sarebbe stato meglio mettere in sicurezza i soggetti fragili (consigliando loro di isolarsi, ma senza obbligarli) e favorire una contaminazione tra i più forti, agevolando così il processo di immunizzazione naturale collettiva». Ancora oggi, Magaldi non ha digerito le imposizioni del governo Conte: «Personalmente trovo che lockdown e coprifuoco fossero misure peggiori del Green Pass, più inaccettabili». E Draghi? «Lo capisco: credo che abbia fatto ricorso al Green Pass (che, ripeto, non approvo) solo per poter essere libero di riaprire velocemente il paese e rilanciare l’economia».E’ nota l’analisi prospettica che l’autore di “Massoni” ha offerto, riguardo alla manipolazione della crisi-Covid: dietro, vi scorge la mano della stessa élite (che definisce massonica e “neoaristocratica”) che architettò l’omicidio di John Kennedy e il golpe in Cile, fino all’apotesi terroristica dell’11 Settembre e alle imprese dell’Isis. Ultima mossa: la paralisi del pianeta per via “pandemica”, con l’obiettivo di trasformare la dittatura cinese – sorretta sempre da quell’élite reazionaria – in possibile modello per un Occidente non più democratico, spaventato col “terrorismo sanitario” e ridotto in condizioni di sottomissione, con risvolti orwelliani. Di qui una serie di contromosse in atto, dal fronte “progressista” (che sostenne Trump nel 2016), fino all’opzione incarnata dal “nuovo” Draghi. Perché sarebbe un bene, se approdasse al Quirinale? Per Magaldi, «potrebbe dare all’Italia una centralità che il nostro paese non ha mai avuto». In teoria, il momento è propizio: «Tanti personaggi negativi, finalmente, stanno venendo meno».In Germania, il “falco” Jens Weidmann ha dovuto lasciare la Bundesbank, e la stessa Angela Merkel è appena uscita di scena. Quanto alla Francia, le quotazioni di Macron sono in drammatico ribasso. Draghi al Quirinale per sette anni, dunque? Sì – ribadisce il leader “rooseveltiano” – ma ad una condizione: che non tradisca gli impegni presi coi “progressisti”, visto che quello che sta accadendo oggi è «qualcosa di molto più grave e pericoloso del Green Pass». Chiosa Magaldi, ribadendo il suo monito: «Se non si trova un ragionevole compromesso sulla storia del bonus edilizio per le facciate (una vicenda ormai simbolicamente importante), e se Draghi in questi prossimi mesi non si preoccupa di dare segnali inequivocabili per confermare di aver effettivamente sposato il paradigma post-keynesiano, senza lasciare più che si sospetti che vi sia invece un suo ritorno al passato, vi posso dire che il “fratello Mario” fallirà l’elezione al Quirinale».Caro Mario Draghi, attento a come ti comporti: avanti così, e il Quirinale lo vedrai col binocolo. Sarai infatti impallinato da tanti, insospettabili franchi tiratori, che – nel caso – agiranno come quando, nella corsa al Colle, fu ingloriosamente silurato Prodi. Il messaggio al “fratello Mario” è esplicito. Lo firma, mettendoci la faccia, Gioele Magaldi, autore del libro “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente dei circuiti massonici “progressisti”, da sempre contrari alle politiche di austerity a lungo perseguite dall’ex capo della Bce. Nella sua visione politologica, anche sulla scorta di cospicue rivelazioni (mai smentite da nessuno), Magaldi propone una particolare lettura degli eventi storico-politici, partendo dal ruolo delle superlogge sovranazionali, elusive e determinanti. Una galassia bifronte di entità che, dietro le quinte, condizionerebbero i governi, nello scontro intestino – ultradecennale – che schiera da un lato i fautori del neoliberismo economico e della post-democrazia di segno “neoaristocratico”, e dall’altro i supermassoni che si dichiarano paladini della prospettiva post-keynesiana e del progressivo sviluppo degli spazi di cittadinanza democratica.
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Draghistan, il regime del ricatto: nessuno peggio di noi
Chi è che dà di matto sul Covid, Mario Draghi o Zoran Milanović? Quest’ultimo nome non appare mai, nei media italiani, chiusi nella loro bolla provinciale. Figuriamoci se lo pronunciano i parlamentari, i governanti, prigionieri di questa bolla e pronti a imprigionarvi tutti gli italiani. Milanović è semplicemente il presidente della Croazia, un paese membro dell’Unione Europea, della Nato, del Consiglio d’Europa. E’ un esponente storico del Partito Socialista Europeo, lo stesso di tanti illustri colleghi di questo Parlamento schiacciato dai decreti. Ebbene, il 10 settembre scorso, il signor Milanović ci ha spiegato in modo chiaro quanto di più antitetico si possa immaginare, rispetto al Green Pass nostrano. Pur in un discorso in cui valorizza l’opportunità del vaccino, infatti, il presidente croato dice, testualmente: «Il delirio dei media per il Covid-19 è eccessivo. Dovremmo conoscere lo scopo di tutto questo delirio. Se qualcuno mi dice che l’obiettivo è sradicare completamente il coronavirus, gli dirò che è una follia: è impossibile. Ciò che conta ora è l’adeguamento e la ripresa della vita normale». E aggiunge: «E’ folle sostenere la cultura ossessiva della sicurezza».Sottolineo: la cultura ossessiva della sicurezza. Dice ancora Milanović: «Nessuno può essere assolutamente sicuro e protetto, non c’è vita senza il rischio di malattie». Puntando sui media, Milanović aggiunge: «Quel che fanno equivale a seminare il panico. E sono gli unici a farlo, dall’inizio della pandemia. Semplicemente, non esiste una sicurezza assoluta che escluda ogni possibilità di ammalarsi. Le persone sviluppano migliaia di malattie più gravi, mentre da un anno e mezzo commentiamo soltanto il Covid. Da mesi sento solo pareri senza senso». E chiude così: «Basta, tormentare la gente chiedendo ossessivamente di vaccinarsi a chi non vuole». Molti di voi, chiusi nella bolla tutta italiana della paura, la bolla esclusivamente italiana della paura, si chiederanno: ma è diventato matto, questo presidente? Non è mica saggio come i nostri capi, che ci dicono che dobbiamo avere tanta paura, “paurissima”. E’ stato proprio Draghi, infatti a dire: «Non ti vaccini? Ti ammali e muori, oppure fai morire gli altri. Non ti vaccini, contagi, così lui e lei muoiono». Sembra una vecchia gag.E mentre sillabava questa paura primordiale della morte, senza distinzioni tra gli anziani che rischiano e i ragazzini che non rischiano nulla, ha giustificato il Green Pass più rigido del pianeta, il lasciapassare più opprimente e illogico, la limitazione più vasta e senza precedenti, in tutto l’Occidente, delle libertà personali, del lavoro, della scuola, dell’università, del viaggio. Non contenti, Draghi e gli altri suoi profeti della paura hanno esteso sempre di più un sistema di estorsione, quella che Milanović avrebbe chiamato “cultura ossessiva della sicurezza”. Allora ripeto la domanda, ma stavolta per tutti i paesi europei e tutti i governi del continente: chi è il folle, sul Covid, Mario Draghi o Zoran Milanović? Be’, questo referendum europeo è stato già fatto. Nessun paese si sogna di chiedere, alle persone sane, le cose che chiede – anzi, impone – il governo Draghi. Nessun governo fomenta la paura per far dimenticare, nel mentre, i regali miliardari che i tecnocrati di Draghi fanno agli oligarchi che si mangiano le autostrade e le banche.Nessun governo europeo si è voluto spingere dove si spinge il governo italiano, e nessuno ha gestito le cose in modo peggiore: tutti hanno sostanzialmente meno contagi e meno morti. Forse perché trattano le persone come cittadini, non come sudditi. E forse credono nella normale persuasione, non nel bullismo. Noi de “L’Alternativa” vediamo, già ora, 46 alternative: gli altri 46 membri del Consiglio d’Europa fanno meglio. Il governo Draghi ha ingabbiato, unico al mondo, un’intera Repubblica nata libera, trasformandola in un sistema che ha trasformato ogni casa in una dogana, ogni ufficio in una frontiera, ogni scuola in un check point, ogni aula in un confine, ogni piazza in una succursale della questura, ogni mensa in una segregazione. Mentre i cittadini di mezzo mondo vengono liberati dalle restrizioni, i sudditi del Draghistan sono gravati ogni settimana di nuovi ricatti. E quest’ultimo decreto è l’apoteosi dei ricatti, perché oltre ai cittadini ricatta il “tempio della democrazia”, il Parlamento, che non può più discutere né correggere nulla, bombardato dai voti di fiducia.Viene promessa una cosa impossibile, l’immunità di gregge, mentre quello che si vuole davvero – coi voti di fiducia a raffica, sulla riforma della giustizia – è l’impunità di gregge. Vogliono mettere mano al bilancio dello Stato con la riorganizzazione del Recovery Plan, per consegnare i piani miliardari a degli avventurieri che cianciano di transizioni ecologiche e sanitarie per creare le condizioni della loro impunità, se qualche giudice vorrà mettere becco nelle loro scorribande. Ecco perché a Draghi, e a tutta questa maggioranza irresponsabile, non serve un paese che si riprende davvero: serve un paese impaurito, un paese esausto. Serve un popolo che, per non cadere nell’indigenza, deve credere e obbedire – combattere no, quello mai. Il governo Draghi vuole un popolo passivo che accetti di avere una libertà a rate, che non discuta mai questo stato di emergenza interminabile, mentre altrove è già terminato. Vuole educare una generazione di giovani a essere pronta a terze e quarte dosi, in cambio di briciole di libertà.Se ne parla con una leggerezza che fa venire i brividi: nessun principio di prudenza. Ministri che non saprebbero distinguere un virus da un paracarro sono già certi che tutto sarà sicuro anche per i bambini. Senza nessun criterio scientifico estendono il Green Pass per i vaccinati da 9 a 12 mesi: neanche i pubblicitari della Pfizer sono così spudorati. E almeno, loro fanno il mestiere. Vorrei chiedere a Speranza: ma lei che mestiere fa, signor ministro, oltre a fare il Ministro della Paura? Non sa che contagiamo anche da vaccinati? E allora non ha senso, il Green Pass. In tutta Europa i tamponi sono praticamente gratis: lo volete riconoscere, questo? Si trovano a ogni angolo di strada, e non si assilla la gente. Perciò le adesioni ai vaccini avvengono nel rispetto della dignità umana. Invece, qui in Italia i prezzi dei tamponi sono il paradiso degli speculatori sanitari, oltre ogni giustificazione economica o scientifica. È un ricatto politico da estorsori ed eversori, particolarmente odioso verso i poveri. Ed è anche una forma di austerity mascherata, che dà al governo l’immenso potere di sacrificare interi settori economici. Qualcuno, ai piani alti – con banche compiacenti – comprerà le aziende fallite a prezzo vile.C’è un problema-democrazia: sentiamo una marea di personalità che “scomunicano” con furore ogni forma di dissenso. Quel che proponiamo è un ritorno alla scienza, alla razionalità, al buon senso. Basta, con questo maccartismo fuori tempo. L’Italia ha meno dell’1% della popolazione mondiale, ma crede fortemente che, anche per il rimanente 99% dell’umanità, la questione Covid sia affrontata negli stessi modi, con le stesse “virustar” a dominare gli schermi. Vi diamo una notizia: fuori dalla bolla-Italia, esiste un mondo intero “Burioni free”. Un mondo che ha sì cambiato, com’è giusto, la propria profilassi, ma fa meno drammi: e fa stare meglio la gente. E non si sogna di manomettere le libertà con un Green Pass che può prestarsi a ogni abuso. Ogni tanto l’Italia vuole sperimentare l’originalità di nuove misure autoritarie, con il plauso di un sistema dei media che ormai “vuole i colonnelli”, impedendo al popolo di conoscere le libertà godute da altri paesi. E finisce per sperimentare le solite vecchie catastrofi. Non andrà tutto bene: noi non daremo il Green Pass al governo della catastrofe. Ora più che mai occorre che costruiamo l’Alternativa alla catastrofe.(Pino Cabras, “Noi siamo l’alternativa a questo governo della catastrofe”, discorso pronunciato in una conferenza alla Camera il 22 settembre 2021. Eletto deputato coi 5 Stelle e poi fuoriuscito dal gruppo grillino, Cabras – storico collaboratore di Giulietto Chiesa – è l’animatore del neonato movimento “L’Alternativa c’è”).Chi è che dà di matto sul Covid, Mario Draghi o Zoran Milanović? Quest’ultimo nome non appare mai, nei media italiani, chiusi nella loro bolla provinciale. Figuriamoci se lo pronunciano i parlamentari, i governanti, prigionieri di questa bolla e pronti a imprigionarvi tutti gli italiani. Milanović è semplicemente il presidente della Croazia, un paese membro dell’Unione Europea, della Nato, del Consiglio d’Europa. E’ un esponente storico del Partito Socialista Europeo, lo stesso di tanti illustri colleghi di questo Parlamento schiacciato dai decreti. Ebbene, il 10 settembre scorso, il signor Milanović ci ha spiegato in modo chiaro quanto di più antitetico si possa immaginare, rispetto al Green Pass nostrano. Pur in un discorso in cui valorizza l’opportunità del vaccino, infatti, il presidente croato dice, testualmente: «Il delirio dei media per il Covid-19 è eccessivo. Dovremmo conoscere lo scopo di tutto questo delirio. Se qualcuno mi dice che l’obiettivo è sradicare completamente il coronavirus, gli dirò che è una follia: è impossibile. Ciò che conta ora è l’adeguamento e la ripresa della vita normale». E aggiunge: «E’ folle sostenere la cultura ossessiva della sicurezza».
