Archivio del Tag ‘Mark Zuckerberg’
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L’umanità nuova che sorge dopo il massacro della verità
Quelli che ancora ragionano di geopolitica ordinaria, in mezzo alla follia. Quelli che “sanno” che Putin ha l’Alzheimer, ed è sicuramente pazzo. Quelli che narrano dei 13 soldati eroi, sull’Isola dei Serpenti nel Mar Nero, ora occupata dai militari russi, senza sapere che i combattenti ucraini erano 83: dimenticati dai servi passacarte stipendiati a Kiev. Loro, soldati, messi a guardia di strutture tecno-oscure e imbarazzanti (straniere, si capisce) e – dicono fonti attendibili, confidenziali – sani e salvi, tutti e 83. Ora, a parte la ridda di voci incontrollabili e spaventose cannonate, confida un ufficiale della Nato, off the record: sono 22.000, non 15.000, i morti ammazzati di etnia russa – per lo più civili cittadini – che la stimabile nomenklatura ucraina (oggi rappresentata dall’ex comico Zelensky, nuovo eroe dell’Occidente covidizzato) ha fatto a pezzi e letteralmente maciullato, nel Donbass, negli ultimi otto anni.Ventiduemila cittadini inermi, dunque, dilaniati dalle milizie che rispondono al governo che nel 2022 chiede di entrare nella Nato e nell’Ue, nel club d’élite della democrazia, mentre gli eroici redattori del Tg2 mandano in onda le immagini di un wargame della playstation e il “Corriere della Sera” ripropone, come documento dell’aggressione nazi-russa, un’esplosione (incidentale o no) nella capitale ucraina, risalente nientemeno che al 2015. E poi chi sono, appunto, i narratori? Chi sono – come li chiamava Giulietto Chiesa – i famosi padroni del discorso? Sono gli avventurieri vocati all’assassinio, da John Fizgelarld Kennedy a Salvador Allende. Sono i “bombardatori” fisiologici, dopo Hiroshima e Nagasaki. Bombe su ancora Guatemala, poi Indonesia e Cuba, Congo, Laos, Vietnam, Cambogia. E poi Grenada, Libia, El Salvador. Poi Nicaragua, Iran, Panama, Iraq-Kuwait, Somalia, Bosnia, Sudan. E ancora: Somalia e Pakistan, poi Yemen, di nuovo Libia e Siria.Non viene, vagamente, il vomito? Non perché gli altri siano meglio: non è che brilli, l’aliena controparte. Ma almeno non blatera di libertà e democrazia: estetica, buon gusto? I nostri sono quelli dell’11 Settembre, degli spread, della Grecia massacrata – senza anestesia – dall’uomo che riponde a un nome: Mario Draghi. I nostri sono Greta, sono la Von de Leyen, Soros, Zuckerberg, Bill Gates. Sono l’Oms, sono i lockdown e i coprifuoco. Sono le zone rosse, le mascherine in strada. Sono i “vaccini” che “immunizzano”, sono i colpiti dall’apartheid, discriminati dal Green Pass. I nostri sono i Buoni, gli schiavisti democratici con la validazione vaticana. Non è questione di Crimee, a quanto pare: le fiamme a Est sembrano voler dire che è ora che si scuota, la popolazione rintronata del rinomato Primo Mondo, sotto ipnosi. Tenevi lo Swift, dice la storia: è ora di svegliare l’uomo nuovo. Buttate i libri inutili, usate quei giornali per incartare il nulla. L’umanità che viene nasce adesso, o almeno prova a nascere. E’ questo, il Piano-B. L’unico in campo.(Giorgio Cattaneo, 28 febbraio 2022).Quelli che ancora ragionano di geopolitica ordinaria, in mezzo alla follia. Quelli che “sanno” che Putin ha l’Alzheimer, ed è sicuramente pazzo. Quelli che narrano dei 13 soldati eroi, sull’Isola dei Serpenti nel Mar Nero, ora occupata dai militari russi, senza sapere che i combattenti ucraini erano 83: dimenticati dai servi passacarte stipendiati a Kiev. Loro, soldati, messi a guardia di strutture tecno-oscure e imbarazzanti (straniere, si capisce) e – dicono fonti attendibili, confidenziali – sani e salvi, tutti e 83. Ora, a parte la ridda di voci incontrollabili e spaventose cannonate, confida un ufficiale della Nato, off the record: sono 22.000, non 15.000, i morti ammazzati di etnia russa – per lo più civili cittadini – che la stimabile nomenklatura ucraina (oggi rappresentata dall’ex comico Zelensky, nuovo eroe dell’Occidente covidizzato) ha fatto a pezzi e letteralmente maciullato, nel Donbass, negli ultimi otto anni.
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Tsunami, clima e potere: dalle Canarie alle Tre Gole
Ipotesi mega-tsunami: uno in America, l’altro in Cina. E’ singolare, la simmetria incarnata da due eventi lontanissimi nello spazio, ma contemporanei: alla preoccupante, anomala eruzione del vulcano Cumbre Vieja alle Canarie fa eco l’ennesima alluvione che sta mettendo sotto pressione la mastodontica Diga delle Tre Gole situata nell’Hubei, la provincia di Wuhan. Coincidenze? Qualcuno sarebbe tentato di pensare che, in tempi di fanta-climatologia (con 50.000 giovani in piazza a Milano al seguito di Greta Thunberg), eventuali malintenzionati potrebbero anche approfittare della situazione, calcando la mano su eventi naturali, al punto da forzarne gli effetti. Un’ipotesi estrema, vagliata da Tom Bosco a “L’Orizzonte degli Eventi”, il 28 settembre, insieme a Nicola Bizzi e Matt Martini. Tema: le catastrofiche conseguenze che i geologi attribuiscono virtualmente all’eruzione delle Canarie, nel caso l’isola occidentale di La Palma smottasse nel mare. In parallelo, si evoca l’altrettanto spaventosa ondata che si abbatterebbe sul territorio cinese se dovesse cedere l’immenso impianto delle Tre Gole, il più imponente che sia mai stato costruito dall’uomo.
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Perché il diavolo ha questa gran fretta di finire il lavoro
Se ti rubo il tempo, è per impedirti di ragionare: sta proprio nella velocità, la destrezza del baro. Solo che stavolta non si tratta del gioco delle tre carte: è come se ce ne fosse una quarta, rimasta coperta, che potrà uscire dal suo nascondiglio solo domani, quando sarà ormai troppo tardi. “Una fretta del diavolo”, si dice, non a caso. Una gran fretta: agire adesso, subito, bruciando tutti sul tempo. Prima che capiscano, prima che si accorgano di quello che sta davvero succedendo. Prima che si rendano conto della reale destinazione del convoglio sul quale stanno salendo, a mandrie, mentre l’altoparlante alla stazione gracchia qualcosa che oscilla tra il rassicurante e l’inquietante, in una babele organizzata in modo formidabile, da un anno e mezzo a questa parte. E’ la marcia trionfale della menzogna, oggi completata dal suo corollario naturale: la coercizione non più temporanea, ma permanente. Della serie: c’era una volta la fiaba dei diritti umani, nel paese dei sognatori che amavano parlare di libertà e democrazia.L’Agenda procede a spron battuto: si è letteramente messa a volare, da quando a Palazzo Chigi è piombato l’Eletto. La sua missione, ormai evidente: accelerare l’attuazione dell’Agenda, usando come alibi l’economia da risollevare (operazione per quale – è sottinteso – occorre prima sgombrare il campo dallo sciaguratissimo inciampo della cosiddetta crisi pandemica). A mali estremi, estremi rimedi: tutto giusto, se lo spettacolo corrispondesse alla realtà. Come sappiamo, invece, il male sanitario non è affatto estremo. E’ un male curabilissimo, come tanti altri. Per renderlo incurabile basta proibire prima le autopsie e poi le terapie e i relativi farmaci. Basta scoraggiare i medici minacciando di radiarli, e il gioco è fatto: qualcuno, prima o poi, penzolerà da una corda. I media collaborano, con un zelo da impero asiatico medievale: chi manifesta dubbi è cestinato come mentecatto, mentre i salotti televisivi sono ancora affollati di parole maleodoranti. E nessuno – nessuno – chiede mai conto delle terapie negate: un crimine “necessario”, un anno fa, per autorizzare in emergenza il siero universale dell’Agenda.Gli ordini sono chiari: chiudere, restringere, costringere. Anche gettando la maschera, finalmente, facendo la faccia feroce. Anche ricorrendo al ricatto più brutale, visti i successi della campagna di digitalizzazione forzata, truccata da incombenza sanitaria. Come sempre, le operazioni di macelleria non riescono benissimo: trapelano informazioni, si odono muggiti preoccupanti, emergono numeri da strage silenziosa. Si può ridere in faccia fin che si vuole, a chi parla di grafene e di nano-chip, ma non si ottiene niente: se prima non si racconta la verità, o almeno non si ammette che di chiaro, in tutta questa storia, non c’è proprio nulla. Ah, quelli della Terra Piatta. Quelli delle Scie Chimiche (che prima del duemila non esistevano, e la cui presenza oggi non spiega – seriamente – nessuno). Un dialogo tra sordi? Naturalmente, inevitabilmente: la sensazione è che l’umanità si stia dividendo. Speciazione: tra gli uni e gli altri si va ormai scavando un canyon invalicabile, una distanza forse irrecuperabile. Se oggi non mi dici la verità, tutta la verità, io di te non mi fiderò mai più.Tradotto: non ti ascolterò, non ti voterò, non ti leggerò. Era quello che qualcuno voleva, fin dall’inizio? Si puntava all’estremizzazione delle posizioni che poi finisce sempre per nuocere, alle vittime? D’altro canto, a proposito di estremismo: che cosa hanno propinato, i governi, negli ultimi venti mesi? Menzogne e restrizioni, censure, divieti, obblighi disonesti e fraudolenti, calunnie, violenze e barzellette spacciate per scientifiche. Stanno arrivando, a grandi passi, esattamente dove volevano: cioè al pieno dominio su masse largamente spaventate, disinformate e depistate dalla verità. Milioni di persone isolate, rese diffidenti e raggirate senza pietà, con un cinismo favoloso. A migliaia, addirittura, messe in pericolo di vita: lasciate marcire nella paura e nella malattia. Ieri rinchiuse in casa, oggi imprigionate dentro un passaporto alieno, anomalo e mostruoso: quello dell’Agenda. Il tragico lasciapassare (antichissimo, feudale) per poter tornare ad accedere a una parvenza di normalità, sia pure strettamente sorvegliata.A chi paventa i rischi della cibernetica applicata al corpo umano, evocando un destino da organismi geneticamente modificati, magari pilotabili a distanza, forse vale la pena ricordare che tutti i Racconti delle Origini, compreso quello biblico, parlano – secondo i più recenti esegeti – della nostra comparsa sulla Terra esattamente nella veste di Ogm, di super-scimmie improvvisamente evolutesi attraverso procedure di clonazione. Non è un caso, probabilmente, che sia proprio la genetica il vero campo di gioco del siero dell’Agenda. Né che parlino quasi solo di genetica, e con la massima disinvoltura, personaggi come Mark Zuckerberg ed Elon Musk, custodi di sofisticati progetti (tenuti segreti, per ora) sulle possibili interazioni tra cervello umano e intelligenza artificiale. Nanocristalli di ossido magnetico per monitorare “da remoto” l’attività cerebrale, realizzando una perfetta simbiosi uomo-macchina? La chiamano Brain Computer Interface. Roberto Cingolani, oggi ministro, è un fan dichiarato dei “quantum cubes”. Letteralmente: un nano-robot che lavora dentro l’organismo umano, come fosse un anticorpo artificiale.Pigola il povero Salvini: l’Italia sarebbe il primo paese, in Europa, a imporre l’aberrazione del lasciapassare. Poi però smette di lamentarsi, il leghista, perché deve correre a seguire la fondamentale campagna elettorale per