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La Germania: niente soldi all’Italia. Capito, Pd e 5 Stelle?
Gli “europeisti” italiani, da Gentiloni e Sassoli, passando per Zingaretti e Bersani, lo stesso Conte il suo ministro Gualtieri, prendano nota: la Germania boccia il diritto della Bce di assistere i paesi travolti dal Covid. Lo conferma la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale di Karlsruhe il 5 maggio ha condannato il governo e il Parlamento tedesco, imponendo alla Bundesbank di partecipare ai programmi della Bce solo a patto che il “quantitative easing” favorisca la Germania. «Cari italiani, non vi lasceremo soli», annunciò oltre un mese fa – parlando in italiano – la presidente tedesca della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, votata dal Pd ed eletta con il contributo determinante dei 5 Stelle, oggi letteralmenre scomparsi dai radar (se non per il viceministro della sanità Sileri che preannncia il vaccino obbligatorio come precondizione per riottenere la libertà). Due anni fa, quando Mattarella sbarrò a Paolo Savona le porte del ministero dell’economia, temendo la reazione contraria dei “mercati” (più decisivi, quindi, della volontà degli elettori italiani), l’euro-commissario tedesco Günther Oettinger si affrettò a “ricordare” che sarebbe stata proprio la finanza privata a «insegnare agli italiani come votare». Fallito nel 2019 il governo gialloverde, la sua attuale controfigura – il Conte-bis – ora rischia di schiantarsi contro l’ennesimo “niet” proveniente dalla Germania: niente soldi, per voi italiani, neppure di fronte alla catastrofe del coronavirus.Come osserva Stelio Mangiameli sul “Sussidiario”, siamo di fronte all’inizio della fine dell’Ue. Il cuore profondo della Germania bancaria, che si esprime oggi attraverso la corte di Karlsruhe, è pronto a tutto: sfidando la Bce, intende «fermare il processo di integrazione europeo sul bagnasciuga dell’intergovernativo e della perfetta simmetria», anche se questo dovesse costare «la vita all’euro e all’Unione Europea». La Germania, peraltro – ricorda Mangiameli – non ha mancato un solo appuntamento, dal 1992 (Trattato di Maastricht) «per avvantaggiarsi quanto meglio e di più, a cominciare dalla fissazione del cambio dell’euro, con il quale fece pagare agli altri, compresa l’Italia, i costi della sua riunificazione». Poi, durante la crisi economica e nella vicenda greca, «ne approfittò, consentendo ai trust tedeschi di fare acquisti di infrastrutture greche importanti (come gli aeroporti)», e tutto questo «dopo avere imposto alla Grecia la ristrutturazione del debito che in origine era modesto, e che fu fatto lievitare con i programmi di “aiuto”». A seguire, il governo tedesco «ha praticato il “bail-in” con l’intervento diretto per salvare le banche tedesche che avevano in pancia un’enorme quantità di titoli tossici», e l’ha fatto «giusto in tempo per imporre all’Italia il divieto, grazie alla direttiva del 2014».Adesso, in piena crisi da Covid-19, con la sospensione del divieto degli aiuti di Stato «il governo tedesco si accinge a varare un programma di sostegno all’industria tedesca di mille miliardi di euro», che però non serve a sostenere la piccola e media industria (bar, ristoranti, artigiani, professionisti) ma serve a «dare vita ad un grande processo di innovazione del sistema industriale», al punto che la stessa Commissione Europea «ha avanzato dei dubbi sulla legittimità delle dimensioni dell’intervento finanziario tedesco, squilibrato rispetto agli intendimenti avuti dalle istituzioni europee nel permettere gli aiuti». Ora, la Corte Costituzionale di Germania chiede conto alla Bce di come ha investito i soldi per i programmi di acquisto dei titoli, «come se fosse un segreto». Nel bilancio della banca centrale, spiega sempre Mangiameli, ci sono 2.189 miliardi di euro di titoli di Stato dei paesi dell’Eurozona: 534 miliardi sono titoli tedeschi, 452 miliardi sono francesi e 393 miliardi sono titoli di Stato italiani. Per Mangiameli, la corte tedesca «viola il principio del primato del diritto europeo». Non solo: infrange il giudicato della sentenza della Corte di Giustizia (C-493/17) del dicembre del 2018 e viola, per eccesso di giurisdizione, gli articoli 267 e 344 del Tfue, il Trattato di Lisbona. In più, accusa in modo infondato la Bce di agire fuori dalle sue competenze. «E, in modo poco responsabile, non si rende conto che sono state proprio quelle decisioni della Bce che hanno salvato l’euro».Attenzione: in tutti questi anni, fa notare sempre Mangiameli, proprio la Germania «ha violato ripetutamente i trattati europei, con il surplus di esportazioni e con tutte le furbizie che in ogni ordinamento si possono escogitare, violando il principio della leale collaborazione che vincola gli Stati membri». Tutto questo, è stato sempre tollerato dall’Ue «per deferenza ingiustificata» verso Berlino. Il cui abuso sistematico è stato tollerato anche dal governo francese, in quel caso «in cambio dello sforamento ripetuto del deficit di bilancio», da parte di Parigi. Noi italiani invece lo abbiamo tollerato in cambio di niente, senza contropartita: perché? «Con molta probabilità – risponde Mangiameli – perché la nostra classe politica non sa fare la politica europea, così come quella interna. Basti considerare cosa è accaduto in questi due mesi di emergenza in Germania e in Italia. In terra tedesca la sanità e l’emergenza civile è competenza dei Länder e il governo federale s’è guardato bene dall’intervenire, lì ha semplicemente sentiti; e sono stati i Länder tedeschi a decidere di accogliere i malati di Covid-19 dall’Italia».In Italia, il governo Conte «ha mostrato di non avere alcun peso a livello europeo». Sul piano interno «si è preoccupato dell’audience, nei social e nelle televisioni», quindi «ha promesso risorse per superare la crisi economica». Ma finora, riconosce Mangiameli, ha distribuito pochissimo. Peggio: «Ha preteso una quantità di potere enorme, violando le regole sui diritti costituzionali e sfidando le Regioni, anziché soccorrerle, come avrebbe dovuto fare». E l’unica preoccupazione reale che ha avuto, alla fine, è stata quella di «impugnare le ordinanze delle Marche e della Calabria». E adesso, Conte – che aveva appena venduto agli italiani il “successo” del Recovery Fund (solo chiacchiere, lo avevano prontamente smentito i media tedeschi) – sbatte il naso contro la porta che la Gemania gli chiude in faccia – a lui e a 60 milioni di italiani, a cominciare dal presidente Mattarella. La voce del Quirinale s’era levata solo dopo l’iniziale provocazione di Christine Lagarde: la neopresidente della Bce aveva precisato (non richiesta) che alla banca centrale non spettava l’obbligo di calmare gli spread. Una mossa calcolata, evidentemente, per suscitare reazioni contrarie (puntualmente arrivate), così da sbloccare finalmente la Bce attivando l’acquisto di titoli di Stato per supportare il deficit aggiuntivo causato dai costi dell’emergenza Covid.Non solo: nei giorni scorsi, un grande analista economico come il tedesco Wolfgang Münchau (”Financial Times”) aveva salutato con favore il recentissimo piano messo a punto dalla Lagarde: un programma inaudito di aiuti, pari a qualcosa come 3 trilioni di euro. In altre parole: helicoptery money, per cancellare – una volta per tutte – il falso dogma della scarsità di moneta, su cui si è finora basata la spaventosa austerity europea (di cui si sono avvantaggiati solo la Germania e i sui satelliti come l’Olanda, che pratica la pirateria fiscale attraendo le grandi aziende italiane a cominciare dall’ex Fiat, oggi proprietaria di “Repubblica” e “Espresso” oltre che della “Stampa”). Proprio la “minaccia” della Bce – soldi per tutti, finalmente, e in quantità mai vista – deve aver innescato l’altolà tedesco, che ora compromette seriamente il futuro della stessa Unione Europea. La brutalità del “pronunciamento” tedesco è la peggiore delle risposte alla clamorosa lettera con cui Mario Draghi, sul “Financial Times”, due mesi fa annunciava la necessità di una svolta storica: basta rigore, perché stavolta – senza una massiccia iniezione di denaro pubblico, erogato subito e senza condizioni – la nostra economia andrebbe incontro a un collasso catastrofico.Nonostante questo, il governo Conte ha cincischiato fino all’ultimo – senza concludere nulla, finora – con la tentazione del Mes: all’Italia sarebbero “regalati” solo 35 miliardi (vincolati alla sola spesa sanitaria) per poi indurre il paese – che per riprendersi ha bisogno di centinaia di miliardi – ad accettare il maxi-prestito aggiuntivo, sempre del Mes, da restituire in tempi brevi e a condizioni insostenibili. Solo qualche giorno fa, l’inaudito Bersani si schierava con la Germania e contro l’Italia “spendacciona” e fiscalmente inaffidabile. Ora da Karlsruhe proviene un vero e proprio atto di guerra contro il nostro paese: riusciranno, gli italiani, a capire davvero quello che sta succedendo? Riusciranno una buona volta a liberarsi degli “europeisti” formato Bersani e Gualtieri, che lavorano da sempre (consapevoli o meno) per il Re di Prussia? Se si guarda all’attuale compagine di governo, c’è da mettersi a piangere: Conte paralizza il paese lasciandolo senza soldi e raccontandogli che avrebbe strappato alla Germania chissà quali concessioni, e dal canto suo Zingaretti (mentre la Lombardia scopre la cura sierologica contro il Covid) annuncia in modo surreale che costringerà gli abitanti del Lazio a sottoporsi al vaccino antinfluenzale. Quanto ai 5 Stelle, cioè la forza politica più rappresentata in Parlamento, di loro si sono perse le tracce: l’unico a finire sui giornali è il signor Rocco Casalino, prestigioso spin doctor di Conte, già indimenticabile tronista televisivo del Grande Fratello.Sarà il dramma economico che ora incombe sul paese a scatenare l’unica possibile reazione, cioè il recupero della sovranità finanziaria per evitare il tracollo? E’ evidente che, di fronte all’ennesima provocazione tedesca (stavolta inaudita, gravissima), si imporrebbe un governo di salvezza nazionale, che abbandoni la linea del finto trattativismo servile e perdente, sin qui perseguita a partire dalla caduta del governo Berlusconi nel 2011. Monti, Letta, Renzi, Gentiloni e Conte: suonatori diversi, ma stessa musica. L’economista Nino Galloni ha in tasca un Piano-B, attuabile immediatamente e senza neppure violare i trattati europei: emettere moneta nazionale, parallela e non a debito, in quantità sufficiente per riaprire aziende, negozi e ristoranti. Dal canto suo, Draghi vede un’unica possibilità all’orizzonte: fare tabula rasa di tutti i vincoli europei, pena la morte del sistema economico italiano. Se la Germania oggi usa la foglia di fico della sua Corte Costituzionale per essere sleale con l’Europa e con l’Italia anche di fronte al coronavirus, non si vede come il vecchio quadro europeo si possa ricomporre. Né di capisce come Conte, Casalino, Gualteri e l’ectoplasmatico Di Maio possano in alcun modo traghettare l’Italia fuori dall’incubo.Gli “europeisti” italiani, da Gentiloni e Sassoli, passando per Zingaretti e Bersani, lo stesso Conte il suo ministro Gualtieri, prendano nota: la Germania boccia il diritto della Bce di assistere i paesi travolti dal Covid. Lo conferma la storica sentenza con cui la Corte Costituzionale di Karlsruhe il 5 maggio ha condannato il governo e il Parlamento tedesco, imponendo alla Bundesbank di partecipare ai programmi della Bce solo a patto che il “quantitative easing” favorisca la Germania. «Cari italiani, non vi lasceremo soli», annunciò oltre un mese fa – parlando in italiano – la presidente tedesca della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, votata dal Pd ed eletta con il contributo determinante dei 5 Stelle, oggi letteralmenre scomparsi dai radar (se non per il viceministro della sanità Sileri che preannncia il vaccino obbligatorio come precondizione per riottenere la libertà). Due anni fa, quando Mattarella sbarrò a Paolo Savona le porte del ministero dell’economia, temendo la reazione contraria dei “mercati” (più decisivi, quindi, della volontà degli elettori italiani), l’euro-commissario tedesco Günther Oettinger si affrettò a “ricordare” che sarebbe stata proprio la finanza privata a «insegnare agli italiani come votare». Fallito nel 2019 il governo gialloverde, la sua attuale controfigura – il Conte-bis – ora rischia di schiantarsi contro l’ennesimo “niet” proveniente dalla Germania: niente soldi, per voi italiani, neppure di fronte alla catastrofe del coronavirus.
