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Coronavirus, strani retroscena globali. E quei 14 aerei russi
Otto brigate, forti di 160 specialisti. Numeri che delizierebbero un simbologo di talento come Michele Proclamato, autore di saggi sulla “legge dell’Ottava”, la norma armonica che reggerebbe l’universo, emblematizzata dal numero 8. Se poi si aggiunge la faccia terrea del “filocinese” Luigi Di Maio, in notturna, all’aeroporto di Pratica di Mare ad accogliere i primi militari russi, suona ancora più strano un altro numero: il 14. Tanti sono gli aerei cargo che Putin ha usato per sbarcare in Italia i suoi aiuti – destinati alla Lombardia, eppure atterrati curiosamente a Roma, anziché a Milano. Quattordici: un caso? Consonanze: nella Via Crucis (a proposito, il Vaticano non è mai stato così silente) proprio la quattordicesima stazione simboleggia la resurrezione. Soprattutto: il 14 più celebre di tutti è quello del luglio 1789, la Presa della Bastiglia, avvio della Rivoluzione Francese promossa dalla massoneria illuminista. Una ricorrenza “sacra”, per i grembiulini progressisti: possibile che il “fratello” Putin (superloggia “Golden Eurasia”) non se ne fosse accorto, spedendo in Italia – nel cuore della Nato – i suoi 14 Ilyushin? Nel caso, per gli appassionati, il messaggio sarebbe: diamo inizio a una rivoluzione, che coinciderà con una resurrezione. Sempre che, appunto, l’intera faccenda del coronavirus non sia soltanto una immensa tragedia sanitaria.Tutto, infatti, lascia pensare che non lo sia, visto che l’emergenza si sta trasformando in una stranissima guerra mondiale sotterranea, in cui persino la Russia – ufficialmente alleata della Cina – sbarca i suoi militari in Italia, con l’ovvio consenso della Casa Bianca. Cosa sta succedendo? Quali esplosivi retroscena nasconde, il pandemonio globale scoppiato a Wuhan sotto il naso dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, con il corredo dei presunti vaccini prontamente targati Bill Gates, proprio mentre mezza America tentava di disarcionare il Trump più ostile di sempre, verso Pechino? Tra i primi a fiutare l’aria, molti mesi fa, Giulietto Chiesa: vuoi vedere che l’Occidente si sta spaccando in due tronconi, uno atlantista e l’altro pro-Cina? Pietra dello scandalo, la missione della Bank of England a Wall Street, nell’estate 2019. Gli inglesi – ben collegati alla filiera Rothschild trapiantata in Cina – ebbero l’ardire di proporre l’avvento di una super-moneta internazionale, in grado di archiviare il dollaro (cioè l’egemonia statunitense). Possibili partnership collaterali: i colossi americani del web, da Google a Facebook, e la cinese Huawei per la rete 5G (infrastruttura oggi fermata in Svizzera e in Slovenia: anche in Italia si sospetta che possa essere correlata con l’esplosione dei peggiori focolai del virus).C’è in ballo qualcosa di esplosivo e di completamente inaudito – ragionava Chiesa – se una parte della finanza britannica osa sfidare gli Stati Uniti, cercando di spaccarli in due, con la proposta di una moneta mondiale “cinese”. «Esiste una relazione complessa fra gli “spontanei disordini” filo-britannici ad Hong Kong e la tentata scalata aggressiva della Borsa di Hong Kong a quella inglese, London Stock Exchange», scriveva Maurizio Blondet lo scorso 13 settembre, collegando «la proposta del governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, avanzata il 26 agosto scorso ai banchieri centrali riuniti a Jackson Hole, di lanciare “una valuta egemone sintetica” (ossia un paniere di varie valute digitali sostenute dalle banche centrali) in sostituzione del dollaro, ormai al tramonto come valuta globale, preferibile ai rischi di transizione “verso un’altra valuta egemonica come il renminbi”». Blondet scorgeva una relazione fra tutti questi eventi «e l’intensa, organizzata e costante “campagna-simpatia” che la famiglia Rothschild sta conducendo in Cina, per inserirsi e cavalcare la potenza egemone prossima ventura, dopo l’impero britannico prosciugato e l’impero americano esaurito».Sempre a fine agosto, osserva Giulietto Chiesa, s’è scoperto che Trump stava negando a Google e Facebook l’autorizzazione alla posa di “Faster”, un cavo sottomarino di 13.000 chilometri tra la costa californiana (Silicon Valley, non per caso) e Hong Kong (neanche qui c’entra il caso). Dentro quel cavo – spesa inziale, 300 milioni di dollari – ci sarebbe «una inedita quantità di fibre ottiche di nuovo tipo, ad altissima capacità». “Faster” potrebbe mettere in contatto tra loro più di un miliardo di “devices” del tipo Android, «facendo viaggiare l’informazione a 60 terabytes al secondo», cioè «dieci milioni di volte più veloce dell’esistente cavo, che vale probabilmente milioni di dollari al centimetro». Per il responsabile per le infrastrutture di Google, Urs Holzle, siamo già entrati nell’era degli “zettabyte”, un multiplo che suona come “un miliardo di megabytes al secondo”. E “Faster” sarebbe quindi «il condotto ad alta pressione in cui far volare questo mare di informazioni». Attenzione: «La gestione di queste infrastrutture e la loro proprietà comporterà una filiera di conseguenze planetarie», avverte Chiesa. «E porterà con sé il controllo, la vendita, la distribuzione di dati che, in pratica, riguarderanno ogni “oggetto” dell’agire umano, individuale e collettivo». Pericolo: «C’è una sola parola che funge da denominatore comune di tutto ciò: controllo».Adesso – scriveva sempre Giulietto Chiesa, a ottobre – possiamo cominciare a vedere perché il governo americano non concederà l’autorizzazione. Dettaglio: «Google e Facebook non sono soltanto delle imprese private». Sono conglomerati industriali e finanziari «così giganteschi, che possono ormai competere con quasi tutti gli Stati del mondo e batterli, ricattarli, sottometterli». E si accordassero con la Cina, in nome del business? I giganti del web «sono tra gli attori principali e, come tali, prendono decisioni politiche. Anzi dirigono l’orchestra, quando possono. E cominciano a poterlo fare». Ecco il punto: «Quando a loro serve, si organizzano per costituire delle coalizioni, dei partners, in modo tale da mettere con le spalle al muro – eventualmente davanti al plotone di esecuzione – chiunque cerchi di fermarli». Ecco perché Trump si oppone: «Un Internet concorrente di queste dimensioni, che “ragiona” non come America, ma come entità sovranazionale, cioè che fa anche una propria politica estera, diventa molto pericoloso». Tanto più, aggiunge Chiesa, «quando sceglie come alleati i nemici di Trump, e quando mette tra i suoi obiettivi quello di sostituire la politica estera degli Stati Uniti con un’altra, i cui contorni si decideranno magari a Londra, se non a Hong Kong o addirittura a Pechino».Chiaro, no? Infatti Google e Facebook hanno impegnato nell’impresa “Faster”, fin dal 2017, cinque o sei alleati asiatici, in maggioranza giapponesi, ma anche cinesi. «C’è per esempio la Telecom&Media Group Co, del signor Peng. La quale ultima collabora molto attivamente con i colossi di Silicon Valley, da un lato, e dall’altro con la cinese Huawei, bersaglio principale di Trump, con il suo dinamismo verso il 5G». Poi, si sa, Trump ha scatenato la guerra delle tariffe con Pechino, «che è in corso e si sta aggravando, con pesanti ripercussioni planetarie». Lo scontro con Huawei è partito in contrappeso all’iniziativa cinese sul 5G e al gigantesco progetto di Pechino “One Belt One Road”, altrimenti detto la “Nuova Via della Seta”. Poi, di colpo, è scoppiato il caos mondiale del coronavirus. Un analista decisamente anomalo come Gioele Magaldi, che è anche parte in causa (esponente del network massonico progressista internazionale), ha avvertito con largo anticipo della tempesta in arrivo: «Prepariamoci a veder accadere cose fino a ieri inimmaginabili». La sua tesi: le forze democratiche, dell’Europa e soprattutto dell’America profonda, sono impegnate in una clamorosa resa dei conti. Nel mirino, l’oligarchia (largamente atlantica) che ha “fabbricato” la Cina odierna, grande potenza economica ma priva di democrazia, per costruire un modello da esportare, verso un Occidente efficientissimo ma senza più libertà.Le “profezie” di Magaldi si sono rapidamente avverate: se il cardine dell’operazione-Cina era il neoliberismo oligarchico, ecco che un fuoriclasse di quella scuderia – Mario Draghi – ha cambiato casacca, schierandosi con i keynesiani. Di fronte alla catastrofe italiana, con l’Ue a guida tedesca che nega a Roma il denaro per affrontare l’emergenza, l’ex capo della Bce ora raccomanda la ricetta di Keynes (soldi statali subito, a palate) evocando addirittura il New Deal di Roosevelt. Durissime le accuse verso Conte, che avrebbe forzato la Costituzione per imporre il modello Wuhan, quarantena e coprifuoco, come per esaudire un desiderio altrui: fare dell’Italia la prima provincia cinese dell’Occidente? In realtà il premier appare smarrito, in preda al caos (e senza il conforto dei suoi presunti “azionisti” vaticani: è addirittura assordante il silenzio con cui le gerarchie ecclestatiche, da Bergoglio in giù, hanno accolto il disastro-coronavirus, dopo aver indondato le televisioni ogni giorno, negli ultimi due anni, per distribuire “consigli” su come trattare, ad esempio, il problema dei migranti).Tutti spariti: cardinali, Greta, le Sardine. “Silenzio, parla il virus”. E intanto, fuori onda, succede di tutto. Avverte lo storico fiorentino Nicola Bizzi: fateci caso, la casa reale britannica (vicina ai Rothschild) è sotto attacco, in quarantena. Idem la Merkel: presente solo in voce, ma non in video, nella prima conferenza europea sull’emergenza, proprio mentre aerei di Stato tedeschi sono stati filmati all’aeroporto di Las Vegas, a due passi dalla base militare di Nellis (cioè a un tiro di schioppo dalla mitica Area 51, sede di leggende “aliene” e di notizie top secret). «Come in cielo, così in terra?» si domanda il giornalista Tom Bosco a “Border Nights”, tra il serio e il faceto, citando segnalazioni che raccontano di rocambolesche “guerre stellari”, in corso nei nostri cieli, forse per “bonificare” la Terra dalle filiere del peggior potere. «Sono voci incontrollabili», ammette Bosco, che però aggiunge: «Sbalordisce la strana sincronicità di troppi avvenimenti sconcertanti che si sono succeduti negli ultimi mesi, a cominciare dalla caduta di Jeffrey Epstein, accusato di pedofilia e amico dei Clinton». Per non parlare della geopolitica: