Archivio del Tag ‘Movimento Roosevelt’
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Magaldi: il Covid, guerra mondiale contro la nostra libertà
Sembra una pandemia, e invece è una guerra: scatenata contro tutti noi, da mani solo in apparenza ignote. Una strana guerra: contro la sicurezza sociale, la libertà, la democrazia. Contro il diritto di vivere come prima, contro il diritto alla felicità. Prima ci hanno provato con i golpe e gli omicidi eccellenti, poi con il cannibalismo mafioso di stampo finanziario, neoliberista. Per buon peso hanno aggiunto il terrorismo stragista, le Torri Gemelle, Al-Qaeda, l’Isis, i “regime change” delle rivoluzioni colorate, la sovragestione dell’emigrazione di massa. Ora ci riprovano, ma con un’arma ancora più micidiale: il virus. Attenzione, i registi sono sempre gli stessi. I loro antenati esordirono nel 1963, facendo saltare il cervello a John Kennedy. Dieci anni dopo, uccisero in Cile Salvador Allende. Poi annunciarono che la lunga marcia della democrazia doveva fermarsi, come ricordato (col sangue, ancora) dall’uccisione di Bob Kennedy, Martin Luther King e ogni altro leader veramente scomodo, dallo svedese Olof Palme all’africano Thomas Sankara fino all’israeliano Yitzhak Rabin. Oggi attaccano l’uomo che più temono, Donald Trump, perché ha osato ostacolare la loro principale macchina da guerra: la Cina e il suo alleato strategico, l’Oms. Strano: il flagello Covid è esploso a Wuhan subito dopo l’umiliante stop, imposto dalla Casa Bianca, all’ambiguo espansionismo cinese.Solo a un cieco può sfuggire il disegno: sembra una semplice emergenza sanitaria (sia pure abnorme, capace di paralizzare il mondo), e invece è soprattutto una guerra. Una subdola Terza Guerra Mondiale combattuta sotto falsa bandiera, dove niente è come appare e nessuno è davvero quello che dice di essere. Se la lente deformante del complottismo iperbolico dà una mano ai signori della guerra sporca e ai loro media, aiutadoli a screditare in partenza chiunque provi a leggere dietro la cronaca, c’è chi si sforza di unire i puntini. Lo psichiatra e criminologo Alessandro Meluzzi, per esempio. La sua tesi: il coronavirus è solo l’innesco. Ormai il morbo sembra praticamente estinto, ma la minaccia viene tenuta in vita a tutti i costi. Le cure oggi esistono, ma sono deliberatamente ignorate perché si vorrebbe imporre il vaccino universale, magari anche con il Tso per i refrattari. E il vaccino a sua volta è solo la premessa per tutto il resto: il tracciamento orwelliano, le App occhiute e il microchip sottopelle, magari gestito dalla rete wireless 5G di ultima generazione. Obiettivo: il dominio assoluto sull’individuo, sottoposto a una psico-polizia sanitaria, grazie al ricatto della paura. Fantascienza distopica: qualcosa di mostruoso sta per invaderci? Sì, certo: «Con il Sars-Cov-2 hanno fatto solo la prova generale. Domani, qualcuno potrebbe immettere un virus ben più letale, fabbricato in laboratorio».E’ un’ipotesi evocata da un analista spiazzante come Gioele Magaldi, massone progressista e autore di un bestseller (”Massoni”, appunto) uscito nel 2014 per Chiarelettere: «Il sequel uscirà a novembre e conterrà precise rivelazioni sulla regia occulta dell’operazione coronavirus, tuttora in corso». Un capolavoro infernale: il panico di massa scatenato dall’allarme pandemia «è riuscito a rovinare i grandi successi economici di Trump giusto alla vigilia delle elezioni americane, nonché a schiantare un paese come l’Italia, che ora è sull’orlo del baratro grazie al peggiore dei lockdown, il più severo e insensato». Tu chiamale, se vuoi, coincidenze. Oggi, osserva un reporter come Massimo Mazzucco, è la paura della povertà (milioni di cittadini trasformati in disoccupati, da un giorno all’altro) a incendiare la rabbia, negli Usa, contro la vergogna nazionale del razzismo che ancora ammorba la polizia. «Fa malissimo, Trump, a ignorare la parte genuina della protesta», dice Magaldi: «Migliaia di americani sono giustamente indignati per lo scandalo della violenza sistematica degli agenti contro i neri, come s’è visto anche nel caso di George Floyd». Ma attenzione: «Tutti attaccano Trump senza farsi una domanda: perché Barack Obama, primo presidente “nero”, in otto anni alla Casa Bianca non ha fatto assolutamente nulla per ripulire la polizia da questa piaga ignobile?».Poi, naturalmente, ci sono gli altri protagonisti delle rivolte: le falangi eterodirette, gli squadristi truccati da “antifascisti”. «Un teatro grottesco, inscenato per dare del fascista al “puzzone” Trump: quasi fosse lui il responsabile della morte di Floyd, e non i suoi aguzzini, peraltro immediatamente arrestati». Estremismo pilotato, strategia della tensione: è possibile non accorgersene? Eccome: i fuochi fatui funzionano a meraviglia, per distrarre i meno attenti. In Italia c’è ancora chi perde tempo nel più tragicomico dei derby, quello tra Salvini e le Sardine, mentre il potere – quello vero – paralizza il paese condannandolo alla retrocessione, e gli squali mandano avanti il loro uomo, Vittorio Colao, con una proposta antichissima: svendere tutto quel che resta, ai soliti amici degli amici. Una spettrale riedizione degli anni Novanta, con analoga sequenza: prima la crisi (Tangentopoli, allora), la liquidazione giudiziaria della Prima Repubblica, le bombe mafiose a Milano e Firenze, l’eliminazione dei testimoni più scomodi di certi giochi (Falcone e Borsellino), e infine la grande svendita del paese affidata a terminali come Prodi e Draghi. Risultato: lo scalpo del Belpaese sull’altare di Maastricht, sacrificato al mercantilismo tedesco in cambio dell’adesione della Germania all’euro, pretesa dalla Francia. Insieme al Made in Italy, rottamata anche la politica: prima la finta guerriglia contro l’imbarazzante Berlusconi, poi l’avvento di Monti e le mezze figure a seguire, il fanfarone Renzi, lo sbiadito Gentiloni. E lo sconcertante Conte.Tutto si tiene, avverte Magaldi, che offre il seguente ragionamento: l’offensiva Covid è stata scatenata in tutta la sua potenza (imponendo il lockdown) dopo che il potere neoliberista aveva subito grandi rovesci. Il peggiore? L’elezione di Trump alla Casa Bianca. Ma non solo: «Christine Lagarde, Mario Draghi e la dirigenza del Fmi hanno abbandonato il fronte oligarchico per passare alla massoneria progressista, keynesiana». Parlano i fatti: Kristalina Georgieva, direttrice del Fondo Monetario, dice che l’Occidente muore, se non mette fine all’austerity. L’ex capo della Bce ha esposto il suo pensiero sul “Financial Times”, a fine marzo: servono oceani di miliardi da regalare all’economia, e subito, pena il collasso di sistemi come quello italiano. E la Lagarde, che ha preso il posto di Draghi a Francoforte, ha messo mano al bazooka sfidando la Germania: miliardi a pioggia, anche sull’Italia messa in croce da Conte. «Quelli della Bce – dice Magaldi – sono gli unici soldi veri che stanno arrivando: altro che le ciance sul Mes o sul Recovery Fund che scatterà forse nel 2021: quanti italiani arriveranno, vivi, al 2021? Qui si fanno solo chiacchiere, si dispensano briciole, molti aspettano ancora la cassa integrazione. Migliaia di aziende non riapriranno, decine di migliaia di famiglie non sanno come arrivare a fine mese. Cosa aspettano, a Palazzo Chigi? Vogliono vedere le strade invase da folle inferocite, con le auto rovesciate e incendiate?».Presidente del Movimento Roosevelt, Magaldi annuncia un ultimatum a Conte: «Al governo, faremo proposte precise, salva-Italia, da attuare nel giro di un mese». Le piazze già ribollono, ma col rischio di finire fuori bersaglio, in mezzo al solito chiasso mediatico depistante: «Sfottono Pappalardo e i suoi Gilet Arancioni per il teatro messo in scena, come se protestare fosse ormai vietato, ma è lo stesso Pappalardo a evocare obiettivi che, comunque li si giudichi, sono irrealistici se non in termini decennali: riforme costituzionali, l’uscita dall’Ue e addirittura dalla Nato». Sul fronte opposto, fino a ieri si agitava il perbenismo delle Sardine: «Da loro, solo proposte ridicole e irrisorie. O addirittura pericolose per la democrazia, come la pretesa di imporre sui social la censura ai ministri». In tanti, ancora oggi, si lasciano ipnotizzare dall’odio per Salvini, pesce piccolo (piccolissimo) nell’acquario-Italia, senza vedere la burrasca che sta devastando l’oceano: la guerra ibrida, spaventosamente insidiosa, contro la libertà e la democrazia. Qualcosa che non s’era mai visto prima, in questi termini: un’arma di distruzione di massa in grado di minacciare il mondo, fino a deformarlo per sempre.Il primo a dirlo, a modo suo, è stato Bob Dylan: con la canzone “Murder Most Foul”, il grande cantautore, Premio Nobel per la Letteratura («e massone progressista», assicura Magaldi), ha messo in relazione l’esplosione del Covid con l’omicidio di Dallas: come se gli eredi dei killer di Kennedy avessero a che fare direttamente con il nuovo terrorismo sanitario. A scanso di equivoci, lo stesso Dylan ha presentato il brano “False Prophet” esibendo uno scheletro che impugna una siringa. Contro il “falso profeta” Bill Gates (a cui Conte si è impegnato a regalare milioni, per i suoi vaccini), Robert Kennedy Junior ha scatenato una polemica furibonda, puntando il dito contro il pericoloso triangolo formato da Gates, dal guru Anthony Fauci e dall’Oms foraggiata dalla Cina. Tutti fieri avversari di Trump. Ma il cognome Kennedy non dovrebbe essere all’opposizione del “puzzone” che siede alla Casa Bianca? In teoria, sì. In apparenza. Fino all’altro ieri, almeno. La verità – dice Magaldi, già iniziato alla superloggia “Thomas Paine” (quella di Gandhi) – nel 2016 la massoneria progressista ha appoggiato in modo decisivo proprio Trump: meglio lui, piuttosto che Hillary Clinton.“The Donald” avrebbe funzionato come ariete, per rompere il dominio dell’élite neoliberista: quella che con Bill Clinton ha regalato i pieni poteri a Wall Street, stracciando il Glass-Steagall Act che separava le banche d’affari dal credito ordinario, e che poi con il clan Bush ha progettato l’inferno del terrorismo “islamico”. C’era quasi riuscito, Trump: aveva fatto volare l’economia americana (meno tasse, più deficit) e aveva fermato l’inarrestabile avanzata della potenza cinese, fatta entrare nel grande gioco mondiale del Wto senza pretendere garanzie democratiche, diritti sindacali e tutele dell’ambiente. «Il problema – avverte Magaldi – non è la Cina, di per sé, ma il potere sovranazionale che usa il sistema-Cina come clava, per “cinesizzare” l’Occidente: lo si è visto benissimo con il lockdown di Wuhan, presentato come modello virtuoso e immediatamente replicato in Italia». Magaldi fornisce occhiali speciali, supermassonici: ricorda che fu Kissinger (superloggia “Three Eyes”) a sdoganare il gigante asiatico. Kissinger, grande regista del golpe cileno, fu il primo a scommettere sul regime dittatoriale di Pechino come alternativa all’Occidente democratico, contro la primavera dei diritti che animava il sogno della New Frontier di Kennedy.Siamo ancora a questo? Allo scontro tra democrazia e oligarchia? Assolutamente sì: è esattamente il tema della grande guerra in corso, sullo sfondo incendiario della rabbia crescente degli italiani e di quella esplosiva degli americani, oggi inferociti contro la polizia. In palio non ci sono singole elezioni, piccole carriere, politicanti di rango nazionale allevati da partiti-fantasma che ancora recitano il minuetto destra-sinistra, seppellito consensualmente col rigore neoliberista alla massima potenza, come nel caso del Rigor Montis (pareggio di bilancio, legge Fornero) convalidato senza fiatare dal “compagno” Bersani. Meglio resettare la lavagna, sollevando finalmente lo sguardo. L’obiettivo è il più alto possibile: la nostra libertà, minacciata dal ricatto del virus con l’alibi della sicurezza sanitaria. Magaldi però non è pessimista: «Non sono riusciti a distruggere la democrazia né col neoliberismo finanziario, né col terrorismo. E non ci riusciranno nemmeno stavolta: ma bisogna sapere quello che sta succedendo davvero. Siamo tutti in pericolo. E occorre essere pronti a combattere, in modo democratico: perché chi ha gestito questo virus ha dichiarato guerra alla nostra libertà».Sembra una pandemia, e invece è una guerra: scatenata contro tutti noi, da mani solo in apparenza ignote. Una strana guerra: contro la sicurezza sociale, la libertà, la democrazia. Contro il diritto di vivere come prima, contro il diritto alla felicità. Prima ci hanno provato con i golpe e gli omicidi eccellenti, poi con il cannibalismo mafioso di stampo finanziario, neoliberista. Per buon peso hanno aggiunto il terrorismo stragista, le Torri Gemelle, Al-Qaeda, l’Isis, i “regime change” delle rivoluzioni colorate, la sovragestione dell’emigrazione di massa. Ora ci riprovano, ma con un’arma ancora più micidiale: il virus. Attenzione, i registi sono sempre gli stessi. I loro antenati esordirono nel 1963, facendo saltare il cervello a John Kennedy. Dieci anni dopo, uccisero in Cile Salvador Allende. Poi annunciarono che la lunga marcia della democrazia doveva fermarsi, come ricordato (col sangue, ancora) dall’uccisione di Bob Kennedy, Martin Luther King e ogni altro leader veramente scomodo, dallo svedese Olof Palme all’africano Thomas Sankara fino all’israeliano Yitzhak Rabin. Oggi attaccano l’uomo che più temono, Donald Trump, perché ha osato ostacolare la loro principale macchina da guerra: la Cina e il suo alleato strategico, l’Oms. Strano: il flagello Covid è esploso a Wuhan subito dopo l’umiliante stop, imposto dalla Casa Bianca, all’ambiguo espansionismo cinese.