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Magaldi: Italia in agonia, con Colao e Prodi ancora austerity
«Vigileremo e impediremo che vada in porto il piano oligarchico di chi intende trasformare l’emergenza coronavirus (e l’evidente, disastrosa inadeguatezza di Conte) in un pretesto per commissariare l’Italia». Per Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, il pericolo è concreto: «Si deve leggere in questi termini la tentazione di sostituire Conte con l’aziendalista Vittorio Colao, per poi magari eleggere Romano Prodi al Quirinale». Attenzione: «Questa “cordata”, che ora rinfaccia a Conte di non aver tempestivamente assistito gli italiani colpiti dalla crisi, è ispirata dagli stessi soggetti che hanno fatto in modo che, a livello europeo, l’Italia non ottenesse le necessarie concessioni finanziarie, tanto più necessarie in un momento come questo». A preoccupare Magaldi è anche il possibile corollario, che già si affaccia: l’idea infatti è quella di «ridurre gli italiani a sudditi di una post-democrazia orwelliana di stampo cinese, sottoposti all’occhiuta sorveglianza di una nuova polizia sanitaria», con tracciature obbligatorie e spostamenti segnalati elettronicamente. Tutto questo «metterebbe fine a molte delle nostre libertà democratiche».Autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014) ed esponente del network massonico progressista sovranazionale, Magaldi rilancia la contro-proposta formulata tre settimane fa da Mario Draghi sul “Financial Times”: «Draghi è l’unico ad aver chiarito che i debiti contratti oggi, per fronteggiare il coronavirus, non dovranno essere ripagati (esattamente come in caso di guerra)». Altro dettaglio illuminante: «La sola istituzione europea che si sia finora attivata concretamente a favore dell’Italia è la Bce, grazie alla “conversione” di Christine Lagarde, analoga a quella di Draghi». Retroscena: sarebbe stato Draghi a chiedere a Mattarella di protestare formalmente con l’Ue, invocando un allentamento del rigore. Ed era frutto di calcolo anche l’iniziale chiusura della Lagarde («non tocca a noi calmare gli spread»): serviva proprio a suscitare la reazione che poi è arrivata puntuale, costringendo la Commissione Europea (a parole, per ora) a impegnarsi a garantire che l’Ue non continui, in eterno, a essere soltanto un inflessibile gendarme dell’austerità.Spiega Magaldi: già esponenti di quel circuito massonico “neoristocratico” che è stato e resta il grande protagonista occulto del rigore europeo, Draghi e Lagarde hanno recentemente “divorziato” dai loro storici sodali, rinnegando la loro stessa storia recente, «per abbracciare finalmente una prospettiva rooseveltiana, archiviando il paradigma dell’austerity». Non a caso, «Draghi ha insistito – anche dalle colonne del “Financial Times” – per aiuti immediati alle aziende e alle famiglie italiane: aiuti che purtroppo non si sono ancora visti». Punto dolentissimo: solo due mesi dopo l’inizio del “lockdown” arriva col contagocce l’elemosina dei 600 euro per chi ne aveva fatto richiesta. Cifra irrisoria, insultante: nel solo settore del commercio, le associazioni di categoria parlano di 50.000 aziende rassegnate al fallimento, proprio per mancanza di fondi, con una perdita netta di 300.000 posti di lavoro. «Una follia: in casi come questo si dovrebbe erogare in modo immediato un “reddito d’emergenza”, che aiuti tutti – indistintamente – a non soffrire così tanto».Magaldi richiama anche la ricetta dell’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: una moneta nazionale parallela all’euro, non convertibile in oro o in valuta, stampabile a costo zero e senza incidere sul debito. «Spendibile subito, sarebbe un toccasana per le nostre aziende: come sappiamo, infatti, molte di esse potrebbero non sopravvivere al “lockdown”». Proprio l’inerzia di Conte aumenta le chances della cordata Colao-Prodi, un ticket con il quale l’Italia cadrebbe dalla padella alla brace. Per Magaldi, il nome dell’ex manager Vodafone (ennesimo campione del rigore eurocratico) serve a tagliare la strada all’unica ipotesi decisiva oggi per il futuro dell’Italia, ovvero «un governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi, anche solo per un breve periodo, con un obiettivo epocale: rovesciare il paradigma dell’austerity e far ripartire l’economia con un forte intervento pubblico». Ecco il bivio: chi cavalca il coronavirus per “incatenare” ulteriormente il paese (magari con il Mes, caldeggiato dal Pd e da Gentiloni e Prodi), e chi – al contrario – usa l’emergenza che dimostrare che, se l’Italia agonizza perché l’Ue chiude i rubinetti, il vero problema non è il virus, ma l’attuale sistema europeo post-democratico e neoliberista.Queste, secondo Magaldi, le due opzioni sul tavolo di Mattarella per la “fase due”, al termine della quarantena. «Vedremo – dice il leader “rooseveltiano” – come si muoverà Mattarella, che deve proprio a Draghi la sua elezione al Qurinale: fu l’allora presidente della Bce a convincere Renzi ad appoggiare la sua candidatura». In palio, a quanto pare, non c’è solo l’Italia: il nostro paese «potrebbe diventare il punto di partenza per una storica svolta democratica nella governance europea». Le resistenze – sia a Roma che in Europa – sono fortissime, quanto le pressioni sul capo dello Stato. Lo rivela l’ombra di Colao, che spaventa Conte e serve soprattutto a sbarrare la strada a Draghi. «Dietro le quinte si muove Prodi: altro grande privatizzatore, che però – a differenza di Draghi – non è affatto pentito dei disastri che ha combinato, affossando l’economia italiana come richiestogli dall’oligarchia massonica reazionaria». Settimane decisive, a quanto pare. «Noi comunque faremo di tutto – avverte Magaldi – perché la filiera del rigore non approfitti dell’emergenza coronavirus». Questa élite «deve uscire finalmente sconfitta, dopo decenni di dominio neoliberista e privatizzatore: un regime che ha minato la nostra economia, segnando il declino del paese».«Vigileremo e impediremo che vada in porto il piano oligarchico di chi intende trasformare l’emergenza coronavirus (e l’evidente, disastrosa inadeguatezza di Conte) in un pretesto per commissariare l’Italia». Per Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, il pericolo è concreto: «Si deve leggere in questi termini la tentazione di sostituire Conte con l’aziendalista Vittorio Colao, per poi magari eleggere Romano Prodi al Quirinale». Attenzione: «Questa “cordata”, che ora rinfaccia a Conte di non aver tempestivamente assistito gli italiani colpiti dalla crisi, è ispirata dagli stessi soggetti che hanno fatto in modo che, a livello europeo, l’Italia non ottenesse le necessarie concessioni finanziarie, tanto più necessarie in un momento come questo». A preoccupare Magaldi è anche il possibile corollario, che già si affaccia: l’idea infatti è quella di «ridurre gli italiani a sudditi di una post-democrazia orwelliana di stampo cinese, sottoposti all’occhiuta sorveglianza di una nuova polizia sanitaria», con tracciature obbligatorie e spostamenti segnalati elettronicamente. Tutto questo «metterebbe fine a molte delle nostre libertà democratiche».
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Magaldi: soldi a tutti, ma subito. Draghi saprebbe cosa fare
Giuseppe Conte ha chiuso gli italiani in casa, per giunta lasciandoli senza soldi e gettando tutti nell’angoscia, a partire dalle fasce sociali più fragili. Se ora non riesce a ottenere neppure gli eurobond, faccia un favore al paese: tolga finalmente il disturbo, visto che non ha la stoffa per gestire l’Italia. Si avvicina l’ora di Mario Draghi? Imbucato tra i 5 Stelle nel 2018, Comte era stato pescato come premier-ombra del governo gialloverde, “re travicello” quasi senza poteri, schiacciato tra Di Maio e Salvini. Poi, quasi di colpo, l’ex “avvocato del popolo” (vicinissimo al Vaticano, più che al popolo) si è trovato in mezzo alla tempesta del coronavirus, facendo solo disastri. Beninteso: nessuno se l’è cavata benissimo, nel mondo, alle prese con il tuttora misterioso Covid-19. Ma una cosa è certa: l’Italia – paradossalmente indicata come modello, dall’ambigua Oms – ha sbagliato tutto lo sbagliabile. Alla vigilia, spiccavano le “profezie” televisive dei vari Burioni: tranquilli, siamo in una botte di ferro. Poi, lo stranissimo focolaio lombardo nel Lodigiano, la cui esplosività resta tuttora inspiegata. Ma era ancora tempo di brindisi sui Navigli, con Sala e Zingaretti. Poco dopo, l’errore capitale: sprangare l’intera Lombardia, lasciando però il tempo – a decine di migliaia di potenziali “untori” – di lasciare Milano e contagiare l’intero Stivale, isole comprese. Salvo poi imporre il coprifuoco a tutto il paese, fuori tempo massimo, per giunta colpevolizzando i cittadini e vessandoli con la decretazione d’emergenza, che molti giuristi considerano incostituzionale.Poche settimane, e la catastrofe-Conte si è espressa in tutta la sua potenza: italiani costretti in casa, e senza ancora aver visto un soldo. Anche alle aziende, solo promesse o annunci demenziali: come l’offerta di indebitarsi in banca. E dopo cinque settimane di quarantena nazionale, con la previsione di non riaprire nulla se non a partire dal 4 maggio, oggi nessuno sa ancora cosa succederà: né sul versante della calamità sanitaria, né su quello della devastante crisi economica che potrebbe schiantare il paese e innescare pericolose rivolte sociali. Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt (che sta attrezzando sportelli legali per assistere cittadini colpiti da sanzioni impugnabili) è sempre stato contrario all’imposizione delle restrizioni: «C’era tutto il tempo per fare almeno due cose: potenziare le terapie intensive e raccomandare agli anziani di restare al riparo, e non si è fatta né l’una né l’altra». Terza mossa: investire sul fronte scientifico. «Occorreva finanziare con la massima urgenza il lavoro dei nostri laboratori di ricerca, per trovare cure efficaci: e non lo si è fatto». Meglio il vicolo cieco della clausura, di fronte alla disperazione dei medici assediati dai pazienti, e senza i necessari posti letto in rianimazione. Domanda: cosa succederà, con la riapertura? «Se i contagi riprendessero a crescere e il virus dovesse malauguratamente riesplodere – si chiede Magaldi – il governo che farà? Tornerà a rinchiuderci tutti in casa?».Il dramma, secondo il presidente del Movimento Roosevelt, è proprio la mancanza assoluta di visione prospettica: «Serve una capacità almeno decennale di previsione: nel mondo globalizzato dobbiamo rassegnarci a convivere, con i virus, ma non è pensabile che ogni volta scatti la follia della quarantena, o che le restrizioni alle libertà diventino permanenti, con una sorveglianza sociale orwelliana in stile cinese». Serve una strategia complessiva: «Investimenti sulla sanità, dopo i tagli sciagurati imposti dall’austerity neoliberista, dando a ciascuno la certezza di essere curato nel migliore dei modi. E chiedendo alla medicina di tornare a fare anche molta prevenzione: occorre coltivare la salute, non solo limitarsi a fronteggiare le patologie in atto». Per tutto questo, naturalmente, servono soldi: tantissimi. Dove trovarli? «Lo ha spiegato Draghi nella sua recente lettera al “Financial Times”: bisogna rispolverare Keynes e Roosevelt, e quindi emettere miliardi a costo zero, che non si trasformino in debito». Anche per questo, secondo Magaldi, i mitici eurobond evocati da Conte sarebbero solo una parte della soluzione. «Tanto per cominciare andavano varati nel 2010, per annullare lo spread. Ora certo andrebbero creati, meglio tardi che mai. Ma siamo sicuri che Conte riuscirà a imporli, a paesi come la Germania, notoriamente eterodiretti dall’oligarchia finanziaria neoliberista?».Ecco il punto: il capo del governo ne ha fatto una questione di principio, la sua linea del Piave, rispondendo a muso duro a Salvini e alla Meloni, che lo avevano accusato di aver già “svenduto” l’Italia, sottobanco, agli eurocrati del Mes. «Questo non è vero», chiarisce Magaldi: «Conte non ha ancora firmato alcun impegno vincolante o rischioso, per l’Italia». Per contro, non è ancora riuscito a portare a casa gli eurobond. «Se non ce la facesse, al prossimo vertice europeo – tra pochi giorni – dovrebbe concludere di non essere all’altezza, e quindi farsi finalmente da parte». E’ finito in un gioco più grande di lui? «Conte non sembra avere la statura necessaria: del resto, fin dall’inizio sembrava ambire a diventare un semplice “maggiordomo” delle tecnocrazie europee, come lo è il suo ministro Roberto Gualtieri – che lavora da sempre per il suoi “padroni”, non certo per il popolo italiano, e quindi andrebbe senz’altro licenziato». Un fuoriclasse come Mario Draghi, ovviamente, avrebbe ben altre capacità da mettere in campo. La prima: «Trovare il modo di assistere economicamente gli italiani in modo immediato, come ha chiarito nel suo intervento sul “Financial Temp”: non c’è più tempo, l’Italia sta per crollare e gli italiani sono sul punto di esplodere. Vanno aiutati subito, adesso. E Draghi, a differenza di Conte, saprebbe come farlo».Stiamo parlando del “nuovo” Draghi, il super-tecnocrate “pentito” della sua vita precedente, in cui è stato tra i massimi architetti del rigore finanziario europeo. Una svolta, la sua, che risale a quasi un anno fa: clamorose le riflessioni sulla possibilità di ricorrere anche al famoso “helicopter money”, moneta emessa alla bisogna (in modo virtualmente illimitato, e a costo zero), come consigliato dalla Modern Money Theory. In altre parole: capovolgere il dogma neoliberista della (falsa) “scarsità di moneta”, e tornare a impiegare lo Stato sovrano come leva strategica dell’economia privata. Era proprio necessario un cataclisma come il coronavirus, per far capire a tutti che un’Italia sull’orlo dell’abisso non può continuare a dipendere da prestiti concessi a carissimo prezzo? L’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt e allievo dello stesso maestro di Draghi, Federico Caffè, ha una sua soluzione: moneta nazionale, “non a debito”, da stampare subito per rimettere in piedi l’Italia. «Lo stesso Draghi, poi – aggiunge Magaldi – parla addirittura della necessità di azzerare i debiti pregressi, pubblici e privati, come si fa in caso di guerra». Il povero Conte, nel suo piccolo, si limita a chiedere gli eurobond. Se però non li ottenesse, a fine aprile, il suo destino potrebbe essere segnato: addio Palazzo Chigi. Chiosa Magaldi: «Resistiamo, perché presto verranno tempi migliori: ma dovremo conquistarceli».Giuseppe Conte ha chiuso gli italiani in casa, per giunta lasciandoli senza soldi e gettando tutti nell’angoscia, a partire dalle fasce sociali più fragili. Se ora non riesce a ottenere neppure gli eurobond, faccia un favore al paese: tolga finalmente il disturbo, visto che non ha la stoffa per gestire l’Italia. Si avvicina l’ora di Mario Draghi? Imbucato tra i 5 Stelle nel 2018, Conte era stato pescato come premier-ombra del governo gialloverde, “re travicello” quasi senza poteri, schiacciato tra Di Maio e Salvini. Poi, quasi di colpo, l’ex “avvocato del popolo” (vicinissimo al Vaticano, più che al popolo) si è trovato in mezzo alla tempesta del coronavirus, facendo solo disastri. Beninteso: nessuno se l’è cavata benissimo, nel mondo, alle prese con il tuttora misterioso Covid-19. Ma una cosa è certa: l’Italia – paradossalmente indicata come modello, dall’ambigua Oms – ha sbagliato tutto lo sbagliabile. Alla vigilia, spiccavano le “profezie” televisive dei vari Burioni: tranquilli, siamo in una botte di ferro. Poi, lo stranissimo focolaio lombardo nel Lodigiano, la cui esplosività resta tuttora inspiegata. Ma era ancora tempo di brindisi sui Navigli, con Sala e Zingaretti. Poco dopo, l’errore capitale: sprangare l’intera Lombardia, lasciando però il tempo – a decine di migliaia di potenziali “untori” – di lasciare Milano e contagiare tutto lo Stivale, isole comprese. Salvo poi imporre il coprifuoco al paese, fuori tempo massimo, per giunta colpevolizzando i cittadini e vessandoli con la decretazione d’emergenza, che molti giuristi considerano incostituzionale.