l’uccisione di Soleimani, lo scontro in Siria e la comparsa di Turchia e Russia in Libia, al posto di Italia e Francia. Quindi, chiasso globale a reti unificate sul virus, e silenzio su tutto il resto (silenziosissimo, da settimane, anche Israele).Verticalizzando il ragionamento – per tornare coi piedi per terra – Magaldi sintetizza: l’élite post-democratica che quarant’anni fa si era alleata anche con potenze non democratiche, come la Cina, sta subendo in queste ore una controffensiva storica. E’ in campo un’alleanza mondiale, trasversale, decisa a cancellare dal mondo la dittatura finanziaria che ha confiscato a democrazia nei nostri paesi. La reazione si sarebbe scatenata quando il fronte progressista si è accorto che la gestione autoritaria dell’emergenza coronavirus, in salsa cinese, voleva essere il pretesto per congelare la democrazia in Occidente. Nel mirino dunque Pechino, ma anche l’Ue e istituzioni sovranazionali come l’Oms, sospettata come minimo di omessa vigilanza sull’ipotetica fabbricazione del virus. E in attesa di vedere il seguito del film – con Trump che mette mano al bazooka finanziario statale – si moltiplicano i messaggi spiazzanti. Il solitamente taciturno Bob Dylan, per esempio: con esplicito riferimento al coronavirus («mettetevi al riparo, siate prudenti») ha pubblicato un inedito, in cui denuncia il complotto che assassinò John Kennedy. Retromessaggio implicito: dietro alla pandemia c’è forse la medesima filiera dell’orrore? La stessa che pretese la riduzione dei diritti (”The crisis of democracy”), per poi magari organizzare l’ecatombe dell’11 Settembre?Dai media, naturalmente, nessuna speranza di ottenere spiegazioni su quanto sta davvero avvenendo: chi sta con chi, e contro chi? Domande: com’è che Putin (teoricamente, alleato della Cina) manda in Italia – non a Milano, ma a Roma – una delegazione militare decisamente insolita, a bordo di mezzi con su scritto “Dalla Russia con amore?”. La missione è guidata da un generale d’alto grado, di cui il ministro degli esteri italiano faticava a sostenere lo sguardo. Da che parte sta, Putin, veramente? S’è schierato con l’Italia, certo: una mossa anche pubblicitaria e che oscura persino gli Usa, un po’ lenti ad assistere il Belpaese, ma mette in imbarazzo soprattutto i gestori dell’austerity europea, Germania in primis. L’Italia come crocevia strategico tra le due opzioni, sovranità o dominio? Se si sta realmente profilando la possibilità di un nuovo mondo – una nuova America, una nuova Europa – perché Putin prenota un ruolo così eclatante, per la Russia, scegliendo senza indugi l’Italia? E con quei numeri, poi: otto brigate, 160 uomini. E 14 aerei. Rivoluzione e resurrezione?Otto unità operative, forti di 160 specialisti. Numeri che delizierebbero un simbologo di talento come Michele Proclamato, autore di saggi sulla “legge dell’Ottava”, la regola armonica che reggerebbe l’universo, emblematizzata dal numero 8. Se poi si aggiunge la faccia terrea del “filocinese” Luigi Di Maio, in notturna, all’aeroporto di Pratica di Mare ad accogliere i primi militari russi, suona ancora più strano un altro numero: il 14. Tanti sono gli aerei cargo che Putin ha usato per sbarcare in Italia i suoi aiuti – destinati alla Lombardia, eppure atterrati curiosamente a Roma, anziché a Milano. Quattordici: un caso? Consonanze: nella Via Crucis (a proposito, il Vaticano non è mai stato così silente) proprio la quattordicesima stazione simboleggia la resurrezione. Soprattutto: il 14 più celebre di tutti è quello del luglio 1789, la Presa della Bastiglia, avvio della Rivoluzione Francese promossa dalla massoneria illuminista. Una ricorrenza “sacra”, per i grembiulini progressisti: possibile che il “fratello” Putin (arruolato tra i conservatori della superloggia “Golden Eurasia”) non se ne fosse accorto, spedendo in Italia – nel cuore della Nato – i suoi 14 Ilyushin? Nel caso, per gli appassionati, il messaggio sarebbe: diamo inizio a una rivoluzione, che coinciderà con una resurrezione. Sempre che, appunto, l’intera faccenda del coronavirus non sia soltanto una immensa tragedia sanitaria.
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Salute a rischio: Svizzera e Slovenia fermano le antenne 5G
Mentre da più parti si comincia a sospettare che l’esplosione dei focolai epidemici Covid-19 coincida con l’estensione della rete 5G, che indebolirebbe l’organismo compromettendo le difese immunitarie, Svizzera e Slovenia hanno deciso di fermare il wireless di quinta generazione sul proprio territorio. Le autorità svizzere – scrive “Techradar” – hanno deciso di sospendere l’uso delle antenne 5G, fino a che non saranno chiariti i dubbi riguardo al loro impatto sulla salute. La decisione è stata presa dall’Ufam, l’ufficio federale per l’ambiente, preso atto del timore manifestato dagli abitanti della conferedazione elvetica in alcuni dei suoi 26 cantoni. Com’è noto, il timore è che le onde radio 5G possano risultare dannose per l’organismo, alterando l’equilibrio cellulare. «Le preoccupazioni sono diventate proteste in molti paesi, e in Svizzera questo ha portato a un parziale arresto dello sviluppo». Significativo, aggiunge “Techradar”, che il paese alpino sia tra i più avanzati al mondo per lo sviluppo delle reti di nuova generazione. In Italia, in realtà, lo sviluppo sperimentale del 5G è avvenuto in modo pressoché clandestino, abbattendo (senza spiegazioni serie) molti viali alberati, che – come provano documenti del governo britannico – ostacolano la trasmissione del segnale.Non sarà certo rassicurante, poi, sapere il 5G sia classificato “sicuro” dall’Oms, coinvolta nel laboratorio di Wuhan da cui si sospetta possa essere scaturito il contagio da coronavirus. Per contro, Swisscom assicura che i regolamenti svizzeri sono dieci volte più severi di quelli dettati dall’Oms. In ogni caso, scrive sempre “Techradar”, l’associazione medica svizzera ha consigliato cautela. E attenzione: in base alla democrazia diretta che governa la Svizzera, qualsiasi petizione con oltre 100.000 firme può innescare un referendum sulla questione. Due sono già sul tappeto: una lascerebbe gli operatori responsabili per eventuali danni causati dalle radiazioni, un’altra imporrebbe limiti alle emissioni, lasciando decidere le comunità locali. Intanto, dopo la moratoria triennale in Svizzera, anche la Slovenia ha ufficialmente bloccato “l’Internet delle cose”. La posizione slovena – annuncia Maurizio Martucci su “Oasi Sana” – è stata adottata per valutare con più attenzione le criticità del 5G nell’impatto su ambiente e salute pubblica, «al contrario di quanto ha fatto l’Italia nel 2018», con la vendita “al buio” delle nuove frequenze del 5G, «senza valutazione preliminare d’impatto ambientale e sanitario».L’agenzia slovena Akos (reti e servizi di comunicazione) è stata incaricata di fermare l’assegnazione dello spettro di frequenze 5G. «La moratoria slovena è sostenuta dal ministro della pubblica amministrazione Rudy Medved, che – di fronte alle forti preoccupazioni della comunità medico-scientifica sugli effetti biologici delle inesplorate radiofrequenze – ha optato per l’adozione del principio di precauzione. «La tecnologia 5G – afferma – non è stata stabilita, nella pratica, nella misura in cui gli studi potrebbero produrre risultati in base ai quali potremmo dire in modo conclusivo che il 5G è completamente innocuo». La decisione, racconta “Oasi Sana”, è scaturita dopo che il governo di Lubiana ha convocato una consultazione pubblica sulla sicurezza delle tecnologie 5G. La richiesta: «Divieto dell’uso della tecnologia wifi negli asili, nelle scuole, negli ospedali, nelle case di cura e in tutte le istituzioni pubbliche. Moratoria sull’introduzione del 5G basata sul principio di precauzione, grazie a ricerche scientifiche sufficienti per dimostrare gli effetti negativi delle radiazioni elettromagnetiche sulla salute umana, sulla natura e sull’ambiente». Da qui lo stop in tutto il paese, che a differenza della Svizzera è membro dell’Ue.L’attuale posizione slovena, ricorda sempre Martucci, è analoga a quella adottata in Belgio dal sindaco di Bruxelles (che ha vietato le antenne 5G in città) e in Spagna dall’organo governativo Difensore del Popolo. Inoltre, «la pericolosità del 5G è già stata affermata in Danimarca da una consulenza legale richiesta dall’istituto nazionale di sanità pubblica». In Olanda, infine, la fondazione “Stop 5G” ha annunciato di ricorrere alle vie legali contro la decisione del governo olandese di implementare il wireless di quinta generazione senza prima una regolare valutazione ambientale e sanitaria: «Non è stato adeguatamente studiato il rischio per la salute». Il gruppo olandese conferma che gli stessi studi condotti su 2G, 3G e 4G hanno già mostrato effetti dannosi per l’uomo, gli animali e le piante. Secondo gli olandesi, l’aumento dell’intensità di radiazione – nel caso del 5G – avrebbe «un impatto importante sulle persone e sull’ambiente». Dal governo italiano, silenzio assoluto. Con un’unica eccezione: Gunter Pauli, consigliere economico di Conte, ipotizza una connessione tra antenne 5G e focolai del coronavirus in Lombardia.Mentre da più parti si comincia a sospettare che l’esplosione dei focolai epidemici Covid-19 coincida con l’estensione della rete 5G, che indebolirebbe l’organismo compromettendo le difese immunitarie, Svizzera e Slovenia hanno deciso di fermare il wireless di quinta generazione sul proprio territorio. Le autorità svizzere – scrive “Techradar” – hanno deciso di sospendere l’uso delle antenne 5G, fino a che non saranno chiariti i dubbi riguardo al loro impatto sulla salute. La decisione è stata presa dall’Ufam, l’ufficio federale per l’ambiente, preso atto del timore manifestato dagli abitanti della confederazione elvetica in alcuni dei suoi 26 cantoni. Com’è noto, il timore è che le onde radio 5G possano risultare dannose per l’organismo, alterando l’equilibrio cellulare. «Le preoccupazioni sono diventate proteste in molti paesi, e in Svizzera questo ha portato a un parziale arresto dello sviluppo». Significativo, aggiunge “Techradar”, che il paese alpino sia tra i più avanzati al mondo per lo sviluppo delle reti di nuova generazione. In Italia, in realtà, lo sviluppo sperimentale del 5G è avvenuto in modo pressoché clandestino, abbattendo (senza spiegazioni serie) molti viali alberati, che – come provano documenti del governo britannico – ostacolano la trasmissione del segnale.