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Lisi: App Immuni inutile e rischiosa, non in mano allo Stato
«Spiace dirlo, ma oggi l’App Immuni non serve a niente: intanto arriva tardi, quando ormai la pademia sta finendo. E per mappare in tempo reale la nostra salute ha bisogno di un sistema sanitario che verifichi i dati in tempo reale. Improbabile, in un paese che non è stato capace nemmeno di garantire a tutti le mascherine, quando c’era l’emergenza Covid». Una bocciatura senza mezzi termini, quella dell’avvocato Andrea Lisi, specialista in materia di privacy e presidente di Anorc Professioni, l’Associazione Nazionale Operatori e Responsabili della Custodia di contenuti digitali. Dal 2007, l’Anorc è un punto di riferimento nazionale per le aziende e i professionisti impegnati nel campo della digitalizzazione e protezione del patrimonio informativo e documentale in ambito pubblico e privato. In web-streaming su YouTube con Marco Moiso, vicepresidente del Movimento Roosevelt, l’avvocato Lisi stronca il dispositivo messo a punto da Bending Spoons, la cui sperimentazione è ora al via in alcune Regioni. «Secondo vari studi, tra cui quelli dell’università di Oxford – premette Lisi – per essere efficace, Immuni dovrebbe essere usata almeno dal 60% degli italiani, e quindi dovrebbe superare la diffusione di WhatsApp, che è l’applicazione più utilizzata nel nostro paese».Non solo: «Non basta scaricare Immuni, bisogna anche usarla attivando il Bluetooth. E lo stesso ministero della Difesa ci mette in guardia dal farlo, visto che il Bluetooth è facilmente hackerabile. La nostra Difesa consiglia di attivare il Bluetooth solo quando lo si usa: peccato che, per far funzionare Immuni, il Bluetooth dovrebbe essere costantemente acceso». E non è tutto: «Se anche moltissimi italiani usassero Immuni, l’operazione avrebbe senso solo a patto che i dati forniti sul proprio stato di salute venissero immediatamente verificati dal sistema sanitario, che oggi non pare in grado di assolvere a questo compito». Altro tasto dolente, per l’avvocato Lisi, l’incapacità dello Stato di dotarsi di un sistema autonomo per la diffusione dell’App: «Francia e Gran Bretagna si sono attrezzate creando dispositivi pubblici. Noi invece siamo costretti ad affidarci agli “store” di Apple e Google, di cui lo Stato non ha il controllo, e che già ospitano App ancora più invasive, nel tracciamento dei nostri dati: una prospettiva decisamente inquietante, per chi come me si occupa di trasparenza e tutela dei diritti in ambito digitale».Al netto delle buone intenzioni, aggiunge Lisi, «lo Stato finisce per diventare complice e addirittura schiavo dei grandi player privati», piegandosi alla loro logica commerciale. «Comincio a spaventarmi: significa che stiamo proprio cedendo tutto, ai grossi player, che di per sé abusano già della loro posizione di potere: Stati democratici come l’Italia dovrebbero riflettere, prima di piegarsi a questa sorta di resa, di fronte alla cessione di intere parti della nostra esistenza». Lisi critica anche la procedura «farlocca» per l’assegnazione della commessa: «Lo Stato non aveva le idee chiare sul prodotto che gli serviva. E ancora oggi siamo di fronte a una fase sperimentale, in cui i cittadini saranno cavie». Secondo il legale, «la nostra rassegnazione di fronte al digitale è dettata dall’ignoranza: nemmeno ci proviamo, a governare il sistema con normative serie: ed è sconcertante che lo Stato accetti di far gestire la sua applicazione per il coronavirus da multinazionali che già tracciano i cittadini, a loro insaputa, per scopi commerciali. O addirittura – come si è visto in questi giorni negli Usa – possono rivelare l’identità di chi partecipa a manifestazioni di protesta».Per definire meglio il dispositivo e il suo assetto giuridico, Andrea Lisi chiede al governo di avere un po’ di pazienza: «Ne abbiamo avuta tanta noi, durante il lockdown, e quindi la possono avere anche coloro che stanno sviluppando l’applicativo. Tra qualche mese, chiarito il ruolo di ciascun player, potremo verificare se quest’App è effettivamente utile per noi italiani. Speriamo che il governo riesca ad acquisire la piena titolarità almeno dell’App – conclude Lisi – perché quella degli “store” di Apple e Google non ce l’avrà mai. Quanto ai contratti con Apple e Google non li vedremo mai, perché non ci saranno: anzi, sarà il governo a bussare alla loro porta, timidamente, per chiedere a Apple e Google il permesso di posizionare la sua App nei loro “store”».«Spiace dirlo, ma oggi l’App Immuni non serve a niente: intanto arriva tardi, quando ormai la pademia sta finendo. E per mappare in tempo reale la nostra salute ha bisogno di un sistema sanitario che verifichi i dati in tempo reale. Improbabile, in un paese che non è stato capace nemmeno di garantire a tutti le mascherine, quando c’era l’emergenza Covid». Una bocciatura senza mezzi termini, quella dell’avvocato Andrea Lisi, specialista in materia di privacy e presidente di Anorc Professioni, l’Associazione Nazionale Operatori e Responsabili della Custodia di contenuti digitali. Dal 2007, l’Anorc è un punto di riferimento nazionale per le aziende e i professionisti impegnati nel campo della digitalizzazione e protezione del patrimonio informativo e documentale in ambito pubblico e privato. In web-streaming su YouTube con Marco Moiso, vicepresidente del Movimento Roosevelt, l’avvocato Lisi stronca il dispositivo messo a punto da Bending Spoons, la cui sperimentazione è ora al via in alcune Regioni. «Secondo vari studi, tra cui quelli dell’università di Oxford – premette Lisi – per essere efficace, Immuni dovrebbe essere usata almeno dal 60% degli italiani, e quindi dovrebbe superare la diffusione di WhatsApp, che è l’applicazione più utilizzata nel nostro paese».
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Il Governo della Paura e l’Apocalisse che abbiamo di fronte
Prima il Covid, poi l’App per tracciare tutti. Poi il vaccino, atteso come il Messia, anche se insigni scienziati sostengono che è impossibile “inseguire” un virus Rna, velocemente mutante. E dopo il vaccino si pensa al microchip sottopelle, rilevato e monitorato metro per metro dalle antenne del wireless di quinta generazione installate in modo silenzioso, abbattendo gli alberi nei centri abitati perché le fronde (piene d’acqua, come il corpo umano) ne assorbono le frequenze. Sei mesi fa, si sarebbe potuto derubricare tutto questo alla voce complottismo, per la serie: alieni e scie chimiche. A proposito di presunti alieni: lo scorso ottobre, la Us Navy ha ammesso che i suoi caccia scorrazzano spesso in compagnia degli Ufo (ribattezzati Uap, Unidentified Aerial Phenomena). Quanto alle scie bianche che negli ultimi 15 anni rigavano il cielo fino a diventare nubi, erano letteralmente sparite durante il lockdown universale. Il cospirazionismo le considera parte di un piano genocida per la riduzione della popolazione mondiale, mentre una parte della scienza le ascrive alla neo-disciplina della cosiddetta geoingegneria, tra qualche sporadica ammissione. Tecnici Nasa parlarono di litio diffuso in atmosfera sotto forma di aerosol; un dirigente del Cnr accennò all’esistenza di un imprecisato esperimento planetario di controllo climatico; e paesi come la Cina ammettono di disporre di intere flotte aeree incaricate di “ingravidare” le nuvole con ioduro d’argento per aumentare le precipitazioni.A prescindere dall’impossibilità di verificare molte di queste informazioni, in un mondo in cui il mainstream pratica il silenzio sistematico rispetto a qualunque notizia potenzialmente fastidiosa per l’establishment, resta il fatto che nel paese di Conte, Grillo e Zingaretti è diventato tabù qualsiasi argomento di ordine pratico, a partire dall’economia che il Governo della Paura ha paralizzato, esponendo il paese alla crisi più grave della sua storia repubblicana. Proprio ora, che ci sarebbe bisogno di allargare l’orizzonte, ci si affanna a tenere gli occhi rasoterra: lo zoo politico e mediatico locale perde ancora tempo con Conte e Salvini, le mascherine, le fumose promesse europee, le liti da pollaio pro o contro la Regione Lombardia, senza che nessuno spieghi perché il maledetto Covid ha colpito così duramente il solo Nord-Est. Nessuno, per la verità, spiega mai niente: nemmeno il motivo per cui – nonostante esista un governo pienamente in carica – si sia sentita la necessità di affidare a terzi la cosiddetta “ripartenza”. Qualcuno (chi?) ha imposto a Conte il finanziere Colao, che ora ha presentato il suo piano: svendere tutto quel che resta dell’hardware statale italiano, da Leonardo-Fincantieri a Fs, fino alla riserva aurea. Non suona antico, tutto questo? Sembra una riedizione dei tragici anni ‘90, quando si svendevano i gioielli di famiglia, i magistrati antimafia saltavano per aria, i vecchi politici finivano alla gogna e quelli nuovi sacrificavano il paese sull’altare di Maastricht, funerea premessa di un trentennio di vacche magre e rigore metafisico, presentato come inevitabile castigo di Dio.Nessuno spiega niente, ecco il punto: nessuno spiega perché Zingaretti ha imposto ai laziali il discutibile vaccino antinfluenzale (spaventando i medici), o perché ha vietato nel Lazio la sperimentazione anti-Covid condotta con successo a Mantova. Un caso mondiale, quello di Giuseppe De Donno: perché il ministro della sanità non si è precipitato a Mantova, Pavia e Padova, ospedali dove di Covid non muore più nessuno? E se esiste davvero una cura per declassificare il morbo, semplice malattia ormai curabile come tante altre, perché insistere nell’imporre il micidiale Distanziamento? Perché recitare a reti unificate il mantra del vaccino salvifico, se dal Covid ci si salva con una semplice trasfusione di plasma? Perché i media non discutono di questo, anziché dei ridicoli sondaggi che ripropongono l’altalena del consenso virtuale conteso da partiti identici o simili, nessuno dei quali in questi mesi ha suggerito una terapia radicalmente alternativa per curare il paese? Perché ridursi a tifare Conte o Salvini, anziché pretendere risposte, come se Conte e Salvini avessero la consistenza risolutiva, la statura e l’autonomia dello statista? Perché ridursi a intonare Bella Ciao, da prigionieri, nel giorno della Liberazione, sprecando l’eredità della Resistenza, anziché incalzare i sordomuti spingendoli a concedere finalmente qualche risposta?L’Apocalisse in corso, la cui durezza non è ancora visibile per intero (ma non tarderà a manifestarsi, nei prossimi mesi), sembra la premessa per un drammatico risveglio. Un giorno ci si domanderà com’è stato possibile rallentare il mondo (e paralizzare l’Italia) per un virus che secondo l’Istituto Superiore di Sanità ha ucciso meno del 4% delle vittime frettolosamente archiviate come “caduti del Covid”, inceneriti senza neppure un’autopsia in ossequio alle sconcertanti direttive ministeriali. La fragilità del sistema globale è emersa in modo scioccante: in poche settimane, un virus (di oscura provenienza, tuttora) ha potuto mettere in crisi il pianeta. Dunque la nostra economia è così vulnerabile da non potersi permettere dieci settimane di pausa. Mezza Italia trema, pensando al domani; l’altra metà si illude di passarla liscia, di fronte al collasso del commercio, del turismo, della piccola impresa. Siamo un paese che ha accettato di subire, di punto in bianco, l’imposizione di 10 vaccini obbligatori non motivati da alcuna emergenza sanitaria. Poco dopo, la maggioranza della popolazione si è rassegnata al Governo della Paura, che le ha ordinato di chiudersi in casa. Rumori lontani annunciano battaglie già in corso, ma come al solito le spiegazioni languono. Gli addetti ai lavori fingono di trovare normale il fatto che a dettar legge sia un ex magnate dei computer, convertitosi all’industria lucrosissima dei vaccini fino a trasformarsi in “ministro mondiale della sanità”, dopo essersi comprato l’Oms in società con Pechino. Di normale non c’è più niente, in un mondo in cui milioni di persone si adattano a scambiare per normalità una mostruosa follia quotidiana, gravida di minaccia, senza neppure domandarsi cosa potrebbe accadere domani, se da qualche altro sperduto laboratorio scappasse l’ennesimo virus, l’ennesima arma a disposizione del Governo della Paura.(Giorgio Cattaneo, “Il Governo della Paura e l’Apocalisse che abbiamo di fronte”, dal blog del Movimento Roosevelt del 2 giugno 2020).Prima il Covid, poi l’App per tracciare tutti. Poi il vaccino, atteso come il Messia, anche se insigni scienziati sostengono che è impossibile “inseguire” un virus Rna, velocemente mutante. E dopo il vaccino si pensa al microchip sottopelle, rilevato e monitorato metro per metro dalle antenne del wireless di quinta generazione installate in modo silenzioso, abbattendo gli alberi nei centri abitati perché le fronde (piene d’acqua, come il corpo umano) ne assorbono le frequenze. Sei mesi fa, si sarebbe potuto derubricare tutto questo alla voce complottismo, per la serie: alieni e scie chimiche. A proposito di presunti alieni: lo scorso ottobre, la Us Navy ha ammesso che i suoi caccia scorrazzano spesso in compagnia degli Ufo (ribattezzati Uap, Unidentified Aerial Phenomena). Quanto alle scie bianche che negli ultimi 15 anni rigavano il cielo fino a diventare nubi, erano letteralmente sparite durante il lockdown universale. Il cospirazionismo le considera parte di un piano genocida per la riduzione della popolazione mondiale, mentre una parte della scienza le ascrive alla neo-disciplina della cosiddetta geoingegneria, tra qualche sporadica ammissione. Tecnici Nasa parlarono di litio diffuso in atmosfera sotto forma di aerosol; un dirigente del Cnr accennò all’esistenza di un imprecisato esperimento planetario di controllo climatico; e paesi come la Cina ammettono di disporre di intere flotte aeree incaricate di “ingravidare” le nuvole con ioduro d’argento per aumentare le precipitazioni.