le amministrative (roba seria, finalmente). Dall’alto del suo palazzo, l’Eletto non fa una piega: è qui per eseguire i dettami dell’Agenda. Di lui si racconterà che avrà fatto miracoli – in campo economico – esorcizzando il fantasma dell’austerity, cioè il grande alibi del ciclo precedente, insieme al suo gemello sanguinoso (il terrorismo). Mezzi ormai superati, da quando sul pianeta ha fatto irruzione, in prima classe e con precedenza assoluta, sua maestà il presunto virus. Presunto, certo: solo sequenziato al computer, mai isolato biologicamente in laboratorio. Ma niente paura: per le spiegazioni sono disponibili Galli e Crisanti, Cartabellotta, Burioni, Pregliasco, Bassetti e tutti gli altri autorevolissimi scienziati che hanno illuminato gli italiani in tutti questi mesi, convalidando le scelte responsabili del valoroso ministro della salute. E adesso, eccoci all’ultimo giro di valzer: mettersi in fila, tutti. Ma subito, di corsa: da metà ottobre. Come se il diavolo, improvvisamente, avesse davvero una gran fretta.Se ti rubo il tempo, è per impedirti di ragionare: sta proprio nella velocità, la destrezza del baro. Solo che stavolta non si tratta del gioco delle tre carte: è come se ce ne fosse una quarta, rimasta coperta, che potrà uscire dal suo nascondiglio solo domani, quando sarà ormai troppo tardi. “Una fretta del diavolo”, si dice, non a caso. Una gran fretta: agire adesso, subito, bruciando tutti sul tempo. Prima che capiscano, prima che si accorgano di quello che sta davvero succedendo. Prima che si rendano conto della reale destinazione del convoglio sul quale stanno salendo, a mandrie, mentre l’altoparlante alla stazione gracchia qualcosa che oscilla tra il rassicurante e l’inquietante, in una babele organizzata in modo formidabile, da un anno e mezzo a questa parte. E’ la marcia trionfale della menzogna, oggi completata dal suo corollario naturale: la coercizione non più temporanea, ma permanente. Della serie: c’era una volta la fiaba dei diritti umani, nel paese dei sognatori che amavano parlare di libertà e democrazia.
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Censura universale: così cancellano la nostra libertà
Smettiamola pure di preoccuparci di un futuro senza più libertà. Quel futuro è presente, e non come realtà distopica alla George Orwell ma come grossolana quotidianità drammaticamente abituata senza battere ciglio a cedere porzioni di privacy e di indipendenza. Ce le stanno portando via, senza neanche troppi sforzi, concedendoci servizi gratuiti o garantendoci sempre più comodità. Così, appena abbiamo iniziato a chiederci qual è il prezzo di questo nuovo mondo iperconnesso, ecco che ci siamo accorti che forse è già troppo tardi per fare qualcosa. Ci aspettavamo un incubo dai contorni avveniristici come in “Blade Runner” o “Matrix”. Invece è qualcosa di più simile a un episodio di “Black Mirror”. E così un giorno ci siamo svegliati e ci siamo resi conto che è già tutto segnato. Troppo tardi per tornare indietro. Nessuna pillola blu per risvegliarsi dall’incubo, nessuna pillola rossa per sganciarci dalle catene. La realtà è molto più banale. È tale e quale a quella di cinquant’anni fa (niente macchine che volano, per intenderci), ma con una grande differenza: un mondo etereo, Internet, che conta molto pù di quello tangibile. Ed è lì dentro che ci stiamo affossando. Per colpa nostra. Perché il mezzo non è mai il male, dipende tutto dall’uso che se ne fa.Tanto per intenderci: se prendiamo una scopa, è più importante la chioma o il bastone? Alla maggior parte delle persone verrebbe probabilmente da rispondere la prima perché anche senza manico si riesce a pulire ugualmente. A fatica, ma si riesce. Scopare, invece, solo con il manico è impossibile. Ma David Foster Wallace butta la palla oltre e in “La scopa del sistema” (Einaudi) fa notare che dipende tutto dall’uso che se ne vuole fare: «Se la scopa ci serve per spaccare una finestra, allora la parte fondamentale è chiaramente il manico». Internet permette a tutti di essere connessi. Accorcia le distanze. Un bene, no? I social servono proprio a questo. Ma attenzione: cosa succede se regaliamo le nostre vite (i desideri, i gusti, i segreti, i sentimenti, le fotografie, la localizzazione nel mondo) a società private il cui unico scopo è generare profitti? Cosa succede se i servizi che ci offrono sono gratuiti e quindi devono trovare un altro modo per arricchirsi? Mark Zuckerberg e compagnia bella, per quanto ci tengano talvolta a passare per filantropi, non sono certo enti caritatevoli. Ma soprattutto non sono neutrali.Negli ultimi giorni abbiamo assistito, in un pericoloso silenzio anestetizzato, alla cacciata di Donald Trump da Facebook, Twitter e Instagram. Era nell’aria da mesi. Probabilmente in molti lo agognavano dal giorno in cui il tycoon ha iniziato a marciare verso la Casa Bianca. Zuckerberg ha colto l’occasione dopo gli scontri dello scorso 6 gennaio (l’assalto a Capitol Hill tra pagliacci vestiti da sciamani, assurde teorie cospirazioniste e morti vere) per spianare gli account dell’ormai prossimo ex presidente degli Stati Uniti. Il giro di vite non si è fermato lì. Molti sostenitori dell’alt right hanno fatto la stessa fine. “Hate speech”, l’accusa. Incitamento all’odio e alla violenza. Ma non solo: in 70mila sono saltati perché paladini della teoria cospirazionista Qanon. E, quando questi “profughi” sono sbarcati su Parler, Google e Apple hanno estromesso l’app dai propri negozi digitali mentre Amazon l’ha cacciata dai propri server rendendo in questo modo la piattaforma, che si stava imponendo come il Twitter di estrema destra, irraggiungibile.Nelle ultime ore le purghe dei big della Silicon Valley si sono abbattute anche su Ron Paul, figura di riferimento del movimento libertario statunitense che nell’ultimo mese aveva già ricevuto uno “strike” da YouTube per aver video pubblicato un comizio di Trump. Dovrebbe essere chiaro a tutti il fatto che il problema sia molto più imponente di quello che potrebbe anche non apparire in primissima battuta. Chi si trincera dietro al fatto che le big tech sono aziende private, e che quindi possono fare quello che vogliono, rischia di prendere una grandissima cantonata. Anche colossi come Facebook o Twitter sono, infatti, chiamati a rispettare i principi costituzionali. E la libertà di espressione è un diritto costituzionale da difendere sempre e comunque. Per questo nelle ultime ore sta facendo rumore anche la temporanea limitazione dell’account di “Libero” su Twitter. Al di là di chi è coinvolto nella stretta, il giro di vite dovrebbe spingere tutti a un’attenta riflessione.«La possibilità di interferire nella libertà di espressione – ha dichiarato Angela Merkel – è data solo nei limiti stabiliti dalle leggi e non può venire dalla decisione autonoma di un’impresa privata». Che cosa significa togliere il diritto di parola? Quali sono i rischi e le conseguenze di questa limitazione? Le big tech si limiterà all’oscuramento dei profili o troveranno il modo di stringere ulteriormente i cordoni? Da sempre, per esempio, i motori di ricerca hanno il potere di “premiare” o nascondere una notizia. Quali sono i principi che sottendono l’algoritmo che regola cosa possiamo leggere e cosa no? E ancora: chi controlla i censori delle nostre libertà? Quest’ultimo punto non è certo meno importante degli altri. Dobbiamo tenere presente, infatti, che mentre questi colossi decidono cosa farci leggere o comprare, mentre plasmano i nostri gusti, mentre indirizzano le nostre scelte, ingrassano anche grazie ai dati che noi stessi diamo loro.Se da una parte ci mostrano quello che vogliamo vedere (azzeccando sempre quello che ci piace), dall’altra compiono un “soft power” che con il passare del tempo permette loro di intervenire attivamente sui nostri interessi pilotando in questo modo le nostre scelte e, quindi, i nostri acquisti. È soprattutto dalla predizione dei nostri comportamenti futuri che traggono il loro vero potere. Il punto è che siamo noi stessi a permetterglielo. Lo facciamo non appena mettiamo piede in un social network e continuiamo a farlo ogni volta che flagghiamo una casella in più nelle sfilza di criteri che regolano l’utilizzo dei dati personali. Spuntiamo la casella “accetto” senza farci troppi problemi (e probabilmente senza nemmeno leggere quello che ci viene proposto) e gli consegniamo la nostra anima. Lo faremo anche con WhatsApp (anche questa di proprietà dell’onnipresente Zuckerberg) quando nei prossimi giorni ci chiederà di vidimare l’ultimo aggioramento dei diritti sulla privacy.D’altra parte è già così con tutti i social network che, oltre a immagazzinare miliardi di fotografie e video, stipano nei loro server un’infinità di terabyte di chat private. I big data sono la materia prima su cui si fonda quel “nuovo ordine economico” che, come spiega Shoshana Zuboff in “Il capitalismo della sorveglianza” (Luiss Edizioni), concentra «ricchezza, sapere e potere» in pochissime società. «Alcuni di questi dati – scrive la docente di Harvard – vengono usati per migliorare prodotti o servizi, ma il resto diviene un surplus comportamentale privato, sottoposto a un processo di lavorazione avanzato noto come ‘intelligenza artificiale’ per essere trasformato in prodotti predittivi in grado di vaticinare cosa faremo immediatamente tra poco e tra molto tempo». Da sempre la tecnica punta a dominare la persona per concentrare nelle mani di pochi quante più ricchezze. Mai come oggi, però, c’è in gioco la nostra libertà. Non tanto quella che ci permettere di fare quello che vogliamo o di andare dove vogliamo. Quanto quella che ci permette di pensare e pertanto di agire come vogliamo. Per questo la cacciata di Trump dai social network ha in qualche modo a che fare anche con la nostra libertà.(Andrea Indini, “Ci tolgono la libertà”, dal “Giornale” del 12 gennaio 2021).Smettiamola pure di preoccuparci di un futuro senza più libertà. Quel futuro è presente, e non come realtà distopica alla George Orwell ma come grossolana quotidianità drammaticamente abituata senza battere ciglio a cedere porzioni di privacy e di indipendenza. Ce le stanno portando via, senza neanche troppi sforzi, concedendoci servizi gratuiti o garantendoci sempre più comodità. Così, appena abbiamo iniziato a chiederci qual è il prezzo di questo nuovo mondo iperconnesso, ecco che ci siamo accorti che forse è già troppo tardi per fare qualcosa. Ci aspettavamo un incubo dai contorni avveniristici come in “Blade Runner” o “Matrix”. Invece è qualcosa di più simile a un episodio di “Black Mirror”. E così un giorno ci siamo svegliati e ci siamo resi conto che è già tutto segnato. Troppo tardi per tornare indietro. Nessuna pillola blu per risvegliarsi dall’incubo, nessuna pillola rossa per sganciarci dalle catene. La realtà è molto più banale. È tale e quale a quella di cinquant’anni fa (niente macchine che volano, per intenderci), ma con una grande differenza: un mondo etereo, Internet, che conta molto pù di quello tangibile. Ed è lì dentro che ci stiamo affossando. Per colpa nostra. Perché il mezzo non è mai il male, dipende tutto dall’uso che se ne fa.
