Archivio del Tag ‘Impero’
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Siamo sotto occupazione: l’Italia fa gola agli ex alleati
Le banche italiane hanno oggi una capitalizzazione che supera di poco i 30 miliardi di euro, ma gestiscono una quantità di denaro che è cinque volte superiore. Eppure, acquistarle tutte assieme costerebbe meno che acquistare la sola Bnp Paribas. Finmeccanica ha una capitalizzazione di 2 miliardi, ma possiede beni immobili che da soli valgono 4 miliardi. Francesi e tedeschi, ma non solo, si preparano a comperare i pezzi pregiati della nostra industria, e lo faranno anche per eliminare dei rivali. In fondo, la guerra in Libia non è servita a sottrarre interessi strategici all’Italia? Ci sono due modi per togliere di mezzo un rivale: soffiargli i contratti, come in Libia, oppure comprarlo e farlo passare sotto il proprio controllo, come rischia di succedere alle aziende italiane.
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2012, Israele-Iran: la guerra di Obama per oscurare la crisi
Minacce, sanzioni economiche, test missilistici e manovre navali nel Golfo. Il palcoscenico della guerra è sotto gli occhi di tutti, ma quello che conta procede sottotraccia, da Washington a Tel Aviv. Obama ha firmato una legge straordinaria contro il dissenso, che consente la “detenzione a tempo indeterminato” di cittadini americani. E intanto sta trasformando Israele nella base di lancio per l’attacco contro l’Iran. In agenda, le grandiose esercitazioni congiunte della primavera 2012. Usa e Israele insieme, a comando unificato e con quartier generale a Stoccarda, cuore europeo del sistema difensivo americano in Europa. Il pericolo? L’escalation militare. Se voleranno missili contro Teheran, l’Iran reagirà. A quanto pare, è esattamente quello che gli Usa vogliono: una guerra globale, per azzerare i conti della crisi.
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Caduto il Muro, addio Italia: un declino che viene da lontano
L’inizio del declino italiano ha una data esatta ed è il 26 dicembre 1991. Quel giorno si sciolse ufficialmente l’Unione sovietica e finì la guerra fredda. E con la guerra fredda finì anche quella che potremmo chiamare l’eccezione italiana. Perché per 35 anni l’Italia era stata la frontiera geografica e politica dell’impero occidentale. Frontiera geografica (orientale) perché il blocco sovietico cominciava proprio sull’altra riva dell’Adriatico. Frontiera politica perché il Pci era il più forte partito comunista dell’Occidente. Quindi tutto fu messo in opera (e tutto fu consentito) perché l’Italia americana fosse una “success story”. Da qui il miracolo economico, da qui la straordinaria stabilità politica di un regime sostanzialmente monopartitico (i gabinetti cadevano sì uno dopo l’altro, ma a rotazione le poltrone erano occupate sempre dagli stessi).
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Senza politica, ci faranno a pezzi anche tornando alla lira
Euro? Maneggiare con cura. Liquidare la moneta unica, che siamo costretti a prendere il prestito dalla Bce? Attenzione: recuperare sovranità monetaria non risolve nulla, se non si recupera al tempo stesso sovranità politica. Quando l’Italia era monetariamente sovrana, non lo era politicamente: dal punto di vista economico, diplomatico e militare, la nostra era notoriamente una sovranità limitata. Chi rappresenta lo scontro in corso come una lotta egemonica della Germania contro l’Europa del Sud dimentica un dettaglio cruciale: gli Usa. All’impero americano, l’euro non è mai piaciuto: e oggi Washington potrebbe usare i Pigs per contrastare Berlino, indebolendo l’Europa. Mario Monti non è solo l’uomo della Goldman Sachs: sta scrutando l’orizzonte per capire chi vincerà. Sicuro già di sapere chi sarà sconfitto: tutti noi, ormai privi di qualsiasi potere contrattuale.
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Latouche: chi promette crescita produce debito e crisi
Penso che non c’è nessuna speranza, con l’euro, perché i tedeschi non rinunceranno mai a fare dell’euro una moneta della quale i cittadini non possono riappropriarsi. Loro vogliono che sia totalmente nelle mani della Bce, e che questa banca sia indipendente. In questo quadro non si può fare niente, non si può difendere il tessuto industriale europeo perché l’Europa ha senso solo se si costruisce per proteggere i cittadini europei dalla concorrenza sfrenata del resto del mondo. Viviamo un’età da fine dell’Impero d’Occidente, ma la Cina oggi fa parte dell’Occidente e la fine dell’Occidente sarà anche la fine della Cina sotto questa forma: perché, quando nave affonda, anche se coloro che stanno sulla prua per un momento salgono in alto, finiscono poco dopo anche loro sott’acqua.
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Addio Giorgio Bocca, l’ultimo partigiano della verità
«Io sono l’ultimo», grida il ribelle di Auschwitz. Ha già al collo la corda del boia nazista, e le sue parole dilagano nel deserto raggelato del terrore sulla Appelplatz, davanti ai prigionieri schierati per lo spettacolo, con la testa china e piena di vergogna per il coraggio solitario e irraggiungibile di quell’oscuro individuo senza nome che aveva osato sfidare la legge infernale del lager. E’ una delle pagine memorabili del diario universale di Primo Levi dal campo di sterminio. “Sì, questo era un uomo”, scrisse Giorgio Bocca in un altrettanto memorabile articolo di fondo, su “Repubblica”, per prendere commiato dal grande scrittore torinese: stesso nitore spietato, stessa fermezza. Una lucidità titanica, più forte dell’emozione, coltivata giorno per giorno da una sorta di religione laica, in nome di un umanesimo irriducibile.