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Magaldi: addosso a Pappalardo, per salvare l’imbelle Conte
Non sparate sul generale Antonio Pappalardo: troppo facile, dipingerlo come un populista da operetta dopo aver alimentato il terrorismo psicologico sul Covid, per poi reggere la coda al disastroso governo Conte che ha messo in ginocchio il paese imponendo il peggior lockdown che si sia visto in Europa. «E’ sleale, la stampa che si avventa su Pappalardo: il suo “teatro”, utile per scuotere l’opinione pubblica, non è diverso da quello di chi recita da sempre la parte, altrettanto teatrale, del politico paludato». Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, difende il leader dei Gilet Arancioni, in piazza lo scorso weekend a Milano: «Pappalardo, che innanzitutto è un uomo simpatico e spiritoso, merita un plauso almeno per la passione con cui esprime la sua insofferenza verso questo governo incapace e catastrofico». Su molti punti, peraltro, Magaldi non concorda con l’ex ufficiale dei carabinieri, già parlamentare nella Prima Repubblica e poi sottosegretario con Ciampi. «Il suo è un programma di riforme profonde, anche costituzionali, che richiederebbero anni per essere attuate, e non certo con il solo consenso delle piazze», precisa Magaldi. «Oggi invece si tratta di incalzare Conte con proposte immediatamente praticabili e comprensibili a tutti: sperando che il governo le adotti, sia pure in ritardo».
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Dylan e Martarossa, musica ribelle da Kennedy al Covid-19
Per chi suona la campana? Domanda sbagliata, rispose Hemingway. “Ring them bells”, rilanciò tanti anni dopo un certo Bob Dylan: svegliatevi, tutti quanti. E suonatele, quelle campane, «per i ciechi e i sordi», visto che «il pastore si è addormentato, e le montagne sono piene di pecorelle smarrite». Era il fatidico 1989, quello del crollo del Muro di Berlino. Non sono mai casuali, le date, per il grande cantautore americano insignito nel 2016 con il Nobel per la Letteratura. Il 19 giugno, un attimo prima del solstizio d’estate, uscirà l’attesissimo “Rough and Rowdy Ways”, anticipato da tre singoli dirompenti – il primo dei quali, l’epico “Murder Most Foul”, evoca lo splendore democratico della stagione di Jfk, denunciando gli assassini del presidente della New Frontier e gettando su di loro un’ombra che si allunga fino all’oscura Era del Covid, nella quale siamo precipitati. L’ultimo brano anticipato sul web, “False Prophet”, è accompagnato dall’immagine della morte che impugna una siringa: riferimento esplicito alla “cupola” del coronavirus, che usa il terrore della pandemia per tentare di imporre una sottomissione mondiale psico-sanitaria.Attenti: quella di Dylan è una discesa in campo. Una sfida, al potere che coltiva sogni totalitari dietro l’alibi della sicurezza. E quel potere – suggerisce Dylan – è l’erede dello stesso establishment, tuttora impunito, che assassinò John Kennedy a Dallas mezzo secolo fa. Date: Kennedy era nato il 29 maggio, anche lui a ridosso dell’esplosione estiva (Dylan ha appena festeggiato i 79 anni, il 24 maggio). «Chissà, forse Jfk tornerà nell’aria sotto forma di musica, anche in Italia». Lo annuncia Gioele Magaldi, segnalando l’imminente uscita – a giugno, praticamente insieme all’album dylaniano – dell’ultimo singolo di Marta Charlotte Ferradini, figlia del caposcuola Marco Ferradini. Una splendida cantante, dotata di uno swing elegante e morbidissimo, premiata nel 2012 ad Aversa tra le migliori nuove voci italiane. Su Spotify, è appena uscita una versione inedita di “Martarossa”, piccolo capolavoro che mette in mostra le sorprendenti capacità autoriali della cantautrice milanese: «La fame agli occhi di aria selvatica, su spiagge notturne di terra umida». Pura confidenza con la poesia. «Qualche volta lacrima nelle tasche l’anima, ma si vuole libera di sentirsi unica». E dov’è il nesso con Kennedy?«Il richiamo a Jfk sta in un brano ancora inedito, ascoltato anni fa», rivela Magaldi, che ricorda: Marta Charlotte Ferradini è stata socia fondatrice del Movimento Roosevelt. «Quella canzone, non ancora pubblicata, intreccia passioni private ed ethos civile e politico. Valori altissimi, trattandosi di Kennedy: diritti, giustizia e dinamismo sociale, equilibrio armonioso di una democrazia pienamente sviluppata». Massone progressista, autore del saggio “Massoni” (Chiarelettere, 2014) che denuncia il ruolo occulto delle superlogge neo-conservatrici nella regia di questa globalizzazione senza diritti, Magaldi tifa per i nuovi talenti italiani: oltre alla Ferradini segnala volentieri il giovanissimo rapper Anastasio, vincitore di X-Factor nel 2018, e l’Enrico Nigiotti di “Baciami adesso”, a Sanremo lo scorso febbraio. Il grande tema? Semplice: la potenza emozionale della musica, specie in un momento come questo. Sapienza: l’arte può dire tanto, anche senza entrare per forza nei dettagli della politica. “Sono solo canzonette”, recitava beffardo Edoardo Bennato, ben sapendo quali universi può smuovere una semplice melodia, magari ricamata attorno a un testo come quello di “Martarossa”. «Nei suoi occhi nevica», recita la poetessa Charlotte, invocando proprio lo spirito capace di infiammare: «Smuovimi dentro, come spazio nel tempo: raccontami il senso di quest’incendio».Quel brano è ormai un baby-classico: «Scivola via leggero, ma ha una profondità, uno spessore: rinvia alla capacità che abbiamo di accenderci quando ci indigniamo, quando vogliamo combattere, rigenerarci e lanciare il nostro messaggio, lasciare un segno: la nostra firma». Riascoltato oggi nella sua nuova veste, sembra l’ennesimo avvertimento, confezionato su misura per i giorni sconvolgenti che stiamo affrontando. «Ormai è chiaro che ognuno dev’essere pronto a fare la sua parte, con i mezzi di cui dispone – dice Magaldi, che del Movimento Roosevelt è il presidente – visto che questa lenta e graduale liberazione non è scontata: c’è senpre chi vuole mettere in circolo situazioni provocatore e vessatorie, come l’ultimissima trovata delle “ronde” per sorvegliare la movida». E se l’Italia di Conte richiama la “situazione grave, ma non seria” del grande Flaiano, tra le righe lascia però intravedere tutta l’intensa drammaticità del momento: l’Italia come specchio (fragilissimo) di una sorta di “guerra mondiale” particolarmente subdola, sferrata nei mesi scorsi col pretesto della pandemia.Il disastro-Covid è esploso al culmine di una serie di rovesci, subiti dall’élite mondialista oligarchica. L’ultimo, decisivo, è stato l’insediamento di Trump alla Casa Bianca: brutale lo stop imposto, con i dazi, all’espansione geopolitica cinese (protetta dai settori più reazionari della supermassoneria atlantica). Il loro sogno: “cinesizzare” l’Occidente, soffocando i diritti democratici. «Ci hanno provato in tanti modi», sottolinea Magaldi, «a partire dal golpe in Cile nel 1973 che ha insediato il neoliberismo al governo del paese». Per Bob Dylan, questa storia comincia addirittura dieci anni prima: uccidendo Kennedy, si è voluto spegnere sul nascere la lunga marcia della libertà e dell’uguaglianza. A seguire: il manifesto “La crisi della democrazia” promosso dalla Trilaterale di Kissinger (il primo a scommettere sulla Cina come modello per gli occidentali), e la nascita di questa Unione Europea post-democratica, retta da una Commissione non eletta da nessuno, e dove il Parlamento non conta nulla. Nel 2001, poi, la drammatica accelerazione del terrorismo stragistico inaugurato con l’11 Settembre e la fabbricazione di mostri nati in provetta, da Bin Laden all’Isis. «Tutti massoni “controiniziati”, complici di un gioco spregevole fondato sul terrore».Ora siamo alla madre di tutte le paure: «Il virus, sotto questo aspetto, funziona ancora meglio del terrorismo», sostiene Magaldi. E’ un’insidia perfetta, senza volto né bandiere, che non conosce confini. Solo un cieco può non vedere quello che sta accadendo: col pretesto dell’emergenza, avanzano piani per una “tracciatura” di stampo orwelliano, cui sottoporre l’umanità. In più, la crisi-Covid ha azzoppato anche l’economia Usa, che Trump aveva fatto volare tagliando le tasse e aumentando il deficit. Intanto si scopre che l’Oms (largamente finanziata da Bill Gates) aveva un ruolo nel fatidico laboratorio di Wuhan, cinese ma sorretto da programmi come quelli sostenuti da Anthony Fauci. Esplosive rivelazioni sono attese nel sequel di “Massoni”, in uscita a novembre. Sottitolo: “Globalizzazione, Esoterismo e Virus”. Lo stesso Magaldi, salutando il brano “Murder Most Foul”, a fine marzo ha fatto un clamoroso annuncio ufficiale: «Bob Dylan è un massone ultra-progressista, un grande inziato che ha saputo inserire nel suo lavoro artistico, con estrema raffinatezza, le suggestioni dell’esoterismo che studia e pratica da una vita». Aggiunge Magaldi: «Oggi, Bob Dylan si sente un soldato: è in campo per combattere al nostro fianco, per impedire che ci venga tolta la libertà».E non si tratta soltanto di Dylan, aggiunge Magaldi: il cambio di casacca da parte di Christine Lagarde e Mario Draghi, che hanno abbandonato l’oligarchia neoliberista per abbracciare la causa progressista, sono solo le vette di un iceberg mondiale. S’è messo in moto qualcosa di profondo, per smascherare l’impostura che ha retto il pianeta negli ultimi decenni: fake news ufficiali e disinformazione, terrorismo sanguinario e austerity europea. Tutte facce della stessa medaglia, che adesso ha le sembianze dell’emergenza sanitaria. “The times they are a-changing”, finalmente? Parrebbe proprio di sì: «Sarà dura e ci sarà da combattere, ma vinceremo», confida Magaldi. «Volevano piegare il mondo con il rigore finanziario, ma non ci sono riusciti. L’altra paura, il terrorismo, non è bastata a spegnere la democrazia. E falliranno anche stavolta, gli stregoni del terrore che ora cavalcano il virus». In questo panorama, si staglia il prestigio di un gigante come Dylan. Il messaggio: avere il coraggio di non farsi spaventare, impararando a trovare innanzitutto dentro di sé le risorse indispensabili per disegnare un nuovo universo, più comodo per tutti. Risorse emotive, che possono essere svegliate (anche “incendiate”, per citare Marta Charlotte Ferradini) dalla stessa musica. Succede, di fronte a canzoni capaci di regalare occhi nuovi per guardare il mondo, una volta imparato che non è importante sapere per chi suona la campana.Per chi suona la campana? Domanda sbagliata, rispose Hemingway. “Ring them bells”, rilanciò tanti anni dopo un certo Bob Dylan: svegliatevi, tutti quanti. E suonatele, quelle campane, «per i ciechi e i sordi», visto che «il pastore si è addormentato, e le montagne sono piene di pecorelle smarrite». Era il fatidico 1989, quello del crollo del Muro di Berlino. Non sono mai casuali, le date, per il grande cantautore americano insignito nel 2016 con il Nobel per la Letteratura. Il 19 giugno, un attimo prima del solstizio d’estate, uscirà l’attesissimo “Rough and Rowdy Ways”, anticipato da tre singoli dirompenti – il primo dei quali, l’epico “Murder Most Foul”, evoca lo splendore democratico della stagione di Jfk, denunciando gli assassini del presidente della New Frontier e gettando su di loro un’ombra che si allunga fino all’oscura Era del Covid, nella quale siamo precipitati. L’ultimo brano anticipato sul web, “False Prophet”, è accompagnato dall’immagine della morte che impugna una siringa: riferimento esplicito alla “cupola” del coronavirus, che usa il terrore della pandemia per tentare di imporre una sottomissione mondiale psico-sanitaria.