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Vanden Bossche: vaccini-suicidio, la pagheremo cara
Questi vaccini-Covid sono un vero suicidio di massa: un errore che pagheremo carissimo. Lo afferma il professor Geert Vanden Bossche, virologo di grande esperienza internazionale, in prima linea nella produzione dei vaccini. Già docente universitario in Belgio e in Germania, Vanden Bossche ha lavorato ai vaccini Gsk, Novartis e Solvay. A lungo attivo nella Bill & Melinda Gates Foundation e nella Gavi, rappresentando anche l’Oms, ha contestato la sicurezza del vaccino contro l’Ebola. Capo dello sviluppo sui vaccini del Centro tedesco per la ricerca sulle infezioni e attualmente è cosulente di Biotech Vaccine, Vanden Bossche contesta radicalmente la campagna in corso. Spiega: la vaccinazione di massa nel mezzo di una pandemia promuove la selezione e l’adattamento di “varianti di fuga immunitaria”, caratterizzate da un aumento di infettività e resistenza agli anticorpi diretti contro la proteina spike, diminuendo così la protezione nei vaccinati e compromettendo i non vaccinati.«Questo già spiega perché il programma di vaccinazione di massa dell’Oms non solo non è in grado di generare l’immunità di gregge, ma porta anche a una sostanziale erosione della protezione immunitaria potenziale della popolazione». Questo, perché la vaccinazione di massa universale «promuoverà presto la propagazione dominante di “varianti di fuga” dagli anticorpi neutralizzanti altamente infettive», e quindi «non offrirà più alcuna protezione agli individui immunizzati». Nel frattempo, «un’elevata pressione infettiva continuerà a mettere sotto pressione il sistema di difesa immunitaria innato dei non vaccinati». In altre parole: più persone saranno vaccinate, e peggio sarrà per tutti. «Ogni ulteriore aumento dei tassi di copertura vaccinale contribuirà ulteriormente a forzare il virus verso la resistenza. E l’aumento dell’infettività del virus, combinata con l’evasione dall’immunità antivirale, comporterà inevitabilmente un ulteriore tributo da pagare in termini di salute e vite umane».Secondo Geert Vanden Bossche, come riportato in un intervento ripreso da “Voci dall’Estero”, per «prevenire la rapida diffusione di varianti selezionate di “fuga immunitaria” nell’intera popolazione, vaccinata o meno», è assolutamente necessario «interrompere immediatamente il programma di vaccinazione di massa». Va sostituito con un farmaci antivirali e terapie precoci. E’ un fatto: «Parallelamente alla vaccinazione universale, la prevalenza di ceppi più infettivi è aumentata rapidamente». Attenzione: «Contrariamente ai vaccini vivi, quelli prodotti dalle moderne tecnologie vaccinali non riescono a indurre l’immunità sterilizzante». Questa omissione, spiega lo scienziato, porta inevitabilmente alla selezione e all’adattamento di varianti sempre più infettive, e alla fine costringe il virus – per poter sopravvivere – a resistere alle barriere che gli vengono frapposte.«Come abbondantemente riportato in letteratura, i soggetti vaccinati non solo diffondono varianti di Sars-CoV-2, ma ora stanno anche sviluppando sempre più infezioni sintomatiche». E così, spiega il professore, «gli alti tassi di copertura vaccinale alla fine trasformano le popolazioni in eccellenti terreni di coltura per questo tipo di varianti resistenti al vaccino». Secondo Vanden Bossche, «la circolazione delle varianti altamente infettive sarà ancora molto problematica, poiché il loro contributo alla pressione infettiva virale complessiva non può più essere mitigato né nei vaccinati, né in coloro che hanno precedentemente contratto la malattia Covid-19». Quanto ai vaccinati, anche se i loro anticorpi naturali non vengono più soppressi, «ora diventano ancora più vulnerabili rispetto all’inizio della pandemia, perché le varianti in circolazione che oggi si trovano ad affrontare hanno acquisito un livello più elevato di infettività».Più aumenterà la pressione immunitaria a livello di popolazione, più è probabile che le varianti selezionate naturalmente e più infettive troveranno un terreno fertile adatto alla loro espansione, e più velocemente queste varianti più infettive inizieranno a prevalere. «Quanto più velocemente le varianti infettive in circolazione continueranno a riprodursi, sino a diventare la popolazione virale dominante, tanto più rapidamente aumenteranno i tassi di morbilità e mortalità, prevalentemente nella parte non vaccinata della popolazione». Sempre secondo il parere del professore, l’estensione della campagna vaccinale produrrà varianti sempre più problematiche. Per questo, dice, «è ragionevole concludere che il proseguimento della vaccinazione di massa porterà inevitabilmente a tassi di morbilità e mortalità relativamente più elevati nei vaccinati rispetto ai non vaccinati».Il rafforzamento della difesa immunitaria innata della popolazione, aggiunge, diventerà ancora più importante quando le varianti più infettive (resistenti ai vaccini) diventeranno dominanti. Ciò significa che l’immunità di gregge resterà un miraggio. «È difficile immaginare come la somministrazione di un vaccino di richiamo “aggiornato” possa non far altro che far precipitare la resistenza virale». La campagna vaccinale, per Vanden Bossche, sembra quindi destinata a costare salatissima, in termini di vite umane. «Vi è quindi l’obbligo morale ed etico di procedere immediatamente con un piano d’azione chiaro, dichiarato un’emergenza sanitaria pubblica di interesse internazionale». Primo punto: «Stop alla vaccinazione di massa». E quindi: «Non procedere con richiami di vaccinazioni aggiornate». La soluzione? Farmaci antivirali. Testualmente: «Implementare una chemioprofilassi antivirale a livello globale per ridurre la pressione infettiva virale».Aggiunge il professore: «Occorre fornire – a costo zero – un trattamento multifarmaco precoce a tutti i pazienti che ne hanno bisogno». E intanto «lanciare campagne per promuovere diete e stili di vita sani», cercando di «guadagnare tempo per lo sviluppo di uno sterilizzatore immunologico universale», anche perché «non c’è modo che la pandemia di Sars-CoV-2 possa essere controllata dagli attuali, imperfetti vaccini C-19». L’uso di vaccini imperfetti per controllare una pandemia (di un virus altamente mutabile, che causa un’infezione virale acuta e autolimitante), di fatto «aumenterà solo il tributo che la natura imporrà sulla salute e sulle vite umane in cambio della concessione di una licenza per ricostruire l’immunità di gregge». Ribadisce Vanden Bossche: «Una pandemia può essere risolta definitivamente solo se la popolazione sviluppa una robusta immunità che protegga dal virus. Questo avviene naturalmente. E nessuno degli attuali vaccini C-19 induce l’immunità sterilizzante». Al contrario: sviluppando varianti infinite eroderanno sia l’immunià innata, sia quella acquisita con gli inoculi.Questi pseudo-vaccini-Covid sono un vero suicidio di massa: un errore che pagheremo carissimo. Lo afferma il professor Geert Vanden Bossche, virologo di grande esperienza internazionale, in prima linea nella produzione di (veri) vaccini. Già docente universitario in Belgio e in Germania, Vanden Bossche ha lavorato ai vaccini Gsk, Novartis e Solvay. A lungo attivo nella Bill & Melinda Gates Foundation e nella Gavi, rappresentando anche l’Oms, ha contestato la sicurezza del siero contro l’Ebola. Capo dello sviluppo vaccinale del Centro tedesco per la ricerca sulle infezioni e attualmente consulente di Biotech Vaccine, Vanden Bossche contesta radicalmente la campagna in corso. Spiega: la vaccinazione di massa nel mezzo di una pandemia promuove la selezione e l’adattamento di “varianti di fuga immunitaria”, caratterizzate da un aumento di infettività e resistenza agli anticorpi diretti contro la proteina spike, diminuendo così la protezione nei vaccinati e compromettendo i non vaccinati.
