Archivio del Tag ‘mainstream’
-
Abusi e bugie: così stanno “riscrivendo” la Costituzione
Il giurista tedesco Otto Lenel diceva: il diritto comincia con il rispetto del fatto. Quando una prassi si sedimenta e la gente la accetta, si crea una “opinio legitimitatis”, che diventa la fonte del diritto, delle norme. Cosa stanno facendo i nostri governanti, da Conte a Draghi? Stanno abituando la popolazione, ma anche i giudici, ad accettare una riforma delle fonti del diritto: con provvedimenti amministrativi come i Dpcm (quindi non normativi, non legislativi), il governo sospende e modifica la Costituzione. Cioè: la fonte primaria del diritto diventano i decreti unilaterali del governo, semplici atti amministrativi, provvedimenti che invece – secondo i principi generali – dovrebbero essere sottoposti alla legge. Ora vedremo se, da parte della magistratura, ci sarà la volontà di far valere la legge (l’ordine, la gerarchia delle fonti), e quindi di sottoporre l’operato del governo alla conformità della legge e alla Costituzione: nel qual caso, tutto salterà. Se invece la magistratura verrà convinta ad essecondare questa grande riforma costituzionale in senso autocratico e tecnocratico, allora questa riforma probabilmente riuscirà.Ma noi abbiamo già un’Unione Europea strutturata in modo tale da dare potere a organismi esecutivi non democratici, come la Bce, la Commissione Europea e l’Ecofin, che rispondono alla comunità dei grandi banchieri internazionali. Siamo in un ambiente che è totalmente estraneo alla democrazia, e questa operazione di sovversione delle fonti del diritto, che il governo Draghi sta conducendo in continuità con il governo Conte, è semplicemente una uniformazione dell’ordinamento costituzionale italiano a quello che è già l’ordinamento del potere reale in Europa. Quando si vogliono fare grandi riforme, bisogna ottenere la collaborazione di molti soggetti. E il modo migliore per ottenerla è quello di offrire profitti. In questo caso ne sono stati offerti in termini di carriera a ministri, a sedicenti esperti televisivi, a giornalisti, ma anche e soprattutto a quell’apparato burocratico che ha gestito business come quello delle mascherine importate dalla Cina, dei banchi a rotelle, delle siringhe, dei vaccini.Poi questi vaccini hanno una proprietà fondamentale: essendo somministrati in tempo di pandemia, inducono l’insorgere di varianti (più correttamente, mutazioni). Albert Sabin, l’inventore del vaccino contro la poliomielite, diceva: non ha senso vaccinare contro i virus mutanti, perché – vaccinando – si stimola la mutazione. Queste vaccinazioni, quindi, probabilmente produrranno un effetto a catena: faranno nascere sempre nuove mutazioni, che richiederanno sempre nuovi vaccini, e il business crescerà all’infinito. Un business perpetuo, destinato a non raggiungere mai la saturazione del mercato. Più soddisfi la domanda, più la domanda cresce: è come cercare di dissetarsi con l’acqua di mare. I passaporti vaccinali? E’ chiaramente tutto illegale. Vincolare a pass sanitari la circolazione fra territori è contrario alle carte dei diritti dell’uomo e alla Costituzione. Ma se riescono a farli, se la popolazione li accetta, se li riesce a imporre magari con la violenza, allora questo verrà gradualmente accettato, e si formerà una “opinio legitimitatis”.La “green card” per condizionare la libera circolazione introduce un vulnus che non si vedeva da più di un secolo, e sarà sempre più così. Ed è solo l’inizio: cercheranno di introdurre progressivi strumenti di controllo degli spostamenti delle persone, del denaro e delle merci, con monitoraggio capillare e in tempo reale dei comportamenti. Andiamo verso una società controllata, gestita come la zootecnia. La società del futuro sarà come l’allevamento del bestiame, in cui l’allevatore esercita un potere assoluto sugli occupanti della stalla. “La fattoria degli animali”, di Orwell, ne è una perfetta anticipazione. Ribadisco il concetto espresso da Otto Lenel: il diritto nasce dal rispetto del fatto. Quando si stabilisce una prassi “contra legem” come i Dpcm, provvedimenti amministrativi usati per sospendere la Costituzione, e la società lo accetta, allora quello che era “contra legem” diventa “lex”: diventa la nuova Costituzione.Resta centrale il tema dell’onestà intellettuale nella comunicazione col popolo, con l’opinione pubblica: e il risultato inequivoco è che l’onestà intellettuale è sempre perdente. Non è mai esistita, una società realmente democratica. Tutte le società sono sempre state gestite da una élite che ha il controllo del grosso della ricchezza, del potere e della conoscenza politica. Ha il controllo della giustizia, dell’industria culturale, e oggi anche della ricerca tecnologica e scientifica, nonché delle comunicazioni di massa. La democrazia non esiste: al massimo abbiamo una rotazione delle élite. Lo sforzo del governo italiano, poi, è molto forte anche nella falsificazione dei dati: sia in sede di rilevazione, sia in sede di rielaborazione e presentazione statistica. Il Giappone, la Corea del Nord e Taiwan, molto esposti per la loro ubicazione geografica rispetto a Wuhan, pur non avendo quasi introdotto il lockdown (e non avendo quasi vaccinato), hanno avuto un tasso dichiarato di mortalità per il Covid insignificante, rispetto al nostro.L’Italia avrebbe un tasso di morti per Covid mi pare decuplo, rispetto alla media dei paesi simili. Questo perché l’Italia fa il suo dovere, in base agli accordi presi da Renzi con Obama, per fare del nostro paese il capofila della vaccinazione universale coatta. L’Italia purtroppo è sottoposta a un carico di menzogna (organizzata dalle istituzioni) che non ha pari, negli altri paesi. L’Italia inoltre falsifica i dati dei morti di Covid: lo so direttamente dalle agenzie di onoranze funebri. L’Italia falsifica con direttive anche scritte, che registrano come morto di Covid anche chi muore di altro. Nel presentare questi dati, poi, si omette di dire che i tamponi Pcr vengono usati contrariamente alle istruzioni del loro inventore, che raccomandava al massimo 24 “moltiplicazioni”; vengono fatti 35-45 cicli di “amplificazione”, privando così il tampone di qualsiasi valore veritativo.Così, secondo le stime, si costruisce un’apparenza di contagio pari a dieci volte la realtà. Per questa via, i “positivi” (veri o presunti, anche asintomatici) finiscono nel novero dei cosiddetti “casi”, insieme ai malati veri e propri, che possono avere sintomi più o meno rilevanti. Serve a spaventare la gente, che quando ha paura di morire accetta qualsiasi prevaricazione e qualsiasi illegalità: persino il nazismo, il fascismo sanitario. La gente ragiona poco anche quando non è spaventata, ma se è terrorizzata non ragiona proprio più. Molti però stanno aprendo gli occhi, oggi, di fronte al disastro economico, da cui dipende anche l’equilibrio psichico. E questo sta avvenendo grazie al coraggio di chi non ha mai smesso di informare i cittadini, contrastando la disinformazione.(Marco Della Luna, dichiarazioni rilasciate nella diretta su YouTube “Una dittatura è per sempre“, su “Visione Tv” il 20 aprile 2021. Avvocato cassazionista, Della Luna si è distinto per saggi come “Euroschiavi” e “Oligarchia per popoli superflui”. Nel 2020 è stato tra i co-autori del libro-denuncia “Operazione Corona, colpo di Stato globale”, edito da Aurola Boreale. «Di recente – racconta l’editore, Nicola Bizzi – abbiamo ripubblicato anche “Le chiavi del potere”, illuminante saggio di Della Luna che, a suo tempo, fu fatto ritirare dalle librerie su pressione di Romano Prodi, a cui quel libro dava fastidio»).Il giurista tedesco Otto Lenel diceva: il diritto comincia con il rispetto del fatto. Quando una prassi si sedimenta e la gente la accetta, si crea una “opinio legitimitatis”, che diventa la fonte del diritto, delle norme. Cosa stanno facendo i nostri governanti, da Conte a Draghi? Stanno abituando la popolazione, ma anche i giudici, ad accettare una riforma delle fonti del diritto: con provvedimenti amministrativi come i Dpcm (quindi non normativi, non legislativi), il governo sospende e modifica la Costituzione. Cioè: la fonte primaria del diritto diventano i decreti unilaterali del governo, semplici atti amministrativi, provvedimenti che invece – secondo i principi generali – dovrebbero essere sottoposti alla legge. Ora vedremo se, da parte della magistratura, ci sarà la volontà di far valere la legge (l’ordine, la gerarchia delle fonti), e quindi di sottoporre l’operato del governo alla conformità della legge e alla Costituzione: nel qual caso, tutto salterà. Se invece la magistratura verrà convinta ad assecondare questa grande riforma costituzionale in senso autocratico e tecnocratico, allora questa riforma probabilmente riuscirà.
-
Una dittatura è per sempre: nel baratro, grazie al Covid
Ogni giorno ci dicono che l’emergenza finirà domani, e invece questa emergenza non passa mai. Trascorso un anno, l’eccezione è diventata la nuova normalità, costringendo di fatto i cittadini a vivere dentro una dittatura sostanziale, mascherata da emergenza sanitaria. Il passaggio da Conte a Draghi, con l’ingresso nel governo della Lega, non ha cambiato di una virgola la situazione, aumentando soltanto il tasso di ipocrisia (già elevatissimo) che contraddistingue la nostra classe dirigente. L’ultimo decreto di Draghi, quello che dovrebbe consentire alla gente di tornare a respirare a partire dal 26 aprile, si muove in teoria nel solco di una continuità che mina la serenità mentale dei cittadini, quotidianamente ossessionati dal variare del colore delle Regioni e da una tambureggiante campagna mediatica di stampo terroristico, che va avanti senza soluzione di continuità.Misure come il coprifuoco (confermate, sembra, anche per il futuro), denotano – al di là di ogni ragionevole dubbio – il desiderio del governo Draghi, diretta emanazione di quei poteri che cavalcano il Covid per realizzare un nuovo ordine globale, di imporre un regime che utilizza le paure per comprimere le libertà, grazie soprattutto al sostegno complice di presunti esperti da salotto, che ipnotizzano masse rese opportunamente isteriche e insicure. Come in ogni dittatura che si rispetti, i pochi che ancora resistono vengono diffamati con regolarità e bollati quali inguaribili complottisti, dai soliti menestrelli al servizio dei padroni. Chi è le del mestiere le riconosce, queste tecniche: imprimere nella mente del cittadino la convinzione che la nuova normalità è questa. Si vede, la mano di uno stregone malvagio: non credo sia più peregrina, l’idea che si sia sedimentato un nuovo regime.Tra le misure più indegne, tra quelle immaginate dal governo per consentire aperture parziali, spicca quella che prevede l’utilizzo di un pass sanitario indispensabile, per spostarsi da una regione all’altra a seconda dei “colori”, necessario cioè per quelle “rosse” o “arancioni”. Questo pass dovrebbe essere rilasciato ai fortunati in grado di essere guariti dal Covid da almemo sei mesi, ai vaccinati e a quelli in possesso di tampone effettuato nelle 48 ore precedenti. A breve, questo sistema potrebbe essere adottato da tutti i paesi dell’Unione Europea. Il livello di discriminazione raggiunto in danno di chi non intende vaccinarsi ha superato la soglia di guardia, nel silenzio incredibile di tutte le istituzioni di controllo, che dovrebbero in teoria vigilare sul rispetto di una Costituzione quotidianamente vilipesa e umiliata da un governo che ha accentrato tutti i poteri. Immaginare di riconoscere il diritto di muoversi liberamente solo a una ristretta élite di selezionati è qualcosa di così grave da non sembrare neppure vera.(Francesco Toscano, dichiarazioni rilasciate nella diretta “Una dittatura è per sempre”, su “Visione Tv” il 20 aprile 2021).Ogni giorno ci dicono che l’emergenza finirà domani, e invece questa emergenza non passa mai. Trascorso un anno, l’eccezione è diventata la nuova normalità, costringendo di fatto i cittadini a vivere dentro una dittatura sostanziale, mascherata da emergenza sanitaria. Il passaggio da Conte a Draghi, con l’ingresso nel governo della Lega, non ha cambiato di una virgola la situazione, aumentando soltanto il tasso di ipocrisia (già elevatissimo) che contraddistingue la nostra classe dirigente. L’ultimo decreto di Draghi, quello che dovrebbe consentire alla gente di tornare a respirare a partire dal 26 aprile, si muove in teoria nel solco di una continuità che mina la serenità mentale dei cittadini, quotidianamente ossessionati dal variare del colore delle Regioni e da una tambureggiante campagna mediatica di stampo terroristico, che va avanti senza soluzione di continuità.
