Archivio del Tag ‘mondo’
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Appello al Piemonte: non chiudete lo sportello del Bio
Si fa presto a dire “biologico”. Filiere corte, chilometri zero. Prodotti locali d’eccellenza, che – per fortuna – inondano le campagne italiane e le mille fiere enogastronomiche promosse e sostenute dagli enti pubblici. Peccato che poi ci si dimentichi che quegli stessi prodotti nascono dal duro lavoro quotidiano di contadini spesso isolati ma sempre più consapevoli del loro ruolo ecologico. Agricoltori-custodi, li chiamano, e ormai sono un network in crescita. Anche grazie all’impegno di centri di eccellenza italiana come il Crab, lo sportello piemontese dell’agricoltura biologica che ora – nell’indifferenza generale – rischia addirittura di chiudere, per mancanza di fondi. Spending review, tagli orizzontali: eppure il Crab fa girare mezzo milione di euro all’anno (economia pulita) e costa solo 280.000 euro. Ma attenzione: i due terzi della spesa sono già ampiamente coperti da progetti speciali, a termine
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Giulietto Chiesa: come difendersi dal declino che ci aspetta
A sinistra l’ideologia della crescita, con tutti i suoi corollari, è entrata come il burro, trasmigrando dalla crescita socialista dei piani quinquennali alla crescita infinita del capitalismo totale. Non vedono la necessità di fare i conti con i “limiti allo sviluppo”. Cambiare i consumi, senza ridurli, diventerà presto praticamente impossibile. O si dimostra che questa affermazione è errata, oppure si deve affrontare la questione della decrescita. Non è soltanto una economia in crescita geometrica ad essere insostenibile, comunque la si voglia presentare. Anche un’economia stazionaria, a crescita zero, è comunque insostenibile alla lunga. Anch’essa porta, sebbene più lentamente, al confine con i limiti. Puntare a un’economia stazionaria equivale a condannare a morte il capitalismo come lo conosciamo oggi. Infatti non c’è capitalismo che non cresce e un capitalismo a crescita zero è una contraddizione in termini. Eppure nemmeno essa sarà sufficiente a evitare una catastrofe strategica.
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Petrolio alle stelle: ormai la crescita è bloccata per sempre
Jeff Rubin, celeberrimo economista canadese esperto di cose energetiche, ha qualche giorno fa pubblicato un inquietante articolo su “Bloomberg”, dal titolo “Come l’alto prezzo del petrolio bloccherà permanentemente la crescita economica”. Brutta notizia, ma non così sorprendente per noi che seguiamo il problema delle risorse. Dice Rubin: gli Usa non sono il solo Paese a soffrire. Dall’Europa al Giappone, i governi combattono per far ripartire la crescita. Ma i rimedi usati fanno più danno che altro, perché basati sulla credenza che la crescita possa ritornare alla sua precedente forza. I banchieri centrali e i politici non riescono a comprendere l’impatto soffocante del barile a 100 dollari.
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Benvenuti nella decrescita senza diritti: si chiama povertà
C’è una genia che prospera su tutto lo spettro politico, italiano e mondiale: i lungoperiodisti. L’atteggiamento di chi posa a pensatore del futuro, disdegnando le misure raffazzonate o gli interventi di breve periodo. I lungoperiodisti di destra aborriscono l’inflazione e vogliono una crescita finanziariamente sana; quelli di sinistra sono preoccupati per gli sconvolgimenti causati dalla crescita incontrollata passata. I secondi hanno ragioni migliori dei primi, ma entrambi paiono ignorare che siamo in un periodo di crisi economica che sta già creando recessione e miseria, come sanno bene gli ammalati gravi greci che non possono più curarsi. I primi però non lo ignorano affatto, anzi. Hanno deciso che la crisi economica è un’occasione d’oro per una terapia di immiserimento di ampi strati di popolazione come la cura migliore. Per questo sono acerrimi nemici di Keynes.