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Magaldi: l’Oms cinese e il nuovissimo Ministero della Verità
Taci, il nemico ti ascolta. Siamo arrivati al Minculpop all’amatriciana del sempre più sconcertante “avvocato del popolo”, capace di chiudere gli italiani in casa lasciandoli anche senza soldi? Di male in peggio: ora sarà l’orwelliano Ministero della Verità a vigilare sulle notizie somministrabili ai sudditi, in tema di coronavirus. Nella nuova “Unità per il monitoraggio delle notizie false”, voluta dal sottosegretario Andrea Martella (Pd, ovviamente) monteranno la guardia «specialisti della comunicazione e del fact-checking», spiega “Repubblica”, quotidiano di proprietà di John Elkann (Fiat-Fca). Nomi del calibro di Riccardo Luna, editorialista di “Repubblica”, nonché Francesco Piccinini (direttore di “Fanpage”) e David Puente, “responsabile fact-checking” per il giornale online “Open”, fondato da Enrico Mentana (firmatario, con Grillo e Renzi, del “Patto per la Scienza” guidato da Roberto Burioni, che ha appena chiesto alla magistratura di spegnere “ByoBly”, il video-blog di informazione indipendente più amato e seguito dagli italiani). La task force messa in piedi da Martella a Palazzo Chigi? «Ridicola e grottesca, oltre che preoccupante», la definisce Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt.«Stiamo ancora aspettando – dice Magaldi – che i grandi media (quelli che secondo il governo sarebbero depositari della verità unica) facciano ammenda per le tante fake news ufficiali spacciate in queste anni, a partire da quella sulle inesistenti “armi di distruzione di massa” di Saddam Hussein». Quanto al cosiddetto complottismo, Magaldi accusa: «Spesso, alimentare tesi vistosamente strampalate è funzionale a chi detiene il potere, per screditare in partenza qualsiasi voce alternativa». Magaldi è allarmato per la folle situazione in cui versa l’Italia: libertà drasticamente azzerata ed economia prossima al coma, «grazie a un governo che prende per il naso lavoratori, famiglie e aziende, senza fornire precise garanzie sulla ripresa». Un “suicidio” di massa, scandaloso: «Ancora non è stato dato un concreto aiuto materiale a chi è stato costretto a restare a casa e non ha risorse per far fronte alle necessità anche solo alimentari della famiglia». L’economista Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt, ha le idee chiarissime: «Non resta che emettere moneta sovrana: moneta di Stato, “non a debito”, non convertibile in euro e spendibile solo in Italia, fondamentale per impedire che la nostra economia crolli».A insospettire Magaldi è anche l’incredibile confusione cui stiamo assistendo: «Fa pensare al motto massonico “ordo ab chao”: il caos è quello che purtroppo stiamo già vivendo, e temo che il “nuovo ordine” che si prepara possa rivelarsi inquietante, cioè senza un ritorno alla piena libertà di prima. Troppe voci continuano a prefigurare un futuro in cui dovremo rinunciare alle possibilità di movimento a cui, da sempre, eravamo abituati». Un sospetto che viene dalla Cina, o meglio dall’Oms, il cui presidente – il politico etiope Tedros Adhanom Ghebreyesus – è ora accusato dal “Wall Street Journal” di aver “coperto” il grave ritardo con cui le autorità di Pechino hanno diffuso le notizie sulla iniziale diffusione del Covid-19, salvo poi raccomandare (anche all’Italia) il modello-Wuhan, cioè il “coprifuoco”, come unica possibile strategia antivirus. «L’Etiopia ha strettissimi legami con la Cina: è uno snodo centrale, strategico, per l’egemonia cinese sull’Africa». Anche per questo, secondo Magaldi, è ben poco rassicurante la longa manus protesa dall’Oms, che è presente anche nel governo italiano (con Walter Ricciardi, ingaggiato in qualità di super-consulente del ministro della sanità Roberto Speranza).«Noi comunque non staremo con le mani in mano – avverte Magaldi – specie se poi la riapertura dell’Italia dovesse essere ulteriormente rinviata». Il Movimento Roosevelt, che sta attrezzando uno “sportello legale” per assistere i cittadini alle prese coi decreti dello stato d’emergenza, ha inoltre in cantiere una “task force costituzionale” per «difendere i cittadini da eventuali abusi, accuse e vessazioni civili e penali di palese natura antidemocratica, liberticida e anticostituzionale». Magaldi prevede un ampio ricorso, appena possibile, in tutte le sedi giudiziarie, a maggior ragione «se qualcuno tentasse, come già si ventila, di rafforzare ulteriormente i poteri straordinari dell’esecutivo, approfittando sciaguratamente della situazione emergenziale». Non è tutto: «A giorni – conclude Magaldi – presenteremo al governo le nostre proposte per cominciare finalmente ad assistere gli italiani, sul piano economico. Se venissero ignorate – avverte – potremmo anche decidere di violare la legge, in modo nonviolento e democratico, con azioni dimostrative nelle piazze».Taci, il nemico ti ascolta. Siamo arrivati al Minculpop all’amatriciana del sempre più sconcertante “avvocato del popolo”, capace di chiudere gli italiani in casa lasciandoli anche senza soldi? Di male in peggio: ora sarà l’orwelliano Ministero della Verità a vigilare sulle notizie somministrabili ai sudditi, in tema di coronavirus. Nella nuova “Unità per il monitoraggio delle notizie false”, voluta dal sottosegretario Andrea Martella (Pd, ovviamente) monteranno la guardia «specialisti della comunicazione e del fact-checking», spiega “Repubblica”, quotidiano di proprietà di John Elkann (Fiat-Fca). Nomi del calibro di Riccardo Luna, editorialista di “Repubblica”, nonché Francesco Piccinini (direttore di “Fanpage”) e David Puente, “responsabile fact-checking” per il giornale online “Open”, fondato da Enrico Mentana (firmatario, con Grillo e Renzi, del “Patto per la Scienza” guidato da Roberto Burioni, che ha appena chiesto alla magistratura di spegnere “ByoBly”, il video-blog di informazione indipendente più amato e seguito dagli italiani). La task force messa in piedi da Martella a Palazzo Chigi? «Ridicola e grottesca, oltre che preoccupante», la definisce Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt.
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Galloni: soldi a tutti, prima che si assaltino i supermercati
Reddito universale? Il punto di partenza di Grillo è che, dato che c’è la decrescita e non ci potrà essere la piena occupazione (anzi, ci sarà la massima disoccupazione, a prescindere dal virus), bisogna dare un reddito a tutti per sostenere l’economia. Tutto ciò ovviamente si p aggravato con l’emergenza in corso. Qui, tra me e Grillo, c’è una prima divergenza di fondo: più che di decrescita, dell’industria o dell’agricoltura, bisogna parlare di un risposizionamento (dell’industria, dell’agricoltura e dei servizi). Ma dovranno crescere altre attività, ad esempio nel comparto dei beni e dei servizi immateriali, che prenderanno il posto delle occupazioni precedenti. Quando si sviluppò l’industria, si ridusse drasticamente l’occupazione in agricoltura. Quando s’è sviluppato il post-industriale, cioè i servizi, c’è stato un calo più o meno drastico degli addetti all’industria. Poi, nella fase che nei miei libri ho definito post-capitalistica, si ridimensionano tutti questi settori a reddito. E’ quindi necessario far crescere la risposta ai bisogni della società (in questo sta il cambio del paradigma, rispetto alla ricerca di profitto) perché comunque la società va avanti. Quindi, quando parliamo di reddito universale, dobbiamo tener ben presente questa differenza: non stiamo andando verso la decrescita, che per essere “felice” necessita di una riduzione della popolazione che sia maggiore del calo della popolazione, sennò sarebbe ancora più infelice.Per essere “felice”, la decrescita richiedere di ridurre la popolazione mondiale: è il vecchio progetto di alcuni ambienti estremistici dell’ambientalismo, e di ambienti particolarmente retrivi della grande finanza (che sono poi quei due ambienti che qualcuno sospetta che abbiano avviato e condizionato l’impresa di Grillo e Casaleggio). A fianco di questo aspetto, che è cruciale, ve n’è però un altro – che è il motivo per cui siamo entrati in questa crisi, che poi è stata aggravata da quella sanitaria. E cioè: nella maggior parte dei comparti produttivi, la redditività degli investimenti è diventata negativa. Per capirlo dobbiamo osservare l’andamento del Pil: nel caso italiano (e l’Italia è una delle potenze industriali del pianeta) è stato significativamente vicino allo zero per parecchio tempo, e fra l’altro sarebbe negativo il Pil pro capite, che è quello più importante per la domanda: a fronte del Pil che non cresce, c’è la popolazione residente che cresce. Continua ad aumentare l’occupazione, è vero, anche se è precaria e sottopagata. Ma se noi da questa occupazione e da questo Pil sottraiamo quel 20-30% che ancora fa reddito positivo, con un fatturato decisamente superiore al costo (quindi, stipendi buoni), tutto il resto è ancora più insostenibile. Quindi noi dobbiamo affrontare questi due aspetti: da una parte il ridimensionamento dei comparti produttivi dell’economia materiale, dall’altra la decrescente redditività degli investimenti.Chi è il grande sconfitto, di questa situazione? E’ tutta la moneta a debito: tutto ciò che è a debito non è sostenibile. Lo vedete: il Pil non cresce, ma cresce il debito pubblico. Questo di per sé non è un segnale di insostenibilità, perché comunque abbiamo un grande risparmio privato, sia pure anch’esso in calo: titoli e depositi, in ogni caso, rappresentano quasi il doppio del debito pubblico. Quindi il sistema-Italia sta benissimo, paradossalmente; ma le sue prospettive non sono sostenibili, se non si esce dall’economia del debito. Perciò va benissimo parlare di reddito universale. Basta che non sia sorretto da due fattori, che denuncio. E cioè: l’aumento del debito, in particolare del debito pubblico, ovvero un aumento (o una introduzione) di una forte tassa patrimoniale. Meglio l’emissione di una moneta nazionale parallela, non convertibile in euro, fino al raggiungimento della piena occupazione. Data la crisi aggravata dal coronavirus, si può quindi pensare a un reddito universale di 1000-1500 euro mensili pro capite, in più prestando particolare attenzione, innanzitutto, ai comparti più colpiti dallo stop imposto dall’emergenza. Il turismo, ad esempio, ha perso l’annata: andrebbe immediatamente istituito un “reddito di quarantena” per tutti quelli che hanno perso completamente il reddito. E quindi turismo, ristorazione, palestre: tutte attività che non riaprianno, quando comincerermo a tornare alla vita normale.Se però ci fosse un’interruzione definitiva – come paventato da Mario Draghi – di tutto il sistema produttivo, allora l’immissione di moneta non a debito rischierebbe di creare inflazione. Quindi dobbiamo immetterla per evitare che l’economia, l’industria e la produzione si blocchino: a quel punto servirà a stimolare quelle risorse e quella capacità produttiva aggiuntiva che l’Italia ha. Ma se in Italia, a causa di questa situazione (il perdurare dell’emergenza e la chiusura nelle case di tutti quanti) si dovessero bloccare tutte le attività produttive, bisognare considerare anche la specificità della nostra struttura produttiva, che è basata su aziende piccolissime, che poi a un certo punto chiudono: perché devono pagare l’affitto, le bollette. Senza un aiuto consistente, io smetto di pagare il mutuo, stacco le utenze, faccio presente ai collaboratori che è finita. Poi, se arrivano risorse reddituali aggiuntive (perché lo Stato immette) ma intanto l’attività è stata chiusa, che cosa ci si compra, con quei soldi? Questo è il problema della moneta non a debito: l’urgenza. Invece, se si usa solo moneta a debito, tutta dentro un progetto finanziario, poi la devi ripagare, e quindi devi guadagnare di più di quello che è il debito. E abbiamo visto che non è più possibile, essendo finito il capitalismo (questo è il vero motivo per cui c’è la crisi).E’ finito, il capitalismo, ma non abbiamo uno straccio di paradigma altenativo per far funzionare l’economia mondiale. E allora, intanto che tutte le potenze mondiali si avvicinano a questa constatazione, come si farà a gestire il sistema economico mondiale? Bisogna trovare un altro paradigma, un altro sistema – in cui ci sia anche la parte di profitto, ma chiaramente il grosso dovrà essere retto da moneta non a debito. Ovvero, come spiego nei miei libri: retto da credito bancario a tasso d’interesse negativo altissimo. Questo consentirà alle banche di non subire perdite: si limiteranno a ridurre i propri guadagni, registrando un mancato arricchimento. Stato e banche però devono modificare la loro contabilità, altrimenti non ce la si fa. Prima che la gente assalti i supermercati, è urgente risolvere questi problemi. Serve agire in fretta: l’agricoltura già denuncia la mancanza di manodopera, e le coltivazioni trascurate poi non si recuperano rapidamente, i danni sono catastrofici.Se non si permette alla gente di tornare a lavorare, il comparto agricolo rischia di scomparire. Se mancano consumatori sui mercati, provvisti di soldi, addio. Trasponendo questo nella manifattura, nell’industria e negli altri comparti, capiamo qual è la posta in gioco adesso: o lo Stato interviene subito con moneta aggiuntiva non a debito, a circolazione solo nazionale e compatibile con l’euro, oppure tra 4-5 mesi ci troveremo in una situazione talmente difficile, che solo aumentando il debito con l’Europa potremmo cercare di far riprendere l’economia (e ho qualche dubbio, che ci accada). Anche Draghi ha espresso questi dubbi. Certo, la sua posizione è diversa: lui propone di mantenere la moneta a debito, quindi la contabilità bancaria, perché deve nascondere come si crea la moneta. Però, se Draghi arriva e fa questa operazione, in vista della cancellazione del debito aggiuntivo (350 miliardi, da considerare come “debito di guerra” destinato a cancellarsi), allora anche l’ipotesi-Draghi va presa seriamente in considerazione.Beninteso, in Draghi non c’è nessuna “metamorfosi”: Draghi è uno dei massimi rappresentanti della finanza mondiale, quella che ci privatizzato e massacrato. Però non fa parte di quella finanza mondiale legata all’estremismo ambientalista (e ad altri giri tipo Rothschild) che vuole invece la riduzione della popolazione del pianeta. In quel caso avrebbe detto: benissimo, se salta tutto per aria, moriranno milioni di italiani. Sarebbe meglio, se l’Italia si riducesse a 20 milioni di abitanti? Questo lo pensano alcuni, ma non Draghi. In lui, però, non c’è nessuna metamorfosi: sta solo applicando, pedissequamente, i principi per i quali abbandonò a suo tempo la nostra scuola post-keynesiana, passando al liberismo. Evidentemente vuole mantenere la partita doppia e la moneta a debito, per poi cancellarla: in questo modo non si vedrebbe la creazione monetaria, che evidentemente è quello che gli preme. Infatti, se tutti vedessimo che la moneta si può creare senza costo, scenderemmo tutti in piazza a dire: ma scusate, se l’avete fatto per salvare le banche, perché non lo potete fare per salvare le persone?L’espressione “capitalismo inclusivo”, peraltro, è un ossimoro: è come dire “liberismo solidaristico”. Quello che ha funzionato, in passato, con molti limiti ma con grandi risultati, sono state le economie miste, in cui c’erano elementi di capitalismo e di socialismo. Probabilmente finiremo per orientarci in questo senso: un recupero della solidarietà nell’economia, veicolato dalle grandi scelte strategiche e dal peso dello Stato, diretto e indiretto, nell’economia stessa. Un assetto abbandonato formalmente, a livello mondiale, dopo il G7 di Tokyo del 1979. Dopodichè abbiamo avuto un quarantennio di liberismo, e adesso il liberismo non funziona più. L’economia mista, solidaristica, ha funzionato per quasi 40 anni dopo la Seconda Guerra Mondiale; il suo abbandono ha coinciso con la fine dei partiti liberali. Con il crollo del Muro di Berlino è finita la Dc, che era anticomunista. E adesso, che siamo di fronte al crollo della globalizzazione, immagino che i nazionalismi finiscano per entrare in crisi: a vincere sarà il ritorno alla solidarietà, sia interna che internazionale. Sarà un’alternativa sia al sovranismo miope, sia alla mancanza di sovranità.(Nino Galloni, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming “Reddito universale, Carlo Toto e Nino Galloni rispondono a Grillo”, su YouTube il 1° aprile 2020. Vicepresidente del Movimento Roosevelt e prestigioso economista post-keynesiano, Galloni – figlio del ministro democristiano Giovanni Galloni, già vicepresidente del Csm – è stato a lungo dirigente del ministero del lavoro. Come Draghi, Galloni è stato allievo del professor Federico Caffè, insigne economista progressista).Reddito universale? Il punto di partenza di Grillo è che, dato che c’è la decrescita e non ci potrà essere la piena occupazione (anzi, ci sarà la massima disoccupazione, a prescindere dal virus), bisogna dare un reddito a tutti per sostenere l’economia. Tutto ciò ovviamente si è aggravato con l’emergenza in corso. Qui, tra me e Grillo, c’è una prima divergenza di fondo: più che di decrescita, dell’industria o dell’agricoltura, bisogna parlare di un risposizionamento (dell’industria, dell’agricoltura e dei servizi). Ma dovranno crescere altre attività, ad esempio nel comparto dei beni e dei servizi immateriali, che prenderanno il posto delle occupazioni precedenti. Quando si sviluppò l’industria, si ridusse drasticamente l’occupazione in agricoltura. Quando s’è sviluppato il post-industriale, cioè i servizi, c’è stato un calo più o meno drastico degli addetti all’industria. Poi, nella fase che nei miei libri ho definito post-capitalistica, si ridimensionano tutti questi settori a reddito. E’ quindi necessario far crescere la risposta ai bisogni della società (in questo sta il cambio del paradigma, rispetto alla ricerca di profitto) perché comunque la società va avanti. Quindi, quando parliamo di reddito universale, dobbiamo tener ben presente questa differenza: non stiamo andando verso la decrescita, che per essere “felice” necessita di una riduzione della popolazione che sia maggiore del calo della produzione, sennò sarebbe ancora più infelice.
