Archivio del Tag ‘mondialismo’
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Pasqua in rosso: Draghi non smonta la menzogna Covid
Sistemare le cose un po’ alla volta, evitando però di mettere in piazza le magagne peggiori? Tradotto: via Arcuri, ma Speranza resta. E l’Italia rimane in quasi-lockdown, per le festività pasquali. Una bella sfoltita al Cts, un cambio della guardia alla Protezione Civile, ma i mitici ristori-lampo (annunciati come veri, stavolta) si rivelano una beffa, come quelli di Conte. Chi paga, intanto? Indovinato: gli italiani. E se filtrano voci di possibili intese tra il partito di Salvini e quello di Putin, ecco che l’unico politico governativo contrario all’autismo delle chiusure permanenti viene “avvertito”, con lo strano arresto – strombazzatissimo – di un ufficiale italiano che avrebbe passato documenti riservati (pagati però appena 5.000 euro) ai servizi segreti russi. In balia di quale altra verità apparente siamo finiti, dopo aver licenziato il grottesco prestanome Conte? Quanti punti dovrà ancora perdere, il Pil nazionale, prima che i grandi registi planetari decidano che si può cominciare a dichiarare terminate le ostilità, sulla base di un’economia ormai sufficientemente trasformata dalla crisi?In altre parole: a quale gioco sta giocando, quel segmento di élite mondiale che ora vorrebbe chiudere il capitolo Covid ma senza vuotare il sacco? A quale Reset sta pensando, dopo aver bocciato formalmente quello dai tratti più distopici, di marca atlantico-cinese, destinato – nei piani originari – a far durare il regime di terrore fino a tutto il 2023? Al centro della scena italiana, l’elusivo Mario Draghi – ancora a capo del Gruppo dei Trenta creato dai Rockefeller, ma poi passato ad assumere accenti post-keynesiani – sull’emergenza sanitaria lascia volentieri il palcoscenico al Ministro della Paura, il cui non-pensiero è bene espresso anche dal Pd e da personaggi come l’ex segretaria della Cgil, Susanna Camusso. Ovvero: restare in casa, tutti, anche per sempre, in attesa che sia passata (da sola) la tempesta Covid. Idee deliranti, a cui il governo Draghi – escluso Salvini – si allinea: come se non sapesse che i virus come il Corona diventano endemici, visto che sono qui per restare.Se si agevolano i contagi, questi virus diventano innocui. Se invece vengono ostacolati con il distanziamento (non risolutivo in ogni caso, e disastroso sul piano socio-economico), le insidie virali resteranno un problema per anni. Si è scelto di contrastare il Covid con un’unica arma, peraltro dall’efficacia molto incerta – il vaccino – continuando a ignorare deliberatamente, in modo criminoso, le statistiche dei medici che dimostrano che la verità è tutt’altra: per guarire, da casa, bastano le cure precoci. Quelle che il governo Draghi si ostina a non raccomandare, attraverso un protocollo terapeutico nazionale. Il che è inaccettabile, oltre che sinistro: per tener fede a un evidente impegno di rilievo internazionale (regalare miliardi ai produttori di vaccini) si continua a non curare i malati tempestivamente, a domicilio. Quando infine ricorrono all’ospedale, in molti casi è ormai troppo tardi.Dire la verità un dovere morale, innanzitutto. Oggi, poi, è anche questione di vita o di morte. Dove spera di arrivare, un governo che ancora si diverte – rinunciando alle terapie domestiche – a colorare le Regioni e confinare i cittadini, a oltre un anno dalla comparsa di un morbo che (se curato subito) ha una letalità irrisoria? Certo, in questo suicidio nazionale gli italiani sono complici: depistati dai mercenari del mainstream mediatico, hanno assorbito la legge della paura e circolano come pecore, con l’inutile museruola a coprire il volto. Per nulla al mondo violerebbero i diktat che provengono dall’alto, anche se rendono una pagina vergognosa – l’ennesima – anche la Pasquetta 2021, col divieto assoluto di mettere il naso fuori di casa, dopo un intero anno in cui il ministero della sanità ha fatto di tutto, tranne che impegnarsi a salvare i malati.Scandaloso? Sì certo: se si investisse nella medicina territoriale, crollerebbero i ricoveri. Il film dei vaccini finirebbe prima ancora di cominciare (ma così andrebbe in fumo il fanta-business collaterale di Big Pharma). E’ il prezzo da pagare per uscire dall’incubo di un’emergenza di cartapesta? Se è così, si tratta di un prezzo salatissimo. Perché i vaccini non danno garanzie di efficacia, né di sicurezza. E perché, così facendo, si continua a non credere nell’unico rimedio affidabile, le cure precoci. Non solo: sull’altare del business dei vaccini viene sacrificata anche la libertà dei sanitari, costretti a sottoporsi a un Tso costituito da farmaci ancora sperimentali. Il clima da obitorio, che tanto piace al Ministro della Paura, è perfetto anche per vessare all’infinito i cittadini, costringendoli a un test – il tampone – che molti scienziati ormai ritengono ridicolo. La cattiva notizia (pessima, davvero) è che Mario Draghi non abbia fatto assolutamente nulla, nemmeno lui, per ristabilire almeno un po’ di giustizia e di verità, in tutto questo orrore nutrito di menzogne e lubrificato da fior di miliardi.Sistemare le cose un po’ alla volta, evitando però di mettere in piazza le magagne peggiori? Tradotto: via Arcuri, ma Speranza resta. E l’Italia rimane in quasi-lockdown, per le festività pasquali. Una bella sfoltita al Cts, un cambio della guardia alla Protezione Civile, ma i mitici ristori-lampo (annunciati come veri, stavolta) si rivelano una beffa, come quelli di Conte. Chi paga, intanto? Indovinato: gli italiani. E se filtrano voci di possibili intese tra il partito di Salvini e quello di Putin, ecco che l’unico politico governativo contrario all’autismo delle chiusure permanenti viene “avvertito”, con lo strano arresto – strombazzatissimo – di un ufficiale italiano che avrebbe passato documenti riservati (pagati però appena 5.000 euro) ai servizi segreti russi. In balia di quale altra verità apparente siamo finiti, dopo aver licenziato il grottesco prestanome Conte? Quanti punti dovrà ancora perdere, il Pil nazionale, prima che i grandi registi planetari decidano che si potrà cominciare a dichiarare terminate le ostilità, sulla base di un’economia ormai sufficientemente trasformata dalla crisi?
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Segreti da 5.000 euro: i padrini del Covid contro Mosca
Qualcuno (come Guido Crosetto, di Fratelli d’Italia) può trovare quasi comico il fatto che si esibisca come super-traditore un ufficiale pronto a vendere ai russi “segreti strategici” dal valore di ben 5.000 euro, cioè pari alla multa prevista per la famiglia Rossi se violasse il lockdown di Pasqua? Crosetto non è il solo a sentire puzza di bruciato: parlando all’agenzia “Adn Kronos”, lo stesso generale Mario Mori, già a capo del Ros e del Sisde, conferma: «Di Maio ha parlato di “atto ostile”, ma gli atti ostili li fanno tutti, anche gli americani, gli inglesi, i cinesi. Si fa attività di spionaggio, la fanno i russi, la fa tutto il mondo». Piuttosto: il caso dell’arresto del capitano di fregata Walter Biot, “sorpreso” a passare documenti a un agente russo, sembra chiaramente ingigantito dai media, «perché tutto sommato quell’ufficiale, un tenente colonnello con quella collocazione – dice Mori – non è che potesse detenere grandissimi segreti militari della Nato». L’altra notizia – quella vera – parla invece della risposta russa in arrivo: Mosca ha “tirato fuori dai silos” i suoi missili nucleari, in previsione di un eventuale attacco, a guida Usa, nell’Est dell’Ucraina.
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Ma al potere c’è ancora lo Spettro dell’Impero Romano
Quello che si vuole fare è magnetizzare la Terra, meccanizzare il mondo, digitalizzare tutto: con migliaia di satelliti e milioni di antennine, che ci scoveranno dappertutto. Su quelle onde passeranno messaggi binari digitali, che agiranno per ridurre la nostra mente a una struttura binaria, fatta solo di sì-no. Noi invece siamo composti di tre elementi: un’anima che sente, un’anima che ragiona e un’anima cosciente. L’operazione in corso consiste proprio nel tentare di bloccare lo sviluppo della coscienza: tutto quello che sta avvenendo è chiaramente in funzione anti-coscienza. Solo così si capisce il senso di tutte le “agende”, e si comprende quali enormi poteri stanno dietro all’operazione. Per converso, proprio l’aggressione in corso sta producendo risvegli: crescono le reazioni all’uso manipolatorio che si fa del Covid, dei vaccini, della falsa ecologia. C’è sempre più gente, che si sveglia. I grandi poteri non vogliono certo cambiarlo in meglio, il mondo: ma proprio ostacolandoci, aiuteranno le coscienze a svegliarsi e reagire. Basta non farsi spaventare. Ognuno di noi ha le forze per uscire vincitore, da questa storia.Ora stanno cercando di sfruttare e amplificare l’emergenza Covid per indebolire l’umanità, fisicamente e moralmente, per poi passare a un Great Reset – come lo chiamano loro – nel quale un’umanità con forze vitali e di pensiero ridotte sia immersa in una civiltà meccanico-consumistica, dai gusti oscuri, dalla cultura e dall’arte legate al brutto, al dissonante, spesso al satanico. Un’umanità – quella che vogliono loro – sempre semi-ammalata e dipendente da medicine di sintesi, da cure Ogm, da alterazioni genetiche disumanizzanti, con le parti più elevate della coscienza (che sono ternarie) che vorrebbero sostituire col sistema binario indotto dalla digitalizzazione forzata. Vorrebbero un blocco forzato della coscienza, ma glielo impediremo: facendo il bene attorno a noi. Io dico: ritroviamo il Mondo delle Idee di Platone, i sentimenti elevati. Insisto: portiamo il cielo in Terra, attraverso le nostre azioni. Ora, certo, stanno coprendo questa spinta disumanizzante, che mira alla meccanizzazione degli esseri umani, truccandola da “svolta verde”, da “transizione ecologica”.Cosa vogliono fare? Rimuovere un po’ di anidride carbonica (forse) e sostituirla con qualcosa di molto peggiore. Ovvero: una vera e propria gabbia elettromagnetica, nella quale far circolare segnali solo binari, e avere macchine elettroniche dappertutto. Nel celebrare come meravigliosa questa “svolta verde”, supportati anche da Papa Francesco (che ne ha fatto pure un’enciclica), siamo al di là dell’ipocrisia del vecchio “green washing”, con cui si dipingevano di verde le operazioni commerciali. Qui siamo al centro di una enorme menzogna: coperta da tutti i partiti, da tutti i media, dall’intera cultura dominante. Il mondialismo spinto oggi viene portato avanti attraverso lo sfruttamento del surriscaldamento climatico (che esiste, ma dipende solo in minima parte dalle attività umane). Anziché spendere soldi per ridurre le emissioni di anidride carbonica, bisognebbe semmai investire per adattare le strutture umane, di fronte a un riscaldamento naturale che non fermeremo mai.I tempi per questa grande svolta sono arrivati perché la gente ormai era cotta, pronta a ingoiare nuovi passi verso la schiavizzazione. Era pronta, perché il Covid ci ha fatto a pezzi: un caos pazzesco e voluto, in modo che non ci curassimo bene. E la maggioranza disorientata (che dorme, ed è manipolabile) viene usata come clava contro chi è più libero e più sveglio. Era tutto pronto, anche in Italia: la situazione generata dall’emergenza pandemica aveva creato un condizione tale, per cui si poteva esercitare una pressione molto forte, sui partiti, e guadagnare una sorta di unanimità. Ognuno ha rinunciato alle sue posizioni di partenza (grilline, sovraniste), che erano evidentemente solo strumentati. Questa unanimità dimostra che chi ha mosso tutto, scegliendo Draghi e costringendo tutti gli altri a tacere e addirittura ad allearsi, ha un potere enorme. I politici sono solo terze e quarte file. Sopra di loro ci sono poteri che sono massonici, di ordini religiosi, e poteri finanziari sovrastanti. Ma sopra i poteri finanziari ci sono poteri spirituali oscuri, anti-coscienza.Oggi, in Italia, tutti sono con Draghi: partiti che solo fino a ieri si combattevano tra loro, e politici che avevano sempre diffidato di Draghi. Questo rende evidente che, dietro, c’è un potere enorme. E’ un potere che può scavalcare la politica, e può mostrare a tutti che il gioco democratico lo si lascia fare solo come teatrino, per illudere la gente che la libertà e la democrazia esistano davvero. La democrazia è un raffinato strumento di manipolazione. Perché è stato introdotto? Perché la coscienza umana cresceva, con le spinte libertarie della Rivolzione Francese, e quindi le monarchie autoritarie non potevano più bastare. Occorreva andare incontro alle esigenze della gente, e concedere alcune libertà. E quindi si è inventato il meccanismo democratico, che però è saldamente controllato da questi poteri, anche se fanno finta di essere in balia del gioco elettorale. Divide et impera: crei delle fazioni, le fai litigare tra loro, così la gente di schiera con una parte o con l’altra. Tutti si credono liberi, mentre l’agenda fondamentale resta quella del potere.Guardate Grillo: era sul Britannia con Draghi, e oggi è riuscito – con i suoi imbrogli – a riportare in quel sistema i giovani e gli insoddisfatti che aveva illuso. Poi ci sono dei momenti in cui il potere non ha più bisogno del teatrino democratico. Quando deve fare qualcosa di davvero importante, crea delle situazioni nelle quali si possono eliminare le pastoie della falsa democrazia, che sono faticose e dispersive. Nel momento in cui deve fare un grande passo in avanti, il potere agisce sempre nello stesso modo: scatena una crisi. La crisi consente di giustificare l’accantonamento (persino umiliante) dei soliti vecchi attori, che sembravano comandare. Qui si vede benissimo che non comandano proprio niente. E le crisi vengono cavalcate per fare entrare in scena, alla fine, dei personaggi più capaci di portare avanti