-
Magaldi: ora Draghi cambi musica, sulla gestione Covid
Mario Draghi sta finalmente progettando di mettere l’Italia sulla strada della crescita e dell’uscita definitiva dall’austerity. «Il robusto ricorso al deficit per rilanciare l’economia dimostra la volontà di abbandonare senza timori la lunga stagione del rigore europeo, anche se molti giornalisti – che continuano a interrogarsi sulle necessarie “coperture” finanziarie – non hanno ancora capito che il vento è cambiato, da quando la Bce con Christine Lagarde ha iniziato ad agire come “prestatrice di ultima istanza”, sorreggendo le economie nazionali, fino a portare a zero i tassi d’interesse». Lo afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: «Il ricorso al debito pubblico (strategico, per l’occupazione) dimostra l’infondatezza dell’artificioso paradigma neoliberista, che attraverso la manipolazione degli spread e le speculazioni delle agenzie di rating imputava all’Italia un “eccesso di debito” senza mai tenere conto della reale solvibilità del paese, che resta una delle maggiori potenze industriali del mondo e vanta un robustissimo risparmio privato».Pur scontento dei “ristori” finora erogati, «del tutto insufficienti», Magaldi vede l’Italia di Draghi allineata allo sforzo “rooseveltiano” degli Usa, che annunciano il dispiegamento di ingentissimi investimenti pubblici. «Di concerto con Janet Yellen, titolare del Tesoro – aggiunge Magaldi – l’Italia sta anche mettendo a punto un progetto di tassazione universale a carico delle multinazionali, per abolire il “dumping” fiscale dei colossi economici: un altro modo per restituire forza agli Stati, riequilibrando la disponibilità delle risorse». Magaldi trova incoraggiante la prospettiva illuminata da Draghi, che già un anno fa aveva proposto l’azzeramento dei debiti pregressi, pubblici e privati, «come si dovrebbe fare in tempo di guerra». Dolenti note, invece, sul fronte sanitario: «Resta purtroppo in vigore il coprifuoco, insieme ad altre assurde restrizioni, anche se le riaperture – anticipate all’indomani del 25 aprile, non a caso – rappresentano un messaggio eloquente, sul piano simbolico».Per il presidente “rooseveltiano”, soprattutto, «Draghi dovrà decidersi a cambiare paradigma, anche a proposito del Covid, in vista del prossimo autunno». Accanto ai vaccini («non obbligatori, né in alcun modo vincolanti») deve essere predisposto un protocollo nazionale per le terapie domiciliari: è noto infatti che alcuni farmaci e le cure domestiche precoci «sono in grado di abbattere drasticamente i numeri dei ricoveri e quindi dell’emergenza, mettendo fine al “terrorismo sanitario” che ha a lungo dominato la narrazione della pandemia». Magaldi, intanto, vorrebbe le immediate dimissioni del ministro della salute, il pessimo Roberto Speranza: «Emergono prove della sua reticenza, anche di fronte alle indagini della magistratura sulle bruttissime pagine di “malasanità” di cui è responsabile il suo ministero: in un altro paese, il ministro si sarebbe già dimesso».Perché invece l’inguardabile Speranza resta al suo posto? «Perché Draghi, in modo cavalleresco – risponde Magaldi – intende rispettare la richiesta di Mattarella, che insieme a D’Alema ne aveva caldeggiato la riconferma». Durerà? «Al di là delle frasi di circostanza – chiosa Magaldi – Mario Draghi non stima affatto l’incapace Speranza, rivelatosi completamente inadeguato: lascerebbe la carica, nonostante l’appoggio di Mattarella, qualora le indagini in corso ne rendessero ulteriormente imbarazzante e insostenibile la permanenza alla guida di quel ministero, oggi così decisivo per la “ripartenza” del paese». Naturalmente, aggiunge Magaldi, non è un caso che il dicastero sia occupato proprio da Speranza: «L’esponente di Leu è noto per il servilismo: il “burattino” ideale per personaggi come il suo politico di riferimento, cioè il massone reazionario D’Alema, che – con il governo Conte, anche attraverso Arcuri – ha legato l’Italia a precise filiere cinesi, nel quadro psico-politico che vorrebbe trasformare il coronavirus in un pretesto per la confisca della democrazia, della libertà e dei diritti».Infine, Gioele Magaldi attacca frontalmente Sigfrido Ranucci e il giornalista Giorgio Mottola, che nella puntata di “Report” andata in onda il 12 aprile su Rai Tre «hanno nuovamente operato un grossolano linciaggio mediatico nei confronti di Cecilia Marogna e del cardinale Giovanni Angelo Becciu, nonostante l’ampia riabilitazione giudiziaria della Marogna, esperta di intelligence presentata come opaca millantatrice, a metà strada tra Vaticano, servizi segreti e massonerie». “Report” avrebbe sostanzialmente ignorato lo stesso riavvicinamento tra Becciu, a sua volta riabilitato, e Papa Francesco, accortosi della ingiusta persecuzione mediatica subita dal cardinale. A Cecilia Marogna, inoltre, “Report” ha imputato il tentativo a accreditarsi come liberatrice di padre Pierluigi Maccalli, missionario rapito in Mali, poi liberato dietro il compenso di svariati milioni di euro. «Falso: la Marogna ha solo detto che avrebbe potuto far liberare padre Maccalli pagando un riscatto molto inferiore».Come molti altri organi della stampa mainstream italiana – dice Magaldi, presentato erroneamente come esponente del Grande Oriente d’Italia – anche “Report” pecca di superficialità, prestandosi a campagne tendenziose, allusive e vagamente diffamatorie. «Lungi dall’emendarsi dall’aver inferito sulla Marogna, scarcerata dopo 17 giorni di cella a San Vittore dopo che le autorità giudiziarie italiane hanno definito illegale il suo arresto, “Report” ha evitato accuratamente di sfiorare il tema retrostante, di cui nessuno osa parlare: e cioè l’infame business dei rapimenti in Africa, dove spesso i rapitori e i “liberatori” giocano ad alzare il prezzo del riscatto, prolungando la detenzione degli ostaggi, grazie alla complicità di settori dell’intelligence». Conclude Magaldi: «Anziché parlare a sproposito di massoneria, “Report” farebbe meglio a confessare quali poteri massonici hanno ispirato l’ultima inchiesta: se non li farà Ranucci – avverte – i nomi li farò io, in modo che il pubblico italiano sappia quali sono le fonti (massoniche) da cui “Report” si fa condizionare».Mario Draghi sta finalmente progettando di mettere l’Italia sulla strada della crescita e dell’uscita definitiva dall’austerity. «Il robusto ricorso al deficit per rilanciare l’economia dimostra la volontà di abbandonare senza timori la lunga stagione del rigore europeo, anche se molti giornalisti – che continuano a interrogarsi sulle necessarie “coperture” finanziarie – non hanno ancora capito che il vento è cambiato, da quando la Bce con Christine Lagarde ha iniziato ad agire come “prestatrice di ultima istanza”, sorreggendo le economie nazionali, fino a portare a zero i tassi d’interesse». Lo afferma Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt: «Il ricorso al debito pubblico (strategico, per l’occupazione) dimostra l’infondatezza dell’artificioso paradigma neoliberista, che attraverso la manipolazione degli spread e le speculazioni delle agenzie di rating imputava all’Italia un “eccesso di debito” senza mai tenere conto della reale solvibilità del paese, che resta una delle maggiori potenze industriali del mondo e vanta un robustissimo risparmio privato».