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Si muore per soldi, non per il virus: guai se cediamo al Mes
Ma saranno stati almeno vaccinati, i 20.000 soldati americani che stanno sbarcando in Europa per poi “passeggiare” nelle terre del coronavirus? Ora fraternizzano con la popolazione in un paese come la Germania, da cui – si apprende – si è propagata la prima infezione nel vecchio continente. E’ dunque un vaccino, forse sperimentale, a proteggere i militari statunitensi impegnati nell’operazione “Defender Europe”, non rinviata nonostante la grave allerta sanitaria europea? Se lo domanda Manlio Dinucci, veterano cronista di guerra in forza al “Manifesto”, in collegamento web con Claudio Messora su “ByoBlu”. Quello di Messora è il canale d’informazione che più di ogni altro, in questi giorni, si sta battendo per offrire agli italiani un’osservazione attendibile della crisi in corso. Sempre su “ByoBlu”, l’economista Nino Galloni avverte: c’è il rischio concreto che venga ratificato il Mes, erede diretto del pernicioso e ormai obsoleto Fondo Salva-Stati, creato nel periodo in cui alla Bce non era ancora stato consentito di sostenere i debiti pubblici, acquistando titoli di Stato. Vi sembra il caso, proprio ora, di mettersi a parlare di Mes?Due operazioni – l’esercitazione Nato e il Mes – che non vengono rinviate, nonostante l’emergenza coronavirus. Un sospetto: c’è una oscura correlazione diretta, tra questi eventi in apparenza non connessi tra loro? E’ tutto estremamente strano, quasi surreale. Per esempio: è assolutamente inconcepibile, dice Galloni, che – al momento dell’estensione della zona rossa all’intera Lombardia – da Palazzo Chigi possa essere partita la fuga di notizie che ha determinato l’esodo di migliaia di persone verso il Sud. L’emergenza sanitaria? Mal raccontata, enfatizzata: il problema si è fatto davvero drammatico per una minuscola quota di persone (per lo più anziane, deboli, già malate) a causa della rottamazione del sistema sanitario nazionale. Anni di tagli forsennati, fino al suicidio firmato da Monti, con 30 miliardi tolti all’assistenza medica ospedaliera. I numeri del coronavirus restano limitatissimi, ribadisce Galloni, se parliamo di criticità serie: la tragedia è che ormai i nostri ospedali, ridotti ai minimi termini, faticano a gestire nel modo migliore poche centinaia di malati gravi.Strano che ora, su tutto questo, incomba anche la ratifica del Mes: perché non rimandarla, vista la situazione di emergenza nazionale? Galloni parla chiaro: a finire in rianimazione (economica) è l’Italia intera. Per salvarla, servono tanti miliardi, e subito. Se li garantisse la Bce, come si spera, si trasformerebbero comunque in debito. Invece, l’emissione tempestiva e a costo zero di una moneta parallela – non convertibile, spendibile solo in Italia – sarebbe il toccasana. Perché nessuno ne parla, nel governo Conte? Peggio: perché intanto non si chiede di annullare il summit del 16 marzo, cioè la ratifica del Mes? Il pericolo è mortale, avverte Galloni: accedendo a quel fondo (e l’Italia oggi ha un disperato bisogno di denaro pronto uso, per fronteggiare l’emergenza) si va incontro a conseguenze catastrofiche. Non potendo restituire il prestito a stretto giro, i rischi sono letali. Primo: la svendita di quel che resta delle strategiche partecipazioni statali, il 20% di quello che furono (e attenzione: garantirono il boom economico). Secondo: la svendita dei gioielli del patrimonio italiano, cioè i beni culturali che alimentano l’economia turistica. In altre parole: se firma il Mes, l’Italia sparisce. Muore.L’altro colpo mortale – dice Gioele Magaldi, leader del Movimento Roosevelt (di cui lo stesso Galloni è vicepresidente) – è rappresentato dalla decisione di mettere l’intera Italia in quarantena. «Una scelta tardiva, comunque inefficace e dunque inutile, ma sicuramente autodistruttiva». A motivare per decreto la paralisi del paese, evidentemente, è il panico: lo spettacolo dei reparti di terapia intensiva, ridotti ai minimi termini e letteralmente assediati dai pazienti con difficoltà respiratorie. Cosa andava fatto, invece? «Ovvio: alle prime avvisaglie del problema, bisognava attrezzarsi in modo adeguato». Con posti letto raddoppiati o triplicati, e personale disponibile, non ci sarebbe stato nessun allarme. Invece: l’Italia non ha agito, non ha preteso risorse immediate. «Conte si è limitato a mendicare elemosine, fuori tempo massimo». E prima ancora, l’Unione Europea – scandalosamente – non si è affatto preoccupata del problema. In compenso, si ricorda del Mes.Vediamo di capirci, insiste Magaldi: già prima del coronavirus, l’Italia delle aziende e delle famiglie era prossima al coma. Un mese di pre-emergenza l’ha messa in ginocchio. E adesso, il decreto-Conte l’ha stesa al tappeto. Virtualmemte, l’operazione-coronavirus sembra il capolavoro di un ipotetico nemico: se qualcuno avesse voluto distruggerci, non avrebbe potuto far meglio di Conte. A proposito: c’è qualcosa che è proibito sapere, riguardo all’epidemia? Nessuno ha certezze, ma moltissime fonti citano strane coincidenze. Bill Gates, Berkeley, Darpa e Pentagono: il coronavirus sembra più americano che cinese. Un’arma perfetta per sabotare il gigante asiatico, a cui Trump ha dichiarato guerra? Magaldi non ci sta, e invita a leggere oltre l’apparenza: è proprio la dirigenza cinese a trarre vantaggio dal virus, che le permette di mascherare la fine della maxi-crescita, largamente attesa (e attentamente taciuta) ben prima del disastro di Wuhan. Il guaio? Gli strateghi della globalizzazione neoliberista aprirono alla Cina le porte del mercato mondiale, senza chiederle contropartite: democrazia, sindacati, tutela dell’ambiente. Niente.La Cina è stata bravissima ad approfittarne, sbalordendo il mondo. Ma ha sbaragliato la concorrenza occidentale in modo sleale, con prodotti a basso costo. Che tutto questo sarebbe accaduto, lo sapevano fin dall’inizio gli ingegneri (occidentali) del globalismo cinesizzato. Per Usa ed Europa, dolori: crisi, disoccupazione, tagli, delocalizzazioni. Ed exploit finanziario, a beneficio dei supremi gestori. Il loro obiettivo? Creare un mostro, la super-Cina: efficientissima, regina del business, ma senza libertà né democrazia. Il sogno: trasformare lo stesso Occidente in un clone della nuova Cina. Poi, con Trump, il gioco si è rotto e sono spuntati i dazi. Infine ecco il coronavirus, che da Wuhan – via Germania – ora infesta l’Italia, spaventando il resto del mondo. E se i media italiani scivolano verso il terrorismo psicologico quotidiano, è perché la sanità – brutalmente amputata – stenta ad assistere nel modo migliore le vittime di un morbo che, statisticamente, sembra rivelarsi assai meno pericoloso di tanti altri, che però non fanno notizia.Riuscirà il coronavirus laddove tante prediche politiche, in questi anni, hanno fallito? Gli italiani capiranno che lo Stato non può essere lasciato senza soldi, cioè senza difese? Sovranità finanziaria vuol dire anche sicurezza: se invece la moneta manca, si rischia anche la pelle. Il virus è drammaticamente esplicito, in questo: l’Italia ha un disperato bisogno di miliardi a costo zero, ma il 16 marzo ad attenderla c’è il Mes, lo strozzino. Decenni fa, un incubo simile sarebbe stato impensabile. Eppure, anche se i media non lo sottolineano: da trent’anni, l’Italia è in avanzo primario. Cioè: i soldi che i cittadini versano in tasse sono più di quanto lo Stato spenda in termini di servizi. Una follia, rimasta sottotraccia, e che adesso – grazie alla crisi-coronavirus – potrebbe esplodere. Meglio tardi che mai? Sì, ma a condizione che venga archiviato il Mes: se dovessimo attingere al fondo europeo, per l’Italia sarebbe davvero la fine. Allora sì, che il coronavirus diventerebbe una catastrofe: la tomba del Belpaese, l’estinzione del benessere e della possibilità di risalire la china.Ma saranno stati almeno vaccinati, i 20.000 soldati americani che stanno sbarcando in Europa per poi “passeggiare” nelle terre del coronavirus? Ora fraternizzano con la popolazione in un paese come la Germania, da cui – si apprende – si è propagata la prima infezione nel vecchio continente. E’ dunque un vaccino, forse sperimentale, a proteggere i militari statunitensi impegnati nell’operazione “Defender Europe”, non rinviata nonostante la grave allerta sanitaria europea? Se lo domanda Manlio Dinucci, veterano cronista di guerra in forza al “Manifesto”, in collegamento web con Claudio Messora su “ByoBlu”. Quello di Messora è il canale d’informazione che più di ogni altro, in questi giorni, si sta battendo per offrire agli italiani un’osservazione attendibile della crisi in corso. Sempre su “ByoBlu”, l’economista Nino Galloni avverte: c’è il rischio concreto che venga ratificato il Mes, erede diretto del pernicioso e ormai obsoleto Fondo Salva-Stati, creato nel periodo in cui alla Bce non era ancora stato consentito di sostenere i debiti pubblici, acquistando titoli di Stato. Vi sembra il caso, proprio ora, di mettersi a parlare di Mes?