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Magaldi: psicologo gratis, per gli italiani rovinati da Conte
E’ come se l’Italia avesse due problemi. Uno ce l’hanno in tanti: si chiama coronavirus. L’altro ce l’abbiamo solo noi, in esclusiva, e risponde al nome di Giuseppe Conte. L’ultima trovata, quella delle “ronde” anti-assembramenti, non si capisce se faccia più ridere o piangere. «Ha l’aria di qualcosa di fascistoide, questa ennesima vessazione nei confronti dei cittadini: prima non protetti adeguatamente dal contagio, poi costretti in casa per oltre due mesi, lasciati senza aiuti economici e ora anche colpevolizzati come untori, criminalizzati come responsabili di un disastro nazionale che invece è interamente imputabile all’incresciosa incapacità dell’esecutivo». Fa sul serio, Gioele Magaldi: «Se questa storia degli “assistenti civici” non è uno scherzo di pessimo gusto, alle ipotetiche “ronde” diamo appuntamento in tribunale, e prima ancora nelle strade: a contrastarle provvederà la Milizia Rooseveltiana, la formazione nonviolenta che stiamo approntando per vigilare su ogni violazione dei diritti democratici». Il Movimento Roosevelt ha già messo in campo il servizio di Sostegno Legale per i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste durante il lockdown: vengono difesi, gratis, da avvocati volontari. «E adesso – avverte il presidente – attiveremo anche un servizio di Sostegno Psicologico, per supportare i troppi cittadini traumatizzati dalla scandalosa gestione italiana dell’emergenza».In effetti, sottolinea il leader “rooseveltiano”, non c’è solo la catastrofe economica innescata dal lockdown: accanto al disastro dell’economia serpeggia anche l’immenso disagio psicologico di milioni di italiani, rinchiusi per mesi tra le pareti domestiche e ormai preda di ansia, insicurezza e paura. Sono tante, le vittime dello sconcertante “coprifuoco” disposto (in ritardo) da Conte: «Si pensi all’angoscia di chi è costretto a chiudere la propria attività, licenziando i dipendenti», in settori come il turismo e la ristorazione, «letteralmente devastati dalle misure decise da un governo incapace di dare la necessaria assistenza economica ai cittadini». E a soffrire di malesseri psicologici sono anche quegli italiani non colpiti direttamente dalle restrizioni: «Molti sono profondamente scossi dall’accaduto e spaventati dalle conseguenze della crisi: alcuni manifestano anche tensioni e paure decisamente preoccupanti». Insiste Magaldi: «Questi concittadini hanno bisogno di supporto, perché anche in questo caso sono stati lasciati completamente soli: a loro sarà quindi assicurato un aiuto volontario e gratuito da parte degli psicologi mobilitati dal Movimento Roosevelt».Gioele Magaldi condanna senza riserve il governo Conte: «Non ha saputo contrastare il contagio in modo tempestivamente adeguato, né assistere i cittadini costretti a casa: un fallimento catastrofico, che ha innescato una crisi sociale ed economica di gravità inaudita, con inquietanti riflessi sulla vita democratica di un paese che ora si è visto sospendere le proprie libertà costituzionali». Siamo in piena emergenza democratica, sostiene Magaldi, grazie a un esecutivo incapace che non ha ancora trovato una via d’uscita: «Un balletto penoso, tra chiacchiere inconcludenti sul Mes e i coronabond, mentre i mesi passano e l’Italia muore, economicamente». Per Magaldi è indispensabile un cambio della guardia: «Se ne esce solo con un governo a termine, di unità nazionale, presieduto da Mario Draghi». Un governo di scopo, con il compito di reperire risorse finanziarie immediate. Come? «Azzerando l’austerity europea, che è un vicolo cieco: servono centinaia di miliardi, che non si trasformino in debito». In altre parole, «occorre cambiare il paradigma della governance: e solo un governo Draghi potrà capovolgere tutto, in Italia e in Europa, mettendo fine a questa crisi che sembra eterna, determinata da un’élite neoliberista che resta indifferente persino di fronte all’immane tragedia del coronavirus».Frontman italiano della massoneria sovranazionale progressista che si batte contro la “mala gestione” del Covid, usata come pretesto per confiscare diritti democratici, Magaldi espone una visione a tutto campo del problema: l’aspetto sanitario, sostiene, è solo un alibi per tentare di ridurre l’Occidente a qualcosa che assomigli al sistema-Cina, dove i cittadini sono sorvegliati h-24 in modo “orwelliano”. Da più parti, anche in Italia, c’è chi paventa il rischio che l’evidente enfatizzazione del coronavirus – ben oltre la reale pericolosità dell’epidemia – sia solo l’anticamera di un piano di dominio, orientato alla sottomissione delle popolazioni, attraverso i passaggi ulteriori, come il vaccino obbligatorio e il microchip sottopelle. Magaldi preferisce un approccio storicistico e politologico, come quello presentato nel saggio “Massoni”, edito nel 2014 da Chiarelettere. In sintesi: l’élite massonica reazionaria e post-democratica ha puntato sulla Cina come modello alternativo per un Occidente più controllabile. La premessa: permettere al gigante asiatico di sviluppare un boom economico planetario, ovviamente con regole truccate. A Pechino è stato infatti permesso di entrare nel grande gioco della globalizzazione senza prima democratizzarsi, senza introdurre diritti sindacali né norme a tutela dell’ambiente. Risultato: merci a bassissimo costo, che hanno conquistato i mercati, facendo della Cina il primo player commerciale del mondo.«Con Xi Jinping, Pechino ha allungato il passo, contendendo la leadership agli Usa anche attraverso un’espansione subdola, fondata su iniziative come la Nuova Via della Seta che spesso, per i partner, si trasforma in un pesante fardello debitorio». Attenzione, avverte Magaldi: tutto questo è avvenuto grazie a complicità strategiche, in Occidente, da parte dell’oligarchia “neoaristocratica” che ha scommesso sulla globalizzazione delle merci, ma non dei diritti. Una corsa che era sembrata inarrestabile, fino all’avvento della presidenza Trump, che ha imposto uno stop all’espansionismo cinese. A quel punto, con un tempismo più che sospetto (quasi fosse una contromossa geopolitica), è scattata l’emergenza Covid – che ha rivelato un intreccio opaco tra la Cina e le lobby Usa che fanno capo ad Anthony Fauci e Bill Gates. Collante internazionale, l’Oms (che in Italia ha praticamente “commissariato” il ministero della sanità). Di fatto, è il Belpaese – per intero – a esser stato messo al guinzaglio: parlano da sole le troppe “task force” messe in piedi dal governo Conte, in un paese il cui mainstream ha gonfiato in modo acritico i numeri del Covid, nell’attesa messianica di un ipotetico vaccino, ignorando dati essenziali come la bassissima letalità della patologia.Lo sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità: meno del 4% le vittime senza altre malattie gravi. I media trascurano la presenza di risposte efficaci, dall’eparina al Plaquenil fino alla rivoluzionaria sieroterapia sperimentata a Mantova da Giuseppe De Donno. Ai medici, il Covid-19 non fa più così paura, ma guai a dirlo: verrebbe meno il “movente” per tenere sulla corda 60 milioni di italiani, nel frattempo scivolati sull’orlo di una catastrofe storica, grazie al tracollo dell’economia. «Se finora si è evitato il peggio – dice Magaldi – lo si deve alla Bce guidata dalla “sorella” Christine Lagarde, già esponente delle filiere oligarchiche della massoneria sovranazionale ma ora passata, come Draghi, al circuito progressista». Nessuna speranza che Conte e Gualtieri possano cavare un ragno dal buco: le loro richieste si infrangono a Bruxelles contro i “niet” opposti dalla governance neoliberista dell’Ue, che ha trasformato l’Europa – virtualmente, il continente più ricco del mondo – in una specie di malato cronico. Nella visione di Magaldi, proprio l’Italia è il terreno prescelto per uno scontro destinato a cambiare l’orizzonte. Ed è questo che spiega, anche, la “guerra” scatenata contro Salvini da magistrati che oggi – intercettati – rivelano la loro malafede. «Uno spettacolo in cui lo squallore prevale sull’indignazione».Ieri, il governo gialloverde si era limitato a indicare obiettivi, senza riuscire a raggiungerli. Devastante il dietrofront dei 5 Stelle, pronti a disattendere tutte le promesse elettorali, fino all’elezione di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue, nel segno dell’eterno ordoliberismo “teutonico”. «Quando si è accorto che lo stesso Conte faceva da tappo, rispetto a qualsiasi riforma (compreso lo sgravio fiscale invocato dalla Lega), Salvini ha staccato la spina, collocandosi giustamente in posizione di attesa». Sorretto dal Pd, Conte ha trascorso mesi vendendo promesse europee fondate solo sulle chiacchiere. E ora, fallimento dopo fallimento, lo stesso Conte s’è ridotto a sperare che l’emergenza Covid duri in eterno. «Gli stessi sondaggi, finalmente, documentano la verità: gli italiani esigono risposte, e capiscono che non è Conte a poterle dare». E’ tutta qui la contesa italiana dietro le quinte: i veri nemici della gestione “cinese” del Covid, fondata sulla paura di massa, puntano su Mario Draghi: intanto per salvare l’Italia dalla depressione, e poi per smontare l’ipocrisia Ue e dar vita a una stagione keynesiana basata sul massiccio intervento dello Stato nell’economia, pena la morte delle aziende. In questo senso, spiega Magaldi, il Movimento Roosevelt è pronto a fare la sua parte, in mille modi: anche con i flash-mob della Milizia Rooseveltiana e con il Sostegno Legale ai multati. Iniziative cui ora si aggiunge il Sostegno Psicologico agli italiani traumatizzati dalla “cura” Conte, il classico rimedio peggiore del male.E’ come se l’Italia avesse due problemi. Uno ce l’hanno in tanti: si chiama coronavirus. L’altro ce l’abbiamo solo noi, in esclusiva, e risponde al nome di Giuseppe Conte. L’ultima trovata, quella delle “ronde” anti-assembramenti, non si capisce se faccia più ridere o piangere. «Ha l’aria di qualcosa di fascistoide, questa ennesima vessazione nei confronti dei cittadini: prima non protetti adeguatamente dal contagio, poi costretti in casa per oltre due mesi, lasciati senza aiuti economici e ora anche colpevolizzati come untori, criminalizzati come responsabili di un disastro nazionale che invece è interamente imputabile all’incresciosa incapacità dell’esecutivo». Fa sul serio, Gioele Magaldi: «Se questa storia degli “assistenti civici” non è uno scherzo di pessimo gusto, alle ipotetiche “ronde” diamo appuntamento in tribunale, e prima ancora nelle strade: a contrastarle provvederà la Milizia Rooseveltiana, la formazione nonviolenta che stiamo approntando per vigilare su ogni violazione dei diritti democratici». Il Movimento Roosevelt ha già messo in campo il servizio di Sostegno Legale per i cittadini colpiti da sanzioni ingiuste durante il lockdown: vengono difesi, gratis, da avvocati volontari. «E adesso – avverte il presidente – attiveremo anche un servizio di Sostegno Psicologico, per supportare i troppi cittadini traumatizzati dalla scandalosa gestione italiana dell’emergenza».