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Fuga da WhatsApp: addio privacy, Facebook monitora tutti
Fuga da WhatsApp: il colosso mondiale della messaggistica, controllato da Facebook, cambierà la sua “policy” l’8 febbraio 2021. «Sarà l’inizio di un monitoraggio senza più argini: ogni aspetto della nostra vita verrà “fotografato” e servirà a compilare un profilo accurato di ognuno di noi», avverte un giornalista indipendente come Roberto Mazzoni, attraverso il canale “MazzoniNews” su “Rumble“, la piattaforma video (senza censure) alternativa a YouTube. A far esplodere il caso – e l’abbandono in massa del social media acquisito da Zuckerberg – è stato un tweet di Elon Musk, patron di Tesla: «Passate a Signal», ha scritto, invitando gli utenti di WhatsApp a “traslocare” nel social di messaggistica considerato più sicuro, oltretutto ideato e realizzato dagli stessi realizzatori di Whatsapp, poi delusi dalla gestione imposta da Facebook. «Signal – scrive “GuruTech“, che raccomanda invece Telegram come piattaforma ultra-sicura per i messaggi – è in realtà un’app finanziata da Brian Acton, il co-fondatore di WhatsApp e della chat di Facebook, ossia Messenger. Signal è stato finanziato anche da Edward Snowden, l’ex contractor della Nsa riparato in Russia dopo aver ha dato il via al Datagate», lo scandalo della “sorveglianza digitale di massa” promossa all’epoca di Barack Obama.
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Usa, Mazzoni: ipotesi legge marziale, con elezioni da rifare
«Si può arrivare a una legge marziale parziale, dove le elezioni vengono rifatte sotto la supervisione dell’esercito. Oppure: se emergono situazioni di tradimento (intesa con paesi stranieri per modificare il risultato), allora la questione può essere dibattuta nei tribunali militari». Lo afferma Roberto Mazzoni, giornalista indipendente di stanza negli Usa, esplorando il più clamoroso dei possibili esiti delle controverse presidenziali 2020: accadrebbe nel caso in cui Trump attivasse l’ordine esecutivo predisposto il 12 settembre 2018 a protezione della sicurezza nazionale, nel caso emergessero ingerenze straniere nel voto americano. La notizia: interrogato dal Parlamento del Michigan (Stato in cui una perizia forense ha accertato margini di errore fino al 68%, attraverso i sistemi elettorali elettronici), l’amministratore delegato di Dominion ha ammesso, per la prima volta, che i computer elettorali sono stati connessi via Internet. Il che avvalora le accuse dell’ex colonnello Phil Waldron, specializzato in guerra informatica, secondo cui i sistemi elettronici di Dominion sarebbero facilmente violabili anche dall’estero. Per Waldron, nelle presidenziali del 3 novembre si sarebbero registrare interferenze da Cina, Iran e altri paesi.A rendere ufficiale l’accusa potrebbe essere l’attesa relazione di John Ratcliffe, direttore dell’intelligence nazionale. In altre parole: «Non è così stretta, la strada per Trump verso la riconferma alla Casa Bianca». Intervistato da “ByoBlu” il 17 dicembre, Mazzoni fornisce un quadro preciso della situazione negli Usa, strettamente monitorata: un’evoluzione rapida, anche se ignorata dai grandi media. «I sondaggi d’opinione confermano che i cittadini americani, in maggioranza, si sono convinti che le elezioni siano state truccate a vantaggio di Biden». Il candidato democratico, inoltre, si sta indebolendo a vista d’occhio a causa dello scandalo montante attorno al figlio, Hunter, accusato di traffico internazionale di valuta con la complicità della Cina. «Sono gli stessi esponenti democratici, ormai, a pretendere – in molti casi – che la famiglia Biden faccia chiarezza, su quelle accuse». Non solo: la Corte Suprema deve ancora pronunciarsi sulle nuove cause depositate dall’avvocato Sindey Powell sui presunti brogli negli Swing States, dove il risultato è stato improvvisamente ribaltato, in una notte, a favore di Biden, dopo che i funzionari avevano stranamente sospeso lo spoglio delle schede, per riprenderlo qualche ora dopo.L’Alta Corte ha sul tavolo anche l’analoga denuncia di Rudolph Giuliani, che rilancia le accuse del Texas e di altri 17 Stati: i giudici avevano rigettato in prima battuta l’opposizione del Texas, sostenendo che uno Stato non avesse titolo per contestare altri Stati, ma ora la denuncia (brogli estesi e decisivi, favoriti da regole improvvisate) è stata ripresentata a nome dei cittadini degli Stati pro-Trump, che – oltre ai brogli – accusano gli Swing States di aver cambiato in modo arbitrario e incostituzionale, all’ultimo minuto, gli stessi regolamenti elettorali. Poi c’è l’incognita parlamentare: «Il 6 gennaio verranno aperte le schede dei grandi elettori che il 14 dicembre hanno votato per Biden, ma anche quelle dei grandi elettori che, in parallelo, hanno votato per Trump», riassume Mazzoni. «La parola, a quel punto, passerebbe al Parlamento: è successo anche nel 1960, quando Nixon – apparso vincente a novembre – fu invece battuto da Kennedy a gennaio». Tra le ipotesi, anche la scelta di far eleggere il presidente dai parlamentari, facendoli votare “Stato per Stato”: «In quel caso vincerebbe probabilmente Trump, dato che i repubblicani controllano la maggior parte degli Stati».Secondo Mazzoni, la concretezza di questi possibili scenari emergerà giorno per giorno, costringendo anche i media a prendere atto di quello che l’opinione pubblica ha già intuto: e cioè che le presidenziali 2020 sarebbero state pesantemente inquinate da brogli così estesi da ribaltare letteralmente il risultato. Anche con l’intervento di paesi stranieri? Questa è di gran lunga l’opzione più pericolosa, che innescherebbe per legge lo stato d’emergenza. Phil Waldron, ricorda Mazzoni, ha esaminato i sistemi Dominion negli ultimi due anni: i problemi erano emersi già nelle elezioni di medio termine del 2018, al punto che Stati come il Texas si erano rifiutato di adottare Dominion. Per Waldorn, il sistema è facilissimo da penetrare dall’esterno: «Posso dimostrare – ha detto – che nelle presidenziali 2020 ci sono stati accessi da Cina, Iran e altri paesi». Secondo l’ufficiale, l’interferenza straniera c’è dunque stata. «Fino all’altro ieri, Dominion aveva sostenuto che le macchine elettorali non erano collegate a Internet, quindi non potevano essere penetrate dall’esterno», sottolinea Mazzoni. «E invece l’amministratore delegato di Dominion, John Poulos, comparso il 15 dicembre davanti al Parlamento del Michigan che lo ha interrogato in materia, ha ora confermato che le macchine vengono collegate, anche se per brevi periodi, tramite uno smartphone». Quindi, secondo Mazzoni, Poulos ha confermato indirettamente quanto detto da Waldron: se collego una macchina a Internet anche solo per dieci minuti, questa può essere manipolata. In più, «ci sono evidenze che confermano che i voti venivano tabulati dal sistema Dominion, e poi trasferiti a un server all’estero (si dice che fosse a Francoforte), dove il dato elettorale veniva ulteriormente elaborato».Waldron ha anche descritto ulteriori funzioni del software, che permettono l’accesso nel server dall’esterno in modo invisibile, o comunque non controllabile dall’amministratore ufficiale, e attraverso il server permettono di accedere anche alle singole macchine locali di raccolta dei voti. «Per un hacker, Dominion è come Babbo Natale: tutte le porte sono aperte, è possibile manipolare a distanza le informazioni», sintetizza il giornalista. «Vedremo se ora le intelligence confermeranno ufficialmente l’analisi di Waldron, comprese le intelligence militari». Il direttore generale delle 16 agenzie dei servizi segreti statunitensi, John Ratcliffe, ha già anticipato di aver “visto” l’interferenza straniera. Le relazioni di intelligence, su questo aspetto, subiranno un probabile ritardo, rispetto alla scadenza inizialmente prevista (18 dicembre). «Ma siamo già sulla rampa di lancio dell’ordine esecutivo, che ha a che fare con la sicurezza nazionale: il discorso non è più solo limitato al fatto che un partito avrebbe barato, facendo votare anche i morti e persone inesistenti, o conteggiando fino a 8 volte le stesse schede». La domanda diventa: un paese straniero, in modo premeditato e dimostrabile, ha davvero interferito con le elezioni? E’ intervenuto sul sistema e ha modificato i risultati? «Già la possibilità di accesso al sistema costituisce un rischio».E’ chiaro, aggiunge Mazzoni, che una mossa di questo genere – impugnare l’ordine esecutivo – innescherebbe forti reazioni: «Quindi è necessario fare prima tutti i passi possibili, legali e politici, per risolvere la questione in altro modo». D’altro canto, prosegue Mazzoni nella sua analisi, Trump sembra totalmente determinato a non lasciar correre: «Nel momento in cui i sondaggi dicono che più della metà della popolazione è convinta che questa è stata un’elezione fasulla, nessuno ci assicura che non lo sarà anche la prossima. Anzi, se questa è stata così, la prossima potrebbe