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Magaldi: apocalisse coronavirus, così Conte suicida l’Italia
La situazione è grave, ma non seria: si sono chiuse le stalle quando ormai i buoi erano scappati. Se – usando questa retorica – si voleva puntare sulla limitazione drastica della diffusione del contagio, queste misure bisognava assumerle un mese fa (ma seriamente, non all’italiana, cioè non consentendo la scappatoia dell’autocertificazione per gli spostamenti: il divieto di spostamento andava esteso a tutti, tassativamente). Il contagio si diffonderà comunque, perché il coronavirus è più contagioso di una normale influenza e perché le misure draconiane non sono state prese un mese fa. Questo, se uno pensa al coronavirus come alla peste bubbonica: la percezione, almeno, è quella di un problema ad alto grado di pericolosità. E’ davvero così? Io penso di no. Credo che dobbiamo scientificamente rimanere ancorati alle statistiche. I dati sulla polmonite e sulle infezioni danno una mortalità molto più grande. Solo di polmonite, si calcola che muoiano centomila persone ogni anno. E’ surreale: ormai, quello del coronavirus – tra morti e contagiati – è un bollettino di guerra quotidiano. Tra chi ci osserva, ci sarà anche chi lo fa per capire quanto i cittadini siano disponibili alle limitazioni della libertà.Inoculare un virus nel mondo globalizzato, con queste maglie larghe, è facilissimo: fra un anno potremmo avere un altro virus, analogo. E che facciamo? Ogni volta ripetiamo quello che stiamo facendo? Certo, non bisogna sottovalutare l’effetto che il virus può avere su alcuni pazienti. Ma allora, bisogna decidersi: le misure draconiane, ripeto, andavano assunte prima. Ma secondo me non andavano nemmeno prese. Non andava messo in ginocchio il paese, non andava creata questa psicosi. Andava fatto un altro discorso, responsabile. Bisognava dire: c’è un virus così, non lo conosciamo, abbiamo dei dati, osserviamo quello che accade in Cina, sappiamo che l’incidenza di mortalità è simile a quella di altri virus (che non hanno comportato restrizioni di questo tipo); quindi andava usata anche la televisione per trasmettere consigli, per sollecitare le stesse precauzioni destinate – rispetto all’influenza – a persone esposte, deboli. D’ora in poi, vogliamo che i governanti ci mettano in guardia e diano anche il bollettino dei morti per influenza, per polmonite e per infezioni: ormai lo pretendiamo. Fatelo per tutte le cose per cui si muore: ogni giorno, un bollettino per ognuna delle cose per cui si perde la vita, specie in seguito a infezione e contatto con gli altri. Perché accordare solo al coronavirus questo privilegio?Si poteva invece evitare un clima di questo tipo, e investire – da subito – miliardi, per strumenti medici. C’erano in vista problemi respiratori? Invece di diffondere allarme, stracciarsi le vesti e dire che non ce la faremo a gestire l’emergenza, bisognava spendere denari per il benessere pubblico. E perché ad esempio non si è pensato di fare tamponi di massa, per tempo? Sappiamo che anche il coronavirus in qualche caso può anche essere letale – come l’influenza, le infezioni, le polmoniti. Sono una piccola percentuale, per fortuna. In quel caso, queste persone vanno ospedalizzate e curate con gli strumenti necessari. Secondo me avremmo avuto le stesse percentuali, ma non questa pazzia, questa vera e propria pazzia collettiva. Siamo andati avanti per settimane con uno stillicidio di misure all’acqua di rose, parziali, incongruenti, con zone isolate a macchia di leopardo. Il coronavirus divamperà ancora. E noi staremo appesi al televisore a sentire gli aggiornamenti. I casi gravi sono una percentuale irrisoria: non possiamo trasformare il coronavirus nello spauracchio del terzo millennio. Può essere grave, ma – statisticamente – lo è per poche persone: così come per altre cose, per cui non c’è questo allarme sociale.Il governo italiano non ha seguito nemmeno la sua logica, che rispetto a questo problema prevede un allarme da tragedia incombente, da peste bubbonica. La sua logica è che bisogna assolutamente arrestare il contagio, perché oltretutto non si hanno strutture sanitarie adeguate. Cioè, in un mondo in cui la globalizzazione consente che possano periodicamente divampare virus di questo tipo, tu che fai? Tagli le risorse della sanità pubblica. Molto intelligente, no? E poi, quando scoppia il virus, invece di investire in personale e macchinari, gridi “al lupo, al lupo”, non sapendo dove metterai i pazienti e come li curerai. Molto intelligente, molto lungirimante, molto attento al benessere collettivo. Se la logica era questa, il governo italiano ha toppato, in ogni caso. Questo governicchio stava per cadere, e Conte è stato “salvato” dall’emergenza, che è una cosa più grande di lui. Ma è un vivacchiare, è un mettere la polvere sotto il tappeto. Quando ci risveglieremo da questo incubo, si scoprirà che il paese ha avuto il colpo di grazia.L’Italia era in crisi da decenni, ha avuto una botta forte dopo la crisi finanziaria del 2008-2009 (e la falsa cura dell’austerity). E il paese oggi riceve il colpo di grazia. C’è anche questa sordida manovra di anticipare l’approvazione del Meccanismo Europeo di Stabilità, il famigerato Mes. Semmai, la crisi-coronavirus legittima ulteriormente l’adozione di una moneta parallela, ripetutamente proposta da Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt. La situazione presuppone un piano straordinario di investimenti da 100-200 miliardi, per l’Italia e per tutti i paesi europei colpiti da questa crisi economica derivante dall’aver messo in quarantena intere regioni. E qui stiamo invece ad anticipare l’approvazione del Mes, che è un meccanismo ulteriore di quell’austerity che ha aggravato le crisi economiche degli ultimi anni? Siamo alla follia. Stiano anche attenti: sono clamorose le rivolte nelle carceri. La gente adesso è preoccupata, prevale lo spirito da pecoroni impauriti. Ma poi il popolo si rivolta: se non hai i denari per indennizzare le perdite, quando molta gente sarà col culo per terra e altre aziende falliranno, poi la rabbia sociale esploderà.Stiano attenti, a giocare col fuoco. Si è sbagliato tutto, si continua a sbagliare. Spero che all’ultimo momento venga ripensata, questa approvazione del Mes il 16 marzo. Questa storia del coronavirus è poco convincente sotto molti aspetti, ha tanti angoli bui. E’ una storia abbastanza puzzolente. Se la cura alle crisi economico-finanziarie è stata peggio del male (c’è stata una volontà dolosa di aggravarle, anziché risolverle), e se il terrorismo globale ha portato in molti casi alla restrizione di libertà, chi ama restringere la libertà e vuole trasformare il pianeta globalizzato in un mondo post-democratico e sempre meno libero, be’, guarda con grande interesse a questo grande strumento di disciplina sociale autoritaria. Nessuno, dopo la Seconda Guerra Mondiale, aveva dovuto vivere in queste condizioni di restrizione. Se fossi un gruppo di potere che sogna un mondo più controllato, mi inventerei un virus all’anno. E, in nome dell’emergenza, abituerei i cittadini ad ogni sorta di restrizioni. Naturalmente è sempre un gioco da apprendisti stregoni, perché poi devi controllare il mostro della rabbia sociale che vai a fomentare. Quindi è un’arma pericolosissima, da usare.Sarà anche una persona squisita, ma – politicamente parlando – il nostro presidente del Consiglio è un minchione. Non si può arrestare l’influenza, figurarsi un contagio che è ancora più rognoso, proprio per la facilità con cui si diffonde. Visto che le misure sono ovviamente inefficaci, secondo questa logica aumenteranno le restrizioni: fra un po’ ci diranno di stare alla larga l’uno dall’altro anche dentro le case, invitando mariti e mogli e stare a due metri di distanza. Ci proporranno di scavare dei bunker sotteranei? E’ un’escalation assolutamente idiota e grottesca. Bisognava lasciare che accadesse quello che comunque non si è potuto impedire. E non si potrà impedire che il virus si diffonda e contagi molte persone, che in gran parte però non ne soffriranno. Per chi ne soffrirà, serviranno strutture meglio attrezzate. Quella era la strada da prendere, anziché dare la mazzata finale a un paese già in crisi economica. Questa emergenza, resa in questi termini, non si giustifica. C’è una narrazione artefatta. Orwelliamente, a forza di ripeterla, una menzogna diventa una verità. Ma noi abbiamo il dovere di testimoniare il dissenso, rispetto a questo.Un grande potenza industriale, un grande paese moderno (senza il quale non l’Unione Europea non esisterebbe nemmeno) invece di piagnucolare sul fatto che non ha le risorse, be’, le risorse se le procura. Il piagnisteo sul collasso degli ospedali deriva dai tagli sciagurati di ieri e dall’ignavia di oggi, perché si sta sempre lì a contare due baiocchi da spendere. Ci hanno fatto la grazia? Conte è andato a belare, di fronte ai rappresentanti della Disunione Europea, chiedendo un po’ di flessibilità. Ma stiamo scherzando? Si chiedono ai cittadini enormi sacrifici – esistenziali, lavorativi – e tu, Stato, non sei in condizione di affrontare un’emergenza sanitaria per carenza di mezzi? Questa è una vergogna assoluta, è un caso da rivoluzione. Spero che i governanti si precipitino a procurarsi le risorse e i macchinari per far fronte a qualunque tipo di emergenza. Dopodiché, l’emergenza è soprattutto nella narrazione: si è introdotta una psicosi, la si è coltivata, la si sta consolidando e aumentando di giorno in giorno; ma la verità è che questo virus – che è insidioso, rognoso, e per qualcuno pericoloso – non meritava dei bollettini giornalieri di terrorismo psicologico sui cittadini. Credo però che il Movimento Roosevelt – come anche i massoni progressisti – continuerà a lavorare per rendere questa disgrazia un’opportunità.(Gioele Magaldi, dichiarazioni rilasciate a Fabio Frabetti di “Border Nights” nella diretta web-streaming su YouTube “Gioele Magaldi racconta” del 10 marzo 2020).La situazione è grave, ma non seria: si sono chiuse le stalle quando ormai i buoi erano scappati. Se – usando questa retorica – si voleva puntare sulla limitazione drastica della diffusione del contagio, queste misure bisognava assumerle un mese fa (ma seriamente, non all’italiana, cioè non consentendo la scappatoia dell’autocertificazione per gli spostamenti: il divieto di spostamento andava esteso a tutti, tassativamente). Il contagio si diffonderà comunque, perché il coronavirus è più contagioso di una normale influenza e perché le misure draconiane non sono state prese un mese fa. Questo, se uno pensa al coronavirus come alla peste bubbonica: la percezione, almeno, è quella di un problema ad alto grado di pericolosità. E’ davvero così? Io penso di no. Credo che dobbiamo scientificamente rimanere ancorati alle statistiche. I dati sulla polmonite e sulle infezioni danno una mortalità molto più grande. Solo di polmonite, si calcola che muoiano centomila persone ogni anno. E’ surreale: ormai, quello del coronavirus – tra morti e contagiati – è un bollettino di guerra quotidiano. Tra chi ci osserva, ci sarà anche chi lo fa per capire quanto i cittadini siano disponibili alle limitazioni della libertà.
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Galloni: no al golpe del Mes, con la scusa del coronavirus
In quale tipo di situazione ci stiamo trovando? Mentre era evidente che i poteri economico-finanziari, per la prima volta nella storia, non fossero in grado di dare indicazioni su come l’economia e la finanza dovessero affrontare le crisi che stavano cominciando, si è tirato fuori prima il pretesto dell’ambiente – che è un gravissimo problema per l’umanità, ma non certo nei termini sollevati da Greta e dai suoi seguaci – e adesso c’è questo coronavirus. Come nasce, il Mes? E’ l’erede di quel Fondo Salva-Stati che fu costituito prima che la Banca Centrale Europea si attrezzasse per comperare i titoli di Stato sul mercato secondario. Quindi è diventato inutile, nel momento in cui la Bce può acquistare titoli di Stato, può immettere tutti gli euro che vuole (come fanno le altre banche centrali del pianeta) per comperare titoli di qualunque genere – anche titoli tossici: oggi circolano 54 Pil mondiali di titoli tossici di debiti, ed è questa la ragione per cui il sistema sta diventando ingovernabile. Ma non ci sono soluzioni: né da parte di quelli che ci hanno dominato finora, né da parte nostra, in fondo, che siamo qui per cercare di affrontare la situazione.Il Mes ha dei profili di incostituzionalità che sono stati perfino rilevati dai tedeschi, che non l’hanno firmato. Pertanto, a ratificarlo dovranno essere i rappresentati popolari riconosciuti (nel caso nostro, il Parlamento), e non possono essere ammessi o ipotizzati colpi di mano. La situazione del coronavirus è praticamente dominata da una gravissima emergenza: non era mai successo, per esempio, che si chiudessero le scuole. Ma perché? Perché nel recente passato abbiamo chiuso ospedali, abbiamo ridotto la spesa pubblica, non abbiamo assunto infermieri né medici, e adesso ce n’è estremo bisogno. E quindi, se questi 4.000 contagiati dovessero diventare 40.000 o 400.000, negli ospedali non avremmo i posti. Come si fa ad affrontare questo problema? Come si fa ad affrontare il problema degli Stati che non hanno moneta per fare investimenti e spese necessarie? In un modo semplicissimo, come hanno fatto tante altre realtà: immettendo moneta sovrana a circolazione nazionale. Questa è l’unica strada che abbiamo: sia per affrontare realmente l’emergenza del coronavirus, sia per tagliare la strada al Mes.(Nino Galloni, intervento nella diretta web-streaming “Mes, fermare il contagio” trasmessa su “ByoBlu” e “Pandora Tv” il 7 marzo 2020, registrata su YouTube. Economista keynesiano e vicepresidente del Movimento Roosevelt, Galloni è il portavoce del Coordinamento nazionale No-Mes, che conduce la sua campagna all’insegna dello slogan “Blocca il contagio, no alla ratifica del Mes”. Il fondo europeo, alimentato da fondi statali, obbligherebbe lo Stato a pagare forti interessi denaro anticipato al Mes dallo Stato stesso, pena una drastica “ristrutturazione” del debito che taglierebbe il welfare mettendo in ginocchio l’economia, sotto il ricatto finanziario. Sostenitore del recupero della sovranità finanziaria statale, Galloni propone l’adozione di una moneta parallela all’euro, sovrana, non convertibile, a circolazione solo nazionale, accettata esclusivamente in Italia per qualsiasi pagamento, compreso quello delle tasse. Per Galloni, l’artificiosa austerity europea è solo il frutto – solo ideologico, non certo scientifico-economico – della volontà di potenza di un’élite post-democratica, che ha “fabbricato” a tavolino la crisi: privatizzazioni, delocalizzazioni, deindustrializzazione, precarietà e disoccupazione, attacco ai salari e alle pensioni, erosione dei risparmi. Sempre secondo Galloni, il ricorso alla moneta parallela – non vietato allo stesso Trattato di Lisbona – permetterebbe all’Italia di eseguire enormi investimenti, puntando rapidamente alla piena occupazione).In quale tipo di situazione ci stiamo trovando? Mentre era evidente che i poteri economico-finanziari, per la prima volta nella storia, non fossero in grado di dare indicazioni su come l’economia e la finanza dovessero affrontare le crisi che stavano cominciando, si è tirato fuori prima il pretesto dell’ambiente – che è un gravissimo problema per l’umanità, ma non certo nei termini sollevati da Greta e dai suoi seguaci – e adesso c’è questo coronavirus. Come nasce, il Mes? E’ l’erede di quel Fondo Salva-Stati che fu costituito prima che la Banca Centrale Europea si attrezzasse per comperare i titoli di Stato sul mercato secondario. Quindi è diventato inutile, nel momento in cui la Bce può acquistare titoli di Stato, può immettere tutti gli euro che vuole (come fanno le altre banche centrali del pianeta) per comperare titoli di qualunque genere – anche titoli tossici: oggi circolano 54 Pil mondiali di titoli tossici di debiti, ed è questa la ragione per cui il sistema sta diventando ingovernabile. Ma non ci sono soluzioni: né da parte di quelli che ci hanno dominato finora, né da parte nostra, in fondo, che siamo qui per cercare di affrontare la situazione.