-
Uccidere Lukashenko: Mosca sventa il golpe Usa a Minsk
Grande Satana: con questa espressione (deformando con lenti teologiche la Bibbia, dove il “demonio” in realtà non esiste) l’ayatollah Khomeini definitiva l’imperialismo Usa, che in Iran aveva abbattuto il presidente legittimo, Mohammad Mossadeq, ostile al colonialismo petrolifero inglese, per insediare il dittatore di fiducia delle democrazie occidentali, lo scià Reza Pahlevi. Il Grande Satana sembra tornato: mentre il potere euro-statunitense e cinese sostiene che il mondo sarebbe tenuto in ostaggio dal Covid, le grandi potenze mercantili mettono nel mirino il sistema-Russia, l’unico (su scala mondiale) che si sia opposto alla narrazione fobica del coronavirus, decretando la fine dell’emergenza dopo aver rinunciato ai lockdown. Le notizie sembrano rincorrersi lungo un precipizio pericoloso, tracciato dal gruppo di potere che utilizza la Casa Bianca (Joe Biden) come paravento istituzionale per la resa dei conti con Mosca, incessantemente preparata da quando Vladimir Putin ha messo fine al saccheggio occidentale del suo paese. Mentre si assediano le posizioni russe in Ucraina, si tenta di abbattere (uccidendolo) il presidente della Bielorussia, alleato di Mosca.Fonti come “Controinformazione” e “L’Antidiplomatico” forniscono dettagli non rintraccabili nella stampa mainstream occidentale, quella che ha costruito il Grande Terrore del virus di Wuhan. I servizi segreti russi, si legge, nei giorni scorsi hanno sventato un piano per assassinare Lukashenko e i suoi famigliari, onde decapitare la dirigenza di Minsk. Tra i fermati, l’attivista Yuri Leonidovich Zyankovich (uomo con doppia cittadinanza, bielorussa e statunitense) e il politologo bielorusso Alexander Feduta. L’accusa, da parte degli 007 dell’Fsb: stavano progettando un golpe militare, in Bielorussia, tramite il collaudato scenario della “rivoluzione colorata” con il coinvolgimento dei nazionalisti locali e ucraini, da innescare dopo l’eliminazione fisica del presidente Lukashenko. Nella primavera 2020, l’autocrate di Minsk era stato quasi travolto dalle proteste di piazza, orchestrate dall’Occidente. La sua grande colpa? Aver denunciato che l’Oms e il Fmi avevano avanzato offerte miliardarie, alla Bielorussia, se avesse optato per il lockdown «come in Italia».Il cattivo esempio di Lukashenko – niente lockdown, e denuncia del complotto – andava quindi punito severamente, nel 2020 con la sua deposizione e ora addirittura con il suo “omicidio mirato”. Il golpe sventato dai servizi segreti del Cremlino rientra nella drammatica partita a scacchi tra Occidente e Russia: una caccia alle streghe ufficialmente aperta dall’attuale presidente-fantoccio degli Stati Uniti, che ha definito «un assassino» il leader russo, sostenuto in patria da un vasto consenso popolare. Va ricordato che la Russia, in questi anni, non è mai venuta meno al senso dell’onore, rispettando i patti e i trattati internazionali. Al contrario, gli Usa hanno regolarmente violato tutti gli accordi, a partire da quelli risalenti all’epoca di Gorbaciov, quando l’Urss – mettendo fine alla guerra fredda – sognava orizzonti di pace e cooperazione, a beneficio dello sviluppo mondiale. Tradendo le promesse, gli Stati Uniti non hanno esitato, infatti, a spostare continuamente verso Est l’area operativa della Nato, minacciando in modo sempre più diretto la Russia.Dal canto suo, Mosca ostenta saldezza, forte della sua dichiarata potenza difensiva affidata a tecnologie avveniristiche di origine aerospaziale: nel gennaio 2021, il super-cacciatorpediniere americano Donald Cook è stato costretto a navigare alla deriva, nel Mar Nero, dopo un sorvolo radente da parte di un caccia russo Su-24 che ha letteralmente “spento a distanza” i comandi della avanzatissima nave da battaglia statunitense. Può apparire sconcertante – specie oggi, in un clima narrativo ancora dominato dalla cosiddetta pandemia – che a fare notizia siano eventi dal sapore antico, come il dislocamento di reparti corazzati alle frontiere. La Russia ha schierato oltre 1.000 carri armati e 300 aerei a difesa dei confini con l’Ucraina, dopo l’annuncio – da parte del regime di Kiev, sostenuto dalla Nato – di volersi riprendere con la forza le regioni ucraine che nel 2014 operarono la secessione dall’Ucraina, paese storicamente russo, a cui nel 1954 – con Khrushev – l’Urss “regalò” la Crimea, in segno di amicizia.Proprio la Crimea – tornata alla madrepatria russa con regolare referendum, dall’esito plebiscitario – resta la pietra dello scandalo, nonché la potenziale polveriera che potrebbe far esplodere la crisi oggi in corso. In questi giorni, la Russia sta letteralmente militarizzando la penisola del Mar Nero, per scoraggiare un’aggressione da parte della Nato, che utilizzerebbe truppe ucraine. Il ritorno alla Russia da parte della Crimea, nel 2014, si accompagnò al distacco dell’Est Ucraina (Lugansk e Donetsk): proprio il Donbass è stato bombardato, in questi giorni, dalle artiglierie di Kiev, a pochi chilometri dalla linea oltre la quale sono schierati migliaia di soldati russi, pronti anche – secondo Mosca – a penetrare in territorio ucraino, per fermare l’eventuale avanzata delle truppe appoggiate dalla Nato. All’origine del conflitto, il golpe del 2014 truccato da “rivoluzione colorata”: cecchini e mercenari Nato spararono sulla folla per far ricadere la colpa sulla polizia ucraina dell’allora presidente, il filo-russo Viktor Yanukovic. Il colpo di Stato, condotto anche con elementi neonazisti e anti-russi, gettò nel panico le componenti russofone dell’Ucraina (Crimea e Donbass), da allora passate sotto il controllo di Mosca.Di fronte alla sconfitta (in particolare, la perdita della Crimea), Barack Obama reagì imponendo sanzioni contro Mosca: ordine prontamente eseguito dall’Unione Europea, con gravissimi danni inferti al florido export italiano. Ed era solo l’antipasto: poco dopo, infatti, Vladimir Putin avrebbe schierato i suoi aerei a protezione della Siria, salvando Damasco dalle milizie dell’Isis, protette dall’intelligence occidentale sia in modo diretto (Usa, Francia, Gran Bretagna) che attraverso attori locali come Turchia, Israele e Arabia Saudita. Una disfatta, per Obama, difficilmente tollerabile: e proprio Obama è oggi il politico più determinante, nelle scelte della Casa Bianca. Già allora, i russi offrirono speciali inviti alla prudenza: senza alcuna motivazione tattica, infatti, le postazioni dell’Isis furono colpite anche da nuovissimi missili ipersonici, lanciati da corvette in navigazione nel Mar Caspio (a 1.300 chilometri di distanza) senza che i radar Nato riuscissero a “vederli” e intercettarli, prima dell’impatto.Sembrano curiosità per appassionati, ma forse sono notizie su cui può fare affidamento chi teme seriamente che Usa e Russia possano davvero venire alle mani in modo diretto, tenendo conto che (oltre al pericoloso Obama) alla Casa Bianca siede un “signore della guerra” come Biden, scandalosamente coinvolto – anche a livello di business familiare – nel grande affare del golpe in Ucraina, insieme a falchi neocon come Victoria Nuland e personaggi come l’ultra-guerrafondaio Tony Blinken, attuale segretario di Stato. Suona oltremodo sinistro l’impegno della marina militare britannica nel Mar Nero, contro la Russia, annunciato il 18 aprile dal “Sunday Times”: nessuno dimentica il ruolo svolto da Londra, con Blair, all’epoca dell’invenzione delle “armi di distruzione” di massa di Saddam, infame campagna di disinformazione per preparare l’invasione dell’Iraq. Ci risiamo? Non è rassicurante nemmeno la strana esplusione di diplomatici russi decretata dalla Repubblica Ceca in questi giorni, probabilmente per innalzare una cortina fumogena destinata a distogliere l’attenzione dei media dall’imbarazzante golpe in Bielorussia appena sventato da Mosca, capitale di un paese che ha osato sfidare i signori del Covid, anche facendo concorrenza ai loro vaccini miliardari.Grande Satana: con questa espressione (deformando con lenti teologiche la Bibbia, dove il “demonio” in realtà non esiste) l’ayatollah Khomeini definitiva l’imperialismo Usa, che in Iran aveva abbattuto il presidente legittimo, Mohammad Mossadeq, ostile al colonialismo petrolifero inglese, per insediare il “dittatore di fiducia” delle democrazie occidentali, lo scià Reza Pahlevi. Il Grande Satana sembra tornato: mentre il potere euro-statunitense e cinese sostiene che il mondo sarebbe tenuto in ostaggio dal Covid, le grandi potenze mercantili mettono nel mirino il sistema-Russia, l’unico (su scala mondiale) che si sia opposto alla narrazione fobica del coronavirus, decretando la fine dell’emergenza dopo aver rinunciato ai lockdown. Le notizie sembrano rincorrersi lungo un precipizio pericoloso, tracciato dal gruppo di potere che utilizza la Casa Bianca (Joe Biden) come paravento istituzionale per la resa dei conti con Mosca, incessantemente preparata da quando Vladimir Putin ha messo fine al saccheggio occidentale del suo paese. Mentre si assediano le posizioni russe in Ucraina, si tenta di abbattere (uccidendolo) il presidente della Bielorussia, alleato di Mosca.
-
Kennedy: chi si vaccina è perduto, rovinato per sempre
Il nipote dell’ex presidente John Fitzgerald Kennedy ha recentemente rilasciato una dichiarazione pubblica esortando le persone di tutto il mondo a evitare il vaccino Covid-19 a tutti i costi, perché contiene una nuova tecnologia non testata nota come l’mRna, i cui effetti collaterali a lungo termine sono completamente sconosciuti. L’mRna altera direttamente il materiale genetico di coloro che lo ricevono, proprio come accade quando gli “scienziati” ingegnerizzano geneticamente (Ogm) colture alimentari come la soia o il mais per renderle resistenti agli insetti o alla siccità. «Questo intervento può essere paragonato agli alimenti geneticamente modificati, che sono anch’essi molto controversi», dice Kennedy. A differenza di tutti gli altri vaccini, il cui danno genetico non è necessariamente permanente, il danno genetico dell’mRna è «irreversibile e irreparabile», osserva Kennedy. «Anche se i media e i politici stanno attualmente banalizzando il problema e persino chiedendo scioccamente un nuovo tipo di vaccino per tornare alla normalità, questa vaccinazione è problematica in termini di salute, moralità ed etica, ma anche in termini di danno genetico»,A differenza dei vecchi vaccini, molti dei quali possono essere “disintossicati” dopo l’iniezione, i vaccini mRna Covid-19 vivono per sempre all’interno del corpo. Il danno che causano, in altre parole, è per sempre. «Dovrai convivere con le conseguenze perché non sarai più in grado di essere curato semplicemente rimuovendo le tossine dal corpo umano», spiega Kennedy, confrontando il danno genetico con il tipo che causa la sindrome di Down o la fibrosi cistica. L’mRna è quasi come un “motore” di vaccino continuo, che vaccina ripetutamente una persona per il resto della sua vita. Per questo motivo, non è possibile “risolvere” o “curare” i problemi che si presentano. «Questo significa chiaramente: se un sintomo di vaccinazione si sviluppa dopo un inoculo con mRna, né io né nessun altro terapista saremo in grado di aiutarti, poiché il danno causato da questa vaccinazione sarà geneticamente irreversibile», avverte Kennedy.Dall’ultimo Olocausto, nulla di così malvagio è stato imposto al mondo in nome della “salute pubblica”. I vaccini Covid-19 non sono solo pericolosi, sostiene Kennedy, ma rappresentano «un crimine contro l’umanità che non è mai stato commesso in modo così significativo nella storia». Come ha detto un medico dell’esperienza del dottor Wolfgang Wodarg, «in realtà, questo ‘vaccino promettente’ per la stragrande maggioranza delle persone dovrebbe essere vietato, perché è ingegneria genetica». In altre parole, farsi vaccinare per Covid-19 significa che una persona diventerà una sorta di “zombie Ogm”, senza alcuna possibilità di tornare al suo vecchio sé. Suona molto come il “marchio della bestia” del Libro dell’Apocalisse, non siete d’accordo? In passato, Kennedy aveva avvertito che i vaccini tradizionali sono già abbastanza dannosi, dato che causano gravi danni al cervello, che per molti sono irreversibili. E i vaccini contro il coronavirus di Wuhan (Covid-19) sono di gran lunga peggiori, dice: motivo per cui nessuno, in nessuna circostanza, dovrebbe prenderli.(”Robert Kennedy Jr., avviso: non fatelo, per nessuna ragione!”, da “Database Italia” del 14 aprile 2021).Il nipote dell’ex presidente John Fitzgerald Kennedy ha recentemente rilasciato una dichiarazione pubblica esortando le persone di tutto il mondo a evitare il vaccino Covid-19 a tutti i costi, perché contiene una nuova tecnologia non testata nota come l’mRna, i cui effetti collaterali a lungo termine sono completamente sconosciuti. L’mRna altera direttamente il materiale genetico di coloro che lo ricevono, proprio come accade quando gli “scienziati” ingegnerizzano geneticamente (Ogm) colture alimentari come la soia o il mais per renderle resistenti agli insetti o alla siccità. «Questo intervento può essere paragonato agli alimenti geneticamente modificati, che sono anch’essi molto controversi», dice Kennedy. A differenza di tutti gli altri vaccini, il cui danno genetico non è necessariamente permanente, il danno genetico dell’mRna è «irreversibile e irreparabile», osserva Kennedy. «Anche se i media e i politici stanno attualmente banalizzando il problema e persino chiedendo scioccamente un nuovo tipo di vaccino per tornare alla normalità, questa vaccinazione è problematica in termini di salute, moralità ed etica, ma anche in termini di danno genetico».