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Magaldi: l’orrido Green Pass e lo spettro del lockdown-bis
Invitare a non vaccinarsi equivale a un invito a morire: perché, se non ti vaccini, muori. Non è l’uscita estemporanea di un cabarettista, o di un demente conclamato. Anche perché il “demente” in questo caso, risponderebbe al nome di Mario Draghi. Uno scivolone o un’oscura minaccia? Pochi giorni dopo, è seguita la strana morte del dottor Giuseppe De Donno, uomo-simbolo della risposta medica al Covid, mediante adeguata terapia. L’avvocato Paolo Franceschetti, coraggioso dietrologo e autore del saggio “Sistema massonico e Ordine della Rosa Rossa”, accende una spia sulla seconda ipotesi, la peggiore: i supermassoni come Draghi sono abituati a pesarle, le parole; sicché, quell’infelice uscita potrebbe anche suonare come una sorta di “avvertimento”? Nel mirino, secondo Franceschetti, potrebbe finire chiunque (medico, scienziato di fama) dovesse battersi contro il delirio dell’obbligo vaccinale, che si vorrebbe imporre – di fatto – attraverso la trappola del Green Pass, fondata sul ricatto e la discriminazione sociale.Niente affatto: quella di Draghi è stata semplicemente una disastrosa gaffe. Lo sostiene Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” e leader del Movimento Roosevelt. Dopo aver svelato l’esistenza del network mondiale delle superlogge, rappresentate come livello superiore di potere (non piramidale ma conflittuale, lacerato nello scontro perenne tra reazionari e libertari), Magaldi – a capo del Grande Oriente Democratico, collegato al circuito dei supermassoni “progressisti” – spezza una lancia a favore dell’ex banchiere centrale, che (non da oggi) avrebbe abbandonato i vecchi sodali dell’ordoliberismo per approdare tra le fila del fronte massonico internazionale che ieri si opponeva al rigore di bilancio, e oggi all’Operazione Corona. Sintetizza Magaldi, ai microfoni di “Border Nights”: lo scopo del piano psico-terroristico mondiale che ha paralizzato l’Occidente non è mai stato il “depopolamento” del pianeta, ma semmai un brutale, mostruoso test per verificare fino a che punto si sarebbe spinta l’obbedienza (cieca) di masse spaventate da una presunta pandemia, in nome della quale sospendere diritti e libertà.Magaldi conferma la sua scommessa su Draghi: siede a Palazzo Chigi – dice – essenzialmente con un obiettivo, e cioè rimettere in piedi l’Italia sul piano economico. Ed è proprio a questo, sostiene Magaldi, che serve il maldestro, inaccettabile Green Pass: nella testa di Draghi, quantomeno, il “lasciapassare” avrebbe la funzione di evitare, nelle prossime settimane, l’ennesimo lockdown, che il premier vuole scongiurare ad ogni costo. Il suo primo obiettivo, oggi, è quello di resistere alle micidiali pressioni cui sarebbe sottoposto, anche da segmenti del suo stesso esecutivo. Chi sono? Veri e propri terminali italiani del grande potere oligarchico mondiale, quello che s’è inventato l’Ue dei diktat (al posto di una vera Unione Europea) dopo aver affidato al sistema-Cina il ruolo di rottamatore della democrazia occidentale, sull’onda di un boom economico che sarebbe stato ampliamente gonfiato da regole truccate, industriali e commerciali.In altre parole: persino l’osceno Green Pass sarebbe un estremo tentativo di limitare i danni, cioè le chiusure indiscriminate motivate dal consueto terrorismo sanitario, in vista della presunta crescita dei contagi grazie all’ennesima, inevitabile “variante” di un ipotetico virus che, come ora ammesso anche dagli Usa, non è mai stato neppure isolato in laboratorio. A rendere ancora meno credibile l’esistenza clinica del SarsCov2 sono gli stessi tamponi rinofaringei, che rappresentano il business del secolo: sottoposto ad “amplificazioni” folli (e sconsigliatissime, dagli inventori del test), il campione biologico “pesca” tracce molecolari di virus precedenti, che poi vengono classificati “coronavirus” senza alcun controllo scientifico. Del resto, ormai, tutto sembra follia: gli stessi contagi (chiamati “casi”, e quasi tutti asintomatici) vengono ancora considerati il problema, anziché la soluzione, che è l’immunità di gregge; ed è ovvio che sono proprio le profilassi geniche sperimentali (ridicolmente chiamate “vaccini”) a prolungare all’infinito la vita del virus influenzale, che aggira fisiologicamente gli ostacoli evolvendo attraverso progressive mutazioni, che danno luogo alle cosiddette varianti.Ultra-scandaloso, quindi, il perdurante silenzio istituzionale sulle normali cure che annullanno la pericolosità (molto modesta) dell’anomala sindrome influenzale esplosa già nel 2019: è ormai noto che a finire all’ospedale siano state migliaia di persone non curate, abbandonate per giorni nelle loro case senza una visita medica né un farmaco appropriato. Nonostante ciò, neppure il governo Draghi osa mettere in discussione il criminale paradigma sanitario che ha prodotto la strage di massa, falcidiando gli ultra-ottantenni già alle prese con gravi patologie. E dopo i tamponi falocchi, si è passati – inesorabilmente, come anticipato dal “profeta” Massimo Mazzucco – ai non-vaccini genici, di fatto imposti come unica soluzione possibile, di fronte a un problema trasformato in incubo dal sistema politico-mediatico occidentale. La situazione (politica, non sanitaria) è così grave – sembra dire Magaldi – che neppure Draghi, candidatosi a far uscire l’Italia dal coma – è in grado di porre fine al tragico imbroglio, dovendo puntare intanto a tenere in piedi il paese, imponendosi su chi vorrebbe richiuderlo.Può non piacere, l’indigesta lucidità dell’analisi di Magaldi, comunque coerente con la narrazione offerta in questi anni: siamo stati per decenni alla mercé di poteri occulti che non hanno esitato a demolire le Torri Gemelle, pur di inaugurare un ininterrotto film dell’orrore che ha messo in scena guerre e stragi, carneficine planaterie e spaventose pantomime come quelle dell’Isis. E’ lo stesso potere che, solo nel 2018, sbarrava la strada a Paolo Savona e negava al governo gialloverde un pur minimo incremento del deficit. E’ il potere che, con Conte – avallato anche da Bergoglio – agli italiani ha imposto il lockdown “cinese” e poi addirittura una pazzia come il coprifuoco. A chi denuncia come un supremo pericolo la presenza a Palazzo Chigi del Grande Tecnocrate, l’uomo del Gruppo dei Trenta fondato dai Rockefeller, il “rooseveltiano” Magaldi (che denunciò apertamente Draghi, insieme a Napolitano, per il funesto avvento di Monti nel 2011) oggi ricorda che Letta, Renzi e Gentiloni non fecero altro che eseguire i dettami della stessa agenda montiana, che il libro “Massoni” descrive come opera di supermassoni determinati a schiacciare il nostro paese.E’ un fatto: a Palazzo Chigi non siedono più i soliti maggiordomi, alla Conte. A dirigere il ponte di comando c’è un peso massimo del potere mondiale: uno che, le regole, è abituato a dettarle. E’ davvero lì per cambiarle da cima a fondo, come auspica (e crede) Magaldi, arrivando a incidere – domani – su una possibile riforma finalmente democratica della stessa governance Ue? Se questa è la posta in gioco, si possono comprendere – non giustificare – i tatticismi sanitari che, nella scacchiera del potere, lasciano ancora al suo posto persino un rinomato spaventapasseri come il ministro della sanità. Certo, stavolta la maxi-bomba sganciata non si è limitata ai tremila morti delle Twin Towers, alle vittime irachene e siriane, al martirio europeo della Grecia. Stavolta la biopolitica maneggiata nelle officine di Davos punta dritto al cuore dell’Occidente, provando a trasformare in un pallido ricordo le conquiste democratiche del Novecento. Scatta la caccia all’uomo: il Green Pass inaugura potenzialmente una forma di apartheid, da parte di un regime che continua a non fare nulla per curare i malati. Il che obbliga i non-dormienti a prendere posizione, ora e per sempre, accanto ai tanti medici coraggiosi che non hanno mai tradito il Giuramento di Ippocrate.Corsi e ricorsi: qualsiasi potere, nell’imporre misure impopolari, evoca sempre un pericolo peggiore. Teoria e pratica del Male Minore: quella che finora, dall’inizio della psico-sciagura chiamata Covid, ha preteso il suicidio socio-economico in cambio di chissà quale beneficio futuro, utilizzando una narrazione follemente bugiarda. Quella narrazione è ancora pienamente al governo del paese: chi si batte per la verità viene ignorato, oscurato, emarginato e perseguitato. Fioriscono i complottismi, anche quelli più fantasiosi? E’ il minimo che ci si possa aspettare, se l’establishment garantisce un tasso di sincerità che si aggira attorno allo zero. Lo stesso Mario Draghi pensa di poter continuare a fingere di credere alla Grande Menzogna (non certo inventata da lui) per avere il tempo di rianimare l’Italia, costringendo Francia e Germania a cambiare spartito, in Europa? Se è un calcolo preciso, resta da vedere quanto sarà indovinato. Nel frattempo, diverrà evidente anche il bilancio della lesione sociale indotta dalla prolungata rinuncia alla conquista della verità: ormai, almeno un italiano su tre a diffida dell’ennesimo commissariamento, che Draghi ha il “merito” di rendere drammaticamente evidente.Invitare a non vaccinarsi equivale a un invito a morire: perché, se non ti vaccini, muori. Non è l’uscita estemporanea di un cabarettista, o di un demente conclamato. Anche perché il “demente” in questo caso, risponderebbe al nome di Mario Draghi. Uno scivolone o un’oscura minaccia? Pochi giorni dopo, è seguita la strana morte del dottor Giuseppe De Donno, uomo-simbolo della risposta medica al Covid, mediante adeguata terapia. L’avvocato Paolo Franceschetti, coraggioso dietrologo e autore del saggio “Sistema massonico e Ordine della Rosa Rossa”, accende una spia sulla seconda ipotesi, la peggiore: i supermassoni come Draghi sono abituati a pesarle, le parole; sicché, quell’infelice uscita potrebbe anche suonare come una sorta di “avvertimento”? Nel mirino, secondo Franceschetti, potrebbe finire chiunque (medico, scienziato di fama) dovesse battersi contro il delirio dell’obbligo vaccinale, che si vorrebbe imporre – di fatto – attraverso la trappola del Green Pass, fondata sul ricatto e la discriminazione sociale.