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Magaldi: Draghi dopo Conte, per salvare l’Italia dalla paura
Conto alla rovescia, per sfrattare Giuseppe Conte a furor di popolo. Lo annuncia Gioele Magaldi, presidente del Movimento Roosevelt, che preme per un governo di salvezza nazionale presieduto da Mario Draghi, con un unico obiettivo: mettere l’economia italiana in terapia intensiva, prima che sia troppo tardi. «I negozi erano vuoti già prima dell’emergenza: figurarsi adesso, che devono restare vuoti per legge. Le attività economiche salteranno: non se ne rende conto, questo governo?». A ricordarglielo provvedono iniziative “rooseveltiane” come il servizio di Sostegno Legale: avvocati gratis per i cittadini che si ritengono vittime di ingiuste sanzioni, subite durante il lockdown. Non solo: Magaldi non esclude azioni legali per chiedere risarcimenti: «Non si possono chiudere le attività economiche, lasciando i lavoratori senza veri aiuti finanziari: quelli di Conte, finora solo promessi, sono una miseria. Spiccioli fuori tempo massimo e soprattutto aria fritta, aiuti immaginari: credito oneroso, che le banche neppure concedono». A mettere sotto pressione la politica sarà anche la Milizia Rooseveltiana, formazione prossima al debutto, nelle piazze: «Sarà un “teatro” nonviolento ma determinato, per rispondere all’ignobile “teatro” che Conte ha imposto agli italiani, con misure restrittive che hanno devastato l’economia senza incidere sul contenimento del coronavirus».Lo confermerebbero i dati: secondo Magaldi, «la situazione italiana è paragonabile a quella di paesi come Svezia, Belgio e Svizzera, che si sono ben guardati dall’imporre un lockdown all’italiana». Per il presidente del Movimento Roosevelt, «è venuto il momento di pretendere che lo Stato di diritto funzioni, con le buone o con le cattive: e per “cattive” intendo una mobilitazione costante e nonviolenta di cittadini organizzati e disciplinati, che sanno quello che vogliono e che inizieranno a lanciare un ultimatum al governo Conte, perché cominciano ad averne abbastanza». Quella che Magaldi annuncia è una “lunga marcia”, a oltranza: «Ci attende una rivoluzione, è venuto il momento di agire: vogliamo presentare le nostre richieste al governo e lottare fino alla fine, fino all’ottenimento dei risultati necessari a cambiare le cose con lungimiranza». Come? Nel modo che Draghi ha spiegato a marzo, nella sua lettera al “Financial Times”: ingenti aiuti di Stato, a fondo perduto. Obiettivo: azzerare il paradigma dell’austerity finanziaria neoliberista. Per avere quei soldi serve un cambio di sistema, e Conte non ne è all’altezza. «L’alternativa, del resto, non esiste: continuare con l’attuale rigore vorrebbe dire condannare l’Italia all’agonia economica o cedere al sistema-Cina, da cui in questo frangente abbiamo pericolosamente mutuato l’autoritarismo assoluto».Attenzione: «Come previsto, la Cina è l’unica potenza a uscire indenne dalla tragedia Covid, “provvidenziale” per resuscitare la sua immagine dopo l’umiliazione inflittale da Trump per mettere un argine alla sua subdola espansione: la Belt and Road Initiative spesso diventa uno strangolamento debitorio, per i paesi coinvolti». Tutto questo, secondo Magaldi, «ci deve far riflettere sulla matrice, sui mandanti della vicenda: è stata dolosa? E in quali momenti? Certamente c’è qualcuno che ci ha guadagnato molto, e questo qualcuno è il sistema cinese, a cui è stato permesso di entrare nel grande gioco della globalizzazione ma senza democratizzarsi». E oggi, aggiunge Magaldi, in Cina la libertà è concessa “a punteggio”, in base al comportamento filogovernativo dei cittadini, strettamente monitorati: «Uno stile a cui tendono ad avvicinarsi le misure adottate in Italia». Democrazia azzerata, economia a pezzi: un disastro epocale. «Nel frattempo, le scimmiette al governo si azzuffano tra loro, non portano soluzioni, deludono le aspettative dei cittadini? Molto bene: aspettiamo che la delusione arrivi al giusto punto di cottura, e poi ci libereremo a calci nel culo di questi signori», avverte Magaldi, sicuro del fatto che a essere chiamato a Palazzo Chigi sarà proprio Draghi, «quando finalmente si capirà che a gestire una situazione come questa non possono essere i Conte, gli Speranza e i Di Maio, tutti figuranti mediocri e inetti».Il presidente del Movimento Roosevelt scommette su «un governissimo a tempo limitato, con alcune cose da fare». Dopodiché, «se Draghi avrà saputo dare concretezza alle cose che ha detto», lo stesso ex numero uno della Bce potrebbe diventare presidente della Repubblica, carica da cui «continuare un’opera di trasformazione radicale del paradigma economico vigente in Italia e in Europa». Secondo Magaldi, Draghi sarà richiamato in servizio «quando i governanti e i partiti avranno il coraggio di ammettere che sono incapaci di trovare un degno rappresentante anche nei consessi internazionali». Nel frattempo, «forse, il popolo italiano (anche radunato nella Milizia Rooseveltiana) potrebbe fare pressione, perché gli attuali governanti se ne vadano». Magaldi li definisce «mascalzoni o piacioni inconcludenti, o addirittura semi-delinquenti: perché poi diventa delinquenza, quella di chi sequestra un paese, senza avere titolo né capacità di governare». Avverte il presidente “rooseveltiano”: «Se poi non se ne vogliono andare, dobbiamo cacciarli a calci in culo, con democratiche manifestazioni di piazza, pacifiche e nonviolente».Conto alla rovescia, per sfrattare “Giuseppi” a furor di popolo: è lo stesso premier a mettersi nei guai, giorno per giorno, rivelando l’inconsistenza assoluta di un governo incapace di sostenere l’economia italiana, dopo averla paralizzata col pretesto del Covid. A grandi passi, di disastro in disastro, sembrano maturare le condizioni per l’avvento di Mario Draghi, ieri grande stratega dell’ordoliberismo eurocratico, ma ora riconvertitosi – clamorosamente – alla filosofia keynesiana. Obiettivo: mettere l’economia italiana in terapia intensiva, prima che sia troppo tardi, con robustissimi aiuti statali a fondo perduto. Servono tanti soldi, centinaia di miliardi: e non è certo il povero Conte a poterli trovare. Occorre qualcosa di rivoluzionario: una svolta che sbaracchi l’attuale sistema Ue, capace solo di produrre crisi. Lo si vede benissimo, oggi più che mai: nessun aiuto all’Italia, a parte il quantative easing della Bce, neppure di fronte alla pandemia. L’unica minestra dell’euro-menù sarebbe il cappio del Mes? Se poi ci si mette anche il Conte-bis, la catastrofe è dietro l’angolo: «I negozi erano vuoti già prima dell’emergenza: figurarsi adesso, che devono restare vuoti per legge. Moltissime attività economiche salteranno: se non se ne rende conto, questo governo, a ricordarglielo saranno gli italiani». E’ così, infatti, che Conte e colleghi si stanno scavando la fossa.
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La verità è clandestina: non chiamatela controinformazione
Vent’anni fa, in Italia, il primo a sollevare dubbi sull’equazione tra verità e giornalismo fu un certo Giulietto Chiesa. La domanda: se il pubblico non viene più informato dei fatti principali, e men che meno delle loro cause, come si fa a parlare ancora di libertà? Su cosa lo misura, il proprio giudizio, il lettore-spettatore lasciato all’oscuro di quel che accade veramente? In altre parole: dove va a finire, la democrazia? Dov’è finita oggi lo si è visto: ci ha pensato “Giuseppi”, con la sua coorte di tecnocrati e consiglieri-ombra, pronti a rimodellare la Costituzione su misura per la gestione panica del coronavirus. E come ha reagito, la stampa? Balbettando, o supportando l’Autorità senza fiatare. E’ potuto accadere anche per via dello stato comatoso del giornalismo nazionale, cartaceo e radiotelevisivo, dopo anni di omissioni, reticenze e manipolazioni: fake news, truccate da notizie. Ora siamo al trionfo orwelliano: è il Grande Fratello ad accusare l’informazione libera di produrre bufale. Di più: ormai si passa anche alle vie di fatto, coi video rimossi da YouTube come nel caso di “ByoBlu”, colpevole di dar voce a chiunque la pensi in modo diverso dal mainstream. E tutto questo, purtroppo, accade senza conseguenze: «Il guaio è che nessuno controlla i controllori», protesta l’avvocato Andrea Lisi, specialista in diritti dell’informazione.Le parole del legale si mescolano con quelle degli altri ospiti della diretta web-streaming “Big Data is Watching You”, proposta il 15 maggio da Marco Moiso (Movimento Roosevelt) con Gioele Magaldi e altri ospiti qualificati. Come Fabio Frabetti, di “Border Nights”, che obietta: «Anziché preoccuparsi di sanzionare Vittorio Feltri per i suoi titoli, segnalandolo all’Ordine dei Giornalisti, perché tanti colleghi non si preoccupano di cose ben più serie?». E a proposito di serietà e correttezza: il 6 maggio, il quotidiano “La Stampa” ora diretto da Massimo Giannini ha permesso al medico Mauro Salizzoni (ex primario alle Molinette di Torino) di definire “fake news” molte notizie attorno alle guarigioni ottenute a Mantova con la sieroterapia sperimentata da Giuseppe De Donno, e “lestofanti” chi le diffonde. E tutto questo, senza precisare che lo stesso Salizzoni – voce autorevole della medicina – è anche un illustre consigliere regionale del Pd (dunque un politico filogovernativo). Dorme sonni beati, l’Ordine dei Giornalisti? E, tra parentesi: trova normale che il Signor Fiat, proprietario della “Stampa”, si sia comprato anche “Repubblica” e “L’Espresso”? Se lo domanda Margherita Furlan di “Pandora Tv”, stretta collaboratrice di Giulietto Chiesa. «Vi sembra rassicurante – insiste Margherita – il fatto che i principali giornali italiani siano nelle mani dello stesso soggetto?».Una quindicina di anni fa, in una memorabile performance al Salone del Libro di Torino, il suo maestro Giulietto Chiesa sventolò un foglietto. Quando lo lesse, il pubblico ammutolì: erano i tabulati delle telefonate con cui Boris Berezovskij, noto oligarca a lungo nelle grazie di Boris Eltsin, ordinava all’uomo del Kgb in Cecenia, il colonnello Shamil Basaev (futuro “martire della resistenza cecena”), di reclutare criminali comuni e attaccare a freddo le caserme dell’esercito federale russo, a Grozny e Gudermes, per provocare ad arte la finta “rivolta indipendentista” della regione ribelle. Nei calcoli del Cremlino, doveva essere una breve fiammata, da spegnere subito con una guerra-lampo destinata a risollevare i sondaggi traballanti dello Zar, in vista della più taroccata delle rielezioni. «Avete mai letto qualcosa di simile, sui giornali italiani?». Domanda retorica, quella di Chiesa, di lì a poco – ancora a Torino – alle prese con il World Political Forum presieduto da Mikhail Gorbaciov. In un’intervista, all’ultimo leader dell’Urss fu chiesto della guerra cecena (durata anni, e terminata solo grazie Putin). «I famosi indipendisti ceceni? Li conosco, eccome», rispose Gorbaciov. «Ho scoperto che erano i miei vicini di ombrellone, in Costa Azzurra». Ad ascoltare Gorby c’erano televisioni e giornaloni: ma non una di quelle notizie fu lasciata filtrare, per dar modo al pubblico di constatare che, molto spesso, niente è come sembra.Ora siamo all’ossimoro permanente: verso e falso vanno a braccetto, con la massima disinvoltura. E il falso d’autore diventa vero, se a spacciarlo è il mainstream. «Per questo – dice ancora Margherita Furlan – sarebbe ora di archiviare espressioni come “controinformazione”», che forse avevano senso quando un’informazione dignitosa esisteva ancora. «Oggi la differenza è tra informazione – e quindi serietà, verifica, ricerche indipendenti – e tutto quello che “informazione”, francamente, non è più». Propaganda, sarebbe il termine più adatto a definire il mestiere di quelli che Marcello Foa, ora presidente della Rai, ha definito “stregoni della notizia”. Certo – ammette Frabetti – le verdi praterie del web si sono trasformate in una specie di far west, dove chiunque può mettersi a contrabbandare anche le bufale più inverosimili del peggior complottismo. E la Costituzione – sottolinea l’avvocato Lisi – non è pronta a normare questo magma: «Forse andrebbe arricchita, per disciplinare meglio un ambito così recente e tuttora sfuggente». L’unica cosa da evitare, aggiunge, è la soluzione che invece il governo Conte ha prontamente adottato: una bella task force di censori, non legittimati da null’altro che il potere politico dell’esecutivo, per giuntra forzato dallo stato d’emergenza.E’ il sottosegretario Andrea Martella, naturalmente del Pd, ad aver voluto l’imbarazzante Ministero della Verità. La scusa? Impedire che al pubblico arrivassero voci pericolose (ovvero dissonanti, rispetto alla camomilla governativa dispensata a proposito del Covid). Una pagina di vergogna nazionale, che si aggiunge a quelle che sempre l’avvocato Lisi considera le inquietanti incognite dell’App Immuni, progettata soprattutto per tracciare usi e costumi (ma soprattutto consumi) del popolo italiano, peraltro già abbondamente monitorato via smartphone tramite Google e i social. A proposito, osserva Frabetti: ve lo vedete, in Italia, un padreterno come Zuckerberg messo alla corda dal Parlamento? Già, perché lo spettacolo americano delle ultime ore è sensazionale: balbetta, il fondatore di Facebook, di fronte alla commissione istituzionale che lo incalza in modo spietato, chiedendogli perché mai il suo network planetario ha deciso di oscurare voci e notizie scomode, in merito al coronavirus. Dopo l’esternazione-bomba di Sara Cunial in aula, con le accuse esplosive rivolte alla “banda del Covid” capitanata da Bill Gates, sul suo blog – “Luogo Comune” – Massimo Mazzucco (altro nemico pubblico del Ministero della Verità) si domanda: ve l’immaginate, se anziché 300 passacarte, i parlamentari 5 Stelle fossero 300 Sara Cunial?Vent’anni fa, in Italia, il primo a sollevare dubbi sull’equazione tra verità e giornalismo fu un certo Giulietto Chiesa. La domanda: se il pubblico non viene più informato dei fatti principali, e men che meno delle loro cause, come si fa a parlare ancora di libertà? Su cosa lo misura, il proprio giudizio, il lettore-spettatore lasciato all’oscuro di quel che accade veramente? In altre parole: dove va a finire, la democrazia? Dov’è finita oggi lo si è visto: ci ha pensato “Giuseppi”, con la sua coorte di tecnocrati e consiglieri-ombra, pronti a rimodellare la Costituzione su misura per la gestione panica del coronavirus. E come ha reagito, la stampa? Balbettando, o supportando l’Autorità senza fiatare. E’ potuto accadere anche per via dello stato comatoso del giornalismo nazionale, cartaceo e radiotelevisivo, dopo anni di omissioni, reticenze e manipolazioni: fake news, truccate da notizie. Ora siamo al trionfo orwelliano: è il Grande Fratello ad accusare l’informazione libera di produrre bufale. Di più: ormai si passa anche alle vie di fatto, coi video rimossi da YouTube come nel caso di “ByoBlu”, colpevole di dar voce a chiunque la pensi in modo diverso dal mainstream. E tutto questo, purtroppo, accade senza conseguenze: «Il guaio è che nessuno controlla i controllori», protesta l’avvocato Andrea Lisi, specialista in diritti dell’informazione.