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Magaldi avverte Conte: aiuti l’Italia, o scendiamo in piazza
«Il governo si sbrighi ad attuare misure immediate e concrete per assistere gli italiani rinchiusi nelle loro case, o presto scenderemo in piazza». L’annuncio, clamoroso, proviene da Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt. Autore del bestseller “Massoni”, edito da Chiarelettere nel 2014, nonché “gran maestro” del Grande Oriente Democratico, Magaldi è il frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che si oppone all’austerity neoliberista. E’ stato il primo, sei mesi fa, ad annunciare con larghissimo anticipo lo storico dietrofront di Mario Draghi: «L’ex presidente della Bce è pronto a smentire il teorema del rigore, tornando a un’impostazione keynesiana dell’economia, cioè alla creazione monetaria teoricamente illimitata, all’occorrenza». La conferma è giunta dallo stesso Draghi, che – con il suo dirompente intervento sul “Financial Times” – ora sostiene la necessità di azzerare i vincoli finanziari dell’Eurozona. Dal grande banchiere centrale, un’inversione completa di rotta: urge ricorrere a una spesa pubblica illimitata, «come in guerra», per uscire dall’emergenza sanitaria e dalle sue spaventose conseguenze economiche, che per l’Italia si annunciano devastanti.«Attenti: Draghi non è solo», spiega Magaldi: «A passare dalla nostra parte, in queste ore, sono in tanti, tra le fila dei potenti che fino a ieri sostenevano il paradigma dell’austerity». La posta in gioco è altissima, afferma il presidente del Movimento Roosevelt: «Dietro all’emergenza sanitaria del coronavirus, e alla sua gestione di tipo cinese, si nasconde infatti un piano preciso, cinico e spietato, orchestrato da filiere oligarchiche: i nuovi “golpisti” sognano un mondo abitato da cittadini impauriti, chiusi in quarantena e privati di diritti, libertà e democrazia – oggi a causa del Covid-19, e domani del prossimo virus». Magaldi denuncia l’esistenza di un preciso piano internazionale, che utilizza il sistema-Cina come modello autoritario, sperando di estenderlo anche all’Occidente: efficienza economica, ma senza libertà democratiche. Contro questo possibile “golpe” mondiale, affidato alla nuova “polizia sanitaria” – avverte il leader “rooseveltiano” – è in atto una controffensiva poderosa, a ogni livello: il back-office del massimo potere è in subbuglio. Sarebbero in atto «rivolgimenti di portata epocale», destinati a cambiare la governance del pianeta.Ne è una prova la spettacolare risposta di Donald Trump: 2.000 miliardi di dollari pronta cassa, a disposizione degli statunitensi. «Tutto il contrario di quanto avviene in Italia: molte famiglie sono allo stremo, senza soldi per fare la spesa. E moltissimi italiani – che dal governo non hanno ancora visto un euro – non sanno neppure se riusciranno a riaprire la propria attività». Magaldi resta contrario al modello-Wuhan della quarantena imposta a tutti, ma precisa: «Si poteva comunque attuare una vera quarantena, rigidissima e tempestiva. Garantendo, al tempo stesso, che nessun italiano ne avrebbe subito danni. E invece – aggiunge – questo governo di cialtroni incapaci ha lasciato scappare i buoi prima di chiudere la stalla, favorendo l’espansione del contagio, e poi ha sprangato l’Italia senza offrire nessuna vera garanzia economica». Di qui l’annuncio: «A breve, il Movimento Roosevelt inoltrerà al governo una sorta di ultimatum, pacifico e democratico, chiedendo provvedimenti immediati per salvare l’economia del paese. In mancanza di risposte – conclude Magaldi – protesteremo apertamente, manifestando nelle piazze».Un’esternazione decisamente inaudita, in questa Italia frastornata dal coprifuoco imposto (tardivamente) da Conte. Magaldi l’ha anticipata il 30 marzo in video-chat su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, tribuna web-streaming da cui già nei giorni scorsi erano scaturiti messaggi nettissimi: «A nessuno venga in mente, come pare sia stato ventilato, di ordinare ai militari di fare irruzione nelle case degli italiani». La sensazione, dice Magaldi, è quella di un governo allo sbando: incapace di frenare il contagio, impotente di fronte al tracollo degli ospedali lombardi e addirittura ridicolo, sul piano economico, non sapendo come rassicurare materialmente le famiglie che ha costretto a stare chiuse in casa. «E hanno anche il coraggio di indicare la catastrofe italiana come modello per l’Europa?». Attenzione, la pazienza ha un limite: «Le scimmiette ammaestrate hanno già smesso di esorcizzare la paura dai balconi, intonando canzoni: cosa di cattivo gusto, peraltro, visto che siamo in mezzo ai morti e al dolore. Finiti i cori, ora emergono le tensioni».Buio pesto, intanto, dalla politica italiana: se Conte emette «decretini sconclusionati che sembrano scritti, appunto, da cretini», l’opposizione non è da meno. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia sono allineate alla filosofia-Wuhan, cucinata all’amatriciana. E Renzi, che tenta di distinguersi cianciando di riapertura delle scuole? «Mosse disperate, le sue, dettate dall’angoscia per il crollo dei consensi che sta scontando. Nemmeno lui – dice Magaldi – fa cenno al vero problema: il piano di confisca permanente della nostra libertà». Zingaretti? «Fino a poco fa brindava sui Navigli con Sala, nel segno della “Milano da bere”, un minuto prima che la situazione precipitasse». Quanto ai governatori del Nord, solo note stonate: «Ieri hanno trascurato la sanità, che in Lombardia è stata massicciamente privatizzata. E oggi si svegliano, chiedendo al governo di Roma ancora più restrizioni, non sapendo come giustificare la tragedia in corso nei loro ospedali». In che mani siamo?Ecco il punto, ribadisce Magaldi: nessuno capisce, o vuole ammettere, che il maledetto coronavirus segna un punto di non-ritorno. In altre parole: niente sarà più come prima, in Italia e nel resto del mondo. Siamo a un bivio drammatico: la fine della libertà, imposta per via sanitaria, o – al contrario – lo smantellamento (storico) del regime neoliberista fondato sulla menzogna finanziaria, che ha sventrato le economie e le società europee imponendo austerity artificiose, sanguinose e criminali. Si sta davvero capovolgendo tutto, se persino uno dei sommi “carnefici” di ieri, l’inflessibile Mario Draghi – sordo al grido di dolore della Grecia, poi immobile di fronte all’Italia travolta dallo spread – oggi scende in campo dalla parte giusta, quella del popolo, sconfessando la sua stessa storia di super-privatizzatore neoliberista. «Fateci caso», sottolinea Magaldi: «Draghi riscopre la sua origine keynesiana e cita espressamente il New Deal di Roosevelt: massiccio intervento pubblico nell’economia, salvaguardando democrazia e libertà».E’ scattato il conto alla rovescia, verso la fine dell’Unione Europea a trazione tedesca? Calma, raccomanda Magaldi: «C’è ancora in giro gente come Ferruccio De Bortoli, già pessimo direttore del “Corriere della Sera”, che ancora sostiene che lo Stato non possa aiutare tutti». Il “mostro” neoliberista è ancora vivo, anche se sta perdendo pezzi pregiati. Magaldi non fa mistero di essere in prima linea, in questa battaglia, come esponente italiano del network progressista supermassonico. In sistesi: è in corso uno spettacolare contrattacco, di fronte al “partito del virus” che, con la scusa del Covid, vorrebbe azzerare l’Italia e ridurre l’Occidente a provincia di Wuhan, in eterno, di emergenza in emergenza. Il grande potere è in frantumi: e se Trump usa il bazooka dell’helicopter money, Putin spedisce poderosi aiuti in Italia (che fanno sfigurare gli Usa). Chi ha voluto «gettare i dadi» del coronavirus, ha fatto male i suoi conti: il fronte democratico è ogni giorno più forte, avverte Magaldi. E intanto citofona a Conte: «Si sbrighi a risolvere finalmente i problemi degli italiani che ha segregato, o presto scenderemo davvero in piazza».«Il governo si sbrighi ad attuare misure immediate e concrete per assistere gli italiani rinchiusi nelle loro case, o presto scenderemo in piazza». L’annuncio, clamoroso, proviene da Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt. Autore del bestseller “Massoni”, edito da Chiarelettere nel 2014, nonché “gran maestro” del Grande Oriente Democratico, Magaldi è il frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che si oppone all’austerity neoliberista. E’ stato il primo, sei mesi fa, ad annunciare con larghissimo anticipo lo storico dietrofront di Mario Draghi: «L’ex presidente della Bce è pronto a smentire il teorema del rigore, tornando a un’impostazione keynesiana dell’economia, cioè alla creazione monetaria teoricamente illimitata, all’occorrenza». La conferma è giunta dallo stesso Draghi, che – con il suo dirompente intervento sul “Financial Times” – ora sostiene la necessità di azzerare i vincoli finanziari dell’Eurozona. Dal grande banchiere centrale, un’inversione completa di rotta: urge ricorrere a una spesa pubblica illimitata, «come in guerra», per uscire dall’emergenza sanitaria e dalle sue spaventose conseguenze economiche, che per l’Italia si annunciano devastanti.