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Magaldi: perché mi fido di Draghi, nonostante i vaccini
Gioele Magaldi continua a scommettere su Mario Draghi: non ha ancora cambiato paradigma, su come affrontare il Covid, però sta facendo da rompighiaccio per uscire, definitivamente, dal tunnel dell’austerity. La prova? Non vuol saperne, di aumentare le tasse. Massone progressista, già iniziato alla superloggia “Thomas Paine”, nel 2014 Magaldi ha arricchito la narrazione sui retroscena del potere con il bestseller “Massoni”, edito da Chiarelettere, che indica – per la prima volta – l’esistenza di un livello decisionale apicale, super-massonico (quello delle Ur-Lodges) che condizionerebbe le stesse strutture “paramassoniche” – Bilderberg, Trilaterale, Davos – che a loro volta orientano notoriamente i media e la politica dei governi, a prescindere dai risultati elettorali. Dello stesso Draghi, Magaldi ha offerto la seguente interpretazione: nato in seno alla tradizione keynesiana (quella di Federico Caffè), assai prima del Britannia (e della sparizione di Caffè, nel 1987) approdò al nascente mainstream neoliberista, dominato dai gruppi massonici neo-conservatori che si sono inventati l’ordoliberismo dell’euro-sistema.Una cavalcata folgorante, quella di Super-Mario: direttore del Tesoro (privatizzazioni), Banca Mondiale, Goldman Sachs, Bankitalia e Bce. Dottrina: agevolare il privato, colpire la capacità di spesa dello Stato e sottoporre la politica all’ipocrita “pilota automatico” della finanza, cioè all’esclusivo interesse privatistico dei gruppi dominanti. Poi, il ravvedimento: l’evocazione della Mmt (il ritorno a Keynes) già prima di lasciare Francoforte, e quindi l’appello del 2020 sul “Financial Times” per il nuovo “whatever it takes”, stavolta giustificato dall’emergenza economica innescata dal Covid. Tradotto: emissione oceanica di denaro, per prestititi non destinati a trasformarsi in debito da ripagare. Cos’è successo, nella testa dell’ex super-banchiere, ancora a capo del Gruppo dei Trenta? Magaldi lo spiega così: dopo trent’anni (in cui ha brillato, come demolitore dell’Italia), Draghi ha disertato dalla corrente supermassonica “neoaristocratica”, cioè oligarchico-reazionaria, per tornare alle origini e offrirsi, alla massoneria sovranazionale progressista, come Grande Pentito, pronto a mettere il suo intatto prestigio a disposizione della causa: il ritorno alla sovranità democratica, dunque al ruolo generoso dello Stato nell’economia.Sta accadendo proprio questo, dice Magaldi, fiducioso nel metodo-Draghi per la “resurrezione” del paese, cominciando dal Recovery Fund nella modalità gestionale inevitabilmente iper-tecnocratica disegnata dall’ex capo della Bce. Solo un peso massimo mondiale come Draghi – è sottinteso – avrebbe potuto puntare a cambiare davvero il paradigma economico, declinato in Italia negli ultimi tre decenni dall’infausta Seconda Repubblica, nata dal golpe bianco di Tangentopoli e sopravvissuta (agonizzante) nella finta alternanza tra centrodestra e centrosinistra: schieramenti entrambi sottomessi ai diktat della massoneria reazionaria che ha sin qui pilotato l’Ue, utilizzando il peso politico-economico dell’élite tedesca per imporre la sanguinosa follia del rigore di bilancio. Poi è arrivato il Covid, e tutto è cambiato: anche nel grande potere. Da una parte la filiera del rigore assoluto, decisa a usare la pandemia (e la Cina) per distruggere l’Occidente soffocando libertà e democrazia, e dall’altra l’élite antagonista, decisa a dare battaglia a tutto campo.Ci crediate o no, insiste Magaldi (già sostenitore di Trump), l’avvento del gruppo che sostiene Joe Biden è stato positivo: nemmeno Trump aveva avuto il coraggio mostrato da Biden (ovvero da Janet Yellen, e da Draghi) nell’ultimo G7, che ha dichiarato guerra ai paradisi fiscali, impegnandosi per un’equa tassazione, finalmente, a carico delle multinazionali. Altri segnali? Sì: dopo la “bastonatura” di Bill Gates, maschera del “terrorismo sanitario” e bio-politico, ora viene ridimensionato anche il sodale Anthony Fauci, fino a ieri intoccabile. E a proposito, si domanda Magaldi: che fine ha fatto il Great Reset nella versione da incubo distopico, risuonato al Forum di Davos? Magaldi rimprovera i “complottisti” disattenti: il loro dogmatismo, dice, è perfettamente speculare a quello del mainstream, che è in malafede quando dipinge il Covid come un male terrificante e quasi incurabile. Bene ha fatto, Michele Santoro, a protestare in televisione: agli italiani, rinchiusi in casa da Conte, non è stato permesso nemmeno di ascoltare voci scientifiche alternative, come quella di Montagnier, Premio Nobel per la Medicina.D’accordo, e Draghi? Sull’approccio al Covid siamo ancora ben lontani dalla soluzione, ammette Magaldi: è grave che non sia stato ancora predisposto un adeguato protocollo per le terapie domiciliari, ed è grave che non sia stata nemmeno riconosciuta ufficialmente la loro efficacia (cosa che avrebbe reso impossibile l’autorizzazione d’emergenza per i vaccini). Magaldi è sempre stato per “lasciar correre” il virus: immunità di gregge. Non è contrario ai vaccini “genici”, purché non li si imponga come unico rimedio. A Draghi, aggiunge, va comunque riconosciuto di aver cambiato i parametri per valutare la gravità della situazione: non più il numero di “casi”, cioè semplici contagi (spesso asintomatici), ma le ospedalizzazioni. E’ però vero che, se ci si cura a casa in modo tempestivo, è difficilissimo finire all’ospedale: meglio sarebbe basarsi, al massimo, sull’affollamento delle terapie intensive. Però intanto l’aria è cambiata, il rigorismo di Speranza è stato stoppato. E le sospirate riaperture, in Italia (al netto dei “ristori” insufficienti) stanno comunque procedendo meglio e più velocemente, rispetto ad altri grandi paesi europei.Va tutto bene, allora? Niente affatto: c’è da temere che, in autunno, il “partito della paura” rialzerà la testa. La notizia, semmai – secondo Magaldi – è un’altra: s’è finalmente messo in moto un insieme di forze, che ieri dormivano o addirittura remavano contro. E’ questa, la novità incarnata da Draghi: un possibile Piano-B di lungo respiro, che avrà bisogno di tempo per potersi esprimere, lottando contro i “neoaristocratici”. Piccolo paradigma italiano: oggi, Draghi invita a non temere l’assenza di “coperture” finanziarie, visto che il debito pubblico può sempre essere virtualmente ripagato. E’ l’esatto contrario di quanto affermava quand’era a capo della Bce, nella Torre dell’Austerity di cui è ancora prigioniero il Pd del “montiano” Enrico Letta, così come la “sinistra” di Speranza (leggasi D’Alema e Bersani) che vorrebbe sempre introdurre una patrimoniale, in ossequio ai grandi padroni del vapore che in questi tre decenni – quando Draghi era ancora con loro – non hanno fatto altro che impoverire la base per arricchire il vertice della piramide sociale.La cattiva notizia, semmai, è che la politica è assente: quelle di cui parla Magaldi sono “guerre” tra élite, mille miglia al di sopra di qualsiasi dibattito parlamentare alla portata del comune cittadino, diligentemente disinformato dai media. I discussi vaccini “genici”? Sono gli italiani – prima ancora del generale Figliuolo – a fare la fila per ottenere il sospirato inoculo. Lega e Fratelli d’Italia? Non hanno mosso un dito, quand’erano all’opposizione, per contrastare la “dittatura sanitaria” del Conte-bis, inclusi lockdown e coprifuoco. Come dire: da un tunnel così buio non si può pretendere di uscire in pochi mesi. E se i media continuano a essere colonizzati in modo pressoché totalitario, seguitando a raccontare l’opposto della verità e censurando ogni voce eretica, non si può nemmeno sperare che gli italiani si rendano conto di quello che sta avvenendo davvero, lassù, nel mondo di cui parla Gioele Magaldi, con le sue frequenti esternazioni – a volte complete, a volte no – riguardo ai complessi disegni delle “aristocrazie massoniche” che si starebbero dando battaglia per disegnare la fisionomia del nuovo mondo, quello del post-Covid.Gioele Magaldi continua a scommettere su Mario Draghi: non ha ancora cambiato paradigma, su come affrontare il Covid, però sta facendo da rompighiaccio per uscire, definitivamente, dal tunnel dell’austerity. La prova? Non vuol saperne, di aumentare le tasse. Massone progressista, già iniziato alla superloggia “Thomas Paine”, nel 2014 Magaldi ha arricchito la narrazione sui retroscena del potere con il bestseller “Massoni”, edito da Chiarelettere, che indica – per la prima volta – l’esistenza di un livello decisionale apicale, super-massonico (quello delle Ur-Lodges) che condizionerebbe le stesse strutture “paramassoniche” – Bilderberg, Trilaterale, Davos – che a loro volta orientano notoriamente i media e la politica dei governi, a prescindere dai risultati elettorali. Dello stesso Draghi, Magaldi ha offerto la seguente interpretazione: nato in seno alla tradizione keynesiana (quella di Federico Caffè), assai prima del Britannia (e della sparizione di Caffè, nel 1987) approdò al nascente mainstream neoliberista, dominato dai gruppi massonici neo-conservatori che si sono inventati l’ordoliberismo dell’euro-sistema.