-
Kazari ashkenaziti, l’ebraismo asiatico su cui Israele tace
C’è una storia dimenticata e volutamente occultata. Io sono massone, e appartengo anch’io a una minoranza, quella eleusina: e comprendo il peso che persecuzioni possano avere avuto, nella storia. La cultura tradizionale ebraica è tuttora sconosciuta, ai più: curioso, perché è tra quelle che più hanno permeato la cultura europea, negli ultimi secoli. E’ una cultura che è sempre stata un po’ chiusa. E anche per via delle fortissime tensioni storiche – con la cacciata degli ebrei dalla Spagna a opera di Isabella di Castiglia dopo la Reconquista, poi per opera dell’Inquisizione e dell’azione stessa della Chiesa cattolica, senza contare le tante conversioni forzate al cattolicesimo – non c’è mai stato un dialogo aperto fra la cultura ebraica e quella cristiana, predominanti nell’Europa moderna. E questo ha fatto sì che ci sia sempre stata una grave e lacunosa mancanza di conoscenza reciproca. Ad esempio: si parla pochissimo dell’origine degli ebrei ashkenaziti, che oggi rappresentano la maggioranza, nella popolazione ebrea.Le fonti collocano l’origine della tradizione ebraica in Medio Oriente, in Palestina, in parte anche in Egitto. Ci sono connessioni dirette tra il popolo ebraico e figure come il faraone Akhenaton e personaggi come Mosè. E’ stata invece volutamente occultata l’origine storica di quella grande parte dell’ebraismo che appartiene alla cultura ashkenazita. Le origini non risalgono all’area siro-palestinese (il Regno di Giudea), ma ad un’area geografica diversa e distante, identificabile con il territorio di quello che è storicamente conosciuto come l’Impero Kazaro. Numerose le fonti: cronache arabe, persiane, bizantine e russe (Principato di Kiev). E’ un argomento raramente studiato, cui si tende a non dare risalto, anche per una serie di ragioni politiche. L’Impero Kazaro si sviluppò in un’aera che va dal Caucaso all’odierna Ucraina, la Crimea, le steppe del Kazakhstan e l’Uzbekistan settentrionale: un territorio vastissimo. Trae origini dalle migrazioni di una serie di popoli che, nei primi secoli della nostra era, abitavano l’area della cosiddetta Asia Centrale.Erano popolazioni in una certa misura discendenti dall’antico popolo degli Sciti, storicamente stanziato sull’odierna costa dell’Ucraina e in Crimea, e in parte da popolazioni turcomanne, inizialmente nomadi, stanziate in quest’area già dal III-IV secolo dopo Cristo. Popolazioni storicamente note come Göktürk (”turchi blu”: una caratteristica totemica). Questo ramo delle popolazioni turcomanne, molto affine agli attuali ungheresi e agli unni (che molto interagirono con gli ultimi secoli dell’Impero Romano), attorno al V secolo dette origine a una prima grande forma statale, una struttura organizzata che venne chiamata Kaganato, che deriva dal termine Kagan (”Re dei Re”). Questo primario Kaganato dei Göktürk entrò inizialmente in guerra con tutte le potenze vicine, specie la Cina. Tutta la parte orientale del Kaganato venne sottomessa dai cinesi e annessa ai territori del Celeste Impero. La parte occidentale, destinata a sopravvivere più a lungo, conobbe varie traversie, fino a che non cadde sotto l’egemonia di una particolare dinastia, quella degli Hashina: nome identificato da importanti linguisti americani come derivante dall’antica lingua scita.Risolti i problemi col potente e ingombrante vicino cinese, il Kaganato entrò in rotta di collisione con altre potenze, in primis l’Impero Bizantino (cristiano), e poi con la nascente e preponderante potenza islamica. Siamo ormai nel VII secolo: l’Islam aveva appena iniziato la sua opera di espansione e dominio, e il territorio dei kazari (particolare civiltà turcomanna, di religione politeista con caratteristiche sciamaniche) fu progressivamente attaccato dagli arabi, che avevano già occupato la Persia. Dell’affascinante mitologia di fondazione del clan degli Hashina parla Diego Marin, nel libro “Il sangue degli Illuminati”. Quel clan «era considerato il prescelto dal dio celeste Tengri, associabile all’antico dio delle tempeste Teshup», o anche allo stesso Zeus.Gli Hashina veneravano i propri antenati con cerimonie annuali, che si concludevano in un luogo particolare, chiamato “la Caverna Ancestrale”, da cui si riteneva che lo stesso clan Hashina fosse fuoriuscito. «Il mito racconta la storia di un bambino, l’unico sopravvissuto a un massacro tribale. Famiglia e amici erano stati sterminati. Lui solo era riuscito a scappare, rifugiandosi in una grotta nelle vicinanze. Qui aveva incontrato una lupa, di nome Hasena». La lupa lo aveva adottato (come Romolo e Remo, allattati e salvati). «Una volta cresciuto, il bambino ebbe un’unione sessuale con la lupa, che avrebbe dato alla luce ben 10 figli, tutti gemelli, uno dei quali poi passato alla storia come il capostipite degli Hashina». La lupa Hasena è ancora ben viva, nella tradizione mitologica di tutti i popoli di origine turcomanna, dalla Turchia all’Asia Centrale (Turkmenistan, Tagikishan, Uzbekistan, Kazakhstan, fino agli uiguri dello Xinjang cinese).Ancora oggi, la lupa Hasena è il simbolo di partiti nazionalisti turchi: oggi musulmani, non hanno mai rinunciato a questa raffigurazione mitologica ancestrale che vede nella lupa Hasena l’origine dei turchi, la loro madre. Tornando ai kazari: erano in continuo stato di guerra coi vicini bizantini e arabo-persiani. Poi nell’VIII secolo vengono attaccati attraverso la Persia, vengono sottomessi, e il Kagan dell’epoca, Bulan, accetta di convertirsi formalmente all’Islam. La tregua però dura poco: i kazari contrattaccano, battono gli arabo-persiani e recuperano il loro territorio. Bulan abiura alla fede islamica e, simultaneamente, avviene un fatto incredibile, probabilmente ispirato da ragioni geo-strategiche e interessi commerciali: nel 740 dopo Cristo decide di convertirsi all’ebraismo, imponendo la conversione anche ai sudditi. Un fatto che ha segnato la storia, perché questo impero (che aveva svariati milioni di abitanti) diventa di religione ebraica, pur restando molto lontano dalla culla dell’ebraismo – l’area siro-palestinese – essendo esteso tra il Caucaso, la Crimea e le steppe del Kazakhstan.Sempre scondo le ricerche di Diego Marin, questa conversione sarebbe stata suggellata dal matrimonio tra il principe Bihar Sabriel (figlio di Bulan) e una donna di tradizione ebraica, di nome Serak, che sarebbe stata figlia di Juda Zachai, rabbino di Babilonia, appartenente al casato reale di Marsutra e quindi discendente del primo “esiliarca” di Babilonia. Sarebbe dunque stato questo ramo della tradizione ebraica a favorire la misteriosa conversione dei kazari. Divenuto ebraico, il Kaganato prospera per un po’, soprattutto grazie al commercio, ma poi va a scontrarsi nuovamente con tutti i vicini: bizantini, Impero Arabo e soprattutto con il recente Principato dei Rus’. Quella del Principato di Kiev, primo nucleo embrionale della futura Russia, non è un’origine slava, ma nordica (vichinga, norrena): furono soprattutto mercanti norreni (o variaghi, che dir si voglia) a insediarsi nell’attuale Russia settentrionale, per poi fondare – calando verso sud – l’embrione della futura potenza russa.Il Principato di Kiev, peraltro, era legato a tradizioni sciamaniche. Eppure, Kiev venne appoggiata subito da Bisanzio, nel tentativo di contrastare il Kaganato kazaro. E alla fine, dopo una serie di guerre, con personaggi come Oleg di Kiev e Sviatoslav I, l’Impero Kazaro venne sconfitto: furono occupate le fortezze principali e la stessa capitale, e il vastissimo territorio si disgregò attorno al 960. Da lì, nacquero le prime migrazioni dei kazari verso l’Europa, e il loro insediamento nella valle del Reno. Si dice che “ashkenazita” significhi “tedesco”, e che Ashkenaza fosse una regione franco-tedesca nella Renania. Subito, l’ex Impero Kazaro venne sottomesso dal nascente Stato russo, che non era ancora cristiano: la cristianizzazione della Russia (fatto curioso) fu concomitante con la caduta dell’Impero Kazaro. Il principe Vladimir di Kiev (figlio si Sviatoslav, conquistatore dell’Impero Kazaro) fu il primo regnante russo – in realtà, di origine vichinga – a convertirsi formalmente al cristianesimo. Conversione molto esaltata dai cristiani ortodossi: Vladimir fu santificato, in quanto fondatore del cristianesimo in quella che era la Rus’.Dopo aver sconfitto il potente Impero Kazaro, Vladimir venne avvicinato dagli emissari della Kazaria, che gli suggerirono di convertirsi all’ebraismo. Rifiutò, perché non voleva convertirsi alla religione di un popolo che aveva appena sottomesso. Al che, emissari dell’Impero Arabo (sempre in cambio di alleanze) gli proposero di convertirsi all’Islam. Vladimir rifiutò ancora, spiegando che non avrebbe potuto imporre al suo popolo di rinunciare alle bevande alcoliche. Il principe di Kiev sarebbe poi invece rimasto folgorato dagli emissari bizantini – si racconta – di fronte allo splendore delle chiese cristiane di Costantinopoli. Un racconto chiaramente agiografico. In realtà queste curiose conversioni, da quella del kazaro Bulan all’ebraismo a quella di Vladimir al cristianesimo, sono sempre state frutto di accordi geopolitici: la motivazione non era esattamente spirituale. Così la Russia divenne cristiana, e quello che era il primo, grande impero ebraico (al di fuori del territorio siro-palestinese) si disperse.Iniziò una prima diaspora della popolazione. Ma la vera diaspora non fu causata dal Principato russo di Kiev, che coi kazari mantenne relazioni commerciali e quindi non aveva alcun interesse a disperdere quelle popolazioni appena sottomesse. Qualche secolo dopo, nel 1200, i kazari vennero attaccati dall’Orda d’Oro di Gengis Khan: furono i mongoli, a fare terra bruciata. Travolsero lo stesso Principato di Kiev e