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Bluff Marchionne, quanta gente da rottamare insieme a lui
Improvvisamente l’amministratore delegato della Fiat diventa una persona imbarazzante per tutto il palazzo che l’ha così a lungo esaltato. Il ministro Fornero implora telefonate per capire, tutti vogliono chiarezza. Due anni fa Marchionne avviava a Pomigliano la fase finale della distruzione del sistema contrattuale e dei diritti del lavoro, da quello alle pause, a quello allo sciopero e alle stesse libertà sindacali. Lo scopo era presentato come il rilancio della Fiat come grande multinazionale, che non poteva più tollerare i lacci e lacciuoli delle leggi e dei contratti italiani. Eugenio Scalfari dedicò diversi suoi interventi a spiegare che il mondo era cambiato e che, come diceva il capo Fiat senza tema di sembrare un poco immodesto, Pomigliano segnava una nuova epoca, si entrava nel dopo Cristo della globalizzazione.
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No Tav, eresia e orgoglio di una valle in fondo al vento
Vorrei riuscire a scrivere di questo romanzo senza dilungarmi sulla questione del Tav. Del treno ad alta velocità (o capacità) s’è parlato e scritto e la mia posizione contro questo progetto è chiara. D’altronde le ragioni di chi è contro sono esorbitanti rispetto a quelle di chi vuole imporcelo. Un romanzo dovrebbe innanzitutto attenersi a dei parametri letterari, perché se in esso si prende una posizione troppo precisa, a favore o contro un argomento, allora siamo di fronte a un’opera militante che col romanzo (genere letterario che si diffonde con l’avvento del relativismo) ha poco a che vedere. È palese che all’amico Giorgio Cattaneo il Tav non piace, come non piace a me e alle persone che considerano la Valle di Susa qualcosa in più di una zona di passaggio; tuttavia, se il suo romanzo si limitasse ad esprimere un dissenso, tale dissenso potrebbe esprimersi in un ennesimo saggio sull’argomento, o in uno degli innumerevoli instant-book che occupano gli scaffali delle librerie.
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Nuovo ordine europeo, Lannutti: fermiamo questi banditi
Con il cosiddetto Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes), si crea una sorta di mostro giuridico, un mostro di “LochMes” come l’ho ribattezzato, in cui tecnocrati, oligarchi, cleptocrati possono agire senza rispondere ad alcuno del proprio operato. L’Italia, in 5 anni, dovrà versare a questo meccanismo 125,4 miliardi di euro (25 miliardi l’anno), mediante emissione di nuovo debito pubblico. E poi questi signori, che godono di ampie immunità, non pagheranno le tasse, faranno tutto quello che vogliono, decideranno se e a quali condizioni, e anche a quali tassi di interesse, prestare i soldi. Ciò significa che il popolo, cioè noi, abbiamo perso la sovranità popolare, che adesso appartiene agli oligarchi, ai tecnocrati i quali, nel caso in cui ci dovessero servire i soldi, potranno dire: vi posso dare i prestiti a questi tassi di interesse e però, in cambio, voi dovete tagliare ancora di più le pensioni, dovete finire di azzerare i diritti che sono frutto di conquiste, di sudore e sangue dei lavoratori e di dure battaglie sociali. Questo è il mostro di “LochMes”.
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Decrescita o disastro, chi parla di crescita è un suicida
«Cercare di uscire dalla crisi stimolando la crescita è come cercare di rianimare un moribondo a bastonate, perché la crescita non è la soluzione ma la causa della crisi». Servono robusti anticorpi per difendersi dall’ideologia della crescita infinita del Pil. Un virus letale: «E’ l’illusione nefasta che il denaro sia la misura di tutte le cose». L’alternativa? «Non è fra crescita e decrescita, ma fra decrescita e disastro». Luca Salvi, esponente della finanza etica italiana, concorda con Maurizio Pallante, fondatore del Movimento per la Decrescita Felice: «Siamo immersi nella crisi fino al collo e le misure che ci vengono imposte per cercare di uscirne (tagli, tasse e sacrifici) non fanno che aggravarla. Infatti il sistema economico-finanziario fondato sulla crescita, schiacciato dai debiti pubblici, è entrato definitivamente in crisi e non si intravede via d’uscita».