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Bacco: la “vigile attesa” uccide, e i vaccini sono inutili
Tra gli errori ormai accertati, nella gestione dell’emergenza Covid, c’è il fatto di non aver svolto le autopsie: questo è stato sicuramente la causa di migliaia di morti, cosa che ha “sporcato le mani” di molti medici, che – in maniera del tutto involontaria – in quel momento, purtroppo, stavano uccidendo le persone che pensavano di curare. E ancora continuiamo a essere causa della morte di molte persone, quasi uno sterminio, con la prassi della “vigile attesa” e la somministrazione della sola Tachipirina, in questo caso inutile e addirittura controproducente. Non capisco la permanenza di Speranza come ministro della sanità: nella “più grande tragedia per emergenza sanitaria che l’uomo abbia mai affrontato negli ultimi 200 anni” (così ce la presentano) continuiamo ad avere un ministro che ha fatto diversi errori – le autospie negate, le terapie sbagliate – ma soprattutto un ministro che non capisce nulla, di medicina. Mai come in questo momento, forse, sarebbe stato corretto avere, in quel ruolo, un medico che avesse anche una certa apertura mentale.Io ho studiato tanti anni, in America, proprio occupandomi dei virus Rna. Come tutti i virus influenzali, gli Rna hanno un’incredibile capacità di sviluppare mutazioni con una velocità enorme. Puoi difenderti impedendo che il virus entri nella stanza dove vivi. Ma una volta entrato, si infettano tutti: non c’è possibilità di evitarlo, e la medicina dice che non c’è alternativa all’immunità di gregge. Da ministro della salute, al posto di Speranza io avrei assolutamente isolato i soggetti deboli (malati oncologici, anziani in età molto avanzata), proteggendoli con vere mascherine, non quelle che fanno indossare a noi. E avrei fatto proliferare il virus, permettendogli di circolare tra tutti gli altri soggetti. Dovete infatti sapere che l’unica immunità vera è quella naturale. La proteina che ci stanno inoculando con le vaccinazioni è solo una piccola parte del virus: tant’è vero che, chi si è vaccinato all’inizio, tra poco si potrà re-infettare (perché il virus, nel frattempo, è mutato). Chi invece si è infettato con il virus ha permesso al suo sistema immunitario di conoscere tutti gli aspetti di questo virus.Faccio un esempio: la variante giapponese ha l’80% della sua struttura che è completamente diversa da quella del virus che abbiamo avuto noi. Ma chi si è infettato, in Italia, è immune anche da quella variante, perché comunque il 20% della struttura virale è comune. Chi invece ha fatto il vaccino non ha quel 20%, e quindi – sostanzialmente – è come se il vaccino non l’avesse mai fatto. Sono quindi a favore dell’immunizzazione naturale, anche perché – non dimentichiamolo mai – il Covid è curabilissimo. La malattia va rispettata, come tutte le patologie, ma si cura: ormai abbiamo una terapia perfetta. Come associazione (”L’Eretico”) noi oggi stiamo curando 600 persone, in casa, senza ospedalizzare nessuno. Ma non abbiamo fatto niente di eccezionale: basta utilizzare i farmaci giusti. Quindi, il Covid si cura. Però, mettiamocelo in testa: noi dobbiamo comunque immunizzarci. Se stiamo chiusi in casa per mesi, non risolviamo niente: il virus rimane lì, mica scompare. Anzi, nel frattempo muta: e quindi troveremo un virus ulteriormente diverso.Allora: o ci infettiamo tutti, e quindi ci immunizziamo, oppure saremo dei vaccinati cronici. Dovremo fare richiami continui su tutte le mutazioni: arriveremo a 4-5 vaccini l’anno. Chi mai potrebbe desiderare una situazone simile, a parte ovviamente le aziende farmaceutiche?Ripeto, l’immunizzazione naturale possiamo affrontarla con tranquilità, perché ormai per il Covid abbiamo profilassi e terapie: idrossiclorochina, antibiotici, antinfiammatori ed eparina, e in alcuni casi anche il cortisone. Questi farmaci sono alla base della guarigione dal Covid: e vi assicuro che, se li si usa, non muore nessuno. L’essenziale è che la terapia venga iniziata subito. Il problema più grande, semmai, è il vero e proprio decadimento fisico, che ormai si è diffuso: siamo tutti invecchiati, parzialmente ingrassati e demuscolarizzati. Questo significa che nei prossimi anni avremo tantissime patologie del metabolismo, oltre alle patologie psichiatriche che già ci stanno inondando.I dati ufficiali, come quelli del Bambin Gesù e di tante altre strutture, ci parlano di patologie depressive e sindromi depressivo-maniacali, ormai all’ordine del giorno. Abbiamo una impennata delle vendite di psicofarmaci e calmanti, come lo Xanax. E’ una cosa che pagheremo a caro prezzo. Filippo Anelli, presidente dell’Ordine dei Medici, a “Radio anch’io” ha appena detto una cosa verissima: ha ammesso che, oggi, tra le diagnosi di cancro, 6 su 10 rivelano tumori ormai in fase avanzata, perché sono saltati completamente gli screening di prevenzione. E questo è devastante: anche per il servizio sanitario nazionale, oltre che ovviamente per i malati oncologici. Non facciamo più prevenzione, e da un anno e mezzo non investiamo più nella ricerca sul cancro. Una diagnosi qualsiasi – di melanoma, o di cancro al colon o al pancreas – se fatta con 20 giorni di ritardo può equivalere a una condanna a morte. E questo i medici lo sanno, lo ha ammesso lo stesso presidente nazionale: per colpa del Covid, i meccanismi di sicurezza sanitaria sono saltati.Il coordinatore nazionale degli screening sul tumore al colon, che è uno dei nostri maggiori killer, ha detto che 54 persone su 100, oggi, non fanno più i controlli al colon. E’ un dato devastante: un disastro che pagheremo a carissimo prezzo. Bisognerebbe quantomeno smettere di aggravare la situazione: quasi sempre, nel caso del Covid, il rimedio è stato peggiore del male. Curando e guarendo centinaia di pazienti Covid, ci siamo anche accorti che a volte la patologia ha dei colpi di coda. In 8 casi su 10, intanto, il virus è completamente asintomatico. Quando invece è sintomatico, può accadere che dia la sensazione che si sia superata la fase patologica: alcuni sintomi (perdita dell’olfatto e del gusto, tosse, leggero calo dell’ossigenazione) possono persistere. Una volta entrato nel corpo – come dimostrato dalle autopsie – il virus può creare fenomeni trombotici. Le polmoniti però non sono legate direttamente al virus, ma al fatto che il soggetto infettato “presta il fianco” a dei batteri. Quindi non si può dire che la polmonite sia per forza di origine virale.L’elemento veramente decisivo è invece la tempestività. L’unica cosa da evitare è proprio la “vigile attesa” che le autorità ancora raccomandano ai medici di famiglia, che nel frattempo in questa storia sono praticamente scomparsi (non visitano più, non fanno più diagnosi a distanza). Infatti, i pochi che continuano a fare il loro mestiere – in scienza e coscienza – fanno notizia, occupano le cronache. Dunque, in caso di Covid: tempestività. Altra cosa: evitare la Tachipirina, che prima non era mai stata somministata, in caso di infezioni virali, proprio perché diminuisce il glutatione, che è uno dei più forti antiossidanti che noi abbiamo. I miei pazienti Covid, io li guarisco con l’ibuprofene due volte al giorno, l’azitromicina due volte al giorno e l’eparina alla sera, insistendo con gli antinfiammatori per alcuni giorni, proprio per evitare il possibile protrarsi di certi sintomi fastidiosi.Questa è la terapia. La “vigile attesa”, proprio no: nella storia della medicina, non s’era mai visto che a un paziente venisse detto “aspettiamo che stai proprio male, e poi iniziamo a curati”. La “vigile attesa” è da fuori di testa: perché sappiamo che questo virus, quando si manifesta a livello sintomatico, il più delle volte ha già infettato il corpo da qualche giorno. Tra i nostri pazienti c’è stato anche chi è stato molto male, certo. Ma ripeto: tutti i soggetti curati con il nostro protocollo hanno sempre avuto un restituzione integrale di se stessi. Sono tornati in forze, esattamente com’erano prima. Il nostro protocollo è liberamente accessibile, sul sito de “L’Eretico”: chiunque può valutarlo, consulandosi con il proprio medico.Quanto ai vaccini, ribadisco la mia contrarietà. Ne abbiamo due – Pzifer e Moderna – che agiscono sull’mRna. Cioè: inseriamo nell’organismo l’Rna-messaggero, che penetra nel citoplasma della cellula e viene poi replicato (quindi non inseriamo il virus, ma ce lo “produciamo” dall’interno). Gli altri vaccini invece sono a Dna, e quindi vanno direttamente nel nucleo cellulare (AstraZeneca, Sputnik e Johnson & Johnson). I vettori vaccinali sono leggermente diversi, ma tutti e 5 adottano lo stesso meccanismo: penetrano all’interno della cosa più intima che abbiamo, la cellula, e lì “lavorano”. E’ la prima volta, nella storia dell’uomo, che succede una cosa del genere. Finora, la terapia genica l’avevamo usata solo in alcune forme terminali di cancro, e con il pieno consenso del paziente. In questo caso, invece, agiamo sul nostro genoma. Andrà bene o andrà male? Questo, io non lo so. Ma so per certo che l’ingresso di questo vaccino nel nostro corpo ci cambia: non ci lascia così come eravamo prima.(Pasquale Mario Bacco, dichiarazioni rilasciate a Marco Ludovico del Movimento Roosevelt nella video-chat “Strage di Stato”, trasmessa il 22 aprile 2021 da MRTV, su YouTube. Medico e docente universitario, il professor Bacco è co-autore, con il magistrato Angelo Giorgianni, del libro-inchiesta “Strage di Stato. Le verità nascoste della Covid-19″, edito Lemma Press, con prefazione del giudice antimafia Nicola Gratteri).Tra gli errori ormai accertati, nella gestione dell’emergenza Covid, c’è il fatto di non aver svolto le autopsie: questo è stato sicuramente la causa di migliaia di morti, cosa che ha “sporcato le mani” di molti medici, che – in maniera del tutto involontaria – in quel momento, purtroppo, stavano uccidendo le persone che pensavano di curare. E ancora continuiamo a essere causa della morte di molte persone, quasi uno sterminio, con la prassi della “vigile attesa” e la somministrazione della sola Tachipirina, in questo caso inutile e addirittura controproducente. Non capisco la permanenza di Speranza come ministro della sanità: nella “più grande tragedia per emergenza sanitaria che l’uomo abbia mai affrontato negli ultimi 200 anni” (così ce la presentano) continuiamo ad avere un ministro che ha fatto diversi errori – le autopsie negate, le terapie sbagliate – ma soprattutto un ministro che non capisce nulla, di medicina. Mai come in questo momento, forse, sarebbe stato corretto avere, in quel ruolo, un medico che avesse anche una certa apertura mentale.