l’agenda del potere, senza più intermediazioni politiche. A quell’agenda tutti obbediscono, destra e sinistra. Chi vota contro (l’estrema destra, l’estrema sinistra) sa benissimo che sarà ininfluente: il suo ruolo consiste semplicemente nel far credere al pubblico che la democrazia esista.Chi comanda, nel mondo, è ancora una forza spirituale – una sorta di eggregora – che Rudolf Steiner chiamava lo Spettro dell’Impero Romano. Non perché ci sia ancora l’Impero Romano coi centurioni e gli imperatori, ma il gruppo che stava dietro all’Impero Romano è ancora dominante, così come le sue forme-pensiero: il fine che giustifica i mezzi, il principio di autorità, il divide et impera, l’uso della propaganda. Lo Spettro dell’Impero Romano ha usato poi altri imperi: quello francese, quello inglese, poi i nazisti, più di recente gli americani come forza di manovra, quindi l’Unione Europea (come in questo momento) e infine la Cina del futuro. Questo potere ha sempre bisogno di truppe mercenarie: ma è sempre lo stesso “spettro”, la stessa eggregora, coi medesimi metodi di funzionamento. Se devo far accettare la mia agenda, che il popolo non vuole, allora creo delle crisi anche forti: guerre, divisioni e conflitti. Tra chi? Tra gli stessi politici che sono dipendenti dal potere oscuro. E quindi si scatenano forti crisi belliche, finanziarie e anche sanitarie.Il risultato non cambia: la gente è immersa nella paura e nella disperazione, provocate e ulteriormente amplificate da quegli stessi poteri (la vicenda del Covid insegna). Così, quando la gente è cotta a puntino, si presenta il salvatore della patria, subito santificato dai media, ormai ridicoli e tutti prezzolati. Quante crisi sono state provocate per far avanzare l’agenda dei poteri anti-umani? Tantissime, nella storia. In epoca recente, consideriamo le due guerre mondiali, l’esplosione della bomba atomica, poi l’11 Settembre, le false primavere arabe fatte dai servizi segreti. Prima ancora, la falsa caduta del Muro di Berlino: il comunismo non esisteva già più, ma i servizi segreti di quei paesi (dalla Russia alla Romania) hanno organizzato dei colpi di Stato sostenuti dai poteri oscuri, e quindi i capi di quei servizi segreti sono tutti diventati capitalisti, o capi di Stato. E’ con le crisi, che si cambia sistema: dall’omicidio di Moro al vero e proprio golpe di Tangentopoli. Per non parlare delle varie crisi economiche, delle speculazioni sulla lira (che dopo Mani Pulite aprirono le porte a Ciampi e ai cosiddetti Ciampi-Boys, tra cui appunto Mario Draghi). Sta a noi, quindi, smascherare la truffa in corso.(Fausto Carotenuto, estretti dal video-intervento “Un governo di draghi” pubblicato su YouTube e su “Coscienze in Rete” il 19 febbraio 2021).Quello che si vuole fare è magnetizzare la Terra, meccanizzare il mondo, digitalizzare tutto: con migliaia di satelliti e milioni di antennine, che ci scoveranno dappertutto. Su quelle onde passeranno messaggi binari digitali, che agiranno per ridurre la nostra mente a una struttura binaria, fatta solo di sì-no. Noi invece siamo composti di tre elementi: un’anima che sente, un’anima che ragiona e un’anima cosciente. L’operazione in corso consiste proprio nel tentare di bloccare lo sviluppo della coscienza: tutto quello che sta avvenendo è chiaramente in funzione anti-coscienza. Solo così si capisce il senso di tutte le “agende”, e si comprende quali enormi poteri stanno dietro all’operazione. Per converso, proprio l’aggressione in corso sta producendo risvegli: crescono le reazioni all’uso manipolatorio che si fa del Covid, dei vaccini, della falsa ecologia. C’è sempre più gente, che si sveglia. I grandi poteri non vogliono certo cambiarlo in meglio, il mondo: ma proprio ostacolandoci, aiuteranno le coscienze a svegliarsi e reagire. Basta non farsi spaventare. Ognuno di noi ha le forze per uscire vincitore, da questa storia.
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Corsa contro il tempo: Draghi e la liberazione dell’Italia
Saranno delusi, i tanti italiani che avevano sperato – con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi – di veder sparire da subito almeno alcuni dei simboli più deteriori dell’emergenza, come l’increscioso coprifuoco alle ore 22 (misura “di guerra”, difficilmente compatibile con l’ordinamento democratico costituzionale). Meno sorprendente, invece, la proroga del divieto di spostamento tra Regioni: una concessione transitoria al “partito del rigore”, in cambio della rinuncia a imporre l’ennesimo, catastrofico lockdown, invocato a gran voce dai falchi come Walter Ricciardi, appena premiato da Papa Bergoglio con la nomina nella Pontificia Accademia della Vita. Succede in Italia, il paese sull’orlo del baratro dove la politica si è arresa al super-tecnocrate Draghi, e dove Marco Travaglio offre la seguente spiegazione, destinata all’infanzia: uno “sfasciacarrozze” con appena il 2% del consensi (Renzi) ha osato mandare a casa il governo più bello del mondo, guidato dal leader più carismatico della storia nazionale, stracarico di onori e successi, invidiatoci dal resto del pianeta.Su altri organi del mainstream, invece, la musica sta cambiando: in un solo giorno, il 23 febbraio, la “Repubblica” degli Agnelli-Elkann (ben equipaggiati da Conte con iniezioni di miliardi e persino lucrose commesse per produrre mascherine) riesce a presentare nell’edizione online ben tre titoli dissonanti, rispetto alla canzone intonata nel 2020, per un anno intero. Primo titolo: meglio 4 persone al ristorante che 24 a casa, dice il presidente della Lombardia, il leghista Attilio Fontana. Accanto a Fontana, le mascherine sotto accusa: la metà delle Ffp2 cinesi è irregolare e non protegge dal virus. Ristoranti protagonisti anche nel terzo titolo, stavolta con l’aggiunta di un video: i carabinieri si sono tolti il casco per solidarietà coi ristoratori, affluiti a piazza Montecitorio per protestare contro la perdurante chiusura serale dei locali. C’è anche un quarto titolo, che menziona un altro leghista, il ministro Giorgetti: ha convocato le aziende farmaceutiche nazionali per impostare la produzione italiana dei vaccini e quindi accelerare il piano vaccinale.Scontato anche questo, purtroppo: i vaccini vengono presentati come l’unica possibile via d’uscita, oggi, per mettere fine a un’emergenza anomala, largamente gonfiata da numeri controversi e sicuramente aggravata dalla devastante negligenza del precedente governo-meraviglia, quello rimpianto da Travaglio: se si lasciano i malati a casa senza cure per giorni, poi è inevitabile che sugli ospedali (già in affanno per i tagli degli ultimi anni) si riversi una massa ingente di pazienti ormai gravi. Mentre Travaglio dormiva, infatti, nel 2020 è accaduto esattamente questo: il ministero della sanità ha regolarmente ignorato i medici che segnalavano la scoperta di terapie efficaci, tranquillamente somministrabili a domicilio. E il ministro (anziché usare l’estate per attrezzare una adeguata risposta territoriale in autunno, sulla base dei farmaci disponibili) ha perso tempo a scrivere un libro grottesco e auto-celebrativo, che poi non ha neppure osato far distribuire nelle librerie. Una delle maggiori iatture, per gli italiani, è che il ministro di Conte sia rimasto al suo posto, almeno per ora, anche con Draghi.A parte Travaglio e la fascia più puerile dei lettori, a pochi è sfuggito il senso dell’operazione-Draghi: recuperare il Parlamento, con l’appoggio del maggior numero possibile dei partiti. Obiettivo: consentire una loro possibile riabilitazione, dopo i disastri che hanno commesso, facendo infatti registrare due record europei (quello delle vittime del Covid e quello delle vittime socio-economiche dello stato d’emergenza, abbandonate al loro destino da un governo incapace di tamponare le falle). Ora si favoleggia dei 209 miliardi del Recovery Plan, che Conte non era riuscito a presentare in modo credibile. Ma 200 miliardi di euro erano il “minimo sindacale” che serviva all’Italia, già prima del Covid, per rimettersi in piedi. Nel solo 2020, poi, Conte è riuscito a bruciare 160 miliardi (in gran parte forniti dalla Bce) per misure non risolutive, destinate a tradursi in quello che Draghi chiama “debito cattivo”, cioè pesante e improduttivo.Sempre i più sprovveduti possono immaginare che Draghi sia stato richiamato in servizio solo per non sprecare almeno i 209 miliardi in arrivo: ma si tratta di una minima parte del suo mandato. La prima riguarda la pandemia. Tema: come uscire, alla velocità della luce, dall’emergenza. Il sistema mondiale (che ha sovragestito il Covid fin dall’inizio) ha già pronta la risposta: se ne esce solo coi vaccini. Ovvio l’atteggiamento di Draghi: facciamo in modo, allora, che questi vaccini vengano finalmente forniti, in modo da poter dichiarare cessato l’allarme. E’ evidente che i vaccini possono essere una soluzione solo tattica e contingente (oggi pressoché inevitabile, per Draghi, dopo un anno vissuto a senso unico). Ma non è scritto da nessuna parte che si debba trattare col vaccino un virus super-influenzale. E se domani ne comparisse un altro? Il precedente è pericoloso: se irrompe un virus all’anno, la medicina rinuncia a curare i malati e ripiega sui soli vaccini, la cui efficacia e sicurezza è ancora da dimostrare? E’ evidente la manipolazione in atto, su scala planetaria, che mira a ridurre la nostra libertà. Se arrivano il Covid-20, poi il 21, il 22 e così via, che si fa? Ogni volta si chiude il paese per un anno, pregando che arrivi il salvifico vaccino?Solo un cieco può non vedere il gioco perverso, l’oculata regia che sovrintende alla malagestione della cosiddetta pandemia, declinata come una sorta di “golpe bianco”, su scala mondiale, da filiere di potere che in questi decenni hanno imposto le crisi finanziarie, gli opachi terrorismi domestici, le peggiori guerre imperiali e l’esplosione del business vaccinale di Big Pharma, accanto ad altri spettacolari fenomeni come l’illusionismo climatico, utilizzato per lanciare l’ultima versione della mondializzazione, in salsa “green”, sotto il ferreo controllo delle multinazionali finanziarie. Con il Covid, il super-potere neoliberista ha giocato particolarmente sporco, provando cioè ad approfittare del panico mediatico-sanitario per imporre restrizioni a carattere tendenzialmente permanente, dalla didattica alla distanza al telelavoro, trasformando il distanziamento (sanitario, sociale, antropologico) in condizione post-umana a cui rassegnarsi. E tutto questo, per via di un virus che – a detta degli scienziati – è altamente contagioso ma scarsamente letale, nella maggior parte dei casi asintomatico o curabile con facilità.Sfrattata dalla storia, negli ultimi decenni l’Italia è scivolata nelle ultimissime posizioni del G20: cacciata dalla Libia, maltrattata dall’Unione Europea. Siamo il paese a cui Emmanuel Macron (ricevuto coi massimi onori in Vaticano) scaricava migranti, dopo averli fatti manganellare dalla polizia, salvo poi definire “disgustosa” la politica del Salvini di ieri, quello “gialloverde”. Oggi, è come se le lancette del conto alla rovescia di fossero fermate. I fobici – che non capiscono perché Draghi sieda a Palazzo Chigi – temono che l’ex capo della Bce si trasformi nello spietato liquiditatore di quel che resta del paese (come se non vedessero che bastava Conte, semmai, a garantire all’Italia la rovina terminale). Sistemata l’emergenza – per ora solo con i vaccini, purtroppo – Draghi dovrà certo fornire una versione sensata del Recovery. Ma non sarà che un primissimo passo, verso la vera posta in gioco: cancellare il paradigma del rigore, giocando sul filo dell’equivoco, di fronte a un mostro come l’eurocrazia (da cui Draghi, non a caso, proviene).In altre parole: l’Italia sembra un avamposto della possibile resistenza, planetaria, contro il “golpe-fantasma”, condotto attraverso la sovragestione dell’emergenza sanitaria. Impossibile uscirne in pochi giorni. Ma, come paiono suggerire gli stessi carabinieri a Montecitorio, nel frattempo occorrono anche gesti forti, di rottura: come ad esempio la riapertura in sicurezza dei ristoranti, al più presto, prima che il collasso dell’economia diventi irreversibile. Si tratta di una corsa contro il tempo: non è possibile “convertire” in pochi giorni gli stessi partiti che, fino a ieri, fingevano di credere (insieme ai Travaglio di tutta penisola) che la crisi fosse inevitabile, così come la resa di fronte al Covid, tradotta in termini di lockdown, a costo di affondare il paese. La scommessa di Draghi, probabilmente, si giocherà nel giro di poche settimane: limitare i danni, azzerare il panico, indurre i media a raccontare un’altra storia. E prepararsi allo scontro, quello vero: contro le baronie feudali del Nord Europa, che temono il risveglio dell’Italia.Saranno delusi, i tanti italiani che avevano sperato – con l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi – di veder sparire da subito almeno alcuni dei simboli più deteriori dell’emergenza, come l’increscioso coprifuoco alle ore 22 (misura “di guerra”, difficilmente compatibile con l’ordinamento democratico costituzionale). Meno sorprendente, invece, la proroga del divieto di spostamento tra Regioni: una concessione transitoria al “partito del rigore”, in cambio della rinuncia a imporre l’ennesimo, catastrofico lockdown, invocato a gran voce dai falchi come Walter Ricciardi, appena premiato da Papa Bergoglio con la nomina nella Pontificia Accademia della Vita. Succede in Italia, il paese sull’orlo del baratro dove la politica si è arresa al super-tecnocrate Draghi, e dove Marco Travaglio offre la seguente spiegazione, destinata all’infanzia: uno “sfasciacarrozze” con appena il 2% del consensi (Renzi) ha osato mandare a casa il governo più bello del mondo, guidato dal leader più carismatico della storia nazionale, stracarico di onori e successi, invidiatoci dal resto del pianeta.