sottomisero buona parte del mondo allora conosciuto. Non si limitavano a conquistare e assoggettare: radevano al suolo le città e sterminavano tutti gli abitanti. L’impressionante invasione mongola ha cambiato la storia, e ha stravolto la nascente potenza islamica: la Baghdad dell’epoca era la culla mondiale della conoscenza, l’Islam illuminato aveva fondato una delle più importanti biblioteche della storia, pari a quella di Alessandria d’Egitto. La famosa Casa della Sapienza di Baghdad conteneva l’intera letteratura del mondo, e venne distrutta dai mongoli.Di fronte all’urto dei mongoli, quindi, solo dopo il 1200 i kazari cominciarono a emigrare in massa verso la Russia, la Polonia, la Germania e l’intera Europa orientale, dove cominciarono a chiamarsi ashkenaziti, fino a raggiungere poi anche paesi dell’Europa occidentale, come l’Italia e la Francia. Gli ebrei di origine ashkenazita sono riconoscibili: hanno la carnagione molto chiara e parlano lo yiddish anziché l’ebraico. Nata proprio nell’Est Europa, quella yiddish è una lingua interessantissima, tuttora molto parlata. Ha avuto influenze slave e germaniche, e al suo interno conserva moltissimi vocaboli di origine turcomanna. L’yiddish è la lingua madre di un grande artista come Marc Chagall, reinterpretata da un grande musicista come Moni Ovadia.Invece, gli ebrei sefarditi sono in buona parte di origine spagnola, però hanno una diretta connessione con l’aria siro-palestinese. In più, a cavallo dei Pirenei (col disfacimento dell’Impero Romano) era nato anche il Principato di Settimania, importante realtà statale ebraica con caratteristiche sefardite. Dopo la cacciata degli ebrei dalla penisola iberica, a opera della cattolica dinastina castigliana, ci fu un’altra diaspora (sefardita). Una “diaspora di ritorno”, che interessò tutto il Nord Africa e tutta l’Europa. Quanto agli ashkenaziti, arrivati in epoca medievale in Italia e in Germania, generarono importanti famiglie che – si dice – oggi dominano il pianeta. E’ un’ipotesi da molti sostenuta, tutt’altro che infondata. Ancora all’inizio del 1300, comunque, gli ashkenaziti costituivano solo il 3% della popolazione ebraica mondiale. Raggiunsero il massimo dell’espansione agli inizi del ‘900: nei primi anni Trenta erano diventati il 92% degli ebrei, che oggi in tutto il mondo sono 12-13 milioni.Agli albori del ‘900, avviene un fatto curioso, citato da Mauro Biglino. La grande stampa internazionale anglosassone comincia ad “annunciare” l’imminente strage, in Europa, di 6 milioni di ebrei. Ne scrivono insistenza il “Sun”, il “New York Times”, l’”Atlanta Constitution”, la “Gazzetta di Montreal”. Si chiede ospitalità, in Palestina, per 6 milioni di ebrei che, specie nell’Est Europa, sarebbero allo stremo e starebbero soffrendo un “olocausto europeo”. Dal 1915, quindi, quando Hitler era ancora un ragazzotto, c’era chi “sapeva” che 6 milioni di ebrei sarebbero morti? Poi arriva Hitler, che nel “Mein Kampf” parla di “due stirpi”, quella degli Ariani e quella del Serpente, e infine la Shoah stermina 6 milioni di ebrei. E’ un dato che deve fare riflettere, anche se si tratta di cifre simboliche che hanno una valenza esoterica (parlo dei dati citati da Biglino, cioè i 6 milioni evocati dalla stampa prima della Shoah).Questo utilizzo di numeri è chiaramente funzionale alla nascita e allo sviluppo del movimento sionista, che ha sempre avuto interesse a catalizzare questi dati, per poi agire politicamente fino a creare l’attuale Stato di Israele, che rappresenza la realizzazione del programma politico di Theodor Herzl. Certo è curiosa, all’inizio del ‘900, la ripetizione di quella cifra (6 milioni), che secondo me ha proprio una valenza simbolico-esoterica. Indubbiamente, nella Russia zarista non c’era una situazione felice, per le popolazioni ebraiche ashkenazite, perseguitate dal potere imperiale. Ci furono molti pogrom, ma certo non massacri dall’estensione paragonabile alla Shoah. Oltretutto, in alcune aree come l’attuale Bielorussia, la maggior parte della popolazione era di origine ebraica: sarebbe stato un controsenso, l’annientamento completo di una consistente fetta della popolazione.Insomma, sono questioni su cui riflettere: ma anche facilmente strumentalizzabili. Io poi mi occupo prevalentemente di storia antica, e non voglio entrare nel merito delle cifre: ci sono storici che se ne sono occupati in modo autorevole. Certo, resta il fatto che la stampa internazionale è andata avanti per cinquant’anni, prima di Hitler, a parlare di quei famosi 6 milioni. Qualcuno si stupisce che la popolazione ebraica sia sopravvissuta in modo quasi stabile, sia alle persecuzioni pre-hitleriane che alla stessa Shoah. Ma ripeto: quelli evocati a inizio ‘900 sono numeri “anti-storici”, essenzialmente simbolici. Oggi si sostiene che una parte degli ebrei ashkenaziti sia riuscita, tramite la finanza, a costituire veri e propri imperi, arrivando a condizionare la politica economica di tutti gli Stati del mondo, a partire dagli Usa fino all’ultima creazione europea, l’euro? Ora, si ripete, potenze come quella incarnata da Soros sono impegnate in manipolazioni finanziarie globali. E se ieri la stampa dava conto di certi fenomeni, oggi del mondo ebraico si parla poco, specie dal punto di vista della finanza. Soprattutto, non si approfondisce.Io consiglio un libro inattaccabile, scritto da un professore di religione ebraica di un’università americana, uno storico: si chiama Norman Finkelstein. Il suo libro, “L’industria dell’Olocausto”, storicamente ben documentato, spiega esattamente, nel dettaglio, come la questione della Shoah sia stata interpretata e utilizzata per finalità tutt’altro che religiose o morali – ma per finalità politiche ed economiche – dal movimento sionista. Chiaramente, viene utilizzata una discriminante storica, che giocoforza si è venuta a creare. Nel 1945, in modo simbolico, questa discriminante opera una divisione: il mondo prima della Shoah e il mondo dopo la Shoah. I giornali degli anni Venti e Trenta avevano un’altra libertà di espressione, perché dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale è nata una sorta di tabù storico, di velo, di ininterpretabilità. Norman Finkelstein questa cosa la denuncia in modo molto forte. E spiega come poi, in realtà, nell’immediato dopoguerra non vi fosse tutta questa retorica dell’Olocausto: è una retorica, dice, che è stata portata avanti dalla politica israeliana in concomitanza con le prime guerre con il mondo arabo, in particolare la Guerra dei Sei Giorni (giugno 1967).Fu allora che la vulgata dell’Olocausto, in una chiave molto particolare, è stata spinta e accelarata, fino a diventare una sorta di dogma intoccabile. In realtà la storia è fatta di interpretazioni e ricerche: uno storico dovrebbe sempre avere le mani libere, per analizzare i documenti e confrontarsi. In questo caso, invece, sono stati imposti dei tabù, come fossero dogmi di fede. E questo è sinceramente anti-storico, anti-scientifico: non ha senso. Tutto questo, però, non è assolutamente dovuto alla cultura ebraica, che è una delle culture più belle da studiare (una delle più interessanti, con cui confrontarsi). Questo atteggiamento di chiusura è invece dovuto all’azione di alcuni gruppi di famiglie, che hanno utilizzato a proprio uso e consumo determinate tradizioni, decidendo che cosa dovesse diventare storico e che cosa dovesse diventare un tabù storico. Hanno utilizzato queste questioni per propri fini, politici ed economici: il che, come si vede, non rappresenta affatto la variegata ricchezza culturale del mondo ebraico, che è fatto di voci diversissime tra loro.Il problema semmai è il sionismo: un movimento anche pericoloso, creato e fondato da ashkenaziti, che ha preteso anche la manipolazione della storia a proprio vantaggio. Esistono moltissimi ebrei che sono fortemente anti-sionisti, e addirittura temono il sionismo. Nello stesso Stato di Israele gli ebrei sefarditi sono una minoranza, oggi, e in alcuni casi vengono addirittura discriminati, anche se in Occidente non se ne parla. La stessa rimozione storica dell’Impero Kazaro, che per secoli controllò enormi estensioni di territorio, è dovuta al fatto che tutte le popolazioni che da esso sono derivate, e che poi hanno portato alla nascita dell’ebraismo ashkenazita, non hanno una diretta discendenza dall’area siro-palestinese. La mancanza di un filo diretto con la Palestina è diventata un altro tabù storico: un’altra questione da non affrontare, perché va a delegittimare la nascita dello Stato di Israele.(Nicola Bizzi, video-intervento “L’Impero Kazaro e le origini dimenticate”, da “Come Don Chisciotte” del 1° novembre 2020. Storico, autore di saggi sorprendenti come “Da Eleusi a Firenze”, Bizzi è l’editore di Aurora Boreale).C’è una storia dimenticata e volutamente occultata. Io sono massone, e appartengo anch’io a una minoranza, quella eleusina: e comprendo il peso che persecuzioni possano avere avuto, nella storia. La cultura tradizionale ebraica è tuttora sconosciuta, ai più: curioso, perché è tra quelle che più hanno permeato la cultura europea, negli ultimi secoli. E’ una cultura che è sempre stata un po’ chiusa. E anche per via delle fortissime tensioni storiche – con la cacciata degli ebrei dalla Spagna a opera di Isabella di Castiglia dopo la Reconquista, poi per opera dell’Inquisizione e dell’azione stessa della Chiesa cattolica, senza contare le tante conversioni forzate al cattolicesimo – non c’è mai stato un dialogo aperto fra la cultura ebraica e quella cristiana, predominanti nell’Europa moderna. E questo ha fatto sì che ci sia sempre stata una grave e lacunosa mancanza di conoscenza reciproca. Ad esempio: si parla pochissimo dell’origine degli ebrei ashkenaziti, che oggi rappresentano la maggioranza, nella popolazione ebrea.