essere anche peggiore: si tratta quindi di riaffermare la credibilità del sistema democratico negli Usa, e anche di riaffermare l’efficacia dello stesso sistema giudiziario (finora totalmente assente: i giudici non hanno fatto altro che dire “non è di mia competenza”, “è troppo tardi”, evitando cioè di pronunciarsi nel merito, sugli eventuali brogli)». Per Mazzoni «è necessario ricostruire la fiducia nelle istituzioni, nel tessuto democratico del paese, visto che più della metà della popolazione è convinta di esser stata imbrogliata».Quanto a Joe Biden, «nessuno crede che sarà lui a governare, anche se dovesse arrivare alla presidenza: sappiamo che a decidere sarebbe Kamala Harris, così come era Dick Cheney a governare quando presidente era George W. Bush». Le indagini esplose su Hunter Biden (riciclaggio di denaro, con la complicità della Cina) mettono Joe Biden in grave imbarazzo. Le notizie di stampa su Hunter Biden – aggiunge Mazzoni – sono probabilmente un autogol: facevano parte del piano iniziale per screditare Biden e spalancare le porte della Casa Bianca a Kamala Harris, candidata di Obama supportata da Wall Street, ma i “registi” dell’operazione (che hanno incoraggiato i media a “sparare” sul figlio di Biden) sarebbero stati troppo precipitosi: avrebbero cioè “dato per morto” troppo presto Trump, che invece è tutt’altro che fuori gioco. «Non è affatto scontato che Biden venga certificato vincitore: la strada per Trump non è così stretta come tendono a dipingerla i grandi media». Nel caso invece venisse davvero eletto Biden, comunque, «dopo un po’ Kamala Harris assumerebbe anche ufficialmente il comando, divenendo presidente, con Nancy Pelosi alla vicepresidenza». Mazzoni però si mostra perplesso, su questo esito: le quotazioni di Trump sarebbero in continua crescita.«Nel partito repubblicano una porzione sempre maggiore di esponenti si sta schierando con Trump, compresi i politici che all’inizio non erano allineati col presidente: si stanno compattando, nella convinzione di poter arrivare alla vittoria». Nel frattempo, aggiunge sempre Mazzoni, è emerso che il fondatore di Facebook, Mark Zuckerberg, ha speso 500 milioni di dollari per creare un’infrastruttura elettorale parallela a quella degli Stati: «Clamoroso, vuol dire che le elezioni vengono “privatizzate” da Facebook e per giunta usando illegalmente soldi esentasse, visto che Zuckerberg li ha tratti dal budget destinato a donazioni caritative?». In pratica, «Facebook avrebbe costretto i funzionari elettorali a seguire le sue regole, negli Swing States dove già erano state alterate le regole elettorale statali con il pretesto del Covid». Uno spettacolo che, al Pentagono, dev’esser stato valutato come ben poco edificante. «Siamo quindi di fronte a una situazione che vede una buona parte delle forze armate allineate con Trump, benché si voglia evitare il più possibile l’intervento dei militari», conclude Mazzoni. E l’intelligence? «Se Ratcliffe si è già pronunciato sull’interferenza, significa che le cose possono svilupparsi in modo favorevole, per Trump. Il presidente ha detto: ora vediamo chi è con noi e chi è contro, e diamo il tempo a chi è stato contro di noi redimersi, se vuole. Ha ancora qualche per giorno, per farlo: poi si tireranno le somme».«Si può arrivare a una legge marziale parziale, dove le elezioni vengono rifatte sotto la supervisione dell’esercito. Oppure: se emergono situazioni di tradimento (intesa con paesi stranieri per modificare il risultato), allora la questione può essere dibattuta nei tribunali militari». Lo afferma Roberto Mazzoni, giornalista indipendente di stanza negli Usa, esplorando il più clamoroso dei possibili esiti delle controverse presidenziali 2020: accadrebbe nel caso in cui Trump attivasse l’ordine esecutivo predisposto il 12 settembre 2018 a protezione della sicurezza nazionale, nel caso emergessero ingerenze straniere nel voto americano. La notizia: interrogato dal Parlamento del Michigan (Stato in cui una perizia forense ha accertato margini di errore fino al 68%, attraverso i sistemi elettorali elettronici), l’amministratore delegato di Dominion ha ammesso, per la prima volta, che i computer elettorali sono stati connessi via Internet. Il che avvalora le accuse dell’ex colonnello Phil Waldron, specializzato in guerra informatica, secondo cui i sistemi elettronici di Dominion sarebbero facilmente violabili anche dall’estero. Per Waldron, nelle presidenziali del 3 novembre si sarebbero registrare interferenze da Cina, Iran e altri paesi.
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Magaldi: tribunali speciali per chi vuole il Natale del Diavolo
«Saranno tribunali speciali, un giorno non lontano, a processare i veri responsabili della strage Covid: corti speciali, perché non s’era mai visto che si istituisse lo “stato di guerra” in tempo di pace. Un atto abusivo, imposto terrorizzando la popolazione, sospendendo la libertà e cessando di curare in modo adeguato i pazienti gravi, affetti da altre patologie». E’ durissimo, Gioele Magaldi, nel prendere nota dell’ennesima “previsione” apocalittica del ministro Roberto Speranza e del suo consulente, Walter Ricciardi. Avverte il presidente del Movimento Roosevelt: «I registi di questa crisi, progettata dall’oligarchia massonica mondiale per comprimere libertà e democrazia con l’alibi dell’emergenza sanitaria, possono godersi gli ultimi scampoli di questo loro strapotere: saranno spazzati via e giudicati severamente per quello che hanno fatto». Pessima idea, poi, quella di “negare” agli italiani anche il Natale, con le grottesche restrizioni ulteriormente imposte per privare le famiglie del piacere di un abbraccio, persino nel giorno più sacro per i cattolici. «Quello del 2020 – scandisce Magaldi – sarà un “Natale del Diavolo”, disgregatore di una società spaventata e ridotta al silenzio. Peggio per chi l’ha voluto, comunque: farà capire agli italiani di cosa sono capaci, questi mascalzoni, e fin dove si può arrivare contiuando a obbedire ai loro diktat».Magaldi si rammarica della latitanza assoluta del Vaticano, che non ha fiatato neppure di fronte al divieto di celebrare la tradizionale messa di mezzanotte: «Dov’è finito – si chiede – l’eroismo dei primi cristiani, che un tempo non temevano di farsi sbranare dai leoni? Quei coraggiosi non tremavano – aggiunge Magaldi – perché credevano nell’insegnamento di Cristo, e quindi avevano imparato a non avere paura della morte. E adesso i loro eredi se la fanno sotto anche solo per un’influenza o per una multa? Ma che razza di cristiani sono?». Deludente, per Magaldi, anche l’iniziativa del centrodestra, che spera di strappare a Conte almeno la concessione (per il giorno di Natale) della minima libertà di movimento tra Comuni limitrofi. «Che pena: sembra una richiesta formulata da criceti e rivolta ad altri criceti, a cui pare basti allargare un po’ le dimensioni della gabbia». Ci vuole ben altro, secondo Magaldi, per uscire da questo incubo: «Ci aspettano tre anni di resistenza e durissime battaglie, che apriranno gli occhi a chi ancora non ha capito in quale trappola siamo finiti, grazie a un alibi subdolo come quello della cosiddetta pandemia».Dal canto suo, il Movimento Roosevelt annuncia per il 17 febbraio 2021 il debutto “rivoluzionario”, a Roma, della Milizia Rooseveltiana: «Sfideremo in modo plateale il potere abusivo di questi cialtroni, e lo faremo nell’anniversario della morte di Giordano Bruno, arso vivo sul rogo per aver risvegliato la coscienza del mondo, nel nome di quella libertà che oggi i “signori del Covid” vorrebbero toglierci». Esponente del circuito massonico progressista internazionale, l’autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere, 2014) punta il dito anche contro l’inaudita censura operata da Facebook, che ha preso a oscurare post critici: nei confronti della gestione Covid e in particolare dei vaccini che si vorrebbero imporre. «Non credano, costoro, di poter calpestare la libertà di espressione: sfideremo in tribunale Facebook Italia». Magaldi annuncia «una class action, coordinata dal Sostegno Legale del Movimento Roosevelt: inviteremo a parteciparvi tutti gli utenti che sono stati danneggiati dall’inaudito “bavaglio” imposto dal social media, che si crede al di sopra della legge».Rincara la dose Magaldi: «Non pensino, i gestori del social, di poter incolpare l’automatismo degli algoritmi: so benissimo che gli stessi algoritmi sono progettati da “fratelli” che hanno un’identità precisa». Chiara, in questo caso, l’allusione a massoni “rinnegati”, sospettati di manipolare il social network. Quella annunciata da Magaldi sembra una battaglia destinata a fare rumore: presto, dice, fornirà dettagli anche «sulla reale identità di Mark Zuckerberg», che definisce «presunto fondatore di Facebook», lasciando intuire il ruolo di una certa intelligence e di precisi circoli massonico-reazionari alle spalle del social media più diffuso sul pianeta. «Ma