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Il Virus del Terrore e il sottile alchimista Mario Draghi
Il Virus del Terrore ha le settimane contate? E’ quello che si augurano tutti: sia la maggioranza dei cittadini, ipnotizzati per un anno dalla sovragestione del panico, sia la vasta minoranza vigile che non ha smesso di porsi domande, ascoltando i medici indipendenti (quelli che al Covid hanno preso le misure a partire dall’aprile 2020, con farmaci in grado di disinnescarne l’evoluzione peggiore). Generalmente, dalle catastrofi si può uscire in due modi: con un Processo di Norimberga che metta alla sbarra i protagonisti delle scelte più sciagurate, oppure optando per un risanamento silenzioso e pragmatico, che faccia a meno della vendetta politica e affidi semmai alla storia il giudizio sugli errori commessi. Evidente la natura della scelta adottata da Mario Draghi: amnistiare i partiti che hanno partecipato al disastro direttamente, dai banchi del governo Conte, o anche indirettamente, attraverso Regioni che non si sono mai discostate dal delirio fobico-mediatico nazionale, basato sui numeri “impazziti” della pandemia e su una imbarazzante impreparazione del sistema sanitario, colonizzato da Big Pharma (a partire dalla ricerca scientifica) e falcidiato da decenni di tagli selvaggi e sconsiderati.A scagliare la pietra dello scandalo sono i sanitari estranei al circo televisivo del mainstream: medici in prima linea negli ospedali e, prima ancora, impegnati sul territorio nei loro ambulatori. La loro denuncia si basa ormai anche su evidenze statistiche: è rarissimo che possa incorrere in seri pericoli chi viene curato a casa in modo tempestivo, ai primi sintomi, ricorrendo a farmaci appropriati (di uso comune, collaudati, sicuri). La strage – dicono i sanitari, come quelli riuniti in modo volontaristico in associazioni come “Ippocrate” – sarebbe stata determinata proprio dalla rinuncia alle cure tempestive, domiciliari: gli ospedali, incluse le terapie intensive, sarebbero stati intasati da malati abbandonati a se stessi per giorni, lasciati a casa senza terapie, dando tempo al Covid di sviluppare le conseguenze più gravi. Questo, dicono, spiegherebbe anche l’elevata percentuale di insuccessi, nei centri ospedalieri, troppo spesso costretti ad assistere pazienti ormai gravemente compromessi.Devastante, in questo, l’assenza dello Stato: si commenta da sola la scelta, da parte di molti medici, di condividere un loro efficace protocollo terapeutico, da utilizzare per trattare i pazienti: l’invito, se si vuole guarire, è a saltare i passaggi ordinari (medico di famiglia, pronto soccorso) rivolgendosi direttamente a loro, i medici che sanno come guarire dal Covid. Medici – altro aspetto increscioso – che prestano la propria opera in modo gratuito, assistendo pazienti a cui il sistema sanitario, troppe volte, non offre risposte efficaci, cioè appropriate e tempestive. Di sfuggita, lo stesso Draghi ne ha accennato nel suo discorso al Senato, quando ha sottolineato l’assoluta necessità di riabilitare innanzitutto la medicina territoriale, lasciando agli ospedali solo i casi più gravi. Non una parola, in questo senso, si era sentita in tutto il 2020, quando l’unica preoccupazione di Conte e dei suoi tecnici sembrava quella di terrorizzare la popolazione, rinchiusa in casa a colpi di Dpcm, mentre il ministro della sanità – anziché mettersi al lavoro per proteggere gli italiani in vista dell’autunno – perdeva l’estate a scrivere un libro surreale sui suoi “successi”, che poi non ha neppure osato distribuire nelle librerie.Ogni Norimberga – la spada simbolica della giustizia – necessita di un esercito nettamente vincitore. Non è il nostro caso: nessuno, dei partiti italiani, può dirsi innocente. Tutti hanno ceduto alla tentazione della paura, collaborando in vario modo (sia pure con gradazioni diverse) alla Legge del Terrore, che – con Conte – ha messo l’Italia sul binario morto della depressione: sanitaria, sociale, economica e psicologica. A essere defunto è il peggior governo possibile, non contrastato da un’opposizione degna (capace cioè di avanzare proposte radicalmente alternative, anche sulla gestione della pandemia). E’ per questo, probabilmente, che tutti i partiti neo-governativi – nessuno escluso – oggi sono ricoverati in terapia intensiva, nello strano ospedale del dottor Draghi, sperando che l’illustre clinico li possa miracolare. Cosa che, evidentemente, non succederà: almeno, non nei termini auspicati dalle attuali, incolori dirigenze, tutte largamente impresentabili. La fedina in discussione non è penale, ma politica: non hanno saputo leggere il mondo, e tradurre i bisogni in risposte.Tra gli ousider, poi, non manca chi paventa – con Draghi – l’avvento di una sorta di sottomissione definitiva, post-democratica, all’insegna del cosiddetto post-umanesimo vaticinato dalle élite di Davos, quelle del Grande Reset: una riconversione globale (ecologistica ma anti-sociale), capace di rendere permanente la mutazione anche antropologica della società che l’irruzione del virus ha indotto, distanziando le persone e costringendole a un auto-isolamento infinito: a scuola, al lavoro, in ognuno dei luoghi in cui fino a ieri si esprimeva liberamente la socialità. Un incubo distopico, figlio – ancora e sempre – della paura: in questo, il coronavirus (presentato come minaccia invincibile) ha rimpiazzato ottimamente le fobie di ieri, scatenate con le crisi finanziarie e con il ricorso al terrorismo. Il virus è un nemico ancora più subdolo: può sempre colpire chiunque, ovunque. Per soccombere, basta fingere di non sapere che le cure esistono (e funzionano), rendendo quindi sostanzialmente superflua la stessa vaccinazione, presentata invece come unica possibile salvezza.Sembra la storiella dell’alleanza clandestina tra il vetraio e il monello con la fionda, se poi si scopre che i profeti della vaccinazione universale sono i medesimi soggetti che hanno a lungo maneggiato i virus, nei loro laboratori. L’enormità degli accadimenti del 2020 – lo scontro epocale con la Cina, la manipolazione delle presidenziali negli Usa – è stata in qualche modo preparata anche da fenomeni mediatici come la bolla-Greta, sostenuta da precisi settori della grande finanza mondiale per deformare la realtà e convincere miliardi di persone che le alterazioni del clima (sempre avvenute, e oggi gravi) dipendano dall’attività antropica. I creatori di Greta sono gli stessi protagonisti dell’inquinamento terrestre, che oggi hanno imposto la loro agenda “green” basata su suggestive interpretazioni (industriali, finanziarie) della pretesa riconversione ecologica del sistema, partendo dalla colpevolizzazione del singolo, mortificato nelle sue capacità di consumo anche “grazie” agli effetti devastanti della sovragestione terroristica della crisi epidemica, con la brutale imposizione degli inutili, disastrosi lockdown.E’ soverchiante, la narrazione (disonesta) che è stata imposta dal pensiero unico, nella sua dimensione inevitabilmente mondiale, sorretta dal grande potere onnipervasivo che nei decenni precedenti – anche a suon di ricatti e guerre – ha attuato una rivoluzione violenta, imposta dall’alto, come la globalizzazione finanziaria, sottomettendo interi popoli attraverso il regime dell’emissione monetaria “privatizzata”, che trasforma il debito in schiavitù. Sono bastate le mediocri fanterie giornalistiche, nei singoli paesi, a sbaragliare i cosiddetti sovranismi politici, intimiditi e neutralizzati con pochissima fatica, mentre si lascia volentieri al complottismo chiassoso il ruolo di opposizione solo virtuale, cioè verbosa e sostanzialmente innocua, nell’immensa deriva di società un tempo vitali e democratiche, oggi narcotizzate dalla digitalizzazione che trasforma l’individuo in uno spettatore apatico, ormai indifferente persino alle più feroci limitazioni della libertà personale.La verità è che nessun soggetto politico, in questi anni, ha saputo organizzare una risposta all’altezza dei pericoli, dopo aver elaborato un’analisi dei problemi. Ogni denuncia è rimasta circoscritta nel perimetro ristretto di sparuti gruppuscoli, di fronte alla storica diserzione di intellettuali, artisti e pensatori. Gli stessi partiti si sono ridotti a comitati elettorali, affidati a piccoli leader acefali e, di conseguenza, pronti a eseguire semplicemente direttive calate dall’alto, in un pianeta in cui tutti i grandi agglomerati – Big Tech, Big Money – sono riconducibili al controllo esercitato da una manciata di persone, sempre le stesse, che siedono a turno nei consigli di amministrazione dei tre maggiori fondi d’investimento (State Street, Vanguard e BlackRock) che dominano banche e multinazionali in ogni angolo della Terra.E’ questo, il pianeta in cui si muovono determinate élite che hanno cominciato in vario modo a mostrarsi dissonanti, rispetto alla narrazione corrente: per esempio, quelle che nel 2016 sostennero l’eretico tentativo di Donald Trump: proteggere la comunità nazionale dagli effetti più deteriori del globalismo. Già dopo le proteste di Occupy Wall Street, alcune voci autorevoli – Premi Nobel come Paul Krugman – iniziarono a denunciare il carattere calamitoso del capitalismo finanziarizzato. Oggi, con l’alibi del Covid e grazie a Christine Lagarde, la Bce si è trasformata in una vera banca centrale, teoricamente pronta a sostenere l’economia in misura virtualmente illimitata. In questo percorso fatto di autorevolissime voci di dissenso si è fatta notare quella di Mario Draghi: ieri spietato architetto dell’austerity, e oggi profeta di una possibile conversione post-keynesiana dell’economia, sia pure tenendo conto (inevitabilmente) delle disastrose condizioni di partenza, quelle di un pianeta che si è lasciato ipnotizzare dagli stregoni del virus, dopo aver tolto la parola persino al presidente degli Stati Uniti, mettendolo al bando, per mano di poteri oligarchci che pretendono di plasmare le vostre vite al punto da imporre un’unica verità, la loro.Non essendo ancora stata smantellata la democrazia formale, ed essendo lo Stato (o quel che ne rimane) l’unità-base su cui si articola l’esercizio del potere, pare evidente la necessità di calarsi nella dimensione politica, parlamentare e governativa, se si vuole agire direttamente nella materia, per provare a trasformarla. La fisionomia del governo Draghi – affollato di zombie e superstiti grotteschi – sembra dimostrare la volontà di intraprendere un procedimento tipicamente alchemico, partendo cioè dalla “nigredo” della putrefazione, la decadenza fisiologica di partiti-fantasma, nel tentativo di trasmutarne l’essenza attraverso un percorso virtuoso che possa portare un giorno all’oro filosofale, dopo una dolorosa e incessante revisione delle proprie devastanti manchevolezze. Se il sistema unico mondiale prescrive i vaccini per fermare il Covid, è scontato che Draghi si concentri nell’immediato proprio su quelli (garantendo però che vengano finalmente somministrati in tempi velocissimi), ma è fondamentale che non si fermi alla sola campagna vaccinale, sia pure depurata dalle impressionanti cialtronerie della gestione Conte.Nel neonato esecutivo sembra di poter ravvisare una notevole specularità, pratica e simbolica: al “nuovo” Mario Draghi, distanziatosi da un passato prestigioso ma funestato da immani, colpevoli tragedie (le privatizzazioni, l’euro-rigore finanziario) corrisponde, a vista, una pletora di parlamentari e di partiti che, in quasi trent’anni, non hanno saputo far altro che piegarsi ai diktat del potere sovranazionale ultra-privatizzatore, e che da oggi possono cogliere la prima vera occasione per emendare se stessi, verso una rigenerazione culturale e democratica da cui non si può prescindere, se si vuole uscire dall’autismo neoliberista del “non ci sono alternative”, pur in un mondo dominato dall’istinto totalitario di forze potentemente distruttrici, mimetiche e manipolatrici, veri e propri lupi travestiti da agnelli. In piccolo, sarà dirimente la stessa “prova del Covid”: rassicurati gli atterriti (e placata la bulimia di Big Pharma), dopo l’overdose vaccinale non ci saranno più alibi. Riuscirà il governo a resuscitare la sanità, mettendo i medici in condizione di intervenire tempestivamente, contro il Covid e qualsiasi altra minaccia? E soprattutto: riuscirà il sottile alchimista Mario Draghi a inaugurare una diplomazia della lungimiranza, che permetta all’Italia di distinguersi e tornare nella storia, come protagonista di una politica non-orwelliana, in questo fatidico millennio aperto da menzogne sanguinose, come quelle esplose insieme alle Torri Gemelle?Il Virus del Terrore ha le settimane contate? E’ quello che si augurano tutti: sia la maggioranza dei cittadini, ipnotizzati per un anno dalla sovragestione del panico, sia la vasta minoranza vigile che non ha smesso di porsi domande, ascoltando i medici indipendenti (quelli che al Covid hanno preso le misure a partire dall’aprile 2020, con farmaci in grado di disinnescarne l’evoluzione peggiore). Generalmente, dalle catastrofi si può uscire in due modi: con un Processo di Norimberga che metta alla sbarra i protagonisti delle scelte più sciagurate, oppure optando per un risanamento silenzioso e pragmatico, che faccia a meno della vendetta politica e affidi semmai alla storia il giudizio sugli errori commessi. Evidente la natura della scelta adottata da Mario Draghi: amnistiare i partiti che hanno partecipato al disastro direttamente, dai banchi del governo Conte, o anche indirettamente, attraverso Regioni che non si sono mai discostate dal delirio fobico-mediatico nazionale, basato sui numeri “impazziti” della pandemia e su una imbarazzante impreparazione del sistema sanitario, colonizzato da Big Pharma (a partire dalla ricerca scientifica) e falcidiato da decenni di tagli selvaggi e sconsiderati.
