Archivio del Tag ‘Impero’
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Complotto-Iran? Brzezinski avvertì: basta giocare col fuoco
Nello stesso giorno in cui a Washington tutte le massime cariche statali denunciano un «complotto» (dicono proprio così, e i media clonano la definizione all’infinito), ossia una cospirazione terroristica con base a Teheran perpetrata sul suolo americano, anche a Baghdad le stragi si sono intensificate ad opera di terroristi suicidi. Una giornata simile merita di essere accostata a un fatto accaduto qualche anno fa e passato quasi sotto silenzio. Si tratta di una dichiarazione eclatante resa da Zbignew Brzezinski alla Commissione Esteri del Senato Usa il 1° febbraio 2007, quando paventava un «plausibile scenario per una collisione militare con l’Iran». E cosa prevedeva questo scenario?
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Tav, Ceronetti: la val Susa contro l’impero della schiavitù
Per ora la nostra preistorica e storica Valsusa non è riserva per Navajos, per nuovi Navajos da abbruttire. Ma una volta scattata la trappola dell’Alta Velocità il processo della messa in riserva all’indiani d’America di quel fondamentale angolo di frontiera piemontese non si fermerà più. Se venisse fatta una radiografia psicologica del piccolo popolo valsusino residente e renitente verrebbe in luce l’inconscia paura di uno schiacciamento progressivo – della riduzione a Navajos, Sioux e altri Buffalo Bill – che ne allarma e ne indurisce l’anima. Una fine della contrapposizione TavAntitav non è a breve pensabile.
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Barack Obush, l’America in declino venderà cara la pelle
Che significa e come si è svolta l’oscura uscita di scena di Osama bin Laden? Che fine ha fatto Al-Qa’ida, ed è mai stata come ci hanno raccontato? Chi sta andando al potere in Egitto e altrove, dopo le primavere arabe, e in che modo gli Stati Uniti tentano di controllare la riorganizzazione del potere? Chi sono i cirenaici a sostegno dei quali gli Usa e noialtri abbiamo deciso di far guerra a Gheddafi? Eroici difensori della libertà o i complici di turno dell’impero? Che svolgimento avranno i tesissimi rapporti con Iran e Siria? In che modo la crisi dei Paesi europei più deboli è legata alla guerra euro-dollaro? E che cosa stanno tentando di fare gli Stati Uniti, segretamente o meno, per controbilanciare la rapidissima ascesa cinese?
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Usa, guerra totale permanente: poteri speciali a Obama?
Chi si illudeva che con l’uccisione di Bin Laden gli Stati Uniti avrebbero proclamato la fine della ‘guerra al terrorismo’ contro al Qaeda dichiarata dopo l’11 settembre 2001, si sbagliava. Al contrario, l’America sta valutando di ampliare i limiti geografici, politici e temporali del conflitto, trasformandolo in una guerra globale permanente. In questi giorni la commissione Difesa del Congresso Usa – dallo scorso novembre a maggioranza repubblicana – sta esaminando il testo di una nuova dichiarazione di guerra (dal “National Defense Authorization Bill” per l’anno 2012, sezione 1034, pagina 20) che ‘aggiorna’ quella approvata il 18 settembre 2001.
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Libia, rischiamo una guerra mondiale con Cina e Russia
Attenti: stiamo giocando col fuoco. Che ci fa la Nato in Africa? Qualcuno crede davvero che l’Occidente spenda tutti quei soldi in bombe e portaerei perché è interessato alla libertà dei popoli oppressi, come quello libico? E perché allora non interviene anche in Bahrein o in Arabia Saudita, dove dominano regimi altrettanto dispotici? La posta in gioco è il petrolio? Non solo. L’aspetto più pericoloso è un altro: attaccando Libia e Siria, gli Usa in declino, che tra cinque anni saranno sorpassati dall’economia cinese, stanno cercando di sfrattare dal Mediterraneo la Cina e la Russia. Rischiamo seriamente un’escalation anche nucleare, che può portare alla Terza Guerra Mondiale. A dirlo non è Wikileaks, ma il professor Paul Craig Roberts, già braccio destro di Ronald Reagan.