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Sì alla Torino-Lione: dietro l’accordo, l’uomo del Bilderberg
Il gruppo Bilderberg, cupola finanziaria mondiale che ha piazzato a Bruxelles l’euro-presidente Van Rompuy e a Palazzo Chigi il professor Monti, sembra aver “commissariato” anche la valle di Susa per la realizzazione della linea Tav Torino-Lione: l’olandese Jan Brinkhorst, coordinatore per la politica europea dei trasporti ferroviari e membro del più esclusivo club mondiale dell’oligarchia finanziaria, farà parte del nuovo organismo italo-francese che il 20 dicembre i governi di Roma e Parigi hanno stabilito di costituire per realizzare entro dieci anni, a partire dal 2012, la tratta ferroviaria più controversa del pianeta. Vano l’appello di 150 docenti universitari italiani al presidente Napolitano: la Torino-Lione si farà, anche se finora i promotori non ne hanno mai dimostrato l’utilità. E i lavori di Chiomonte saranno affidati alla Cmc di Ravenna, coop “rossa” considerata storicamente vicina al leader del Pd, Pierluigi Bersani.
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Lerner: pessima Europa, se comanda solo la Germania
Sarò pure un attempato residuo della metà del secolo scorso – venuto al mondo neanche dieci anni dopo la catastrofe bellica, affiliato alla generazione dei baby boomers, e quindi coscritto dalla Fornero a sfondare i quarant’anni lavorativi – ma a me un’Europa a guida tedesca che si separa dall’Inghilterra suona malissimo. Mi fa paura. Sto sbagliando? Sono rétro? Concedetemi almeno che mi trovo in buona compagnia. Lo stesso concetto trovo espresso con brutalità da Joschka Fischer, l’ex leader sessantottino addentratosi nella memoria dei crimini commessi dal suo popolo, divenuto protagonista del pacifismo tedesco, poi ministro degli Esteri e vicecancelliere allorquando l’Unione Europea fu allargata a est: «Il continente germanizzato è un’idea malsana»
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Barnard: sarà un strage, riusciranno dove Hitler fallì
L’Europa collassa, salta l’Eurozona, crollano tutte le nostre economie tranne una: quella tedesca. Scenario che riporterà il Vecchio Continente alla situazione precedente il 1999, ma a condizioni da sogno per la Germania. Che, con un euro a due velocità o anche col suo ritorno al marco, sarà vista dai mercati come l’unica scialuppa di salvezza su cui dirottare capitali, mentre noi rimarremo a secco, agonizzanti. In più, i veri manovratori della Merkel, e cioè le mega-industrie dell’export “neomercantile” della Germania, si troveranno con decine di milioni di lavoratori europei a due passi da casa, disposti a sgobbare per loro a ritmi da lager e con stipendi da Cina. E l’impero germanico dell’export si presenterà al mondo dei grandi mercati del domani (Brasile, Cina, India, Est asiatico) con prodotti a prezzi competitivi. Ironia della storia: trionfale dominio teutonico, proprio là dove Hitler fallì.
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Erri De Luca: la lotta della val Susa è giusta e necessaria
Si succedono governi e governatori, di qualunque specie essi rinnovano l’empio progetto di traforo e strazio della valle di Susa. Empio progetto perché empia è la bestemmia contro la terra, madre sacrificata allo sventramento per l’inutile seconda linea ferroviaria. Voi non siete gli indiani d’America, scacciati dai vostri pascoli dallo sterminio dei bisonti e dalla posa di una via ferrata. Voi siete i legittimi eredi di una terra aggredita da interessi estranei, che vogliono asservirla. Voi non siete i nemici del progresso ma l’avamposto di una nuova speranza di progredire insime al proprio suolo.
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Le lacrime dei tecnocrati incaricati di farci piangere
La ministra Elsa Fornero piange nell’annunciare i sacrifici agli italiani? Niente facili ironie, per favore, su questo «ceto di tecnocrati pazzi», che «piange per il massacro sociale che impone ai deboli: massacro fatto in nome di una crescita che non arriverà». Marino Badiale, dalla trincea critica di “Alternativa”, sanziona nel modo più netto lo stile d’esordio del governo Monti: «Non si può scherzare su ciò che questa gente dalla lacrima facile sta facendo: stanno distruggendo il nostro paese, le nostre speranze, il nostro futuro, le nostre vite. E lo fanno, nei casi migliori, per una fede irrazionale in quelle stesse teorie economiche che hanno portato alla crisi, e che non faranno che peggiorarla». Oppure, nel caso peggiore, agiscono per conto di super-poteri internazionali che «vogliono rapinare ciò che in questo paese non è stato ancora rapinato».
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Nel mirino scuola e cultura: l’Europa ha paura di Dante?
Licenziamo pure Dante e Petrarca: non servono più. La nostra scuola ha contribuito a fare dell’Italia la settima potenza industriale del mondo, nonché l’economia meno indebitata d’Europa dopo la Germania? Non importa: il super-potere che ha messo al guinzaglio l’Italia farà terra bruciata della nostra cultura. E proprio la scuola potrebbe essere il primo obiettivo di Mario Monti, commissario di fiducia designato dall’impero finanziario euro-atlantico. Lo sostengono Fabio Bentivoglio e Michele Maggino, a partire dalla lettera che il “ministro dell’economia” europeo, Olli Rehn, ha inviato a Roma: una lettera «ancora più agghiacciante» di quella di Draghi & Trichet, inviata ad agosto. Perché Olli Rehn spiega che l’Europa vuole colpire al cuore la nostra fabbrica di futuro: il sistema scolastico.