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Magaldi: sarà il popolo a fermare i golpisti del coronavirus
Siete pronti? Prima ancora della terrificante Seconda Ondata del SarsCov2, potrebbe essere in arrivo l’epatite E, in regalo – tramite zoonosi – direttamente dai topastri cinesi di Hong Kong. Un mondo distopico, d’ora in poi completamente in mano ai gestori tecno-politici e mediatici della paura, sotto forma di batteri, virus e diavolerie pestilenziali? Sarebbe il paradiso dei farabutti, e in parte lo è già. Questo, secondo Gioele Magaldi, è il vero pericolo che abbiamo di fronte: un’epidemia all’anno, quanto basta per spaventare e chiudere in casa miliardi di persone, consentendo ai nuovi golpisti bianchi di fare quello che vogliono, di noi, fino a calpestare la libertà di tutti (e nel caso dell’Italia, affondando l’economia in modo catastrofico). Vietato illudersi: «Nessuno si lasci incantare dalle indecorose pagliacciate di Conte, replicate anche con l’ultimo, strombazzatissimo decreto privo di investimenti e di visione: non risolverà nessuno dei drammatici problemi economici che stanno trasformando l’Italia in un cimitero economico». E la buona notizia, se così si può dire? Sarebbe questa: l’attacco mondiale partito da Wuhan non è l’inizio della fine, per il mondo libero. Al contrario: è l’ultima mossa, disperata, di un potere oscuro che ormai sente di avere le ore contate, anche se ci farà penare ancora, e non poco.«In fondo, un virus è perfetto, per i nemici del popolo: funziona ancora meglio del terrorismo e del rigore finanziario». Autore del bestseller “Massoni” uscito per Chiarelettere a fine 2014 con la mappa esclusiva delle superlogge del potere mondiale, Magaldi ha in cantiere il “sequel” del primo saggio, atteso per novembre e aggiornato tenendo conto dello tsunami-coronavirus. «Stanno emergendo circostanze esplosive», annuncia, in web-streaming su YouTube nella trasmissione “Massoneria On Air”, condotta da Fabio Frabetti di “Border Nights”, con la partecipazione di osservatori speciali come Gianfranco Carpeoro e Paolo Franceschetti, Marco Moiso, Roberto Hechich. In sostanza, secondo Magaldi – massone progressista, facente parte lui stesso del mondo delle superlogge – sono fonti ancora riservate, d’intelligence, a confermare i peggiori sospetti: il disastro che ci è rovinato addosso, paralizzando mezzo pianeta, è stato concepito dagli eredi dalle stesse “menti raffinatissime” che idearono il golpe in Cile nel 1973, per imporre il neoliberismo a mano armata. Meno diritti, per salvare l’economia? Era la super-bufala del manifesto “La crisi della democrazia”, in Italia propalato con la prefazione di sua maestà Gianni Agnelli. La tesi: troppa democrazia fa male. Poi vennero il boom neoliberista, l’11 Settembre e infine la crisi dei subprime, il collasso degli spread europei, il Rigor Montis. Ora siamo al rigore terminale, quello del virus.Perfetta, la pandemia, per indurre i cittadini a rassegnarsi al peggio. Turismo in coma, negozi sprangati, economia a rotoli. Bar e ristoranti che non riapriranno, cassa integrazione che ancora non si vede, e il “popolo delle partita Iva” che attende tuttora i mitici 600 euro dell’Inps. E il prode Conte? Su Facebook gira un’amara barzelletta: «Arriverà a giugno il decreto di maggio scritto in aprile ma pensato a marzo, per una crisi iniziata a febbraio e conosciuta da gennaio per un virus conosciuto già da dicembre». Un analista autorevole come Marcello Veneziani è spaventato: non s’era mai visto tanto odio, dice su “La Verità”, in un’Italia spaccata in due, divisa tra i supporter di Conte (sempre meno numerosi) e la maggioranza non più silenziosa, che il professor-avvocato venuto dal nulla lo vedrebbe bene addirittura in galera. «La situazione è seria», ammette Magaldi: «Si stanno intensificando i flash-mob improvvisati da cittadini sempre più esasperati». Quelli sanzionati ingiustamente durante il lockdown possono contare sul Sostegno Legale, servizio gratuito offerto dal Movimento Roosevelt, che mette a disposizione avvocati (volontari) per contestare le multe. Altra iniziativa, la Milizia Rooseveltiana: «Una formazione che scenderà presto in campo, anche per disciplinare le proteste e impedire infiltrazioni violente».La rabbia monta, e acceca il raziocinio: c’è persino chi plaude al grottesco paternalismo di Conte, che trova eroicamente il tempo di ascoltare il sindaco novarese giunto a Roma in bicicletta per rinfacciare al premier «la miseria» dei famosi 600 euro. Come un caudillo sudamericano del secolo scorso, Conte interrompe una riunione, dà udienza al primo cittadino ribelle, scomoda telefonicamente il presidente dell’Inps e infine concede pure un’elargizione di tasca sua al ciclista padano, a quel punto conquistato (almeno, a beneficio dei fotografi) dal gran cuore del primo ministro. Che smacco, commenta qualcuno sui social: che lezione, da quel gran signore che sta a Palazzo Chigi. I fan di Conte amano questo imbarazzante, incolore neo-democristiano di ascendenza grillina per il solo fatto di aver rotto con Salvini, fino a ieri dipinto come il demoniaco nemico pubblico dell’italianità “de sinistra”, quella che vent’anni fa avrebbe sbranato vivo Berlusconi se si fosse permesso di infliggere la metà della metà delle punizioni bibliche che “l’avvocato del popolo” ha rifilato agli italiani in soli tre mesi. Potenza del coronavirus: impaurendolo a dovere, puoi calpestare il cittadino riducendolo a suddito, facendogli dimenticare la nozione stessa di libertà.Nel festival dei nuovi mostri furoreggiano i grandi media, complici dei nuovi censori di regime: il padreterno televisivo Burioni chiede di spegnere “ByoBlu”, cioè il video-blog più seguito dagli italiani? Prontamente, YouTube cancella 4 video recentissimi prodotti dal team di Messora. Da Palazzo Chigi – nel silenzio tombale e orwelliano dell’Ordine dei Giornalisti – sulle notizie vigila il Ministero della Verità messo in piedi dal sottosegretario piddino Andrea Martella, con l’aiuto di giornalisti come Riccardo Luna (”Repubblica”) e “debunker” del calibro di David Puente, pupillo di Mentana e colonna portante del newsmagazine “Open”. Farebbe ridere, se non fosse una tragedia: la libertà di stampa fatta a pezzi, rottamata come rifiuto organico di tempi felici e ormai remotissimi. L’odio serpeggia pericolosamente in ogni rivolo: sulla pagina Twitter del Cicap, l’ambiguo comitato fondato da Piero Angela per promuovere le verità ufficiali (a scapito di tutte le altre), c’è persino chi brinda alla morte di Giulietto Chiesa, augurandosi pure quella di Massimo Mazzucco. Si vaneggia: dai derby sconfortanti di ieri (Capitana contro Capitano, Sardine contro Salvini) si è passati all’insulto feroce, e addirittura all’evocare lo scannamento del presunto avversario, senza che il nuovo culto di Giuseppe Conte lasci spazio al dubbio: non è che siamo tutti sulla stessa barca, che oltretutto sta per affondare?«Sarà un autentico disastro, epocale – dice Gianfranco Carpeoro – se i cittadini non apriranno gli occhi e non comprenderanno di poter contare su un’unica risorsa: se stessi». Aprire gli occhi? Tradotto: constatare che il penoso, modestissimo Conte non ha ancora fatto assolutamente niente per evitare il collasso economico del popolo che ha rinchiuso in casa. «Misure tragicomiche come quelle previste per la riapertura di spiagge e ristoranti – sostiene Paolo Franceschetti – lasciano supporre che non ci sia nessuna volontà di aiutare il paese: semmai l’intento sembra quello opposto, di affossarlo di proposito». Marco Moiso, vicepresidente del Movimento Roosevelt, residente a Londra, allarga l’orizzonte: «In Gran Bretagna, dove peraltro il lockdown non è stato così rigido come in Italia, la cassa integrazione è arrivata subito, e ora è stata prorogata fino a ottobre: nessuno sarà licenziato, e i lavoratori hanno ricevuto immediatamente l’80% dello stipendio, grazie al governo Johnson». Per capire il senso di quel che avviene sotto casa, aggiunge Moiso, conviene guardare più lontano: «Sappiamo che il dramma è partito da Wuhan, ma sbaglieremmo se puntassimo il dito solo contro la Cina, che certo ha sicuramente ritardato l’allarme iniziale».C’è molto altro, nelle retrovie di questa losca vicenda: lo fa capire Trump, che minaccia di trascinare i cinesi in tribunale anche per stanare i non-cinesi in cima a tutti i sospetti, dal dottor Anthony Fauci al suo amicone Bill Gates, il “filantropo” iper-vaccinista che controlla l’Oms, l’organizzazione che a Wuhan “se c’era, dormiva”, attorno a quel laboratorio finanziato anche attraverso Fauci, e con il contributo dei francesi. Dalla sua solitudine d’avorio, si fa vivo persino Bob Dylan (Premio Nobel 2016 per la Letteratura) nell’alludere alla peggiore delle ipotesi: una sinistra connessione tra i “signori del Covid” e gli assassini del Deep State che macellarono John Kennedy a Dallas. Sempre in casa Kennedy, è l’avvocato Robert Junior (figlio di Bob) a sparare sul patron della Microsoft: puzza d’imbroglio, la sua fretta di inondarci di vaccini obbligatori. E se le divinità mondiali tracciano ipotesi precise (e allucinanti) sul nostro futuro prossimo, non tarda a farsi sentire il coretto dei nani nazionali, made in Italy, pronto a ripetere che sì, probabilmente l’eventuale vaccinazione sarà obbligatoria, o comunque vincolante: off limits i luoghi pubblici, per chi oserà sottrarsi alla siringa. E tutto questo, senza uno straccio di dibattito parlamentare. Normale? Di questo passo, sì. Ma non succederà.Ne è convinto Magaldi, che ha fiducia nella riconquista della democrazia, oggi sospesa. «Ma occorre agire e mettere da parte la paura, volutamente alimentata dal governo, così come la sua “sorella” naturale, la speranza, che conia slogan come l’idiota “andrà tutto bene” da recitare affacciandosi al balcone». Sta andando tutto male, anzi malissimo. «E infatti l’Italia sta per esplodere. Ma la stessa società civile, anche attraverso autorevoli giuristi, non ha mancato di farsi sentire», dice il presidente del Movimento Roosevelt. «Quello che abbiamo di fronte è un modello distopico, che qualcuno vorrebbe trasformare nel nostro futuro: sta a noi respingerlo». Gli esempi non mancano: «Si guardi la Svezia: anziché chiudere il Parlamento e trattare i cittadini come bambini, ha rivolto loro raccomandazioni adulte e senza sprangare il paese, con ottimi risultati». Sintetizzando: «Se non vogliamo finire in un Occidente senza più libertà, trasformato in succursale cinese, dovremo stabilire che i diritti costituzionali non possono essere sospesi, mai, neppure di fronte a un’emergenza sanitaria. Troppo facile, altrimenti, imprigionare il mondo: basta mettere in circolazione un virus all’anno, terrorizzare la popolazione, e il gioco è fatto. Attenti: è esattamente il piano dei “gestori” del coronavirus».Chi sono? «Circuiti apolidi e supermassonici, sovranazionali e reazionari, che hanno puntato sulla Cina come modello autoritario per il futuro dell’Occidente». Il virus come arma? «Certo, ma si tratta di una mossa dettata dalla disperazione – aggiunge Magaldi – visto l’esito delle iniziative precedenti: volevano impadronirsi del mondo con l’austerity neoliberista e con il terrorismo “islamico”, ma non ci sono riusciti». La grande corsa della Cina, poi, è stata fermata dal campione “populista” Donald Trump: un altolà di portata storica, a cui si è risposto con l’infernale Covid. La “soluzione finale”, in un mondo che sta vedendo crollare i presupposti della globalizzazione neoliberale, e dove la stessa Unione Europea (capolavoro di post-democrazia ordoliberista) sembra sul punto di andare in pezzi. Magaldi riconduce la questione nei termini più semplici: «Vorrebbero che diventasse normale lo spettacolo dei cittadini che piegano la testa, in silenzio, vedendosi confiscare la libertà e assistendo impotenti alla distruzione della loro economia. Ma non accadrà: sarà proprio la durezza della crisi nella quale stiamo precipitando ad aprire finalmente gli occhi ai dormienti, spingendoli a combattere per riconquistare la democrazia perduta e il diritto a una vita dignitosa, non più vessata dalla barbarie artificiosa dell’austerity».Siete pronti? Prima ancora della terrificante Seconda Ondata del SarsCov2, potrebbe essere in arrivo l’epatite E, in regalo – tramite zoonosi – direttamente dai topastri cinesi di Hong Kong. Un mondo distopico, d’ora in poi completamente in mano ai gestori tecno-politici e mediatici della paura, sotto forma di batteri, virus e diavolerie pestilenziali? Sarebbe il paradiso dei farabutti, e in parte lo è già. Questo, secondo Gioele Magaldi, è il vero pericolo che abbiamo di fronte: un’epidemia all’anno, quanto basta per spaventare e chiudere in casa miliardi di persone, consentendo ai nuovi golpisti bianchi di fare quello che vogliono, di noi, fino a calpestare la libertà di tutti (e nel caso dell’Italia, affondando l’economia in modo catastrofico). Vietato illudersi: «Nessuno si lasci incantare dalle indecorose pagliacciate di Conte, replicate anche con l’ultimo, strombazzatissimo decreto privo di investimenti e di visione: non risolverà nessuno dei drammatici problemi economici che stanno trasformando l’Italia in un cimitero economico». E la buona notizia, se così si può dire? Sarebbe questa: l’attacco mondiale partito da Wuhan non è l’inizio della fine, per il mondo libero. Al contrario: è l’ultima mossa, disperata, di un potere oscuro che ormai sente di avere le ore contate, anche se ci farà penare ancora, e non poco.