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Il Grande Reset avanza: digitale, green e post-umano
L’Agenda del Grande Reset è composta da diversi punti cruciali: globalizzazione, decarbonizzazione, digitalizzazione, Intelligenza Artificiale e automazione, moneta digitale, Internet delle cose, identità digitale e biometrica per tutti, robotica avanzata, sharing economy, capitalismo della sorveglianza e, in definitiva, il transumanesimo con il potenziamento umano e l’ibridazione uomo-macchina. Dietro la maschera dell’utopia e dell’ecologismo, ci troviamo dinanzi all’ennesima distopia elitaria portata avanti dai rappresentanti della tecnocrazia: questa teoria prevede una sostanziale erosione dei redditi della classe media per consentire sia la riduzione di consumi ed emissioni, sia un’uguaglianza di reddito che si traduce in un livellamento verso il basso, con conseguente trasferimento del reddito sottratto alla classe media verso il vertice della piramide.La divaricazione nella ridistribuzione dei redditi è talmente evidente che il piano prevede anche un reddito di sussistenza erogato dallo Stato a quei lavoratori che saranno lasciati indietro dalla rivoluzione tecnologica. Non è esagerato affermare che, complice la pandemia, si sta realizzando il sogno delle élite mondialiste: dividere la società in due livelli, da una parte il potere economico detenuto da una ristretta cerchia tecno-finanziaria di super ricchi, dall’altra la “massa” indistinta di individui sempre più poveri, soli, senza legami, diritti e senza radici, facili quindi da sfruttare e controllare per il governo globale sempre più post-umano che si sta costruendo. L’ultimo libro di Ilaria Bifarini, “Il Grande Reset”, sta meritatamente scalando le classifiche e si divora con grande interesse! Consigliatissimo, da leggere con attenzione e da meditare.(”Il grande reset”, dalla pagina Facebook di Enrica Perucchietti, 12 gennaio 2021. Il libro: Ilaria Bifarini, “Il Grande Reset. Dalla Pandemia alla nuova normalità”, Phasar Edizioni, 18 euro. Giornalista, saggista e redattrice editoriale, Enrica Perucchietti ha pubblicato volumi come “L’altra faccia di Obama”, “Governo globale”, “La fabbrica della manipolazione” e “UniSex”, ovvero “La creazione dell’uomo senza identità”. Interessanti le ricerche in territori di confine, da “Le origini occulte della musica” a “Il sangue di Caino”, “I figli di Lucifero” e “Il dio cornuto”, scritti con Paolo Battistel. Di stringente attualità lavori come “False flag, sotto falsa bandiera”, con prefazione di Pino Cabras, “Utero in affitto, la fabbricazione dei bambini”, “Fake news”, “CyberUomo” e “Coronavirus, il nemico invisibile”).L’Agenda del Grande Reset è composta da diversi punti cruciali: globalizzazione, decarbonizzazione, digitalizzazione, Intelligenza Artificiale e automazione, moneta digitale, Internet delle cose, identità digitale e biometrica per tutti, robotica avanzata, sharing economy, capitalismo della sorveglianza e, in definitiva, il transumanesimo con il potenziamento umano e l’ibridazione uomo-macchina. Dietro la maschera dell’utopia e dell’ecologismo, ci troviamo dinanzi all’ennesima distopia elitaria portata avanti dai rappresentanti della tecnocrazia: questa teoria prevede una sostanziale erosione dei redditi della classe media per consentire sia la riduzione di consumi ed emissioni, sia un’uguaglianza di reddito che si traduce in un livellamento verso il basso, con conseguente trasferimento del reddito sottratto alla classe media verso il vertice della piramide.
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Carotenuto: gesuiti, è vaticana l’operazione Renzi-Draghi
Attenti al Vaticano: da lì derivano le svolte, nella politica italiana, compresa la caduta di Conte e l’ascesa di Mario Draghi, subito celebrato come salvatore della patria (ruolo persino facile, dopo l’inguardabile governo dell’ex “avvocato del popolo”). I veri king-maker? Sono loro, i gesuiti: nel 2020 hanno progressivamente emarginato l’ala non gesuitica dell’alleanza curiale “progressista” che nel 2013 portò all’elezione di Bergoglio. A firmare questa interpretazione vaticanista delle contorsioni politiche italiane è Fausto Carotenuto, fondatore del network “Coscienze in Rete”, di ispirazione steineriana, e già analista strategico dell’intelligence Nato. Luce verde innanzitutto dal Vaticano, quindi, per l’avvento dell’euro-banchiere a Palazzo Chigi? «Tutto è stato predisposto perché Draghi ce la faccia: lo si respira ascoltando i media», premette Carotenuto. «E’ addirittura sconcertante, la piaggeria degli adulatori: sanno benissimo che, dietro a Draghi, c’è un potere veramente importante». Sanno, ma non dicono: «I giornali commentano il nulla, fermandosi alle esternazioni dei partiti, senza chiedersi chi muove questi burattini: si parla di tutto, tranne di quello che sta succedendo veramente».Non c’è da stupirsene: «Il teatrino risale ai tempi della repubblica romana: già allora i capi dei tribuni della plebe, in realtà, erano patrizi». Altra premessa: per Carotenuto, «il Vaticano controlla tuttora saldamente buona parte della politica italiana». Nella sua visione, l’analista indica due piramidi di potere, in contrasto solo apparente tra loro: «Una è la piramide conservatrice, che promuove l’egoismo sociale in modo apertamente dichiarato, mentre l’altra piramide sostiene l’umanitarismo, l’ecologismo, la giustizia sociale. Intendiamoci: tende a sfruttare ideali e buoni sentimenti, creando formazioni politiche che fingono di perseguire questi ideali. Così, le persone vengono ingabbiate in recinti illusori e messe le une contro le altre, in un gioco totalmente deviante». Per Carotenuto, «la seconda piramide è più insidiosa: chi manifesta cattivi sentimenti almeno è evidente, mentre la controparte ipnotizza la gente con le belle parole ma poi genera i Clinton, gli Obama, i Biden e la nostra falsa sinistra, il Pd, i falsi ambientalisti».Al netto di pochi “incidenti di percorso” (Berlusconi e Salvini, Trump negli Usa e Putin in Russia) è la piramide finto-buonista a detenere le grandi leve: gli Usa con Biden e l’Ue, l’alta finanza, Big Pharma e il Vaticano. «Vogliono un mondialismo spinto all’estremo, fondato sulla verticalizzazione del potere. Grandi alibi per questa accelerazione: il surriscaldamento climatico e la crisi Covid, col risultato di aggravere l’aggressione farmaceutica ed elettromagnetica ai nostri danni». Fin qui, lo sfondo che Carotenuto tratteggia. E la politica italiana? «Le due piramidi sono entrambe presenti in Vaticano», dichiara in un video l’analista di “Coscienze in Rete”. «La piramide finto-buona, gesuitica, nel 2013 ha addirittura ottenuto il Papato, per la prima volta nella storia, alleandosi con una parte importante della potente curia romana, finto-progressista, per abbattere la piramide avversaria, cioè la Chiesa conservatrice, rappresentata da una parte della curia e da pontefici come Wojtyla e Ratzinger».La “piramide conservatrice”, sempre secondo Carotenuto, sarebbe stata sconfitta «attraverso scandali pilotati (economia, pedofilia), certo basati su fondamenti reali». Risultato: l’elezione di Bergoglio e la designazione del cardinale Pietro Parolin come segretario di Stato, carica importantissima nel potere vaticano. Da allora, sostiene Carotenuto, l’influenza della Compagnia di Gesù non ha fatto che crescere. «I gesuiti si sono sentiti sempre più forti, aiutati dalle loro grandi infiltrazioni nella massoneria, nella finanza, nelle università». Al punto da intraprendere, nel 2020, un’offensiva clamorosa: contro i loro stessi alleati “progressisti”, ma non gesuiti. «Così è scattata la progressiva epurazione, nella curia, degli elementi che erano sì progressisti, ma non apparententi al circuito gesuitico». Non a caso, sottolinea Carotenuto, «sono emersi nuovi scandali, finanziari e di altro tipo». Morale: il cardinale Parolin «si è trovato accerchiato, e il cardinale Becciu (il suo “numero due”) è stato fatto fuori con storie come quella delle operazioni immobiliari a Londra, giudicate spericolate».Il solito teatro, per nascondere i veri giochi? Carotenuto ne è sicuro. Tant’è vero, dice, che si è arrivati ad attuare una specie di golpe, contro la componente non-gesuitica del potere “progressista” vaticano. E cioè: «Prima hanno detto che il segretario di Stato non era più necessario che facesse parte della dirigenza dello Ior, la cassaforte vaticana. Poi si è arrivati a una sorta di editto, da parte del Papa: il controllo delle finanze vaticane è stato tolto alla segretaria di Stato», e affidato a «giovani e preparatissimi gesuiti». Sottolinea Carotenuto: «E’ una cosa enorme: come se il presidente della Repubblica togliesse al premier ogni potere di spesa. Questo è stato fatto: Parolin è ancora lì, ma completamente depotenziato, anche nella sua capacità di influire sulla politica italiana». Da quel momento, il traballante regno di “Giuseppi” poteva considerarsi archiviato. «Giuseppe Conte era il successore di Andreotti, in quanto espressione della curia romana e pupillo di un cardinale potentissimo come Achille Silvestrini», scomparso da poco, noto come storico padrino del Divo Giulio. «E chi era il tutor di Conte quand’era studente? Proprio lui: l’allora don Parolin».Nei due governi Conte, continua Carotenuto, i ministri che contavano erano sotto il saldo controllo di poteri non visibili, e cioè «curia, elementi massonici ed elementi collegati direttamente ai gesuiti». “Giuseppi” divenne premier «perché in quel momento era il punto di equilibrio tra curia e gesuiti, i quali accettarono (attraverso una mediazione) che a Palazzo Chigi andasse un uomo della curia». Quando poi gli equilibri nell’Oltretevere sono cambiati, Conte è rimasto senza protezione. «Certo, gli è stato permesso di restare al suo posto ancora per un po’, perché c’era l’emergenza Covid. Ma poi, ci si è preoccupati dei fondi in arrivo dall’Ue, sommati all’enorme deficit nel frattempo accumulato con l’emergenza». Quindi, sempre secondo Carotenuto, è sorto un concreto problema di gestione. «In Vaticano, si sono detti: non se ne può occupare uno che non rappresenta più il vero potere». A quel punto, continua l’analista, «è entrato in scena un killer, per conto della corrente gesuitica, cioè Matteo Renzi: uno che col 2% è riuscito magicamente a far fuori Conte».Evidentemente, ragiona l’analista di “Coscienze in Rete”, grandi poteri lo hanno appoggiato: «E’ stranissimo, infatti, che Conte non sia riuscito a rabberciare una maggioranza. Senatori in vendita ce ne sono sempre, Berlusconi docet. E invece tutti, dopo aver detto sì a Conte, poi si ritiravano: convinti da chi?». Sorride, Carotenuto: «A noi raccontano storielline incredibili, come quella secondo cui Conte sarebbe personalmente antipatico a Renzi». A proposito: chi è Renzi? «E’ cresciuto in ambienti vicinissimi ai gesuiti, nella sinistra Dc toscana». Attenti alle date: la sua carriera fulminante cominciò nel 2014, appena un anno dopo l’elezione di Bergoglio. E cos’ha fatto, il grande rottamatore sostenuto dalla stampa e da Confindustria? «Ha eliminato dal Pd le residue componenti di socialismo, di sinistra, trasformando il Pd in una specie di retriva Dc». Perfetto come rottamatore, «ideale per operazioni di killeraggio: così ha rottamato anche Conte».Quel filo rosso, per Carotenuto, si prolunga fino al Quirinale: «Quando Conte ha dato le dimissioni ed è salito al Colle, sperava chiaramente in un reincarico: era ancora convinto di farcela, in aula. Ma Mattarella il nuovo incarico non gliel’ha dato». C’è stato invece il rituale giro di valzer affidato a Fico: un passaggio formale e senza speranza, utile solo a certificare la morte clinica di “Giuseppi” come primo ministro. «Poi, Mattarella ha messo tutti con le spalle al muro: o Draghi, o elezioni». Meglio ancora: Draghi e basta, visto che il presidente della Repubblica ha spiegato perché ritiene improponibile lo stop elettorale, in piena pandemia e con l’Ue che pretende il Recovery Plan entro aprile, pena lo slittamento degli aiuti, ossigeno vitale per un’Italia allo stremo. «E chi è Mattarella? Viene anche lui dalla sinistra Dc, da sempre vicina agli ambienti gesuiti, ed è iper-europeista: come Draghi».A quel punto, dice Carotenuto, il cerchio si è chiuso: addio, “Giuseppi”, e avanti Draghi. «Un’operazione molto rapida e ben coordinata, facilitata oltretutto dall’impresentabilità del Conte-bis, un governo senza qualità e affollato di personaggetti debolissimi (tranne qualcuno, che doveva occuparsi di economia per conto dell’Ue)». Attenti: «Lo si era voluto, un governo così debole, destinato a stentare molto: e i tanti ostacoli che ha incontrato “servivano” a preparare il terreno perché finalmente poi arrivasse il salvatore della patria». Tutti con Draghi, oggi: i media hanno mollato Conte alla velocità della luce. Del resto, ovviamente, l’abilità di Draghi non si discute. Scontato quindi «l’immediato consenso dei grandi poteri internazionali», salutato dal crollo