Archivio del Tag ‘killeraggio’
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Giudici pieni di difetti: fine di Magistratura Extraterrestre
Sorpresa: la magistratura non è extraterrestre. Le scoperte e gli scandali del Csm-Anm stanno semplicemente mostrando all’opinione pubblica l’ovvio, ossia che il potere giudiziario (con le prerogative e l’autogoverno della magistratura) viene esercitato in modo terrestre. Cioè viene talvolta, e soprattutto ai suoi vertici, adoperato come tutti gli altri poteri: in modo occulto, illegittimo, associato, per fare interessi di parte non dichiarati (individuali o di gruppo), inclusa la smodata sete di potere di alcuni, incluso lo scambio di servizi con fazioni politiche, anzi con una particolare parte politica: il cosiddetto collateralismo. Queste scoperte e questi scandali, insomma, svolgono un’operazione di demitizzazione della Giustizia terrena, togliendole l’iniziale maiuscola, e riportando la percezione della figura del magistrato a quella di uomo normale, che si comporta normalmente. Soprattutto quando si tratta di quelli che vogliono comandare sugli altri loro colleghi. Le scoperte e gli scandali tolgono, a chi può sostenerne psicologicamente la perdita, un mito di cui il sistema di potere si è ampiamente servito per rilegittimarsi, per eliminare personaggi e partiti scomodi, e soprattutto per coprire il piano generale di cessione degli interessi nazionali a potentati esteri (1992, Britannia Party, Mani Pulite).E’ per quell’uso speciale, che fu creato il mito della Giustizia Extraterrestre e che divampò il giustizialismo tra gente che non rifletteva sul fatto che, fino al giorno prima, la medesima Giustizia aveva lasciato procedere pressoché indisturbato l’andazzo della corruzione, che era noto a tutti coloro che si occupavano di pubbliche amministrazioni; quindi se si era decisa a intervenire, non era certo per virtù sua. Beato il popolo che non ha bisogno di eroi – anche se gli eroi vi sono stati e vanno onorati. Gli ingenui veri e finti oggi proclamano che bisogna erigere un muro per separare la magistratura dalla politica. Ma moltissimi magistrati, specie quelli più attivi nel loro sindacato Anm, sono politicizzati da sempre e non rinunceranno mai a far politica da magistrati: il fatto stesso che l’Anm è composta di correnti, cioè di fazioni, che portano avanti non teorie filosofiche, ma interessi e idee politiche diverse, dimostra che i magistrati (italiani) sono così. Assieme al fatto che molti magistrati hanno sempre dichiarato di avere idee e obiettivi politici e di volersi coordinare tra loro per realizzarli. Sono dati storici e inveterati. Realtà che non si azzerano per legge. L’attività giudiziaria, perlomeno in Italia, sarà sempre esercitata con condizionamenti politici – l’importante è saperlo e poterlo dire. L’idea del muro è invece, palesemente, una sciocchezza.Il migliore controbilanciamento allo strabordare in politica e agli altri abusi del potere giudiziario, forse anzi l’unico possibile, è proprio la demistificazione di quel potere, la diffusione pubblica della conoscenza, il fatto che l’opinione pubblica e i mass media lo percepiscano nella sua realtà umana, e non più come una garanzia angelica di legittimità o di correzione del sistema, dato che non lo è, essendo interno al sistema, alla sua cultura di potere, e non un quid qualitativamente indipendente da esso. Una volta tolta quest’aura mitica, questa funzione psicologica abnorme che ha favorito e spesso ispirato gli abusi, fino a vere e proprie campagne giudiziarie decennali di interdizione contro certi politici scomodi, gli abusi del potere giudiziario saranno ben più riconoscibili al pubblico, più rischiosi per chi li compie, meno efficaci per la lotta