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Barnard e l’Antico Ordine Mondiale, oggi ormai evidente
Chiedetevi come mai la politica fallisce sempre, i partiti fanno cilecca e i leader finiscono per deludere. Oggi la risposta è sulla bocca di tutti quelli che hanno smesso di dormire; ma una decina di anni fa era un giornalista come Paolo Barnard, in solitudine, a proporre la domanda: chi comanda davvero, lassù, al di là dei piccoli esecutori locali, fabbricati in serie con i sondaggi e destinati invariabilmente a sgonfiarsi, dopo aver assolto al piccolo compito che era stato loro assegnato? Da qualche decennio, il copione è invariato: da una parte i paracarri, i pretoriani ufficiali del sommo contabile, e dall’altra gli outsider professionali, con traiettoria pilotata. L’outsider spunta come un fungo e un giorno esplode, viene osteggiato ma poi conquista i suoi spazi, varca la soglia sacra della televisione e infine accede al governo, da cui poi abbandonerà – uno ad uno – tutti i suoi cavalli di battaglia, lasciando senza parole gli elettori che gli avevano dato fiducia nel solito modo, e cioè religiosamente. Sempre così: show must go on, avanti un altro.Tra il saggio “Il più grande crimine” e i Dpcm inaugurati con la cosiddetta pandemia da coronavirus è possibile tracciare una linea retta, addirittura imbarazzante, che porta dritti al distanziamento e alle mascherine, ai lockdown, al delirio orwelliano del coprifuoco basato sull’evocazione del senso di colpa, del contagio come imprudenza e come maledizione, in un orizzonte cupo in cui riecheggia una specie di peccato originale: l’essere nati, l’aver aspirato a essere liberi e dotati di diritti umani. Siamo diventati il paese della Dad, dello smart working e delle Regioni colorate, dove la semilibertà (concessa col contagocce) bisogna meritarsela, stando lontani dal prossimo come se fosse appestato. L’incubo si prolunga, per via sanitaria (o meglio, fanta-farmaceutica) con l’incombente obbligo vaccinale sostanziale, propiziato da un assedio anche fisico, geografico, come quello del lasciapassare neo-medievale per poter varcare il Rubicone, il Piave, il Tevere, l’Isonzo.L’avvocato Erich Grimaldi, uno dei tanti eroi di questa Italia in rottamazione, quasi supplica il suo pubblico affinché accorra in piazza a Roma, l’8 maggio, indossando magliette con sopra scritto “voglio essere curato con le terapie domiciliari”, oppure “sono guarito grazie alle cure precoci a domicilio”. Quei trattamenti terapeutici tempestivi rappresentano la soluzione, l’uscita dall’allucinazione collettiva: ma il Ministero della Paura ha osato opporvisi, ancora, nonostante l’auspicio unanime espresso dal Senato e i colloqui in corso tra lo stesso Grimaldi e il sottosegretario Sileri, per arrivare finalmente a un protocollo che metta i medici nelle condizioni di curare gli italiani, senza più costringerli a ricorrere all’ospedale quando ormai faticano a respirare. E’ come se qualcuno si ostinasse a sparare cannonate, sull’allevamento umano, forte di una certezza granitica: le mansuete bestiole non si ribelleranno nemmeno stavolta, resteranno al loro posto in attesa di essere decimate, dalle cure negate e dal martirio economico che il 1° Maggio 2021 costringe anche la grande stampa ad ammettere che, intanto, si sono perduti 900.000 posti di lavoro.Non deve stupire il silenzio agghiacciante dei sindacati, che anzi – per bocca dei loro burocrati coalizzati (Cgil, Cisl e Uil, in primis il Landini che contestò Marchionne) – hanno addirittura firmato una petizione a sostegno di Roberto Speranza, il burattino incaricato di infliggere il massimo danno possibile al sistema-paese, senza riguardo per i morti né per le vittime della catastrofe economica. Non deve stupire nemmeno il mormorio sommesso dei partiti meno allineati alla filosofia della strage, celebrata in omaggio alla religione epidemica: se non hanno mai invaso le piazze per protestare contro la quasi-dittatura in atto, né preteso fin dall’estate 2020 le misure sanitarie adeguate, invocate da centinaia di medici, significa che rispondono a poteri superiori, a sollecitazioni e consigli, magari ad oscuri avvertimenti come quelli che persuasero Boris Johnson, l’uomo che voleva evitare il lockdown puntando all’immunità naturale, senza neppure il poco rassicurante doping dei “vaccini genici” sperimentali.Nell’ultimo decennio, il superlclan denunciato da Paolo Barnard è assurto agli onori delle cronache con moltissimi nomi: una specie di foto di famiglia, a volte sfocata e a volte meno, che include cenacoli del grande business, poteri finanziari e massonerie, cluster industriali, cupole omertose, caste sacerdotali, dinastie e fantomatiche organizzazioni-ombra. Spesso il cosiddetto complottismo si rassegna a rincorrere spettri, perdendo di vista il complotto (meglio, il progetto) che ormai è sotto gli occhi di tutti, dentro una globalizzazione policentrica e smisuratamente ingovernabile se non in modo sommario e anche feroce. Un caos epocale, dal quale emerge l’Antico Ordine Mondiale delle dominazioni pure, a cui sembra opporsi – in modo non sempre leggibile – un rilevante segmento della leadership di ieri, in precario equilibrio tra compromesso e battaglia aperta, in ordine al tono da conferire al Grande Reset che nel frattempo avanza in modo inesorabile, sia pure a geometria variabile nelle sue infinite declinazioni tecnocratiche e geopolitiche.Mentre lo stupidario nazionale italiota procede imperterrito il suo show affollato di tamponi e indici Rt, terribili “varianti” alle porte e simpatici banchi a rotelle, i cadaveri politici dei partiti dall’encelalogramma piatto fingono che scorra ancora un po’ di sangue nelle loro vene, ai margini di una trattativa – tra la vita e la morte civile del paese – che viene condotta da sapientissimi mandarini, nell’alto dei cieli in cui (non da oggi) ci si giocano a dadi le percentuali di felicità o di angoscia da elargire o comminare a milioni di persone. L’Antico Ordine Mondiale è quello di cui parla a chiarissime lettere Paolo Rumor nell’esemplare libro “L’altra Europa”, che evoca – da carte riservate – la possibile esistenza di una linea pressoché dinastica, risalente addirittura a 12.000 anni fa, incaricata di governare la zootecnia umana con ogni sorta di espediente strumentale: imperi e regni, teocrazie ierocratiche, dittature e democrazie, ideologie e teologie, fino al recente aggregato euro-atlantico e vaticano.Gli scritti di Rumor – perfettamente consonanti con le recenti acquisizioni della cosiddetta “archeologia non autorizzata”, che parlano di tecnologie avanzatissime in tempi antichi – sembrano invitare a guardare con nuovi occhi alle continue, stranamente inarrestabili rivelazioni ufficiali sull’annosa “questione aliena”, sulla quale le stesse voci dell’establishment hanno smesso di scherzare, di negare l’evidenza. E’ la scala di grandezza, in questo caso, ad appaiare certe presunte leggende alla dimensione planetaria del catastrofico presente, in cui teoricamente si pretende ancora che un piccolo partito, in un minuscolo paese, possa davvero dire la sua in una dimensione letteralmente incommensurabile, in cui tre soli fondi d’investimento, soci l’uno dell’altro (Vanguard, State Street e BlackRock) sono azionisti di qualunque cosa rappresenti il minimo interesse economico, in ogni campo: banche e petrolio, informazione e web, armamenti e trasporti, aerospaziale, alta tecnologia e intelligenza artificiale, edilizia e farmaceutica, grande industria, agroalimentare e grande distribuzione, spettacolo e cultura, telecomunicazioni e ricerca scientifica.L’aspetto tragicomico del made in Italy pandemico è garantito dalla ritualità scadente di un paese sottomesso alla religione del virus, che riesce a irridere la Festa del Lavoro massacrando centinaia di migliaia di piccole aziende, e a dissacrare persino la Festa della Liberazione celebrando il 25 Aprile dei partigiani nei giorni del coprifuoco, in una sorta di squallida farsa, vagamente spettrale, che ricorda le note di Rosamunda inflitte ogni mattina ai prigionieri di Auschwitz. E’ la stessa Italia dei coatti che nella primavera 2020 cantavano Bella Ciao dai balconi, pavesati a festa con lo slogan religioso “andrà tutto bene”. L’altra Italia – quella “bannata” ogni giorno da Facebook e da YouTube – resiste davvero, a modo suo, veicolando informazioni. Ai più scoraggiati, c’è chi propone un pensiero semplice: tanto accanimento contro i dissidenti non può che confermare indirettamente il timore che incutono, nonostante tutto, ai gestori dell’Antico Ordine Mondiale.Non profonderebbero tante energie, fino a trasformare giornali e televisioni in barzellette, se non avessero paura di un possibile, ipotetico risveglio collettivo. Considerate se questo è un uomo: davvero vogliamo continuare a vivere così? E soprattutto: c’è qualcosa che possiamo fare, per cambiare il corso degli eventi, sia pure in un pianeta palesemente dominato dall’alto, come oggi appare vistosamente evidente? C’è qualcosa che dovremmo sapere, e che i dominatori conoscono benissimo? Cosa nasconde, in realtà, l’ossessione nazistoide per il distanziamento interpersonale, imposto per alimentare la diffidenza reciproca e spezzare ogni forma di solidarietà, isolando l’individuo e lasciandolo in compagnia delle sue paure? L’apocalisse in corso (il famoso bicchiere mezzo pieno) porta in regalo la rivelazione di un’enormità patente, indigeribile, e fino a ieri impensabile. A meno che non si fosse letto Paolo Barnard, ovvero la descrizione minuziosa del sadismo di cui è capace, all’occorrenza, l’Antico Ordine Mondiale.(Giorgio Cattaneo, 1° maggio 2021).Chiedetevi come mai la politica fallisce sempre, i partiti fanno cilecca e i leader finiscono per deludere. Oggi la risposta è sulla bocca di tutti quelli che hanno smesso di dormire; ma una decina di anni fa era un giornalista come Paolo Barnard, in solitudine, a proporre la domanda: chi comanda davvero, lassù, al di là dei piccoli esecutori locali, fabbricati in serie con i sondaggi e destinati invariabilmente a sgonfiarsi, dopo aver assolto al piccolo compito che era stato loro assegnato? Da qualche decennio, il copione è invariato: da una parte i paracarri, i pretoriani ufficiali del sommo contabile, e dall’altra gli outsider professionali, con traiettoria pilotata. L’outsider spunta come un fungo e un giorno esplode, viene osteggiato ma poi conquista i suoi spazi, varca la soglia sacra della televisione e infine accede al governo, da cui poi abbandonerà – uno ad uno – tutti i suoi cavalli di battaglia, lasciando senza parole gli elettori che gli avevano dato fiducia nel solito modo, e cioè religiosamente. Sempre così: show must go on, avanti un altro.
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Vaccino eterno, e niente cure: è il patto del 12 aprile?
