Archivio del Tag ‘Lou Reed’
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Baricco, Lou Reed e Matteo Renzi, l’ambidestro farlocco
«All’Italia serve una leadership risonante», dice Andrea Guerra, ad di Luxottica. Nella domenica in cui scompare Lou Reed, uno degli ultimi artisti pop capaci di raccontare la dannazione del mondo con occhi non ancora drogati dalla televisione, sui media impazza la gloriosa epifania di Matteo Renzi nella sua Emmaus, la mitica Leopolda. Alla fine, scrive Jacopo Jaoboni sulla “Stampa”, tra le frasi evocative resta quella di una studentessa della Scuola Holden, Andrea Marcolongo: «Siamo cresciuti a pane e sciatteria». L’altra, «la migliore», è del fondatore della Holden, il romanziere Baricco: «Il futuro è un ritorno». Citazione di Friedrich Holderlin, il poeta amato da Martin Heidegger, quello della poesia come forma del pensiero: «Io non faccio che tornare a casa, tornare a casa da vent’anni». Un altro pensatore, Marcello Veneziani, definisce il sindaco fiorentino «l’ambidestro per tutte le stagioni», e sintetizza: «In una notte buia e tempestosa, Berlusconi e Veltroni s’accoppiarono nel sonno e dalla loro unione nacque Matteo Renzi».Nessun rapporto carnale fu in realtà consumato, precisa Veneziani nel suo blog sul “Giornale”: si trattò piuttosto d’impollinazione involontaria e fecondazione a distanza, col telecomando. «Infatti il piccolo Matteo ebbe per culla la tv, che è poi il punto in comune tra i suoi genitori. Dal suo papà, Matteo prese la piacioneria spiritosa, il vincismo e l’egocentrismo, il fiuto del target e l’amore per i sondaggi; prese il dire, non il fare. Dalla sua mamma, Matteo prese il guscio, cioè la casa materna, detta la Sinistra, e ne condivise i cibi, le usanze, i parenti, l’arredo, il gergo». Ma, attenzione: «Non disse mai una cosa progressista che non fosse seguita da una cosa moderata». Da ambidestro, «è contro l’amnistia ed è per il reato di clandestinità. È governativo fuori e antigovernativo dentro, graffia i poteri forti ma poi si fa lisciare, compiace la sinistra attaccando il padre putativo d’Arcore, compiace la destra perché disubbidisce al nonno putativo del Colle».Altra aria, ovviamente, dalle parti di Baricco: ridicolo, dice, accusare Renzi di essere senza cultura – come se la politica media ne avesse. Ma cosa dice lo scrittore di così sorprendente alla Leopolda? Semplice, si risponde Jacoboni: mentre in sala vedi saltare un mucchio di improbabili sul carro del vincitore («i Franceschini, i Latorre, i Passigli, i tanti bersaniani trasmigrati, le vibrazioni negative di un modo d’essere che ha distrutto la sinistra in Italia»), Baricco avverte: il carro, semplicemente, non c’è. Non perché – come pure qualcuno capisce, il vero vincitore del momento è l’asse Letta-Napolitano, non Renzi – ma semmai perché «il giocattolo per Matteo è a portata di mano, ma proprio in questo momento la gente ha le pile scariche. E non è che io incontri solo fighette intellettuali, sto sempre in mezzo ai ragazzi, li ascolto. La gente non ha energia». Ecco il problema: l’energia. Ora la strettoia in cui s’è incuneato Renzi è più larga di un anno fa, ma è l’Italia che s’è ristretta. Tutti finto-renziani: «Gli danno il partito, non l’Italia. E l’Italia sta lì, moscia o esasperata».«Le pile sono scariche», dice l’autore di “Novecento”. E spiega: «Noi volevamo ridare contenuti a questa passione, che è l’essere di sinistra, ma per far questo dicevamo di abbandonare fiabe, leggende e miti che la sinistra si è raccontata per anni». Fiabe e miti come la giustizia sociale, l’eguaglianza, il welfare e i diritti del lavoro, la difesa delle comunità dagli artigli della globalizzazione predatoria? Ma dov’è stato, Baricco, in tutto questo tempo, in cui – mentre il vecchio mondo stava crollando – la sua maggiore preoccupazione sembrava quella di metterci in guardia dalla paura superstiziosa del futuro? Sfortunatamente, il peggiore futuro si sta avverando. Meno male che ci salverà il rivoluzionario Matteo Renzi. «Il suo sogno americano è Obama Fallaci, un mix», scrive Veneziani. «È bipolare in tutti i sensi». Boy scout a doppio taglio, «versione frivola e trendy dei Dc più una zaffata grillina», Renzi è leader in pectore grazie a tre requisiti: l’anagrafe, i sondaggi e le comparsate in tv dove è un magnifico venditore di se stesso. «Un curriculum adatto per promuovere un ipermercato, non per affidargli le sorti dell’Italia. Ma, pur di fermare Berlebù la sinistra è pronta a sposarne l’imitazione farlocca».«All’Italia serve una leadership risonante», dice Andrea Guerra, ad di Luxottica. Nella domenica in cui scompare Lou Reed, uno degli ultimi artisti pop capaci di raccontare la dannazione del mondo con occhi non ancora drogati dalla televisione, sui media impazza la gloriosa epifania di Matteo Renzi nella sua Emmaus, la mitica Leopolda. Alla fine, scrive Jacopo Jaoboni sulla “Stampa”, tra le frasi evocative resta quella di una studentessa della Scuola Holden, Andrea Marcolongo: «Siamo cresciuti a pane e sciatteria». L’altra, «la migliore», è del fondatore della Holden, il romanziere Baricco: «Il futuro è un ritorno». Citazione di Friedrich Holderlin, il poeta amato da Martin Heidegger, quello della poesia come forma del pensiero: «Io non faccio che tornare a casa, tornare a casa da vent’anni». Un altro pensatore, Marcello Veneziani, definisce il sindaco fiorentino «l’ambidestro per tutte le stagioni», e sintetizza: «In una notte buia e tempestosa, Berlusconi e Veltroni s’accoppiarono nel sonno e dalla loro unione nacque Matteo Renzi».
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Brel, Cohen e De André riletti dalla canzone francese
Jacques Brel, Lou Reed, Leonard Cohen, Fabrizio De André: vengono rivisitati da Jean-Jacques Phal (chitarra, voce, composizione) ed Emmanuel Bontemps (contrabbasso, cori) in originali versioni live il 30 aprile al Teatro della Caduta di Torino, nello spettacolo “Canzone francese”. Nelle sue composizioni originali, “Jano” Phal, songwriter naïf e “énervé”, ha riversato l’influenza dei “fratelli maggiori”, da Brel a Lou Reed, da Cohen a De André, riesplorati in felici versioni live.
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Torino wild side: Dylan, Lou Reed e Pink Floyd al cinema
Velvet Underground, Bob Dylan e Pink Floyd al cinema: è il menù di “Walkin’ on the wild side”, mix di film e rock proposto all’università di Torino a partire dal 16 aprile, con la proiezione (ore 15) di ”The Velvet Underground & Nico”, diretto da Andy Warhol. «Soltanto cento persone acquistarono il primo disco dei Velvet Underground – disse Brian Eno - ma ciascuno di quei cento oggi è un critico musicale o un musicista rock». Il film di Warhol su Lou Reed e soci riprende il concerto del ‘66 diretto dal re della pop art