politica, anzi potranno andare a vantaggio di chi li subisce. Insomma, saranno sensibilmente scoraggiati. Di fronte all’arresto o all’incriminazione di un uomo politico scomodo, non si reagirà più unicamente e automaticamente presumendo che questi sia colpevole, ma discutendo anche delle possibilità alternative, compreso il killeraggio giudiziario.Utile a prevenire abusi politico-strumentali del potere giudiziario, nonché i processi portati avanti senza disturbarsi a ricercare le prove, sarebbe invece, oltre alla separazione delle carriere, e a un controllo-revisione dell’esame di concorso a magistrato, una limitata riforma del codice di procedura penale, che suggerivo nel mio “Le Chiavi del Potere” (2003); in sintesi: 1. Trasformare il principio di presunzione di non colpevolezza in presunzione di innocenza; 2. Stabilire esplicitamente che, quando l’accusa si basa su prove indirette, il giudice debba assolvere ogniqualvolta una versione dei fatti che escluda la commissione del reato o la colpevolezza sia compatibile con i fatti provati direttamente; 3. Stabilire esplicitamente l’assoluta nullità dei provvedimenti cautelari, dei decreti di citazione a giudizio, delle ordinanze di rinvio a giudizio, delle sentenze di condanna che non enuncino specificamente e concretamente gli atti di cui è accusato l’imputato (se singolo) o ciascuno degli imputati singolarmente (se è contestato il concorso nel reato); 4. Stabilire esplicitamente l’inammissibilità, a pena di nullità, delle presunzioni di grado secondo e superiore.I Pm sarebbero così incentivati a concentrarsi sui reati reali e sull’onesta e doverosa (seppur faticosa e noiosa) ricerca della prova, anziché affidarsi a congetture, contando che i loro colleghi giudicanti, poi, per spirito di corpo, le accettino come prove, in barba al principio di onere della prova e di presunzione di non colpevolezza. Inoltre, il non potersi più dedicare a processi senza vere prove li indurrebbe a occuparsi maggiormente di crimini molto gravi e in cui le prove sono facilmente acquisibili, come quelli delle bande criminali di spacciatori, estorsori, magnaccia che imperversano sul territorio pressoché indisturbate, occupandone intere porzioni, mentre sarebbe spesso facile individuare e arrestare i loro accoliti, e stranamente non lo si fa.(Marco Della Luna, “Fine di Magistratura Extraterrestre”, dal blog di Della Luna del 16 giugno 2019).Sorpresa: la magistratura non è extraterrestre. Le scoperte e gli scandali del Csm-Anm stanno semplicemente mostrando all’opinione pubblica l’ovvio, ossia che il potere giudiziario (con le prerogative e l’autogoverno della magistratura) viene esercitato in modo terrestre. Cioè viene talvolta, e soprattutto ai suoi vertici, adoperato come tutti gli altri poteri: in modo occulto, illegittimo, associato, per fare interessi di parte non dichiarati (individuali o di gruppo), inclusa la smodata sete di potere di alcuni, incluso lo scambio di servizi con fazioni politiche, anzi con una particolare parte politica: il cosiddetto collateralismo. Queste scoperte e questi scandali, insomma, svolgono un’operazione di demitizzazione della Giustizia terrena, togliendole l’iniziale maiuscola, e riportando la percezione della figura del magistrato a quella di uomo normale, che si comporta normalmente. Soprattutto quando si tratta di quelli che vogliono comandare sugli altri loro colleghi. Le scoperte e gli scandali tolgono, a chi può sostenerne psicologicamente la perdita, un mito di cui il sistema di potere si è ampiamente servito per rilegittimarsi, per eliminare personaggi e partiti scomodi, e soprattutto per coprire il piano generale di cessione degli interessi nazionali a potentati esteri (1992, Britannia Party, Mani Pulite).