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De Donno, le fake news di regime e il bullismo contro Feltri
Cerebrolessi o teppistelli? Analfabeti democratici? Come definire i buontemponi che ancora si divertono a manganellare squadristicamente Vittorio Feltri e il suo giornale, più volte messo all’indice come indegno di appartenere all’eletta schiera della sacra stampa nazionale? Beati e felici di militare nel branco indiscutibile dei migliori, ignorano sistematicamente le nefandezze quotidiane commesse dai principi dell’informazione padronale, cartacea e radiotelevisiva. Tutti campioni rispettati e amati dall’erede del fascistissimo Ordine dei Giornalisti, residuato cenozoico solo italiano, fondato – si può immaginare con quale intento – dall’onorevole cavalier Benito Mussolini nel 1925, e da allora mummificato in vita a beneficio del sonno eterno dell’opinione pubblica benpensante e conformista, allineata al non-pensiero unico. Uno di questi fuoriclasse, Massimo Giannini (allevato da “Repubblica” e dalla televisione, prima di approdare ora alla “Stampa”), osa proporre ai lettori – il 6 maggio 2020 – la seguente titolazione: “Coronavirus, Salizzoni contro le fake-news sul plasma miracoloso: chi le diffonde è un lestofante”.Fake news?! Ebbene, sì: “fake news” le guarigioni – vere, purtroppo per i detrattori – ottenute a Mantova e Pavia. L’intento, in questo caso: colpire la reputazione – pericolosamente in ascesa – del professor Giuseppe De Donno, primario mantovano di pneumologia, colpevole di aver salvato il 100% dei pazienti dal micidiale, spaventoso, apocalittico coronavirus. Come? Nel modo più semplice: iniettando nei malati il plasma estratto dai pazienti guariti, pieno di anticorpi. Costo, irrisorio: una vita umana, in questo caso, vale solo 160 euro. Troppo poco, per gli ambigui “impresari” del Covid? Troppo banale? E poi, se davvero fosse finita qui, la Grande Paura – se davvero si guarisse in modo ormai sistematico – a che scopo imporre ancora l’infame Distanziamento Sociale? Perché insistere con l’attesa messianica di un improbabilissimo vaccino? E perché infliggere il cataclisma economico firmato Conte, se dovesse emergere che ormai dal Covid-19 si guarisce in 48 ore? E allora, tutti zitti: De Donno? Non ci risulta.E’ stato il web a rendere onore a questo medico italiano. Non certo una star: uno scienziato serio e schivo, composto, defilato. Unica missione: trovare il modo di salvare vite umane, mettendo fine alla leggenda del Male Incurabile (che intanto ha falciato anche medici e infermieri). Silenti, come i giornaloni, anche i militi delle squadracce nere dei detrattori di Feltri: sordomuti, di fronte al silenzio dei grandi media. Afoni, gli haters del direttore di “Libero”, anche di fronte allo sconcio del potere Rai (servizio pubblico) che – senza aver mai parlato di De Donno, in nessun telegiornale – impone a Fabio Fabio di intervistare per la centesima volta il profeta Burioni, quello che a febbraio assicurava il “rischio zero” per l’Italia, impegnato stavolta a mettere in dubbio l’efficacia, la sicurezza e la praticabilità della sieroterapia sperimentata a Mantova. E dov’era, nel frattempo, il mitico Ordine dei Giornalisti ripetutamente invitato ad espellere Feltri? Stava in Corea del Nord, a prendere lezioni di libertà di stampa?Ha del vomitevole, questo mediocre regime di piccoli censori pidocchiosi: un umile documentario indipendente come quello di Massimo Mazzucco sulla possibile origine manipolata del virus ha registrato in un battibaleno due milioni di visualizzazioni, senza che i talksow nazionali avessero trovato un briciolo di dignità per indagare su giallo-Wuhan, che non è solo cinese, e su cui oggi (in modo ovviamente unilaterale) si abbattono gli strali dell’amministrazione Trump. Dormono, i morti viventi, quando si tratta di difendere la libertà di essere informati. Si svegliano, ma solo per insultare, non appena Feltri “sbraca” con un uno dei suoi titoli balordi e provocatori, indigesti, discutibili. Si strugge, il branco dei censori, se Feltri usa l’espressione “terroni”, o se parla di “sostituzione etnica” abusando della polemica sulla speculazione, tutta italiana, che trasforma in business ipocrita l’immigrazione clandestina. Naturalmente non c’è pericolo che i bulletti ostili a Feltri si accorgano dell’unica, vistosa grande pecca – questa sì, davvero grave – che caratterizza l’anziano giornalista: in tanti anni di gloriosa carriera, quasi sempre vissuti controcorrente, Feltri non sembra aver trovato il tempo di rettificare vecchie idee, sbagliate, sull’origine del debito pubblico e sul suo vero significato.Spesso, il direttore di “Libero” sembra accodarsi alla vecchia vulgata (menzognera) del mainstream neoliberista, che fabbrica del Balpaese un’immagine comodissima e criminalizzante, facendone la patria delle cicale irresponsabili, su cui è ovvio poi che cadano le tegole, i tagli, i “niet” di Berlino e di Bruxelles. E’ la canzone – stonata, fuorviante, pericolosa – che hanno ripetuto per anni i vari Travaglio, mai “accortisi” che forse c’era un problemino, a monte, chiamato Unione Europea. Ma non lo vedono, il guaio, neppure i soavi insultatori: a loro basta ragliare (da soli, in coro) contro il cattivone Feltri che ce l’ha coi migranti, che fa il razzista, e che per giunta tiene bordone a quell’infame di Salvini (altro essere sub-umano che andrebbe possibilmente fucilato o almeno radiato dall’Ordine dei Politici, se solo esistesse). A questo, siamo. Sicché, gli asfaltatori di De Donno – il medico che salva gli italiani dal coronavirus – procedono in carrozza, senza che i Conte-boys, le sentinelle della carcerazione universale, trovino nulla da ridire.Ho pianto, ha detto il primario mantovano, quando m’hanno chiamato il responsabile della sanità dell’Onu e poi vari governi, incluso il ministero della salute degli Stati Uniti. Muto invece l’Istituto Superiore della Sanità di Roma: dà così fastidio, alle autorità governative momentaneamente commissariate dall’Oms, avere a Mantova un medico che il mondo ci invidia? Muto infatti anche il ministero di Speranza, che non si è precipitato a Mantova – come chiunque altro avrebbe fatto, al posto suo – per sincerarsi dell’efficacia di una cura che potrebbe metter fine al potere spaventoso del virus che tiene in ostaggio il mondo. Del resto, si sa: il problema dell’Italia si chiama Vittorio Feltri. E chissà se l’immanente, metafisico Ordine dei Giornalisti si è accorto che il quotidiano torinese diretto da Massimo Giannini chiama “fake news” le notizie provenienti da Mantova, e “lestofanti” chi le diffonde. Lo fa prendendo a prestito un medico, uno dei tanti che non apprezzano De Donno. La domanda dovrebbe essere: su che pianeta siamo finiti?Le televisioni, a reti unificate, si arrogano il diritto di svolgere sfacciatamente la funzione di Grande Fratello. Messaggi martellanti: non avrete altra verità fuorché la nostra, tutto il resto è fake. C’è anche una commissione governativa appositamente istituita per vigilare sulle notizie da somministrare al popolo bue: e anche qui, non un fiato (né dall’Ordine dei Giornalisti, né dai bullizzatori di Feltri, figurarsi). Muti, tutti quanti, anche di fronte alla notizia che ha cambiato l’assetto di potere dell’editoria giornalistica nazionale, con l’acquisto di “Repubblica” ed “Espresso” da parte di John Elkann, l’imprenditore che ha traslocato l’ex Fiat in Olanda, il paradiso fiscale che massacra l’Italia. Ma certo, è tutto normale, va bene così: è persino divertente, abitare la follia. E magari chiamare impunemente “fake news” le uniche, vere buone notizie in tema di coronavirus, da tre mesi a questa parte, in un’Italia ridotta in mutande – come mai prima, dal 1945 – da un premier-fantasma, mai eletto, e il cui nome fino a ieri non diceva niente a nessuno. Tu chiamale, se vuoi, allucinazioni.(Giorgio Cattaneo, “De Donno, le fake news della Stampa e il bullismo contro Feltri”, dalò blog del Movimento Roosevelt del 9 maggio 2020).Cerebrolessi o teppistelli? Analfabeti democratici? Come definire i buontemponi che ancora si divertono a manganellare squadristicamente Vittorio Feltri e il suo giornale, più volte messo all’indice come indegno di appartenere all’eletta schiera della sacra stampa nazionale? Beati e felici di militare nel branco indiscutibile dei migliori, ignorano sistematicamente le nefandezze quotidiane commesse dai principi dell’informazione padronale, cartacea e radiotelevisiva. Tutti campioni rispettati e amati dall’erede del fascistissimo Ordine dei Giornalisti, residuato cenozoico solo italiano, fondato – si può immaginare con quale intento – dall’onorevole cavalier Benito Mussolini nel 1925, e da allora mummificato in vita a beneficio del sonno eterno dell’opinione pubblica benpensante e conformista, allineata al non-pensiero unico. Uno di questi fuoriclasse, Massimo Giannini (allevato da “Repubblica” e dalla televisione, prima di approdare ora alla “Stampa”), osa proporre ai lettori – il 6 maggio 2020 – la seguente titolazione: “Coronavirus, Salizzoni contro le fake-news sul plasma miracoloso: chi le diffonde è un lestofante”.