Occhio alla data: 12 aprile. Il primo a evocarla, in Italia, era stato Nicola Bizzi. Tema: l’inizio della fine, per le restrizioni Covid, sulla base di un patto che sarebbe stato siglato, lontano dai riflettori, a fine 2020. Ora una conferma viene dal Regno Unito: è stato Boris Johnson in persona, dopo aver stra-vaccinato gli inglesi, ad annunciare che il 12 aprile la Gran Bretagna avrebbe riaperto i battenti, compresi quelli notturni dei pub. L’effetto del patto evocato da Bizzi? L’accordo – dice lo storico, editore di Aurola Boreale nonché massone e in contatto con fonti di intelligence – avrebbe riguardato la stessa piramide del grande potere, spaccatasi in due: al progetto originario dei “falchi” (prolungare l’emergenza “sanitaria” fino al 2023) si sarebbe opposta la fazione delle “colombe”, capitanata dai Rothschild, decisa a far cessare l’allarme in tempi più ragionevoli. Precisamente, a partire dal 12 aprile 2021. La contropartita, concessa ai “falchi”: il business planetario dei vaccini, al quale peraltro sembra aver dato il via libera lo stesso Mario Draghi, che dichiara di vedere nella vaccinazione di massa l’unica possibile via d’uscita dal Covid.Come dire: vi lasciamo fare, comprandovi tonnellate di dosi vaccinali, a patto che voi – a vostra volta – non ostacoliate la normale ripresa dell’economia e, in generale, della vita sociale. E’ davvero così? Certo, la precisione della “profezia” di Bizzi fa pensare: 12 aprile. Quanto a Draghi, se un simile tacito accordo esistesse davvero, potrebbe non essere incoerente con l’intera traiettoria dell’azione politica dell’ex capo della Bce. Gioele Magaldi lo presenta come “neoaristocratico pentito”, supermassone già ai vertici dell’élite europea del rigore, ma poi convertitosi e tornato ai lidi keynesiani dell’economia democratica (alla cui scuola, peraltro, il giovane Mario era cresciuto, sotto la guida del professor Federico Caffè). Come si sta muovendo, Draghi? E’ abbastanza evidente: cerca di traghettare l’Italia fuori dai guai, ma senza smascherare gli “inventori” dell’emergenza che ha quasi schiantato il paese, da un lato imponendo il lockdown e dall’altro evitando (per un anno intero) di curare i malati a casa, col risultato di provocare l’inevitabile corsa all’ospedale, spesso fuori tempo massimo.Pare sia davvero il maggiore dei tabù: fior di medici anche italiani, come i volontari dell’associazione “Ippocrate”, dimostrano che – intervenendo tempestivamente, e con i farmaci giusti – dal Covid si guarisce praticamente sempre, evitando di finire all’ospedale. Il dottor Mariano Amici, di Roma, vanta un bilancio invidiabile: 2.000 pazienti guariti, in un anno, grazie alle cure precoci. Nessuna perdita, nessun ricovero. Chiave di volta: le terapie domiciliari, somministrate in modo sollecito. Domanda: ma se dal Covid si guarisce così, che senso ha vaccinarsi? E che senso ha costringere alla vaccinazione i sanitari, quando sono gli stessi scienziati “vaccinisti” ad ammettere che il vaccino non impedisce al vaccinato di restare contagioso? Poi ovviamente ci sono le incognite di questi farmaci, che in realtà sono “preparati genici” ancora sperimentali: com’è possibile imporne l’inoculo, per legge? E Mario Draghi – sponsorizzato dalla massoneria progressista – non avrebbe dovuto essere il garante di certi diritti, a presidio delle libertà sospese nel tragico 2020?Non solo: prende quota il “partito” che vorrebbe imporre il “pass vaccinale”. Corollario: dato che i vaccini genici per il Covid garantiscono un’ipotetica copertura solo per qualche mese, si prefigura una sorta di campagna vaccinale permanente, teoricamente prolungabile in eterno, per la gioia di Big Pharma. E’ sempre l’effetto del patto segreto di cui parla Bizzi? In altre parole: all’emergenza eterna si è sostituito l’obbligo vaccinale perenne? Sono domande a cui prima o poi occorrerà rispondere, se si immagina una vera “ripartenza” per il sistema-Italia. Oltretutto, il “corona” non sarà certo l’ultimo virus ad apparire sulla scena: e se si instaura la prassi corrente che cosa facciamo, ogni volta il lockdown in attesa del “salvifico” vaccino? Trattasi, evidentemente, di una deformazione logica, prima ancora che politica o sanitaria.Dall’incubo – ormai appare evidente, agli osservatori attenti – si uscirà in un solo modo: chiarendo com’è facile, sotto controllo medico, guarire presto e bene. Ma dirlo, ancora, non si può. E lo stesso Draghi finge di non saperlo. Il che la dice lunga, probabilmente, sul genere di minaccia che incombe: se ai “falchi” non si lascia il “premio di consolazione” del vaccino, dobbiamo aspettarci il peggio? In questi termini, la missione di Draghi (dando per buono il suo impegno per il paese) si mostra estremamente ardua: come se l’Italia non potesse permettersi di svelare il trucco, dovendo innanzitutto uscire dal ruolo di Cenerentola europea, al quale l’hanno relegata gli oligarchi dell’austerity. Quasi che Draghi, tra le righe, dicesse: posso mettercela tutta per far cessare il rigore, ponendo le basi per un cambio di paradigma storico, a livello europeo; ma non chiedetemi anche di denunciare il raggiro del “terrorismo sanitario”. Non ce la possiamo ancora consentire, dunque, la verità sul Covid?In realtà, non se la consente quasi nessuno, in Europa: Germania e Francia sono allineate alla consegna del coprifuoco, e la Gran Bretagna – che in modo quasi spavaldo voleva puntare sui contagi in libertà per raggiungere l’immunità di gregge, è stata riconcotta all’ovile (è il caso di dirlo) con “l’incidente” che ha portato Boris Johnson in serio pericolo di vita. A cantare tutt’altra canzone sono paesi come la Svizzera e la Svezia, per non parlare della Russia: la prima, con Putin, a decretare l’uscita dall’emergenza. Ancora una volta: decisioni politiche, non sanitarie. Sembra che tutti la conoscano, la “vera vertà”, ma non se la possano permettere: passi, che a subire il copione fosse – in Italia – un signor nessuno come l’imbarazzante prestanome Giuseppe Conte, prono a qualsiasi diktat. Se però ad accodarsi all’ipocrisia generale è anche un certo Mario Draghi, tuttora presidente del Gruppo dei Trenta, significa che la partita – ancora pienamente in corso – ha un rilievo che probabilmente non è sbagliato definire storico.Occhio alla data: 12 aprile. Il primo a evocarla, in Italia, era stato Nicola Bizzi. Tema: l’inizio della fine, per le restrizioni Covid, sulla base di un patto che sarebbe stato siglato, lontano dai riflettori, a fine 2020. Ora una conferma viene dal Regno Unito: è stato Boris Johnson in persona, dopo aver stra-vaccinato gli inglesi, ad annunciare che il 12 aprile la Gran Bretagna avrebbe riaperto i battenti, compresi quelli notturni dei pub. L’effetto del patto evocato da Bizzi? L’accordo – dice lo storico, editore di Aurora Boreale nonché massone e in contatto con fonti di intelligence – avrebbe riguardato la stessa piramide del grande potere, spaccatasi in due: al progetto originario dei “falchi” (prolungare l’emergenza “sanitaria” fino al 2023) si sarebbe opposta la fazione delle “colombe”, capitanata dai Rothschild, decisa a far cessare l’allarme in tempi più ragionevoli. Precisamente, a partire dal 12 aprile 2021. La contropartita, concessa ai “falchi”: il business planetario dei vaccini, al quale peraltro sembra aver dato il via libera lo stesso Mario Draghi, che dichiara di vedere nella vaccinazione di massa l’unica possibile via d’uscita dal Covid.
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L’allegro becchino: un “utile idiota” per il lavoro sporco
L’allegro becchino. Il ministro della salute ha annunciato, felice come una Pasqua, che non sa quando l’Italia potrà riaprire. Con un pelo di sadismo, dalle colonne del “Corriere della Sera”, Speranza ha tenuto a far sapere ai cittadini reclusi e agli imprenditori rovinati dalle serrate che lui prende le sue decisioni «con animo sereno». Imporre sacrifici agli altri non toglie il sonno al carceriere, che rimprovera a Salvini di «soffiare sulle inquietudini di chi soffre», espressione che, quando non erano al governo, i comunisti come il leader di “Liberi e Uguali” traducevano con «dare voce agli oppressi». L’ex ragazzo spazzola di Bersani invita la Lega a «tenere unito il paese»; da che pulpito, lui che quando convoca le riunioni al suo ministero si premura di escludere i suoi sottosegretari, che siano grillini (Sileri), forzisti (Costa) o piddini (Zampa, prima che fosse fatta fuori da Draghi e poi risarcita dal partito con una poltrona a nostre spese).Il grande punto interrogativo è come mai il premier abbia cambiato tutta la filiera di comando della squadra anti-Covid, dal commissario Arcuri al ministro per le Regioni Boccia, dal capo della Protezione Civile Borrelli al coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico, Miozzo, ma si sia tenuto Speranza, il ministro ossimoro, dispensatore di ottimismo nel nome, uccellaccio del malaugurio nei fatti. Decisione davvero inspiegabile, giacché l’Italia pullula di luminari della medicina e non sarebbe stato difficile sostituire Speranza, che non è neppure odontotecnico, con qualcuno che conoscesse l’esistenza di un virus chiamato Covid prima del gennaio scorso, quando ancora il precedente governo assicurava ai cittadini che l’Italia era «prontissima» a fronteggiare la pandemia.Certo il ministro non deve il mantenimento della poltrona alla forza parlamentare che rappresenta. “Liberi e Uguali” ha un esiguo 3% e non si sa neppure se alla prossima tornata elettorale si ripresenterà. Le ragioni della resistenza di Speranza stanno probabilmente nel ruolo che il premier Draghi gli ha ritagliato. SuperMario ci tiene alla propria immagine e non intende sbriciolarla con l’esperienza di governo, anche perché ambisce a vette più elevate. Ecco così che, da buon comunista, mister chiusure risulta perfetto nella parte dell’utile idiota del grande banchiere. Se c’è da comunicare qualche rogna o mettere la faccia su una disgrazia, il ministro è l’unica speranza per il presidente del consiglio di sfangarla e continuare a passare per fenomeno agli occhi degli italiani. Perché l’uomo si presti a fare il punching-ball di Draghi, rimediando anche una sequela di esecrabili insulti e intollerabili minacce, non è difficile capirlo.Come ogni politico di seconda fila, Speranza non perde occasione per stare al centro della scena, anche se il prezzo è rimediare figuracce. Lo ha fatto anche nel Pd, prima di andarsene, dove ha giocato per oltre un anno a fare la minoranza della minoranza, parte ingrata ma che gli garantiva presenza mediatica altrimenti non ottenibile. Una sovraesposizione che però ha poco capitalizzato nelle urne, malgrado il ruolo di leader di partito. Il titolare della salute infatti da oltre un anno decide delle vite di sessanta milioni di italiani dal basso delle meno di quattromila preferenze personali prese nel seggio di casa, in Lucania; a dimostrazione di quanto la nostra democrazia sia scarsamente rappresentativa. Sembrerà incredibile, ma il leader di “Liberi Uguali” è convinto di agire nell’interesse della sinistra.Nello sfortunato libro dal titolo “Così guariremo”, che il kamikaze rosso voleva pubblicare a ottobre e ha ritirato dalle librerie in un estremo sussulto di decenza e realismo, il ministro teorizzava che il Covid sarebbe stato un’occasione unica per la sinistra per rimodellare la società secondo la propria ideologia. Tutti incarcerati, azzerati, schizzati e rinciuliti, un po’ come i popoli dell’antico blocco comunista. L’epidemia come una panacea, uno strumento di appiattimento sociale e culturale, la soluzione per chi non sa cosa fare della propria vita e va in panico se deve organizzarsi il sabato sera, il disincentivo naturale a qualsiasi iniziativa imprenditoriale e lo scivolo universale alla sussistenza patologica.Forse Speranza insegue ancora questo sogno quando annuncia di non potere indicare le date delle riaperture. Eppure sarebbe semplice. I vaccini rendono immuni, o nel peggiore dei casi consentono di sviluppare il Covid in maniera leggera e mai letale. Il governo ha annunciato l’arrivo di decine di milioni di fiale. La vituperata Lombardia, per esempio, ha fatto sapere che, se il governo non ci sta illudendo ancora e farà arrivare le dosi promesse, l’8 maggio avrà vaccinato tutti i cittadini sopra i settant’anni, che costituiscono il 96% dei decessi. Un politico che fosse degno di questo nome, incline ad assumersi le proprie responsabilità e che davvero lavorasse per liberare gli italiani, avrebbe annunciato la riapertura totale e l’addio alle zone colorate entro metà maggio.Capisco che aver dichiarato il virus sconfitto a settembre scorso abbia scottato non poco il leader rosso, però non possiamo accogliere come una buona notizia la sua minacciosa prudenza. Per chiuderci a ottobre, ci aveva promesso un Natale libero, che invece ci ha fatto passare in gabbia paventando la ripresa di gennaio, poi slittata a Carnevale, quando ristoratori e albergatori hanno saputo la sera prima dell’annunciata riapertura che la clausura sarebbe stata invece prorogata. Ora ci arriva questa mancata previsione, con il ritorno della bella stagione e i ragazzi che, al posto di andare a scuola con la mascherina, giocano a calcio nei parchi a volto scoperto. In questa clausura senza speranza siamo ormai liberi di fare tutto tranne che lavorare, studiare e imbastire qualcosa di utile al paese.(Pietro Senaldi, “Allegro becchino, per conto di chi fa il lavoro sporco”, da “Libero” del 4 aprile 2021).L’allegro becchino. Il ministro della salute ha annunciato, felice come una Pasqua, che non sa quando l’Italia potrà riaprire. Con un pelo di sadismo, dalle colonne del “Corriere della Sera”, Speranza ha tenuto a far sapere ai cittadini reclusi e agli imprenditori rovinati dalle serrate che lui prende le sue decisioni «con animo sereno». Imporre sacrifici agli altri non toglie il sonno al carceriere, che rimprovera a Salvini di «soffiare sulle inquietudini di chi soffre», espressione che, quando non erano al governo, i comunisti come il leader di “Liberi e Uguali” traducevano con «dare voce agli oppressi». L’ex ragazzo spazzola di Bersani invita la Lega a «tenere unito il paese»; da che pulpito, lui che quando convoca le riunioni al suo ministero si premura di escludere i suoi sottosegretari, che siano grillini (Sileri), forzisti (Costa) o piddini (Zampa, prima che fosse fatta fuori da Draghi e poi risarcita dal partito con una poltrona a nostre spese).