l’avete visto, il grande Zuckerberg, sottoposto a interrogatorio, negli Usa? Sembrava un pulcino bagnato, non certo il formidabile genio che l’immagine fornita dai media gli ha cucito addosso». Aggiunge Magaldi: anche la censura di Facebook, «inaccettabile in un paese democratico», fa parte del piano neo-aristocratico che è alle spalle dello stesso Covid: «Non si era mai visto, nella storia dell’umanità, che il mondo potesse essere fermato da un virus influenzale».L’obiettivo finale sarebbe il cosiddetto “Great Reset”, cioè «la trasformazione della popolazione in una massa impaurita e sottomessa, privata anche della sua libertà economica». Magari, un giorno ci sarebbe pure il “reddito universale” per tutti: briciole, per la mera sussistenza. Ma a che prezzo? Facile previsione: «La completa sottomissione della popolazione, non più composta da liberi cittadini ma da sudditi». A proposito: gli italiani sembrano volersi “portare avanti col lavoro”, rassegnati come sono a subire ormai qualunque sopraffazione, compresa quella natalizia. Magaldi non fa sconti neppure ai connazionali: «Proprio la loro arrendevolezza di fronte ai diktat di Conte – i lockdown, il coprifuoco, le zone rosse – incoraggerà i gestori dell’emergenza nel varare restrizioni sempre peggiori: e se non basterà il Covid, vedrete che avremo presto a che fare con un altro virus». Il leader “rooseveltiano” invita apertamente alla ribellione: «I cittadini devono capire che devono fare resistenza adesso, ogni giorno, contro gli abusi del governo: solo così sarà possibile smascherare i prestanome del governo, che agiscono obbedendo a un disegno che punta a far precipitare l’intero Occidente in una condizione dittatoriale, come quella della Cina».Lo stesso Magaldi era stato il primo a “profetizzarlo”, quasi un anno fa: «Vedrete, la Cina sarà la prima a uscire “magicamente” dall’emergenza, e la prima ad avvantaggiarsene a livello economico e geopolitico». Un grande “affare”, il Covid? «E’ frutto di menti raffinatissime: le stesse che, da mezzo secolo, cercando di portarci via la democrazia. Per farlo, non esitano a utilizzare il sistema-Cina (e il virus) come arieti per il Grande Reset al quale puntano». Il presidente “rooseveltiano” è categorico: «Contro questi nemici della democrazia dovremo batterci duramente, ma alla fine vinceremo: l’umanità non potrà accettare il loro mostruoso ricatto». Già, ma molti italiani ancora “dormono”: si illudono che basti avere ancora un po’ di pazienza, in attesa che la bufera passi. Non hanno ancora capito che l’emergenza è stata scatenata ad arte, e durerà quanto basta: l’obiettivo è imporre il piano degli oligarchi. «Ci aspettano tre anni di battaglie, ma alla fine vinceremo», pronostica Magaldi, sicuro di sé. E intanto, da subito, gli avvocati del Movimento Roosevelt metteranno nel mirino Facebook: «Porteremo alla sbarra il social network, convinti di ottenere giustizia: siamo in Italia, e non consentiamo a nessuno di calpestare la legge, per impedire che emerga tutta la verità sulla scandalosa gestione dell’emergenza Covid».«Saranno tribunali speciali, un giorno non lontano, a processare i veri responsabili della strage Covid: corti speciali, perché non s’era mai visto che si istituisse lo “stato di guerra” in tempo di pace. Un atto abusivo, imposto terrorizzando la popolazione, sospendendo la libertà e cessando di curare in modo adeguato i pazienti gravi, affetti da altre patologie». E’ durissimo, Gioele Magaldi, nel prendere nota dell’ennesima “previsione” apocalittica del ministro Roberto Speranza e del suo consulente, Walter Ricciardi. Avverte il presidente del Movimento Roosevelt: «I registi di questa crisi, progettata dall’oligarchia massonica mondiale per comprimere libertà e democrazia con l’alibi dell’emergenza sanitaria, possono godersi gli ultimi scampoli di questo loro strapotere: saranno spazzati via e giudicati severamente per quello che hanno fatto». Pessima idea, poi, quella di “negare” agli italiani anche il Natale, con le grottesche restrizioni ulteriormente imposte per privare le famiglie del piacere di un abbraccio, persino nel giorno più sacro per i cattolici. «Quello del 2020 – scandisce Magaldi – sarà un “Natale del Diavolo”, disgregatore di una società spaventata e ridotta al silenzio. Peggio per chi l’ha voluto, comunque: farà capire agli italiani di cosa sono capaci, questi mascalzoni, e fin dove si può arrivare contiuando a obbedire ai loro diktat».
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Facebook pigliatutto: dovrà cedere Instagram e WhatsApp?
Brutte notizie per Facebook. Secondo un report dell’Antitrust americana il colosso dei social media esercita dei veri e propri “poteri di monopolio” sul mondo dei social network, scrive “Money.it”. Pertanto Mark Zuckerberg potrebbe essere costretto, in futuro, a mettere in atto dei rimedi, fra cui la scorporazione della società. Negli Usa, la Commissione Antitrust della Camera ha stilato un rapporto sulle 4 big tech americane. La commissione, guidata dalla maggioranza democratica, ha sollevato preoccupazioni nei confronti di Amazon, Apple e della parent-company di Google, Alphabet. L’Antitrust raccomanda al Congresso di considerare ogni acquisizione da parte delle big tech come anticompetitiva. Ma per il momento le attenzioni dell’Antitrust si concentrano su Facebook, che avrebbe mantenuto la propria posizione di monopolio «acquisendo, copiando o uccidendo la concorrenza». Nel report, la commissione rimanda al Congresso il compito di elaborare dei rimedi, fra cui si include la «separazione strutturale». Nel caso di Facebook, questo significherebbe vendere Instagram e WhatsApp.«Il potere monopolistico di Facebook è affermato e difficilmente eliminabile con la pressione competitiva di nuovi ingressi o di aziende già esistenti», afferma il report. Nel rapporto si cita anche uno scambio fra Zuckerberg e il suo Cfo risalente al 2012, poco prima dell’acquisizione di Instagram (per 1 miliardo di dollari, cifra ritenuta allora scioccante per un’azienda che aveva solo 13 dipendenti). «Quello che stiamo davvero comprando è il tempo», avrebbe detto Zuckerberg. «Anche se spuntano nuovi competitor, comprare Instagram adesso ci darebbe più di un anno per integrare le loro dinamiche prima che chiunque si avvicini al loro livello di nuovo», avrebbe detto allora il Ceo. «Competiamo con una grande varietà di servizi con milioni, anche miliardi di persone che li usano», ha aggiunto un portavoce di Facebook in un comunicato. «Le acquisizioni sono parte di ogni industria, e sono uno dei modi in cui introduciamo nuove tecnologie per fornire più valore alle persone».«Facebook è una storia di successo americano», ha concluso il portavoce della compagnia, che oggi vanta 2,6 miliardi di utenti in tutto il mondo, non senza ricevere forti critiche: manipolazione politica ed elusione fiscale, ad esempio nei paesi europei (altissimi ricavi pubblicitari e irrisoria contribuzione tributaria). Come anche gli altri social, poi, Facebok è accusata di praticare l’arbitrario oscuramento (parziale e a volte totale) dei contenuti che i governi oggi ritengono “inappropriati”, riguardo al coronavirus. A non stupirsi delle critiche rivolte a Facebook è lo scrittore e saggista Gianfranco Carpeoro, per trent’anni avvocato (all’anagrafe, Pecoraro): Facebook – ha ricordato – è nato in ambito Cia, a scopo spionistico. Un classico prodotto dell’intelligence: «All’indomani dell’11 Settembre, quando la sicurezza americana scoprì di dover “schedare” milioni di persone, un dirigente della Cia propose: ma perché non fare in modo che ciascuno “si schedi” da solo, e per giunta gratis, spiegando chi è, dove vive, cosa pensa e quali sono i suoi contatti». Solo in seguito, dice Carpeoro, comparve Zuckerberg: presentato, ovviamente, come il classico enfant prodige venuto dal nulla.Brutte notizie per Facebook. Secondo un report dell’Antitrust americana il colosso dei social media esercita dei veri e propri “poteri di monopolio” sul mondo dei social network, scrive “Money.it“. Pertanto Mark Zuckerberg potrebbe essere costretto, in futuro, a mettere in atto dei rimedi, fra cui la scorporazione della società. Negli Usa, la Commissione Antitrust della Camera ha stilato un rapporto sulle 4 big tech americane. La commissione, guidata dalla maggioranza democratica, ha sollevato preoccupazioni nei confronti di Amazon, Apple e della parent-company di Google, Alphabet. L’Antitrust raccomanda al Congresso di considerare ogni acquisizione da parte delle big tech come anticompetitiva. Ma per il momento le attenzioni dell’Antitrust si concentrano su Facebook, che avrebbe mantenuto la propria posizione di monopolio «acquisendo, copiando o uccidendo la concorrenza». Nel report, la commissione rimanda al Congresso il compito di elaborare dei rimedi, fra cui si include la «separazione strutturale». Nel caso di Facebook, questo significherebbe vendere Instagram e WhatsApp.