-
Il coprifuoco della verità: l’Italia riapre ma resta illegale
Il coprifuoco della verità mantiene l’Italia nella grande menzogna in cui è stata immersa, a partire dalla drammatica primavera 2020, con l’occultamento sistematico della reale situazione sanitaria e delle vie d’uscita medico-farmacologiche individuate quasi subito dai medici più brillanti e coraggiosi. Lo sgangherato carrozzone politico che sostiene il governo Draghi continua a non farne cenno, così come la stessa opposizione: Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che non si sono mai opposti al golpe bianco commissionato a Conte, neppure oggi contestano in modo chiaro la linea sanitaria governativa. Draghi infatti punta tutto sull’ambiguo compromesso dei vaccini, seguitando a ignorare la via maestra delle cure precoci domiciliari: attraverso un protocollo terapeutico nazionale, l’assistenza medica trasformerebbe il Covid in una malattia regolarmente curabile, evitando quasi sempre il ricovero in ospedale e quindi azzerando, di fatto, i numeri dell’emergenza.Per contro, di fronte al crollo socio-economico di metà del paese (escluso cioè il pubblico impiego e le grandi aziende), Mario Draghi imbocca la strada delle riaperture, in clamorosa controtendenza rispetto a paesi come la Germania, che ora estendono alla narrazione sul Covid lo stesso rigore inflitto per decenni al resto del continente, in materia finanziaria. Le riaperture promosse da Draghi restano però timide, vincolate all’impostura di fondo (politica e mediatica) che protegge i gestori dell’emergenza: anziché “far correre” il virus per accelerare il suo declino epidemiologico in termini di pericolosità (adottando al tempo stesso misure che consentano di curare a casa i malati, tempestivamente), si insiste con la prudenza sociopatica del distanziamento, con le Regioni colorate, e addirittura con l’atrocità insensata del coprifuoco, massimo vulnus – a livello pratico e simbolico – inferto alle libertà democratiche sancite sulla carta dalla Costituzione italiana.Il regime di totale illegalità imposto per decreto – inaugurato da Giuseppe Conte – sopravvive nel retrobottega di Palazzo Chigi, dove si tenta di anestetizzare (nell’abbraccio artificiale dell’unità nazionale) il veleno mortale introdotto nel sistema-Italia dagli uomini di Conte e D’Alema, Grillo e Zingaretti. L’Italia resta il paese che ha silenziato l’assenza di un piano pandemico aggiornato, ha imposto il divieto di effettuare autopsie nella primavera 2020 e poi ha fatto cremare i cadaveri delle vittime, cioè le prove materiali di una strage imputata a un virus ma in realtà largamente causata dall’assenza di terapie efficaci, da protocolli sbagliati, dalla mancanza di cure precoci. Il tutto, cementato da una disinformazione criminale, sparsa a piene mani dai grandi media. Oggi, anche sotto la spinta della rabbia eslposa nelle piazze (come correttamente riconosciuto da Draghi) si elargisce una riapertura col contagocce, ancora e sempre condizionata dalla paura e dalla follia suicida del distanziamento: tenere lontano il virus significa solo allungargli la vita, prolungando la tragica farsa verso orizzonti da incubo destinati a non finire mai.Il coprifuoco della verità mantiene l’Italia nella grande menzogna in cui è stata immersa, a partire dalla drammatica primavera 2020, con l’occultamento sistematico della reale situazione sanitaria e delle vie d’uscita medico-farmacologiche individuate quasi subito dai medici più brillanti e coraggiosi. Lo sgangherato carrozzone politico che sostiene il governo Draghi continua a non farne cenno, così come la stessa opposizione: Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che non si sono mai opposti al golpe bianco commissionato a Conte, neppure oggi contestano in modo chiaro la linea sanitaria governativa. Draghi infatti punta tutto sull’ambiguo compromesso dei vaccini, seguitando a ignorare la via maestra delle cure precoci domiciliari: attraverso un protocollo terapeutico nazionale, l’assistenza medica trasformerebbe il Covid in una malattia regolarmente curabile, evitando quasi sempre il ricovero in ospedale e quindi azzerando, di fatto, i numeri dell’emergenza.
-
Poteri oscuri, dietro le comparse della fiction nazionale
Poteri oscuri: ogni tanto emergono maschere, dalla poltiglia nera in cui annaspa l’Italia a partire dalla caduta del Muro di Berlino. Il detonatore fu l’operazione-Tangentopoli, orchestrata con l’aiuto di settori dell’intelligence Usa per affondare tutti i partiti della Prima Repubblica, tranne uno: proprio l’erede della sinistra comunista avrebbe ricevuto le chiavi del regno a patto che tradisse tutti, il paese e il suo stesso elettorato, per svendere al miglior offerente il ricco bottino rappresentato da quella che, negli anni di Craxi, era diventata la quarta potenza economica mondiale. Attraverso uno strettissimo controllo sui media e sulla stessa magistratura, cominciò allora la narrazione aliena della realtà: il linciaggio contro i presunti corrotti, a beneficio dei “buoni” che regalavano l’Italia, pezzo per pezzo, ai poteri che li avevano insediati alla guida del paese, tramite illustri prestanome. Erano gli anni del fragoroso giustizialismo televisivo spettacolarizzato da un caposcuola come Michele Santoro, cui avrebbe fatto eco – di lì a poco – il talento della scolaresca di Marco Travaglio, specializzata nel completare la comoda narrazione anti-italiana della storia recente.
-
Covid: basta ritardare le cure, ed ecco la strage di Stato
Primo, non curare: evitare di somministrare farmaci appropriati, in modo tempestivo, a chi manifesta le avvisaglie del Covid. I sintomi sono chiari, dicono i medici: ed è possibile intervenire con successo, fermando sul nascere l’esplosione della malattia, attraverso il ricorso a medicinali opportuni, diversi per ogni singola fase della patologia. Lo spiegano bene i dottori, volontari, che – per colmare il vuoto devastante lasciato delle autorità sanitarie – si sono raccolti in associazioni come “Ippocrate”, che assistono le persone colpite dalla sindrome Covid: fondamentali, dicono, sono le cure precoci. Terapie domiciliari: letteralmente risolutive. Ormai a confermarlo sono le statistiche: in un anno, un medico romano come il dottor Mariano Amici ha curato a guarito il 100% del suoi pazienti (non meno di 2.000) senza doverne far ricoverare nemmeno uno. Che fine farebbe, l’emergenza pandemica, se l’Italia si decidesse finalmente a dotarsi di un protocollo nazionale per le cure domestiche? Che senso avrebbero le zone rosse, e la stessa corsa alla vaccinazione?Visto da questa angolazione, il dibattito sui vaccini (efficaci o meno, innocui o rischiosi, obbligatori o facoltativi) perde completamente di senso: se il Covid diventa una specie di super-influenza affrontabile da casa, sotto controllo medico e con l’impiego di farmaci assolutamente ordinari e collaudati, che senso ha vaccinarsi? E perché imporre ancora la sciagura nazionale del distanziamento (sciagura economica, sociale, psicologica e sanitaria) se dal Covid si può uscire con antinfiammatori, cortisonici e altri medicinali, evitando tranquillamente il ricovero in ospedale? La tragedia è proprio questa: a far esplodere il terrore generale, con l’aiuto dei grandi media, è stato lo stress inflitto alle strutture ospedaliere, letteralmente prese d’assalto da malati ormai in gravi condizioni, molti addirittura in pericolo di vita, essendo stati abbandonati per giorni nelle loro case, senza cure. L’indicazione sanitaria nazionale, infatti, parla ancora di “Tachipirina e vigile attesa”. Vigile attesa di cosa? Del fatale peggioramento: che costringerà il malato a essere ricoverato fuori tempo massimo, quando ormai nemmeno l’ospedale in alcuni casi potrà più salvarlo.Questa è la storia, infame, dell’emergenza Covid. I gestori politici della sanità continuano a ripetere che la Terra è piatta: non esistono cure, se non in ospedale (quando ormai è tardi), e non esistono misure di prevenzione che non siano il vaccino. Secondo le cifre ufficiali, questa tragica sceneggiata basata sull’impostura è già costata oltre centomila morti. Se il governo Conte ha avviato con zelo straordinario la procedura del terrore, il governo Draghi non accenna a interromperla. Certo, nel frattempo emergono le imprese dei “compagni di merende” che spegnevano le voci di dissenso e zittivano i funzionari onesti, pronti a denunciare l’assenza di un piano pandemico aggiornato (che avrebbe limitato il caos e, probabilmente, i morti). Ma il ministro della sanità – l’atroce Roberto Speranza – dopo un anno è ancora al suo posto: pronto a rinchiudere 60 milioni di italiani, per una malattia che ormai i medici hanno capito che è curabilissima da casa, rendendo irrilevante la vaccinazione. Strage di Stato, la chiamano Pasquale Bacco e Angelo Giorgianni: per quanto ancora verrà tenuta in piedi, questa farsa sanguinosa?Primo, non curare: evitare di somministrare farmaci appropriati, in modo tempestivo, a chi manifesta le avvisaglie del Covid. I sintomi sono chiari, dicono i medici: ed è possibile intervenire con successo, fermando sul nascere l’esplosione della malattia, attraverso il ricorso a medicinali opportuni, diversi per ogni singola fase della patologia. Lo spiegano bene i dottori, volontari, che – per colmare il vuoto devastante lasciato delle autorità sanitarie – si sono raccolti in associazioni come “Ippocrate”, che assistono le persone colpite dalla sindrome Covid: fondamentali, dicono, sono le cure precoci. Terapie domiciliari: letteralmente risolutive. Ormai a confermarlo sono le statistiche: in un anno, un medico romano come il dottor Mariano Amici ha curato a guarito il 100% del suoi pazienti (non meno di 2.000) senza doverne far ricoverare nemmeno uno. Che fine farebbe, l’emergenza pandemica, se l’Italia si decidesse finalmente a dotarsi di un protocollo nazionale per le cure domestiche? Che senso avrebbero le zone rosse, e la stessa corsa alla vaccinazione?