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La via italiana all’epidemia: chi andrebbe isolato è Conte
Già il 31 gennaio il governo Conte-bis sapeva benissimo che stava arrivando un’epidemia, come prova il fatto che in quel giorno Conte firmò il decreto di stato di emergenza sanitaria, in cui si dice che occorrono misure eccezionali di prevenzione; poi però, per oltre un mese, non ha preso le misure per contenere il contagio. Perché? Fu un errore? Una coincidenza? Anzi, assieme a Zingaretti e altri, diffondeva dichiarazioni rassicuranti e minimizzanti: tutto è sotto controllo: un errore? Una coincidenza? Ha bloccato i voli in arrivo direttamente dalla Cina, non però gli arrivi indiretti, via qualche scalo, quindi il blocco era inutile: un errore? Una coincidenza? Il 30 gennaio Salvini aveva chiesto il blocco degli arrivi dalla Cina e la quarantena per i già arrivati, nonché altre misure urgenti. Reazione di Conte: «Qualcuno dovrebbe pagare per le sciocchezze». Fu un errore? Una coincidenza? Intanto Zingaretti, capo del principale partito di governo, incitava alla fiducia e ad abbracciare i cinesi, mentre la sinistra imprecava contro il razzismo dei fascio-leghisti. E Speranza, ministro della salute, appena qualche settimana fa dichiarava: «L’Italia è un grande paese, con il più alto livello di salvaguardia e sorveglianza sul coronavirus». Era un errore? Una coincidenza?Questo per oltre un mese. Quando il governo Conte ha deciso di istituire le zone chiuse di Lombardia, mezzo Veneto e altre province, lo ha fatto sapere pubblicamente con un giorno e mezzo di anticipo, e così ha indotto migliaia di persone a fuggire dalle zone rosse verso il Sud, a propagare il contagio. Un altro errore, un’altra coincidenza? Due giorni dopo, ha dichiarato zona rossa o zona protetta non più solo la Lombardia e le altre 11 province, ma tutta l’Italia. Perché ha aspettato due giorni? Per permettere che quelli che scappavano dalle zone rosse diffondessero il contagio nel resto d’Italia, oppure per un errore o per una coincidenza? Tutto questo va a costare migliaia di morti. Se quel salernitano che si è filmato e messo in rete mentre sputa sulla frutta in un supermercato, con la scritta “Infettiamo!”, dovrebbe essere in galera, dove dovrebbe essere questo governo? Chi ha fatto più danni, più morti? I provvedimenti di restrizione della libertà di movimento, costituzionalmente sancita in modo rafforzato dall’articolo 16, e del diritto di riunione, possono essere opportuni per contenere il contagio. Ma con che faccia, con che legittimazione li emette un governo Conte, dopo aver commesso tutti quegli errori e quelle coincidenze?Con che faccia minaccia ulteriori restrizioni e vanta decine di migliaia di controlli e migliaia di denunce contro supposti trasgressori del suo decreto sospensivo delle libertà costituzionali? E minaccia il carcere contro persone che non fanno nulla, rispetto al danno che ha causato il governo stesso? E continuamente chiede all’opposizione di non fare polemiche? Chi ha commesso il reato di epidemia (articolo 438 Cp), se qualcuno lo ha commesso? E se i morti di questo virus non sono solo tre, come dicono fonti ufficiali. E come potranno i nostri bravi giudici giudicare legittimamente i trasgressori al decreto del presidente del Consiglio dei ministri contro la libertà di spostamento, se nessun procedimento e nessuna condanna saranno disposti per i colpevoli di tutti quegli errori e coincidenze? Ora mi immagino i complottisti abbandonarsi alle loro esorbitanti speculazioni. Mi aspetto che bercino qualcosa come: “Ecco, non possono essere tutti errori e coincidenze, in politica niente avviene per caso, un governo con tutti i suoi consiglieri tecnici e il dialogo col Quirinale non può commettere errori e coincidenze così numerosi e grossolani”.“Evidentemente la diffusione dell’epidemia era voluta e pianificata, e pianificata allo scopo di creare una situazione di emergenza che consentisse una sospensione della Costituzione e la sua sostituzione con un regime di controllo zootecnico della popolazione, per evitare elezioni che avrebbero messi in crisi il governo, creare le condizioni per poter rinchiudere, isolare e tracciare elettronicamente la gente, una grande prova del domani tecnologico. E in più un disastro economico, per la gioia degli speculatori internazionali a danno dell’Italia”.Ebbene, dichiaro che queste sono tutte fantasie morbose, e che si è trattato solo di errori scusabili e di coincidenze sfortunate, di governanti un po’ improvvisati, un po’ brocchi, che la Natura, senza loro colpa, non ha dotato delle facoltà necessarie a governare. Ma li abbiamo scelti noi; quindi queste cose, questo danno, rientrano nei costi della democrazia.I complottisti mi permettano di insegnare loro una cosa. Bisogna guardarsi dall’ incorrere in un errore molto comune in coloro che non hanno esperienza di ricostruzione forense dei fatti: l’errore che ci porta, esaminando e collegando i fatti a posteriori, a interpretarli in un modo o nell’altro, ravvisando questa o quella intenzione nei loro autori, a seconda dei nostri pregiudizi o dei nostri scopi. Però, nel caso in esame, con tutto il rispetto per il professor Conte e per il suo governo, allo scopo di ridare autorevolezza alle istituzioni in questa fase molto critica e di decisioni impegnative, soprattutto quelle di sospendere i diritti costituzionali e il funzionamento costituzionale del Parlamento e le votazioni, sarebbe bene che andassero subito a casa (anzi, in quarantena sotto chiave) e venissero sostituiti con coloro che, sin dall’inizio, tempestivamente, hanno invocato quei provvedimenti che ora, tardivamente, alla spicciolata, il governo prende, ma che, se assunti a quel tempo, avrebbero risparmiato molti morti e molta rovina economica, soprattutto nelle regioni portanti del paese. Dopo questa sostituzione, potremmo anche dirci, senza ridicolo, orgogliosi che il modello Italia di gestione dell’epidemia venga adottato in tutto il mondo.(Marco Della Luna, “Conte e la via italiana all’epidemia”, dal blog di Della Luna del 20 marzo 2020).Già il 31 gennaio il governo Conte-bis sapeva benissimo che stava arrivando un’epidemia, come prova il fatto che in quel giorno Conte firmò il decreto di stato di emergenza sanitaria, in cui si dice che occorrono misure eccezionali di prevenzione; poi però, per oltre un mese, non ha preso le misure per contenere il contagio. Perché? Fu un errore? Una coincidenza? Anzi, assieme a Zingaretti e altri, diffondeva dichiarazioni rassicuranti e minimizzanti: tutto è sotto controllo: un errore? Una coincidenza? Ha bloccato i voli in arrivo direttamente dalla Cina, non però gli arrivi indiretti, via qualche scalo, quindi il blocco era inutile: un errore? Una coincidenza? Il 30 gennaio Salvini aveva chiesto il blocco degli arrivi dalla Cina e la quarantena per i già arrivati, nonché altre misure urgenti. Reazione di Conte: «Qualcuno dovrebbe pagare per le sciocchezze». Fu un errore? Una coincidenza? Intanto Zingaretti, capo del principale partito di governo, incitava alla fiducia e ad abbracciare i cinesi, mentre la sinistra imprecava contro il razzismo dei fascio-leghisti. E Speranza, ministro della salute, appena qualche settimana fa dichiarava: «L’Italia è un grande paese, con il più alto livello di salvaguardia e sorveglianza sul coronavirus». Era un errore? Una coincidenza?