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Magaldi: reddito d’emergenza subito, a tutti, o addio Italia
«Serve un robusto “reddito d’emergenza”, immediato e destinato a tutti, e anche un indennizzo per le attività paralizzate dallo sconcertante lockdown imposto dal governo Conte oltre due mesi fa, che ha creato le premesse per sprofondare il paese in una crisi catastrofica». Non ha mezze misure, Gioele Magaldi, nel condannare l’operato di un esecutivo «imbarazzante e incapace, come dimostrato ogni giorno da ministri come Di Maio e Bonafede, oltre che dallo stesso Conte». A proposito: «Se è un bravo avvocato, perché non torna a fare quello che sa fare? Il “mestiere” di primo ministro, decisamente, non fa per lui. E glielo faremo presente quanto prima, anche con clamorose iniziative di protesta». Magaldi allude ai flash-mob che ha in programma la Milizia Rooseveltiana, formazione nonviolenta prossima al debutto: «Lo stesso termine “milizia”, volutamente provocatorio, intende colpire l’immaginario». Il motto adottato (”dubitare, disobbedire, osare”) è speculare al fascistissimo “credere, obbedire e combattere”: «Un modo anche autoironico per fare teatro, obbligando però tutti a riflettere e invitando i cittadini a mobilitarsi per salvare l’Italia dal baratro, recuperando diritti, democrazia ed economia: dobbiamo farci sentire, e dobbiamo farlo adesso».Secondo Marco Moiso, vicepresidente del Movimento Roosevelt, una nuova cordata di regolatori della finanza sarebbe pronta a far ripartire le economie europee del post-Covid, tramite un nuovo modello di grandi investimenti, guidato dalla Bce. In Italia, l’operazione potrebbe innescare «progetti su grandi infrastrutture ad alto moltiplicatore economico, al di là del semplice reddito di cittadinanza». Sarebbe un modo per «superare il modello economico basato sul falso dogma della “scarsità di moneta”, che ha dominato l’Unione Europea fino ad oggi: secondo questo schema, debito e spesa pubblica possono esser finanziati solo tramite i mercati finanziari privati». Mentre nel Belpaese il governicchio Conte ancora perde tempo con le briciole del Mes, la grande novità all’orizzonte – dice Moiso – sta nelle intenzioni appena annunciate da Kristalina Georgieva del Fmi. Esattamente come Mario Draghi, la Georgieva ha parlato di azzeramento del debito e iniezioni di capitali, per far fronte alle disastrose difficoltà finanziarie in cui si ritroveranno gli Stati europei all’indomani dell’emergenza coronavirus. «La stessa Christine Lagarde, a capo della Bce, ha chiaramente detto che continuerà ad adottare politiche monetarie di tipo espansivo. E ha rinnovato l’appello agli Stati europei ad agire insieme (e in fretta) per risollevare le rispettive economie».Secondo Moiso, questo epocale cambio di paradigma sarà indispensabile «per fare uscire l’Unione Europea dalla situazione di ostaggio degli interessi dei grandi gruppi finanziari internazionali, in particolare tedeschi», specie dopo l’ennesima frenata di Berlino, che fa parlare la sua Corte Costituzionale per prendere le distanze dal provvidenziale “quantitative easing” della Bce. «Se stiamo ancora dentro questo paradigma autolesionistico, con il finanziamento della spesa pubblica affidato ai soli mercati internazionali, nessuno ci salverà dall’arrivo della Troika, con conseguenze socio-economiche già viste in Grecia». Il resto del mondo, per la verità, si muove ben diversamente: nei paesi sovrani sono le banche centrali (prestatrici di ultima istanza) a rifornire di denaro pronta cassa i governi che ne hanno bisogno. Vale per gli Usa, il Giappone, la Gran Bretagna. Il sistema politico italiano, invece, sembra non porsi neppure il problema. Che cosa aspettano, che il paese crolli? «Un caso veramente increscioso – aggiuge Moiso – riguarda il ricorso alle banche, a cui Conte chiede semplicemente di “mettersi una mano sul cuore”». Risultato: «Di fatto, gli istituti di credito non hanno aderito al “decreto liquidità”, lasciando popolazione e aziende con pochi spiccioli».La situazione sta precipitando, di giorno in giorno: «Settori-chiave come il turismo e la ristorazione sono a terra. E solo un lavoratore su cinque ha finora ricevuto la cassa integrazione». L’Italia sta per esplodere? «A breve, finiti gli ultimi spiccioli – avverte un altro “rooseveltiano” come Gianfranco Carpeoro – le famiglie italiane capiranno finalmente in che guaio le ha cacciate, il governo Conte», che ora prolunga “un’emergenza che non c’è” «per tentare di dimostrare di aver fatto bene, a chiudere tutti in casa». Carpeoro ha le idee chiare: «I numeri dei contagi italiani sono analoghi a quelli dei paesi che hanno evitato il lockdown. La verità sta venendo a galla: questa presa per i fondelli, da parte del governo, non durerà all’infinito». Gioele Magaldi concorda: basta vedere la Svezia, che si è semplicemente appellata al senso di responsabilità, limitandosi a proteggere gli anziani, senza far collassare l’economia del paese. Ma il punto è un altro: «Gli unici veri aiuti finora previsti dal governo – peraltro mai arrivati – erano semplici prestiti bancari, da restituire poi con gli interessi». In altre parole: debito, ancora e sempre. «Draghi, per primo, nel suo clamoroso intervento sul “Financial Times”, a marzo ha annuciato la necessità assoluta di cancellarlo, il debito pregresso (pubblico e privato) come si fa in caso di guerra».Problema: è impensabile azzerare il debito, o garantire un “reddito d’emergenza”, potendo contare solo sul contagocce attuale. «Per risollevarsi, l’Italia ha bisogno di non meno di 2000 miliardi», diceva Magaldi, prima ancora della catastrofe-Covid. «Servono infrastrutture, scuole, ospedali, manutezione del territorio, servizi alla persona. E adesso, poi, si tratta di impedire il tracollo del paese». Nessuno ha finora preso in considerazione il Piano-B avanzato dall’economista Nino Galloni, vicepresidente “rooseveltiano”: moneta parallela, a circolazione solo nazionale, emessa dallo Stato – subito, e a costo zero. Un’iniezione che rianimerebbe consumi e lavoro. Proprio in questa direzione sembrano muoversi gli strateghi non-europei della finanza, sia pure con altri strumenti. Analogo l’obiettivo: inondare di miliardi i nostri conti prosciugati. L’Italia è in avanzo primario da trent’anni: i soldi versati allo Stato dai cittadini, sotto forma di tasse, superano quelli che il governo eroga, in termini di servizi. Risultato: gli italiani si stanno impoverendo, ininterrottamente. Ora, il lockdown è la mazzata finale: si calcola un -15% di Pil, con la perdita di milioni di posti di lavoro. «Serve una cura da cavallo, e Conte perde tempo con i 35 miliardi del Mes», chiosa Magaldi. «La soluzione è strutturale: va rovesciato il paradigma. E per farlo, servono personalità all’altezza della situazione: prima che sia troppo tardi».«Serve un robusto “reddito d’emergenza”, immediato e destinato a tutti, e anche un indennizzo per le attività paralizzate dallo sconcertante lockdown imposto dal governo Conte oltre due mesi fa, che ha creato le premesse per sprofondare il paese in una crisi catastrofica». Non ha mezze misure, Gioele Magaldi, nel condannare l’operato di un esecutivo «imbarazzante e incapace, come dimostrato ogni giorno da ministri come Di Maio e Bonafede, oltre che dallo stesso Conte». A proposito: «Se è un bravo avvocato, perché non torna a fare quello che sa fare? Il “mestiere” di primo ministro, decisamente, non fa per lui. E glielo faremo presente quanto prima, anche con clamorose iniziative di protesta». Magaldi allude ai flash-mob che ha in programma la Milizia Rooseveltiana, formazione nonviolenta prossima al debutto: «Lo stesso termine “milizia”, volutamente provocatorio, intende colpire l’immaginario». Il motto adottato (”dubitare, disobbedire, osare”) è speculare al fascistissimo “credere, obbedire e combattere”: «Un modo anche autoironico per fare teatro, obbligando però tutti a riflettere e invitando i cittadini a mobilitarsi per salvare l’Italia dal baratro, recuperando diritti, democrazia ed economia: dobbiamo farci sentire, e dobbiamo farlo adesso».
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L’avvocato è gratis, per i cittadini sanzionati ingiustamente
«Cronache minori, da un paese violato». Così la giornalista Monica Soldano definisce i report che finiscono ogni giorno sul tavolo degli avvocati, raccontando probabili abusi di potere e presunte violazioni. A subirle sono i cittadini italiani, sottoposti dal governo Conte al regime di massima restrizione, col pretesto del coronavirus. Piccole storie: c’è il ragazzo che si lamenta di esser stato trattato “come un malavitoso” «per aver osato reagire, di fronte a un’imposizione subita di fronte alla fidanzata». O il padre col bambino in braccio, «multato ai giardinetti perché il bimbo gli tolto dal viso la mascherina, proprio mentre a due passi da loro passava una pattuglia di vigili». Piccoli drammi, a cui non bisogna rassegnarsi. «Ricordiamocelo sempre: siamo ancora in uno Stato di diritto e non dobbiamo rinunciare a farci valere, nei termini previsti dalla legge». A questo serve, appunto, il servizio di Sostegno Legale messo in piedi dal Movimento Roosevelt. Obiettivo: tutelare, gratis, chiunque si senta discriminato da sanzioni che reputa ingiuste. Attenzione: la tutela legale è completamete gratuita, grazie alla generosità dei tantissimi avvocati che, in tutta Italia, hanno risposto all’appello lanciato dal movimento presieduto da Gioele Magaldi.«E’ grazie a loro – sottolinea Monica Soldano – se stiamo riuscendo a dare una risposta a tutti, aiutando il cittadino a non subire in silenzio, specie in un momento così difficile per tutti, anche sul piano economico». In diretta web-streaming su YouTube con Fabio Frabetti di “Border Nights”, Monica Soldano ribadisce: «Siamo ben decisi a far valere i diritti dei cittadini, contro ogni possibile vessazione». E ora, sulla scorta dell’esperienza che sta maturando lo staff legale, coordinato dall’avvocato Ivo Mazzone, si fa strada anche un altro strumento da offrire alla cittadinanza: «Stiamo pensando di comporre un vero e proprio vademecum, per insegnare ai cittadini come comportarsi – in caso di contestazioni – senza incorrere in spiacevoli conseguenze penali». Nel ringraziare a sua volta i tanti legali che si sono messi a disposizione per difendere gratuitamente i cittadini multati, lo stesso Magaldi sottolinea: «Questo è il Movimento Roosevelt: un’unione di cittadini italiani disposti a marciare a testa alta, in nome dei diritti democratici, senza lasciare indietro nessuno. Neppure di fronte agli abusi a cui questo governo incapace e cialtrone espone la popolazione, costringendola a casa e abbadonandola al suo destino, in troppi casi senza la minima assistenza economica».La pensa così anche il “rooseveltiano” Gianfranco Capeoro, per trent’anni avvocato (all’anagrafe, Pecoraro). E’ lui l’ideatore del Sostegno Legale gratuito. «Prima o poi – dice – la gente dovrà accorgersi che tutta questa sofferenza è stata creata “ad minchiam”, così come tutti questi problemi economici, senza che ce ne fosse una motivazione reale». La gente, aggiunge Carpeoro, «si accorgerà del fatto che il virus ha fatto il suo cammino, indipendentemente dalle nostre mascherine e dal nostro stare a casa». La verità verrà a galla: «Gli italiani si accorgeranno che racconta balle, chi sostiene che – senza le restrizioni – i danni sarebbero stati maggiori, perché dove non si sono adottate restrizioni la situazione è stata pari alla nostra. Prima o poi, quindi, qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di tutto questo». I medici trovano che il coronavirus sia diventato irriconosicibile, al punto che oggi si rimanda a casa l’80% delle persone che si presentano al pronto soccorso? «L’avevo previsto, ma avrei tanto voluto sbagliarmi: purtroppo invece non è andata proprio così».E come si spiega il fatto di voler mantenere a tutti i costi un’emergenza che non c’è? «Deriva dalla necessità di dimostrare che hanno fatto bene, a imporre il lockdown. Se ora ammettessero che non era il caso, la gente chi la sentirebbe?». Al “riveglio”, secondo Carpeoro, manca pochissimo: «In molte famiglie stanno finendo i soldi, tra poco non si saprà più come fare la spesa». Una verità drammatica: «Conte ha promesso miliardi da troppo tempo, e intanto non è ancora arrivato un euro: non può durare in eterno, questa clamorosa presa per i fondelli». Risvolti patetici, i cittadini-guardiani che denunciano chi evita la mascherina: «E’ il conformismo delle pecore, era scontato che si manifestasse». Non mancano gli aspetti tragici, come le prescrizioni “impossibili” per la riapertura dei ristoranti: «Molti infatti non riapriranno proprio. E se riaprissero, comunque, sarebbero a corto di clienti: la crisi provocata dal governo è catastrofica». Il Movimento Roosevelt l’ha denunciata fin da subito. E ora, se non altro – grazie a tanti avvocati generosi – è pronto a soccorrere almeno chi è convinto di esser stato sanzionato ingiustamente.(Sostegno Legale: chi necessita di un avvocato può semplicemente scrivere all’indirizzo email sostegno.legale@movimentoroosevelt.com).«Cronache minori, da un paese violato». Così la giornalista Monica Soldano definisce i report che finiscono ogni giorno sul tavolo degli avvocati, raccontando probabili abusi di potere e presunte violazioni. A subirle sono i cittadini italiani, sottoposti dal governo Conte al regime di massima restrizione, col pretesto del coronavirus. Piccole storie: c’è il ragazzo che si lamenta di esser stato trattato “come un malavitoso” «per aver osato reagire, di fronte a un’imposizione subita di fronte alla fidanzata». O il padre col bambino in braccio, «multato ai giardinetti perché il bimbo gli tolto dal viso la mascherina, proprio mentre a due passi da loro passava una pattuglia di vigili». Piccoli drammi, a cui non bisogna rassegnarsi. «Ricordiamocelo sempre: siamo ancora in uno Stato di diritto e non dobbiamo rinunciare a farci valere, nei termini previsti dalla legge». A questo serve, appunto, il servizio di Sostegno Legale messo in piedi dal Movimento Roosevelt. Obiettivo: tutelare, gratis, chiunque si senta discriminato da sanzioni che reputa ingiuste. Attenzione: la tutela legale è completamente gratuita, grazie alla generosità dei tantissimi avvocati che, in tutta Italia, hanno risposto all’appello lanciato dal movimento presieduto da Gioele Magaldi.