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Italia assediata, Francia e Germania ci imporranno Draghi
Se il governo Conte crolla di colpo, c’è già pronto Cottarelli. Ma il vero pericolo si chiama Mario Draghi: il presidente uscente della Bce potrebbe ripiegare su Palazzo Chigi, se non andasse in porto il piano principale che lo riguarda, cioè arrivare alla presidenza del Fmi e sottrarre il Fondo Monetario all’egemonia Usa, per metterlo al guinzaglio di Berlino e Parigi. Secondo l’analisi di Gianfranco Carpeoro, per l’Italia si è acceso l’allarme rosso: l’incredibile Trattato di Aquisgrana, che demolisce qualsiasi prospettiva comunitaria proiettando anche ufficialmente Germania e Francia nel ruolo di “padrone” neo-coloniali dell’Ue, ha come vittima principale proprio il Belpaese. A Roma non si perdona l’insubordinazione del governo gialloverde, l’unico esecutivo teoricamente all’opposizione di Bruxelles. Lo dimostra la “macchina del fango” scatenatasi contro Lega e 5 Stelle, per indebolirne la leadership. Il polverone sul padre di Di Maio (lavoro nero) e su quello di Di Battista (debiti), unitamente alla mazzata giudiziaria sui leghisti (maxi-risarcimento da 49 milioni di euro) a questo servono: a impedire che l’elettorato italiano si sollevi, nel caso in cui una crisi pilotata – banche, spread – precipitasse il paese nella bufera, replicando le condizioni del “golpe bianco” che nel 2011 consentì alla “sovragestione” europea di costringere alla resa Berlusconi e imporre il commissariamento dell’Italia, tramite Monti.Autore del saggio “Dalla massoneria al terrorismo”, che svela i retroscena supermassonici di area Nato dietro ai recenti attentati affidati in Europa alla manovalanza dell’Isis, Carpeoro individua la Loggia P1 (mai riconosciuta, ufficialmente) come la vera “quinta colonna” del peggior potere internazionale, utilizzata per manipolare e indebolire la politica italiana, grazie al prezioso contributo di un establishment “collaborazionista”, reclutato da poteri stranieri per dominare il nostro paese. L’oligarchia Ue è in fibrillazione, in vista delle europee, dal momento in cui Lega e 5 Stelle – con tutti i loro limiti – hanno inserito l’Italia in una traiettoria di collisione con Bruxelles. Da qui le pressioni della Bce e della Banca d’Italia, le impennate dello spread e il “niet” di Mattarella per impedire a Paolo Savona l’accesso al ministero dell’economia. Infine, il lungo braccio di ferro sul deficit 2019 – non ancora concluso – con il governo italiano sottoposto alla minaccia della procedura d’infrazione. Obiettivo dei “sovragestori”: spuntare le armi dei gialloverdi e costringerli a rimediare una figuraccia davanti ai loro elettori, non consentendo loro di mantenere nessuna delle promesse elettorali. Guai se il “virus” della ribellione italiana – aumentare il deficit, violando il rigore di Maastricht – dovesse propagarsi in altri paesi, incoraggiando analoghe svolte politiche. Ad aumentare la tensione ha contribuito certamente anche la rivolta francese dei Gilet Gialli, capaci di spaventare seriamente i poteri che hanno insediato Macron all’Eliseo.Ora, su questo scenario già instabile piomba come un macigno l’inaudito accordo siglato da Francia e Germania, che toglie qualsiasi residua credibilità alla dimensione comunitaria dell’Ue: i due paesi si impegnano a coordinare le loro politiche economiche, fino al punto di istituire formalmente un “Consiglio dei ministri franco-tedesco”. «Si tratta di un atto gravissimo e senza precedenti», dichiara Carpeoro, in web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”. Un accordo apertamente ostile agli altri partner europei, «al quale si uniranno sicuramente anche quei lestofanti degli olandesi, che hanno già contribuito a impoverire l’Italia introducendo una normativa fiscale sleale, che ha sottratto al nostro paese ingenti risorse, attraverso il trasferimento in Olanda della domiciliazione fiscale di grandi aziende italiane». Con il nuovo trattato, dice Carpeoro, l’asse franco-tedesco getta la maschera e si prepara a colpire l’Italia in modo frontale, contando anche sull’immancabile collaborazione delle “quinte colonne” interne, «sempre pronte, come già nel Rinascimento, ad allearsi con lo straniero pur di far cadere il governo in carica».Ora il cerchio si stringe, par di capire: il Trattato di Aquisgrana – con l’Italia esclusa dall’Europa che conta – piomba come un fulmine su una situazione già molto allarmante, con la spada di Damocle della procedura d’infrazione (sempre presente) e la lettera della Bce che chiede alle banche italiane di liberarsi dei crediti inesigibili, dopo che il governo ha appena