dello spread e dall’impennata della Borsa. Impressionante, ma fino a un certo punto, il servilismo dei media: non uno che ricordi, in questi giorni, i record non esattamente gloriosi dell’ex governatore di Bankitalia e della Bce, già allievo dei gesuiti ai liceo Massimo di Roma, culla della pedagogia gesuitica destinata alla futura classe dirigente.Carotenuto ricorda il ruolo strategico di Draghi negli anni ‘90, al tempo del Britannia, quando – da direttore generale del Tesoro – agevolò la svendita di un’Italia sotto attacco, privata di strateghi come Mattei e Moro, che ne avevano fatto una potenza industriale. Gli anni del Britannia coincisero con le spavntose privatizzazioni all’amatriciana, cioè il brutale smantellamento del nostro patrimonio industriale e bancario, a cominciare da Iri, Eni, Agip, parte dell’Enel, Autostrade, Imi-Stet e tanto altro. Grande “lubrificatore” delle cessioni: proprio lui, l’efficientissimo Draghi, ancora presidente del Gruppo dei Trenta (considerato un’emanazione dell’area Rockefeller). «In quegli anni abbiamo esternalizzato il debito pubblico, fin ad allora interno, mettendo l’Italia nelle mani della grande finanza mondialista, gesuito-massonica». Debole la resistenza della classe politica della Prima Repubblica, rasa al suolo da Mani Pulite. «Tra i pochi a opporsi alla svendita della potente industria statale fu Bettino Craxi, e sappiamo come sia finito».Acuminate le parole di Francesco Cossiga, che definì Draghi «un vile affarista, socio della Goldman Sachs e liquidatore dell’industria pubblica». Immaginatevi cosa farebbe, Draghi, da presidente del Consiglio, disse ancora Cossiga: «Svenderebbe quel che rimane (Finmeccanica, Enel e Eni) ai suoi ex comparuzzi di Goldman Sachs». A chi teme che Super-Mario sia ancora lo spietato esecutore dell’austerity, Carotenuto risponde con filosofia: «Gli italiani sono davvero così dormienti? Se, per svegliarsi ancora un po’, hanno bisogno di un altro governo orribile per sperimentare l’ulteriore schiavizzazione, lo avremo». Improbabile, però. Con Draghi, nel 2021 «l’economia potrebbe migliorare, e potremmo anche uscire rapidamente dal Covid». Beninteso: «Lo faranno, se a quei poteri converrà». Così pensa, e parla, un analista tuttora convinto del fatto che il potere gesuitico sia sovrastante, persino rispetto a quello supermassonico, e che risieda in Vaticano la chiave del cambio della guardia nella politica italiana, passando per Renzi, fino ad arrivare a Draghi.Attenti al Vaticano: da lì derivano le svolte, nella politica italiana, compresa la caduta di Conte e l’ascesa di Mario Draghi, subito celebrato come salvatore della patria (ruolo persino facile, dopo l’inguardabile governo dell’ex “avvocato del popolo”). I veri king-maker? Sono loro, i gesuiti: nel 2020 hanno progressivamente emarginato l’ala non gesuitica dell’alleanza curiale “progressista” che nel 2013 portò all’elezione di Bergoglio. A firmare questa interpretazione vaticanista delle contorsioni politiche italiane è Fausto Carotenuto, fondatore del network “Coscienze in Rete”, di ispirazione steineriana, e già analista strategico dell’intelligence Nato. Luce verde innanzitutto dal Vaticano, quindi, per l’avvento dell’euro-banchiere a Palazzo Chigi? «Tutto è stato predisposto perché Draghi ce la faccia: lo si respira ascoltando i media», premette Carotenuto. «E’ addirittura sconcertante, la piaggeria degli adulatori: sanno benissimo che, dietro a Draghi, c’è un potere veramente importante». Sanno, ma non dicono: «I giornali commentano il nulla, fermandosi alle esternazioni dei partiti, senza chiedersi chi muove questi burattini: si parla di tutto, tranne di quello che sta succedendo veramente».
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Magaldi: non temete Biden, ora è nella superloggia Maat
«Joe Biden sta per essere inziato alla superloggia massonica Maat, che è un’espressione di compromesso tra conservatori e progressisti». Lo ha rivelato Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere), nella trasmissione web “Massoneria On Air” del 21 gennaio, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Esponente del network massonico progressista internazionale, Magaldi conferma così le sue previsioni, annunciate già prima del contestatissimo voto americano per le presidenziali: «Anche nel caso prevalesse Biden – aveva affermato – il lavoro di Trump non verrebbe disconosciuto: lo garantiscono i sottoscrittori del patto, massonico, stipulato dai sostentori di Trump e da quelli di Biden». Un patto che ora verrebbe formalizzato anche dall’ingresso di Biden nella Maat, una Ur-Lodge nata prima del 2008 per lanciare Obama e mettere fine all’era Bush, grazie a un accordo tra i progressisti e quella parte di massoni “neoaristocratici”, come Zbigniew Brzezinski, già fautori del globalismo neoliberista ma poi spaventati dagli esiti bellicisti e anche terroristici della stagione dei Bush.In altre parole, sostiene Magaldi, quella di Donald Trump non è stata una parentesi: al di là delle inevitabili, contrapposte retoriche elettoralistiche, il gruppo che ha supportato Biden si è impegnato a convalidare i fondamenti di alcune buone politiche varate da Trump. «Non solo si confermerà l’impegno ad arginare l’espansionismo della Cina, ma saranno ribadite anche le linee neo-keynesiane di Trump nella politica economica: lo conferma la nomina di Janet Yellen al Tesoro». Insiste Magaldi: «Non temano, i tanti elettori che hanno apprezzato alcuni aspetti di Trump: da certe posizioni l’America non tornerà indietro». Un messaggio anche ai “complottisti”, che con l’opaco insediamento dell’ex vice di Obama vedono spalancarsi l’inferno distopico della polizia sanitaria universale, la pandemia brandita come un’arma per mettere fine alla democrazia: «Non ci sarà nessun Grande Reset, prevarrà un’impronta cauta e moderata: e l’azione di Biden sarà concordata, passo passo, con gli elementi della massoneria progressista che ieri appoggiavano Trump e che oggi sono presenti nella “cabina di regia” dell’amministrazione Biden».Le parole di Magaldi possono apparire dissonanti, alla vastissima platea (non solo statunitense) allarmata per le clamorose svolte in atto: alla gestione “dittatoriale” dell’emergenza Covid si è aggiunto l’anomalo “cambio della guardia” alla Casa Bianca, inquinato da estesi brogli e dall’inaudita, minacciosa censura mediatica imposta al presidente Trump mentre ancora era in carica. Parlano da soli i peggiori propositi messi nero su bianco dagli uomini di Davos, che definiscono il Covid un’ottima occasione per approdare alla “quarta rivoluzione industriale” all’insegna della verticalizzazione del potere. Digitale, wireless ed economia “green” sembrano la foglia di fico per addolcire la pillola: un pianeta destinato a cambiare per sempre, a cominciare dalle sconcertanti misure di distanziamento (mascherine, lockdown, coprifuoco, smart working e didattica a distanza) che qualcuno vorrebbe rendere permanenti, anche attraverso i pass vaccinali e il quasi-obbligo della somministrazione di vaccini ancora sperimentali.Magaldi è stato tra i primi, a denunciare il problema: «La gestione della psico-pandemia ha una chiara origine massonica: c’è davvero chi vorrebbe schiavizzare la popolazione del pianeta, esportando ovunque il sistema-Cina». Ma aggiunge: «A tradire questi “apprendisti stregoni” sarà proprio la loro eccessiva volontà di potenza: faranno la fine di Napoleone e Hitler, quando vollero invadere la Russia». Lo stesso Magaldi, ormai quasi un anno fa, segnalò la clamorosa denuncia di Bob Dylan (rivelando anche l’identità massonico-progressista del grande cantautore) in occasione dell’uscita del brano “Murder Most Foul” sull’omicidio di John Kennedy, anteprima dell’album “Rough and Rowdy Ways”, con un brano come “False Prophet” che allude ai rischi della “vaccinazione universale” agognata da Bill Gates e Anthony Fauci, vicinissimi a Biden. Per Magaldi, un gesto chiarissimo: «Un guanto di sfida, da parte della massoneria progressista, alla controparte reazionaria che – dall’assassinio di Dallas fino alle Torri Gemelle e oltre – coltiva progetti di smantellamento della democrazia, ora anche con il pretesto di un’epidemia sapientemente manipolata con il “terrorismo sanitario”».La vera notizia, però – per Magaldi – non è tanto l’evidenza di un piano che ormai sta sta chiaramente delineando, con gli oligarchi che utilizzano la Cina (e l’Oms) per tentare di imporre il loro distopico “nuovo ordine mondiale”, ieri finanziario (rigore, austerity), poi terroristico (11 Settembre, Isis) e ora anche psico-sanitario, con risvolti sempre più inquietanti. A rompere questa trama, afferma il leader “rooveltiano” del Grande Oriente Democratico, è l’offensiva della massoneria progressista, a cominciare da clamorose diserzioni. Clamorose quelle di Christine Lagarde e Mario Draghi, che hanno abbandonato il tradizionale campo “neoaristocratico”: la prima usando la Bce per pompare miliardi a costo zero negli Stati europei, e il secondo arrivando a sdoganare la Modern Modern Theory, per arrivare a proporre (sul “Financial Times”) un piano keynesiano anti-crisi, basato su aiuti finanziari virtualmente illimitati, che però non si trasformino in nuovo debito. Idee non certo estranee a Janet Yellen, già presidente della Fed e ora sistemata al Tesoro per continuare la politica di assistenza finanziaria varata da Trump.Il punto nodale, infatti, per Magaldi è proprio questo: «Guai, se si pensa che la partenza di Trump equivalga a una sconfitta». Beninteso: «Io avrei preferito che Trump restasse alla Casa Bianca: se lo sarebbe meritato, anche al netto degli errori commessi nell’ultimo anno, come le incertezze sul Covid e sulle proteste antirazziste, per non parlare del “suicidio” rappresentato dallo sgangherato assalto dei manifestanti a Capitol Hill, puntalmente strumentalizzato dagli avversari del tycoon». Su Biden, inutile negarlo, pesa l’ombra dei brogli: una frode che, stando ai dati raccolti dalla difesa legale trumpiana, sembra non avere precedenti – per dimensioni – nella storia delle elezioni americane. «Per contro, però, i brogli vanno comunque provati», sottolinea Magaldi, pur sapendo che nessuna corte di giustizia (nemmeno la Corte Suprema, teoricamente vicina a Trump) ha mai accettato di esaminare nel dettaglio i dossier che inchioderebbero Biden. «C’era poi un’altra opzione, estrema e spericolata ma costituzionale: di fronte a prove di infiltrazioni straniere nel voto americano, Trump poteva instaurare la legge marziale e magari far ripetere il voto negli Stati contesi, ma non l’ha fatto».Oggi, anche per questo, gli animi sono esacerbati: il sistema mainstream continua a demonizzare il presidente che ha azzerato la disoccupazione, tagliato le tasse, riportato il lavoro in America e imposto l’alt alla concorrenza sleale della Cina, senza peraltro aprire nuove guerre (un vero record, nella storia statunitense). Sul fronte opposto, una criminalizzazione quasi analoga colpisce Biden, indicato come pericoloso agente del Great Reset. Un uomo sbiadito e corrotto, al centro di scandali insieme al figlio, Hunter. Un mediocre dall’apparenza moderata, Joe Biden, ma – fino a ieri – pronto a schierarsi coi Bush per le guerre in Medio Oriente, e rimasto in prima linea (come vice di Obama) negli eccessi “imperiali” degli Usa, dall’Iraq (dove di fatto si diede via libera all’Isis) al “golpe di piazza” in Ucraina, accanto a personaggi come la “neocon” Victoria Nuland, tuttora imbarcata nella nuova squadra della Casa Bianca. A fare la differenza, però – assicura Magaldi – ora sarà la componente massonico-progressista, che fungerà da contrappeso: e proprio l’esordio di Biden nella Maat, aggiunge il presidente del Movimento Roosevelt, «garantirà il pieno rispetto, da parte di Biden, di precisi vincoli – massonici – di segno democratico e progressista».«Joe Biden sta per essere inziato alla superloggia massonica Maat, che è un’espressione di compromesso tra conservatori e progressisti». Lo ha rivelato Gioele Magaldi, autore del bestseller “Massoni” (Chiarelettere), nella trasmissione web “Massoneria On Air” del 21 gennaio, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”. Esponente del network massonico progressista internazionale, Magaldi conferma così le sue previsioni, annunciate già prima del contestatissimo voto americano per le presidenziali: «Anche nel caso prevalesse Biden – aveva affermato – il lavoro di Trump non verrebbe disconosciuto: lo garantiscono i sottoscrittori del patto, massonico, stipulato dai sostentori di Trump e da quelli di Biden». Un patto che ora verrebbe formalizzato anche dall’ingresso di Biden nella Maat, una Ur-Lodge nata prima del 2008 per lanciare Obama e mettere fine all’era Bush, grazie a un accordo tra i progressisti e quella parte di massoni “neoaristocratici”, come Zbigniew Brzezinski, già fautori del globalismo neoliberista ma poi spaventati dagli esiti bellicisti e anche terroristici della stagione dei Bush.