-
Medici: resistenza contro il vaccino imposto da Draghi
«Con la risoluzione numero 2361 del febbraio scorso, il Consiglio D’Europa si è espresso in modo piuttosto netto contro l’introduzione negli Stati membri di un obbligo vaccinale». Lo sottolinea Sonia Fascendini, su “Trend Online”. Nella risoluzione si legge tra l’altro che gli Stati membri «devono assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria», e che nessuno (politicamente, socialmente o altrimenti) è «sottoposto a pressioni per farsi vaccinare», se non desidera farlo. Inoltre, secondo questo primo pronunciamento di un organo dell’Unione Europea, si deve «garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato», per qualsiasi motivo (possibili rischi per la salute, di fronte a vaccini Covid ancora sperimentali, o contrarietà personale verso il vaccino come profilassi sanitaria preventiva). Al tempo stesso, aggiunge “Trend Online”, si invitano i paesi Ue ad «adottare misure tempestive ed efficaci per contrastare la disinformazione e l’esitazione riguardo al vaccino Covid-19». Una posizione, quindi, che «sembra orientata verso un’attività di persuasione e di tolleranza verso chi è scettico verso i vaccini».Sembra inoltre esclusa, senza eccezioni, «l’ipotesi invece di imporre un vaccino», o anche solo di «applicare sanzioni o penalizzare chi non voglia farsi inoculare il vaccino», annota la stessa Sonia Fascendini. Peccato però che l’Italia lo abbia appena introdotto, un primo obbligo vaccinale, per ora riservato al personale sanitario. «Già qualcuno inizia a ipotizzare che questo sia il primo passo, verso la diffusione dell’obbligo di sottoporsi al vaccino, poco alla volta, se non per tutti, per una platea molto più ampia». “Merito” del decreto legge del 31 marzo 2021, varato dal governo Draghi. «Trattandosi di un decreto legge e non di un Dpcm, non è possibile ricorrere al Tar», chiarisce il dottor Mariano Amici, che a Roma nell’ultimo anno ha curato e guarito, da casa, ben 2.000 pazienti, senza mai doverli fare ricoverare. Il dottor Amici – violentemente attaccato e diffamato dai grandi media – smonta alla radice il ricorso al vaccino-Covid: non garantisce ai medici vaccinati di non essere contagiosi. Per quale motivo, dunque, costringerli a subire questo singolare Tso, completamente inutile dal punto di vista epidemiologico, sotto pena di gravi sanzioni?Non solo: Mariano Amici è tra quanti diffidano dei “preparati genici sperimentali” spacciati per vaccini contro il Covid. Motivo: non c’è stata un’adeguata sperimentazione, quindi è probabile che i veri effetti indesiderati saranno valutabili solo a fine 2023. Ma soprattutto: perché mai obbligare alla somministrazione del vaccino, quando – com’è ormai dimostrato da centinaia di medici – dal Covid si guarisce normalmente da casa, evitando il ricovero, se si somministrano tempestivamente i farmaci adatti? Scandaloso che, dopo oltre un anno, ancora manchi un protocollo nazionale per le cure precoci, che metta tutti i medici di famiglia nelle migliori condizioni per affrontare il morbo, evitando così l’ospedalizzazione. Il problema Covid? E’ questo: all’ospedale in molti casi si finisce quando è ormai troppo tardi, dopo che il paziente è stato lasciato a casa senza cure per svariati giorni. Viceversa, se le autorità sanitarie cambiassero ottica introducendo finalmente le terapie domiciliari precoci (come ha fatto il Piemonte: unica Regione, per ora), i numeri dell’emergenza – ricoveri e decessi – crollerebbero in modo automatico.E invece, l’Italia insiste nella scelta peggiore: non curare in modo tempestivo, e in più imporre la vaccinazione a medici e infermieri. «Per tutti gli operatori, che per ragioni diverse da quelle di salute si rifiutino di sottoporsi al vaccino, è prevista la sospensione della professione sanitaria e la prestazione dell’attività lavorativa», ricorda “Trend Online”. «La sospensione si protrarrà fino al completamento della compagna vaccinale nazionale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021». Il decreto Draghi aggiunge che durante questo periodo il datore di lavoro, se possibile, potrà «adibire ad altre mansioni equivalenti, o anche inferiori», chi decida di non ricevere il vaccino, «con pagamento di una retribuzione corrispondente alle mansioni effettivamente svolte». Le mansioni a cui si riferisce il decreto sono quelle dove non ci sia un contatto diretto con i pazienti. «Nel caso non sia possibile il cambio di mansione o non sia accettato, la sospensione sarà effettiva e senza stipendio». Oltre il danno, la beffa: si mantengono a contatto coi pazienti solo i medici vaccinati, che però restano virtualmente contagiosi. «Non resta che la disobbedienza civile», sostiene il dottor Amici, in attesa che i ricorsi raggiungano la Corte Costituzionale. «Se i medici incrociano le braccia, possono convincere il governo a rinunciare a questo tragico, inutile ricatto».L’obbligo vaccinale è purtroppo ammesso dalla nostra Costituzione, anche se che all’articolo 32 stabilisce che «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge», e che la legge «non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Con una sentenza del 2917, a proposito della legge che ha introdotto l’obbligo vaccinale per i bambini in età scolare – ricorda ancora Sonia Fascendini su “Trend Online” – la Corte Costituzionale si era già espressa a favore della legittimità di questo obbligo. «Nella sentenza di dice tra l’altro che questa scelta non è irragionevole, perché volta a tutelare la salute individuale e collettiva», e inoltre sarebbe «fondata sul dovere di solidarietà nel prevenire la diffusione di alcune malattie». Ma un semplice decreto legge può introdurre l’obbligo vaccinale? Per la Costituzione, servirebbe una legge vera e propria, del Parlamento. In realtà, anche su questo punto si è già espressa la Corte Costituzionale: nel 2018 ha deciso che, «a fronte di una copertura vaccinale insoddisfacente», possano intervenire direttamente «gli organi di governo», con urgenza.In sostanza, nel caso dei vaccini obbligatori per i bambini la Corte ha considerato valido l’uso di un decreto legge governativo, perché la situazione doveva essere affrontata in modo rapido, tagliando i tempi dell’iter parlamentare. «In questa e in altre sentenze è stato poi più volte sottolineato che l’obbligo di un trattamento sanitario non deve arrecare pericoli ulteriori alla salute delle persone a cui è diretto, e che in sostanza la soluzione non deve essere peggiore del male che si vuole curare». Secondo “Trend Online”, dunque, «nulla esclude che i probabili ricorsi che ci saranno contro il decreto legge che impone l’obbligo vaccinale per i sanitari vengano accolti, perché suffragati da motivazioni valide». E’ quello che si augurano i medici salva-vita come il dottor Amici e i suoi tanti colleghi, per esempio quelli dell’associazione “Ippocrate”. Nel frattempo, però, l’obbligo incombe: e il fatto che a imporlo sia Mario Draghi costituisce una macchia indelebile, per chi sperava che il suo governo segnasse, anche sul piano dell’approccio sanitario, un radicale cambio di passo, rispetto al bilancio catastrofico del governo Conte.«Con la risoluzione numero 2361 del febbraio scorso, il Consiglio D’Europa si è espresso in modo piuttosto netto contro l’introduzione negli Stati membri di un obbligo vaccinale». Lo sottolinea Sonia Fascendini, su “Trend Online”. Nella risoluzione si legge tra l’altro che gli Stati membri «devono assicurarsi che i cittadini siano informati che la vaccinazione non è obbligatoria», e che nessuno (politicamente, socialmente o altrimenti) è «sottoposto a pressioni per farsi vaccinare», se non desidera farlo. Inoltre, secondo questo primo pronunciamento di un organo dell’Unione Europea, si deve «garantire che nessuno sia discriminato per non essere stato vaccinato», per qualsiasi motivo (possibili rischi per la salute, di fronte a vaccini Covid ancora sperimentali, o contrarietà personale verso il vaccino come profilassi sanitaria preventiva). Al tempo stesso, aggiunge “Trend Online“, si invitano i paesi Ue ad «adottare misure tempestive ed efficaci per contrastare la disinformazione e l’esitazione riguardo al vaccino Covid-19». Una posizione, quindi, che «sembra orientata verso un’attività di persuasione e di tolleranza verso chi è scettico verso i vaccini».