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Magaldi: il Covid-19 puzza di bruciato, come l’11 Settembre
Ancora loro? Prima il terrorismo finto-islamico progettato a Washington, e adesso il virus da laboratorio travestito da pipistrello cinese? Attenti: «Stiamo acquisendo elementi inquietanti», avverte Gioele Magaldi. Ipotesi: “qualcuno” potrebbe aver usato la Cina come cavia, ben sapendo che avrebbe reagito in modo autoritario: tutti sprangati in casa, panico obbligatorio, militari nelle strade. Obiettivo: produrre a tavolino una crisi mondiale, capace di paralizzare il pianeta, tenendolo in ostaggio di un’élite di vampiri finanziari psicopatici, stavolta al riparo dell’alibi sanitario. Un incubo orwelliano: addio libertà, e fine della democrazia. «Se davvero saranno accertate le informazioni che stiamo componendo», dice il presidente del Movimento Roosevelt, ci troveremmo di fronte a un piano mostruoso. Sta per avverarsi il sogno degli oligarchi? Se lo tolgano dalla testa: «Così come l’11 Settembre alla fine non ha prodotto i risultati sperati – dice Magaldi – sappiano, lorsignori, che non andrà a segno nemmeno questa ulteriore mossa da apprendisti stregoni, questo creare i “Frankestein” da gettare in mezzo a noi, in danno della collettività, per perseguire fini spregevoli e inconfessabili».Il sospetto: «Qualcuno potrebbe aver “gettato i dadi” di questa situazione per portarci – attraverso varie giravolte e diverse azioni spericolate e tortuose – verso un tipo di mondo differente, nel segno di un nuovo 11 Settembre». Nel qual caso, aggiunge Magaldi, non sarebbe corretto parlare di 11 Settembre “di matrice cinese”, visto che il sistema-Cina «sarebbe stato semplicemente utilizzato per giungere allo scopo», cioè la confisca planetaria della democrazia. La Cina, spiega l’analista, «è stata utilizzata come volano, fin dall’inizio, per l’operazione progettata dalle menti che nel 1975 hanno prodotto il manifesto “The crisis of democracy”», sollecitato dalla Commissione Trilaterale allo scopo di fermare l’avanzata dei diritti e della democrazia sociale in Occidente. «Dietro la crescita della Cina come superpotenza inserita nel mondo globale, per un verso capitalistica ma non democratica, c’era un progetto: che coinvolgeva attori non cinesi, sovranazionali, apolidi».Anche in questo caso, quindi, la regia dell’operazione Covid-19 (che sta rapidamente schiantando il globo, paralizzando miliardi di persone) sarebbe affidata a un network-ombra senza patria e con tanti passaporti, in grado di condizionare i governi di ogni continente attraverso tentacoli che infiltrano ministeri, intelligence, militari, multinazionali e istituzioni internazionali come l’Oms. Ieri il terrorismo, oggi il contagio? Se la paura è altrettanta e la risposta è identica – meno libertà, in cambio della sicurezza – sorge il peggiore dei sospetti: siamo di fronte a un’altra gigantesca operazione di strategia della tensione, a livello internazionale, come già fu per l’attentato alle Torri Gemelle? Evidente: la stessa élite oligarchica che controlla gran parte delle leve mondiali della finanza, ricattando gli Stati, potrebbe aver deliberamente immesso il coronavirus a Wuhan, per poi usare la prevedibile reazione cinese, rigidamente securitaria, come modello per il mondo intero. Obiettivo: militarizzare la crisi e – con l’alibi del Covid – estendere finalmente anche all’Occidente lo standard cinese, dove libertà e democrazia non esistono.Massone progressista di ispirazione socialista-liberale, Magaldi (già inziato alla superloggia “Thomas Paine” e oggi leader del Grande Oriente Democratico), è il frontman italiano del circuito massonico progressista sovranazionale che si oppone alle politiche di austerity. Nel saggio “Massoni”, bestseller pubblicato da Chiarelettere e uscito nel 2014, ha denunciato le trame delle superlogge “neoaristocratiche”: svuotare la nostra democrazia, per instaurare un regime economicamente neoliberista e politicamente post-democratico. Un sistema in cui le elezioni non contano più, visto che poi i governi devono sottostare ai diktat dei “mercati”. Quanto all’11 Settembre, il libro di Magaldi demolisce la versione ufficiale degli Usa, spiazzando però anche le narrazioni complottistiche: a progettare il crollo delle Twin Towers, sostiene, fu la superloggia “Hathor Pentalpha”, creata dai Bush nel 1980 per accelerare ulteriormente – anche con il ricorso al terrorismo “fatto in casa” – questa globalizzazione senza diritti. Un film dell’orrore, che ha proposto prima Al-Qaeda e poi l’Isis, due “Frankestein” prodotti dalle stesse “menti raffinatissime”. Ora siamo alla terza variante, il Covid-19?Per ora, Magaldi parla di «indizi, voci insistenti e strane coincidenze», riservandosi di formulare una denuncia precisa, nei prossimi giorni, non appena il quadro sarà più chiaro. Era stato il primo, settimane fa, a prendere nota: «Fateci caso: la crisi di Wuhan sta rafforzando politicamente la dirigenza cinese, che – prima dell’esplosione dell’epidemia – non sapeva come presentare ai cinesi la grande frenata dell’economia, ampiamente attesa». Cioè: il coronavirus avrebbe “salvato” Xi Jinping, appena umiliato dai dazi brutalmente imposti da Trump? «Ora la Cina appare vincente: dichiara di aver sconfitto trionfalmente il virus. E come? Sigillando Wuhan». Occhio: solo Wuhan, non tutto il paese. «Il resto della Cina ha limitato i danni, continuando a produrre: noi, invece, abbiamo sprangato l’Italia intera». Su Conte e colleghi, Magaldi è impietoso: prima il premier ha minimizzato, poi «ha permesso a migliaia di potenziali “untori” di lasciare la Lombardia per infettare il Sud», salvo poi «mettere agli arresti domiciliari 60 milioni di italiani, devastando l’economia del nostro paese», con il pieno consenso dei governatori delle Regioni del Nord, «in preda al panico perché consapevoli di non disporre di una sanità all’altezza della situazione».Ecco il bilancio dei tagli criminali alla sanità imposti dall’ideologia neoliberista: lo pagano, sulla loro pelle, gli anziani che muoiono per crisi respiratoria, in ospedali dove mancano posti letto in terapia intensiva. Una verità spietata, che forse gli italiani – grazie anche alle denunce dei medici – stanno finalmente mettendo a fuoco. Sarebbe l’occasione giusta, meglio tardi che mai, per ribaltare il tavolo. «Il coronavirus toglie la maschera al neoliberismo: i miliardi che fino a ieri sembravano irraggiungibili ora vengono concessi da un giorno all’altro, a riprova del fatto che finora eravamo stati presi in giro dai professori del rigore». Ma non è possibile cantare vittoria, sottolinea Magaldi: se dovesse emergere che il caos-coronavirus è un’operazione pianificata, allora c’è da temere il peggio. Ovvero: nemmeno la strage in corso servirà a restituire allo Stato il suo potere finanziario, che nel caso della sanità equivale alla scelta tra la vita e la morte. Ancora una volta – se le peggiori ipotesi saranno confermate – saranno le solite “menti raffinatissime” a dosare il denaro col contagocce, decidendo a chi somministrarlo, e in quali dosi. Sconcerta, a maggior ragione, il destino dell’Italia: perché siamo il paese più colpito, al mondo, da questo virus ancora abbastanza misterioso?«Possibile che i “soloni della scienza” che sfilano in televisione non sappiano spiegarci perché a essere travolta è proprio la Lombardia, cioè il cuore economico del paese?». Non solo: «Colpisce la lentezza esasperante della crisi: come se qualcuno pensasse di protrarla all’infinito, anche indugiando stranamente sull’adozione di farmaci salva-vita». C’è qualcosa che non quadra, dice Magaldi, a partire dal ruolo anomalo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Italia come “cavia numero due”, dopo la Cina? Un paese-test – il primo, nell’Occidente democratico – per sperimentare l’incarceramento di massa collaudato a Wuhan? E attenti: il secondo round (la mazzata economica) è dietro l’angolo: se Conte si copre di ridicolo coi suoi 25 miliardi, «quanto tempo impiegheranno, le scimmiette ammaestrate sui balconi, a smettere di cantare l’inno nazionale?». Tra quanto esploderà la rabbia di un popolo condannato alla peggiore crisi della sua storia, dopo la Seconda Guerra Mondiale? E soprattutto: fa parte di un piano? «Vigileremo, continueremo ad acquisire dati e scopriremo presto cosa sta davvero avvenendo». Nel caso, «ciascuno muoverà le sue pedine», avverte Magaldi: «La lotta sarà dura: ma noi la combatteremo in modo costante, forte e sapiente».Ancora loro? Prima il terrorismo finto-islamico progettato a Washington, e adesso il virus da laboratorio travestito da pipistrello cinese? Attenti: «Stiamo acquisendo elementi inquietanti», avverte Gioele Magaldi, il 23 marzo su YouTube. Ipotesi: “qualcuno” potrebbe aver usato la Cina come cavia, ben sapendo che avrebbe reagito in modo autoritario: tutti sprangati in casa, panico obbligatorio, militari nelle strade. Obiettivo: produrre a tavolino una crisi mondiale, capace di paralizzare il pianeta, tenendolo in ostaggio di un’élite di vampiri finanziari psicopatici, stavolta al riparo dell’alibi sanitario. Un incubo orwelliano: addio libertà, e fine della democrazia. «Se davvero saranno accertate le informazioni che stiamo componendo», dice il presidente del Movimento Roosevelt, ci troveremmo di fronte a un piano mostruoso. Sta per avverarsi il sogno degli oligarchi? Se lo tolgano dalla testa: «Così come l’11 Settembre alla fine non ha prodotto i risultati sperati – dice Magaldi – sappiano, lorsignori, che non andrà a segno nemmeno questa ulteriore mossa da apprendisti stregoni, questo creare i “Frankestein” da gettare in mezzo a noi, in danno della collettività, per perseguire fini spregevoli e inconfessabili».
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Gunter Pauli, Palazzo Chigi: il coronavirus è collegato al 5G?
Dopo le inchieste esclusive di “Oasi Sana”, adesso il dubbio sale pure a Gunter Pauli, economista, scrittore e autore di “Blue economy”, imprenditore belga amico di Grillo e Gianroberto Casaleggio ma soprattutto attuale consigliere economico del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte: il 5G può essere correlato alla diffusione del Covid-19. Lo sostiene Pauli con un tweet che mina alle fondamenta le asserite certezze di negazionisti del rischio elettromagnetico e parlamentari dell’intergruppo innovazione impegnati nel lancio dell’Internet delle cose e Intelligenza artificiale, incuranti di inviti alla precauzione, appelli di malati oncologici e da elettrosmog, sentenze di tribunale e schiaccianti prove negli aggiornamenti in letteratura biomedica. In inglese, ma soprattutto in controtendenza rispetto alle politiche wireless dell’esecutivo, su Twitter Gunter Pauli ha scritto: «La scienza deve dimostrare e spiegare causa ed effetto. Tuttavia la scienza osserva innanzitutto le correlazioni: fenomeni apparentemente associati. Applichiamo la logica scientifica. Qual è stata la prima città al mondo coperta nel 5G? Wuhan! Qual è la prima regione europea del 5G? Nord Italia».La deduzione del primo consigliere economico di Palazzo Chigi nasce da studi e ricerche che attestano inequivocabilmente gli effetti non termici ma biologici (e dannosi) del wireless sugli organismi viventi, nasce dalle sempre più crescenti prese di posizioni di medici, ricercatori e scienziati di tutto il mondo che in questi giorni stanno sollevando il problema nell’eventuale correlazione tra virus e 5G, ma soprattutto nasce dall’innegabile mappatura in sovrapposizione tra roll-out del 5G e i focolai del Covid-19. Non può essere un caso, no! Perché puntualmente, dove c’è il primo, s’è diffuso il secondo. Le mappe lo dimostrano: in Europa come in Asia, in Lombardia come nella provincia cinese di Hubei, una volta avviato il 5G dopo pochi mesi è scoppiato il virus.Allora è sacrosanto e doveroso, come ha scritto Pauli, chiedere alla scienza immediati e urgenti approfondimenti, studi epidemiologici indipendenti, cioé sganciati dalle industrie che hanno l’obiettivo di fare business e non certo quello di tutelare la salute pubblica. Ma è indispensabile anche che il Parlamento italiano (a quando la riapertura?) avvii al più presto una commissione d’inchiesta per indagare sull’eventuale correlazione 5G-Coronavirus. Così come è altrettanto giusto, in applicazione del principio di precauzione, inserire nella fase emergenziale che stiamo vivendo una moratoria nazionale sul 5G, fermando – in attesa di verità vere e non certo di comodo – ogni interesse privato se a discapito della salute pubblica: non è ammissibile vedere 60 milioni di italiani ai domiciliari quando i soliti lobbisti si dimostrano pronti a spuntare favori last minute da Conte.(Maurizio Martucci, “Gunter Pauli, il consigliere di Palazzo Chigi del premier Conte correla 5G e Covid-19: ora basta, pretendiamo verità e moratoria subito!”, da “Oasi Sana” del 22 marzo 2020).Dopo le inchieste esclusive di “Oasi Sana”, adesso il dubbio sale pure a Gunter Pauli, economista, scrittore e autore di “Blue economy”, imprenditore belga amico di Grillo e Gianroberto Casaleggio ma soprattutto attuale consigliere economico del presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte: il 5G può essere correlato alla diffusione del Covid-19. Lo sostiene Pauli con un tweet che mina alle fondamenta le asserite certezze di negazionisti del rischio elettromagnetico e parlamentari dell’intergruppo innovazione impegnati nel lancio dell’Internet delle cose e Intelligenza artificiale, incuranti di inviti alla precauzione, appelli di malati oncologici e da elettrosmog, sentenze di tribunale e schiaccianti prove negli aggiornamenti in letteratura biomedica. In inglese, ma soprattutto in controtendenza rispetto alle politiche wireless dell’esecutivo, su Twitter Gunter Pauli ha scritto: «La scienza deve dimostrare e spiegare causa ed effetto. Tuttavia la scienza osserva innanzitutto le correlazioni: fenomeni apparentemente associati. Applichiamo la logica scientifica. Qual è stata la prima città al mondo coperta nel 5G? Wuhan! Qual è la prima regione europea del 5G? Nord Italia».