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Kennedy a Berlino: pandemia totalitaria, dal regime del 5G
Grazie a tutti. Negli Stati Uniti i giornali dicono che sono venuto qui per parlare con 5.000 nazisti. E domani confermeranno esattamente che io ero qui ho parlato con 3-5.000 nazisti. Quando guardo questa folla, vedo l’opposto del nazismo: vedo persone che amano la democrazia, persone che vogliono un governo aperto, che vogliono leader che non mentano loro e che non assumano decisioni arbitrarie con il fine di orchestrare l’opinione pubblica. La gente non vuole più governanti che inventino leggi e regolamenti arbitrari per orchestrare l’obbedienza della popolazione. Vogliamo politici che si preoccupino della salute dei nostri figli e non del profitto loro e della lobby farmaceutica. Vogliamo politici che non facciano accordi con Big Pharma. Questo è l’opposto del nazismo. Guardo questa folla e vedo bandiere dell’Europa, persone con diverso colore della pelle, di ogni nazione, religione; persone che si preoccupano dei diritti umani, della salute dei bambini, della libertà umana. Questo è l’opposto del nazismo. I governi amano le pandemie, le amano per la stessa ragione per cui amano la guerra, perché permette loro di avere il controllo della popolazione che altrimenti non avrebbero. Le istituzioni si stanno organizzando per orchestrare un’obbedienza imposta.Vi dirò qualcosa che per me è un mistero: tutte queste grandi e importanti persone, come Bill Gates e Anthony Fauci, hanno pianificato e pensato a questa pandemia per decenni, in modo che saremmo stati tutti al sicuro quando la pandemia finalmente sarebbe arrivata. Eppure, ora che ci siamo, non sembra sappiano quello di cui stanno parlando. E vanno avanti così. Diffondo numeri e non sono in grado di dirti qual è il tasso di mortalità per il Covid. Non riescono a fornirci un test Pcr che funzioni realmente. Devono cambiare di continuo la definizione di Covid nel certificato di morte per farlo sembrare sempre più pericoloso. La sola cosa di cui sono capaci è aumentare la paura. Settantacinque anni fa, Hermann Goering testimoniò al Tribunale di Norimberga. Gli venne chiesto: come avete convinto il popolo tedesco ad accettare tutto questo? E lui rispose: «È stato facile, non ha nulla a che fare con il nazismo: ha a che fare con la natura umana». Puoi fare questo in un regime nazista, socialista o comunista, puoi farlo in una monarchia o in una democrazia. L’unica cosa che si deve fare per rendere le persone schiave è spaventarle. E se riesci a trovare qualcosa per spaventarle riesci a fargli fare qualunque cosa tu voglia.Sessant’anni fa, mio zio John Fitzgerald Kennedy è venuto in questa città perché Berlino era la frontiera contro il totalitarismo globale. Oggi lo è ancora. Mio zio è venuto qui e ha orgogliosamente detto al popolo tedesco: «Ich bin ein Berliner». Oggi tutti quelli che sono qui possono orgogliosamente dire un’altra volta: «Ich bin ein Berliner». Fatemi dire un’altra cosa: non hanno fatto un buon lavoro con la protezione della salute pubblica, ma hanno fatto un ottimo lavoro nell’usare la quarantena per portare il 5G in tutti gli Stati e per portarci verso la moneta digitale, che è l’inizio della schiavitù. Perché se loro controllano il tuo conto in banca, controllano il tuo comportamento. E vediamo tutte queste pubblicità in Tv, che come slogan ripetono: «Il 5G sta arrivando nella tua città, cambierà la tua vita in meglio!». Sono molto convincenti queste pubblicità, devo dire. Perché mentre le guardo penso: è fantastico, aspetto trepidante che arrivi la tecnologia di quinta generazione perché sarò in grado di scaricare un videogioco in 6 secondi anziché 16. È per questo che stiamo spendendo 5 trilioni di dollari per il 5G? No, il motivo è per la sorveglianza e la raccolta dati. Non è per voi o per me: è per Bill Gates, Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e tutti gli altri.La loro flotta di satelliti sarà in grado di sorvegliare ogni metro quadro sul pianeta, 24 ore al giorno. Ed è solo l’inizio: saranno anche in grado di seguire ognuno di voi attraverso i vostri smartphone, il riconoscimento biometrico facciale, il Gps. Pensate che ‘Alexa’ stia lavorando per voi? Lei sta lavorando per Bill Gates, spiandovi. Dunque la pandemia è una crisi di comodo, per le élite che stanno dettando le loro politiche. Gli dà la capacità di cancellare la classe media, di distruggere l’istituzione della democrazia e di portare tutta la nostra ricchezza nelle mani di una manciata di miliardari, per rendere ricchi loro stessi impoverendo gli altri. L’unica cosa che si interpone fra loro e i nostri figli è questa folla che è venuta in piazza a Berlino. Gli diremo: non cambierete la nostra libertà, non avvelenerete i nostri figli; noi vogliamo indietro la nostra democrazia. Grazie a tutti, e non smettete di lottare.(Robert Kennedy Jr., discorso pronunciato a Berlino il 29 agosto 2020 nella manifestazione oceanica contro la politica autoritaria intrapresa col pretesto del coronavirus. Il figlio di Bob Kennedy è intervenuto nella capitale tedesca ricordando il celebre discorso di suo zio, John Fitzgerald Kennedy, pronunciato il 26 giugno 1963. Proprio a Jfk, non a caso, Bob Dylan ha dedicato la canzone-denuncia “Murder Most Foul” anticipata sul web a fine marzo, giusto in coincidenza con l’inizio del lockdown universale, per diffondere lo stesso messaggio: la nostra libertà è in pericolo).Grazie a tutti. Negli Stati Uniti i giornali dicono che sono venuto qui per parlare con 5.000 nazisti. E domani confermeranno esattamente che io ero qui ho parlato con 3-5.000 nazisti. Quando guardo questa folla, vedo l’opposto del nazismo: vedo persone che amano la democrazia, persone che vogliono un governo aperto, che vogliono leader che non mentano loro e che non assumano decisioni arbitrarie con il fine di orchestrare l’opinione pubblica. La gente non vuole più governanti che inventino leggi e regolamenti arbitrari per orchestrare l’obbedienza della popolazione. Vogliamo politici che si preoccupino della salute dei nostri figli e non del profitto loro e della lobby farmaceutica. Vogliamo politici che non facciano accordi con Big Pharma. Questo è l’opposto del nazismo. Guardo questa folla e vedo bandiere dell’Europa, persone con diverso colore della pelle, di ogni nazione, religione; persone che si preoccupano dei diritti umani, della salute dei bambini, della libertà umana. Questo è l’opposto del nazismo. I governi amano le pandemie, le amano per la stessa ragione per cui amano la guerra, perché permette loro di avere il controllo della popolazione che altrimenti non avrebbero. Le istituzioni si stanno organizzando per orchestrare un’obbedienza imposta.
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L’inferno: microchip obbligatorio e vaccini imposti col Tso
Il vaccino è soltanto un passaggio intermedio. L’obiettivo finale non è il vaccino: perché, per quanti soldi si possano fare vaccinando 60 milioni di italiani, non è questo l’obiettivo finale. Certo i vaccini sono una cosa bellissima, per Big Pharma, perché non c’è niente di meglio che curare i sani, nella storia della medicina. Curare a pagamento dei sani è il meglio di qualsiasi business legato alla medicina post-ippocratica. Ma il vero problema è che il vaccino è soltanto una tappa intermedia, verso il pieno controllo bio-tecnologico e bio-politico dell’umanità, con tecnologie che mettano insieme la biologia e la biochimica con l’elettronica. Questo è l’orizzonte di senso a cui personaggi come Bill Gates e le sue aziende lavorano, ormai da molti anni. L’arricchimento della grande élite è secondario, è quasi un effetto collaterale. Il problema fondamentale è il controllo del sistema. Noi dobbiamo fare attenzione, per non cadere nella trappola e non apparire dei dietrologi, dei paranoici deliranti; dobbiamo vedere le cose, ognuna, “iuxta propria principia”. Quando gli Achei salpano per distruggere e conquistare Troia, sono mossi – come ci spiega bene Omero – da una gamma di desideri diversi.Agamennone vuole affermare la sua supremazia su tutti i regni della Grecia. Menelao vuole vendicare il tradimento della moglie, Elena, e recuperarla. Aiace vuole far vedere che è il più forte. Ulisse si piega, pure alla partenza, dovendo realizzare un suo progetto, che non si si risolverà neanche nell’Odissea. E Achille deve riaffermare la sua natura divina-umana. Cioè: sono tutti mossi da finalità diverse, come in fondo ci spiega questa grande epopea psicologica che è l’Iliade; ma tutti convergono su un obiettivo, che è la conquista e la distruzione di Troia. Anche nel nostro caso, evidentemente, ci sono molti interessi, diversi ma convergenti. L’interesse su cui convergono è il fatto di mettere l’umanità sotto controllo. Le ragioni per cui diversi soggetti debbano mettere l’umanità sotto controllo sono svariate, ovviamente. Qualcuno dovrà vendere i microchip per metterli sotto la pelle di tutti, qualcuno dovrà vaccinare tutti, qualcuno dovrà avere un sistema monetario che non risenta di capricci come quelli dei titoli-spazzatura e del problema della monetazione delle monete sovrane. Qualcuno dovrà distruggere ogni principio di sovranità nazionale, alla luce di un diabolico governo globale.Questi interessi convergono: così come nel caso dell’Iliade la distruzione di Troia, in questo caso l’interesse convergente è la distruzione di tutte quelle libertà (costituzionali, civili, giuridiche, individuali e collettive) su cui è nata la grande epopea sorta con la Pace di Westfalia, attraversando poi la Rivoluzione Inglese (quella delle Teste Rotonde), la Rivoluzione Americana di Washington, Franklin e Madison, la Rivoluzione Francese con i suoi esiti, arrivando fino ai Risorgimenti nazionali dell’800, per creare invece un ecumene tecnologico iper-controllato, governato da un’élite platenaria in cui si entra per cooptazione. E’ un disegno luciferino, che sembra marciare con un’agenda implacabile. Anche perché, su questo, convergono molti interessi inconfessabili. Quando oggi si dice, per esempio, che l’unico principio ispiratore, l’unico attrattore strano del caso, l’unico principio organizzatore generale di una società con 9 miliardi di uomini non può che essere la scienza, si perde di vista il fatto che non solo non esiste, una scienza con la S maisucola, neutrale, e non solo gli scienziati non sono gli efori, i sacerdoti della verità metafisica; ma ci sono mille interessi che convergono: quelli delle Big Pharma, di chi vuole mettere sotto controllo il mercato della salute, in tutte le sue implicazioni (il mercato della vita e della morte).E quindi è chiaro che, in questa situazione, non è del tutto scontato che non si possa prendere atto che il dottor Fauci, denunciato anche da sue collaboratrici, non sia guidato soprattutto dal tema dei brevetti dei vaccini o dalle case farmaceutiche, piuttosto che dagli