compiuto il salvataggio della genovese Carige. All’affronto franco-tedesco, dice Carperoro, l’Italia dovrebbe rispondere in modo simmetrico: cercando di siglare analoghi trattati – altrettanto ostili – con paesi mediterranei, come la Spagna e la stessa Grecia. Lo farà? Difficile dirlo: bombardato dai grandi media, tutti allineati al potere Ue, il governo Conte potrebbe cedere. Di Maio è stato bersagliato da un killeraggio inaudito, e presto potrebbe venire il turno di Salvini. L’unico vero alleato dell’Italia, cioè Donald Trump, appare isolato. Starebbe sostanzialmente evaporando una certa “sovragestione” americana esercitata fin dall’inizio sui 5 Stelle, quand’era il neocon Michael Ledeen, esponente del Jewish Institute, ad accompagnare Di Maio nei santuari del potere finanziario supermassonico. Ora si punta a indebolire e “sovragestire” l’imprudente Salvini, sommerso dalle polemiche (giustificate) per aver partecipato alla cena romana con l’entourage Pd di Maria Elena Boschi, che sulle banche interveniva per motivi di famiglia.Tutto questo, sintetizza Carpeoro, non fa che indebolire l’Italia: se il governo Conte dovesse cadere all’improvviso, sarebbe spianata la strada per il solito – orrendo – governo “tecnico”, i realtà pilotato dalla consueta élite supermassonica e, nel caso, affidato al neoliberista Carlo Cottarelli, già dirigente del Fmi, tra i massimi responsabili della catastrofe che ha messo in ginocchio la Grecia sotto i colpi dell’austerity. In prospettiva, comunque, secondo Carpeoro la minaccia maggiore viene da Draghi: proprio sul presidente della Bce, ormai in scadenza, punterebbero le oligarchie reazionarie europee per commissariare l’Italia in modo devastante, se a Draghi non riuscirà di conquistare la guida del Fondo Monetario Internazionale con l’obiettivo di sottrarlo all’influenza statunitense. Il piano: mettere il Fmi a completo servizio dell’ordoliberismo europeo: quello che oggi utilizza Francia e Germania come potenze neo-coloniali, come già alla vigilia della Prima Guerra Mondiale, per spegnere sul nascere qualsiasi tentazione di riforma dell’Ue in senso democratico. Uno scenario che i “sovragestori” temono possa rafforzarsi se alle prossime europee dovesse imporsi l’onda “populista” in diversi paesi, grazie anche al “cattivo esempio” dell’odiata Italia gialloverde, cioè il paese a cui il Trattato di Aquisgrana punta a “spezzare le reni”.Se il governo Conte crolla di colpo, c’è già pronto Cottarelli. Ma il vero pericolo si chiama Mario Draghi: il presidente uscente della Bce potrebbe ripiegare su Palazzo Chigi, se non andasse in porto il piano principale che lo riguarda, cioè arrivare alla presidenza del Fmi e sottrarre il Fondo Monetario all’egemonia Usa, per metterlo al guinzaglio di Berlino e Parigi. Secondo l’analisi di Gianfranco Carpeoro, per l’Italia si è acceso l’allarme rosso: l’incredibile Trattato di Aquisgrana, che demolisce qualsiasi prospettiva comunitaria proiettando anche ufficialmente Germania e Francia nel ruolo di “padrone” neo-coloniali dell’Ue, ha come vittima principale proprio il Belpaese. A Roma non si perdona l’insubordinazione del governo gialloverde, l’unico esecutivo teoricamente all’opposizione di Bruxelles. Lo dimostra la “macchina del fango” scatenatasi contro Lega e 5 Stelle, per indebolirne la leadership. Il polverone sul padre di Di Maio (lavoro nero) e su quello di Di Battista (debiti), unitamente alla mazzata giudiziaria sui leghisti (maxi-risarcimento da 49 milioni di euro) a questo servono: a impedire che l’elettorato italiano si sollevi, nel caso in cui una crisi pilotata – banche, spread – precipitasse il paese nella bufera, replicando le condizioni del “golpe bianco” che nel 2011 consentì alla “sovragestione” europea di costringere alla resa Berlusconi e imporre il commissariamento dell’Italia, tramite Monti.
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Pansa: ma chi pilota l’informazione, Porro o Marcegaglia?
Che cosa ho imparato nei primi anni di giornalismo? Alla “Stampa”, al “Giorno” e al Corriere della sera, mi hanno insegnato che l’inchiesta è il top della professione, la prova di eccellenza, il traguardo glorioso di un cronista. A Repubblica la pensava nello stesso modo Eugenio Scalfari. Del resto lui veniva da anni di “Espresso”. E con Lino Jannuzzi aveva scritto un’indagine rimasta famosa contro il Piano Solo del generale Giovanni De Lorenzo. Piero Ottone, direttore del “Corriere della sera”, amava molto le inchieste. Ne ricordo una che scrissi per lui, insieme a Gaetano Scardocchia. Era il febbraio 1976 quando emerse lo scandalo Lockheed, la grande azienda americana che fabbricava aerei.