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Paura e delirio senza fine: quanto manca alla mezzanotte?
Dopo un anno esatto di Covid, eccoci nel nuovo Impero della Paura. A regnare è il caos, in ogni campo, persino tra le analisi: c’è chi ancora non vede (o almeno, dice di non vedere) la regia mondiale di quanto sta avvenendo, e chi – al contrario – sostiene che un giorno ringrazieremo questa catastrofe, una medicina (amarissima, ma salutare) per uscire dalla Matrix delle finzioni, dove i buoni in realtà sarebbero i veri cattivi. Eterogenesi dei fini: tanto peggio, tanto meglio. L’ascia del Covid è spietata: falcia diritti e libertà, ma tanti bravi cittadini preferiscono tacere e subire, all’infinito, in attesa di non si sa cosa, fingendo di non aver mai sentito nominare l’espressione Grande Reset, formulata nel santuario di Davos. Quando tutte le notizie scomode diventano complottismo negazionista, ci si ritrova in una pessima sala d’aspetto: a separarci dalla dittatura sono ormai poche parole in libertà, sempre più clandestine, ostracizzate “worldwide” da chi criminalizza il diritto alla verità. Ad accecare gli ipovedenti sono, ancora una volta, le maschere teatrali della politica: «Se l’ha detto quel cretino, allora non è vero. Preferisco l’usato sicuro, i leader affidabili». Quali? Quelli che da quasi 12 mesi tengono i consimili “faccia a terra”, in attesa della seconda ondata e poi della terza, della quarta, della centesima?Attenti alle parole: “lockdown” viene dal lessico carcerario, “coprifuoco” da quello bellico. Lo ha ricordato lo scrittore Roberto Quaglia, in un video di fine anno in cui constata il trionfo, per via pandemica, della Decrescita Infelice vaticinata e invocata da Greta Thunberg. Detto fatto: solo in Italia hanno già chiuso i battenti trecentomila aziende, e la flessione paurosa del Pil preannuncia lacrime e sangue per il 2021. “Andrà tutto bene”, belavano le pecore dai balconi, mentre i medici – a cui era stato impedito di effettuare autopsie – finivano col causare la morte di molti pazienti, in terapia intensiva, trattandoli con ossigeno anziché con eparina. Tuttora manca un protocollo nazionale che metta i sanitari in condizione di intervenire tempestivamente e sistematicamente, a domicilio, con farmaci efficaci (nel frattempo individuati), come se l’emergenza non dovesse finire mai. Anziché Plaquenil e cortisonici, dal cielo sono piovuti tamponi: servivano a gonfiare il panico e i numeri da sciorinare a reti unificate, giustificando sia il “carcere” per i cittadini che la “guerra” contro di noi, cioè il lockdown e il coprifuoco. Misure insensate, feroci, ingiuste e disperatamente inutili, inefficaci e vane sul piano sanitario, ma provvidenziali per ottenere il vero risultato atteso dal Grande Reset, il genocidio socio-economico dello zoo a beneficio dei supremi gestori dell’allevamento.Sul piano estetico, a spiegare l’inguardabilità dello spettacolo italiano bastano i nomi: Conte e Casalino, Arcuri e Ricciardi, Di Maio, Speranza, Renzi, Zingaretti. Non una denuncia, forte e chiara, dai colleghi Salvini, Meloni e Berlusconi: solo variazioni sul tema, pigolii e flebili distinguo, mentre Big Tech fa a pezzi quel che resta della privacy e, insieme al mainstream cartaceo e radiotelevisivo, getta nella spazzatura persino l’uomo della Casa Bianca, trasformato in delinquente seriale e trattato come si sarebbe fatto in altre epoche, giustiziato senza processo e senza diritto di parola. Brutta anticamera, quella in cui stiamo scivolando, in cui una fanfara alza il volume per coprire gli ultimi, disperati muggiti umani. Il microfono viene invece lasciato aperto per i ragli del complottismo terrapiattista, quello vero, che vaneggia di uomini-lucertola e giustizieri altrettanto favolosi. Si scandalizzano e si meravigliano, i millenaristi del neo-catastrofismo apocalittico, come se non sapessero che fine fece Giordano Bruno il 17 febbraio dell’anno 1600. Un caso troppo lontano? Niente paura: parlano da sole le morti di Martin Luther King, Salvador Allende, Olof Palme, Thomas Sankara, Yitzhak Rabin. Un mondo perfetto, capace di macellare in diretta Tv il presidente degli Stati Uniti d’America, a Dallas, nel 1963.Il campionato di calcio è l’unica fonte di notizie che, in Italia, riesca a competere con il dominio psico-sanitario dell’Agenda del Terrore. Fantasmi mascherati nelle strade, fantocci imbavagliati persino alla guida dell’auto, lemuri impauriti che rincasano rigorosamente entro le 22. Fino a quando? Non se lo domandano? Credono ancora che basti un attimo di pazienza in più, come quando – nel marzo scorso – si illusero che tutto finisse, come solennemente promesso, in una manciata di settimane? E allora avanti così, per sempre: didattica a distanza, lavoro a distanza, vita a distanza. Ravvicinatissimo, invece, l’ago della siringa per il fatale inoculo della Salvezza. Incubi? No: fotografie. Istantanee quotidiane, della nuova zootecnia regimata dall’intelligenza artificiale, dalle onde millimetriche del wireless satellitare, dalle fantomatiche molecole sperimentali interattive. Fake news? Magari, lo fossero. La maggior disonestà dei censori, reticenti e faziosi, consiste in questo: fingere di non sapere che Antigone, in realtà, si augura sempre che i suoi infausti presagi possano essere fallaci.Al netto dei bullismo dei cospirazionisti, che vivono di esibizionismo sensazionalistico basato su indizi travisati e allarmi infondati, una rilevante quota di umanità condivide preoccupazioni serie, basate su informazioni ormai reperibili soltanto negli scantinati: quelli che Big Web sta sprangando, uno ad uno, nel timore che possano illuminare verità imbarazzanti e dare coraggio ai naufraghi dispersi, rassegnati alla morte civile della politica. In simili frangenti, l’inerzia dei ciechi – il loro ottuso egoismo, la loro pavidità individuale e sociale – rischia di fare più danni dei governi: trascina in basso l’asticella della dignità, il minimo sindacale del vivere comune, incoraggiando progressivamente i maggiori abusi. Non a tutti capita di vivere, in prima persona, tornanti storici come questo: sono i momenti in cui un gesto vale una vita. Chi si volta dall’altra parte, e chi invece accende il cervello. E’ come se l’umanità si stesse fatalmente dividendo, in modo drammatico e forse definitivo. Da una parte la paura, madre dell’odio e della menzogna, e dall’altra la resistenza. Chi teme, vive sperando: e così resta inerte e si vota alla disfatta, la sua e quella altrui.Nessuno insorge, per ora: in compenso, si susseguono risvegli. Rassegnarsi a sopravvivere come topi? No, grazie. Neppure di fronte alla dose quotidiana di magime che gli scienziati del Grande Reset garantirebbero, giusto per scongiurare disordini. E’ una ricetta antica, quella di Friedrich von Hayek: meglio che il povero non cada nella disperazione, perché la ribellione renderebbe instabile il sistema che i poveri li produce in batteria, a milioni. Nella Bibbia, è Yahweh a stabilire il valore monetario di ciascuno. Nel libro “L’altra Europa”, Paolo Rumor – nipote del cinque volte primo ministro – parla di una “Struttura”, sempre la stessa, che gestirebbe il bestiame umano, da millenni. Papa Bergoglio, quello che ha concesso alla dittatura di Pechino il potere di nomina dei vescovi cattolici in Cina, ha appena stipulato in Vaticano un accordo con il Council for Inclusive Capitalism, organismo promosso da Lynn Forester de Rothschild. Fa politica, Bergoglio: accetta di oscurare il Natale, ma in compenso promuove i vaccini. Arriva a sostenere che chi non si vaccina mette in pericolo la vita degli altri: come se il siero, quindi, non bastasse di per sé a proteggere il soggetto vaccinato.Dove arriveremo, di questo passo? Alla chiusura terminale della recinzione attorno allo zoo, o alla liberazione dei prigionieri? Il carceriere parte in vantaggio. O meglio, il suo vantaggio è smisurato: ha connesso in rete il pianeta, dunque può sottoporlo in modo simultaneo a qualsiasi trattamento (politico, economico, finanziario, culturale, sanitario, ecologico, climatico). Gli ottimisti dicono che le zampate del drago testimoniano una sua recondita paura: il timore del mitico, grande risveglio collettivo, ormai imminente. Sbirciando l’Italia, non si direbbe: la televisione propone il solito menù dell’ipnosi, tra virologi e ordinari nientologi. Lo schianto planetario non arriva ancora nei salotti: si ferma alla rivolta dei ristoranti, all’esasperazione di chi ha già perso tutto. Quanto manca, alla mezzanotte? A che ora si spegnerà la luce, seppellendo la farsa dell’odio e della paura? L’enormità avanza, dilagando: ha una dimensione mostruosa, planetaria, psicologica. E’ in atto una mutazione dell’antropologia: sta crollando un intero sistema di credenze, di stili di vita, e non è la popolazione ad aver votato per il crollo. La popolazione non sceglie: subisce. Alla conta, manca la risposta alla domanda principale: perché. Perché così, perché proprio adesso.(Giorgio Cattaneo, 17 gennaio 2021).Dopo un anno esatto di Covid, eccoci nel nuovo Impero della Paura. A regnare è il caos, in ogni campo, persino tra le analisi: c’è chi ancora non vede (o almeno, dice di non vedere) la regia mondiale di quanto sta avvenendo, e chi – al contrario – sostiene che un giorno ringrazieremo questa catastrofe, una medicina (amarissima, ma salutare) per uscire dalla Matrix delle finzioni, dove i buoni in realtà sarebbero i veri cattivi. Eterogenesi dei fini: tanto peggio, tanto meglio. L’ascia del Covid è spietata: falcia diritti e libertà, ma tanti bravi cittadini preferiscono tacere e subire, all’infinito, in attesa di non si sa cosa, fingendo di non aver mai sentito nominare l’espressione Grande Reset, formulata nel santuario di Davos. Quando tutte le notizie scomode diventano complottismo negazionista, ci si ritrova in una pessima sala d’aspetto: a separarci dalla dittatura sono ormai poche parole in libertà, sempre più clandestine, ostracizzate “worldwide” da chi criminalizza il diritto alla verità. Ad accecare gli ipovedenti sono, ancora una volta, le maschere teatrali della politica: «Se l’ha detto quel cretino, allora non è vero. Preferisco l’usato sicuro, i leader affidabili». Quali? Quelli che da quasi 12 mesi tengono i consimili “faccia a terra”, in attesa della seconda ondata e poi della terza, della quarta, della centesima?
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Scordatevelo, la storia non finisce con Donald Trump
Alla fine doveva succedere. L’America era spaccata in due non da mercoledì, e nemmeno dalle presidenziali; già all’indomani dell’elezione di Donald Trump partì una campagna di odio che delegittimava il presidente, democraticamente e liberamente eletto e spaccava in due razze l’America, i trumpiani e i dem. Vari furono i tentativi di impeachment per rovesciare Trump e le campagne mondiali per colpirlo e ridicolizzarlo. Fu considerato subito un guerrafondaio in lotta contro il mondo e un dittatore che avrebbe riportato indietro gli States. E invece Trump, pur con i suoi atteggiamenti da guascone, non ha fatto nessuna guerra e ha fatto crescere gli Usa sul piano economico e del lavoro come non succedeva da anni. Il consenso a Trump cresceva e la sua conferma alla Casa Bianca era nell’aria un anno fa. Poi arrivò il Covid e da un verso la campagna mondiale contro di lui, dall’altro le spavalderie di Trump lo portarono a perdere consensi e generare insicurezza.