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Giulietto Chiesa: votare per Obama, un killer al dettaglio
Sento spesso parlare bene, tra i benpensanti di centro-sinistra (una delle categorie più orripilanti e reazionarie tra quelle che affollano i tempi moderni), di Barack Obama. E anch’io, per essere franco, quando rifletto sull’eventualità di una vittoria di uno qualsiasi dei repubblicani in lizza nelle prossime elezioni presidenziali americane, mi sento male. Ragion per cui, a volte, mi chiedo se non sia il caso, sottovoce, di parlare bene anch’io del primo presidente nero d’America, quello che ha preso il premio Nobel per la pace sulla base, veramente senza precedenti storici, dell’ipotesi che – essendo nero – non avrebbe fatto la guerra. Forse l’avevano scambiato per Martin Luther King Jr., e comunque si sono sbagliati di grosso, perché il nostro “abbronzato”, come direbbe lo psiconano, la guerra l’ha fatta, eccome!, ha continuato quelle del predecessore che parlava con Dio, come Mc Kinley, ne ha fatto una propria e si appresta a farne un’altra.
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Fred Vargas: svelare tutto il marcio che c’è in Europa
Non penso che le storie poliziesche possano cambiare la realtà sociale. Da storica so che non sono gli scrittori a ottenere le vittorie decisive nell’ambito delle questioni sociali e politiche. Émile Zola ci è riuscito con “J’accuse”, ma non si trattava di un romanzo. Il romanzo ha altri scopi, che sono altrettanto importanti e profondi, ma sono diversi dalla politica. Mio padre era un ottimo scrittore, ma pensava che i polizieschi fossero colossali sciocchezze. Quando aveva 17 anni si era ripromesso di diventare un nuovo Rimbaud o di lasciar perdere. È una cosa un po’ triste. Coltivavo l’ambizioso proposito di ottenere una lingua musicale, ma feci l’ errore di pensare che la trama non fosse importante. Ora spero che i miei libri contengano una storia ben fatta, ma credo ancora che anche la storia più bella non valga nulla se la scrittura non è musicale.
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Riciclare pannolini: in Italia il primo impianto al mondo
Usa e getta? No, grazie. Vale anche per i pannolini, che poi finiscono in discarica o all’inceneritore. Montagne di pannicelli: quasi un millione di tonnellate l’anno, con un impatto devastante sull’ambiente. L’ideale sarebbe utilizzare i prodotti lavabili, ma pare che non si riesca a fare a meno dei pratici pannoloni monouso. La soluzione? Made in Italy: a Vedelago, in provincia di Treviso, un’azienda pioniera ha inaugurato una proposta destinata a fare scuola, a livello planetario: il primo impianto al mondo per il riciclo al 100% dei pannolini sporchi, ma anche pannoloni per anziani e assorbenti femminili. Tre anni di ricerche e test sul campo, 5 milioni di investimenti. E una partnership strategica: con la Fater, produttrice italiana di prodotti usa e getta. Risultato: il Centro Riciclo Vedelago ritirerà pannolini sporchi e restituirà materiali pronti all’uso, come plastica e cellulosa. Economia verde, a impatto zero.
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Desmond Tutu: perché rifiuto di parlare con Tony Blair
L’immoralità della decisione di Stati Uniti e Gran Bretagna di invadere l’Iraq nel 2003, fondata sulla menzogna che l’Iraq possedesse armi di distruzione di massa, ha destabilizzato e polarizzato il mondo in misura maggiore rispetto a qualsiasi altro conflitto nella storia. Anziché riconoscere che il mondo in cui vivevamo – con sempre più raffinate forme di comunicazione, trasporti e sistemi d’arma – necessitava di una leadership sofisticata che tenesse insieme la famiglia globale, i leader che allora guidavano gli Stati Uniti e il Regno Unito costruirono falsi pretesti per comportarsi come bulli al parco giochi e trascinarci più lontano. Ci hanno spinti sin sull’orlo del precipizio in cui ci troviamo ora, con lo spettro di Siria e Iran davanti a noi. Se i leader possono mentire, allora chi mai dovrebbe dire la verità?