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Paolo Barnard annuncia: abbiamo la cura per il coronavirus
«Attenti, abbiamo una cura». Di colpo, il coronavirus cambia faccia: non è più una condanna. Lo afferma un medico francese, il professor Didier Raoult. La notizia – mentre il virus fa strage in Lombardia – arriva in Italia tramite Paolo Barnard. Il grande giornalista ha rotto il suo silenzio stampa, tornando a parlare il 21 marzo con una serie di tweet e un video da tre minuti su YouTube: mostra un’email ricevuta dal dottor Wayne Marasco, della Harvard Medical School. Il messaggio: uno studio clinico francese, non ancora “randomizzato”, fornisce la concreta speranza che l’idrossiclorochina (un farmaco antimalarico, molto conosciuto e anche economico) possa avere effetti decisivi contro il Covid-19. «Questo farmaco – dice Barnard, leggendo l’email di Marasco – è già disponibile in quantità di massa: potrebbe fornire un aiuto in tempo reale per i pazienti lombardi infettati, per quelli a rischio infezione e per tutto il personale sanitario in Lombardia». Oltre che a Barnard, la mail – come riporta “Come Don Chisciotte” – è indirizzata a Giorgio Palù e Cristina Parolin, lui preside e lei professoressa dell’università di Padova. «Sottolineo – aggiunge Barnard – che alle dosi descritte nello studio francese, questo farmaco riduce anche il “viral shading”», la mobilità del virus, cioè «quando il virus va in giro nel corpo, o dal corpo va in giro nell’ambiente: quindi sostanzialmente riduce anche la contagiosità delle persone».«È molto importante», sottolinea Barnard. «Ultimo punto: associato all’antibiotico azitromicina ha dato risultati ancor più sorprendenti». Barnard si rivolge ai suoi lettori: l’appello deve arrivare al più presto alle autorità sanitarie italiane: «È un messaggio estremamente importante e di grande autorevolezza scientifica». Immediato il rilancio da parte di “Come Don Chisciotte”, sin dalle prime ore. «Sappiamo come guarire dal coronavirus», ha annunciato in esclusiva a “Les Echos” il dottor Raoult, virologo, direttore dell’Istituto Mediterraneo per le infezioni di Marsiglia. «Per la clorochina e i dati sono molto promettenti: tre quarti dei pazienti infettati non sono risultati più portatori del virus dopo 6 giorni di cura con il Plaquenil», scriveva Rosanna Spadini già il 21 marzo sul blog ispirato all’eroe di Cervantes. «Secondo l’iniziale test svolto a Marsiglia con 24 pazienti – dunque un dato ancora troppo basso per “cantare vittoria”, come spiegava bene il direttore dell’Aifa nella conferenza stampa della Protezione Civile – i risultati ottimi si sono avuti su pazienti gravi e meno gravi». Ma sempre secondo gli studi presentati da Raoult sull’”International Journal of Antimicrobial Agents”, «l’idrossiclorochina utilizzata in abbinamento all’antibiotico azitromicina, utilizzato normalmente contro la polmonite batterica, ha portato alla guarigione dei pazienti in una settimana».I pazienti trattati a Marsiglia con il Plaquenil – aggiunge sempre “Come Don Chisciotte” – sono stati comparati ad altrettanti pazienti colpiti da Covid-19 ricoverati negli ospedali di Avignone e Nizza. Ebbene, «il 90% di quelli che non sono stati trattati con il farmaco sperimentale ad oggi è ancora portatore del virus». Molti, chiarisce lo stesso Barnard su Twitter – confondono il trattamento con la clorochina, «screditato da un mese», con ciò che lui stesso ha postato da Harvard e dallo studio francese, e cioè che la soluzione proposta consiste nel sommare l’idrossiclorochina all’azitromicina. «Non fatevi intimidire da chi vi risponde che questa cura è già stata usata da settimane: impossibile, perché quel preciso protocollo è uscito solo quattro giorni fa, ed è esclusivo francese». In questo modo, osserva “Come Don Chisciotte”, proprio Barnard – tornando per pochi minuti nelle vesti di giornalista – grazie alle informazioni ricevute dal dottor Marasco di Harvard è riuscito ad anticipare la notizia: gli Stati Uniti stanno lavorando per rendere queste cure operative a livello nazionale il più presto possibile: «Questa è adesso politica sanitaria americana, in questi minuti mentre vi sto parlando». Tempo 72 ore, ed è lo stesso Trump a confermare: idrossiclorochina e azitromicina, presi insieme, hanno una chance reale di essere una delle più grandi svolte nella storia della medicina.Barnard aveva riattivato il suo profilo Twitter già il 14 marzo, sostenendo che il ceppo virale tedesco sia arrivato in Lombardia mutato: questo spiegherebbe il maggior numero di vittime. È per verificare questa tesi che Barnard ha consultato Marasco nei giorni successivi. Attenzione: Wayne Marasco è una delle massime autorità mondiali, in materia. Le sue credenziali: Department of Cancer Immunology and Aids, Dana-Farber Cancer Institute; Department of Medicine, Harvard Medical School. «La mia tesi – gli scriveva Barnard – è che la contagiosità, ma soprattutto l’orribile “fatality rate” del ceppo lombardo, sia dovuta al fatto che il ceppo arrivato in Lombardia si sia mutato in un’aggressivo “assortant strain”, e non sia quindi lo stesso Sars-CoV2 di Europa e Corea del Sud». Marasco conferma: mutazioni del CoV2 sono già avvenute in Cina. Quindi, il luminare americano «non scarta la mia ipotesi», scriveva Barnard giorni fa, auspicando che in Italia vengano svolti immediatamente «critici ed essenziali accertamenti molecolari sulle mutazioni». Il punto: è inquietante che un’autorità medica mondiale abbia accettato l’ipotesi teorica che il virus lombardo possa essere anomalo, e che auspichi accertamenti “essenziali” in merito. L’ipotesi «deve allertare anche i nostri esperti», perché «escluderla è da irresponsabili».Sul “Sole 24 Ore”, già l’11 marzo il virologo milanese Fabrizio Pregliasco confermava una «significativa “vicinanza” genetica tra il virus che ha circolato in Cina, quello tedesco e quello che sta causando i casi in Lombardia», aggiungendo: «Probabilmente, quando avremo a disposizione un numero maggiore di sequenziamenti genetici virali da valutare, potremmo capire meglio se ci sono state mutazioni in grado di rendere un ceppo più o meno aggressivo». La virologa Maria Rita Gismondo, del Sacco di Milano, si esprime in modo consonante con Barnard sull’”Huffington Post”: «In Lombardia c’è qualcosa che non comprendiamo. Si sono superati i morti della Cina in un’area infinitesimamente più piccola e in un tempo minore». Ovvero: «Sta succedendo qualcosa di strano: in Lombardia c’è un’aggressività che non si spiega. Le ipotesi possono essere tutte valide, e una è che il virus sia forse mutato». Ora, la notizia-bomba è sul tavolo della sanità italiana. Viene dalla Francia e l’ha recapitata Paolo Barnard, che si è procurato la validazione di Harvard. Co-fondatore di “Report” con la Gabanelli, Barbard è stato esiliato dalla Rai (e dal giornalismo italiano) per la scomodità delle sue inchieste. Ora è tornato, per aiutare l’Italia alle prese con la catastrofe-coronavirus.«Attenti, abbiamo una cura». Di colpo, il coronavirus cambia faccia: non è più una condanna. Lo afferma un medico francese, il professor Didier Raoult. La notizia – mentre il virus fa strage in Lombardia – arriva in Italia tramite Paolo Barnard. Il grande giornalista ha rotto il suo silenzio stampa, tornando a parlare il 21 marzo con una serie di tweet e un video da tre minuti su YouTube: mostra un’email ricevuta dal dottor Wayne Marasco, della Harvard Medical School. Il messaggio: uno studio clinico francese, non ancora “randomizzato”, fornisce la concreta speranza che l’idrossiclorochina (un farmaco antimalarico, molto conosciuto e anche economico) possa avere effetti decisivi contro il Covid-19. «Questo farmaco – dice Barnard, leggendo l’email di Marasco – è già disponibile in quantità di massa: potrebbe fornire un aiuto in tempo reale per i pazienti lombardi infettati, per quelli a rischio infezione e per tutto il personale sanitario in Lombardia». Oltre che a Barnard, la mail – come riporta “Come Don Chisciotte” – è indirizzata a Giorgio Palù e Cristina Parolin, lui preside e lei professoressa dell’università di Padova. «Sottolineo – aggiunge Barnard – che alle dosi descritte nello studio francese, questo farmaco riduce anche il “viral shading”», la mobilità del virus, cioè «quando il virus va in giro nel corpo, o dal corpo va in giro nell’ambiente: quindi sostanzialmente riduce anche la contagiosità delle persone».