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Feltri: rassegnatevi, io non prendo ordini da nessuno
«Ormai ho 67 anni, non ho più necessità economiche: posso benissimo andarmene a casa». A colloquio con Daria Bignardi, a “Le invasioni barbariche” (in prima serata su “La7” l’8 ottobre, poche ore dopo la perquisizione del “Giornale” per le presunte minacce a Emma Marcegaglia), Vittorio Feltri si è difeso a testa alta, contrattaccando. Tecnicamente “direttore editoriale” dopo la sospensione inflittagli dall’Ordine dei Giornalisti in seguito al caso Boffo, il leader del quotidiano della famiglia Berlusconi, accusato di praticare l’arte oscura del killeraggio sistematico contro gli avversari del premier, ha esibito orgoglio e fierezza della propria indipendenza intellettuale. Le sue ruvide campagne di stampa? Sono il sale del suo giornalismo: offensivo anche solo pensare che possano essere suggerite dall’azionista editoriale-politico.
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Fango di Stato: la Repubblica dei ricatti
Nei regimi è normale: la politica si fa a colpi di dossier, ricatti, intimidazioni. Oggi l’obiettivo del regime in Italia è distruggere Gianfranco Fini, che ha osato contraddire il satrapo anziano e rompere dall’interno il fronte dell’obbedienza coreana, obbligatoria dentro il Pdl. Va subito fermato, prima che altri seguano il suo esempio e la crepa si allarghi, fino a far crollare la diga (come dicevano altri, “punirne uno per educarne cento”). Ecco dunque un gran lavorio estivo sulla casa di Montecarlo. Uno stuolo di persone è all’opera, da tempo, per trovare qualcosa che renda Fini un’anatra zoppa.
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Genchi: contro Fini, gli 007 del network del fango
Penso che ormai l’abbiano capito anche i bambini: c’è un organizzato e collaudato network informativo che opera per neutralizzare e colpire gli avversari pericolosi e favorire chi deve essere rilanciato. Questa centrale si avvale anche di apparati dei servizi segreti. Non hanno altra spiegazione le perle dell’ultimo periodo, dal caso Boffo alle case a Montecarlo di proprietà di An e finite al cognato di Fini, passando dal caso Marrazzo. Prima ancora possiamo ricordare il caso di Silvio Sircana, portavoce del governo Prodi, e se so ancora leggere gli avvertimenti, posso prevedere qualcosa anche per Tremonti. Comunque, nei confronti di chiunque possa dar fastidio al conducente».
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Già pronto il governo del dopo-Berlusconi?
Riforma del sistema politico, meno parlamentari, welfare più forte, nuovi contratti di lavoro, modifica della spesa investendo su scuola, ricerca e innovazione. Sono i cardini del “governo di salvezza nazionale” per il dopo-Berlusconi: grande alleanza nel 2013 o esecutivo d’emergenza, se il premier dovesse cadere? Ne starebbero ragionando, da settimane, quattro pesi massimi della politica italiana: Gianfranco Fini, Giulio Tremonti, Pierferdinando Casini e Massimo D’Alema. Berlusconi? «Le possibilità che il suo governo sopravviva sono al 50%», ha ipotizzato Emma Bonino.
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Feltri “avverte” Fini, evocando un dossier imbarazzante
Dopo il primo attacco frontale contro il presidente della Camera, accusato di criticare Berlusconi da sinistra (immigrati, diritti, bio-testamento), Vittorio Feltri è passato agli “avvertimenti”: in un editoriale intitolato “Il presidente Fini e la strategia del suicidio lento”, il direttore del “Giornale” fa riferimento ad un «fascicolo» del 2000, su «faccende a luci rosse riguardanti personaggi di Alleanza Nazionale». Tutto questo, mentre il 15 settembre la Rai rinuncia a “Ballarò” (e Mediaset a “Matrix”) per lasciare via libera allo speciale di Bruno Vespa, in prima serata, sulla ricostruzione in Abruzzo. Ospite, il premier Silvio Berlusconi.