interessi comuni della popolazione degli Stati Uniti d’America. Però, questo blocco storico (uso un termine gramsciano) è saldato in modo talmente forte, che queste idee – che possono sembrare un po’ dietrologiche e paranoiche – in realtà si saldano con un processo storico che è molto forte e molto chiaro. Nel piano della globalizzazione, del mondo senza frontiere, della finanza globalizzata dei Rothschild, dei Rockefeller, dei Soros e dei Bill Gates, è stata già stabilita una divisione internazionale del lavoro. All’estremo Oriente, alla Cina deve andare tutta la manifattura, che con la sua plusvalenza accumulata deve comprarsi il debito americano e la potenza anche militare degli Stati Uniti. L’Europa dev’essere ridotta a qualcosa che è una via di mezzo tra quel po’ di industria che rimane in Germania e un gerontocomio (o una pizzeria) come l’Italia; e comunque, essendo un continente invecchiato, l’Europa deve essere destinata all’afro-islamizzazione demografica, come già aveva preconizzato Oriana Fallaci una trentina d’anni fa.E in questo quadro, chiunque rappresenti un ostacolo dev’essere spazzato via come una formica, e spiaccicato. Non esiste più nessuna libera informazione: c’è un mainstream implacabile. Siamo arrivati al ricorso al Tso, per chi contesta il lockdown? Del trattamento sanitario coatto è sempre stato fatto un uso dovizioso in tutti i regimi, a partire da quello staliniano: se si rifiuta una società “perfetta”, o si è criminali o si è matti, perché si rifiuta il proprio bene. Quella del Tso “per il bene comune” è l’idea che sta alla base di questa filosofia del diritto. In Italia ci sono due modi per costringere qualcuno a subire il trattamento sanitario coatto: uno è psichiatrico e l’altro – guardacaso – è epidemiologico, infettivologico. L’isolamento e la quarantena obbligatoria per chi rischia di propagare una malattia è un intervento coatto, esattamente come il Tso psichiatrico, che viene applicato in modo arbitrario. Il Tso psichiatrico viene prescritto da un medico psichiatra, dipendente pubblico, e confermato da un secondo collega che ne recepisce la diagnosi. Poi deve essere ratificato entro 24 ore dal sindaco, quindi dal giudice tutelare.E’ chiaro che tutto questo implica qualsiasi arbitrio possibile: le ragioni per cui un soggetto possa essere considerato pericoloso a sé e agli altri sono infinite. Potrebbe essere qualcuno che brandisce un’ascia e vorrebbe fare a pezzi la nonna, ma potrebbe essere qualcuno che vuole suicidarsi gettandosi dalla finestra. O qualcuno che non vuole sottoporsi a una terapia, che a quel punto gli viene imposta con la forza. A Testimoni di Geova sono state imposte trasfusioni, col pretesto di salvare una vita. Se lo psichiatra arriva perché il paziente non vuole ricevere quello che è “buono, santo e giusto” per lui, siamo entrati in questa fattispecie. Ed è quella che, credo, verrà usata in modo sistematico: nel nome del pietismo, della filantropia, del benessere individuale e collettivo, e del bene supremo della salvezza della vita – che diventa qualcosa di assoluto, ipostatizzato e mitizzato, anche al di fuori di qualsiasi valutazione razionale. Cioè: se noi abbiamo un vaccino con cui ti puoi salvare da una malattia incombente e tu non te lo vuoi fare, tu non stai facendo il tuo bene; e quindi noi saremo costretti a ricoverarti in ospedale, foss’anche per 48 ore, praticarti il vaccino e poi dimetterti.Ho fatto il primario di psichiatra per tanti anni, e ho visto imporre trattamenti coatti a schizofrenici cronici: rifiutavano la terapia farmacologica, non gliela si poteva praticare in casa, e allora lo psichiatra del territorio (con la copertura dello psichiatra direttore del dipartimento ospedaliero di salute mentale) confermava il Tso anche con un ricovero tipo day hospital, lì veniva praticata l’iniezione – che ha una durata d’efficacia di tre settimane – e dopodiché il paziente veniva dimesso. Ecco: questo è il futuro che si prepara, per noi. Quindi, anche dentro la psichiatria, occorrerà una battaglia serrata. Ma purtroppo ho un’opinione veramente bassa dei miei colleghi, ormai per lo più ridotti a propagandisti di case farmaceutiche, pronti a vendersi anche la nonna per farsi una settimana di vacanza alle Maldive; pur di non perdere il primariato e i premi che ricevono da Big Pharma, saranno pronti a dire: «Ma come, non vuole fare il vaccino? Lei forse non sta bene, è depresso, ha un disturbo ossessivo-compulsivo; noi la ricoveriamo (anche soltanto per 48 ore) le facciamo il vaccino e poi la dimettiamo». Vedrete che finirà così.Conoscendo i miei mediocri colleghi, il Tso sarà uno strumento fortissimo. Su questo, bisognerà organizzare una linea di difesa anche giuridica, da subito, cominciando a castigare i primi che si prestano a fare i “bravi”, i poliziotti di questo sistema. Io mi candido a fare il perito d’accusa della parte civile. Sono a disposizione, gratuitamente, per colpire il primario di quel reparto, cercare di farlo destistituire e mettere in galera, se possibile. Sul caso di Palermo, facciamo subito un esposto in Procura e alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. O sinceriamoci che lo stiano già facendo: bisogna attaccare preventivamente, perché questi personaggi, che si mettono a disposizione del propagandista delle case farmaceutiche, non è che siano dei cuor di leone. Io li conosco bene, è gente che tiene famiglia: se capisce che il potere è una parte, si schiera; ma se capisce che dall’altra parte c’è un contropotere, si defila. Perché sono “minuta gente” manzoniana: è un “popol disperso” che non ha pace, non ha dignità. Basta fargli un “bau”, a volte, per spaventarli.Il problema però non è nemmeno il vaccino, in questo caso. Ci verrà inoculata una qualche sostanza nel momento in cui il Covid non farà più paura neanche a un gatto, perché avrà esaurito la sua funzione e la sua dimensione patogenetica. A un certo punto, per non andare in galera, non finire in manicomio o per non perdere il nostro lavoro, potremmo anche accettare di metterci nel corpo un po’ di acqua sporca, sperando che non ci faccia troppo male. Ma non è questo, l’obiettivo finale, credetemi: fosse tutto qui, sarebbe ancora poca cosa. L’obiettivo finale è la moneta unica platenaria, veicolata da un microchip, collegata alle nostre condizioni di salute. Microchip che tutti dovranno mettersi, come il segno dell’Apocalisse: l’elettrodo sulla fronte, o sotto la pelle della mano, senza il quale nessuno potrà né comprare né vendere (il Segno della Bestia, il 666). Non voglio apparire un mistico pazzo, ma credetemi: quello che si sta delineando è proprio questo. Moneta unica, sistema giuridico unico, salute unica. Tutto questo, per una società filantropica governata da quello che Soloviev definisce l’Anticristo, pacifico filantropo macrobiotico, vegetariano, ecologista, con Greta Thunberg come consulente.E’ un potere pervasivo, perfetto: che non ha bisogno dei nostri soldi, perché li stampa. Il problema è che, perché un sistema di controllo funzioni, di fronte a un capitalismo tradizionale, servono nuove soluzioni: intanto deve ridurre la popolazione mondiale, e poi ha bisogno di una società divisa in caste, come nel “Nuovo mondo” di Huxley, dove c’è un’élite di Alfa che non si vedono neppure. Serve una castizzazione della società che metta gli uomini in condizioni giuridiche, psicologiche e antropologiche diverse. Sotto gli Alfa invisibili ci sono i Beta che si vedono (i Soros, gli Zuckenberg, i Bill Gates), poi ci sono i Gamma, che sono gli esecutori politici (tipo il povero professor Conte, avvocato dello studio Alpa), e poi sotto ci sono i carabinieri, i lavoratori, gli impiegati dell’Agenzia delle Entrate, gli operai. E ancora più sotto ci sono gli Epsilon, che devono vivere con 600 euro al mese prendendosi solo il Soma, che è la droga dell’inebetimento.Questo, credetemi, è il disegno complessivo. Ed è un disegno ben pensato, perché tiene conto dell’ingovernabilità della complessità. L’unica forza che abbiamo non è l’opposizione consapevole, perché in questo siamo sicuramente perdenti. Dobbiamo sperare nelle leggi universali del caos. Il grande imperatore Carlo V, sul cui impero non tramontava mai il sole, dal Messico ai Balcani, dopo aver lasciato le colonie d’America e la Spagna al figlio Filippo II e l’impero asburgico a Ferdinando, si ritirò in un convento benedettino in Germania, dove la sua passione era far funzionare una trentina di orologi meccanici. E passò gli ultimi giorni della sua vita dicendo: «Quanto sono stato pazzo, a pensare di controllare tutti i popoli del mondo, quando non sono riuscito a far marciare insieme nemmeno 30 orologi». E’ su questo, che i luciferini del controllo potrebbero cascare. Una cellula impazzita è Trump, un’altra è Putin, altre ancora siamo noi che facciamo questi discorsi, facendoci passare per pazzi, contro i nostri interessi materiali, accademici, categoriali. Siamo noi stessi delle schegge impazzite: siamo sfide nella complessità. Mattoidi, quasi pronti per il Tso.(Alessandro Meluzzi, dichiarazioni rilasciate il 16 marzo 2020 nel dibattito “Alla ricerca della verità”, in diretta web-streaming sulla pagina Facebook di Leonardo Leone, con la partecipazione di Ugo Mattei e Massimo Mazzucco; il video è ora disponibile anche su YouTube. Notissimo psichiatra, nonché criminologo, saggista e accademico, Meluzzi – di formazione comunista – è stato poi deputato e quindi senatore eletto con Forza Italia nel 1994 e nel 1996. Massone, ha fatto parte del Grande Oriente d’Italia. Approdato al cristianesimo, è stato diacono cattolico di rito greco-melchita e poi presbitero della Chiesa ortodossa italiana autocefala, divenendone primate).Il vaccino è soltanto un passaggio intermedio. L’obiettivo finale non è il vaccino: perché, per quanti soldi si possano fare vaccinando 60 milioni di italiani, non è questo l’obiettivo finale. Certo i vaccini sono una cosa bellissima, per Big Pharma, perché non c’è niente di meglio che curare i sani, nella storia della medicina. Curare a pagamento dei sani è il meglio di qualsiasi business legato alla medicina post-ippocratica. Ma il vero problema è che il vaccino è soltanto una tappa intermedia, verso il pieno controllo bio-tecnologico e bio-politico dell’umanità, con tecnologie che mettano insieme la biologia e la biochimica con l’elettronica. Questo è l’orizzonte di senso a cui personaggi come Bill Gates e le sue aziende lavorano, ormai da molti anni. L’arricchimento della grande élite è secondario, è quasi un effetto collaterale. Il problema fondamentale è il controllo del sistema. Noi dobbiamo fare attenzione, per non cadere nella trappola e non apparire dei dietrologi, dei paranoici deliranti; dobbiamo vedere le cose, ognuna, “iuxta propria principia”. Quando gli Achei salpano per distruggere e conquistare Troia, sono mossi – come ci spiega bene Omero – da una gamma di desideri diversi.