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Covid: la dismisura dell’alieno, nuovo padrone del mondo
Lo spettacolo delle bare sui camion militari, l’overdose quotidiana di ansia somministrata dalla televisione, gli ospedali ridotti a pietose trincee alle prese con una disfatta catastrofica. L’Italia in preda al panico sembra una drammatica finestra sul mondo, a sua volta travolto dall’apocalisse. Si assiste a un crescente delirio di paura e caos, voci contraddittorie, misure d’emergenza, accuse incrociate e sospetti. Storie di ordinaria follia, ormai, dilatate dalle dimensioni di un’enormità dilagante, intercontinentale, in apparenza inarrestabile, di fronte a cui qualsiasi ragionevole constatazione – i tagli alla sanità, riflesso criminale dell’infame scure neoliberista – rischia di perdere il suo impatto decisivo, addirittura storico. E appaiono sempre più surreali, oggi, le perduranti divisioni geopolitiche tra l’Impero del Mare e l’Eurasia, gli opposti sistemi di governance messi a dura prova dal cosmopolitismo biologico del virus: di qua una post-democrazia imperiale e militarizzata, aggressiva e manipolatrice, svuotata di sovranità e dominata dalle fake news di regime; di là un autoritarismo arcaico, apertamente brutale, che per ora fa a meno della finzione democratica.
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Com’è pericolosamente facile rinunciare alla nostra libertà
Non so voi, ma io sono stanca di sentirmi in colpa. In colpa se esco a fare il giro dell’isolato (si può fare fitness in casa per un po’ di tempo!). In colpa se cerco di infilare il piede in una chiesa (si può pregare da casa!). In colpa se vado a fare spesa nel supermercato non proprio accanto a casa, perché mi piace di più e costa di meno (solo nelle strette vicinanze dell’abitazione!). Chi elabora questi decreti a raffica (presente le bolle della Preside di Hogwarts, la malefica Dolores Umbridge?) pensa che tutti abbiano a disposizione in casa una palestra, evidentemente. O un parco privato in cui fare jogging. Odio l’invidia sociale, ma un po’ mi girano quando vedo Ronaldo o Fedez, che poi sono generosissimi, per carità, dire “dovete stare a casa” dal loro giardino o dal loro salone da andarci in bici. Il cane a fare pipì solo nei paraggi! Capisco che interessi poco, ma tocca portar fuori i bambini, se hai tre stanzette e un balconcino occupato dallo stendino, e i tuoi dintorni sono strade sporche e con bidoni carichi di immondizia. Se nella via c’è solo un ferramenta e un bangladino. Se a casa forse hai solo un pc e se lo contendono in tre, urlando mentre cerchi di lavorare anche tu in smart working.Tutti sappiamo che bisogna limitare la nostra libertà, perché non c’è bene che valga la salute. Ma c’è modo e modo. Le multe, il carcere, l’autocertificazione. Per sopravvivere, ma entro i limiti sopportabili, senza editti minacciosi. Andate a prendere chi fa pic-nic nei parchi, chi sale e scende dai treni di mezz’Italia per andare nella casa al mare o in montagna. Chi si accampa nei giardini fumando canne o spacciando, prima loro. Perché è facile colpevolizzare tutti, inondarci di curve epidemiologiche terrorizzanti, adesso. Magari ci si poteva pensare prima, quando fioccavano inviti ad abbracciarsi, a bere aperitivi in compagnia, quando ci si attardava a emanare decreti richiesti a gran voce da chi sapeva dove drammaticamente si stava andando a finire. La zona rossa della Lombardia a tempo debito avrebbe permesso a tante Regioni del Sud di vivere ancora liberamente, con le dovute cautele, e risparmiare l’estensione di un contagio che non era inevitabile, se si impediva a decine di migliaia di studenti di tornare da mamma. Un sacrificio accettabile.Siamo in quarantena stretta da due settimane, i morti continuano a crescere, e tutto lo sforzo che stiamo facendo ci sembra inutile, quando ci avvertono che comunque il picco è lontano, e il coronavirus si estenderà a tutt’Italia, fatale. Non esiste il fato. Esistono previsioni intelligenti e misure ponderate per tempo. Non si gioca sulla paura della gente, sui sensi di colpa con chi s’arrabatta per tirare avanti, con tutti i problemi e le preoccupazioni che già soffocano, per il lavoro, per la scuola dei figli, perché non sai dove metterli, loro e gli anziani che non puoi nemmeno visitare. Non si fa leva sulla paura per coprire gli errori, le incertezze, per imporre regole sempre più restrittive, con roboanti dichiarazioni non sempre attendibili. Non ci fidiamo del numero dei contagi, non ci fidiamo del numero dei posti in rianimazione, non ci fidiamo abbastanza delle rassicurazioni alternate ad allarmi sempre più cupi. Vale la pena perdere libertà se si intravede una fine. Se si individua una strada soppesata nel bilanciamento tra diritti e doveri. Stiamo attenti, a sopportare passivamente qualsiasi privazione per amor patrio, attenti alla retorica del “siamo i primi e i migliori”. Non è così. Ai divieti ci si abitua. Ci si abitua a uno Stato che chiude le chiese. A uno Stato che ti chiede il numero di telefono se vai a fare due passi. Ci si abitua in fretta a consolidare un potere quando si è fragili.(Monica Mondo, “Com’è facile rinunciare alla nostra libertà in cambio di niente”, dal “Sussidiario” del 19 marzo 2020).Non so voi, ma io sono stanca di sentirmi in colpa. In colpa se esco a fare il giro dell’isolato (si può fare fitness in casa per un po’ di tempo!). In colpa se cerco di infilare il piede in una chiesa (si può pregare da casa!). In colpa se vado a fare spesa nel supermercato non proprio accanto a casa, perché mi piace di più e costa di meno (solo nelle strette vicinanze dell’abitazione!). Chi elabora questi decreti a raffica (presente le bolle della Preside di Hogwarts, la malefica Dolores Umbridge?) pensa che tutti abbiano a disposizione in casa una palestra, evidentemente. O un parco privato in cui fare jogging. Odio l’invidia sociale, ma un po’ mi girano quando vedo Ronaldo o Fedez, che poi sono generosissimi, per carità, dire “dovete stare a casa” dal loro giardino o dal loro salone da andarci in bici. Il cane a fare pipì solo nei paraggi! Capisco che interessi poco, ma tocca portar fuori i bambini, se hai tre stanzette e un balconcino occupato dallo stendino, e i tuoi dintorni sono strade sporche e con bidoni carichi di immondizia. Se nella via c’è solo un ferramenta e un bangladino. Se a casa forse hai solo un pc e se lo contendono in tre, urlando mentre cerchi di lavorare anche tu in smart working.
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Medico, Sos: contagi al buio, quanto durerà l’emergenza?
Purtroppo sta succedendo quello che si temeva da sempre, che potesse avvenire una pandemia. I virus respiratori di possibile provenienza animale dovuti alla combinazione di questi coronavirus erano sotto sorveglianza e temuti da molto tempo. Questo virus è simile geneticamente a quello della Sars di 17 anni fa, ma ha una caratteristica di contagiosità superiore, lo si vede dalla velocità con cui si diffonde. Dall’iniziale focolaio di Codogno si è passati a Pavia, quindi a Lodi, ora siamo a tutta la Lombardia e alla continua espansione in altre Regioni. Non sappiamo quando finirà e non sappiamo il numero di persone contagiate. Sappiamo il numero di malati. Questa malattia si manifesta in forme gravi soprattutto in alcuni soggetti anziani che soffrono di patologie e arriva fino al decesso, nelle fasce più giovani invece può indurre contagi asintomatici, quindi il numero delle persone contagiate ci è ignoto perché non manifestano sintomi. Pensiamo sia un numero importante. L’80% degli infettati non manifesta sintomi o li manifesta in misura ridotta, il rimanente manifesta polmoniti e negli anziani dà manifestazioni gravi. È quello che stiamo vivendo, con la difficoltà di dare una risposta ospedaliera su tutto il territorio.Il futuro è difficile da prevedere perché è una combinazione di diversi fattori, tra cui il numero delle persone contagiate. Ogni quarto d’ora vediamo un’ambulanza che passa. Il secondo elemento è che non sappiamo quanti stiano creando una immunità al virus, cosa che potrebbe limitare la diffusione. Chi si occupa di elementi matematici indica verso la fine di marzo il picco, ma lo sapremo solo a bocce ferme. A Brescia abbiamo dovuto chiudere numerosi reparti, accorparli e renderli liberi per accogliere queste persone. Riusciamo a dimetterne qualcuno, adesso siamo a 500 posti letto. Potete immaginare lo sforzo che significa. Non sono tutti ricoverati nelle unità infettive, ma in tutto l’ospedale. Le esigenze sono due. La prima è riuscire a liberare sempre più posti letto, però è uno sforzo enorme. Fortunatamente adesso si sono attivati altri ospedali nel territorio bresciano. L’esigenza è dare almeno un letto a chi sta male. Comporta uno sforzo interno enorme. La seconda cosa non è semplice: avere i dispositivi di protezione necessari per il nostro personale sanitario.La nostra farmacia fa un lavoro estenuante per dotare gli operatori sanitari di mascherine, camici per proteggersi. Questo è un altro problema. In conseguenza dell’elevata contagiosità può portare al contagio fra operatori e riduce le risorse umane. Se i soldati si ammalano non possono combattere. Tutto è molto concitato, si lavora 24 ore al giorno, sette giorni su sette, è un continuo di problemi. È impressionante la rapidità con cui l’ondata epidemica ha colpito tutta la Lombardia, non ha dato il tempo giusto per le misure straordinarie. Mi sembrano siano passati 10 anni dalla fatica che abbiamo addosso. Com’è il morale del personale sanitario? Siamo molto determinati. Naturalmente c’è preoccupazione quando si vede una situazione così grave. Vedere queste persone che muoiono completamente sole non è facile. Siamo anche preoccupati per i colleghi: quando si lavora insieme per anni si è tutti amici, e vederli ammalati procura dolore e fatica. Ovviamente c’è poi la preoccupazione per le proprie famiglie, che non si contagino. Ma siamo determinati a portare la barca in porto e fare il nostro lavoro.(Francesco Castelli, dichiarazioni rilasciate a Paolo Vites per l’intervista “A Brescia continuiamo a combattere, ma servono posti letto e materiale”, pubblicata dal “Sussidiario” il 15 marzo 2020. Medico ospedaliero e ordinario di malattie infettive all’università di Brescia, già titolare della Cattedra Unesco e direttore della Scuola di specializzazione in malattie infettive, il professor Castelli ha operato a lungo in Africa, a contatto con gravi epidemie di colera).Purtroppo sta succedendo quello che si temeva da sempre, che potesse avvenire una pandemia. I virus respiratori di possibile provenienza animale dovuti alla combinazione di questi coronavirus erano sotto sorveglianza e temuti da molto tempo. Questo virus è simile geneticamente a quello della Sars di 17 anni fa, ma ha una caratteristica di contagiosità superiore, lo si vede dalla velocità con cui si diffonde. Dall’iniziale focolaio di Codogno si è passati a Pavia, quindi a Lodi, ora siamo a tutta la Lombardia e alla continua espansione in altre Regioni. Non sappiamo quando finirà e non sappiamo il numero di persone contagiate. Sappiamo il numero di malati. Questa malattia si manifesta in forme gravi soprattutto in alcuni soggetti anziani che soffrono di patologie e arriva fino al decesso, nelle fasce più giovani invece può indurre contagi asintomatici, quindi il numero delle persone contagiate ci è ignoto perché non manifestano sintomi. Pensiamo sia un numero importante. L’80% degli infettati non manifesta sintomi o li manifesta in misura ridotta, il rimanente manifesta polmoniti e negli anziani dà manifestazioni gravi. È quello che stiamo vivendo, con la difficoltà di dare una risposta ospedaliera su tutto il territorio.