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Eresia Roosevelt: giù le tasse, e reddito universale per tutti
Giù le tasse, usando anche la moneta complementare emessa a costo zero. E soprattutto, reddito universale: assegno mensile di 500 euro, a chiunque, con l’unico obbligo di spendere subito quei soldi. Sembra un costo, ma non lo è. O meglio: la spesa iniziale sarebbe letteralmente oscurata dal salto in avanti del Pil, grazie al “moltiplicatore” keynesiano (spendi 100, e produci 3-400). Risultato: economia in grande ripresa e, alla fine, maggiori entrate fiscali. Sono due dei tre punti-chiave messi a fuoco dal Movimento Roosevelt (il terzo è il diritto costituzionale al lavoro, oggi assente) con l’intento di capovolgere l’ipnosi finanziaria, del tutto artificiosa, che detiene le vere chiavi della crisi europea. Una “maledizione” che sembra economica, e invece è interamente politica. «Si ciancia di lotta all’evasione fiscale, ma l’evasione la si combatte imponendo tasse eque: se si abbassano le aliquote, oggi folli, cresceranno immediatamente le entrate». Lo sostiene Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, rilanciando un’idea del rooseveltiano Carlo Toto: rimettere in moto l’Italia, facendola uscire da decenni di sofferenze imposte dall’alto, attraverso una camicia di forza macroeconomica. A questo è servito il vincolo esterno europeo: a comprimere le possibilità del made in Italy, dopo averlo largamente sabotato, smembrato e indebolito.Teoria e pratica del neoliberismo, ideologia di cui l’Italia è stata una cavia perfetta. Pura demenzialità, il tetto del 3% imposto alla spesa. Idem la gestione privatistica dell’euro, basata sulla leggenda della scarsità di moneta (in realtà creabile in modo illimitato e senza costi). In pratica, qualcuno lassù ha chiuso i rubinetti. E al paese ha raccontato che, semplicemente, “doveva” soffrire. Peggio: che le tasse servono a pagare stipendi, a far funzionare lo Stato. Nella stanza dei bottoni, tutti sanno che non è vero: ma il mainstream (economisti neoliberali, partiti e media) fingono di non saperlo. Non ne parlano le Sardine, interessate solo a stoppare Salvini (agevolando la corsa di Prodi verso il Quirinale). Non ne parla Bonaccini, e neppure Zingaretti. La promessa di Flat Tax sbandierata dallo stesso Salvini si è fermata col siluramento di Armando Siri. L’Italia politica sembra essersi rimessa a dormire, divisa solo in apparenza tra custodi del centrosinistra e guardiani del centrodestra. Da Renzi a Berlusconi, nessuna soluzione in vista. Nel 2018, in pieno caos gialloverde, i 5 Stelle sembravano volerci provare: ma il reddito di cittadinanza promosso da Di Maio si è rivelato un’amara barzelletta, un’inutile elemosina elargita al prezzo di severe condizioni.Niente da fare neppure sul fronte della moneta parallela, di cui si era parlato nei mesi scorsi. Ne sa qualcosa un economista keynesiano come Nino Galloni, vicepresidente del Movimento Roosevelt: basterebbe pochissimo, sostiene, per creare una “moneta di Stato” da affiancare all’euro, senza neppure violare il Trattato di Lisbona. Valore emesso a costo zero, accettato per il pagamento di tasse e imposte. Sarebbe un sollievo immediato, per l’economia. Due piccioni con una fava: meno tasse, ed economia in ripresa. Un altro rooseveltiano, Toto, ora rilancia: se all’abbattimento delle aliquote (e alla facilitazione fiscale propriziata dalla moneta parallela) si aggiunge la maxi-iniezione del reddito universale, l’economia può risorgere. Volerebbero i consumi, dunque il lavoro. Eresia? Sì, certo, ma sarà meglio farci l’abitudine: il Movimento Roosevelt ha intenzione di lanciare una campagna nazionale, sostenendo queste sue proposte a colpi di petizioni popolari. Non ultima quella sul diritto al lavoro: ha poco senso, ribadisce lo stesso Magaldi, che la Costituzione definisca l’Italia una repubblica fondata sul lavoro, se poi l’occupazione non c’è. Meglio che lo Stato assolva in pieno alla sua funzione, fino in fondo: così come la stessa Bce dovrebbe riscrivere il proprio statuto, puntando alla piena occupazione in Europa, anche l’Italia dovrebbe rivedere la sua Carta, impegnandosi a dare un lavoro a chiunque.L’eresia è l’unica possibilità che resta, se gli attori della politica nazionale balbettano. Soluzioni vere, radicali, frontali. Un orizzonte antropologico alternativo all’attuale bassa marea, nella quale nuotano (male o malissimo) tutti i partiti. Ma attenzione: non sono solo i rooseveltiani a scrutare il cielo, in cerca di un futuro possibile e dignitoso. La signora Christine Lagarde ha appena evocato il massimo tabù di questi anni di austerity “teologica”: gli eurobond, per sostenere in modo illimitato i debiti pubblici dei paesi europei, senza più l’incubo speculativo dello spread. E persino Mario Draghi, da parte sua, ha parlato addirittura della Modern Money Theory, cioè l’emissione monetaria teoricamente infinita, con cui rianimare l’economia europea. Il contrario esatto di quel rigore che i sacerdoti dell’eurocrazia continuano a spacciare per volere divino. E se in Italia nessuno si muove, Magaldi annuncia un appello direttamente ai cittadini: firme su firme, per sollecitare la rivoluzione di cui si avverte il disperato bisogno. Smettere di avere paura, scacciare la crisi, tornare a progettare un’Italia più comoda per tutti. Senza più evasione fiscale, grazie a tasse affrontabili. E senza più l’alibi della penuria, in virtù del reddito universale: utile a salvare chi un lavoro non ce l’ha ancora, e fondamentale per movimentare consumi, imprese, assunzioni. Si tratta di cambiare tutto, da cima a fondo. Primo step: scoprire che l’eresia non è il problema, è la soluzione.Giù le tasse, usando anche la moneta complementare emessa a costo zero. E soprattutto, reddito universale: assegno mensile di 500 euro, a chiunque, con l’unico obbligo di spendere subito quei soldi. Sembra un costo, ma non lo è. O meglio: la spesa iniziale sarebbe letteralmente oscurata dal salto in avanti del Pil, grazie al “moltiplicatore” keynesiano (spendi 100, e produci 3-400). Risultato: economia in grande ripresa e, alla fine, maggiori entrate fiscali. Sono due dei tre punti-chiave messi a fuoco dal Movimento Roosevelt (il terzo è il diritto costituzionale al lavoro, oggi assente) con l’intento di capovolgere l’ipnosi finanziaria, del tutto artificiosa, che detiene le vere chiavi della crisi europea. Una “maledizione” che sembra economica, e invece è interamente politica. «Si ciancia di lotta all’evasione fiscale, ma l’evasione la si combatte imponendo tasse eque: se si abbassano le aliquote, oggi folli, cresceranno immediatamente le entrate». Lo sostiene Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, rilanciando un’idea del rooseveltiano Carlo Toto: rimettere in moto l’Italia, facendola uscire da decenni di sofferenze imposte dall’alto, attraverso una camicia di forza macroeconomica. A questo è servito il vincolo esterno europeo: a comprimere le possibilità del made in Italy, dopo averlo largamente sabotato, smembrato e indebolito.
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Grillo-horror: via il voto agli anziani. Anche a Mattarella?
Tagliare, escludere, eliminare. In una parola: togliere. Password: “meno”. A Beppe Grillo, le parole “diritti” e “voto” procurano l’orticaria? Se si aggiunge il terzo vacabolo, “anziani”, si ottiene questo titolo: “Se togliessimo il diritto di voto agli anziani?”. Levàteje er fiasco, si potrebbe commentare, bonariamente, in romanesco. Film consigliato: “La ballata di Narayama”, di Shōhei Imamura, Palma d’Oro a Cannes nell’83. Trama: in un villaggio, al settantesimo compleanno gli anziani vengono esiliati su una montagna, dove attenderanno la morte. Si può concepire qualcosa di più mostruoso? Forse sì: nei ghetti della Polonia, per esempio, gli ebrei non vivevano giorni allegri, in attesa della deportazione che li avrebbe trasformati in cenere. Prendersela con gli anziani nel 2019 in un paese come l’Italia, poi, aggiunge alla demenzialità una vena di perfidia vagamente totalitaria. E’ una minaccia disgustosa, ma sembra anche una vendetta: contro le generazioni che hanno fatto dell’Italia la quarta potenza industriale del pianeta, pur in un paese insidiato da mali endemici come l’evasione fiscale da record, l’elevato tasso di corruzione politica e la pervasività delle mafie. Per buon peso, l’Italia appena uscita dal boom del dopoguerra dovette vedersela anche col terrorismo. Ma tenne duro ugualmente, grazie a quei cittadini – ora anziani – che il signor Giuseppe Piero Grillo propone di privare del diritto di voto.«Ci sono semplicemente troppi elettori anziani e il loro numero sta crescendo. Il voto non dovrebbe essere un privilegio perpetuo, ma una partecipazione al continuo destino della comunità politica, sia nei suoi benefici che nei suoi rischi». A di là della citazione cosmetica (Douglas J. Stewart) queste parole sarebbero state perfette per un tipetto come Joseph Goebbels: a chi altri poteva venire in mente l’espressione “troppi elettori”, per giunta “anziani”? Una proposta, scrive Grillo, «già ampiamente discussa dal filosofo ed economista belga Philippe Van Parijs», pensatore contemporaneo «tra i più grandi sostenitori del reddito universale» (che infatti trovò abusiva l’espressione “reddito di cittadinanza” coniata dai grillini per mascherare la ridicola elemosina elargita col contagocce da Luigi Di Maio). Il voto sarebbe un “privilegio perpetuo”? E certo: che belli, i tempi in cui il voto non esisteva proprio, e il Re poteva tagliare la testa a chi voleva, senza nemmeno un processo. Ma non era diventato un diritto, nel mondo contemporaneo, il suffragio universale? Non è stato introdotto, come conquista storica, da quel pezzo di carta chiamato Costituzione? Perché allora qualcuno pensa che sia così affascinante, tornare di colpo all’età della pietra? Fiato sprecato, se questo qualcuno è il privato cittadino che, occasionalmente, emana diktat cui deve allinearsi il partito-gregge più rappresentato nell’attuale Parlamento italiano.Il signor Grillo – non eletto, mai votato da nessuno eppure padrone feudale del marchio 5 Stelle – è la stessa persona che esortava gli ignari valsusini, con parole incendiarie, a lottare contro il Tav Torino-Lione (demonizzato come un Moloch del terzo millennio), salvo poi liquidarli, alla stregua di un branco di ottusi montanari, non appena gli fu chiaro che la recita era durata abbastanza, dato che era tempo di cambiare aria, spartito e compagnia di giro. Stessa storia in Puglia (Ilva, Tap) e in Sicilia (Muos di Niscemi). Armiamoci e partite, ma per finta: le trivelle in Adriatico, gli F-35. E vogliamo parlare di obbligo vaccinale? Milioni di voti, nel 2018, mietuti anche con la promessa free-vax della libertà di scelta. Meno di un anno dopo, la firma (con l’amico Renzi) dell’aberrante “Patto per la Scienza” scarabocchiato dal propagandista pro-vax Claudio Burioni. Dulcis in fundo, il taglio dei parlamentari: irrilevante sul piano finanziario ma gravido di minaccia sotto l’aspetto politico, contro la libertà di deputati e senatori. “Troppi”, anche loro, come gli anziani: gli uni da trasformare definitivamente in marionette abilitate solo a pigiare tasti secondo ordini prestabiliti, gli altri da esiliare – alla loro veneranda età – tra il ciarpame umano, ormai inutile. Per dire: il capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha compiuto 78 anni lo scorso 23 luglio. Che facciamo, togliamo il diritto di voto anche a lui?Il presidente più amato dagli italiani, Sandro Pertini, aveva quasi novant’anni alla scandenza del mandato. E di anni ne aveva 80 Stefano Rodotà, quando i grillini volevano che diventasse presidente dopo Napolitano, altro “giovanotto” della Repubblica (classe 1925). E che dire dei vegliardi richiamati in servizio honoris causa, come senatori a vita? Nomi da niente: Toscanini e Sturzo, Ferruccio Parri, Meuccio Ruini, Pietro Nenni. E poi Eugenio Montale, Eduardo De Filippo. E Norberto Bobbio, Rita Levi Montalcini, Renzo Piano, Carlo Rubbia. Vecchie ciabatte, da gettare nel cassonetto? Ma sarebbe un errore opporre il lume della ragione al delirio, sempre piuttosto sinistro e tendenzioso, del signor Beppe: «L’idea», la chiama. Grande idea, non c’è che dire. «Nasce dal presupposto che una volta raggiunta una certa età, i cittadini saranno meno preoccupati del futuro sociale, politico ed economico, rispetto alle generazioni più giovani». Ma saranno fatti loro, no? Macché: «I loro voti – scrive il blogger più pericoloso d’Italia – dovrebbero essere eliminati del tutto, per garantire che il futuro sia modellato da coloro che hanno un reale interesse nel vedere realizzato il proprio disegno sociale». Attenzione: gli anziani, quei ribaldi, «saranno molto meno propensi a sopportare le conseguenze a lungo termine delle decisioni politiche». Quindi imbracceranno le armi e daranno l’assalto al Palazzo d’Inverno, creando il Soviet dei Novantenni per abbattere la democrazia?Argomenta il feldmaresciallo Grillo: «Se un 15enne non può prendere una decisione per il proprio futuro, perchè può farlo chi questo futuro non lo vedrà?». Magistrale coerenza: anziché abilitare il 15enne, meglio disabilitare anche il nonno. Oltretutto, costa meno: è la filosofia-canaglia dell’élite che ha promosso l’austerity altrui. Un piano – ora se ne sono accorti tutti – a cui il Movimento 5 Stelle ha fatto da stampella, traghettando verso l’area del vecchio potere i voti in libera uscita, ingannati dallo slogan “uno vale uno” prima di scoprire che, nella caserma pentastellata, “uno vale zero”. E non è finita: varrà meno di zero il singolo parlamentare: sfoltita la scolaresca, ci sarà posto solo per i fedelissimi delle segreterie. Se poi venisse imposto anche il vincolo di mandato, cadrebbe anche l’ultimo frammento di dignità parlamentare. Tanto varrebbe chiuderlo del tutto, il Parlamento, privatizzando anche il voto, magari con il ricorso a tragiche barzellette come la piattaforma Rousseau. A 71 anni suonati, lo stesso Grillo non cessa di disorientare sapientemente i seguaci con le sue supercazzole, tanto per sembrare brillante, magari stravagante ma libero, senza burattinai alle sue spalle. Sicuri? Ha smontato il governo gialloverde restituendo i voti degli incauti elettori agli antichi dominatori, i privatizzatori del Britannia, che non hanno mai perdonato al nostro paese la sua irriducibile capacità economica.Per pura combinazione, infatti, l’armata Brancaleone ora insediata a Palazzo Chigi s’è messa ad agitare, con la bava alla bocca, i vessilli dell’ultima crociata nazionale: quella contro gli scontrini della porta accanto. Guerra al bieco evasore: il barista, l’idraulico, l’elettricista. Perfidi untori, subdoli affossatori del Belpaese. Dal palco, già risuona il tinninnio delle manette evocate dal giulivo Travaglio, giornalista incapace – in tutti questi anni – di formulare una sola parola di analisi sull’euro-crisi italiana. Tutto questo, mentre il governicchio di “Giuseppi” s’inchina ai signori di Bruxelles che tollerano i paradisi fiscali dell’Unione Europea (Olanda, Lussemburgo) che drenano miliardi all’Italia, ogni anno, con il loro scandaloso dumping. Ma discutere con l’Ue non è roba per l’asceta Grillo: è vero, ai tempi belli si divertiva a straparlare di referendum sull’euro, ma poi ha tentato di traslocare il gruppo europarlamentare direttamente tra i banchi di Mario Monti. Il Beppe ormai preferisce bersagli più alla buona: quei gaglioffi dei parlamentari italiani, quel mascalzone del gelataio che non emette sempre lo scontrino. E ora pure i nonni, finiti nella “bad list” del teologo ligure.Del resto, perché mai aver cura dei pensionati, quando c’è in ballo il futuro dei giovani? Meglio ancora: c’è da pensare addirittura ai nascituri. «Le generazioni non nate – aggiunge infatti il messia genovese – sono, sfortunatamente, incapaci di influenzare le decisioni che prendiamo qui ed ora. Tuttavia, possiamo migliorare il loro destino spostando il potere decisionale verso chi tra noi dovrà interagire con loro». E pazienza se i pensionati, maltrattati dall’Inps e pieni di acciacchi, costretti a trascinarsi tra corsie ospedaliere in attesa di referti clinici che non arrivano mai, ora dovranno anche imparare a usare le carte di credito pure per le medicine, rinunciando a quell’orribile robaccia del contante. Fino a sei mesi fa, si parlava di moneta parallela per ovviare alla scarsità artificiosa di liquidità imposta dalla Bce. Ora siamo all’eliminazione delle banconote: sottrarre, ridurre. Sempre meno, questa è la legge. E già che ci siamo, perché non togliere agli anziani anche il diritto di voto? L’unica buona notizia, probabilmente, è che “le generazioni non nate” non avranno la fortuna di ascoltare, in diretta, le memorabili esternazioni del signor Grillo, il profeta beffardo ma in realtà servizievole, amico del potere che sta preparando, anche per loro, un mondo meraviglioso in cui i vecchi saranno gentilmente invitati a sbrigarsi a crepare. E possibilmente senza disturbare: magari spediti in esilio su una montagna giapponese, come nel film di Imamura.