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La verità è clandestina: non chiamatela controinformazione
Vent’anni fa, in Italia, il primo a sollevare dubbi sull’equazione tra verità e giornalismo fu un certo Giulietto Chiesa. La domanda: se il pubblico non viene più informato dei fatti principali, e men che meno delle loro cause, come si fa a parlare ancora di libertà? Su cosa lo misura, il proprio giudizio, il lettore-spettatore lasciato all’oscuro di quel che accade veramente? In altre parole: dove va a finire, la democrazia? Dov’è finita oggi lo si è visto: ci ha pensato “Giuseppi”, con la sua coorte di tecnocrati e consiglieri-ombra, pronti a rimodellare la Costituzione su misura per la gestione panica del coronavirus. E come ha reagito, la stampa? Balbettando, o supportando l’Autorità senza fiatare. E’ potuto accadere anche per via dello stato comatoso del giornalismo nazionale, cartaceo e radiotelevisivo, dopo anni di omissioni, reticenze e manipolazioni: fake news, truccate da notizie. Ora siamo al trionfo orwelliano: è il Grande Fratello ad accusare l’informazione libera di produrre bufale. Di più: ormai si passa anche alle vie di fatto, coi video rimossi da YouTube come nel caso di “ByoBlu”, colpevole di dar voce a chiunque la pensi in modo diverso dal mainstream. E tutto questo, purtroppo, accade senza conseguenze: «Il guaio è che nessuno controlla i controllori», protesta l’avvocato Andrea Lisi, specialista in diritti dell’informazione.Le parole del legale si mescolano con quelle degli altri ospiti della diretta web-streaming “Big Data is Watching You”, proposta il 15 maggio da Marco Moiso (Movimento Roosevelt) con Gioele Magaldi e altri ospiti qualificati. Come Fabio Frabetti, di “Border Nights”, che obietta: «Anziché preoccuparsi di sanzionare Vittorio Feltri per i suoi titoli, segnalandolo all’Ordine dei Giornalisti, perché tanti colleghi non si preoccupano di cose ben più serie?». E a proposito di serietà e correttezza: il 6 maggio, il quotidiano “La Stampa” ora diretto da Massimo Giannini ha permesso al medico Mauro Salizzoni (ex primario alle Molinette di Torino) di definire “fake news” molte notizie attorno alle guarigioni ottenute a Mantova con la sieroterapia sperimentata da Giuseppe De Donno, e “lestofanti” chi le diffonde. E tutto questo, senza precisare che lo stesso Salizzoni – voce autorevole della medicina – è anche un illustre consigliere regionale del Pd (dunque un politico filogovernativo). Dorme sonni beati, l’Ordine dei Giornalisti? E, tra parentesi: trova normale che il Signor Fiat, proprietario della “Stampa”, si sia comprato anche “Repubblica” e “L’Espresso”? Se lo domanda Margherita Furlan di “Pandora Tv”, stretta collaboratrice di Giulietto Chiesa. «Vi sembra rassicurante – insiste Margherita – il fatto che i principali giornali italiani siano nelle mani dello stesso soggetto?».Una quindicina di anni fa, in una memorabile performance al Salone del Libro di Torino, il suo maestro Giulietto Chiesa sventolò un foglietto. Quando lo lesse, il pubblico ammutolì: erano i tabulati delle telefonate con cui Boris Berezovskij, noto oligarca a lungo nelle grazie di Boris Eltsin, ordinava all’uomo del Kgb in Cecenia, il colonnello Shamil Basaev (futuro “martire della resistenza cecena”), di reclutare criminali comuni e attaccare a freddo le caserme dell’esercito federale russo, a Grozny e Gudermes, per provocare ad arte la finta “rivolta indipendentista” della regione ribelle. Nei calcoli del Cremlino, doveva essere una breve fiammata, da spegnere subito con una guerra-lampo destinata a risollevare i sondaggi traballanti dello Zar, in vista della più taroccata delle rielezioni. «Avete mai letto qualcosa di simile, sui giornali italiani?». Domanda retorica, quella di Chiesa, di lì a poco – ancora a Torino – alle prese con il World Political Forum presieduto da Mikhail Gorbaciov. In un’intervista, all’ultimo leader dell’Urss fu chiesto della guerra cecena (durata anni, e terminata solo grazie Putin). «I famosi indipendisti ceceni? Li conosco, eccome», rispose Gorbaciov. «Ho scoperto che erano i miei vicini di ombrellone, in Costa Azzurra». Ad ascoltare Gorby c’erano televisioni e giornaloni: ma non una di quelle notizie fu lasciata filtrare, per dar modo al pubblico di constatare che, molto spesso, niente è come sembra.Ora siamo all’ossimoro permanente: verso e falso vanno a braccetto, con la massima disinvoltura. E il falso d’autore diventa vero, se a spacciarlo è il mainstream. «Per questo – dice ancora Margherita Furlan – sarebbe ora di archiviare espressioni come “controinformazione”», che forse avevano senso quando un’informazione dignitosa esisteva ancora. «Oggi la differenza è tra informazione – e quindi serietà, verifica, ricerche indipendenti – e tutto quello che “informazione”, francamente, non è più». Propaganda, sarebbe il termine più adatto a definire il mestiere di quelli che Marcello Foa, ora presidente della Rai, ha definito “stregoni della notizia”. Certo – ammette Frabetti – le verdi praterie del web si sono trasformate in una specie di far west, dove chiunque può mettersi a contrabbandare anche le bufale più inverosimili del peggior complottismo. E la Costituzione – sottolinea l’avvocato Lisi – non è pronta a normare questo magma: «Forse andrebbe arricchita, per disciplinare meglio un ambito così recente e tuttora sfuggente». L’unica cosa da evitare, aggiunge, è la soluzione che invece il governo Conte ha prontamente adottato: una bella task force di censori, non legittimati da null’altro che il potere politico dell’esecutivo, per giuntra forzato dallo stato d’emergenza.E’ il sottosegretario Andrea Martella, naturalmente del Pd, ad aver voluto l’imbarazzante Ministero della Verità. La scusa? Impedire che al pubblico arrivassero voci pericolose (ovvero dissonanti, rispetto alla camomilla governativa dispensata a proposito del Covid). Una pagina di vergogna nazionale, che si aggiunge a quelle che sempre l’avvocato Lisi considera le inquietanti incognite dell’App Immuni, progettata soprattutto per tracciare usi e costumi (ma soprattutto consumi) del popolo italiano, peraltro già abbondamente monitorato via smartphone tramite Google e i social. A proposito, osserva Frabetti: ve lo vedete, in Italia, un padreterno come Zuckerberg messo alla corda dal Parlamento? Già, perché lo spettacolo americano delle ultime ore è sensazionale: balbetta, il fondatore di Facebook, di fronte alla commissione istituzionale che lo incalza in modo spietato, chiedendogli perché mai il suo network planetario ha deciso di oscurare voci e notizie scomode, in merito al coronavirus. Dopo l’esternazione-bomba di Sara Cunial in aula, con le accuse esplosive rivolte alla “banda del Covid” capitanata da Bill Gates, sul suo blog – “Luogo Comune” – Massimo Mazzucco (altro nemico pubblico del Ministero della Verità) si domanda: ve l’immaginate, se anziché 300 passacarte, i parlamentari 5 Stelle fossero 300 Sara Cunial?Vent’anni fa, in Italia, il primo a sollevare dubbi sull’equazione tra verità e giornalismo fu un certo Giulietto Chiesa. La domanda: se il pubblico non viene più informato dei fatti principali, e men che meno delle loro cause, come si fa a parlare ancora di libertà? Su cosa lo misura, il proprio giudizio, il lettore-spettatore lasciato all’oscuro di quel che accade veramente? In altre parole: dove va a finire, la democrazia? Dov’è finita oggi lo si è visto: ci ha pensato “Giuseppi”, con la sua coorte di tecnocrati e consiglieri-ombra, pronti a rimodellare la Costituzione su misura per la gestione panica del coronavirus. E come ha reagito, la stampa? Balbettando, o supportando l’Autorità senza fiatare. E’ potuto accadere anche per via dello stato comatoso del giornalismo nazionale, cartaceo e radiotelevisivo, dopo anni di omissioni, reticenze e manipolazioni: fake news, truccate da notizie. Ora siamo al trionfo orwelliano: è il Grande Fratello ad accusare l’informazione libera di produrre bufale. Di più: ormai si passa anche alle vie di fatto, coi video rimossi da YouTube come nel caso di “ByoBlu”, colpevole di dar voce a chiunque la pensi in modo diverso dal mainstream. E tutto questo, purtroppo, accade senza conseguenze: «Il guaio è che nessuno controlla i controllori», protesta l’avvocato Andrea Lisi, specialista in diritti dell’informazione.
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Disabilitare la politica: e ci sono riusciti, dal 2001 in poi
Mille anni fa, nel remotissimo 2001, l’allora anonimo Vladimir Putin – appena insediato al Cremlino, dopo l’esausto Eltsin – era poco più che un fantasma tra le rovine dell’Urss disastrata dalle privatizzazioni: non osò alzare la voce neppure per il misterioso affondamento del sommergibile Kursk nel Mare di Barents con i suoi 118 marinai, mentre il mondo si rassegnava a tollerare l’apparente infantilismo semianalfabeta dello sceriffo Bush junior. A Genova, sotto il sole di luglio, si animava la stranissima festa multicolore dei NoGlobal, scandita delle canzoni di Manu Chao: una kermesse variopinta, innocua, per molti essenzialmente ingenua. Andava ancora di moda la speranza in un mondo migliore, sebbene per la maggior parte dell’opinione pubblica non ce ne fosse neppure bisogno: andava benissimo quello che già c’era, senza più la guerra fredda (grazie a Gorbaciov) e senza vere crisi all’orizzonte. Tutto cambiò di colpo il 20 luglio, nel capoluogo ligure, con l’uccisione di Carlo Giuliani in piazza Alimonda. Nemmeno due mesi dopo, bruciavano le Torri Gemelle di New York. Si spalancò davanti agli occhi di tutti un mondo infinitamente peggiore, tra crateri di violenza inspiegabile, terrorismo, guerre infinite. E a ruota, catastrofiche crisi economico-finanziarie.