-
Alto profilo incostituzionale: vaccini, addio diritti umani
Governo di alto profilo? Sì: ma di incostituzionalità. Lo afferma Alberto Conti su “Come Don Chisciotte”, scandalizzato dalla coercizione esercitata sui sanitari, costretti ad assumere – per continuare a lavorare – un preparato genico di dubbia efficacia e di ancor più incerta innocuità, visto che si tratta di farmaci (non propriamente vaccini) ancora in fase sperimentale. Tutti cavie, per decreto? L’ultima disposizione del governo Draghi sul Covid parla di obbligo vaccinale per «gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali». Attenti: «La vaccinazione costituisce requisito essenziale per l’esercizio della professione». Sul “Tempo”, Franco Bechis osserva: è lo stesso Franco Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, a chiarire che i soggetti vaccinati non potranno comunque tornare a una vita normale: «Una persona vaccinata con una o due dosi deve continuare a osservare tutte le misure di prevenzione quali il distanziamento fisico, l’uso delle mascherine e l’igiene delle mani».Imbarazzante la spiegazione: «Non è ancora noto – ammette il presidente dell’Iss – se la vaccinazione sia efficace anche nella prevenzione dell’acquisizione dell’infezione e/o della sua trasmissione ad altre persone». E’ quindi evidente, scrive Conti, che la “prevenzione del contagio da Sars-CoV-2 mediante previsione di obblighi vaccinali” è un falso ideologico. «Non può il governo ignorare il fatto che i vaccinati possono contagiare anch’essi, e tantomeno lo può ignorare il presidente della Repubblica che firma questo decreto legge gravissimo sotto il profilo di incostituzionalità, emanato comunque in “virtù” dell’urgenza e di una efficacia data per scontata, quando scontata non lo è affatto». Come se non bastasse, aggiunge Conti, «oltre alla gravità dell’abuso commesso dalle massime autorità dello Stato, vi è poi l’ulteriore fatto incontestabile che tali vaccini resi obbligatori, pena la sospensione dal lavoro e dallo stipendio, sono del tutto innovativi e sperimentali, con gravi effetti collaterali a breve già verificatisi ripetutamente, morte del vaccinato compresa».Gli stessi scienziati parlano di possibili effetti collaterali ancor più gravi, a medio e lungo termine, che potrebbero colpire in modo imprevedibile e anche irreversibile percentuali ben maggiori della popolazione dei vaccinati. «Al momento si obbligano intere categorie professionali a giocare alla roulette russa del vaccino “genico”, violando il diritto fondamentale alla libera scelta terapeutica per tutelare la propria personale salute e l’inviolabilità del proprio stesso corpo». Una specie di crimine contro l’umanità, non giustificabile dalla presunzione d’ignoranza? «E non è un episodio isolato, è la ciliegina sulla torta della nostra politica estrema, sia sotto il profilo sanitario che sociale ed economico: non c’è che dire, un “alto profilo” sì, ma di matrice criminale, foriero di danni incommensurabili a tutto il paese». Aggiunge Conti: «Sappiamo tutti degli innumerevoli e scandalosi errori commessi e talvolta reiterati in questo primo anno di “emergenza pandemica”, che errori non sarebbero più se dietro l’apparenza delle buone intenzioni si celasse il dolo di un disegno criminoso calato dall’alto, e fatto proprio dalla intera classe dirigente politica e sanitaria di questo corrotto paese, con rare eccezioni, prontamente tacitate e represse».L’analista di “Come Don Chisciotte” ricorda quello che è forse è il più grande scandalo, ovvero «le più evidenti ipocrisie terapeutiche, il tardivo e controproducente protocollo di cura imposto ai medici di base, facilmente riassumibile in “Tachipirina e vigile attesa”, ovvero “impedisci le cure più efficaci, semplici e tempestive, nell’irripetibile e breve finestra temporale utile a risolvere facilmente la malattia”, con in più un “rimedio” apparentemente innocuo, ma che invece aiuta il virus a infestare l’organismo deprimendo le difese immunitarie naturali, così da moltiplicare i casi gravi e intasare gli ospedali già depotenziati dai tagli lineari alla spesa pubblica». Il tutto a favore di una “soluzione vaccinale” imposta come il famigerato “Tina” di Margaret Thatcher: non c’è alternativa (al vaccino, in questo caso). Una menzogna pubblica, corroborata dalla «delirante e martellante propaganda terroristica e disinformativa mediatica», la quale «nega, ridicolizza, ostracizza tutte le esperienze cliniche di cura che non siano il vaccino, nonostante i clamorosi successi terapeutici dei pochi medici coscienziosi che curano a domicilio con farmaci classici, economici, efficaci e stra-collaudati, a differenza dei vaccini “genici” di nuova generazione».Quanto alle imposizioni restrittive – lockdown e coprifuoco, mascherine e didattica a distanza – si è ampiamente osservato che gli Stati più feroci e sadici nell’imporre tali misure preventive, ignorando al contempo semplici ed efficaci misure profilattiche atte a potenziare le naturali difese immunitarie, «hanno ottenuto i risultati statisticamente peggiori nel contrastare il virus e le sue conseguenze più gravi, compresa la mortalità». Un virus che, per quanto anomalo – ricorda Conti – evolve come sempre in direzione di una tendenziale attenuazione verso lo stato finale endemico, «a meno che non sia artificialmente stimolato ad una fuga immunitaria, tramite produzione di varianti più aggressive e contagiose, da campagne vaccinali di massa con farmaci inadeguati e somministrati nel momento sbagliato, quello della maggior diffusione del contagio (ondata epidemica)». Conti definisce «ultimo esempio da manuale del crimine», questa «particolare e azzardata sperimentazione vaccinale anche su bambini sani, che non correrebbero nessun rischio in caso di contagio naturale».A questo si aggiunge l’abuso dei tamponi quali strumenti diagnostici, i dati statistici «dolosamente manipolati in qualità e quantità per fini “politici”», nonché «le deviazioni criminali degli ordini professionali che radiano i liberi pensatori fedeli al giuramento di Ippocrate». Conti descrive le massime istituzioni sanitarie, nazionali e sovranazionali, come «infiltrate dagli interessi privati di Big Pharma, e più in generale di tutte le strutture di potere che dovrebbero garantire la democrazia e la salute pubblica, non solo fisica». Conclude: «Siamo sì in un’emergenza epocale, una vera emergenza di giustizia e libertà, ovvero di civiltà democratica. E per non farci mancare niente, assistiamo passivamente al rapido levarsi di venti di guerra che ci coinvolgeranno inesorabilmente, dopo che i clamorosi brogli elettorali americani hanno scoperchiato il vaso di Pandora degli irresponsabili guerrafondai “dem”». Chiosa Alberto Conti: «Quando la casa sta per crollarci addosso è il momento di alzarsi, di svegliare i troppi dormienti, di scrollare i troppi terrorizzati, e di dire “basta, tutto questo non lo sopporto più!”».Governo di alto profilo? Sì: ma di incostituzionalità. Lo afferma Alberto Conti su “Come Don Chisciotte“, scandalizzato dalla coercizione esercitata sui sanitari, costretti ad assumere – per continuare a lavorare – un preparato genico di dubbia efficacia e di ancor più incerta innocuità, visto che si tratta di farmaci (non propriamente vaccini) ancora in fase sperimentale. Tutti cavie, per decreto? L’ultima disposizione del governo Draghi sul Covid parla di obbligo vaccinale per «gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private, nelle farmacie, parafarmacie e negli studi professionali». Attenti: «La vaccinazione costituisce requisito essenziale per l’esercizio della professione». Sul “Tempo”, Franco Bechis osserva: è lo stesso Franco Brusaferro, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, a chiarire che i soggetti vaccinati non potranno comunque tornare a una vita normale: «Una persona vaccinata con una o due dosi deve continuare a osservare tutte le misure di prevenzione quali il distanziamento fisico, l’uso delle mascherine e l’igiene delle mani».
-
Lockdown: piano militare creato da Rumsfeld nel 2005
La Covid 19 è il passato, un passato remoto. Un tempo andato, mai dimenticato. Perché c’è chi ha davvero documentato il trapasso di un’epoca. Al netto della propaganda, per ciò che diranno dal futuro voltandosi indietro, fino al nostro presente. Paolo Borgognone, storico di razza, autore di saggi preziosissimi che riescono sempre a decifrare senza troppi fronzoli la nostra contemporaneità, entra a piedi uniti nel tema che ormai sta monopolizzando da un anno intero le nostre esistenze, financo le nostre coscienze: la malattia “Covid 19. A cosa serve, come ce lo raccontano, a chi giova”. L’autore ha scelto di narrare un passato remoto, dove una epidemia influenzale fu utilizzata per cambiare il mondo: «In Occidente il passaggio dal capitalismo finanziario al capitalismo integralmente digitalizzato fu gestito previo smantellamento d’ogni residuo di economia reale e di vita comunitaria convenzionale». Il libro narra gli accadimenti legando la cronaca, le diagnosi del mondo scientifico, i fatti politici, economici e geopolitici che la gestione della crisi provocò ad una società intera, atomizzata per decreto.Le tappe che hanno scandito l’emergenza sanitaria ed epidemiologica del 2020, da Wuhan a Codogno, fino alle bare di Bergamo caricate su camion militari che psicologicamente piegarono le ginocchia all’Italia. Alternando statistiche accreditate e dati ufficiali, l’anatomia degli eventi si intreccia con le decisioni politiche sovranazionali e nazionali fino ad affrontare il confinamento di intere collettività, secondo i programmi elaborati nel 2005 da Richard Hatchett - un neocon direttore del Cepi (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations) – su invito dell’allora segretario alla difesa Usa e magnate di Big Pharma, Donald Rumsfeld: «Un piano d’isolamento domiciliare obbligatorio per l’intera popolazione, da attivare in caso di attacco bioterroristico».Nel 2020, per la prima volta, i governi occidentali «applicarono il piano Hatchett che, però, non era affatto una misura sanitaria, bensì un mezzo per trasformare le società, per introdurre un nuovo modello di organizzazione socioeconomica e di convivenza civile improntato al principio della rifeudalizzazione. Il lockdown non era, ovunque venisse applicato, una misura sanitaria, bensì amministrativo-militare. Il distanziamento fisico era altresì una misura militare e non sanitaria». Il capitalismo finanziario e multinazionale, dopo decenni di profitti stratosferici a danno dell’economia reale, adesso reclamava l’intera torta. Il Forum dei multimiliardari riuniti a Davos lo chiamò il “Grande Reset”: l’anno zero, cioè l’eliminazione della classe media, ossia la morte improvvisa di quella che era diventata la “società signorile di massa”, come l’aveva definita il sociologo Luca Ricolfi.Strano a dirsi, proprio nell’epoca dominata dai padroni del vapore digitale, detentori dei mezzi di produzione di Intelligenza Artificiale, si rischiava di tornare ai tempi antichi, ad «una società esclusivamente signorile, in cui lo 0,1 per cento della popolazione avrebbe fatto parte della casta dei signori del trasnumanesimo e il restante 99,9 per cento sarebbe andato a ingrossare le schiere dei plebei post-umani». Paolo Borgognone ci porta ad esplorare il capitale e le sue fazioni, da quella prevalente liberal-globalista a quella nazional-globalista (ricordate Donald Trump?), ma anche gli equilibri geopolitici. La nuova Guerra Fredda – Stati Uniti vs Cina – dove il gigante asiatico, uscito prima di tutti dalla crisi Covid, mostrava i muscoli grazie alla sua supremazia nelle reti 5G, l’infrastruttura fondamentale della nuova società digitale: «La chiave per la quarta rivoluzione industriale, così come le ferrovie avevano dato vita alla prima rivoluzione industriale».La Paura veicolata incessantemente dai grandi media, la cittadinanza nella psicosi. Mesi dopo mesi, ormai è un anno: «I cambi di fase radicali necessitano, per essere avviati e completati in poco tempo, di periodi di shockterapia». “Covid 19. A cosa serve, come ce lo raccontano, a chi giova”: il grande saggio di Paolo Borgognone è un documento fondamentale non solo per decifrare il nostro presente, ma soprattutto per chi verrà, perché dal futuro possa studiare e indagare per capire cosa, nel 2021, ci sta accadendo realmente. Se è vero, come è vero, che la storia ciclicamente si ripete, il lettore di domani forse potrà rispondere, coi fatti e con la ragione, alla domanda cruciale che l’autore ci pone alla fine del saggio. Non la sveleremo, perché essa vale la lettura dell’intera opera.(Jacopo Brogi, “Covid 19. A cosa serve, come ce lo raccontano, a chi giova”, da “Come Don Chisciotte” del 5 aprile 2021. Il libro: Paolo Borgognone, “Covid 19. A cosa serve, come ce lo raccontano, a chi giova”, Iniziative Editoriali Il Cerchio, 344 pagine, 32 euro).La Covid 19 è il passato, un passato remoto. Un tempo andato, mai dimenticato. Perché c’è chi ha davvero documentato il trapasso di un’epoca. Al netto della propaganda, per ciò che diranno dal futuro voltandosi indietro, fino al nostro presente. Paolo Borgognone, storico di razza, autore di saggi preziosissimi che riescono sempre a decifrare senza troppi fronzoli la nostra contemporaneità, entra a piedi uniti nel tema che ormai sta monopolizzando da un anno intero le nostre esistenze, financo le nostre coscienze: la malattia “Covid 19. A cosa serve, come ce lo raccontano, a chi giova”. L’autore ha scelto di narrare un passato remoto, dove una epidemia influenzale fu utilizzata per cambiare il mondo: «In Occidente il passaggio dal capitalismo finanziario al capitalismo integralmente digitalizzato fu gestito previo smantellamento d’ogni residuo di economia reale e di vita comunitaria convenzionale». Il libro narra gli accadimenti legando la cronaca, le diagnosi del mondo scientifico, i fatti politici, economici e geopolitici che la gestione della crisi provocò ad una società intera, atomizzata per decreto.