(Giorgio Cattaneo, “Grillo-horror: via il voto agli anziani. Anche a Mattarella?”, dal blog del Movimento Roosevelt del 19 ottobre 2019).Tagliare, escludere, eliminare. In una parola: togliere. Password: “meno”. A Beppe Grillo, le parole “diritti” e “voto” procurano l’orticaria? Se si aggiunge il terzo vacabolo, “anziani”, si ottiene questo titolo: “Se togliessimo il diritto di voto agli anziani?”. Levàteje er fiasco, si potrebbe commentare, bonariamente, in romanesco. Film consigliato: “La ballata di Narayama”, di Shōhei Imamura, Palma d’Oro a Cannes nell’83. Trama: in un villaggio, al settantesimo compleanno gli anziani vengono esiliati su una montagna, dove attenderanno la morte. Si può concepire qualcosa di più mostruoso? Forse sì: nei ghetti della Polonia, per esempio, gli ebrei non vivevano giorni allegri, in attesa della deportazione che li avrebbe trasformati in cenere. Prendersela con gli anziani nel 2019 in un paese come l’Italia, poi, aggiunge alla demenzialità una vena di perfidia vagamente totalitaria. E’ una minaccia disgustosa, ma sembra anche una vendetta: contro le generazioni che hanno fatto dell’Italia la quarta potenza industriale del pianeta, pur in un paese insidiato da mali endemici come l’evasione fiscale da record, l’elevato tasso di corruzione politica e la pervasività delle mafie. Per buon peso, l’Italia appena uscita dal boom del dopoguerra dovette vedersela anche col terrorismo. Ma tenne duro ugualmente, grazie a quei cittadini – ora anziani – che il signor Giuseppe Piero Grillo propone di privare del diritto di voto.
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Grillo decisivo: dalla “rivoluzione” alla palude giallorossa
Vuoi vedere che c’è un nesso tra il voltafaccia di Grillo, improvvisamente innamoratosi del “partito di Bibbiano e della Boschi”, e le indagini su suo figlio Ciro, indiziato per stupro, emerse solo dopo l’accordo per il Conte-bis anche se i fatti risalirebbero a luglio? L’ipotesi è maliziosamente ventilata su “Micidial” da Massimo Bordin, vicino all’elettorato dei 5 Stelle: chi votò Di Maio nel 2018 lo fece «perché contrario alla politica del governo precedente, guidato da un partito – il Pd – a torto o a ragione considerato la quintessenza del “sistema”». Come accettare che ora il M5S vada a braccetto con Renzi? Voltagabbana, d’accordo: ma non è che li hanno minacciati? Suona perlomeno sospetto, sostiene Bordin, il perfetto sicronismo tra le rotture simmetriche di Salvini e Grillo per staccare la spina al governo gialloverde. Alla richiesta di Salvini (elezioni anticipate), Grillo ha risposto a stretto giro di posta, sdoganando improvvisamente il Pd. Ma a parte le dietrologie di Bordin, dichiaratamente sopra le righe («questo pezzo è ironico e vietato ai cretini: dunque non leggetelo, se non avete senso dell’umorismo») c’è chi pensa che il M5S non sia mai stato altro, fin dall’inizio, che un semplice contenitore di dissenso, per dirottare la rabbia popolare verso esiti innocui. Solo gatekeeping per elettori ingenui? Non la pensa così Gioele Magaldi: senza i 5 Stelle, dice, la politica italiana sarebbe ancora congelata nel vecchio freezer.Eminente dietrologo, autore del saggio “Massoni” in cui smaschera i maggiori protagonisti della politica italiana rivelandone l’identità supermassonica (l’affiliazione alle superlogge internazionali), Magaldi inforca gli occhiali della politologia per rivendicare giustizia per i 5 Stelle: solo la “discesa in campo” di Grillo – sostiene, in video-chat su YouTube – ha reso fluido il panorama politico italiano, prima ingessato nel finto scontro tra centrodestra e centrosinistra. Due forze che hanno paralizzato per decenni qualsiasi riforma progressista, sottoponendo entrambe il paese alla ricetta imposta dal neoliberismo imperante, somministrato agli europei (sotto forma di austerity) attraverso la tecnocrazia di Bruxelles. Taglio dei deficit, aumento delle tasse, privatizzazioni e precarizzazione del lavoro. Vero obiettivo, fissato dall’élite neo-oligarchica della massoneria reazionaria: impedire allo Stato di continuare a produrre benessere diffuso. Il sociologo Luciano Gallino la chiamò “lotta di classe alla rovescia”, sintetizzando: è stata un’operazione storica, che ha drenato risorse dal basso verso l’alto, grazie alla finanziarizzazione globalizzata dell’economia che ha impoverito la classe media, erodendo i risparmi e costringendo i giovani alla disoccupazione o alla precarietà di lavoretti iper-flessibili e sottopagati. Risultato automatico: il boom dei grillini e ora della Lega.E’ stato proprio Grillo, ricorda Magaldi, a terremotare la palude italiana: senza di lui, staremmo ancora a parlare (in modo sempre più surreale) di destra e sinistra. Terminologie sepolte dalla storia e dall’attualità, oggi tornate in voga in modo abusivo: il nuovo ministro dell’economia Roberto Gualtieri, in quota alla componente teoricamente “di sinistra” del governo “giallorosso”, in realtà «viene dai bassi ranghi della cucina neoliberista e neoaristocratica europea», vale a dire «la destra economica più reazionaria». Non a caso, Gualtieri fu addirittura «applaudito da Christine Lagarde», la lady di ferro del Fmi che mise in ginocchio il popolo greco, costringenolo alla fame. Per contro, tra le fila della Lega spiccano gli unici economisti virtualmente “di sinistra” sulla scena politica, come i keynesiani Alberto Bagnai (Senato) e Antonio Maria Rinaldi (Parlamento Europeo). Meglio rottamarla, la dicotomia destra-sinistra, se serve solo a imbrogliare le carte. E il primo a farlo – ricorda sempre Magaldi – fu proprio Beppe Grillo, dieci anni fa, con il movimento creato insieme a Gianroberto Casaleggio. Lo stesso Magaldi, peraltro, non ha mai fatto sconti ai grillini, colpevoli di troppe confusionarie incongruenze e qualche imperdonabile ipocrisia. Per esempio, quella sulla massoneria: demonizzata in pubblico ma frequentata sottobanco.«Era massone, Gianroberto Casaleggio», dice Magaldi: «E fu lui stesso a dirmi che non intendeva rivelarlo». Il figlio, Davide, lo ha smentito a mezzo stampa: «Mio padre non è mai stato massone». Casaleggio junior, però, si è sottratto all’invito di Magaldi: «Partecipi con me a un incontro pubblico: gli spiegherò quando e come suo padre fu iniziato massone, e perché non voleva che si sapesse». Da Casaleggio a Di Maio, il passo è breve: «In modo ipocrita e anche incostituzionale, i 5 Stelle hanno vietato ufficialmente ai massoni l’accesso al Movimento e all’area gialloverde, pur sapendo che il primo governo Conte era imbottito di massoni, da Tria a Moavero, per non parlare dei sottosegretari». Primo: discriminare qualcuno per la sua appartenenza è contrario alla Costituzione. Secondo: era massone Meuccio Ruini, coordinatore della Costituente. «Niente di strano: se l’Italia fosse meno ipocrita, ammetterebbe che la stessa democrazia – libertà, diritti, suffragio universale – è una conquista storica della massoneria». Ma a parte i grembiulini, a sconcertare è stato il vuoto politico dei 5 Stelle. Ai tanti proclami non è mai seguito quasi nulla. In un solo anno, i grillini al governo hanno disatteso tutte le loro promesse: elettori traditi sull’obbligo vaccinale, sul Muos e gli F-35, sulle trivelle in Adriatico, sull’Ilva di Taranto, sul gasdotto Tap, e infine anche sul Tav Torino-Lione. Politica alternativa? Non pervenuta. Mai una parola chiara sul paradigma economico da adottare. Un caso?A proposito di gatekeeping: già nel 2016, Grillo tentò in modo tragicomico di traslocare il gruppo europarlamentare, lasciando l’Ukip populista di Farage per gli ultra-euristi dell’Alde. E questo, dopo aver agitato lo spettro di un referendum sull’euro. Almeno a parole, la Lega lo ha affrontato davvero, il problema-Bruxelles (i grillini, mai). Era stato Salvini, infatti, a candidare all’economia Paolo Savona: già ministro con Ciampi – e non a caso temuto da Draghi e Juncker – Savona avrebbe avuto l’autorevolezza necessaria a rinegoziare condizioni favorevoli all’Italia. Azzoppato sul nascere, il governo gialloverde si è ridotto alla misera elemosina del “reddito di cittadinanza” trasformato in un’amara beffa, mentre solo la Lega (con le pensioni facilitate da Quota 100) ha messo mano, davvero, all’economia delle famiglie. La Flat Tax? Sabotata con le dimissioni forzate del suo ideatore, Armando Siri, e poi insabbiata da Tria e da Conte insieme all’altro escamotage leghista per aggirare l’euro-rigore, cioè l’introduzione di moneta parallela (“minibiot”, crediti fiscali scambiabili). Dai grillini, nessuna vera battaglia. Ma peggio: i 5 Stelle hanno gatto harariki facendo eleggere la tedesca Ursula von der Leyen, candidata della Merkel, alla Commissione Europea: un ceffone plateale, rifilato a Salvini (e agli italiani).Checché ne pensi Bordin, che evoca il possibile giallo politico sul figlio di Grillo, non stupisce più di tanto il voltafaccia del Beppe nazionale, che ora ha costretto Di Maio a ingoiare Renzi e accettare Conte come nuovo “leader di fatto”, perfetto supplente per la smarrita scolaresca grillina, terrorizzata all’idea di perdere la poltrona in caso di elezioni anticipate. Nemmeno Salvini, peraltro, sarebbe sufficiente a cambiare le regole del gioco. A differenza della maggioranza degli osservatori, Magaldi sostiene comunque che il leader della Lega abbia scelto accuratamente di rompere, consapevole del fatto che, viceversa, sarebbe finito in trappola: la nuova finanziaria lo avrebbe costretto a deludere gli elettori, grazie all’azione frenante esercitata da Conte su ordine dei poteri eurocratici anche attraverso i consueti terminali italiani, dal Quirinale a Bankitalia. Ci si sono messi anche i giornali, che hanno gonfiato la barzelletta del Russiagate, polpetta avvelenata cucinata da servizi segreti (di quelli italiani la delega è rimasta a Conte, non al ministro dell’interno). Ma neppure i magistrati hanno scherzato: quelli siciliani hanno accusato Salvini di “sequestro di persona” per aver impedito lo sbarco di migranti (che in realtà erano liberi di andarsene altrove). E quelli di Genova hanno condannato la Lega a versare 49 milioni di euro allo Stato: il conto esorbitante di un ammanco presunto, solo teorico, calcolato in base ai rimborsi elettorali pluriennali, e non legato alla cifra contestata a Bossi (inferiore al milione di euro) quando Salvini era solo consigliere comunale a Milano. Messaggio chiarissimo: tagliare i fondi a un partito, impedendogli materialmente di fare politica, significa privare gli elettori di precisi diritti democratici. Evidente il fine: sbarazzarsi di Salvini, con ogni mezzo. Magari il più classico: la congiura di palazzo all’italiana, attingendo all’endemico trasformismo parlamentare, alla faccia degli elettori.Attenzione: Salvini non ha subito gli eventi. Secondo Magaldi, al contario, li ha calcolati con precisione e tempismo. Se ha tardato tanto a staccare la spina (Giorgetti premeva per la rottura già alle europee) è stato per lasciare pochissimo tempo all’inciucio, di fronte allo spettro dell’aumento dell’Iva nel caso saltasse la finanziaria: se avessero voluto davvero evitare le elezioni, o almeno un super-rimpasto (cacciando Conte e Tria) i “traditori” avrebbero dovuto ribaltare la loro posizione dalla sera alla mattina, di fronte agli italiani – come infatti è avvenuto. Risultato: lo sconcio è visibile dalla Luna. E questo pone Salvini (non vittima, ma regista dell’operazione) in una posizione privilegiata: potrà demolire ogni giorno gli eroi del Conte-bis, preparandosi all’incasso. Non senza prima “aver studiato”, aggiunge Magaldi: Salvini sa benissimo che la sua Lega – già profondamente migliorata, rispetto al Carroccio nordista di Bossi – non è ancora adeguata alla guida del paese. Per molti aspetti è assai meglio della concorrenza, ma non basta: occorre crescere ancora in senso keynesiano, per sfidare la Disunione Europea – non con l’arma spuntata del sovranismo, opportunistico e miope, ma chiedendo a Bruxelles una Costituzione democratica capace di restituire vera sovranità ai cittadini europei.Senza riscrivere i trattati non si va da nessuna parte: il Conte di turno non potrà che replicare gli inchini di Letta, Renzi e Gentiloni, sperando solo nelle briciole (come quelle che ora probabilmente saranno elargite, assolutamente insufficienti a rilanciare l’economia italiana). Primo passo: chiedere di stralciare dal bilancio le misure salva-Italia. E cioè: taglio del cuneo fiscale per le aziende, abbattimento delle tasse per tutti, investimenti produttivi e rigenerazione delle infrastrutture strategiche. Temi su cui insiste il Movimento Roosevelt presieduto da Magaldi, tra i padri del cantiere politico del “Partito che serve all’Italia”. Obiettivo: rianimare la prospettiva progressista, resuscitando la democrazia sostanziale. «Non serve creare l’ennesimo partitino autoreferenziale», chiarisce Magaldi: occorre un partito di massa, capace di cavalcare «le praterie che si sono aperte». Alle europee un elettore su tre ha votato Lega, ma quasi metà degli aventi diritto ha disertato le urne: italiani nauseati dal Pd, delusi dai 5 Stelle, non convinti da Salvini. Magaldi appare fiducioso: presto o tardi, sembra dire, la verità risulterà evidente anche ai più sprovveduti. E chi ancora dorme sarà svegliato dalle “meraviglie” del Conte-bis, condannato in partenza a obbedire ai diktat di chi ha messo l’Italia nei guai. Con buona pace dei grillini, che hanno sconcertato il loro elettorato. Oggi risalirebbero nei sondaggi manistream? Strano: alle ultime regionali sono letteralmente scomparsi. E ora il voto in Umbria e in Emilia dirà cosa resta, davvero, del grande bluff pentastellato.08:37 11/09/2019Vuoi vedere che c’è un nesso tra il voltafaccia di Grillo, improvvisamente innamoratosi del “partito di Bibbiano e della Boschi”, e le indagini su suo figlio Ciro, indiziato per stupro, emerse solo dopo l’accordo per il Conte-bis anche se i fatti risalirebbero a luglio? L’ipotesi è maliziosamente ventilata su “Micidial” da Massimo Bordin, vicino all’elettorato dei 5 Stelle: chi votò Di Maio nel 2018 lo fece «perché contrario alla politica del governo precedente, guidato da un partito – il Pd – a torto o a ragione considerato la quintessenza del “sistema”». Come accettare che ora il M5S vada a braccetto con Renzi? Voltagabbana, d’accordo: ma non è che li hanno minacciati? Suona perlomeno sospetto, sostiene Bordin, il perfetto sicronismo tra le rotture simmetriche di Salvini e Grillo per staccare la spina al governo gialloverde. Alla richiesta di Salvini (elezioni anticipate), Grillo ha risposto a stretto giro di posta, sdoganando improvvisamente il Pd. Ma a parte le dietrologie di Bordin, dichiaratamente sopra le righe («questo pezzo è ironico e vietato ai cretini: dunque non leggetelo, se non avete senso dell’umorismo») c’è chi pensa che il M5S non sia mai stato altro, fin dall’inizio, che un semplice contenitore di dissenso, per dirottare la rabbia popolare verso esiti innocui. Solo gatekeeping per elettori ingenui? Non la pensa così Gioele Magaldi: senza i 5 Stelle, dice, la politica italiana sarebbe ancora congelata nel vecchio freezer.