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Magaldi: basta fiabe su Trump, da Leonardo a Q-Anon
Leonardo non è direttamente in grado di operare in termini fraudolenti negli Usa, così come altri invece potrebbero aver fatto. E’ un mito, questa storia in base a cui Renzi, Leonardo e altri avrebbero partecipato ai brogli in danno di Trump. Ogni mito nasconde un elemento di verità, che qui però è alla luce del sole: a suo tempo, Renzi si è legato al carrozzone di Obama e dell’ambiente “dem”. Renzi non ha più il potere di un tempo ma è rimasto un player della politica italiana: la sua azione è stata all’origine della formazione del governo Conte-bis. Oggi mette in difficoltà Conte, prova a rimodulare la maggioranza e cerca di ritagliarsi uno spazio anche in ambito internazionale: la sua più grande ambizione sarebbe quella di arrivare a fare il segretario generale della Nato, e quindi coltiva i suoi rapporti statunitensi. Ma di qui a fare questa piroetta abbastanza surreale, per cui sarebbe stato Renzi il grande burattinaio che avrebbe operato attraverso Leonardo, ce ne corre. Se non ci piace Renzi, non per questo dobbiamo pensare che improvvisamente diventi un genio del male che architetta con Leonardo una congiura nei confronti di Trump: sta’ a vedere che i nemici di Trump avevano bisogno di Renzi e di Leonardo, per fargli le scarpe.Agli italiani che si dicono solleciti nella difesa dell’interesse nazionale, ricordo che Leonardo (ex Finmeccanica) insieme ad Eni e Enel è l’unico strumento con cui ancora il sistema-Italia fa un briciolo di politica estera. La Farnesina è un luogo di perdigiorno: ormai da anni non c’è più un ministro degli esteri all’altezza, con un minimo di visione del ruolo dell’Italia. Escludo l’ipotesi che Leonardo abbia avuto parte in un’azione contro Trump: Leonardo peraltro è stata sottoposta a “balletti” in Borsa e ad azioni ostili da diversi ambienti. E sarebbe più serio parlare proprio di questo: da sempre esistono cordatesovranazionali ostili all’opera di Leonardo, ex Finmeccanica. Ogni volta che si tira in ballo in modo improprio Leonardo, si fa un danno al sistema-paese. Insomma, è il momento di parlare in modo serio. Avendo già messo a nudo il back-office del potere nel saggio “Massoni”, vorrei distinguere nettamente la mia narrazione, forte come un pugno nello stomaco ma rigorosa, basata su fonti ben selezionate, da quella di chi invece parla a vanvera. Il mio libro è severo: tanto verso l’affabulazione mainstream quanto verso il cospirazionismo dei complottisti, che inventano una cazzata al giorno.Voglio sottolineare quanto male ha fatto, allo stesso Trump e all’intera polemica politica negli Stati Uniti, tutta la messinscena di Q-Anon: una stronzata sesquipedale, che è diventata oggetto di dibattiti e persino fonte della morte di qualcuno, di recente, e dell’elezione di qualche citrullo nel nuovo Congresso americano. Da Q-Anon, così come da tutta una filiera priva di etichette troppo precise, Trump è stato raccontato come un capo-popolo che improvvisamente irrompeva sulla scena, impegnato contro il Deep State e una cupola mondiale di pedo-satanisti, con tutta una previsione di arresti imminenti. Previsioni sempre regolarmente smentite, ma nonostante ciò questa narrativa è continuata. L’ha creata Trump, questa cosa? Direi proprio di no. Trump si è trovato questa polpetta avvelenata e l’ha accarezzata, ritenendo di poter proseguire nella mitopoiesi su cui nasce la sua candidatura vincente del 2016. Vorrei ricordare che Steve Bannon, di professione, faceva lo sceneggiatore: e ha creato una sapiente sceneggiatura politica, per Trump, che però poi ha vinto sulle cose, sulla sostanza. E’ riuscito a captare il voto di importanti segmenti produttivi, di operai, di aziende che rischiavano di andare a ramengo, qualora avesse sposato con troppa facilità la visione “green” dei democratici, di Hillary Clinton e di tante anime belle.E’ giusto farla, la svolta “green”, se però tu garantisci l’adeguato ristoro, a quei settori produttivi che finirebbero a gambe all’aria. Devi dire: ti accompagno alla pensione, se ho deciso di mettere fuori uso l’estrazione del carbone. Devo avere un piano pubblico, importante, di tutela e riassorbimento della forza lavoro. Ecco: è in quell’elettorato, che Trump ha fatto breccia, e in generale in una classe media americana che è stata macellata, negli Usa come nel resto dell’Occidente, dalla competizione taroccata da parte del sistema-Cina. E’ lì che Trump ha vinto. Steve Bannon ha condito questa cosa con una serie di ingredienti anche poco utili, secondo me. Comunque sia, in capo a pochi mesi Trump ha licenziato Bannon. Ma poi si è lasciato irretire dalla narrazione di Q-Anon, nonché dai latrati reazionari e tradizionalisti dell’arcivescovo Carlo Maria Viganò. Ora, si può e si deve criticare un Bergoglio che ha preso una brutta china, non all’altezza delle promesse: ma la fumosità e l’inconcludenza del riformatore Bergoglio, per di più disposto a fare inaudite concessioni alla dittatura cinese, non è che ci deve gettare tra le braccia del tradizionalismo reazionario, antimoderno e antimassonico, clericale e antisecolare di Viganò.Eppure, anche lì, Trump ha ringraziato Viganò, non capendo che anche quella polpetta avvelenata gli avrebbe alienato moltissimi voti cattolici, negli Stati Uniti. Trump queste cose non le ha create: se l’è trovate, e ha creduto di poterle utilizzare. Ha fatto male, perché la chiave vincente di Trump stava nel riuscire a convincere un elettorato progressista, stanco delle finzioni dei democratici, di un’assenza di sostanza all’altezza della grande tradizione del partito democratico, che non è più quello di Roosevelt e dei Kennedy. E invece di cercare di accattivarsi quell’elettorato, Trump si è radicalizzato in una narrativa che è quella dei fuori di testa, degli “sciamani con le corna” ossessionati dai pedo-satanisti, che forse avrebbero bisogno di uno psichiatra (un medico che magari gli spiegherebbe che il pedo-satanista forse vive dentro di loro, sia pure a loro insaputa). E insomma: Trump si è lasciato fotografare, in qualche modo, in un ritratto di famiglia, accanto a personaggi che avrebbbe dovuto tenere ben lontani da sé. Da ultimo, il 6 gennaio, ha lasciato che le cose accadessero: quasi è stato a vedere cosa potesse succedere.E’ chiaro che quello che è accaduto a Capitol Hill, a un certo punto, potrebbe persino esser stato pilotato dai nemici di Trump per poter finalmente cogliere sul fatto questi facinorosi e dire: ecco finalmente il vero volto del puzzone Trump, estraneo al sistema democratico. Cosa che Trump non è stato: ha operato molto bene in politica estera e sul piano economico, e senza la pandemia dolosa avrebbe stravinto le elezioni. Inoltre, Trump non ha attivato quella opzione – che sarebbe stata spericolata, ma ancora costituzionale – dell’imposizione della legge marziale, nel caso di brogli, ove vi fosse stato un intervento di potenze straniere. In quel caso, in termini di Costituzione americana, avrebbe proabilmente potuto fare qualcosa di incisivo, in questa vicenda. Invece ha lasciato che montasse un clima velleitario (perché i golpe si fanno o non si fanno), e invece avrebbe dovuto operare – dentro i dettami della Costituzione – in modo incisivo e serio. Non l’ha fatto, e anche in questa tragicomica vicenda dell’assalto al Congresso ha offerto il fianco alla demonizzazione: non solo quella preventiva, che c’è sempre stata, ma anche a quella postuma, che però adesso si fonda su immagini trasmesse in mondovisione.Trump ha peccato di indecisione, di scarsa lucidità e di scarsa lungimiranza. Non so se avrà un’altra occasione. Certamente, se dovesse averla, farà bene a riconsiderare la sua proposta politica, magari attestandosi su quella che è la sua vera identità: Trump non è né un suprematista bianco, né un razzista, né un reazionario. E’ un magnate newyorkese, un bon vivant che ha frequentato ambienti progressisti ed è stato anche nel partito democratico americano. Ha poco da guadagnare, dalla china che ha preso la sua figura nell’immaginario collettivo. I nemici che ha sempre avuto, nel partito repubblicano, adesso sono particolarmente virulenti e cercheranno di nuocergli il più possibile: i più grandi nemici di Trump non sono tra i democratici, ma tra i repubblicani. E in questa storia, ripeto, Renzi e Leonardo c’entrano davvero molto poco. Vorrei che tutti coltivassero il dubbio e il senso critico. Nelle elezioni americane, i brogli sono una cosa quasi consustanziale. Quanti brogli, chi li abbia fatti e come: se questo deve essere uno strumento di contestazione del risultato elettorale, i brogli vanno provati.La stessa Corte Suprema aveva una maggioranza schiacciante di persone vicine a Trump: eppure ha respinto il ricorso principe che è stato avanzato. Questo non vi dice nulla? Io avrei gradito che Trump fosse rieletto, al netto di tutti gli errori coi quali lui stesso è caduto nelle mille trappole che gli sono state tese. Ma cerchiamo di essere razionali, guardiamo innanzitutto ai fatti: uno di questi è l’emergenza sanitaria. Proprio la pandemia ha creato, nell’opinione pubblica americana, una migrazione di consensi: un presidente che sarebbe stato rieletto facilmente è invece crollato, in molti casi, nei consensi. Non ha saputo gestire bene nemmeno la protesta dei Black Lives Matter: indubbiamente strumentalizzata dai nemici di Trump, ma lui c’è caduto con tutte le scarpe. Cerchiamo di essere seri: sforziamoci di pensare, di utilizzare più fonti e di metterle in confronto tra loro. Scegliamo la “gnosi”, cioè la conoscenza, e non la “pistis” fideistica. In troppi parlano senza sapere quello che dicono: ma per ammaestrare gli altri serve la formazione di una competenza, di un’esperienza. Un invito che rivolgo a tutti: meno parole, per favore, e più fatti.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate nella diretta web-streaming “Gioele Magaldi Racconta”, condotta su YouTube l’11 gennaio 2021 da Fabio Frabetti di “Border Nights”).Leonardo non è direttamente in grado di operare in termini fraudolenti negli Usa, così come altri invece potrebbero aver fatto. E’ un mito, questa storia in base a cui Renzi, Leonardo e altri avrebbero partecipato ai brogli in danno di Trump. Ogni mito nasconde un elemento di verità, che qui però è alla luce del sole: a suo tempo, Renzi si è legato al carrozzone di Obama e dell’ambiente “dem”. Renzi non ha più il potere di un tempo ma è rimasto un player della politica italiana: la sua azione è stata all’origine della formazione del governo Conte-bis. Oggi mette in difficoltà Conte, prova a rimodulare la maggioranza e cerca di ritagliarsi uno spazio anche in ambito internazionale: la sua più grande ambizione sarebbe quella di arrivare a fare il segretario generale della Nato, e quindi coltiva i suoi rapporti statunitensi. Ma di qui a fare questa piroetta abbastanza surreale, per cui sarebbe stato Renzi il grande burattinaio che avrebbe operato attraverso Leonardo, ce ne corre. Se non ci piace Renzi, non per questo dobbiamo pensare che improvvisamente diventi un genio del male che architetta con Leonardo una congiura nei confronti di Trump: sta’ a vedere che i nemici di Trump avevano bisogno di Renzi e di Leonardo, per fargli le scarpe.