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Magaldi: italiani felici e reclusi a vita, aspettando altri virus?
Si colpevolizza chi indugia nel portare a spasso il cane, dopo che si è lasciato che migliaia di persone lasciassero la Lombardia per dirigersi al Sud: secondo la logica della quarantena sono potenziali untori, e si lascia tuttora che queste ondate si muovano, senza che queste persone vengano prima sottoposte a un test. Ci viene proposta una retorica da “grande fratello” orwelliano, plaudendo ai pecoroni che si mettono a cantare, a comando, dai balconi. Abbiamo scoperto quanto è facile limitare la libertà e costringere i cittadini in casa: moltissimi italiani, festosi e scodinzolanti, hanno già introiettato la segregazione della quarantena. Ma se questa emergenza durerà altri mesi, o magari un anno, staremo tutti in casa in attesa di avere lumi su quando riprenderà la vita normale? E se in futuro dovessero arrivare 2-3 virus all’anno che facciamo, sospendiamo la nostra vita? Bella mutazione antropologica: reclusi in casa per sempre? E’ questo il futuro che ci attende? Nella Seconda Guerra Mondiale, chi entrò in guerra in nome della libertà e della democrazia, contro il totalitarismo hitleriano, mise nel conto milioni di morti. E adesso noi, senza colpo ferire, saremo privati della democrazia. Non si vota più: rinviate elezioni e referendum, fino alla scomparsa del coronavirus. E se dovesse presentarsi un virus all’anno? Democrazia kaputt?
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Il Covid rovina un’azienda su 10: perderemmo 640 miliardi
Gli scenari sono due, e il primo è “ottimistico”: se l’emergenza coronavirus finisce a maggio, le imprese italiane (contando anche le ricadute nel 2021) perderanno un giro d’affari di 275 miliardi di euro. Se invece la quarantena durerà fino a dicembre, sarà la catastrofe, con la completa chiusura delle frontiere dei mercati europei: nel biennio perderemmo ricavi per 641 miliardi, di cui quasi 470 quest’anno. «Quale dei due scenari si concretizzerà? Non siamo epidemiologi, non è facile rispondere», ammette Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved, la società che da quarant’anni analizza i bilanci di tutte le imprese italiane. Timore evidente: man mano che passano le settimane, senza miglioramenti in vista, si profila davvero l’apocalisse. Secondo Cerved, riassume “Repubblica”, se si verificherà lo scenario pessimistico «rischia di fallire il 10,4% delle imprese italiane». L’inserto “Affari&Finanza”, sempre di “Repubblica”, avanza stime ancora più precise, analizzando 750.000 imprese italiane, con dati elaborati e integrati coi modelli statistici ed econometrici utilizzati da Cerved per monitorare 233 diversi settori produttivi.La prima cosa che balza all’occhio, scrive “Repubblica”, è il fatto che, se l’emergenza finisse a maggio, le imprese italiane riuscirebbero già dal prossimo anno a recuperare un livello di fatturato superiore dell’1,5% rispetto a quello ottenuto nel 2019 (secondo Cerved, 2.410 miliardi di euro). «Questo dato è interessante perché, dopo le crisi del 2008 e del 2011 – spiega Mignanelli – l’economia italiana non ce l’aveva fatta a tornare ai livelli precedenti, in parte perché il fallimento di molte aziende aveva ridotto la base produttiva». La aziende che dovessero sopravvivere si calcola che diverrebbero più forti di prima. «Anche in questo caso, però, il costo reale del Covid-19 sarebbe altissimo», scrive il giornale diretto da Carlo Verdelli. «Per stimare il giro d’affari bruciato dal virus bisogna infatti tenere conto dei progressi che molte aziende avrebbero compiuto quest’anno e il prossimo, se non fosse scoppiata l’epidemia: il fatturato, erano le aspettative fino a poche settimane fa, era atteso crescere dell’1,7% quest’anno e del 2% il prossimo, più di quanto avessero fatto nel 2019».È così che Cerved arriva a mettere nero su bianco la cifra di 275 miliardi, che fotografa i ricavi che saranno persi dalle aziende nel biennio 2020-2021, anche se si verificasse lo scenario più “benevolo”. «Una voragine che diventerebbe ancora più profonda – arrivando fino a 641 miliardi – se le cose si mettessero male davvero, e l’emergenza si protraesse fino a dicembre». Scorrendo i numeri dei settori più colpiti, aggiunge “Repubblica”, ci si rende conto di come la crisi cambierà il volto dell’Italia e del suo sistema di imprese. «Nello scenario pessimistico, infatti, il fatturato degli alberghi scenderebbe dai 12,5 miliardi del 2019 ai 3,3 miliardi di quest’anno, un crollo del 73% che sarebbe seguito a ruota da agenzie di viaggio e tour operator (meno 68%), strutture ricettive extra-alberghiere come agriturismi e b&b (meno 64%) e aeroporti (meno 50%). «Ma l’ictus produttivo e il crollo dei consumi assesterebbero una mazzata anche alla manifattura, con un crollo del 45,8% per la produzione di auto (da 39,5 a 21,4 miliardi), di veicoli industriali (da 12,7 a 6,7 miliardi) e del cruciale e diffusissimo settore dei componenti per l’automotive (da 23,3 a 12,6 miliardi), che i produttori italiani esportano o fabbricano direttamente in tutto il mondo».Un altro aspetto interessante è l’impatto sulle diverse regioni: «In cima c’è la Lombardia, “l’epicentro del terremoto”, com’è stata definita sul piano sanitario e come rischia di essere anche dal punto di vista economico, data la sua stazza produttiva». Sempre nello scenario pessimistico, rispetto a quanto avrebbero fatto con le stime ante-coronavirus, le imprese lombarde brucerebbero un fatturato di 182 miliardi, seguite dal Lazio (118 miliardi), dal Piemonte (60), dal Veneto e dall’Emilia Romagna (circa 57 per entrambe). Tanti i fattori: il diverso peso dei vari settori di attività, la propensione all’export e il fatto che i maggiori gruppi, industriali e commerciali, hanno sede a Milano e Roma. «In valori assoluti, ovviamente, l’impatto della crisi sarà più contenuto nelle regioni del Sud o in quelle più piccole». Tra le più colpite, comunque, quelle turistiche: Trentino Alto Adige, Liguria e Valle d’Aosta. «Le peggiori in assoluto, però, nello scenario “horribilis” sarebbero quelle dove l’auto pesa di più sul totale, ovvero Piemonte (meno 4,9%) e Basilicata (-5,1)».Poi c’è addirittira chi guadagna, dalla crisi: per esempio, le aziende che operano nel commercio online, nella grande distribuzione alimentare e nella farmaceutica. Se l’emergenza si protraesse, «il 2020 per molte di esse diventerebbe indimenticabile: nella grande distribuzione alimentare crescerebbero dai 108 miliardi del 2019 a 132 miliardi, nel commercio all’ingrosso dei prodotti farmaceutici e medicali da 33 a 38 miliardi, nel commercio online da 4,3 a 6,7 miliardi». Handicap tutto italiano, la debolezza della digitalizzazione. Ora, i ricavi delle aziende connesse all’informatica o all’automazione non smetteranno di crescere: «La speranza – dice Mignanelli – è che l’epidemia, che costringe le persone a casa, possa contribuire a convincere gli imprenditori – soprattutto i più piccoli – che gli investimenti in tecnologia sono necessari per aumentare la produttività».Gli scenari sono due, e il primo è “ottimistico”: se l’emergenza coronavirus finisce a maggio, le imprese italiane (contando anche le ricadute nel 2021) perderanno un giro d’affari di 275 miliardi di euro. Se invece la quarantena durerà fino a dicembre, sarà la catastrofe, con la completa chiusura delle frontiere dei mercati europei: nel biennio perderemmo ricavi per 641 miliardi, di cui quasi 470 quest’anno. «Quale dei due scenari si concretizzerà? Non siamo epidemiologi, non è facile rispondere», ammette Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved, la società che da quarant’anni analizza i bilanci di tutte le imprese italiane. Timore evidente: man mano che passano le settimane, senza miglioramenti in vista, si profila davvero l’apocalisse. Secondo Cerved, riassume “Repubblica“, se si verificherà lo scenario pessimistico «rischia di fallire il 10,4% delle imprese italiane». L’inserto “Affari&Finanza”, sempre di “Repubblica”, avanza stime ancora più precise, analizzando 750.000 imprese italiane, con dati elaborati e integrati coi modelli statistici ed econometrici utilizzati da Cerved per monitorare 233 diversi settori produttivi.