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Draghi ascolti Ippocrate: dal Covid si guarisce a casa
Ammesso che il Premio Nobel abbia ancora un senso, forse sarebbe il caso di conferirlo a chi ha imparato a guarire i malati di Covid senza neppure ricoverarli in ospedale. In Italia operano 60 medici, volontari: sicuramente si irriterebbero, se qualcuno li chiamasse eroi. Fanno una cosa semplicissima, il loro dovere. In questo mondo affollato di impostori e soprattutto di codardi, loro sfoderano il coraggio elementare di chi non scherzava, quando – all’inizio della carriera – prestò il famoso giuramento nel nome di un medico greco, nato nel V secolo avanti Cristo. E’ da lui – Ippocrate – che la loro associazione prende in prestito il nome, evocandone la missione: stare dalla parte del malato, sempre, ad ogni costo. E in questo caso, che cosa ottengono? Incredibile: la guarigione. Letteralmente: la guarigione del 100% dei malati, curati a casa, con le medicine appropriate. Non è uno scherzo: guariscono proprio tutti. Il mitico Covid, nelle loro mani, diventa un’affezione perfettamente affrontabile. Sono maghi, stregoni, taumaturghi? No: sono medici. Non dispongono certo di superpoteri. Ma sanno una cosa, l’unica che conti: occorre agire subito, scegliendo con sicurezza le medicine da somministrare.E’ addirittura offensiva, la semplicità della soluzione: intervenire entro la prima settimana, e con i farmaci adatti. Risultato: in ospedale non ci finisce più nessuno. Lo dicono le statistiche che premiano i valorosi medici di Ippocrate, veri e propri salvatori di vite umane, in un paese che – dopo un anno – ancora rinchiude la gente agli arresti domiciliari, e ancora intasa gli ospedali di pazienti ormai gravi solo perché trascurati per troppi giorni. E ora annaspa tra gli imprevisti e le incognite di un piano vaccinale che suona innanzitutto stonato, se si propone di immunizzare la popolazione da un virus Rna, mutante per natura e quindi quasi inafferrabile, alla distanza. Ascoltare Mauro Rango, il portavoce di Ippocrate, può far impazzire di rabbia: illustra la più semplice delle soluzioni, finora deliberatamente ignorata. Da tutti: governi, Regioni, virologi di grido. Poche mosse, precise. Primo: visitare il paziente e verificare i sintomi che manifesta. Secondo: somministrare i farmaci giusti (che sono diversi: alcuni per la prima fase della malattia, altri per la seconda, altri ancora per la terza). Farmaci collaudati, sicuri. E che funzionano sempre, sotto controllo medico. E così, la mortalità del Covid si riduce a zero.Non solo: Ippocrate si preoccupa di condividere quanto ha imparato. Ha predisposto un vademecum, destinato ai medici che vogliano imparare. Mostra una casistica-tipo con ben 40 situazioni diverse: per ognuna, la ricetta consigliata. Ancora: se un medico vuole aderire alla rete dei volontari, deve prima sottoporsi a un training assistito. Per una settimana, lavorerà fianco a fianco con i colleghi di Ippocrate: solo allora sarà abilitato a intervenire, a domicilio, per guarire pazienti alle prese con la sindrome Covid. Funziona così: il paziente lancia un Sos via email, e viene contattato dal medico più vicino. Massima collaborazione coi medici di famiglia: Ippocrate fornisce tutte le istruzioni del caso. Missione: guarire il malato, presto e bene, evitando il ricovero in ospedale. Certo, è volontariato: come in Burundi. Solo che non siamo in Africa, ma in Italia. Ed è passato un anno intero – 365 giorni – senza che nessuna autorità politico-sanitaria abbia fatto nulla, per evitare che l’Italia, in questo, continuasse ad assomigliare a un paese del terzo mondo.Sono molti, ormai, i medici che hanno imparato la lezione: qualcosa di analogo (un protocollo per le cure precoci domiciliari, decisive) l’ha prodotto Giuseppe Remuzzi, dell’Istituto Mario Negri di Milano. Finora una sola Regione, il Piemonte, l’ha preso in considerazione: ha predisposto una procedura per le terapie domestiche (con i farmaci adatti) da somministrare con tempestività, proprio per alleggerire la pressione ospedaliera. Ma è Ippocrate a svettare, in questo panorama disarmante: per emergere, ha dovuto implorare una giornalista televisiva, Angela Camuso. La stessa giornalista, a sua volta, ha dovuto supplicare il conduttore (Mario Giordano, di “Rete 4″) per convincerlo a trasmettere il servizio. Semplicemente – come moltissimi colleghi – Giordano non credeva possibile che dal Covid si potesse guarire a casa (o meglio: che le cure precoci, a domicilio, potessero ridurre praticamente a zero il pericolo di finire all’ospedale). Poi, alla fine, Mario Giordano il servizio su Ippocrate l’ha trasmesso. L’altra notizia è che tutti gli altri giornalisti l’hanno ignorato: come se quella soluzione continuasse a non esistere.Domanda: si può seguitare a vivere così, in Italia, nel 2021? E’ possibile ostinarsi a ignorarla, una soluzione tanto semplice? La cronaca è tombale, da un anno: bollettini di guerra, pieni di vittime lasciate a casa senza cure e poi finite all’ospedale troppo tardi. Numeri alla rinfusa: quelli dei tamponi e quelli dei contagiati, che nella stragrande maggioranza sono asintomatici. Sembra ci si diverta, a parlare di “casi”, come se fossero tutte tragedie. Il revival del medioevo dura ormai da 12 mesi: il lockdown – dice il professor Pietro Luigi Garavelli, primario infettivologo a Novara – serve solo per le malattie da contatto, come l’Ebola. Com’è possibile continuare a fingere di non saperlo? Anche sul Covid, com’è giusto, ci sono diverse scuole di pensiero: c’è chi spera che la bufera passi da sola, isolando nel frattempo le persone a costo di fermare la vita sociale e l’economia, e chi invece punterebbe al depotenziamento progressivo del virus, immaginando che proprio il moltiplicarsi dei contagi (raccomandabile, quindi) possa accelerare l’immunità di gregge.Attenzione: Ippocrate non entra nel merito. Non scende sul terreno dell’epidemiologia. Si limite a dire: abbiamo dei malati, e dobbiamo curarli. Possiamo farlo? La risposta è sì. Come? Agendo tempestivamente e con sapienza, cioè con i medicinali idonei, a seconda della fase della malattia. In questo modo – senza neppure sfiorare il tema-vaccini – si ottiene un risultato epocale: se il sistema sanitario pubblico agisse così, gli ospedali potrebbero finalmente tornare a curare in modo adeguato le altre patologie, svuotando i reparti Covid e le terapie intensive. Perché non succede? Perché il governo centrale non si coordina con le Regioni, in questa direzione? Perché ancora non esiste un protocollo nazionale per mettere i sanitari nelle condizioni di curare e guarire i pazienti, a casa? Perché i medici di famiglia non hanno ancora ricevuto istruzioni, su come agire? Perché l’assistenza salva-vita è affidata ai volontari di Ippocrate, anziché alle Asl? Da qualche settimana, a Palazzo Chigi è insediato Mario Draghi, sul quale molti italiani hanno appuntato speranze importanti. Agire nel modo giusto, ormai, è una questione di vita o di morte. Una questione di giustizia. E a questo punto, anche di onore.(Giorgio Cattaneo, “Appello a Draghi: ascolti Ippocrate, che i malati Covid li guarisce a casa”, dal blog del Movimento Roosevelt del 27 marzo 2021. Fonti: il servizio su Ippocrate trasmesso da Mediaset a “Fuori dal coro”, la video-intervista a Mauro Rango realizzata da Massimo Mazzucco, il sito di Ippocrate che funge da centralino per le emergenze domiciliari Covid e il vademecum-Covid realizzato da Ippocrate, destinato ai medici e disponibile online).Ammesso che il Premio Nobel abbia ancora un senso, forse sarebbe il caso di conferirlo a chi ha imparato a guarire i malati di Covid senza neppure ricoverarli in ospedale. In Italia operano 60 medici, volontari: sicuramente si irriterebbero, se qualcuno li chiamasse eroi. Fanno una cosa semplicissima, il loro dovere. In questo mondo affollato di impostori e soprattutto di codardi, loro sfoderano il coraggio elementare di chi non scherzava, quando – all’inizio della carriera – prestò il famoso giuramento nel nome di un medico greco, nato nel V secolo avanti Cristo. E’ da lui – Ippocrate – che la loro associazione prende in prestito il nome, evocandone la missione: stare dalla parte del malato, sempre, ad ogni costo. E in questo caso, che cosa ottengono? Incredibile: la guarigione. Letteralmente: la guarigione del 100% dei malati, curati a casa, con le medicine appropriate. Non è uno scherzo: guariscono proprio tutti. Il mitico Covid, nelle loro mani, diventa un’affezione perfettamente affrontabile. Sono maghi, stregoni, taumaturghi? No: sono medici. Non dispongono certo di superpoteri. Ma sanno una cosa, l’unica che conti: occorre agire subito, scegliendo con sicurezza le medicine da somministrare.