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L’inizio della fine: dittature ko, tutti gli autogol dell’Impero
Le rivolte popolari in Tunisia, Egitto, Libia, Algeria, Marocco, Bahrein segnano l’inizio della fine dell’Impero americano, e occidentale, in quelle regioni. Da quando hanno vinto la Seconda guerra mondiale gli Stati Uniti, nonostante tutte le loro belle parole di democrazia, hanno sostenuto i dittatori più infami, corrotti e sanguinari, purché gli facessero comodo, quando non hanno fomentato direttamente dei golpe militari. E questa realpolitik imperialista gli si è sempre ritorta contro o li ha messi in situazioni insostenibili.
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Giovani arabi: rivoluzione Al Jazeera, l’Occidente balbetta
Non è quello del comunismo. E, per ora, non lo si può chiamare “fantasma della democrazia”. E’ una rivolta da fine dell’Impero. E’ uno dei sintomi della crisi globale del pianeta, che progressivamente sta sostituendo, e sostituirà completamente in pochi anni, tutte le agiografie adoranti della globalizzazione imperiale. E’ un figlio di molti fattori, che non possono essere ridotti a uno, come gran parte della stampa occidentale sta scribacchiando in questi giorni. Non è la rivoluzione dei “social network” americani, anche se vi hanno contribuito. Non è la rivoluzione democratica all’occidentale, anche se questo aspetto fa capolino, per esempio in Egitto.
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Padrone debole, vassalli morti: l’Impero sta franando
L’Egitto è in fiamme e il regime di Mubarak è alle corde. È la terza rivolta popolare che scuote le rive del Mediterraneo in poche settimane. Tunisia, Albania, Egitto. Più in là Algeri. A prima vista non c’è connessione tra le tre situazioni. A prima vista Berisha, Ben Alì e Mubarak sono tre problemi del tutto sconnessi tra di loro. Ma certe “serie” difficilmente sono del tutto casuali. L’impressione è che una stessa onda – al tempo stesso di inquietudine e di speranza – stia volando sull’intera area. Questa impressione potrebbe avere un’origine non immediatamente visibile, ma unica: stiamo assistendo al manifestarsi di una grande crepa nell’un tempo solida muraglia egemonica dell’Impero.
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Usa in declino, sfida totale all’impero zoppo
Il sogno della “fine della storia” è svanito. Gli Usa hanno tentato, sotto Bush, un ultimo brutale tentativo di mantenere la propria supremazia incontrastata: il progetto di “guerra infinita”, che avrebbe dovuto annichilire come un rullo compressore tutti i possibili nemici e competitori, ma che si è arenato già sui primi due scogli incontrati, ossia Afghanistan e Iraq. L’ordine mondiale odierno è “semi-unipolare”, con Washington ancora potenza egemone, ma più per la cautela dei suoi rivali che per la propria forza ed autorità. La crisi finanziaria del 2008 è partita dagli Usa ed ha mandato parzialmente in frantumi quell’ordine economico
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Tutta la mediocrità del 2009 nel fallimento di Copenaghen
Il 2009 era cominciato con l’attacco israeliano a Gaza, avvertimento preventivo al nuovo presidente degli Stati Uniti non ancora insediato, che non esagerasse con le sue aperture multipolari. Ne è seguito un anno mediocre in cui il mondo è sfuggito ad altre guerre disastrose ma ha continuato a impoverirsi. Finché, a chiudere il 2009, è giunto il fallimento della Conferenza mondiale sul clima di Copenhagen, cioè il vertice più atteso sulle sorti del pianeta; dopo che già la diplomazia internazionale aveva dovuto arrendersi alle resistenze del potere finanziario