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Trump “usato e gettato” per rottamare speranze: le nostre
Negli anni prima di Trump, la successone di presidenti orribili (i Bush, Clinton, Obama) aveva stancato il popolo americano. Non ne poteva più del loro interventismo globalista, che sacrificava gli stessi interessi degli Stati Uniti, favorendo la Fed e il militarismo. E allora che cosa si fa, in questi casi? Si prende un personaggio “nuovo”, che possa sembrare antipolitico (come il nostro Berlusconi). Ad agire è sempre lo stesso Deep State, che dice: devo poter tornare ad avere i miei “mercenari”, quei soggetti che hanno governato finora. Sono famiglie, gruppi, massonerie, personaggi dipendenti da certi ordini religiosi: preparati per lunghi anni, bravissimi a fare le politiche mondialiste di schiavizzazione, di alterazione della cultura, di elettromagnetizzazione del mondo. Solo che la gente, a un certo punto, non si fida più. E allora il potere dice: facciamo finta che ne venga fuori uno “nuovo”. Deve avere però una caratteristica: dev’essere ridicolizzabile, strano, pieno di vizi. Dev’essere criticabile: perché, dal giorno in cui andrà al potere, dovrà essere criticato. Si dovrà poter dire: è vero che ha sposato tanti temi buoni, o quantomeno popolari e contrari a tutte le malafette del potere, ma noi intanto cominciamo a “sporcarlo”. Vuoi vedere che, “sporcando” lui, prima o poi riusciamo a sporcare anche quei temi che la gente ha sposato?Vuoi vedere che, così facendo – ragiona il potere – un po’ alla volta la gente tornerà ai nostri temi? Ma intanto, dicono, mandiamolo avanti: perché la gente sta uscendo dall’ovile, e nell’ovile la dobbiamo riportare. Allora cosa serve? Un incantatore: ed ecco Trump. Così come Grillo ha avuto il ruolo di incantatore, da noi. I temi dei 5 Stelle, peraltro, erano migliori di quelli di Trump: meravigliosi, libertari. Trasparenza, scoperchiamo i palazzi, no ai vaccini, niente Tav né Tap. Come è andata a finire, lo si è visto. Ma la manovra è riuscita: mandi avanti il comico, rompi i problemi, crei un seguito di persone e poi tradisci la causa. Nel 2016, in America l’operazione parte nello stesso modo. Trump fa mosse populiste: sugli immigrati, sulla speculazione creata attorno al problema climatico. Si rende conto della minaccia cinese e della vera minaccia atomica iraniana, e le combatte. Ma tutto viene sempre ridicolizzato, dai grandi media: quello è uno col ciuffo biondo, è strano, si appoggia alla destra estremista. Come fa, a essere credibile? E poi: chissà come ha fatto i soldi, probabilmente è stato aiutato da Putin, eccetera. Tutti elementi potenzialmente veri: lui infatti è stato scelto proprio perché ricattabile. Così come, a suo tempo, Berlusconi.Al che, fin dal primo giorno, si passa a erodere incessantemente il suo consenso. Probabilmente il consenso c’è ancora, e le elezioni sono state truccate: poco o tanto, le elezioni sono sempre truccate. Ma c’è un problema: Trump resiste. Lo fa perché ha capito, o perché non ha ancora capito? Io temo che non abbia capito, perché non è un’aquila. Ma resiste: fa cose che piacciono alla gente, ma non al potere. Se la prende con la Fed, controllata in fondo dai Rothschild e dai loro alleati della finanza internazionale. Se la prende con la Cina, che – per i poteri oscuri – è destinata ad essere il nuovo strumento imperialista mondiale. Se la prende con gli eccessi della propaganda mondialista (Greta Thunberg) sul ruolo umano nel riscaldamento climatico. Trump non vuole l’immigrazione incontrollata, e la gente lo approva: ma anche qui il presidente esagera – nelle forme, nello stile – e così viene attaccato. Però rimane fedele a queste idee: vuole rimettere in piedi l’America, a partire dall’industria nazionale.Ma un po’ alla volta gli scandali, il ridicolo, determinano un’erosione che lo indebolisce, producendo un risultato sul quale poi, alle elezioni, non è difficile intervenire. Conteggi strani, schede fantasma: nulla è impossibile, per il Deep State. Tutto poi viene “sistemato” dalla magistratura, che è uno dei principali strumenti di controllo di cui il Deep State dispone. Le magistrature occidentali, in genere, fanno giustizia solo se la giustizia colpisce l’avversario della corrente dominante. E siamo ai giorni nostri: Trump, pensano, bisogna portarlo in una trappola. Una trappola che lo “sporchi” totalmente: così, “sporcando” lui, “sporchermo” anche tutti i temi (persino quelli “buoni”) che sono contro i mondialisti, i democratici, i gesuito-massonici. Come dire: non ce l’abbiamo con Trump, ce l’abbiamo con quei temi dei quali l’opinione pubblica si stava innamorando. Quelli, vogliamo abbattere, se vogliamo riportare la gente ad apprezzare le politiche degli avversari di Trump (perché sono più tranquilli, più buoni, in apparenza più puliti): non faranno neppure caso, al ritorno delle vecchie politiche. Non piaceranno, ma penseranno: Trump era peggio.Per fare questo, occorre montare un’ultima pantomima, forte ed efficace. E allora si sfrutta la campagna elettorale: Trump si rivolge sempre più alle frange estremiste (Q-Anon, Proud Boys), cioè la destra eversiva e ridicola, capace di spaventare un po’ anche l’opinione pubblica repubblicana. Si evidenzia un aspetto estremista, quasi nazista, e le facce dure di quel poveraccio di Trump aiutano, a dipingerlo come un Hitler col ciuffo biondo: un pericolo, per la democrazia. Ma quale pericolo, se quand’era alla Casa Bianca il Deep State gli impediva di fare quasi tutto, costringendolo a cambiare continuamente consiglieri e ministri? Nessuno, in fondo, faceva quello che diceva lui: erano tutti più fedeli al Deep State tradizionale, che non al presidente. Quindi: gli si lascia gonfiare le manifestazioni affollate da questi quattro gatti ridicoli, presentati come pericolossimi, e poi – dopo che tutti i giudici hanno fatto fallire i tentativi di Trump di ribaltare legalmente il risultato delle elezioni – arriva il giorno clou, quello della certificazione parlamentare, dopo la quale non si potrà fare più nulla. Trump che fa? Annuncia una grande manifestazione: invita i suoi a scendere in piazza e a marciare verso il Campidoglio, per protestare. E qui scatta il piano.I manifestanti vengono fatti avanzare in modo indisturbato, e qualcuno li guida. Succede sempre: in Italia, succedeva quando c’era la strategia della tensione. I servizi segreti (italiani, inglesi, israeliani, americani) infiltravano tutti i movimenti eversivi, per poterli usare: io faccio il morto, metto le bombe, rapisco, così la gente si spaventa e mi diventa più facile governarla, mandare i governi in certe direzioni, prendere delle misure, rendere le persone meno libere. I servizi segreti non fanno altro: durante il caso Moro, il capo delle Brigate Rosse era un ex fascista infiltrato dei servizi, e nella direzione strategica delle Br uno dipendeva dal Mossad, uno dalla Cia, uno dai servizi inglesi, e così via. Non ce lo dicono mai, ma funziona così: e per un servizio segreto, infiltrare movimenti fatti da ragazzi sprovveduti e fanatizzati è facilissimo. Ed è facilissimo scalare i gradini del gruppo, fino a comandare: è molto semplice. Perché non dovrebbero farlo? E infatti lo fanno sempre. Quindi lo capite, ora, chi c’era alla testa di quei gruppi di invasati che il 6 gennaio si stavano avviando verso Capitol Hill? Persone che dipendevano da quegli stessi soggetti che avevano deciso di montare la pantomima.Funziona: la polizia lascia fare, la Guardia Nazionale non arriva, e così si sfondano le finestre. Un assalto ridicolo, che ha smesso di essere ridicolo quando qualcuno ha creato i morti, rendendolo drammatico (altrimenti sarebbe rimasto una pagliacciata). La fine della democrazia? L’attacco alle istituzioni? Ma no: sono entrati quattro gatti, hanno detto qualche stupidaggine e poi se ne sono usciti in buon ordine, dopo qualche scontro. La gravità del fenomeno è venuta da chi ha sparato ad altezza uomo, mirando. Immagino Trump, che pensava a un ultimo atto dimostrativo, veemente ma pacifico, per restare almeno leader dell’opposizione. Immagino la faccia di Trump, quando ha visto che la polizia ha lasciato avanzare i manifestanti, consentendo loro addirittura di entrare nel Parlamento. Se è una persona veramente intelligente l’avrà capito: ecco, mi stranno fregando. Da quel momento in poi, i suoi consiglieri non riescono più a raggiungerlo. Lui a quel punto non si fida più di nessuno, e non sa che pesci pigliare. Quindi, passa del tempo. Per questo, riappare in televisione solo dopo che Biden l’ha spinto a intervenire. Alla fine, Trump si decide a chiamare la Guardia Nazionale. Ma è chiaramente la risposta di uno che ha perso.Un minuto dopo, si scatenano tutti: capi di Stato, giornalisti, professoroni. La più grave offesa mai fatta, alla democrazia americana. Certo: era esattamente previsto che si dovesse montare una cosa che dovesse sembrare “la più grave offesa alla democrazia americana”. Per renderla credibile andava resa più drammatica: per questo poi fanno, scientemente, quei poveri morti. E naturalmente, è tutta colpa di Trump: anche le destre, a livello mondiale, ormai ne prendono le distanze. E’ troppo grossa: un assalto al Parlamento, organizzato da Trump? No: Trump aveva promosso una marcia di protesta che arrivasse fin davanti al Parlamento, non dentro. Il troppo facile ingresso non pensiamo che l’abbia organizzato lui. Tutti a gridare al colpo di Stato: un golpe fatto in quel modo? Siamo seri. Non si può fare un colpo di Stato con quei quattro disgraziati, guidati dallo “sciamano con le corna”. Per fare un golpe serve più della metà dei servizi segreti, serve la maggior parte delle forze armate, gli stati maggiori. Servono pezzi di Fbi, di Cia, di Nsa. Dalla tua parte devono esserci la finanza e i veri poteri. Eppure, questa balla – il tentato golpe – viene riferita da tutti i media, quelli che ci ammorbano ogni giorno con la loro versione del virus.Non è Trump che ha cercato di fare un colpo di Stato, sono i poteri oscuri ad aver messo a segno un colpo: non solo ai danni di Trump, ma di una vasta fetta dell’opinione pubblica, che ormai sta rientrando nell’ovile. E il colpo, principalmente, è stato dato a tutti quei temi (quegli ideali, quegli interessi) che andavano contro il mondalismo, contro i “papati scientifici”, contro l’Oms, contro un’Onu depravata, contro un’Ue guidata da un gruppo osceno, contro una Cina neo-imperialista. Tutto depotenziato: già durante la presidenza Trump, e ora con questa pantomima finale. Ora si torna all’antico, alla tradizione che gli americani cominciavano a odiare: quella dei Bush, dei Clinton, degli Obama. Tutti finti buoni, come i finti buoni europei. Come Joe Biden, “il nonno d’America”. Guardate quei filmati, in cui riceve le famiglie: voi affidereste un bambino a Biden? Glielo fareste avvicinare? Il “nonno d’America” è suadente, ma solo nelle forme: quando aveva a fare con l’Iraq era un assatanato guerrafondaio, uno dei più feroci. Adesso fa la faccia del buono: così hanno sempre fatto, questi democratici americani. Apparenza vellutata, per mascherate azioni orribili.Non è che l’altra piramide di potere sia migliore, quella repubblicana e conservatrice: è solo meno brava, a fare il male. E’ più confusionaria: e quindi, in questa fase, meno pericolosa. E’ il classico gioco delle piramidi oscure, del divide et impera, del potere. Un gioco che, con le sue pantomime e le sue sceneggiate puntualmente riprese dai media, tende a ipnotizzarci. E’ un gioco che ci vuole distrarre, quando in realtà ci vogliono togliere la libertà, quando ci vogliono iper-vaccinare e iper-tassare, così come quando vogliono cambiare i programmi scolastici, devastare l’ambiente, elettromagnetizzare il mondo. Ci distrae, il gioco delle piramidi di potere, quando vogliono renderci degli automi sensoriali. Questo vogliono fare, ma noi resistiamo: per questo sono costretti a inventarsene sempre di nuove. L’umanità, infatti, è in risveglio: un po’ alla volta, cresce l’impulso a volere il bene dell’ambiente, delle persone intorno a noi. Non vogliamo limitazioni alla libertà, vogliamo ideali buoni: una pedagogia sana, una medicina buona che non danneggi la salute.Loro cercano di distrarci, per sottometterci alle loro politiche anti-umane. Noi che facciamo? Non certo i colpi i Stato in America o a Palazzo Chigi, e nemmeno in Vaticano, o in Germania. Però una cosa la possiamo fare, quella che a loro dà più fastidio: continuare a essere liberi interiormente. Criticarli, guardarli. Denunciare in tutti modi, senza malanimo, quello che fanno: denunciarlo come cosa, semplicemente, da non fare. Indignarsi, restando però sereni, per poter fare la cosa che a questi poteri dà più fastidio: fare il bene, intorno a noi. Per non cadere nelle loro trappole, coltivare ideali, amare il prossimo. Il nostro compito è orizzontale, intorno a noi: aumentiamo la nostra capacità di fare il bene, e vinceremo questa battaglia contro i poteri, il cui unico intento è ipnotizzarci, per poterci catturare. Restiamo liberi di fare il bene: l’importante è non dare alcuna credibilità, alle voci mediatiche del potere, sapendo che stanno cercando di fregarci. Riuniamoci in gruppi, per fare il bene. Da questi gruppi, un giorno, nascerà una nuova società. Una nuova politica, una nuova collettività: migliore, e più sana.(Fausto Carotenuto, estratto dal video-intervento “Colpo di Stato fallito o manovra del Deep State riuscita?”, pubblicata su “Coscienze in Rete” il 7 gennaio 2021. Carotenuto è stato, per lunghi anni, analista strategico dell’intelligence Nato).Negli anni prima di Trump, la successone di presidenti orribili (i Bush, Clinton, Obama) aveva stancato il popolo americano. Non ne poteva più del loro interventismo globalista, che sacrificava gli stessi interessi degli Stati Uniti, favorendo la Fed e il militarismo. E allora che cosa si fa, in questi casi? Si prende un personaggio “nuovo”, che possa sembrare antipolitico (come il nostro Berlusconi). Ad agire è sempre lo stesso Deep State, che dice: devo poter tornare ad avere i miei “mercenari”, quei soggetti che hanno governato finora. Sono famiglie, gruppi, massonerie, personaggi dipendenti da certi ordini religiosi: preparati per lunghi anni, bravissimi a fare le politiche mondialiste di schiavizzazione, di alterazione della cultura, di elettromagnetizzazione del mondo. Solo che la gente, a un certo punto, non si fida più. E allora il potere dice: facciamo finta che ne venga fuori uno “nuovo”. Deve avere però una caratteristica: dev’essere ridicolizzabile, strano, pieno di vizi. Dev’essere criticabile: perché, dal giorno in cui andrà al potere, dovrà essere criticato. Si dovrà poter dire: è vero che ha sposato tanti temi buoni, o quantomeno popolari e contrari a tutte le malafette del potere, ma noi intanto cominciamo a “sporcarlo”. Vuoi vedere che, “sporcando” lui, prima o poi riusciamo a sporcare anche quei temi che la gente ha sposato?