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Colonia Italia, l’agenda neoliberista del servizievole Di Maio
Siamo alle solite, nel vecchio usurato copione. In Italia, dal dopoguerra in poi, o c’è un governo gradito ai mondialisti e agli americani, vedi Dc e poi governi tecnici Pd, oppure c’è un governo voluto dal popolo che puntualmente viene annerito, definito “fascista”, “razzista”, con tanto di diabolizzazione del capo, vedi caso Craxi, poi Berlusconi, poi adesso Salvini. Questo copione viene snocciolato agli italiani nel frame emotivo della tifoseria da stadio dove due squadre devono assolutamente contrastarsi anche qualora avessero trovato, per miracolo, una sinergia, e agendo sulle leve della manipolazione di massa a cui si prestano i media appartenenti ai grandi gruppi, Rai compresa, che sottostà ai diktat dei gruppi di pubblicità. Ed è così che le due squadre di governo dovevano sin da prima della loro nascita mai unirsi in quei punti sovranisti, tanti, che condividevano nei programmi elettorali, insieme al programma della Meloni che, primo errore, è stata scartata sin da subito da Luigi Di Maio al momento di formare il governo.Pertanto la Meloni per tutta la durata di questo governo ha giocato al gioco di gettare olio sul fuoco della zizzania del divide et impera voluto dalla finanza internazionale, allo scopo di riformare un centrodestra – voluto da Trump e Bannon – tanto poco sovranista quanto di stampo liberista, pro-privatizzazioni, per le autonomie e le riforme costituzionali, tra cui il presidenzialismo, riforme del tutto non necessarie per il popolo italiano ma che vanno, assieme al taglio dei deputati fortemente voluto da M5S e FdI, nel senso di castrare e silenziare il Parlamento con un governo ancora più forte e per di più espresso – nel caso del presidenzialismo alla francese – da un uomo forte al comando. Ricordiamo che i punti in comune per cui alcuni sovranisti hanno voluto e votato questo governo erano, sia il reddito di cittadinanza che la Flat Tax, sia misure anticicliche keynesiane che la separazione tra banche commerciali e banche d’affari, sia la nazionalizzazione di Bankitalia che una banca pubblica per gli investimenti, sia strumenti monetari aggiuntivi, come i minibot, che la sospensione dei limiti ai contanti e nessun aumento dell’Iva, il superamento della legge Fornero e la rimessa in discussione del Fiscal Compact.Questi erano i punti in comune tra i tre partiti, che però hanno poi finito per dare la priorità a tutti gli altri punti, populisti e poco sovranisti, come le autonomie, il taglio dei deputati, oltre a una misura raffazzonata del reddito di cittadinanza, perché dalla copertura troppo corta, un non superamento della legge Fornero che ha partorito un topolino, quota cento, e per finire il regalo alla Francia: la Tav. Sin dall’inizio, dicevo, comunque il governo è nato male: con il siluramento di Savona all’economia, e l’infiltrazione nel governo di ministri come Tria, in economia, che proprio non ne ha voluto più sapere di minibot, di superamento del deficit e di Flat Tax, oltre a personaggi non politici, come Moavero agli esteri e la Trenta alla difesa che hanno spudoratamente remato contro Salvini, denunciandolo persino negli ambienti comunitari (Moavero alla Commissione) per il decreto sicurezza-bis fatto e votato giustamente per fermare le Ong con il toto-clandestini all’Italia e quell’enorme inganno chiamato “immigrazione” di (finti) “profughi”.Quindi dal punto di vista programmatico viene fuori che a partire dallo strappo sulla von der Leyen (di cui non si è capito il non detto do ut des, ma che possiamo facilmente immaginare nello scambio di favori al M5S di cariche di commissari e di altro tipo, ancora da scoprire entro ottobre quando si voteranno i commissari europei), la Lega si è vista pesantemente penalizzata a livello europeo nonostante la vittoria schiacciante elettorale – con un piddino italiano alla presidenza del Parlamento Europeo – e tanto di stigmatizzazione generale del personaggio Salvini, con la tecnica, già usata per Berlusconi e Craxi, di “character assassination”. Tecnica utilizzata per tutti quei personaggi fuori dalle righe, nel mondo, che non si adeguano al linguaggio del perbenismo ipocrita e mondialista, onde creare le condizioni presso l’opinione pubblica di un loro siluramento o assassinio quanto meno traumatizzante ed eclatante: Saddam Hussein, Gheddafi, Laurent Gbagbo, oppure Orban, Chavez, Putin, Al Assad, Fidel Castro, il presidente nord coreano, eccetera; la lista è lunghissima e la tecnica è sempre la stessa. Dopo la “character assassination” si passa ai fatti con infiltrazioni e maneggi interni i quali, se non bastano, lasciano posto all’embargo economico, di qualsiasi tipo esso sia. In Europa, essendo impossibile per via dell’unione doganale, interviene lo spread.Perché stigmatizzare Salvini? Perché Salvini negli ultimi interventi si è pronunciato contro alcune misure che l’Ue vuole assolutamente imporci, ad esempio: l’eliminazione totale e illegale dei contanti; il rafforzamento della fattura elettronica e agenda digitale indiscriminata; le privatizzazioni demaniali di cui ha parlato Conte nel suo intervento; l’obbedienza ai criteri di deficit imposti dal Fiscal Compact, del tutto ingiustificati poiché paesi come Francia, Spagna e Portogallo, ma anche Belgio continuano allegramente a sforare il 3% o ci si avvicinano. Inoltre traspare ben chiara la volontà di Salvini, dagli ultimi interventi, di alleggerire assolutamente l’onere fiscale degli italiani con la Flat Tax e di chiudere i porti, due misure imprescindibili per la ripresa del paese o per lo meno per non farlo affossare del tutto, e verso le quali il 5S è risultato più prudente. Al punto che nei 10 punti programmatici per un eventuale rimpasto di governo, Di Maio uscendo dal Colle ha completamente omesso sia la Flat Tax, sia una soluzione “porti chiusi” – senza citare il decreto sicurezza bis, votato dal suo gruppo che non poteva immediatamente rimettere in discussione – parlando in cambio di soluzioni assieme alle politiche dell’Unione Europea e la modifica del regolamento di Dublino.Ma come, non lo sanno che vi è un tacito consenso europeo e internazionale per portarli tutti da noi (e in Grecia), cioè nei due paesi presi di mira da chi ci ha denominati Piigs, ossia i mercati, come strumento per destabilizzarci e farci fallire più facilmente? Una lista di dieci punti, quella di Di Maio, che mescola appunto misure volute dall’establishment finanziario – riduzione dei parlamentari, Green Deal, conflitto di interessi Rai (quale?) per un modello Bbc, velocizzare la giustizia per pignoramenti più rapidi, autonomie e riforme enti locali – con timidissime misure sovraniste, come il salario minimo orario (più che giusto, ma senza strumenti monetari aggiuntivi e senza alleggerimento fiscale non farà che penalizzare ulteriormente micro e mini imprese) – sostegno nascite, disabilità e aiuto casa (più che giusto, ma senza dire “no alla patrimoniale” sono solo parole) – rintracciabilità dei grandi evasori (bisogna capire chi intenda per grandi evasori, la mafia nostrana che opera in contanti, scusa suprema per digitalizzarci tutti, o le grandi multinazionali i cui flussi infrasocietari devono essere resi pubblici alle nostre autorità fiscali, per cui basterebbe la volontà politica compatta?).Per ultimo, banca pubblica per gli investimenti per il Sud e separazione tra banche d’affari e banche commerciali: come vedete, questi due punti, che sono l’abc di una politica anticiclica, o keynesiana che dir si voglia, vengono in fondo alla lista; e poi, visto che 10 punti sono tanti, per un governo provvisorio, non verranno mai attuati. La tattica è sempre la stessa. Chi di noi aveva visto che nel contratto la priorità era il taglio dei deputati? Non certo i sovranisti che studiano la moneta, o chi studia gli abusi delle banche; eppure improvvisamente questo punto è andato all’ordine del giorno, perché all’agenda globalista che si intromette continuamente nei nostri affari premono più di tutto, oltre alle misure di austerità, le riforme della nostra Costituzione e dell’assetto dello Stato per andare verso un assetto costituzionale di regioni forti onde minare lo Stato centrale insieme a governi forti – presidenzialismo – e sempre meno importanza del Parlamento, già esautorato da anni, relegato al ruolo del passa carte dei decreti di governo.Il solito copione, fino a quando non metteremo la moneta al centro di un nuovo contratto sociale, sia nazionale che internazionale, non cambierà mai; ma anzi abbiamo visto che questi, alla minima burrasca dei media e dei mercati hanno smesso persino di citare la parola minibot, che – ricordiamo – era una proposta del senatore della Lega Claudio Borghi. In poche parole, il “sospettato” antieuropeismo mai sopito della Lega, oramai fugato dal M5S con molteplici dichiarazioni nel senso dell’euroadesione, oltre alla determinazione di contrastare il limite al contante, e di perseverare con la Flat Tax, il deficit al 3% e i porti chiusi hanno fatto il resto, essendo le misure più impopolari per i mercati e l’Europa loro lacché. As usual. Colonia rimane chi si comporta come tale. E noi lo rimaniamo.(Nicoletta Forcheri, “Colonia Italia, solito copione”, da “Scenari Economici” del 23 agosto 2019).Siamo alle solite, nel vecchio usurato copione. In Italia, dal dopoguerra in poi, o c’è un governo gradito ai mondialisti e agli americani, vedi Dc e poi governi tecnici Pd, oppure c’è un governo voluto dal popolo che puntualmente viene annerito, definito “fascista”, “razzista”, con tanto di diabolizzazione del capo, vedi caso Craxi, poi Berlusconi, poi adesso Salvini. Questo copione viene snocciolato agli italiani nel frame emotivo della tifoseria da stadio dove due squadre devono assolutamente contrastarsi anche qualora avessero trovato, per miracolo, una sinergia, e agendo sulle leve della manipolazione di massa a cui si prestano i media appartenenti ai grandi gruppi, Rai compresa, che sottostà ai diktat dei gruppi di pubblicità. Ed è così che le due squadre di governo dovevano sin da prima della loro nascita mai unirsi in quei punti sovranisti, tanti, che condividevano nei programmi elettorali, insieme al programma della Meloni che, primo errore, è stata scartata sin da subito da Luigi Di Maio al momento di formare il governo.